XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 25 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CONDIZIONI DEL PERSONALE MILITARE IMPIEGATO NELL'OPERAZIONE «STRADE SICURE»

Audizione del Capo di stato maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'armata, Salvatore Farina.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 
Farina Salvatore , Capo di stato maggiore dell'Esercito ... 2 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8 
Galantino Davide (M5S)  ... 8 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 9 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 9 
Iovino Luigi (M5S)  ... 10 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 10 
Farina Salvatore , Capo di stato maggiore dell'Esercito ... 10 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 12.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'armata, Salvatore Farina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione «Strade sicure», l'audizione del Capo di stato maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'armata Salvatore Farina.
  Saluto e do il benvenuto al Generale Farina, che ringrazio per la sua presenza. Il Generale Farina è accompagnato dal Colonnello Massimiliano Quarto, Capo ufficio generale del Capo di stato maggiore dell'Esercito.
  Ricordo che dopo l'intervento del Generale Farina darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni; successivamente il Generale potrà rispondere alle domande poste. Chiedo quindi ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Lascio quindi la parola al Generale Farina.

  SALVATORE FARINA, Capo di stato maggiore dell'Esercito. Onorevole presidente, onorevoli deputati, desidero innanzitutto estendere il mio saluto e quello del personale in uniforme che ho il privilegio e l'onore di comandare, nonché di tutti i dipendenti civili della Difesa che sono in servizio nell'ambito della Forza armata.
  Ringrazio le signorie loro per l'opportunità concessami di poter presentare un quadro di situazione sulle condizioni dei militari impiegati nell'operazione «Strade sicure» e soprattutto illustrare le numerose iniziative che l'Esercito sta portando avanti: questo sia in favore degli uomini e delle donne che da quasi undici anni contribuiscono quotidianamente alla sicurezza dei nostri cittadini, sia nell'ottica di razionalizzare l'impiego complessivo del dispositivo in modo efficace ed efficiente, e così assicurare un contributo maggiormente qualificato alle attività di homeland security.
  Un contributo, quello reso dalla Forza armata nell'assolvimento di questo compito, che è elevato ed evidente, così come testimoniato dai risultati ottenuti negli ultimi dodici mesi: quasi 191.000 le persone controllate, di cui oltre 420 tratte in arresto, a cui si sommano i sequestri di 220 automezzi, di 42 armi e di oltre 58 chilogrammi di sostanze stupefacenti.
  Tali dati, se riferiti invece all'avvio dell'attività dall'agosto 2008, vedono tali numeri attestarsi a quasi 3,5 milioni di individui controllati per un totale di 16.000 arresti, innumerevoli sequestri riguardanti circa 13.000 tra auto e moto, quasi 1.200 armi e più di 2.300 chilogrammi di sostanze stupefacenti.
  Di fronte a questi numeri, quale indispensabile punto di partenza ritengo opportuno richiamare rapidamente la genesi dell'operazione, la legge n. 125 del 24 luglio Pag. 3 2008, nell'ambito della quale veniva stabilito che, cito testualmente, «per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio, può essere autorizzato un piano di impiego di un contingente di personale appartenente alle Forze armate».
  Nel medesimo provvedimento venivano introdotti importanti aspetti, tuttora vigenti, riguardanti l'attribuzione della qualifica di agente di pubblica sicurezza al personale, e il fatto di porre gli assetti a disposizione dei prefetti, delle province per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia. Non ultimo, si definiva in 3.000 unità allora il contingente massimo di impiego e in un periodo di sei mesi, rinnovabile una sola volta.
  Negli anni successivi, tuttavia, si sono susseguiti provvedimenti che non solo hanno prorogato la durata dell'intervento, ma hanno progressivamente incrementato anche le forze impiegate. Così è accaduto con il decreto interministeriale del 3 agosto 2009, che ha elevato il dispositivo in pianta stabile a 4.250 unità, e con altri disposti normativi che, spesso scaturiti da esigenze specifiche e limitate, nel tempo hanno assunto effetti duraturi.
  Richiamo ad esempio il decreto interministeriale del 27 febbraio 2015, con il quale il dispositivo, al tempo già pari a 4.800 unità, è stato incrementato di 600 elementi per l'Expo 2015, per poi passare, con delibera del Consiglio dei ministri del 29 aprile dello stesso anno, a 6.655 militari. Dopo l'esigenza nel novembre 2015, l'operazione è rientrata per un breve periodo a 4.800 unità, per poi essere nuovamente ricondotta a 6.300, in ragione dei 1.500 militari schierati per contribuire alla sicurezza del Giubileo straordinario della Misericordia fino al 30 giugno 2016.
  A seguire, ulteriori provvedimenti adottati in rapida successione nel primo semestre di tale anno hanno portato le consistenze organiche a 7.050 unità, valore confermato a tutto il 2019 nell'ambito della legge di bilancio 2018.
  Inoltre continuano ad essere impiegati ulteriori contingenti in virtù di specifici decreti ed ordinanze, come nel caso dei quindici militari tuttora schierati a seguito del sisma che ha colpito l'isola di Ischia o dei 120 schierati dopo il terremoto del 26 dicembre 2018, che sono stati coinvolti in attività antisciacallaggio in provincia di Catania, quest'ultima esigenza peraltro cessata due giorni fa.
  Un numero ulteriormente accresciuto di recente in relazione ai 500 militari che, dallo scorso 20 giugno fino a metà luglio, contribuiranno a fornire sicurezza durante lo svolgimento della trentesima edizione delle Universiadi in Campania.
  In sintesi, il numero complessivo degli uomini e delle donne oggi impiegati nell'operazione ammonta a 7.565 unità, di cui poco meno di 7.400, cioè circa il 98 per cento, appartengono all'Esercito.
  Questa rapida disamina di carattere storico-evolutivo evidenzia, da un lato, l'aspetto frammentario, contingente e progressivo con cui l'operazione si è sviluppata e si è strutturata nel tempo; dall'altro, dimostra come l'impegno e la professionalità espressi dall'Esercito, unitamente ai contributi delle altre Forze armate, a favore della sicurezza della popolazione e nel fronteggiare le numerose situazioni di emergenza siano stati fattori talmente apprezzati dai cittadini da indurre i vertici del Paese a rinnovare nel tempo l'operazione «Strade sicure».
  La tempestività di intervento, la capillare distribuzione delle forze in ogni regione e la capacità di rischieramento delle unità in qualsiasi condizione ambientale sono state determinanti per la salvaguardia della vita umana e hanno ricevuto il plauso unanime della comunità italiana in molteplici circostanze.
  Da queste considerazioni e dal crescente quanto duraturo impegno nel tempo scaturisce poi un importante riflessione. Se si considera che a un militare schierato ne corrisponde uno in approntamento e uno, al termine dell'operazione, in ricondizionamento posti impiego, si deduce come il numero complessivo delle forze orientate o dedicate all'operazione «Strade sicure» sia pari a circa 22.000 unità. Alla stessa stregua, Pag. 4 considerando che l'impiego di oltre 3.300 militari all'estero in operazioni richiede un bacino costituito di almeno 10.000 unità e altrettanti sono impiegati per gli impegni assunti in ambito internazionale per fronteggiare imprevedibili situazioni emergenziali in standby, si deduce che il numero delle forze effettive dell'Esercito mediamente impegnate si avvicina alla quasi totalità della componente operativa, dato che richiama una particolare attenzione circa le conseguenze di ulteriori incrementi di personale, così come sull'eventuale, prolungato mantenimento del livello di impegno corrente, che renderebbe difficoltoso il completo svolgimento dei cicli addestrativi e di approntamento per le altre missioni assegnate all'Esercito.
  Dopo questo inquadramento generale, passo ora ad illustrare rapidamente l'attuale organizzazione di «Strade sicure». Ad oggi, la struttura prevede la distribuzione delle forze in 12 Comandi interprovinciali ed interregionali, denominati Raggruppamenti, con la responsabilità su un totale di 56 province, che prende il nome di piazze.
  Per quanto riguarda la catena di comando e controllo, il comando operativo è esercitato dal Capo di stato maggiore della Difesa per il tramite del COI (Comando operativo di vertice interforze) mentre il controllo operativo è stato delegato al sottoscritto, in relazione al fatto che, come già sottolineato, la quasi totalità del personale impiegato appartiene all'Esercito, un ruolo che assolvo per il tramite del Comando delle forze operative terrestri, Comando Operativo Esercito, e attraverso una suddivisione territoriale articolata in tre macroaree di responsabilità, attribuendo rispettivamente al Comando truppe alpine i raggruppamenti Piemonte-Liguria, Val Susa-Val d'Aosta, Lombardia-Trentino-Alto Adige; al Comando forze operative Nord i raggruppamenti Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Toscana; al Comando delle forze operative Sud i raggruppamenti Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Basilicata, Sicilia orientale, Calabria e Sicilia occidentale.
  Tale complessa organizzazione assicura la vigilanza di oltre 460 obiettivi sensibili, tra i quali 67 stazioni ferroviarie e metropolitane, 58 luoghi di culto, 33 porti e aeroporti, 59 sedi diplomatiche, 18 Centri di accoglienza richiedenti asilo e 35 siti UNESCO.
  A queste attività si aggiungono il contrasto al fenomeno dello sversamento illecito e dei roghi di rifiuti nella cosiddetta «Terra dei fuochi», il controllo dei valichi di frontiera nelle zone evacuate a seguito degli eventi calamitosi del centro Italia e dell'isola di Ischia, nonché il già richiamato concorso per l'esigenza delle Universiadi.
  Entriamo ora nel vivo dell'analisi dei principali provvedimenti recentemente approvati e di quelli ancora in itinere, al di fuori della mia portata, per i quali auspico un favorevole riscontro, tutte misure che fanno seguito a iniziative intraprese dai miei predecessori che, come già sottolineato, mirano a valorizzare le peculiarità tecniche e specialistiche espresse dall'Esercito e soprattutto a migliorare ulteriormente la condizione dei nostri uomini e donne, vero asse portante dell'operazione, cercando di conciliare l'operatività dell'istituzione con le esigenze personali dei singoli e dei familiari.
  Uno dei primi aspetti riguarda la verifica e l'aggiornamento delle misure di tutela della salute, poste in essere dalla Direzione per il coordinamento centrale del servizio di vigilanza e protezione, che è insita nello stato maggiore dell'Esercito. Accanto alla completa revisione delle disposizioni generali in materia, contenute nei documenti che disciplinano lo specifico impiego, ho affidato a tale Direzione il compito di supportare tutti i vertici d'area e gli enti dipendenti attraverso un'aderente consulenza tecnica e scientifica.
  A tutela del personale impiegato in particolari aree come quella della Terra dei fuochi, è stata effettuata una specifica, delicata valutazione del rischio, basata sull'acquisizione e sulla verifica dei dati ambientali, approfondimenti che hanno consentito sia di verificare l'assenza di rischi correlati, sia di ottimizzare le precipue misure di prevenzione e protezione. Pag. 5
  Un altro aspetto monitorato deriva dal fatto che, nella maggior parte dei casi, il personale in operazione svolge il periodo di servizio lontano dalle proprie famiglie e dai propri interessi. Per mitigare tale criticità, uno dei parametri che abbiamo utilizzato ancor più nell'ultimo anno per determinare la turnazione delle unità è stato quello di designare, laddove ovviamente possibile, reparti con sedi coincidenti o prossime all'area di impiego in operazioni. È ovvio che il protrarsi dell'intervento, unito al progressivo e crescente incremento della forza impiegata, non rende sempre possibile adottare detto accorgimento.
  Tutto questo in una pianificazione che, in un'ottica generale, tiene conto di un'equa ripartizione dello sforzo tra tutte le unità operative, delle concorrenti e concomitanti ulteriori esigenze in Italia e all'estero, dell'alimentazione dei bacini di forze ad elevato stato di prontezza.
  Al riguardo, ritengo opportuno evidenziare alle signorie loro come già dallo scorso anno abbiamo sviluppato una dettagliata e capillare pianificazione di impiego a respiro triennale, in modo da rendere più efficiente l'approntamento degli stessi reparti poi chiamati ad operare, e contestualmente consentire ai singoli di conciliare al meglio le esigenze personali, perché ogni reparto e, quindi, ogni soldato conosce con congruo anticipo gli impegni addestrativi di approntamento e quelli operativi, compreso «Strade sicure», grande vantaggio sia per il personale che per i reparti.
  Vorrei altresì rappresentare che nel ciclo di approntamento a premessa dell'impiego, oltre ad attività specifiche quali tecniche di difesa con il metodo di combattimento militare e approfondimenti di carattere giuridico-legale sullo status di agente di pubblica sicurezza, dal 2017 ad oggi sono state implementate apposite iniziative di supporto psicologico, aventi l'obiettivo di verificare e migliorare morale e condizioni psicofisiche dei militari. Inoltre, a partire dal 2018 sono condotte specifiche sezioni formative dedicate allo stress management, a cui si aggiungono sistematici interventi di supporto psicologico, svolti durante l'operazione e al termine dell'impiego, assicurando il pieno supporto specialistico in ogni circostanza.
  Altre importanti iniziative di carattere prevalentemente operativo, ma sempre finalizzate ad accrescere l'efficienza del servizio e il benessere personale, sono quelle tese a ridurre il più possibile il carattere ripetitivo e statico dei servizi. In tal senso, nel secondo semestre del 2018 è stato adottato un provvedimento volto a fornire maggiore flessibilità nell'equipaggiamento. In particolare, bilanciando le esigenze di sicurezza e mobilità con le capacità operative esprimibili, sono state definite quattro diverse configurazioni standardizzate, delegando a ciascuno dei comandanti di raggruppamento la valutazione e la decisione per la forma di configurazione più adatta, in ragione delle specifiche tipologie di impiego dell'area e dell'effettivo e contestuale livello di attenzione in essere in quell'area.
  Evidenzio come i risultati di tale provvedimento, verificati anche da visite frequenti da parte di autorità di vertice del dicastero, siano stati particolarmente apprezzati dai comandanti e dagli stessi militari.
  Sono stati compiuti importanti sforzi per promuovere l'adozione di modalità operative più aderenti alla peculiarità d'impiego dell'Esercito, prevedendo, di concerto con i prefetti, lo svolgimento di servizi maggiormente dinamici, nell'ottica di ottenere molteplici benefici, tra cui assicurare un contributo più rilevante in termini di output operativo mediante compiti più qualificati e incisivi sotto il profilo della deterrenza, come il pattugliamento in aree urbane e spazi compartimentati, garantire anche indirettamente maggiore sicurezza ai nostri soldati e ai nostri assetti e luoghi controllati in ragione di un modus operandi meno prevedibile e meno ripetitivo, e, non ultimo ma importante, valorizzare il personale nel proprio ruolo, attraverso attività che ne massimizzino professionalità e preparazione specifica.
  La piena implementazione di tale iniziativa, in diversi casi ancora al vaglio, consentirebbe di cambiare la postura di tipo presidiario su obiettivi puntiformi, ancora agganciata all'avvio dell'operazione nel Pag. 62008, quando il contesto operativo e il ridotto impiego erano completamente diversi e i volumi di personale decisamente inferiori. Al riguardo è opportuno ricordare come l'Esercito in passato abbia già dimostrato la versatilità e l'efficacia delle proprie peculiari risorse nel contribuire, grazie alla sua naturale mobilità, al mantenimento della sicurezza nazionale, al concorso al contrasto alla criminalità organizzata e al ripristino della legalità.
  Richiamo ad esempio le operazioni Forza Paris, Vespri siciliani, Riace, Partenope e Domino, tutti casi virtuosi di impiego dello strumento terrestre, che rappresentano un modello nell'ottica di valorizzare e preservare l'elevata professionalità degli uomini e delle donne che ho l'onore di comandare.
  Per quanto attiene al settore dell'organizzazione, ritengo opportuno rappresentare in questa sede una forte criticità, legata all'accumulo pro capite di oltre 60 giorni lavorativi di assenza dal servizio al termine di un turno semestrale di impiego, un risultato derivante dalle circa 140 ore prestate in eccedenza all'orario di lavoro e dal servizio effettuato mediamente in 40 giornate non lavorative.
  Tale situazione limita il quotidiano e fondamentale svolgimento delle attività addestrative ed esercitative, che sono poi indispensabili per garantire l'operatività dello strumento nel suo complesso. Tutto questo in un contesto in cui l'Esercito, al pari di altre componenti della Difesa, risulta l'unico in grado di esprimere specifiche competenze e capacità nell'ambito difesa e sicurezza e quindi nel proprio dominio di competenza, quello terrestre.
  In tale quadro risulta necessario, per ridurre detta criticità, l'adeguamento del trattamento economico spettante, in particolare della cosiddetta «indennità omnicomprensiva». Al riguardo, già dallo scorso anno ho personalmente proposto alle superiori autorità l'adozione di un provvedimento ad hoc, teso a recuperare l'originaria ratio istitutiva dell'indennità, prevedendo che detto istituto economico, incrementato rispetto a quello attuale, costituisca l'unico emolumento accessorio da corrispondere al personale, al quale sarà comunque garantito un adeguato recupero psicofisico.
  In alternativa, resta al vaglio delle superiori autorità anche l'elevazione dell'attuale tetto massimo di ore pro capite di straordinario numerabile, passando dalle attuali 14,5 alle 38 ore mese uomo.
  Nelle more dell'augurata modifica dell'attuale disposto normativo, anche in esito ai lavori dei tavoli tecnici che si stanno svolgendo tra i rappresentanti dei dicasteri competenti, abbiamo proposto anche l'adozione di una turnazione cosiddetta «in sesta» (adesso è in quinta), tale da garantire un maggiore recupero psicofisico al termine del proprio turno di servizio giornaliero rispetto a quella attualmente in essere. Tale soluzione potrebbe essere attuata mediante una riduzione sic et simpliciter di circa 70 sui 460 siti da vigilare, ovvero, qualora non accolta positivamente, con una rimodulazione in chiave ancor più dinamica delle attuali modalità di svolgimento dei servizi.
  Passiamo all'attività di comando e controllo. Nell'ottica di consentire un'azione ancor più aderente ed efficace ai comandanti di raggruppamento, ho deciso di far affiancare delle nuove figure, quelle a livello di tenente e colonnello, dei comandanti di gruppo tattico, deputati ad accrescere un'attività di coordinamento più capillare e ulteriore vicinanza ai comandanti e ai minori livelli, quindi a tutti i militari.
  Un altro tema riguarda il ricorso a specifiche capacità dei sistemi della Forza armata impiegate. Mi riferisco all'impiego di sofisticati sistemi di sorveglianza ad alta connotazione tecnologica, un utilizzo che permette di incrementare l’output operativo, assolvendo in maniera più qualificata ai nostri compiti anche nell'ottica di una potenziale riduzione del personale.
  Questo è il caso della già citata Terra dei fuochi dove, a partire dall'8 marzo ultimo scorso, sono operativi due velivoli a pilotaggio remoto, i cosiddetti «mini UAV», che coadiuvano il lavoro delle unità di terra nell'identificazione dei siti di sversamento e nell'attività di ricognizione a premessa dei delicati interventi svolti congiuntamente alle Forze di polizia. Le autorità di pubblica Pag. 7sicurezza a livello provinciale hanno già avuto modo di apprezzare i risultati di tale sperimentazione, che consente ai nostri assetti di assicurare un contributo maggiormente qualificato e di accrescere i già elevati standard di prontezza operativa ed efficace.
  L'operazione «Strade sicure» richiede anche un notevole sforzo logistico, che credo non sfugga a nessuno, in termini di mezzi, di materiali, di sistemi di comunicazione ed altro. Solo a titolo d'esempio, in questo momento sono impiegati nelle attività dell'operazione oltre 1.200 veicoli.
  Si comprende pertanto come si renda necessario un sostanziale, rapido ripianamento e mantenimento dei mezzi e materiali resi inefficienti a causa dell'intenso logorio operativo avvenuto in un periodo lungo quale questi 11 anni di incessante impiego. Questo del ricambio dei mezzi è dunque un provvedimento non ulteriormente procrastinabile e da intraprendere assolutamente, anche a tutela della sicurezza del personale.
  Altre iniziative tese a migliorare le condizioni generali delle unità impegnate nell'operazione riguardano la componente infrastrutturale. A carattere generale riporto che i nostri militari sono alloggiati talvolta lontano dalle proprie sedi stanziali e prioritariamente sistemati presso strutture dell'Esercito o dell'amministrazione della Difesa, e, qualora queste non siano presenti o disponibili, presso enti esterni appartenenti ad altri Dicasteri o in alcuni casi in strutture civili.
  Nel merito è opportuno sottolineare che è in corso una costante e attenta attività di controllo e valutazione delle condizioni alloggiative da parte di tutti i comandanti a vari livelli (personalmente più volte mi sono dedicato a ciò), affinché siano sempre assicurate sistemazioni rispondenti ai requisiti operativi, di sicurezza e di decoro. Tale contesto vede la Forza armata operare su tutto il territorio nazionale, al fine di realizzare una continua attività di mantenimento, oltre a migliorare ulteriormente le nostre infrastrutture.
  Solo per l'anno in corso sono previsti 270 interventi su varie parti delle strutture e infrastrutture di varia tipologia presso camerate, stanzette, servizi igienici e altro, riguardanti varie infrastrutture poste in 41 differenti località sparse sull'intero territorio nazionale. Tra quelli già portati recentemente a compimento richiamo le opere di riqualificazione già a partire dall'agosto dello scorso anno effettuate nelle piazze di Milano e poi, successivamente, in quelle di Roma.
  In tale quadro, il 28 gennaio scorso sono stati finalizzati i lavori di ristrutturazione presso alcune caserme della città militare Cecchignola, dove alloggia gran parte del contingente impiegato nella capitale, incrementando la capacità d'accoglienza e gli standard abitativi. Su più ampia scala questi sforzi si concretizzano per il solo esercizio finanziario del 2019 in un importo programmatico pari a circa 3,8 milioni di euro, da destinare a interventi di mantenimento e manutenzione ordinaria su immobili interessati all'operazione. Tale volume si somma ai 2, 9 milioni già utilizzati nel 2018 e rappresenta un segno tangibile dell'attenzione massima che riserviamo a questa tematica.
  Su questo argomento colgo l'occasione per richiamare l'attenzione sulla necessità di dare, a lungo termine e ampio raggio, un deciso impulso all'importante progetto, già evidenziato nell'ambito dell'audizione dello scorso 20 settembre in questa sede, progetto che va sotto il nome di «Caserme verdi». Questo è un piano di medio-lungo termine, sviluppato su più ampia scala, maggiormente risolutivo, su tutto il territorio nazionale, che consentirebbe di affrontare in modo concreto, razionale, più programmatico tutta la problematica relativa alle condizioni del parco infrastrutturale della Forza armata.
  Signor presidente, onorevoli deputati, nell'avviarmi alle conclusioni voglio nuovamente sottolineare che il personale costituisce l'elemento principale dell'Esercito, sulla cui valorizzazione ho inteso incardinare sin dall'assunzione dell'incarico di Capo di stato maggiore il mio operato e quello dell'intera Forza armata. Uomini e donne straordinari, che svolgono quotidianamente un servizio particolarmente delicato e impegnativo, Pag. 8 per assicurare nell'operazione «Strade sicure» ai cittadini maggiore sicurezza all'interno dei confini nazionali.
  Al fine di migliorare le condizioni del personale e di pari passo ottimizzare l’output operativo di «Strade sicure», è indispensabile implementare e sviluppare le iniziative da me illustrate. Tra le principali richiamo sinteticamente l'ottimizzazione delle turnazioni di servizio per salvaguardare le primarie esigenze addestrative ed operative dell'Esercito, la ricerca di un impiego più dinamico, tale da rendere più efficace, meno routinario e meno gravoso il nostro contributo, l'adeguamento del trattamento economico, in particolare della cosiddetta «indennità omnicomprensiva», l'assegnazione delle risorse necessarie tanto per il mantenimento e miglioramento della qualità infrastrutturale, quanto per compensare il notevole e continuo lavorio dei mezzi e dei materiali.
  Queste sono delle proposte che sono già state rese note al Capo di stato maggiore della Difesa e alla signora Ministro della difesa. Il Capo di stato maggiore della Difesa ha provveduto nel merito a rappresentarle poi nelle sedi di propria competenza.
  Onorevole presidente, onorevoli deputati, sono consapevole pienamente che il conseguimento dei prefati obiettivi e di quelli futuri potrà avvenire solo agendo rapidamente sin da subito, attraverso una decisa comunione d'intenti a tutti i livelli. In questo sono veramente convinto che il pieno supporto politico e istituzionale, che c'è sempre stato e sono convinto che ci sarà, sarà un elemento imprescindibile affinché l'Esercito, congiuntamente alle altre Forze armate, possa continuare ad essere una preziosa risorsa per il Paese, uno strumento fondamentale per garantire la difesa, la sicurezza, la pace internazionale e la sicurezza dei nostri concittadini.
  Ringrazio molto le signorie loro. Grazie, signor presidente, per l'attenzione, e sono a disposizione per fornire ulteriori informazioni e rispondere ai quesiti che mi saranno eventualmente posti.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale. Do adesso la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE GALANTINO. Ringrazio il Generale Farina per l'esposizione molto dettagliata, ma soprattutto per aver mostrato sin dall'inizio del suo mandato una certa sensibilità rispetto al benessere dei militari, e lo dico da uomo delle Forze armate.
  Sull'operazione «Strade sicure» abbiamo presentato un ordine del giorno, che impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere opportune misure, finalizzate a remunerare le prestazioni di lavoro straordinario svolto dai militari impegnati nei servizi di vigilanza di obiettivi sensibili, considerando che l'impiego del personale nell'attuale dispositivo, come ha detto lei, Generale, produce al termine del semestre di servizio circa 60 giorni di assenza tra festività non fruite e ore di straordinario non remunerato.
  Vorrei condividere con lei alcune segnalazioni che mi sono pervenute sulle problematiche più sentite, per le quali spero si trovino presto soluzioni opportune affinché ogni singolo militare possa svolgere questo incarico con dignità. Molti denunciano alloggi fatiscenti e sovraffollati, punto su cui mi sembra si stiano già cercando soluzioni, un servizio totalmente passivo per i servizi di vigilanza sui siti fissi, con una soglia dell'attenzione che si abbassa drasticamente dopo pochi turni, una paga non commisurata al tipo di servizio, considerando che spesso viene svolto a molti chilometri dalla sede stanziale e che le indennità non vengono corrisposte regolarmente alla fine del mandato.
  Una delle cose più frustranti sono le ispezioni, che vengono fatte pubblicamente con veri e propri interrogatori, tanto da evidenziare una nostalgia della leva in alcuni superiori, che adotterebbero un trattamento demoralizzante nei confronti dei sottoposti. Ritengo che la conoscenza delle consegne vada verificata in altra sede. Questa ovviamente è una mia opinione, però ricordiamo sempre che, come dice il nostro Ministro, la leva è un'idea romantica; oggi i nostri militari sono dei professionisti e come tali vanno trattati. Pag. 9
  Concludo ribadendo l'importanza di questa operazione anche per l'immagine della Difesa. Auspico che si trovino dei rimedi alle questioni inerenti il trattamento economico e logistico, con il fine di valorizzare i nostri militari che andrebbero semplicemente compresi e ascoltati. Grazie.

  SALVATORE DEIDDA. Grazie Generale, per la sua relazione. Come sa, è da inizio legislatura che il nostro Gruppo solleva degli interrogativi sull'operazione «Strade sicure», sebbene siamo favorevoli alla sua prosecuzione, perché fu il nostro Ministro La Russa a inaugurarla e la riteniamo ancora utile. Tuttavia da una situazione emergenziale si è passati a una situazione ordinaria e l'impiego dei militari per tali compiti è richiesto da molte città, come testimonia il fatto che i giornali di varie parti d'Italia pubblicano gli appelli di amministratori secondo i quali l'operazione va estesa.
  L'ho già ringraziata pubblicamente dopo la mia visita alla Cecchignola, perché ho visto i cantieri aperti, cosa apprezzabile, ma soprattutto perché lei, con onestà intellettuale, non ha negato le criticità all'interno delle strutture. Come ho recentemente segnalato in un question time con il Sottosegretario Tofalo, alcuni problemi vanno affrontati, perché il Governo su richiesta della Difesa non ha stanziato le risorse finanziarie necessarie per pagare tutti gli straordinari effettuati e purtroppo c'è un problema di operatività. Infatti, non c'è il tempo per recuperare quelle ore, perché brigate e paracadutisti, terminato l'impiego nell'operazione, devono prepararsi per missioni all'estero e sappiamo che la dotazione organica è sempre limitata.
  A questo proposito le chiedo se non sarebbe auspicabile, salvo che il Governo, a sorpresa, stanzi i soldi nella prossima finanziaria, prevedere una turnazione di tre mesi anziché di sei, perché per gli uomini della Brigata Sassari o della Julia si tratta di una trasferta onerosa, quindi sarebbe auspicabile limitare il tempo di permanenza lontano da casa.
  Questo rientra in un discorso più ampio: trasformare l'operazione «Strade sicure» in qualcosa di ordinario, prevedendo un numero di ferma breve maggiore, modificando la legge n. 244 del 2012 e cercando di allargare la platea dei partecipanti con una riforma dell'operazione anche in altre città, chiedendo al Governo maggiore flessibilità nella vostra possibilità di arruolare e soprattutto cambiando le modalità, come inserito in una delle nostre proposte, non più statiche, ma dinamiche e supportate da una maggiore dotazione di fondi per gli automezzi. Grazie.

  ANTONIO DEL MONACO. Sentire le ultime parole del Generale Farina, «uomini e donne che svolgono quotidianamente un servizio particolarmente delicato e impegnativo per assicurare ai cittadini maggiore sicurezza all'interno dei confini nazionali», da vecchio militare mi ha preso il cuore. È importante che il Capo di stato maggiore dell'Esercito metta al centro della propria realtà il personale, perché gli uomini e le donne dell'Esercito rappresentano il punto centrale.
  Ho letto nella sua relazione non solo quanto si fa, ma anche le criticità, quindi è stato chiarissimo nel farci visualizzare l'impiego quotidiano di questi nostri soldati sul territorio nell'ambito dell'operazione «Strade sicure». Ormai non è più un fatto eccezionale, come diceva il collega Deidda, ma si tratta di un'attività conclamata sul territorio nazionale, quindi sarebbe opportuno stabilizzarla e renderla un fatto definitivo.
  Lei ha parlato della criticità per quanto riguarda l'equipaggiamento, ma cosa si sta facendo? Sappiamo infatti che l'equipaggiamento era molto pesante e ne ostacolava la dinamicità.
  Sarebbe opportuno inoltre intervenire sulla staticità delle operazioni, magari avendo una macchina come nel caso delle pattuglie dei Carabinieri, con cui muoversi e garantire maggiore sicurezza.
  Nell'elencazione delle regioni mi sembra che non sia presente la Sardegna. Ho infine avuto modo di incontrare delle persone che hanno partecipato a queste operazioni e hanno evidenziato la carenza dei mezzi, la loro obsolescenza al limite della sopportabilità. Questo ci fa capire che buona parte dei mezzi andrebbe cambiata.

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  LUIGI IOVINO. Innanzitutto grazie al Generale per la spiegazione e soprattutto per il documento che ci ha consegnato. Mi soffermerei su un paio di punti.
  La prima domanda che vorrei porre riguarda le Universiadi, perché l'operazione «Strade sicure» verrà implementata di circa 500 militari con il decreto sicurezza, e la mia perplessità nasce dal fatto che vorrei capire che fine faranno questi 500 uomini che vengono assunti in maniera straordinaria, almeno da quanto si legge dal provvedimento. È una cosa molto positiva che vengano assunte 500 persone, numero molto considerevole, però è giusto fare una riflessione per capire quale sarà nel prosieguo lo status di queste persone.
  Mi ricollego alle considerazioni del collega Del Monaco per quanto riguarda i mezzi, che, come lei ben sa, sono obsoleti. Non sarebbe il caso di fare una riflessione per capire se l'utilizzo di veicoli commerciali potrebbe portare un miglioramento rispetto ai veicoli tattici che vengono utilizzati, partendo dalle emissioni e dal danno ambientale che possono causare? In città possono essere molto più utili i veicoli commerciali.
  Sarebbe inoltre forse più utile utilizzare i nostri uomini in divisa in pattuglie mobili. È evidente lo stress che questi uomini subiscono quotidianamente, soprattutto a causa dei continui controlli che forse sono utili per valutare il lavoro che fanno, però non è da sottovalutare lo stress cui sono sottoposti quotidianamente in questa operazione, ore e ore sotto il sole e con un equipaggiamento troppo ingombrante e non al passo con i tempi.
  Una soluzione potrebbe essere quella di farli spostare in maniera mobile, cioè tornare come la Polizia e i Carabinieri e muoversi a fare un'attività molto più utile in zone molto più disagiate, evitando di restare fermi in zone dove non c'è più un margine di pericolo come quando era stato istituito il progetto.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Generale Farina per la replica.

  SALVATORE FARINA, Capo di stato maggiore dell'Esercito. Grazie molte per le domande. Comincio dall'onorevole Galantino, che, se posso dirlo, è uno della famiglia dell'Esercito, e la ringrazio per seguire e supportare in prima persona le esigenze della Forza.
  Ho preso nota delle segnalazioni, le stesse che dal primo giorno ha ricevuto il Capo di stato maggiore dell'Esercito, quindi comincio dagli alloggi. Sono andato di persona a verificare, perché un comandante deve farlo di persona, e siamo intervenuti immediatamente. Ovviamente l'intervento, dal momento in cui inizia al momento in cui viene realizzato, richiede un'isteresi contrattuale. Noi cerchiamo di agire con dei Reparti Operativi del Genio Infrastrutturale (ROGI), che sono velocissimi, però anche per comprare il materiale occorre tempo. Ci siamo organizzati benissimo già da tempo e li stiamo orientando quasi esclusivamente per questa esigenza, quindi sono assolutamente sensibile a questo, perché ne va dell'operatività e del benessere del personale.
  Per quanto riguarda il servizio «passivo», comune ad altre osservazioni e all'ultima domanda dall'onorevole Iovino, grazie ad una ricerca congiunta con le autorità di pubblica sicurezza, le autorità preposte, le prefetture e i questori, siamo riusciti a spostare l'ago della bilancia verso gli interventi dinamici. Questo è avvenuto nelle aree di Milano, Napoli e Palermo, ma per motivi legati a valutazioni che non sono nostra responsabilità è stato meno possibile nella sede di Roma.
  Crediamo che la non ripetitività, la non staticità costituiscano elementi fondamentali per essere meno vulnerabili, più capaci di sorvegliare e operare per quelli che sono i nostri compiti, e lo stiamo perseguendo.
  In merito alle indennità c'è un consuntivo, al termine del servizio viene effettuato un conteggio e vengono inseriti i dati e in questo modo si computano tutte le presenze per essere precisi, chi non è in buone condizioni di salute ritorna a casa, quindi si computano tutte le ore da remunerare e si fa lo statino e questo comporta un ritardo nel pagamento. Cercheremo comunque, su sua segnalazione, di focalizzare al meglio questo aspetto ed eventualmente di migliorare anche in questo. Pag. 11
  Ho preso nota della verifica e delle cosiddette «ispezioni e consegne». Sono d'accordo su quello che ha detto, i controlli vanno fatti però ci sono tanti modi per controllare, quindi cercheremo di adoperarci affinché questo avvenga nel migliore dei modi e senza assumere, come spesso sottolineo, posizioni arroganti o pretestuose. Posso assicurare che i nostri comandanti sono coscienziosi, però c'è sempre un margine di miglioramento in tutti noi, me compreso.
  Per quanto riguarda i recuperi, onorevole Deidda, si è detto 40 giornate lavorative, però se le si trasforma in settimane, sono esattamente tre mesi di assenza. Per questo l'operazione pesa, perché il reparto sta un anno fuori dal ciclo dell'approntamento: tre mesi prima si prepara, poi va ad operare e poi per tre mesi non vede nessuno.
  La pianificazione a tre anni di distanza consente ai comandanti a tutti i livelli di pianificare bene e di evitare che il giorno in cui la compagnia di reparto torna in Sardegna o nel suo luogo di residenza abituale debba prepararsi per andare in Afghanistan. Questo non potrà succederà perché le si darà il tempo di recuperare a beneficio delle parti, ma soprattutto delle famiglie e del personale.
  La turnazione a tre mesi creerebbe maggiore turbolenza, infatti significherebbe che un reparto, anziché essere impegnato una volta ogni «n» anni, sarebbe impiegato quasi sempre, un anno sì e uno no, ma per fare un ciclo di approntamento per attività di difesa alla stessa intensità od operazioni fuori area questo ciclo richiede circa un anno e mezzo.
  Per quanto riguarda l'arruolamento, ho affrontato il tema nella precedente audizione del 20 settembre dell'anno scorso. L'esigenza di reclutare per ringiovanire l'Esercito è dovuta al precoce invecchiamento dei tanti reclutati in poco tempo molti anni fa. Questo prescinde da questa situazione, ma è chiaro che avendo più giovani reclutati si peserebbe meno sui quarantenni con famiglia che spesso si vedono costretti ad andare fuori.
  Ringrazio l'onorevole Del Monaco per il suo supporto. Per quanto riguarda le pattuglie e la parte dinamica mi trova perfettamente d'accordo, è una delle prime cose che ho detto appena sono arrivato allo stato maggiore, però le responsabilità dell'autorità che provvede alla pubblica sicurezza non fanno capo a me, né al Capo di stato della Difesa. Su questo dobbiamo attenerci alle valutazioni del rischio degli altri, ma siamo in contatto con la prefettura, gli addetti, il questore, nella piazza specialmente di Roma, e stiamo cercando di migliorare per quanto possibile la situazione.
  Per l'equipaggiamento a luglio dell'anno scorso sono state adottate delle misure di flessibilità dell'equipaggiamento, dove c'è una minima configurazione: c'è la radio, c'è la parte del mezzo che non è letale e poi c'è una pistola e un fucile mitragliatore cadauno più il cinturone. Questo è quello di base. Ci sono quattro tipi di configurazione, e questo è il tipo 0. Il tipo 1 prevede il combat jacket molto leggero, poi, man mano che la valutazione del rischio aumenta, c'è il tipo 2, che prevede il giubbetto antiproiettile alleggerito, poi c'è un'altra configurazione che prevede quello pesante e più avanti c'è anche l'elmetto e l'equipaggiamento anti-NBC CBRN.
  C'è una parte che è obbligatoria per tutti e una parte modulabile a seconda delle condizioni. Questa è una misura importantissima, che lascia al comandante del raggruppamento, che si collega con le autorità di pubblica sicurezza, la responsabilità di capire dove impiegare una configurazione o un'altra.
  È vero, per i mezzi logistici (1.200 automezzi) è un logorio notevolissimo e non vi nascondo che ci sono programmi anche per sostituire gli attuali mezzi con mezzi non commerciali, ma di derivazione commerciale come i nuovi VM 90, le nuove jeep sono in dirittura d'arrivo e auspichiamo che vengano firmati i decreti e vengono finanziate, perché ne abbiamo assolutamente bisogno.
  I 500 militari per le Universiadi non sono dei nuovi assunti, derivano dal reimpiego di unità che erano state previste in Pag. 12approntamento per le emergenze e sono pronti e preparati. Sono stati preavvisati in poco tempo, quindi non comportano un incremento nel reclutamento, ma sono riorientati. Al termine delle esigenze, a fine luglio, rientreranno, faranno parte della stessa unità.
  Concordo pienamente sull'opportunità di prevedere la più dinamica configurazione anche in pattuglia, e ritengo che sia un orizzonte non lontano.

  PRESIDENTE. Nel rinnovare i ringraziamenti al Generale Farina, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.