XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 2 di Mercoledì 26 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CONDIZIONI DEL PERSONALE MILITARE IMPIEGATO NELL'OPERAZIONE «STRADE SICURE»

Audizione del Comandante del COMFOTER, Generale di Corpo d'armata, Federico Bonato.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Bonato Federico , Comandante del COMFOTER ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 10 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 10 
Russo Giovanni (M5S)  ... 11 
Aresta Giovanni Luca (M5S)  ... 11 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 12 
Iorio Marianna (M5S)  ... 12 
Pagani Alberto (PD)  ... 12 
Galantino Davide (M5S)  ... 13 
Perego Di Cremnago Matteo (FI)  ... 13 
Tondo Renzo (Misto-NcI-USEI)  ... 14 
Paolini Luca Rodolfo (LEGA)  ... 14 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 14 
Bonato Federico , Comandante del COMFOTER ... 14 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 18 
Bonato Federico , Comandante del COMFOTER ... 18 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 18 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Comandante del COMFOTER ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 9.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante del COMFOTER, Generale di Corpo d'armata, Federico Bonato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione «Strade sicure», l'audizione del Comandante del Comando delle forze operative terrestri di supporto Generale di Corpo d'armata, Federico Bonato.
  Saluto e do il benvenuto al Generale Bonato, che ringrazio per la sua presenza all'incontro di oggi. Il Generale Bonato è accompagnato dal Colonnello Nicola Piasente e dal Capitano Marco Deon.
  Ricordo che dopo l'intervento del Generale Bonato darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente, il Generale potrà rispondere alle domande poste. Chiedo ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do quindi la parola al Generale Bonato.

  FEDERICO BONATO, Comandante del COMFOTER. Presidente, onorevoli deputati, ringrazio per l'opportunità che mi è concessa di illustrare la situazione generale dell'operazione «Strade sicure», e soprattutto di presentare i provvedimenti di revisione e di aggiornamento che il Comando delle forze operative terrestri e Comando Operativo Esercito ha inteso intraprendere nel solco delle linee di indirizzo tracciate dal signor Capo di stato maggiore, Generale di Corpo d'armata Salvatore Farina, che era qui ieri in audizione, a tutela dello strumento militare terrestre e in favore dei nostri militari.
  Ciò premesso, desidero iniziare il mio intervento con una brevissima panoramica generale sul Comando che qui rappresento, il Comando delle forze operative terrestri, al fine di illustrarne i compiti principali e il ruolo che questo svolge nell'ambito della Forza armata, e in particolare nell'ambito dell'operazione «Strade sicure».
  Il Comando delle forze operative terrestri e Comando Operativo Esercito, abbreviato comunemente in COMFOTER COE, è stato costituito a Roma il 1° ottobre del 2016 nell'ambito di un più ampio processo di razionalizzazione dello strumento terrestre che ha visto la trasformazione dell'allora III Reparto, impiego delle forze dello stato maggiore dell'Esercito, e l'assorbimento di parte delle competenze del soppresso Comando delle forze operative, che era dislocato in Verona.
  In sintesi, il Comando è uno strumento di cui si avvale il Capo di stato maggiore dell'Esercito per la generazione delle forze da impiegare in operazioni, sia in Italia sia all'estero, per l'organizzazione e la condotta delle attività di approntamento e di addestramento della Forza armata e per mantenere lo standard di prontezza operativa dello strumento. Pag. 4
  Inoltre, nell'ambito delle attività che ho poc'anzi menzionato, il Comando si occupa della direzione, del coordinamento e del controllo degli alti comandi multifunzione – li vedremo quando parleremo specificatamente dell'operazione «Strade sicure» – e ha alle dirette dipendenze il Comando delle forze per operazioni speciali, chiamato COMFOSE, e il Comando di Aviazione ed Esercito, COMAVES, le due brigate che dipendono direttamente dal mio Comando, e quindi da me.
  Infine, è responsabile della pianificazione e condotta delle operazioni che il signor Capo di stato maggiore della Difesa ha inteso delegare all'Esercito, tra le quali rientra l'operazione «Strade sicure», uno dei principali impegni dell'intero comparto Difesa sul territorio nazionale.
  Accanto a tali attribuzioni specifiche e peculiari, COMFOTER COE è elemento di riferimento per il Comando operativo di vertice interforze della Difesa per la componente terrestre, rappresentando le esigenze operative dell'Esercito nei processi decisionali e di pianificazione operative della Difesa stessa.
  Fatto questo necessario inquadramento generale sulle competenze del COMFOTER COE, vado ora a illustrare l'organizzazione dell'operazione «Strade sicure», sulla quale il Capo di stato maggiore dell'Esercito esercita il controllo operativo su delega del Capo di stato maggiore della Difesa avvalendosi del mio Comando.
  Il punto di partenza per comprendere le caratteristiche dell'operazione «Strade sicure» è rappresentato dalla legge n. 125 del 24 luglio 2008, secondo la quale, cito testualmente: «Per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio, può essere autorizzato un piano di impiego di un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate».
  Detto personale, posto a disposizione dei prefetti e delle province per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia, esercita anche le funzioni di agente di pubblica sicurezza.
  Nel tempo, il volume complessivo di forze impiegate è progressivamente aumentato per effetto di successivi provvedimenti normativi, che hanno determinato, a partire dalle 3.000 unità del 2008, il raggiungimento delle attuali 7.050 unità autorizzate per tutto il 2019.
  Inoltre, negli ultimi due anni, a seguito degli eventi sismici dell'isola di Ischia, della zona etnea, in provincia di Catania, del crollo del ponte Morandi e di Genova, delle inondazioni nell'alto bellunese dello scorso autunno, il contingente è stato più volte rimodulato e ulteriormente incrementato fino al volume attuale di 7.565 uomini, comprensivo dei 500 militari aggiunti recentemente per le esigenze connesse alla 30ª edizione delle Universiadi in Campania.
  Tale dispositivo rappresenta l'impegno complessivo delle Forze armate in attività di sicurezza sul territorio nazionale e comprende 7.341 unità dell'Esercito, 147 dell'Aeronautica militare, 70 della Marina militare e 7 dell'Arma dei carabinieri, un contributo significativo alla collettività, assicurato per la quasi totalità, il 98 per cento, dall'Esercito, la cui efficacia è stata determinata dalla tempestività di intervento, dalla capillare distribuzione delle forze in ogni regione e dalla capacità di rischieramento delle unità in ogni condizione ambientale, fattori decisivi che in molteplici circostanze hanno assicurato la salvaguardia della vita umana e la tutela del bene comune.
  Passo ora agli aspetti finanziari dell'operazione.
  Dal punto di vista finanziario, ai sensi della legge n. 205 del dicembre 2017, la legge di bilancio 2018, sono state rese disponibili all'Esercito per l'anno 2019 risorse pari a circa 100 milioni di euro, comprensive degli oneri previdenziali e assistenziali a carico dello Stato e dell'imposta regionale delle attività produttive che è necessario versare.
  Al netto di tale oneri, quindi, l'Esercito ha l'impiego operativo dei fondi afferenti al settore personale per 72,7 milioni di euro, di cui 14,4 milioni impiegati per il compenso Pag. 5 del lavoro straordinario per il personale impiegato – sul lavoro straordinario e sulla questione del pagamento e del finanziamento tornerò successivamente – e 58,3 milioni per il pagamento delle indennità omnicomprensive.
  Altri 31 milioni afferenti al settore esercizio per i consumi intermedi sono destinati al funzionamento vero e proprio del dispositivo, di cui oltre la metà, 16,6 milioni, viene impiegata per sostenere le spese di vitto e alloggio del personale presso gli apprestamenti civili. Quello che rimane di questi 30 milioni, i fondi che posso gestire in qualità di Comandante delle forze operative terrestri, direttamente o in funzione delle indicazioni del Capo di stato maggiore, sono 14,4 milioni, dei quali una quota importante, pari a 3,8 milioni di euro, è stata destinata quest'anno agli interventi di mantenimento e manutenzione ordinaria a favore delle infrastrutture a supporto dell'operazione «Strade sicure».
  A tal riguardo, rappresento che in linea generale il personale militare è alloggiato prioritariamente presso immobili dell'amministrazione militare e, qualora non presenti o non disponibili, presso altri enti esterni appartenenti o ad altri dicasteri ovvero presso strutture civili, come avviene anche qui a Roma, dove abbiamo un complesso per esempio ospitato presso i Vigili del fuoco.
  Al fine di assicurare a tutto il personale la possibilità di usufruire di strutture sicure, decorose e compatibili con le esigenze operative dell'operazione, è costantemente in corso un'attenta attività di valutazione svolta dai comandanti a tutti i livelli e sono stati realizzati interventi di riqualificazione per migliorare ulteriormente le condizioni di vita del personale.
  Tuttavia, considerata l'età media del parco infrastrutturale e il fatto che sono oltre settanta gli immobili presso i quali alloggiano i militari dell'operazione, appare evidente che il volume finanziario assegnato, 3,8 milioni di euro, in senso assoluto è importante, ma non in senso relativo, considerando i numeri delle infrastrutture. È chiaro che determinati interventi richiedono un finanziamento particolarmente oneroso – qui a Roma, per esempio, ce ne sono stati un paio e ce ne sarà a breve un altro – per cui chiaramente la media è di poche migliaia di euro per molti altri immobili, per i quali si può intervenire relativamente.
  Per tale ragione, l'Esercito, a partire dal 2018, ha deciso di affrontare in modo concreto, razionale e strutturale la problematica relativa alle condizioni del proprio parco infrastrutturale, promuovendo nel lungo periodo l'attuazione del cosiddetto progetto «Caserme Verdi», già presentato dal signor Capo di stato maggiore in più occasioni, mediante il quale nei prossimi 15-20 anni si potrebbe disporre di strutture moderne, a basso impatto ambientale, a elevata efficienza energetica, adeguate alle esigenze operative dei militari e contestualmente funzionali a quelle della vita quotidiana di tutto il personale.
  Tornando a quei 14,4 milioni di euro a mia disposizione nell'ambito delle designazioni dell'impiego, altri 3,4 milioni di euro sono stati destinati alle riparazioni e alle manutenzioni dei veicoli utilizzati nell'ambito dell'operazione «Strade sicure».
  Anche in tale contesto, considerando che su tutto il territorio nazionale sono attualmente utilizzati giorno e notte oltre 1.200 automezzi, concepiti per impieghi tattici in contesti operativi completamente differenti da quelli prettamente cittadini, emerge una disponibilità di poco superiore a 2.500 euro medi per mezzo, non sufficienti a sostenere il mantenimento di un parco generalmente vetusto e soggetto a un'usura piuttosto elevata.
  Infine, tra le risorse rimanenti, quindi di quei famosi 14,4 milioni (di cui 3,8 per le infrastrutture e 3,4 per la manutenzione delle macchine), rimangono 7,2 milioni, destinati a finanziare il funzionamento inteso come manutenzione degli impianti dei sistemi d'arma, l'equipaggiamento, le attrezzature, le spese di viaggio, di trasferimento, i viveri di conforto e tutti i servizi generali necessari a sostenere logisticamente un apparato che in un anno solare impiega mediamente oltre 14.000 uomini e donne sull'intero territorio nazionale.
  Per quanto riguarda l'articolazione del dispositivo e la struttura organizzativa dell'operazione Pag. 6 «Strade sicure» – mi spiace che non si veda molto bene sulla lastrina, ma cercherò di chiarire – quella rappresentata nella parte destra della diapositiva è la distribuzione delle forze. Si tratta di dodici comandi interprovinciali, riportati in colore rosso, denominati «raggruppamenti», che hanno la responsabilità su un totale di 56 province, che prendono il nome di «piazze».
  I citati raggruppamenti sono attualmente posti alle dipendenze di undici colonnelli comandanti di reggimento e, nel caso del raggruppamento Lazio e Abruzzo, il comandante è un generale di brigata, poiché la consistenza numerica dell'unità è tale da richiedere un livello ordinativo più elevato. Per il Generale Di Stasio, che credo sarà qui tra pochi giorni in audizione, Comandante della Brigata Sassari, proprio in questi giorni c'è stato il trasferimento, il cambio di responsabilità con il Generale Vezzoli, Comandante della Brigata Alpina «Julia» e che ha assunto il comando per i prossimi sei mesi qui sulla piazza di Roma.
  Tale complessa organizzazione assicura la vigilanza di oltre 460 obiettivi sensibili sul territorio nazionale, tra i quali 67 stazioni ferroviarie metropolitane, 58 luoghi di culto, 33 porti e aeroporti, 59 sedi diplomatiche, 18 centri di accoglienza richiedenti asilo e 35 siti dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'umanità, a cui poi si aggiungono il controllo delle aree interessate al fenomeno dello sversamento illecito e ai roghi di rifiuti nella cosiddetta Terra dei fuochi, dei valichi di frontiera, delle zone R4 a seguito degli eventi calamitosi ed emergenziali, come già accennato, per Abruzzo, ponte Morandi, Belluno, isola di Ischia e l'area etnea in provincia di Catania.
  La dimostrazione tangibile del prezioso contributo assicurato alla collettività è rappresentato dai risultati operativi, che evidenziano dall'inizio dell'operazione quasi 50.000 persone denunciate, arrestate o poste in stato di fermo, circa 5 milioni di controlli a persone e automezzi, da cui sono scaturiti sequestri di 1.191 armi, di più di 2 tonnellate di droga e di circa 490.000 articoli contraffatti, numeri significativi conseguiti nella maggioranza dei casi nell'ambito di attività di pattugliamento dinamico svolte da unità mobili appiedate o a bordo di veicoli che testimoniano l'importanza del contributo delle Forze armate alla sicurezza dei cittadini.
  A distanza di quasi undici anni da quel 4 agosto 2008 in cui ebbe inizio l'operazione, è rimasta costante nel tempo la necessità di razionalizzare il modello operativo di riferimento assicurando un contributo maggiormente qualificato all’homeland security che tenesse conto dell'evoluzione del contesto e delle peculiarità dello strumento militare.
  Tale processo di revisione, attuato di concerto con il Capo di stato maggiore dell'Esercito, intende valorizzare l'impiego delle unità cercando di contemplare nell'organizzazione dell'operazione le attuali esigenze del personale militare, che rimane ed è l'elemento centrale dell'Esercito.
  Una prima iniziativa che abbiamo elaborato ha creato una struttura di comando e controllo più capillare e aderente, suddividendo l'area di operazioni in tre zone di responsabilità, che sono state assegnate al Comando truppe alpine, riportato in lastrina di colore verde, al Comando delle forze operative nord di Padova, riportate in colore bianco, e al Comando delle forze operative sud, riportate in colore rosso. Ogni comando multifunzione è, quindi, responsabile di determinate regioni.
  È da notare, per quanto riguarda il sud Italia e le isole, che sono due le regioni (Sardegna e Molise) in cui non sono presenti attività di controllo di siti o di vigilanza nell'ambito dell'operazione «Strade sicure».
  Tale articolazione garantisce la copertura ottimale del territorio e ha permesso di offrire risposte tempestive alle esigenze della popolazione e delle autorità locali.
  Un secondo provvedimento è collegato alla delicata attività di comando e controllo svolta ai minimi livelli. Si tratta dell'introduzione della figura del comandante di gruppo tattico, di un ufficiale nel grado di tenente colonnello, che coadiuva il comandante del raggruppamento nell'espletamento dell'attività di controllo del dispositivo. Pag. 7 Non essendo gravato da altre incombenze di comando, tale figura, il tenente colonnello, comandante del gruppo tattico, può orientare completamente la sua attenzione sui militari alle proprie dipendenze, ponendosi come punto di riferimento, verificando la corretta esecuzione dei servizi e il miglioramento delle procedure.
  Altro provvedimento recentemente introdotto nell'organizzazione dell'operazione riguarda la costituzione delle aliquote di riserva, che è scaturito dall'esperienza maturata nel corso di anni di interventi emergenziali in cui la tempestività è determinante. In alcune situazioni, infatti, i nostri militari, intervenuti sempre prontamente e senza esitazione, si sono trovati a operare nell'immediatezza senza l'adeguata copertura giuridica per poter agire con funzioni di agente di pubblica sicurezza in attesa della promulgazione dei decreti.
  Per far fronte a tale criticità, sono stati costituiti tre plotoni da 39 unità ciascuno, dislocati presso le città di Milano, Roma e Palermo, in grado di essere impiegati tempestivamente in qualsiasi parte del territorio con un'autonomia logistica di 48 ore e senza la necessità di un decreto emergenziale ad hoc, poiché già inclusi nei volumi complessivi dell'operazione «Strade sicure».
  L'attivazione degli assetti in riserva discende dalle disposizioni emanate dal dipartimento di pubblica sicurezza e autorizzata dal COMFOTER COE, che dispone l'impiego di tali aliquote di forze per fronteggiare esigenze emergenti in ambito nazionale. Tali unità sono già state impegnate recentemente, per esempio, per coadiuvare le Forze di polizia nel contrasto alla criminalità nei pressi del campo nomadi di via Salviati a Roma, per garantire la cornice di sicurezza alla visita del Presidente della Repubblica popolare cinese a Palermo e, a partire dallo scorso 20 giugno, per incrementare il controllo della cosiddetta Terra dei fuochi, dove si sono aggiunti 55 uomini oltre a quelli già previsti.
  Nell'ambito delle iniziative di valorizzazione e aggiornamento dello strumento, è stato promosso, poi, con le autorità di pubblica sicurezza, l'impiego di assetti specialistici ad alta connotazione tecnologica, che consentono di sfruttare pienamente le caratteristiche peculiari di impiego di unità militari.
  Mi riferisco innanzitutto all'utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto, i droni Raven, riportati nella prima fotografia in alto a destra della lastrina, dove si vede l'operatore che sta lanciando il drone, che dallo scorso mese di marzo stanno contribuendo efficacemente al monitoraggio ambientale e all'identificazione dei siti di sversamento illecito di rifiuti della citata Terra dei fuochi.
  Il loro utilizzo si sta dimostrando prezioso anche nelle operazioni congiunte con le Forze di polizia locale per verificare preventivamente senza essere visti l'eventuale presenza di attività illecite presso siti sospetti.
  Accanto ad altri strumenti, e passiamo alla seconda e alla terza fotografia della lastrina centrale in basso a destra, presso il sito di interesse strategico nazionale del cantiere della TAV di Chiomonte e presso le aree frontaliere di Trieste e di Tarvisio stiamo impiegando apparati per la sorveglianza delle zone estese che consentono di verificare la presenza di persone o cose all'interno di una determinata area o di perimetro.
  È il caso del sistema Radar Ranger, fotografia centrale, e della Stazione Acquisizione Obiettivi, ultima fotografia, materiali acquisiti dalla Forza armata per le esigenze operative, già impiegati più volte nell'ambito dei teatri operativi all'estero, ma che risultano assolutamente validi anche nell'ambito dell’homeland security, il cui utilizzo permette di monitorare ampie posizioni di territorio impiegando personale in maniera ottimale.
  Un altro aspetto sul quale abbiamo concentrato gli sforzi per valorizzare lo strumento militare per un impiego migliore del personale riguarda la revisione delle modalità di svolgimento dei servizi.
  Le attività di verifica che sono state e che sono condotte regolarmente presso tutti i raggruppamenti e l'attività di sensibilizzazione nei confronti delle autorità di pubblica sicurezza hanno permesso un incremento Pag. 8 significativo delle attività dinamiche, che costituiscono attualmente il 52 per cento del totale dei servizi; quindi un ottimo risultato, ma noi riteniamo che molto si potrebbe ancora fare per adottare una postura che noi giudichiamo non pienamente aderente alle caratteristiche dello strumento, maggiore dinamicità versus staticità del dispositivo.
  A tal riguardo, rappresento che la responsabilità di assegnare alle unità militari la vigilanza statica o dinamica di obiettivi sensibili è attribuita per legge alle autorità di pubblica sicurezza. A titolo di esempio, se da un lato ci sono certamente servizi di presidio dai quali non si può prescindere, come presso lo Stato del Vaticano o determinati siti particolarmente sensibili, su cui bisogna porre una particolare attenzione, ci sono altri siti o altri posti e, per esempio, accorpando la vigilanza delle numerose sedi diplomatiche straniere in Italia, dislocate in molti casi a breve distanza le une dalle altre, potremmo ottenere lo stesso risultato della sorveglianza con pattugliamenti motorizzati o appiedati, eliminando o riducendo ulteriormente la staticità del dispositivo.
  Staticità vuol dire, infatti, «targettizzazione», vuol dire sapere dove sono, che cosa fanno, sapere che cambiano un certo orario, anche se noi tendiamo a cambiare anche gli orari e i turni di servizio. La dinamicità di un servizio, e queste sono tutte esperienze che derivano dall'impiego fuori area e da tutte le attività svolte negli ultimi vent'anni, non permette il target, ed è qualcosa che potrebbe venire adesso: un giro che cambia di orario, un giro che cambia di direzione.
  In tale contesto, evidenzio che l'approccio dinamico mediante ricorso a pattuglie mobili su itinerari o aree estese permette di rendere meno prevedibile l'azione dei militari, come dicevo, consentendo al personale di esprimere al meglio le proprie potenzialità professionali, come già accennato in precedenza. Se si analizzano i risultati operativi conseguiti in questi anni, ci si rende conto che gli effetti maggiori, se non quasi totali, dell'azione di vigilanza sono stati ottenuti proprio a seguito di attività di tipo dinamico, come nel caso delle pattuglie areali nei centri cittadini di Milano, di Genova, di Venezia, di Ferrara, negli scali ferroviari e nelle stazioni metropolitane delle varie città.
  Un ulteriore provvedimento particolarmente apprezzato da tutti ed entrato in vigore poco meno di un anno fa è la riconfigurazione dell'equipaggiamento. L'iniziativa, finalizzata a conferire maggiore flessibilità al dispositivo schierato sul terreno, prevede quattro diverse combinazioni di equipaggiamento, come vedete in lastrina (T0, T1, T2 e T3), da adottare in funzione della situazione informativa della minaccia. Ciascun comandante di raggruppamento, in funzione della sua area di responsabilità, ha la facoltà di scegliere la soluzione più opportuna in grado di integrare le esigenze di protezione del personale con quelle di mobilità sulla base della situazione contingente.
  È chiaro che a una situazione T0, la più leggera, corrisponde una dinamicità e una capacità di intervenire molto più veloce, mentre per una posizione di T3, che prevede tutto l'equipaggiamento indossato, chiaramente c'è una maggiore sicurezza passiva, ma c'è una minore disponibilità o capacità a intervenire nel correre, a bloccare e così via.
  Nell'ambito delle iniziative a favore del personale sono state inoltre avanzate differenti proposte di revisione del trattamento economico spettante, e quindi si è andati a toccare sicuramente un punto particolarmente importante e delicato, che andrebbe, se risolto, fondamentalmente a favore del personale.
  Le norme vigenti sono regolate da un decreto interministeriale che prevede la corresponsione di un'indennità omnicomprensiva pari a 26 euro per i servizi svolti fuori dalla sede di servizio e 13 euro per quelli svolti nell'ambito della sede di servizio. Inoltre, al personale impiegato in operazioni spetta il compenso per lavoro straordinario con un limite individuale mensile di 14,5 ore effettivamente rese.
  Rifacendomi a quello che dicevo prima riguardo alla parte finanziamento, l'onere per l'indennità onnicomprensiva e gli straordinari Pag. 9 nel corso del 2019, per la situazione attuale, è pari a 72,7 milioni di euro. Tuttavia, al termine di un ciclo operativo di sei mesi di impiego, un militare accumula mediamente 60 giorni di recupero, equivalenti a circa tre mesi di assenza dal servizio, che di fatto privano la Forza armata di una rilevante quantità di tempo da dedicare alle fondamentali attività addestrative di specialità che caratterizzano la natura stessa dell'Esercito, con significative ripercussioni sull'efficienza operativa dei reparti.
  Per limitare, quindi, tale criticità di numerosi recuperi al termine dei sei mesi, già nel mese di agosto dello scorso anno il signor Capo di stato maggiore dell'Esercito aveva avanzato una prima proposta che prevedeva l'adeguamento dell'indennità onnicomprensiva quale unico emolumento accessorio da corrispondere al personale a fronte dello stanziamento di ulteriori 48 milioni annui, oltre ai 72 già disponibili.
  Nelle more di un auspicabile accoglimento di tale proposta, era stata elaborata anche un'ulteriore ipotesi, che prevedeva o prevede di elevare il volume di ore di straordinario da remunerare dalle attuali 14,5 ore a 38 ore pro capite mensili, soluzione che consentirebbe di azzerare l'accumulo dello straordinario e avrebbe un impatto finanziario di circa 33 milioni di euro annui.
  Accanto, poi, alla revisione del trattamento economico abbiamo altresì proposto l'adozione di un sistema di turnazione giornaliera che garantisca maggior recupero al personale al termine del servizio giornaliero o settimanale condotto. Non voglio entrare troppo nel tecnicismo, ma si tratta di un'elaborazione che deriva dalla considerazione che normalmente i nostri militari espletano un servizio di sei ore, ufficialmente sul sito cui sono designati, a cui bisogna aggiungere il tempo di trasferimento dalla sede in cui dorme, ritira l'arma, il comandante di plotone gli fa l'aggiornamento o gli dà gli aggiornamenti in funzione delle indicazioni o delle segnalazioni precedenti. Alla fine, quindi, le sei ore normalmente si tramutano come minimo in otto ore di servizio.
  Tenendo conto di un impiego del personale con turnazione «in quinta», il modello attuale, la prima striscia della lastrina, in cui è evidenziato in giallo il turno che l'unità Alpha – supponiamo – svolge ogni cinque di riposo, emerge che un impiego giornaliero di durata pari a 8 ore, al termine di un ciclo operativo di 25 settimane, pari a circa sei mesi di attività operativa, determina l'accumulo di circa 140 ore di straordinario in eccedenza alle 87 previste nel pagamento e 40 giornate di festività non usufruite.
  Attraverso il modello proposto, ma chiaramente, come dicevo prima, legato a una maggiore dinamicità dei servizi, la turnazione «in sesta» rappresentata nella parte bassa, si vede come sarebbe ipotizzabile azzerare l'accumulo di ore di straordinario, garantendo un periodo di recupero maggiore al personale al termine del servizio.
  Tuttavia, dicevo che questo modello proposto, una turnazione «in sesta», che naturalmente richiede maggiore personale per andare «in sesta», potrebbe essere realizzato con una riduzione sic et simpliciter di circa 70 dei 465 attualmente impiegati. Ricordate che facevo l'esempio delle ambasciate, delle residenze diplomatiche e simili. Accorpando due-tre servizi, si recupera il personale, si fa un servizio dinamico, che noi giudichiamo più efficace e più efficiente, e contemporaneamente saremmo in grado di portare i turni «in sesta», così riducendo sia l'onere del personale impiegato sul terreno sia le esigenze di finanziamento per il pagamento.
  Un'ulteriore iniziativa che coniuga le esigenze dello strumento con quelle del personale è rappresentata dall'elaborazione del piano triennale di impiego delle unità. Tale documento assicura una corretta ed equilibrata alternanza dei reparti della Forza armata e viene condiviso fino ai minimi livelli, generando un duplice effetto: da un lato, consente a ciascun individuo di pianificare la propria vita personale e quella delle rispettive famiglie in funzione dei futuri impegni, perché anni prima sa esattamente quello che la sua unità sarà chiamata a fare; dall'altro, promuove Pag. 10 un'equa ripartizione degli sforzi operativi tra tutte le unità dell'Esercito e il progressivo accrescimento formativo del personale in virtù dell'alternanza di impiego in tutti i contesti sia nazionali sia fuori area.
  Tuttavia, il progressivo e crescente incremento dei volumi di forza impiegata sta penalizzando il personale, che sempre più spesso deve sostenere turnover piuttosto serrati. Al riguardo, se si considera che per ogni militare impiegato ve n'è sempre uno in approntamento e uno in ricondizionamento post impiego, emergono tre considerazioni.
  Il numero complessivo di forze dedicate all'operazione «Strade sicure», facciamo conto di 7.000 e oltre, moltiplicato per 3 dà 22.000 uomini. Tale volume si somma ai circa 3.300 uomini e donne impiegati all'estero nelle operazioni fuori area, per la cui turnazione, analogamente, moltiplicati per 3, si arriva a 10.000 uomini. Infine, vanno considerate le circa 10.000 unità in stato di prontezza per impegni della Difesa o per fronteggiare imprevedibili situazioni emergenziali. Mi riferisco, per esempio, ai 2.000 uomini prontamente impiegabili. In tutti i reggimenti ci sono dei plotoni, cosiddetti PUCA (pubbliche calamità), pronti in qualsiasi momento a uscire dalla rispettiva caserma per rispondere a esigenze emergenziali. Questo è tutto personale in pronto impiego e che non può essere impiegato per altre esigenze.
  Tale situazione impone una riflessione sul rischio concreto di pregiudicare il mantenimento degli attuali standard operativi dello strumento militare qualora perduri nel lungo periodo la citata indisponibilità di tempo da dedicare all'addestramento.
  Vado alle conclusioni.
  Innanzitutto, desidero nuovamente affermare che il personale costituisce l'elemento principale dell'Esercito, sulla cui valorizzazione si impegna il processo di revisione che ho illustrato nel corso del mio intervento e di cui richiamo brevemente i principali provvedimenti: la razionalizzazione della struttura organizzativa; l'ottimizzazione dello strumento attraverso l'adozione di una postura dinamica; l'impiego di assetti specialistici; la riconfigurazione dell'equipaggiamento.
  Se a queste iniziative corrispondesse anche una maggiore dinamicità e l'auspicato adeguamento del trattamento economico spettante e l'introduzione del sistema di turnazione «in sesta» grazie a quella maggiore dinamicità dei servizi, si potrebbe raggiungere sicuramente un maggior output operativo, con un dispendio di forze disponibili coerente alle missioni assegnate allo strumento militare e andando a favorire e a interessare il cuore del sistema, il soldato materialmente impegnato sugli obiettivi e sui punti sensibili.
  Onorevole presidente, onorevoli deputati, il Comando delle forze operative terrestri e Comando Operativo Esercito, seguendo le linee di indirizzo del Capo di stato maggiore dell'Esercito, continuerà a lavorare incessantemente per adottare un modello operativo che possa garantire ai militari impiegati nell'operazione «Strade sicure» le migliori condizioni di impiego possibili, assicurando contestualmente al Paese uno strumento in grado di contribuire efficacemente al mantenimento della sicurezza collettiva in patria e all'estero.
  Ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione per fornire ulteriori informazioni o per rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Do adesso la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie, Comandante, per la sua relazione, che è completa in tutto, dalla parte logistica a quella dell'impiego. Vorrei, tuttavia, sottolineare alcune cose.
  Partiamo dalle infrastrutture. Mi è capitato di girare per alcune caserme e, ascoltando, ho sentito voci che lamentano talvolta il problema delle camerate, dei servizi o della mensa. Lei mi diceva che ultimamente si sta cominciando a prendere in considerazione e a risolvere queste problematiche infrastrutturali, visto che le nostre caserme sono abbastanza vecchie negli anni.
  Lo stesso lamentano per gli automezzi, realmente assai logori per il lavoro che Pag. 11fanno sia all'estero, che in Italia. Chiaramente, sono sottoposti a uno stress eccessivo, al punto che c'è bisogno veramente di intervenire.
  Al di là del logorio degli automezzi, è importante pensare anche a quello che si diceva in relazione al personale. Purtroppo, abbiamo avuto anche dei suicidi. Ho fatto un'interrogazione per sollevare il problema della mancanza della figura dello psicologo al livello reggimento o anche di battaglione autonomo. Infatti, è importante intervenire sia nella fase preparatoria sia in quella post servizio per alleviare lo stress di questi ragazzi, per sei mesi sottoposti a un'attività abbastanza snervante e, come diceva lei, piuttosto statica, a meno che non si arrivi a un nuovo modello più dinamico.
  Abbiamo 14.000 uomini e donne impiegati in 56 province, dette piazze. Visto che abbiamo l'impegno operativo a livello internazionale, che abbiamo l'impegno operativo a livello nazionale con «Strade sicure», con questo modello che prevede un'ulteriore riduzione, mi chiedo se riusciremo a organizzare questo tipo di servizio per il futuro. Peraltro, lei diceva che si deve comunque risolvere un problema di organico e che se passerete ad un'organizzazione del servizio basata sui turni «in sesta», avrete bisogno di più uomini oppure di ridurre le piazze. Va aggiunto che due regioni d'Italia, la Sardegna e il Molise, non so per quale motivo, non hanno nel loro territorio attività nell'ambito dell'operazione «Strade sicure».
  Vorrei poi chiedere un'ultima cosa sull'indennità onnicomprensiva: è uguale per tutti (ufficiali, sottufficiali e graduati) o è diversificata a seconda del ruolo? Da lì si può partire per un'eventuale possibilità di guardare allo straordinario o all'indennità onnicomprensiva.

  GIOVANNI RUSSO. Ringrazio il Generale per l'analisi puntuale.
  Vorrei chiedere, per quanto riguarda il parco mezzi, se è stata mai effettuata una ricerca sull'efficacia della tipologia di mezzo in rapporto al contesto nel quale viene utilizzato. Per spiegarmi meglio, esistono per l'equipaggiamento i livelli T0, T1, T2 e T3: anche per i mezzi è possibile creare una scala del genere?
  Giusto per fare un esempio molto semplice: molte volte vedo impiegato il Lince, un automezzo abbastanza pesante, anche per il contesto urbano, dove magari potrebbe essere utilizzato un automezzo più leggero. Io vivo nella Terra dei fuochi e molte volte vedo i Lince che attraversano dei vialetti di campagna molto stretti. Giusto per fare un esempio, perché non voglio dire nulla a nessuno, potrebbero essere più efficaci dei reparti in motocicletta, anche perché, qualora ci fossero degli sversamenti, sarebbe più facile inseguire eventualmente questi criminali piuttosto che con il Lince, che è un mezzo molto pesante.

  GIOVANNI LUCA ARESTA. Grazie, Generale, per il prezioso lavoro svolto da lei e dal personale al suo comando.
  Tornando all'aspetto poc'anzi trattato dal collega Russo, vorrei conoscere, sempre in relazione ai mezzi, ovviamente se oggi è in grado di fornirci queste informazioni, altrimenti potrà farlo anche successivamente per iscritto, l'impiego per tipologia di mezzo, gli anni di servizio, i costi di manutenzione e le percentuali d'impiego attese dal mezzo.
  Nel corso della relazione, ha fatto riferimento a un parco generalmente vetusto e soggetto a un'usura straordinaria, peraltro con un impiego giorno e notte, di 1.300 automezzi su tutto il territorio nazionale. Vorrei conoscere, quindi, anche il costo medio annuo per il mantenimento dei mezzi, se possibile, nell'arco dell'ultimo triennio.
  Per quanto riguarda il personale, sempre nell'ambito della relazione ci riferisce di circa 140 ore prestate in eccedenza all'orario di lavoro, oltre alle 87 ore remunerate con il compenso per lavoro straordinario.
  Secondo lei, com'è possibile che si verifichi questa criticità in ragione dell'aumento del personale che c'è stato negli ultimi periodi e se questa criticità nasce una maggiore richiesta di presenza negli obiettivi sensibili da parte delle prefetture, o se dipende da una pianificazione interna, ovviamente non controllabile da voi, e quindi mi riferisco a malattie, impieghi addestrativi Pag. 12 in previsione di futuri impegni anche all'estero.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Mi associo ai ringraziamenti per la relazione del Generale e debbo dire che, nel corso della sua relazione, anche le domande che via via stavo facendomi hanno trovato risposta.
  Mi è parso di cogliere, per quanto riguarda l'aspetto delle modifiche pensate per andare incontro alle problematicità riscontrate durante l'attuazione di «Strade sicure», con un impegno via via crescente richiesto alla Forza armata e, nello specifico, all'Esercito, che il passaggio una maggiore dinamicità dei presidi possa comportare una riduzione delle unità impiegate. Considerando l'analisi sull'impiego del personale che deve essere tolto, su quello che deve essere sempre disponibile, operativo, e su quello impiegato all'estero, a lungo andare i numeri di impiego di personale chiesti nello specifico all'Esercito per «Strade sicure», con le rotazioni che ci sono state documentate, sono sostenibili? Abbiamo anche fotografato una certa situazione per quanto concerne lo stato del reclutamento dell'arma dell'Esercito.
  Ancora, l'impiego del personale coinvolge anche i volontari in ferma prefissata, di un o quattro anni, magari anche in rapporto a quelli in servizio permanente effettivo?
  Le chiederei, inoltre, se le proposte avanzate dallo stato maggiore dell'Esercito di concerto con lo stato maggiore della Difesa con riguardo al rapporto che può intercorrere con l'autorità di pubblica sicurezza, a cui è demandata sostanzialmente la richiesta delle necessità di presidio e di controllo del territorio, possano essere attuate senza la necessità di modifiche normative, ovvero se venga richiesto anche un impegno da parte del Parlamento, e di questa Commissione in particolare.
  Da ultimo, relativamente all'impiego dei mezzi, e ritengo che quelli impiegati per l'operazione «Strade sicure» siano al 100 per cento automezzi di natura ruotata, vorrei sapere se l'attuazione delle convenzioni già predisposte dal Ministero della difesa e di recente sottoscritte e approvate dal MISE possa sopperire un po’ a quell'esigenza di sostituzione per la vetustà oppure si possano trasferire all'operazione «Strade sicure» i mezzi attualmente destinati alla prontezza operativa della Forza armata dell'Esercito.

  MARIANNA IORIO. Ringrazio il Generale per la relazione puntuale. Sarò sintetica nelle domande.
  Nella relazione ha detto che in questi anni più volte è stato rimodulato e incrementato il volume delle unità e, ove risulti opportuno, c'è la richiesta di un maggiore controllo del territorio. Vorrei capire l’iter, nel senso di chi fa la richiesta, chi fa la valutazione e chi dà poi il parere favorevole.
  Inoltre, non so se ne abbiamo già contezza, ma quante sedi di partito sono monitorate nell'ambito dell'operazione a «Strade sicure»?
  Un'altra riflessione viene dall'impiego del personale dell'Esercito per quasi il 98 per cento. Sarebbe opportuno interessare anche altre Forze armate?

  ALBERTO PAGANI. Grazie, Generale, per l'illustrazione, che ci è servita a comprendere molti aspetti dell'ottimo lavoro che state facendo.
  Ho una domanda alla quale devo premettere un paio di considerazioni.
  «Strade sicure» nasce un po’ sull'onda emergenziale come iniziativa per affrontare situazioni in alcune città. Poi, però, col tempo, dall'emergenza passiamo a una forma organizzata di attività dell'Esercito che si ripete tutti gli anni con un dispositivo simile. È chiaro che, quando si passa dall'emergenza a un'organizzazione più strutturata si deve tenere conto del fatto, a meno che naturalmente la politica non decida diversamente, che si tratta di una attività che l'Esercito deve svolgere in modo ordinario.
  Seconda considerazione. Naturalmente, io sostengo che occorra investire di più per la difesa nella legge di bilancio, ma si opera sempre con quello che passa il convento. Con le risorse che ci sono si può pensare a riorganizzazioni che permettano un utilizzo ottimale della forza disponibile senza Pag. 13gravare sui costi, come nelle proposte che avete avanzato. Ogni volta che si pensa a una cosa nuova, bisogna pensare che poi bisogna toglierne una vecchia, altrimenti non si fanno quadrare i conti.
  Terza e ultima considerazione, prima della domanda. Per ogni attività si parte da un'analisi della minaccia e del contesto nel quale la minaccia si può esplicare. L'addestramento delle Forze armate, in particolare quello dell'Esercito, non nasce prioritariamente per contrastare una minaccia tipica del contesto urbano in zona non di guerra. È un addestramento che ha altre specificità e, per poter impiegare nel modo ottimale soldati dell'Esercito in un contesto urbano, è necessario riqualificare una parte della Forza armata con un addestramento specifico. Gran parte delle cose apprese non serve, e magari ne servono altre che devono essere insegnate e apprese.
  Probabilmente, non serve a nulla avere un addestramento militare per riconoscere i fili d'inciampo per le mine e serve poco, forse, anche saper sparare con un'arma automatica. A meno che, infatti, non ci si trovi di fronte a un attacco terroristico come quello a Charlie Hebdo o del pazzo con la cintura esplosiva, in gran parte delle occasioni le attività dei militari di «Strade sicure» non richiedono l'utilizzo di un fucile automatico, ma altro tipo di intervento. Può essere utile, invece, riconoscere segnali deboli di minaccia, imparare a utilizzare in modo corretto e preciso dispositivi non letali, a fermare un ubriaco o una persona un po’ scombinata. Naturalmente, questo tipo di addestramento richiede tempi e costi.
  Vengo ora alla domanda. Partendo dai suggerimenti che già avete posto nella vostra relazione e che io trovo assolutamente condivisibili, e quindi ritengo necessario attuare, si può pensare a una revisione maggiore del dispositivo, riducendo del 20-30 per cento le postazioni fisse, che sostanzialmente svolgono una funzione più di rassicurazione per chi ci passa davanti e vede i militari che non di intervento reale, per avere personale che turna «in sesta» più qualificato e opera con dispositivi mobili, quindi in grado di svolgere anche una maggiore efficacia?
  Tra le due esigenze, quella di svolgere una funzione efficace e quella di rassicurare i cittadini, a mio parere la prima è più importante. Sarei per sacrificare un po’ l'elemento «estetico» della presenza di un mezzo non idoneo al contesto urbano e non necessario fermo davanti al Colosseo (poi, magari, il Colosseo è l'esempio sbagliato) per avere invece un dispositivo più efficace e mobile che riesce realmente a contrastare un potenziale pericolo, quindi a rendere realmente più sicure le nostre strade.

  DAVIDE GALANTINO. Ringrazio il Generale Bonato per la puntuale esposizione dell'operazione.
  Comandante, ieri il Generale Farina ha fatto riferimento alla capacità di determinare la turnazione delle unità designando, laddove possibile, reparti con sedi coincidenti o prossime all'area di impiego: è possibile fornire ulteriori informazioni in merito alle distanze maggiormente registrate nell'impiego del personale, per esempio negli ultimi tre anni? È possibile fornire anche i dati relativi alle distanze medie percorse tra le caserme di appartenenza e le piazze di impiego, così come la residenza del militare e la piazza di impiego?
  Inoltre vorrei sapere se le è possibile girare alla Commissione il documento con le slide della presentazione in formato originale.

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO. Grazie, Generale, per l'analisi, e soprattutto per il lavoro che le Forze armate svolgono anche nell'ambito di quest'operazione al servizio della collettività.
  Io ho una valutazione di carattere personale. Dal mio punto di vista, per quanto quest'operazione avesse all'epoca in cui è stata istituita una valenza straordinaria e poi da lì, come diceva anche l'onorevole Pagani, invece è diventata un dispositivo permanente, immaginare dei soldati a presidio di alcuni siti, e quindi in un atteggiamento statico, snatura il valore dei nostri Pag. 14militari e delle nostre Forze armate, ma questa è una considerazione a titolo personale.
  Nell'ambito, però, della considerazione a titolo personale, effettivamente, immaginare di poter avere un dispositivo maggiormente dinamico quantomeno restituisce – mi passi il termine – la dignità ai militari che svolgono quest'operazione.
  Il quesito, a parte quest'osservazione, è relativo alla copertura giuridica e alle regole di ingaggio. Mi sembra che lei facesse riferimento al fatto che ci siano delle lacune relative all'adeguata copertura giuridica per poter agire con funzione di agente di pubblica sicurezza.
  Mi chiedo se noi politici possiamo lavorare per facilitare l'assunzione di una totale copertura giuridica e se, anche in caso di eventuali ostilità – può sempre accadere che ci sia, ahimè, lo scongiuriamo, un attacco terroristico in una città in cui i militari stanno presidiando un'area specifica – le regole di ingaggio favoriscono la completa funzione dei militari o invece bisogna aspettare che intervengano delle forze di supporto.

  RENZO TONDO. Intervengo molto brevemente, perché ho una domanda sola.
  Apprezzo la relazione del Generale, che ci ha fornito informazioni importanti e utili. Noi assistiamo oggi sul versante nord-est, sul confine sloveno-croato, a un aumento di quella che chiamano la rotta balcanica, ossia ad attraversamenti di frontiera da parte di persone che vengono da Paesi che non sono in guerra.
  Io credo che ci sia la necessità di fare in futuro un ragionamento su questo, di implementare la collaborazione con i Governi sloveni e croati, e che quindi ci siano anche i presupposti per una presenza maggiore delle nostre forze di controllo in quella zona. Anche nei giorni scorsi, abbiamo assistito a scorribande, ad automobili che attraversavano a piena velocità il confine inseguiti dai Carabinieri e della Polizia slovena, perché evidentemente i Trattati consentono in parte anche questo.
  C'è la necessità di capire se possiamo essere maggiormente presenti, non tanto sul confini italo-sloveni, ma in collaborazione con gli sloveni e con i croati sui confini verso la Bulgaria, verso la Bosnia, dove c'è una forte presenza musulmana e anche un radicamento terrorista che, dalle informazioni che abbiamo, in quella regione sta crescendo. Credo che sia un punto da mettere in forte attenzione, perché la rotta balcanica sta facendo aumentare notevolmente la penetrazione di persone anche pericolose.

  LUCA RODOLFO PAOLINI. Una delle mie domande è stata anticipata dal collega, che chiedeva se il Comandante ritenesse opportuno utilizzare ancora più ampiamente le capacità tecnologiche, in particolare i Raven, ma anche altre capacità, come l'analisi di flussi elettronici, l'analisi delle comunicazioni che l'Esercito fa abitualmente per altri fini anche per scopi di sicurezza interna, e quindi homeland security, anche in funzione di prevenzione, monitoraggio o semplicemente per metterle a disposizione delle autorità di pubblica sicurezza e/o dell'autorità giudiziaria. Penso, per esempio, ai flussi di persone che entrano in Italia senza autorizzazione e che, com'è noto, essendoci un'azione più fortemente di controllo sul mare, si stanno spostando appunto lungo le rotte terrestri ai confini est dell'Italia.
  In sostanza, lei ritiene auspicabile un maggior utilizzo anche in funzione di intelligence generale e di messa a disposizione di dati informativi dell'autorità giudiziaria, delle autorità di pubblica sicurezza, da parte di unità appositamente incrementate dell'Esercito?

  PRESIDENTE. Do la parola al Generale Bonato per la replica.

  FEDERICO BONATO, Comandante del COMFOTER. Innanzitutto, ringrazio tutti gli onorevoli per le domande, che mi consentono di chiarire e di sviluppare le informazioni.
  Cominciamo dall'onorevole Del Monaco e dalle infrastrutture, camerate, servizi, mensa.
  Certo, noi siamo i primi a renderci conto che le strutture o le infrastrutture Pag. 15sono vetuste, che le possibilità o le disponibilità di finanziamento o di miglioramento anche nel passato non sono state illimitate. Noi stiamo lavorando proprio specificatamente sulle attività per capire dove sia meglio intervenire, soprattutto sulla piazza di Roma, che rappresenta un punto nevralgico, dove ci sono più di 2.000 uomini impiegati. Dicevo che c'è il massimo sforzo, la massima attenzione, questo non solo nelle infrastrutture.
  Lei diceva delle mense. È vero, ci sono talvolta dei servizi forniti da determinate ditte magari non all'altezza. Le visite, quando si parla con il personale impiegato per capire come sono, dove sono, dove sono ospitati, come si mangia e altro, è un modo per intervenire a tutti i livelli di comando per porre rimedio e proporre soluzioni alle problematiche che esistono.
  Gli automezzi sono parco vetusto, e così rispondo anche a chi chiedeva se non fosse possibile impiegare altri automezzi.
  Fondamentalmente, noi abbiamo due tipi di automezzi, al di là dei mezzi commerciali, che poco si prestano all'impiego o al movimento di personale con armamento: VM (Veicolo Multiruolo) e VTLM (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo). I VM ormai sono fuori produzione. Quelli che abbiamo, li abbiamo da 15, 20, 25 anni, e facciamo – passatemi il termine – i salti mortali per cercare di mantenerli in servizio e in funzionamento.
  Abbiamo, poi, i VTLM, per i quali si decide in funzione dei posti e delle richieste da parte dei prefetti. È vero, infatti, che a firmare le consegne è il Comandante del raggruppamento, ma sono controfirmate e approvate dal prefetto, quindi è il prefetto che talvolta dice di volere qualcosa che si veda e che sia grosso: se serve, come in piazza Venezia, nella zona del Colosseo o in tanti altri posti in giro per l'Italia, quel mezzo si mette di traverso e lì non passa nessuno. Sono tanti gli aspetti e tante le considerazioni da fare sul perché di un VM e di un VTLM.
  Posso fare un altro piccolo esempio. A San Candido, a Pusteria, a Prato alla Drava, quando avevamo il servizio di controllo delle frontiere, avevamo i VTLM, che chiaramente nelle piccole strade o stradine di montagna poco si prestavano, nel periodo invernale ancor di più. Chiedemmo e ottenemmo l'autorizzazione del prefetto a impiegare VM o AR (Autovetture da ricognizione) anziché i VTLM. È un aggiornamento fondamentalmente costante.
  Quanto al personale psicologo, i controlli vengono fatti, onorevole, già da parecchio tempo. Gli psicologi non sono ancora a livello reggimento, perché l'alimentazione, l'arruolamento e la specificità del personale richiedono tempo, ma c'è un ufficio centrale allo stato maggiore dell'Esercito e ogni brigata dell'Esercito attualmente ha uno, forse anche due ufficiali psicologi. Se servono poi dati precisi, glieli posso fornire. Fanno attività pre-formazioni, pre-impiego, fanno un controllo durante l'impiego e fanno un controllo post impiego per capire quali possono essere o se ci sono le ragioni di stress, come riconoscerle, combatterle, prevenirle e come sapere di dover parlare.
  C'è, quindi, una particolare attenzione a questo, e non solo per l'operazione «Strade sicure», ma per qualsiasi territorio, qualsiasi operazione all'estero. La brigata che è attualmente in Afghanistan ha sicuramente almeno uno psicologo al seguito. È il nostro tecnico, sono i nostri occhi per capire se c'è qualcuno che ha bisogno di un supporto, di aiuto.
  Perché non ci sono attività in Sardegna e in Molise? Fondamentalmente, nell'ambito di quei 7.045 uomini previsti dal decreto-legge, salvo incrementi o altro, sono i prefetti che chiedono al Ministero degli interni l'intervento o la necessità di avere personale militare su determinate piazze. I prefetti di Alghero, di Cagliari, di Nuoro, di Sassari non hanno mai chiesto, perché evidentemente non giudicano sia necessaria la presenza militare per far fronte a determinate esigenze. E lo stesso vale per il Molise.
  Quanto a tutti gli altri raggruppamenti, non dico settimanalmente, ma spesso ci sono particolari esigenze. Faccio l'esempio banale di Bolzano: il prefetto ha chiesto di chiudere Prato la Drava e di aprire, con lo stesso personale, un presidio per il servizio di controllo di fronte al tribunale di Bolzano Pag. 16 dove c'era esigenza per un processo in corso. Il prefetto ha, quindi, la possibilità di chiedere che si passi da un posto all'altro nell'ambito dei numeri a lui assegnati.
  Se parliamo, invece, di incrementi, questo è un altro discorso che vede coinvolto il Ministero degli interni, il comando operativo di vertice interforze, e si prevede un provvedimento ad hoc che autorizzi l'incremento di un certo numero di unità. Questo è legato non solo alla posizione di agenti di pubblica sicurezza, ma anche al finanziamento del personale in più che viene impiegato.
  Quanto all'indennità, sicuramente cambia in funzione del grado. Le posso dire genericamente che sicuramente varia, ma i maggiori beneficiari mi risulta siano i gradi più bassi. Non ricordo esattamente per l'indennità omnicomprensiva, quindi quella legata ai quei 48 milioni di euro, ma il volontario, che mediamente ha un grado medio-basso, anziché percepire 760 euro, ne percepirebbe 1.000. Ripeto, però, che preferisco non fornire numeri. Se interessa, signor presidente, possiamo fornire una scheda esatta in modo che lei abbia contezza. Provvederemo in questo senso.
  Onorevole Russo, quanto al parco mezzi, tipologia, efficacia, purtroppo non abbiamo la possibilità di scegliere i mezzi. Abbiamo i Land Rover, macchine da ricognizione, ma soprattutto le macchine che si prestano per il movimento di una squadra di tre, quattro o cinque uomini sono i VTLM e i VM 90. Sono quelli i mezzi che fondamentalmente utilizziamo.
  Ripeto che impiegare un VM o un VTLM in una determinata zona, come dicevo, dipende dalle indicazioni che provengono dall'autorità prefettizia o di Polizia: nell'eventualità in cui succedesse qualcosa, dobbiamo essere in grado di bloccare, stoppare, controllare e così via. T0, T1, T2, T3 e T4 sono designabili in maniera relativamente semplice in funzione dei vari gradi, della situazione nei vari siti, che è responsabilità del Comandante del raggruppamento, ma per i mezzi ci sono VM o VTLM. Altra scelta, al momento, non abbiamo.
  Quanto alla vetustà del parco, come dicevo, è un problema. Speriamo di poter disporre di macchine nuove. So che c'è l'idea di nuove macchine che dovrebbero sostituire il VM, che chiaramente semplificheranno tutte le esigenze di trasporto, ma soprattutto di manutenzione. Come per le nostre macchine, utilizzare la macchina in città per dodici mesi l'anno è differente che utilizzare la macchina facendo un viaggio esterno. Il consumo di freni, per i semafori e altro è sicuramente maggiore per una macchina all'interno di una città, ma questo è purtroppo quello che avviene.
  Diceva anche delle motociclette. Si tratta sempre dell'equilibrio che bisogna trovare tra la disponibilità, la possibilità di muoversi e la sicurezza. Il caso delle motociclette è già stato esaminato e le dico anche quello di uomini a cavallo all'interno dei parchi. È stato fatto per determinate occasioni. Ricordo, credo proprio qui a Roma, l'impiego di motociclette all'interno di un parco in un'azione di Polizia. Il personale singolo, però, o due, una motocicletta e chi la guida, è molto più esposto a qualsiasi tipo di incidente. Faccio un esempio banale: un cavo di ferro tirato su un sentiero o altro.
  Sono già state valutate anche nel passato, sono già state concesse, ma per casi molto specifici, anche perché ripeto che il movimento in motocicletta è molto particolare, avviene in spazi abbastanza ristretti e magari compartimentati, dove non avviene il reciproco controllo tra chi deve andare e chi deve dare supporto. È una questione molto delicata, ripeto, per la sicurezza del personale.
  Quanto ai mezzi, e con questo concludo, onorevole Russo, chiaramente sostenere i nostri programmi e progetti, avere disponibilità di risorse faciliterebbe l'inserimento di nuove macchine. Come diceva, però, l'onorevole Pagani, chiaramente bisogna fare i conti con le risorse che ci sono.
  Onorevole Aresta, quanto a tipologie di mezzi, costi di servizio, costo medio annuo nell'ultimo triennio, in questo momento non sono in grado di fornirle i dati, ma prendo l'impegno, signor presidente, come dicevamo per altri dati, e le faremo avere i dati di immatricolazione, l'anno di costruzione e i chilometri percorsi. Ne siamo Pag. 17sicuramente in possesso. A breve giro posso fornirli.
  Dicevo, poi, che il personale è costituito da 7.000 persone, calibrate ai 465 siti. Se c'è un incremento di personale, c'è per una richiesta di incremento di obiettivi. Torno all'esempio di prima: impiegando il personale «in sesta» non necessariamente riduciamo il personale. Potremmo andare «in sesta» semplicemente incrementando l'attività dinamica.
  Faccio un esempio banalissimo: anziché avere, per tre ambasciate a 70 metri una dall'altra, dodici persone per ciascuna che fanno un servizio di 18-24 ore al giorno e, quindi, trentasei persone impiegate per tale servizio, potremmo avere una pattuglia mobile (appiedata, motorizzata o altro) di quattro persone per i quattro o per i sei turni, sei se andiamo «in sesta», cioè ventiquattro persone. Risparmieremmo comunque dodici uomini, che potrebbero incrementare il sesto turno di un altro sito, quindi andare «in sesta», avere maggior recupero e fare quell'attività dinamica di cui dicevo che è più remunerativa e risponde alle nostre caratteristiche.
  Comunque, tutto dipende sempre dal prefetto. Chiaramente, è il prefetto che dà disposizioni. Tutti i giorni passo a piedi da dove abito, in zona San Giovanni, allo stato maggiore dell'Esercito, e a piazza San Giovanni, per esempio, c'è il portone della Sacra Rota perennemente controllato da due nostri uomini, lì tutto il giorno al sole, sotto l'acqua, al freddo. Penso: durante il giorno, servirà, ci sarà l'esigenza. Quando, però, il portone è chiuso, il sabato e la domenica, c'è necessità che quei due uomini facciano la guardia – passatemi l'espressione – al bidone chiuso? Ripeto che vediamo delle difficoltà nell'ambito delle nostre attività, ma a decidere è solo una persona. Quella dice: no, si rimane. E rimaniamo.
  Le chiese? San Giovanni è super controllata, Santa Maria Maggiore è super controllata. In 800 metri ci sono altre tre chiese che non sono controllate, per cui non hanno previsto servizi, e speriamo di continuare così, perché i numeri non ci permettono di andare oltre. In effetti, però, la realtà è che, se io dovessi compiere qualche atto dimostrativo, penso che non andrei alla chiesa di Santa Maria Maggiore o a San Giovanni, ma lo farei da qualche altra parte, sempre una chiesa. Sono punti di vista diversi.
  Ultimo esempio, nell'anno del Giubileo a Roma sono stati incrementati i numeri e siamo aumentati complessivamente su Roma credo di 800 uomini. Oggi, siamo nella stessa postura dell'anno giubilare. Le chiese dell'anno giubilare sono le stesse che controlliamo oggi.
  Ci sono sicuramente siti particolari, Vaticano, sinagoghe e altri obiettivi, ma ce ne sono tanti altri sui quali forse si potrebbe intervenire. Con il Capo di stato maggiore stiamo parlando, stiamo cercando, ma, se posso permettermi, un aiuto da parte vostra sarebbe sicuramente molto ben accetto da parte di tutti, e primo tra tutti dal personale che ci lavora.
  Onorevole Ferrari, sulle modifiche allo studio per risolvere la problematica dinamicità credo di aver già risposto: è legata alla questione dei prefetti, della disponibilità e della volontà di rivedere il servizio.
  Si diceva che non ci sarebbe una riduzione dei numeri con la riduzione «in sesta»: mantenendo gli stessi obiettivi, si potrebbe organizzare in maniera diversa il servizio e sarebbe forse – noi riteniamo – più sostenibile.
  Quanto alla sostenibilità dei numeri, noi riteniamo che oltre 7.000 saremmo veramente... È chiaro poi che all'emergenza si risponde. Ci sono i plotoni per le pubbliche calamità, ma siamo già veramente a numeri elevatissimi. Si parla di 42.000, ma noi siamo 90.000. Le guardie vivono nelle caserme, ci sono i depositi munizioni, il personale del Comando, i comandi, tutta la parte logistica e la parte infrastrutture, la parte scolastica. Ce ne sono tanti, ma con impegni, caratteristiche e necessità molto diversi. Se si potesse ridurre quel numero di 7.000, saremmo più che contenti.
  Quanto al personale, fondamentalmente viene impiegato tutto, indipendentemente dai grandi (VFP1, VFP4, VSP, comandanti, sergenti, sergenti maggiori, comandanti di plotone, comandanti di compagnia). Tutto Pag. 18il personale è impiegato in una rotazione nell'ambito dei reparti. Anche qui, però, non esistono mai il bianco e il nero: il personale che lavora all'interno dell'ufficio maggiorità, che gestisce i libretti, magari non può essere impiegato, e quindi c'è qualcun altro che fa il subentro. Peraltro, i VFP1, prestando servizio presso «Strade sicure», acquisiscono un punteggio 0,01 per ogni giorno prestato un servizio, che vale poi ai fini dell'avanzamento nei passaggi successivi.
  Quanto a proposte e varianti, l'impegno parlamentare non serve. Faccio l'esempio di ponte Morandi, in cui in 24 ore abbiamo schierato 155 uomini della brigata «Taurinense», a Genova, su tutti i siti che il prefetto aveva detto. Inizialmente, quei 155 uomini erano in più all'operazione «Strade sicure». Sono stati poi ufficializzati con un decreto-legge successivo, che istituiva il servizio che forniva la parte finanziaria, e quindi si è ufficializzato quello che facevamo già da un po’ di giorni.
  È solo un problema tecnico. Essendo impiegati nell'ambito dell'operazione «Strade sicure» anche in numeri maggiori, ma richiesti comunque dall'autorità prefettizia e dal Ministero dell'interno, si presuppone che, qualora dovesse succedere qualcosa, chiunque sia in grado di dire: tu sei un agente di pubblica sicurezza.

  PRESIDENTE. Generale, perdoni, ma le chiederei la disponibilità di far pervenire le risposte scritte ai colleghi che hanno già fatto delle domande, anche perché alle ore 11 riprenderanno i lavori dell'Aula.

  FEDERICO BONATO, Comandante del COMFOTER. Certamente, Posso solo rispondere all'onorevole Iorio, che è la rappresentante femminile. Sinceramente, delle sedi di partito non so, ma le faccio sapere. So, per esempio, passando qui nella zona, del Partito Democratico.
  Il 98 per cento dell'Esercito è perché l'operazione è dell'Esercito. L'Aeronautica partecipa, come la Marina. Abbiamo anche chiesto recentemente se ci fosse una disponibilità da parte delle altre Forze a farsi carico di una determinata regione in cui non abbiamo grosse collocazioni. Al momento, ci è stato detto di no. Il 98 per cento dell'operazione, quindi, è stata e continuerà a essere coperta, immagino, dall'Esercito.
  Chi fa richiesta dei posti da controllare? Come al solito, i prefetti, nell'ambito dei numeri autorizzati, possono prevedere, parlando col comandante del raggruppamento, di spostare da un posto all'altro in funzione delle loro esigenze.
  Presidente, ringrazio ancora per l'attenzione. Mi riservo di rispondere per iscritto a quelli a cui non ho ancora risposto. Forse sono stato troppo lungo, ma è la passione. Ci lavoriamo veramente ogni giorno, siamo in tanti a lavorare per far funzionare le cose sempre meglio. Questo è il nostro sforzo fondamentale.
  Comunque, vi ringrazio e vi auguro buon lavoro. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale, per l'esaustiva relazione e per la disponibilità puntuale e anche per la presentazione informatica che ci ha illustrato e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione (vedi allegato).
  Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.

Pag. 19

ALLEGATO

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32