XVIII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 15 luglio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Trano Raffaele , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI MERCATI FINANZIARI AL SERVIZIO DELLA CRESCITA ECONOMICA

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim).
Trano Raffaele , Presidente ... 3 
Calzolari Michele , presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 3 
Trano Raffaele , Presidente ... 8 
Centemero Giulio (LEGA)  ... 8 
Gugliotta Gianluigi  ... 9 
Calzolari Michele , presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 9 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 9 
Calzolari Michele , presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 9 
Turrina Marco , vicepresidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 10 
Calzolari Michele , presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 10 
Trano Raffaele , Presidente ... 10 

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM):
Trano Raffaele , Presidente ... 10 
Polidoro Vincenzo , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM) ... 11 
Natali Giovanni , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM ... 11 
Polidoro Vincenzo , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM) ... 12 
Natali Giovanni , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM ... 13 
Trano Raffaele , Presidente ... 13 
Centemero Giulio (LEGA)  ... 14 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 14 
Trano Raffaele , Presidente ... 14 
Natali Giovanni , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM ... 14 
Polidoro Vincenzo , componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM ... 15 
Trano Raffaele , Presidente ... 15 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) ... 16 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione emittenti AIM Italia (AssoAIM) ... 33

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
RAFFAELE TRANO

  La seduta comincia alle 13.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica.
  Ricordo che l'audizione si svolgerà in videoconferenza con la partecipazione da remoto degli auditi nel rispetto delle misure di tutela adottate dalla Camera per prevenire il contagio da coronavirus secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Cedo subito la parola al presidente Michele Calzolari al quale chiederei, se è possibile, di limitare il proprio intervento a una quindicina di minuti al massimo, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito.

  MICHELE CALZOLARI, presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Innanzitutto vi ringrazio per l'invito a presentare le nostre riflessioni in merito e colgo l'occasione per presentare velocemente i colleghi. Sono qui con me il dottor Marco Turrina, che è l'amministratore delegato di Banca Akros, l'avvocato Stefano Vincenzi, che è legal counsel di Mediobanca e che è collegato da Roma, il dottor Gianluigi Gugliotta, che è il segretario generale dell'Associazione, e il dottor Franco Fondi, che è il presidente del collegio dei revisori, nonché nostro advisor fiscale.
  Consentitemi velocemente di presentare la nostra Associazione, che magari non tutti conoscono. Assosim è l'associazione degli intermediari che operano sui mercati finanziari italiani e internazionali. È nata nel 1991 con questo nome, quando ci fu l'evoluzione da agenti di cambio a società d'intermediazione mobiliare, che era allora un'attività riservata per operare sui mercati finanziari. Alla metà degli anni Novanta ci fu poi la liberalizzazione, quindi anche le banche italiane, banche di investimento, banche internazionali furono autorizzate a operare direttamente sui mercati e anche il novero dei nostri associati è cambiato, nel senso che sono intervenute anche queste tipologie di soggetti. Oggi contiamo circa novanta associati e aderenti, divisi sostanzialmente fra le Società di intermediazione mobiliare – SIM restanti, le banche di investimento italiane, le banche internazionali e poi abbiamo a supporto un certo numero di studi legali di elevato spessore.
  Benché fra i nostri associati ci siano diverse banche, il nostro tipo di attività è del tutto diverso da quello delle banche, intese come banche commerciali. In particolare non ci occupiamo di depositi e di crediti, ma soltanto di attività sui mercati. Pag. 4Ci tengo a sottolineare questo, perché secondo me il punto particolarmente importante di questa indagine conoscitiva è proprio il fatto di capire che ruolo possono avere i mercati per sostenere la ripresa economica e l'evoluzione dell'economia italiana. È un tema che è sempre stato caro alla nostra associazione, perché noi siamo fermamente convinti che i mercati finanziari possano svolgere un ruolo molto importante, al di là di qualche cattiva performance registrata negli anni scorsi – alcune critiche erano più che dovute, altre magari ingenerose – ma in realtà è un fatto che i mercati finanziari possono essere estremamente importanti in fase di rilancio dell'economia e di crescita della base produttiva. Basterà un dato per confermare questo punto. Se prendiamo il caso americano, sul totale dei finanziamenti alle imprese, il credito bancario conta per meno del 40 per cento. Il restante 60 per cento è fatto dai mercati finanziari. Se invece veniamo all'Europa, è esattamente il contrario. Il 60 per cento dei finanziamenti vengono dal credito bancario e soltanto il 40 dai mercati finanziari. Se andiamo al caso italiano addirittura la percentuale si sposta all'80 per cento presso il tradizionale canale bancario e solo il 20 per cento per quanto riguarda i mercati, quindi aumenti di capitale, emissioni obbligazionarie e così via.
  È una discrepanza molto rilevante che fa capire come ci sia spazio per una forte crescita dei canali di finanziamento, a favore in particolare delle piccole e medie imprese. In questo momento questo è particolarmente rilevante perché, come potete facilmente immaginare, anche a causa della vicenda COVID il rischio che dopo l'estate ci sia un restringimento importante del credito bancario verso le piccole e medie imprese è molto rilevante. Ma al di là del fatto contingente c'è proprio un elemento strutturale. Strette dai vincoli posti dagli accordi di Basilea, le banche hanno sempre meno spazio per far crescere i crediti e quindi è necessario sostenere lo sviluppo delle imprese con altri canali. I mercati finanziari da questo punto di vista possono essere un canale molto importante e molto utile. Un'ultima cosa su questo che mi sembra rilevante: siamo tutti convinti che il fatto di avere tante piccole imprese per l'Italia sia un valore molto importante, ma è indubbio che questo rende per loro particolarmente difficile, data la dimensione, competere in un mercato globale o quantomeno fortemente internazionale. Proprio questa mattina leggevo una cosa che è nota, ovvero che la crescita della produttività nelle piccole e medie imprese è molto inferiore rispetto a quella delle grandi imprese.
  Nei prossimi anni ci sarà un'esigenza importantissima per il nostro sistema produttivo di far crescere queste imprese. Da questo punto di vista i mercati finanziari possono svolgere un ruolo importante. Purtroppo il mercato dei capitali italiano è ancora relativamente sottosviluppato e questo a causa di situazioni ben note. Da un lato c'è la carenza di investitori istituzionali, quindi per molti anni il mercato è stato lasciato a investitori fai da te che erano di piccole dimensioni. È mancata quella crescita culturale che invece c'è in altri Paesi. Poi anche lo stesso tessuto imprenditoriale italiano rende un po' più complicato operare. È evidente che una grande impresa ha più facilità a operare sul mercato finanziario di quanto non ne abbiano le piccole. Sono tutte carenze che si possono superare. Il nostro auspicio è che questa possa essere una grande occasione per dare slancio a questa attività.
  Il problema principale ci sembra essere quello dell'eccessiva regolamentazione. È un tema generale che non riguarda soltanto i mercati finanziari, come tutti sappiamo ci sono altri ambiti. Apro una piccolissima parentesi. Noi vi abbiamo inviato questa mattina un documento che comprende questi e altri spunti, che è a vostra disposizione e che è sicuramente molto più dettagliato di quanto possa dire io nel tempo che ho oggi. La necessità crediamo sia quella di avviare anche sul fronte dei mercati una profonda revisione regolamentare volta alla semplificazione. La regolamentazione dei mercati finanziari – parzialmente italiana, molto di più derivante dalle direttive europee – ha fatto sì che si siano accumulate tutta una serie di regole che finiscono per Pag. 5ingessare i mercati. Questo era dovuto anche alla necessità di proteggere la clientela al dettaglio. Negli anni però quello che abbiamo visto è che sui mercati i piccoli risparmiatori passano oramai in larghissima misura attraverso gli investitori professionali, siano essi gestori di fondi di investimento o gestori patrimoniali, comunque soggetti professionalmente abilitati a fare le proprie scelte in modo oculato, che richiedono un minore grado di protezione. Questo fa sì che molte delle normative che sono state introdotte nel tempo oggi potrebbero essere utilmente e facilmente eliminate, semplificando la vita di chi deve lavorare e operare su questi mercati.
  Crediamo che oggi l'Italia possa prendere posizione su questo anche a livello europeo, avviando un processo di revisione e semplificazione di molte delle normative, in particolare di quelle di dettaglio – perché alla fine è la normativa di dettaglio che conta – avendo in mente che la necessità di protezione di un investitore retail evidentemente non è la stessa di quella di un investitore professionale. Ad esempio in questo periodo sta partendo a livello europeo la revisione della direttiva MiFID II, che in questi anni è stata la principale per quanto riguarda i mercati finanziari. Da questo punto di vista sarebbe molto importante secondo noi che l'Italia si muovesse in questa direzione, anche perché, dato il peso che gli investitori retail avevano sul totale degli investitori italiani, talvolta, ma direi spesso, il peso normativo si è rivelato superiore per quanto riguarda l'Italia rispetto a quello degli altri Paesi. Questo evidentemente fa nascere degli arbitrati di tipo normativo che spingono il risparmio in altre direzioni. Quindi anche da questo punto di vista sarebbe importante il concetto di livellare il campo di gioco e verificare che il peso delle normative sia uguale in tutti i Paesi europei.
  Da questo punto di vista ci sono altre due considerazioni, sempre sul tema generale di tipo normativo. La prima è che è molto importante – e noi come associazione lo viviamo quotidianamente – il confronto con le autorità di vigilanza, che non soltanto verificano il nostro operato, ma sono anche uno stimolo per riflessioni. Però è vero che la struttura europea comporta un numero di autorità di vigilanza veramente molto elevato, talvolta, se non in conflitto, quantomeno in parziale contraddizione fra di loro e rende estremamente complicato e del tutto incerto il peso e l'onere normativo. Per cui l'intermediario che si trova a operare sui mercati obiettivamente non sempre, anzi molto spesso, non sa se sta rispettando, soprattutto se opera su mercati diversi, i dettami di questo o di quel Paese. E anche all'interno dello stesso Paese: basti pensare nel nostro caso alla sovrapposizione parziale tra CONSOB e Banca d'Italia e a quanti oneri aggiuntivi e qualche volta impropri comporti.
  Un altro aspetto che per noi è molto importante – nell'ottica di una semplificazione e revisione normativa – è quello di come poter dare un contributo a questo processo. Le associazioni, gli intermediari e in generale gli stakeholders vengono normalmente invitati a intervenire quando la normativa è più o meno stata già scritta. A quel punto diventa veramente difficile incidere. A nostro avviso sarebbe molto più opportuno, fatto salvo il superamento di considerazioni di riservatezza e segretezza, che noi riteniamo peraltro abbastanza improprie, che gli stakeholders possano intervenire, sia a livello nazionale sia europeo, prima, quando effettivamente si individuano i punti sui quali le normative devono poi intervenire. Questa revisione del processo normativo secondo me sarebbe estremamente importante. La nostra associazione, così come le altre, potrebbe dare contributi importanti.
  Passiamo a un altro tema, che però è strettamente collegato: la struttura del mercato finanziario. Abbiamo visto e letto tutti del tema della possibile cessione, da parte di Borsa Italiana, di MTS, la società di gestione del mercato all'ingrosso dei titoli di Stato. Questo rientra nel tema più generale della risistemazione del gruppo Borsa Italiana nell'ambito del London Stock Exchange, che potrebbe venirsi a trovare in una posizione dominante. Non è nostro compito né nostra intenzione dire quale Pag. 6soluzione sarebbe preferibile. Non vi è dubbio però che emergono due considerazioni. Da un lato l'importanza del tema del debito pubblico e della gestione del debito pubblico impone una particolare attenzione al segmento MTS, quindi su quello bisognerebbe valutare se sia possibile effettivamente trovare una soluzione di sistema più italocentrica che permetta di salvaguardare un segmento così delicato per la nostra economia. Dall'altro c'è il tema invece più generale della borsa, dove non vi è dubbio che sia importante mantenere connotati internazionali e collegamenti con la possibilità di quotarsi e raccogliere capitali in tutto il mondo.
  Inoltre vanno segnalate due cose: da un lato il fatto che sulla base della nostra esperienza riteniamo di poter dire che il contributo di London Stock Exchange francamente non è stato – o almeno a noi non sembra – particolarmente positivo, in secondo luogo il fatto che la borsa italiana possa diventare un driver importante per quello che riguarda lo sviluppo delle piccole e medie imprese non è necessariamente un punto di debolezza, in questa fase può anzi diventare una sfida molto importante. Quindi riteniamo che nel contesto della razionalizzazione e della realizzazione del gruppo vada valorizzato il tema che la borsa deve essere al servizio di questo grande progetto di crescita delle piccole e grandi imprese attraverso il ricorso al mercato finanziario.
  Un altro aspetto, sempre su questo tema, che ci tenevamo a portare alla vostra attenzione è quello dei dati di mercato. Questo forse è un argomento un po' meno noto, ma sicuramente molto importante. Le piattaforme di negoziazione per molti anni hanno avuto un loro valore intrinseco dovuto al fatto che raccoglievano i flussi di ordini in acquisto e in vendita e svolgevano fondamentalmente l'attività di negoziazione, di trading. In realtà oggi questa parte è diventata sempre più una commodity e ha sempre meno valore. Quello che invece è un valore importante è che le borse si trovino ad avere una quantità enorme di dati che riguardano tutti gli scambi, chi ha i titoli, chi li scambia, come li scambia e questo per la ragione che gli intermediari devono comunicare, per ragioni normative. Quindi non è che si possa non dare o dare solo in parte. Siamo tenuti per legge a farlo, quindi le borse si trovano a essere dei raccoglitori di dati estremamente importanti per le banche dati, che hanno un valore molto rilevante.
  Come molti di voi avranno visto, London Stock Exchange Group ha acquisito Refinitiv, che è una società che si occupa di analizzare dati, a una cifra mostruosa. Stiamo parlando di quasi 30 miliardi di euro. Per cui il tema del possesso dei dati diventa un tema cruciale. Questo pone un'ovvia tematica di antitrust. Penso che in questo modo le borse diventino detentrici di una serie di informazioni, che gli consente di competere molto meglio rispetto ad altri e praticamente di fatto di impedire ad altri di poter svolgere la stessa funzione. Quindi la questione della gestione dei dati è veramente importante. Qui credo che si pongano fondamentalmente tre punti. Da un lato i dati devono essere standardizzati e confrontabili, in modo che tutti possano averne acceso, dall'altro c'è il tema di avere un prezzo equo di questi dati, cosa che è estremamente difficile da definire ma è importante, e poi soprattutto la vigilanza da parte delle autorità preposte, per evitare situazioni di posizione dominante.
  Ancora due o tre punti molto velocemente, da cui parte – come credo che sia inevitabile in questi casi – qualche considerazione di natura fiscale, ma prima volevo tornare su un altro aspetto che per noi è molto rilevante, che è quello della ricerca finanziaria, sempre nella logica che dicevo all'inizio, cioè possibilmente meno divieti e più trasparenza, che dovrebbe essere il mantra in questa fase. Il primo elemento fondamentale del mercato finanziario e della trasparenza è proprio la ricerca finanziaria. Per fare delle scelte oculate i gestori hanno bisogno di conoscere meglio le società su cui investono e quindi si affidano a degli studi che gli intermediari preparano e non sono studi semplicemente sulla carta. È tutto un complesso sistema che va sotto il nome di «ricerca finanziaria». Mentre sulle grandi case, i grandi player, le grandi Pag. 7società ci sono studi da tutte le parti, sulle piccole e medie imprese, che sono quelle che oggi più interessano, gli studi sono fatti solo dagli intermediari italiani, perché non è remunerativo e ve ne sono abbastanza pochi. Questo tema è particolarmente rilevante alla luce di un'innovazione introdotta dalla MiFID II, decreto unbundling, che ha separato l'onere della ricerca da quello dell'intermediazione e quindi ha reso più complicato per gli intermediari sostenere il costo degli analisti e delle ricerche. Questo è un tema molto rilevante. Può sembrare di dettaglio, ma non lo è affatto, perché fa sì che tutta una serie di titoli di piccola e media dimensione di fatto non abbiano alcuna copertura e quindi chi volesse investire in questi titoli non sa veramente di che cosa si tratta, anche perché spesso si parla di settori completamente diversi, dove quindi c'è una certa complicazione.
  Noi riteniamo che occorra mettere mano a questo aspetto da due punti di vista. Da un lato c'è un tema sicuramente fiscale, bisogna riconoscerlo. È un costo molto importante quello di fare ricerca su questa tipologia di titoli, quindi qualche credito d'imposta per esempio potrebbe essere estremamente opportuno. Dall'altro crediamo che sia importante imporre un obbligo, perché ci siano almeno due ricerche su ogni titolo che viene negoziato sul mercato, altrimenti francamente c'è un'asimmetria informativa che penalizza fortemente i settori interessati. Speriamo aumentino negli anni.
  Consentitemi, negli ultimi due o tre minuti del mio intervento qualche considerazione di natura fiscale. In una fase come questa, dove si deve arrivare a uno sviluppo dei mercati finanziari, alcune incentivazioni di tipo fiscale ci sembrano importanti oppure anche l'eliminazione delle tasse che già ci sono. Ci terrei a partire da quella che noi abbiamo sempre considerato una scelta francamente perniciosa, che è quella della cosiddetta Tobin tax, che è nata per essere una tassa a livello europeo più o meno uguale per tutti ed è finita per essere alla fine decisa solo da noi e parzialmente dalla Francia. Doveva essere a carico degli intermediari e di fatto è stata ribaltata sui risparmiatori, indipendentemente dal fatto che detenessero il titolo per un giorno piuttosto che per dieci anni, e dà un gettito tutto sommato molto modesto. Il risultato pratico di questo, come era facile immaginare, è stata una forte riduzione dei volumi sul nostro mercato a vantaggio di altri per una cosa tutto sommato risibile. Quindi noi ci terremmo a cogliere questa occasione per ribadire che è una tassa assolutamente inappropriata, che andrebbe rapidamente eliminata o quantomeno imposta a livello europeo anche agli altri Paesi, perché che ci sia soltanto in Italia è francamente una penalizzazione del nostro mercato del tutto inutile.
  Altre due considerazioni. Il tema dei piani individuali di risparmio – PIR alternativi. I PIR sono stati un successo e hanno riguardato però la tipologia di fondi e di investimenti tradizionali. Oggi per poter accedere anche ad altre tipologie di investimenti, parzialmente più sofisticati, ma che magari danno un rendimento più interessante, c'è la proposta dei predetti PIR alternativi, che possono investire in fondi alternativi. Sarebbe importante che questi potessero far affluire fondi e liquidità alle piccole e medie imprese in modo analogo a quello per esempio dei fondi di venture capital. Analogamente riteniamo che sarebbe molto importante avere qualche tipo di incentivo alla quotazione delle piccole e medie imprese, in particolare rimuovendo il limite temporale per beneficiare del credito di imposta del 50 per cento delle spese di consulenza in occasione delle quotazioni.
  Un altro tema riguarda l'aiuto alla crescita economica – ACE, che voi ben conoscete, per il quale sarebbe a nostro avviso opportuno elevare il rendimento nozionale del capitale investito, che attualmente è all'1,3 per cento; si potrebbe per esempio raddoppiarlo e portarlo al 2,6 per cento.
  Poi ci sono due questioni legate proprio al mondo del risparmio. La prima è che le compensazioni – cioè la possibilità di compensare le minusvalenze con le plusvalenze – sono oggi limitate a quattro anni. L'esperienza di questi anni ha dimostrato che in realtà il periodo in cui effettivamente il Pag. 8ciclo si completa e quindi le nuove plusvalenze compensano le minusvalenze è più lungo, quindi noi proporremmo di ampliare questo periodo a otto, nove anni. Un altro tema, che è molto importante, è la compensazione delle minusvalenze al di fuori del risparmio gestito, nel senso che, quando un investitore dismette una quota di fondi, genera un reddito da capitale, mentre invece i differenziali negativi, che sono impliciti nella valutazione del fondo, sono redditi diversi – minusvalenze – per cui di fatto non sono compensabili. Quindi l'investitore che investe in fondi, che ha una plusvalenza, in pratica non la può compensare con le altre minusvalenze. Questa ci sembra una distorsione che andrebbe anche questa corretta.
  Infine un'ultimissima considerazione che ritengo importante è quella che riguarda il tema del Fintech. Al di là delle criptovalute, che non vorrei toccare in questa sede, ci sembra che ci siano invece due aspetti, che sono molto rilevanti, legati al mondo del Fintech. Il primo è che oramai questo tipo di attività è fondamentalmente trasversale, quindi le società che sono nate come provider di tecnologia, tipo Microsoft o Apple, e quelle che sono nate per la promozione di prodotti, come Amazon e Alibaba, o Google o Facebook, si trovano di fatto a fare un'attività che è molto vicina – se non esattamente uguale – a quella degli operatori finanziari, con una fondamentale differenza però: che nel caso di operatori finanziari si tratta di soggetti vigilati, mentre quei signori non sono vigilati.
  Questo pone due ordini di problemi. Il primo è che oramai sono attività di tipo fondamentalmente trasversale e invece i controllori sono divisi per silos, quindi con un taglio di tipo tradizionale molto verticale. Questo pone delle difficoltà che probabilmente nei prossimi anni andranno in qualche modo superate. Il secondo aspetto è che – di nuovo – questi signori, grazie alla incredibile mole di dati che hanno potuto raccogliere, si trovano ad avere un vantaggio competitivo enorme e una posizione assolutamente dominante, quindi non vi è dubbio che occorrerà fare un'analisi in termini di posizione concorrenziale nel mercato, perché vengono a trovarsi in una posizione di grandissimo vantaggio. Il terzo aspetto che ci sembra importante sottolineare è che questi signori non sono vigilati, ma se uno dei nostri intermediari, come di fatto inevitabilmente avviene, dà in outsourcing, per esempio poniamo l'attività di iCloud – quella che è la più semplice – è lui, l'intermediario, a essere tenuto a controllare che Google, piuttosto che Microsoft, o Apple, effettivamente rispettino tutta una serie di norme. Immaginare una piccola banca italiana che può controllare se la struttura di Google è adeguata da questo punto di vista francamente è un po' ridicolo. Quindi il tema è che questi signori che operano in un'attività fondamentalmente analoga a quella finanziaria debbono rispettare gli stessi vincoli, perché altrimenti vengono ad avere una posizione di vantaggio competitivo del tutto evidente.
  Io nel breve tempo che avevo spero di avere riassunto sufficientemente bene quello che abbiamo scritto, però vi rimanderei al testo che spiega più in dettaglio e in modo più appropriato quanto intendevamo sottoporre alla vostra attenzione. Siamo naturalmente a disposizione per qualsiasi domanda che ci vogliate porre.

  PRESIDENTE. La ringrazio per l'esauriente esposizione e per la documentazione che ci avete trasmesso.
  Invito i colleghi che intendono formulare quesiti od osservazioni a contenere il loro intervento in due o tre minuti, in modo da consentire a tutti i colleghi di intervenire e lasciare un tempo adeguato per la fase di replica.

  GIULIO CENTEMERO. Mi ero segnato alcune domande, alle quali avete già risposto, relativamente all'impatto della MiFID II sulle attività di ricerca in Italia e alla vostra opinione sulla Tobin tax.
  Un'altra domanda, molto specifica, è la seguente: avete parlato del prolungamento a livello temporale del credito d'imposta sulle initial public offering – IPO. A vostro avviso, visto che il credito d'imposta attuale in scadenza al 31 dicembre 2020 è indirizzato alle piccole e medie imprese secondo Pag. 9la definizione comunitaria, quindi solo a quella classe di aziende, un allargamento a tutte le tipologie di aziende e un allargamento verso il basso, in particolare verso l'equity crowdfunding, è positivo oppure lo strumento va semplicemente prolungato così com'è?

  GIANLUIGI GUGLIOTTA, segretario generale dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Sicuramente da parte nostra, come poi troverete nel documento che abbiamo depositato, riteniamo che estendere il periodo entro il quale le società potranno beneficiare di questo ulteriore credito di imposta è sicuramente opportuno. Sappiamo che da parte di altri c'è la proposta di estenderlo per tre anni, noi riterremmo opportuno viceversa estenderlo a tempo indeterminato. Come proponeva l'onorevole Centemero, sicuramente riteniamo condivisibile anche l'idea di estenderlo verso il basso, quindi anche per operazioni poste in essere da aziende non quotate pur sempre tuttavia, nello spirito di questa norma, laddove poi finalizzate a traghettare queste realtà verso la quotazione sui mercati. Da parte nostra, sempre a questo stesso riguardo, troverete nel testo che proponiamo anche di estendere il beneficio ai prestiti obbligazionari e agli aumenti di capitale realizzati da imprese in corso di quotazione.

  MICHELE CALZOLARI, presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Se posso intervenire, vorrei dire ancora una cosa. Io penso che lo spirito di questa misura sia quello di dire: «Possiamo estendere questo tipo di beneficio a quelle realtà che intendono dare maggiore trasparenza alla propria attività nell'ottica di una maggiore crescita» quindi con l'obiettivo di arrivare sul mercato, sia attraverso un prestito obbligazionario magari convertibile, una piattaforma di crowdfounding, una nuova quotazione in borsa, ma il concetto è quello di un passaggio da impresa tutta chiusa in sé stessa a impresa che si apre al mercato e che vuole crescere.

  DAVIDE ZANICHELLI. Sempre sul tema delle IPO, quello che volevo chiedere era eventualmente di riportare il ruolo di Borsa Italiana all'interno del Paese, perché quello che avete espresso e quello che anche qui in Parlamento sappiamo bene è il fatto che l'affacciarsi al mercato dei capitali del tessuto delle medie imprese italiane può essere un catalizzatore di investimenti. Questa cosa può risultare positiva o potrebbe anche essere ininfluente?
  Inoltre – sempre per quanto riguarda le IPO – in Borsa Italiana, piuttosto che Euronext, piuttosto che altre piazze internazionali, vedete il ruolo italiano competitivo o anche rispetto ad altri Stati possiamo fare di meglio? E in che modo? Sempre con il credito d'imposta o ci sono anche altri strumenti?

  MICHELE CALZOLARI, presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Rispondo io, poi i colleghi possono aggiungere qualche cosa. A me sembra che, al di là della scelta se individuare un acquirente per Borsa Italiana domestico ovvero internazionale, ci sono pro e contro evidentemente, nel senso che è molto importante il fatto che arrivino investitori da tutto il mondo, in particolare grandi fondi pensione, fondi d'investimento e così via. Quindi il fatto di avere un collegamento con una borsa internazionale può sicuramente essere un vantaggio. Quello che è importante però secondo me è che venga chiarito bene fin dall'inizio che l'obiettivo è quello di sviluppare una piattaforma fortemente concentrata su quello di cui l'economia italiana ha più bisogno, che è lo sviluppo del settore produttivo di piccola e media dimensione. Per esempio si è parlato della Francia. In Francia sappiamo tutti che ci possono essere aspetti estremamente scomodi, però è indubbio che per esempio in Francia ci siano molti fondi di investimento dedicati esclusivamente alle piccole e medie imprese. Questo è un tema da tenere ben presente.
  A vantaggio invece della realtà italiana dico anche che c'è tutta la componente tecnologica, di regolamento delle operazioni, settlement, cassa di compensazione e garanzia e così via nella quale abbiamo una tradizione sviluppata negli anni. Lo posso dire, perché ci ho lavorato dall'inizio e Pag. 10ormai ho un'età in cui posso dirlo. Ci abbiamo lavorato tantissimo e abbiamo dei grandissimi vantaggi competitivi rispetto agli altri. Quindi su questo fronte, per esempio, il fatto di avere una cordata italiana che coinvolge questo tipo di player potrebbe essere un vantaggio, però io credo che l'elemento fondamentale sia quello di andare a cercare qualcuno che porti investitori per i piccoli imprenditori. Questo è il punto centrale. Sul secondo tema parla il mio collega, il dottor Turrina.

  MARCO TURRINA, vicepresidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Gli investitori italiani e internazionali dedicati, nelle loro politiche di investimento, alle piccole e medie imprese hanno tutti una caratteristica: necessitano di avere informazioni trasparenti e indipendenti, cioè la famosa ricerca azionaria di cui si parlava prima. Bisogna quindi incentivare la ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese quotande o già quotate e questo lo si deve probabilmente fare in due modi, da una parte obbligando le aziende con una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro – trovate questo concetto a pagina 11 del nostro documento – ad avere almeno due corporate broker, cioè almeno due banche di investimento che producano sul titolo azionario in questione ricerca azionaria. Per farlo naturalmente poi possono esserci degli incentivi a favore di queste aziende che pagano questa ricerca cosiddetta «sponsorizzata» oppure ancora incentivare gli intermediari a questo punto a produrre ricerca anche su titoli di piccola e media capitalizzazione, per i quali evidentemente il flusso degli ordini dagli investitori è inferiore rispetto ai titoli di grande capitalizzazione e quindi l'interesse degli intermediari è inferiore.
  Anche qui è fondamentale invece che questo interesse si sviluppi e anche qui gli incentivi possono essere determinanti proprio perché senza ricerca non c'è la possibilità che gli investitori istituzionali italiani, e tanto meno quelli internazionali, si affaccino sulle nostre piccole e medie aziende con flussi di investimento importanti.

  MICHELE CALZOLARI, presidente dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim). Completo la risposta all'onorevole Zanichelli, perché non vorrei che sembrasse che lo voglio evitare. Lui ha detto una cosa molto importante, una piccola provocazione ma estremamente significativa. Noi riteniamo che certamente il vantaggio fiscale possa essere opportuno e importante, ma per dare slancio secondo me è molto più rilevante togliere tutta una serie di vincoli e ingessature che sono stati imposti negli ultimi anni, uno sopra l'altro, che rendono per l'investitore italiano, per l'investitore internazionale e anche per l'emittente, molto complicato accedere al mercato. Per me più che l'incentivo fiscale è sicuramente più importante la semplificazione. Non so se ho risposto, se era questa l'osservazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti, anche per le esaurienti risposte, e li saluto.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dall'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim) (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza dei rappresentanti dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica.
  Ricordo che l'audizione si svolgerà in videoconferenza con la partecipazione da remoto degli auditi nel rispetto delle misure di tutela adottate dalla Camera per prevenire il contagio da coronavirus secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Cedo subito la parola ai componenti del Consiglio di amministrazione Giovanni Natali e Vincenzo Polidoro ai quali chiederei, se è possibile, di limitare il proprio interventoPag. 11 ad una quindicina di minuti complessivi, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito.

  VINCENZO POLIDORO, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l'opportunità che ci avete offerto di esprimere le nostre considerazioni nel contesto di questa indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica. La nostra associazione riunisce un rappresentativo numero di società, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, attive in svariati settori, dal manifatturiero al commerciale, per finire ai servizi finanziari, che sono tutte accomunate dalla scelta di aver aperto il loro capitale a una pluralità di investitori, quotandosi sul mercato azionario AIM Italia, che è regolato e gestito da Borsa italiana S.p.A..
  Premettiamo che, a nostro avviso, la quotazione sul mercato azionario è, particolarmente nel contesto di graduale transizione da un mondo bank oriented, quindi bancocentrico, a un mondo market oriented che il nostro Paese deve percorrere, una caratteristica desiderabile, che la politica economica deve assolutamente favorire. Questo per una serie di motivi: innanzitutto le società quotate hanno una maggiore possibilità di raccogliere capitali ai fini della crescita e di competere nei mercati internazionali; sono generalmente maggiormente capitalizzate e quindi più resilienti alle crisi, come già avvenuto nel 2007 e come auspichiamo per le nostre associate che possa avvenire alla luce di questa crisi; rispettano dei requisiti organizzativi e di corporate governance sicuramente superiori a quelli che hanno le società chiuse; hanno dei tassi di crescita notevoli e spesso anche superiori a quelli delle società chiuse per quanto riguarda ricavi, investimenti e occupazione; hanno una maggiore redditività e un incremento dei margini di profitto; hanno una miglior qualità dei dati contabili e soprattutto non effettuano fenomeni manipolativi delle rendicontazioni contabili, favorendo una più chiara contribuzione fiscale; sono sottoposti a degli obblighi di trasparenza sia nella revisione del bilancio, sia nei confronti degli enti regolatori, quale Borsa italiana S.p.A..
  Lascio la parola al mio collega Natali per un approfondimento sulle caratteristiche del mercato AIM.

  GIOVANNI NATALI, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Buongiorno presidente, buongiorno onorevoli. Sappiamo che ascolterete anche Borsa italiana S.p.A., che vi fornirà ulteriori dati ancora più aggiornati e più completi dei nostri, però ci è sembrato opportuno darvi alcuni numeri significativi.
  Il mercato AIM è partito nel 2009, quindi quest'anno è l'undicesimo anno di attività. In questi anni si sono quotate 189 società, 16 di queste sono passate poi al mercato principale – infatti il mercato AIM è anche considerato una palestra per il passaggio poi al mercato principale, il Mercato telematico azionario, MTA – e questo è un segnale molto importante. Ci sono state 12 OPA, quindi ci sono più OPA sul mercato dei piccoli che sul mercato dei grandi, e 26 delisting, quindi 26 società che, per motivi anche alcune volte negativi, sono state delistate o si sono delistate.
  Oggi il numero di società del mercato AIM rappresenta il 35 per cento del numero di società presenti su Borsa italiana S.p.A. e questo è un dato molto importante, con una capitalizzazione, nonostante le perdite di Borsa che ci sono state quest'anno, superiore ai 6 miliardi di euro. La capitalizzazione media delle società quotate su AIM è di 48 milioni di euro.
  Lo spaccato delle società: è la tipica PMI italiana. I dati medi vedono un fatturato di circa 48 milioni di euro, un EBITDA del 18 per cento, 6 milioni di EBITDA, e il 75 per cento delle società che sono quotate su AIM ha chiuso il bilancio con un utile, con un reddito netto positivo, quindi in utile. Il 93 per cento delle quotazioni avvenute su AIM Italia è avvenuto tramite un aumento di capitale. In questi anni sono stati raccolti 4 miliardi e mezzo di euro che, per il mondo delle PMI e per il numero ancora esiguo – abbiamo detto 189 società, delle quali ad oggi sono rimaste quotate 129 – è una cifra sicuramente importante. Sono state fatte Pag. 12anche delle piccole vendite, soprattutto successivamente, ma la stragrande maggioranza dei capitali sono andati allo sviluppo; sono stati tutti capitali e raccolte che hanno aumentato i mezzi propri delle società e quindi ridotto il fabbisogno di indebitamento da parte delle società stesse.
  Lo scorso anno, che è stato un record di quotazioni, ce ne sono state circa una trentina. Anche quest'anno nei primi mesi si sono quotate quattro società, che hanno raccolto, solo quest'anno, 30 milioni di euro. I settori produttivi interessati sono stati undici, distribuiti in quattordici regioni italiane. La maggior parte delle società opera nel settore dell'industria (21 per cento), il 19 per cento nel settore del digital innovation, il 14 per cento nel settore dei servizi, il 13 per cento nelle assicurazioni e il 3 per cento nel biotech. Quindi vedete che c'è uno spaccato delle PMI.
  Quello che ci permettiamo di fare oggi con voi è di darvi – speriamo – un piccolo contributo su come potrebbe essere migliorato questo mercato e su come potrebbero arrivare capitali a queste aziende e speriamo a tante altre centinaia di aziende che potrebbero accedere a questo mercato. Parlerò brevemente, prima di cedere la parola di nuovo al collega Polidoro, del mondo delle assicurazioni e del mondo dei fondi pensione. Le riserve tecniche delle assicurazioni italiane ammontano a circa 700 miliardi di euro e la normativa consentirebbe di investire anche nell'azionario. Se noi confrontiamo quanto è investito in azionario in Europa abbiamo che nel Regno Unito – che non è più Unione europea, ma lo era fino all'altro ieri, ed è comunque una piazza finanziaria importante – le assicurazioni investono il 29 per cento delle loro riserve tecniche in azionario, in Germania il 28 per cento, in Francia il 20 per cento e le nostre assicurazioni solo il 5 per cento. Di questi 700 miliardi di riserve, le assicurazioni italiane investono 360 miliardi in titoli di Stato e poco più di 20 miliardi nell'azionario. È chiaro che basterebbe incentivare, spingere, fare un po' di moral suasion per adeguarsi alla media europea e qualche decina di miliardi di capitali potrebbe confluire nella patrimonializzazione delle piccole e medie imprese italiane e sottolineo che per questo non c'è bisogno di incentivare fiscalmente, basterebbe mettere una piccola norma che obbliga o invoglia a investire parte di questi capitali, quindi questa operazione sarebbe a costo zero per le casse dello Stato.
  Altre brevi informazioni che troverete nella relazione riguardano il mondo dei fondi pensione. I fondi pensione investono nell'azionario e nel 2018 avevano capitali gestiti per circa 132 miliardi di euro. Di questi 132 miliardi di euro ce ne sono un 25/30 per cento che sono investiti nell'azionario, però il dato negativo è che solo il 3 per cento di questi investimenti nell'azionario è in azioni di società domestiche. Questo francamente è un dato che dovrebbe far riflettere, perché vuol dire che il risparmio forzato positivo di tanti lavoratori italiani viene poi investito nell'azionario all'estero e va a favorire la patrimonializzazione di aziende al di fuori dell'Italia. Chiaramente aumentando queste percentuali si potrebbero portare a casa dei capitali per le aziende italiane: noi abbiamo stimato che portando la percentuale dal 3 al 10 per cento si potrebbero portare a casa dai 25 ai 30 miliardi per favorire la capitalizzazione.
  Adesso lascerei di nuovo la parola a Vincenzo Polidoro per un'ulteriore proposta.

  VINCENZO POLIDORO, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Sicuramente la crisi attuale comporterà per il mondo delle piccole e medie imprese una drastica riduzione del fatturato e una contrazione dell'attivo. Le misure che si sono ad oggi viste e che si sono succedute nel corso degli ultimi mesi a valle dell'emergenza sanitaria sono intervenute sulla problematica della liquidità e quindi sui finanziamenti garantiti, dando ossigeno alle aziende per ripartire. Però riteniamo che questa concentrazione sulla concessione di garanzie e incentivi all'indebitamento debba essere sostituita con un'incentivazione alla patrimonializzazione e quindi all'investimento nel capitale di rischio, perché solo l'investimento nel capitale di rischio rende Pag. 13le aziende solide e permette a queste di competere nel medio e lungo periodo.
  Quindi per ovviare alla situazione di sovraindebitamento secondo noi ci sono una serie di interventi che possono essere utilizzati, andando anche a destinare una parte delle risorse del cosiddetto Patrimonio destinato, ovvero delle risorse di Cassa depositi e prestiti e delle competenze di Cassa depositi e prestiti nel Fondo Italiano di Investimento SGR, per andare, da un lato, a creare un mercato di investitori specializzati e, dall'altro, a incrementare il fabbisogno di capitale delle piccole e medie imprese, andando a incentivare la contribuzione di cui abbiamo parlato in precedenza – fondi pensione e fondi assicurativi ma anche del risparmio privato – per l'investimento nelle piccole e medie imprese. In particolare quello che prevede la nostra ipotesi è che Cassa depositi e prestiti, che secondo noi è il veicolo più adatto per canalizzare queste risorse, debba creare un patrimonio – pensiamo da 500 milioni a un miliardo di euro – che vada a selezionare dei gestori di mercato, sulla base delle capacità che questi gestori hanno dimostrato nel passato, e investa in questi selezionati gestori tramite strumenti finanziari o intermediari finanziari, quindi fondi, SICAF o SICAV. L'investimento da parte della Cassa depositi e prestiti deve essere un investimento di tipo subordinato rispetto all'investimento che andranno a fare sia i fondi pensione, sia le assicurazioni, sia i risparmi privati, che potranno appunto investire invece in strumenti di tipo privilegiato, ovvero strumenti che possono avere un ritorno minore ma più certo. Questo permetterebbe di creare un mercato di notevoli dimensioni, gestito da gestori che devono portare un ritorno alle risorse che vanno a gestire e per di più con un focus specifico sulla capitalizzazione delle piccole e medie imprese tramite la quotazione. Tendenzialmente questi fondi dovrebbero investire principalmente in aumenti di capitale sociale e quindi sostenere programmi e progetti di sviluppo delle piccole e medie imprese.
  Noi crediamo che questo intervento possa essere un volano molto, molto favorevole per il nostro mondo imprenditoriale e soprattutto molto favorevole per creare un mercato dei capitali di tutto rispetto, che sia paragonabile ai mercati di capitale di mercati più evoluti, come il Regno Unito, nei quali il mondo AIM è un mondo che finanzia tutto il tessuto imprenditoriale.
  Lascio a Giovanni Natali le ultime parole per le conclusioni e poi siamo disponibili per le vostre domande.

  GIOVANNI NATALI, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Non avrei altre cose importanti da aggiungere. È chiaro che tutto quello che può favorire l'accesso delle piccole e medie imprese al mercato dei capitali deve essere messo in campo. Già per l'incentivo alla quotazione, che mi pare scada quest'anno, il nostro auspicio è che venga rinnovato, perché chiaramente si è trattato di uno strumento che ha funzionato bene ed è stato apprezzato dagli operatori e dagli investitori e quindi anche dalle società. Chiaramente bisognerebbe – qui forse è più un suggerimento alle autorità di vigilanza, in particolare alla CONSOB – aprire il discorso su quelli che sono poi i vincoli della burocrazia e tutto quello che segue l'essere quotata, perché ovviamente in questo momento, in particolare per quanto riguarda il market abuse, l'informazione periodica e quant'altro, essere quotato su AIM Italia è la stessa cosa che essere quotato su MTA. Quindi una piccola azienda da 30 milioni di fatturato ha più o meno le stesse incombenze di Fiat Chrysler Automobiles – FCA; non può continuare così, perché è un disincentivo alla quotazione. Bisogna trovare un giusto equilibrio tra la corretta rappresentazione dei dati e l'informativa al mercato ma anche le incombenze che le piccole e medie imprese possono sostenere.
  Siamo a disposizione adesso per le vostre domande e grazie per l'opportunità che ci avete dato.

  PRESIDENTE. Grazie, grazie davvero.
  Invito i colleghi che intendono formulare quesiti od osservazioni a contenere il loro intervento in due o tre minuti, in Pag. 14modo da consentire a tutti i colleghi di intervenire e lasciare un tempo adeguato per la fase di replica.

  GIULIO CENTEMERO. Intanto grazie per l'illustrazione, che è stata assolutamente interessante, anche perché ci ha dato un po' un'idea dimensionale dei fenomeni, cosa che spesso non avviene, ma che grazie a un'audizione di questo tipo avviene.
  Mi ero preparato alcune domande sulle riserve tecniche delle assicurazioni, ma avete già sostanzialmente risposto. Come nell'audizione precedente di Assosim chiedete semplificazione e che l'incentivo fiscale sull'initial public offering – IPO venga prolungato.
  Passiamo alla prima domanda: Assosim – su mia espressa domanda – ci ha detto che sarebbe positiva anche l'estensione del credito d'imposta sulle IPO anche all'equity crowdfunding e hanno aggiunto che sarebbe positiva anche per quanto riguarda l'emissione di prestiti obbligazionari e gli aumenti di capitale e qualsiasi altra operazione che sia poi finalizzata all'ingresso sui mercati e alla quotazione da parte delle PMI e anche del resto delle società. La prima domanda è: concordate con quanto vi ho appena riportato e quanto espresso anche dall'altra associazione di categoria?
  Seconda domanda. Ho ascoltato la vostra interessante proposta sul Patrimonio destinato di Cassa depositi e prestiti. Avete parlato anche delle riserve tecniche delle assicurazioni e dei fondi pensione, sappiamo un po' tutti come funziona, nel senso che il presidente, per esempio, della Cassa dei ragionieri fa dei tender e affida la gestione a dei gestori chiaramente, ma non entra nel merito degli investimenti. A vostro avviso come associazioni di categoria non sarebbe utile delineare delle linee guida da inviare alle società assicuratrici, magari alla stessa ANIA, e all'associazione di categoria delle casse previdenziali per suggerire come fare questi tender o come investire per animare l'universo dei fondi, che poi potrebbe investire sulle PMI italiane.
  Queste sono le mie domande: se per il credito d'imposta IPO concordate sull'estensione verso il basso della filiera, quindi verso l'equity crowdfunding, e anche, come ha sottolineato per esempio Assosim, alle emissioni di prestiti obbligazionari e alle altre operazioni che spingano le società a quotarsi e poi se non ritenete opportuno – come associazione di categoria – magari scrivere delle linee guida su come far bene investire in Italia sulle PMI i fondi pensioni, la Cassa depositi e prestiti e le società assicuratrici.

  DAVIDE ZANICHELLI. Innanzitutto vi ringrazio per il vostro lavoro perché sono temi su cui la Commissione sta dimostrando di essere sensibile, anche al di là degli schieramenti dei gruppi.
  Si ipotizza da settimane, per quanto riguarda il ruolo di Borsa italiana, anche un ipotetico spacchettamento, perché il London Stock Exchange eventualmente potrebbe liberarsi solamente di alcune realtà che compongono Borsa italiana. Da questo punto di vista volevo capire se per le vostre attività e il vostro lavoro questa evenienza è sostanzialmente ininfluente oppure, per quanto concerne la vostra attività di supporto alle medie imprese italiane, una coesione della realtà di Borsa italiana è anche un fattore di maggiore sinergia per le vostre attività e quindi anche di semplificazione per certi aspetti.

  PRESIDENTE. Cedo la parola ai rappresentanti dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM) per la replica.

  GIOVANNI NATALI, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Ci siamo divisi le risposte. Rispondo sulla parte crowdfunding e minibond. Chiaramente non possiamo che essere d'accordo a incentivare con lo stesso meccanismo dell'incentivo IPO anche il crowdfunding, che è un mercato in assoluta espansione. Mi risulta da fonti dirette, perché sono anche nostri azionisti, che addirittura alcuni fondi pensione importanti stiano deliberando di effettuare parte dei loro investimenti proprio in questo settore e quindi noi lo vediamo come il primo passo per arrivare al mercato, quello dei grandi. Quindi crowdfunding,Pag. 15 quotazione – magari sul nuovo segmento di Borsa italiana, che è stato lanciato la scorsa settimana, che è un AIM riservato agli investitori professionali – l'AIM principale e poi il Mercato telematico azionario. Quindi la logica dovrebbe essere sempre la stessa: cara PMI o addirittura micro impresa, o start-up nel caso del crowdfunding, che accedi al mercato dei capitali – sia esso equity, sia esso debito –, è giusto che tu abbia un incentivo uguale a quello che hanno le società che si stanno quotando sul mercato principale.
  Faccio solo un accenno al discorso Borsa italiana, poi lascio la parola al collega. È chiaro che noi rappresentiamo qui – come dicevamo prima – lo spaccato delle piccole e medie imprese e quindi un mercato tipicamente locale, dove anche nelle IPO, ossia nel processo di quotazione, una media dell'80/85 per cento dei capitali arriva da investitori istituzionali domestici, quindi il fatto che Borsa sia italiana o inglese cambia poco. Le piccole e medie imprese non hanno avuto – non è una critica, è un'osservazione – un beneficio in questi quindici anni in termini di esternalizzazione per il fatto di aver venduto Borsa italiana e quindi oggi ci ritroviamo – anche qui non è una critica, ma è un'osservazione – ad essere l'unico Paese europeo che ha una borsa italiana di proprietà di un soggetto privato che ha sede in un Paese che è fuori dall'Unione europea. Questo stride un po'. Avere una Borsa che si occupa delle piccole e medie imprese non sarebbe un investimento grandissimo, lo si potrebbe fare, ma qui giochiamo molto locale e quindi deve essere locale.

  VINCENZO POLIDORO, componente del Consiglio di amministrazione dell'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM). Relativamente alla prima domanda noi siamo dell'idea che ciò che spinge l'investimento è l'incentivo. In pratica l'incentivo fiscale, per esempio l'incentivo PIR per i fondi pensione, è sicuramente un buon primo passaggio. Probabilmente per incentivare l'investimento del capitale privato si dovrebbe pensare a un credito di imposta su quanto viene investito in questi fondi.
  L'altra cosa rilevante è che l'istituzione di un fondo centrale, con il frazionamento su un certo numero di gestori di quote o azioni subordinate, e la raccolta di capitali dal mercato – quindi fondi pensione, assicurazioni e mercati di capitali privati – con forme privilegiate, permetterebbe di creare un volano di capitali importante che, a sua volta, creerebbe un volano di investimenti, sia di capitale fisso sia di occupazione, da parte delle piccole e medie aziende. Quindi dal nostro punto di vista la regola è l'incentivazione.
  Penso che abbiamo risposto a entrambe le domande.

  PRESIDENTE. Sì, vedo che i richiedenti sono soddisfatti. Non mi resta che ringraziarvi per l'illustrazione e per le risposte ai quesiti da parte di tutta la Commissione.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dall'Associazione Emittenti AIM Italia (AssoAIM) (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.

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ALLEGATO 1

Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione italiana intermediari dei mercati finanziari (Assosim).

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ALLEGATO 2

Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Associazione emittenti AIM Italia (AssoAIM).

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