XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 8 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DEL RECLUTAMENTO NELLE CARRIERE INIZIALI DELLE FORZE ARMATE

Audizione del Capo di stato maggiore della Marina militare, Ammiraglio di squadra Valter Girardelli.
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 
Girardelli Valter , Capo di stato maggiore della Marina militare ... 2 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 8 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 9 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 10 
Frailis Andrea (PD)  ... 11 
Russo Giovanni (M5S)  ... 11 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 12 
Girardelli Valter , Capo di stato maggiore della Marina militare ... 12 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore della Marina militare, Ammiraglio di squadra Valter Girardelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato del reclutamento nelle carriere iniziali delle Forze armate, l'audizione del Capo di stato maggiore della Marina militare, Ammiraglio di squadra Valter Girardelli.
  Saluto e do il benvenuto all'Ammiraglio Girardelli, che ringrazio per la sua presenza all'incontro di oggi. L'Ammiraglio Girardelli è accompagnato dal Contrammiraglio Fabio Gregori e dal Capitano di corvetta Marco Felici.
  Ricordo che dopo l'intervento dell'Ammiraglio Girardelli darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni e che, successivamente, l'Ammiraglio potrà rispondere alle domande poste. Chiedo ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do, quindi, la parola all'Ammiraglio Girardelli.

  VALTER GIRARDELLI, Capo di stato maggiore della Marina militare. Signor presidente, onorevoli deputati, sono grato di poter prendere la parola in questo qualificato consesso, riconoscente per l'opportunità concessami di illustrare il punto di vista della Forza armata relativamente al tema in discussione, con riferimento alla peculiarità, alla specificità, alla singolarità di impiego del personale e dei mezzi della Marina.
  A premessa del mio intervento specifico, eviterò di richiamare quanto già introdotto e presentato a questa Commissione da parte del Capo di stato maggiore della Difesa e da tutti coloro che mi hanno preceduto, il Capo di stato maggiore dell'Aeronautica, il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri e il Direttore generale del personale militare.
  Al 31 marzo 2019 le consistenze numeriche del personale della Marina militare nei vari ruoli si sono attestate intorno alle 28.100 unità. In particolare, la consistenza degli ufficiali è coerente con il quadro normativo di riferimento. Infatti, a fronte di un organico «purtroppo» previsto al 2024 di 4.000 unità, sono presenti 4.229 ufficiali in ruolo.
  La consistenza del ruolo marescialli si attesta in 9.737 unità e risulta ancora disallineata rispetto al volume organico di 5.300 unità da conseguire al 2024. Inoltre, nel corso del 2019 si registrerà un incremento di circa 900 unità per effetto delle immissioni in ruolo dei vincitori del concorso straordinario ex legge n. 958 del 1986, in corso di svolgimento.
  Il trend di cessazioni registrato nell'ultimo quinquennio 2014-18 è di circa 600 unità annue e dal 2024 è atteso un ulteriore incremento dei congedi per limiti di età Pag. 3dovuti ai reclutamenti effettuati circa quarant'anni fa.
  La consistenza del ruolo sergenti è pari a 4.190 unità. Sussiste, pertanto, una lieve eccedenza rispetto al volume organico previsto al 2024, che è di 3.950 unità. Tale eccedenza sarà, tuttavia, riassorbita a breve per effetto dei transiti nel ruolo marescialli degli arruolati in forza della già citata legge n. 958 del 1986, con un décalage praticamente istantaneo di circa 900 unità. Il ruolo presenterà, quindi, una significativa carenza.
  Le consistenze del ruolo volontari in servizio permanente sono pari a 7.250 unità e risultano appena al di sotto del volume organico previsto al 2024, che è di 7.950 unità.
  Infine, la consistenza dei volontari in ferma prefissata, sia annuale, sia quadriennale, è pari a 2.600 unità, inferiori di circa 3.000 unità rispetto al valore organico di 5.600, previsto al 2024.
  In applicazione dei citati disposti normativi la Forza armata, con l'esclusione del Corpo delle capitanerie di porto, ha dovuto necessariamente contrarre i reclutamenti dall'esterno. Infatti, negli anni 2012-2016 sono stati arruolati annualmente circa 500 volontari in ferma prefissata annuale, 160 volontari in ferma prefissata quadriennale e 28 allievi marescialli, alimentando il servizio permanente quasi esclusivamente attraverso concorsi esterni, ossia i citati disposti normativi. In particolar modo, mi riferisco alla legge n. 244 del 2012.
  Tali misure hanno portato la Marina militare a un graduale e inesorabile invecchiamento di tutti i ruoli (42 anni è la media per gli ufficiali, 47 per i marescialli, 41 per i sergenti e 36 per i volontari in servizio permanente), che potrà essere contrastato solo attraverso una decisa ripresa dei reclutamenti esterni alla Forza armata. In particolare, sarà necessario rinvigorire il reclutamento dei volontari in ferma prefissata, che negli ultimi anni è stato interessato da un importante contenimento a causa della cosiddetta consistenza degli esuberi del ruolo marescialli.
  Per quanto attiene all'attività del reclutamento, evidenzio che negli ultimi anni è stato riscontrato un calo generalizzato nelle domande di partecipazione ai concorsi esterni, che ha interessato tutti i ruoli della Marina e delle altre Forze armate. Ritengo che tale fenomeno, al momento di entità non preoccupante per la Marina, sia da imputare a motivazioni di natura sociale di ampio respiro, che andranno individuate e analizzate attraverso un'indagine sociologica per poter indirizzare al meglio le future attività di promozione tese a incentivare la partecipazione dei giovani italiani ai concorsi per le carriere militari, con particolare riferimento a quelli per il reclutamento dei volontari in ferma prefissata.
  A seguito dell'entrata in vigore della legge n. 331 del 2000, che ha sospeso il servizio militare di leva, è stata introdotta la figura del militare volontario in ferma prefissata (VFP). In tale contesto il militare VFP si è rivelato di fondamentale importanza per la Marina militare, che impiega i volontari in ferma prefissata di un anno in attività logistiche, guardia armata e servizi generali di bordo, nonché per far loro conoscere la professione del marinaio a bordo delle unità navali e anche delle componenti specialistiche. Si aggiungono i volontari in ferma prefissata quadriennale nei settori operativi e tecnici in relazione alla categoria e qualificazione assegnate.
  Il sistema di reclutamento dei VFP prevede la selezione dei VFP1 attraverso un concorso pubblico per soli titoli. Nel presentare la domanda, i candidati possono chiedere di concorrere per l'impiego nel Corpo equipaggi militari marittimi (CEMM) o nel Corpo delle Capitanerie di porto. La ripartizione tra i due Corpi viene fatta a valle del concorso.
  Oppure i candidati possono chiedere di candidarsi per l'impiego in una delle forze speciali e componenti specialistiche della Marina, segnatamente incursori, palombari, fucilieri di Marina, sommergibilisti e tecnici operatori di aeromobili.
  In particolare, la Marina militare utilizza dal 2015, con evidenti benefici in termini qualitativi e quantitativi, un sistema che consente di canalizzare, prima nei VFP4 e successivamente nei volontari in servizio permanente, i volontari in ferma Pag. 4annuale che propendono per l'impiego nelle Forze speciali e componenti specialistiche che superino con successo i relativi impegnativi percorsi formativi.
  Il personale VFP1 del CEMM e del Corpo delle Capitanerie di porto è sottoposto a una breve fase formativa iniziale finalizzata all'acquisizione delle competenze minime necessarie per svolgere i primi incarichi a bordo delle unità navali in attività logistiche, guardia armata e servizi generali. In particolar modo, con riferimento ai VFP1, tali incarichi possono essere: nocchieri di porto, maestri di cucina e mensa e servizio difesa installazioni.
  Appare qui opportuno ricordare che anche un volontario in ferma prefissata di un anno impiegato a bordo delle unità navali deve necessariamente acquisire la capacità di operare in multitasking, ovvero in multi-impiego.
  Mi spiegherò con un esempio. Un cuoco di un'unità navale non è solamente cuoco. Oltre a saper cucinare, deve saper far parte delle squadre di sicurezza antincendio e antifalla; deve partecipare al posto di manovra per l'ormeggio e il disormeggio della nave; deve far parte delle squadre di supporto del personale preposto al decollo e all'appontaggio degli aeromobili; deve essere capace di partecipare a un rifornimento laterale di combustibili o al trasferimento di carichi solidi. Ecco perché il primo anno di attività è particolarmente sfidante perché il militare possa acquisire il piede marinaresco e conoscere quello che sarà poi il suo destino in base alle scelte che vorrà operare.
  Infatti, nell'anno in cui presta servizio a bordo il militare può verificare l'effettivo tipo di vita svolto presso i reparti operativi della Marina a bordo e anche a terra, nelle componenti specialistiche che ho citato prima, indispensabile per consolidare la propria convinzione di voler proseguire o meno nella carriera militare attraverso il concorso per l'accesso alla ferma quadriennale e poi agli altri ruoli, nei termini a lui consentiti.
  La scelta della sede iniziale di servizio è effettuata su base meritocratica, con particolare riguardo alla graduatoria di fine corso, cercando di conciliare le esigenze di Forza armata con le preferenze espresse dagli interessati durante il corso di formazione di base.
  Al termine del primo anno di servizio svolto a bordo, qualora raffermato, il volontario in ferma prefissata di un anno può essere impiegato anche a terra, ove possibile, in una sede di servizio prossima a quella di preferenza.
  I volontari in ferma annuale delle forze speciali e componenti specialistiche, invece, effettuano uno specifico percorso di formazione presso i rispettivi reparti operativi per il conseguimento del brevetto di abilitazione nel settore d'impiego richiesto, che consente loro di essere impiegati nell'ambito della componente prescelta come incursori, palombari, sommergibilisti, fucilieri di marina (Brigata marina San Marco), e tecnici operatori di volo.
  Il volontario in ferma annuale costituisce l'unica fonte di alimentazione dei volontari in ferma quadriennale, prima vera figura professionale competente della Marina. È, pertanto, una risorsa strategica in una previsione futura, su cui si investe molto in termini di selezione, di formazione e di addestramento.
  In merito alle procedure di reclutamento dei volontari in ferma prefissata quadriennale, l'attuale sistema prevede un corso ordinario per titoli ed esami riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno in servizio, in ferma o in rafferma, e in congedo con un'età inferiore ai trent'anni, e un concorso straordinario riservato ai volontari in ferma prefissata annuale delle forze speciali e componenti specialistiche in servizio, in ferma o in rafferma, e in congedo in possesso dei citati brevetti e di età inferiore ai trent'anni. Questi soggetti, a meno delle eventuali esclusioni per perdita dei prescritti requisiti psicofisici e attitudinali, accedono di fatto automaticamente ai volontari in ferma prefissata quadriennale.
  Ai vincitori del concorso ordinario – non quello riservato a forze speciali e componenti specialistiche – sono attribuite le qualificazioni iniziali propedeutiche all'acquisizione della professionalità prevista per il personale in servizio permanente. Pag. 5
  L’iter formativo – stiamo parlando dei volontari in ferma prefissata quadriennale, dopo che ivi sono transitati – della durata di circa sei mesi, si svolge presso le due Scuole sottufficiali della Marina militare di La Maddalena e Taranto e presso i reparti operativi per il personale delle forze speciali e delle componenti specialistiche. In particolare, gli incursori e i palombari sono formati presso il Comando subacquei e incursori di La Spezia; i fucilieri di marina presso la Scuola Caorle della Brigata Marina San Marco di Brindisi; i sommergibilisti presso la Scuola sommergibili di Taranto e i tecnici operatori di ruolo presso la stazione elicotteri di Catania.
  È in questo momento formativo che si fanno acquisire al militare tutte le conoscenze necessarie per diventare sia un marinaio esperto, sia un operatore specializzato in grado di poter operare sulle apparecchiature e sui sistemi di bordo e di terra, diventando, da quel momento in poi, un elemento cardine di un sistema più ampio, la cui specificità non consente deroghe o lacune, in quanto direttamente collegata all'esercizio della sovranità nazionale.
  Differente profilo formativo è riservato a coloro che provengono dalle forze speciali e dalle componenti specialistiche, per i quali alla formazione già conferita durante il servizio quale volontario in ferma prefissata di un anno si va a sovrapporre un ulteriore periodo formativo finalizzato a conferire tutte le conoscenze e gli strumenti per operare quale marinaio altamente specializzato.
  Pertanto, al termine dei corsi di formazione i volontari in ferma prefissata quadriennale sono destinati a bordo delle unità navali e presso i reparti operativi della Forza armata, in relazione alla categoria e qualificazione conseguita, per svolgere specifiche mansioni esecutive essenziali per il regolare funzionamento dei comandi, degli enti, dei reparti e delle unità quali operatori (radaristi, radiotelegrafisti, ecogoniometristi, fucilieri di marina, incursori, palombari e sommergibilisti), quali tecnici (elettronici, meccanici di siluri e armi, tecnici informatici, elettricisti, tecnici di macchine), o quali logistici (furieri, maestri di cucina e mensa e altro).
  Al fine di non disperdere le qualificate professionalità acquisite nei primi anni di servizio, i volontari in ferma prefissata quadriennale – indicativamente dopo 6-7 anni – alimentano il ruolo dei volontari in servizio permanente, con un'immissione cilindrica, ossia attraverso un processo di automatica stabilizzazione nel servizio permanente al termine della ferma da loro contratta.
  In tale ottica il personale che accede alla Forza armata come volontario in ferma prefissata può transitare, attraverso procedure concorsuali interne, prima nel ruolo dei volontari in servizio permanente e, successivamente, negli altri ruoli. Infatti, la progressione interna di carriera costituisce un incentivo alla motivazione del personale, che potrà mettere a frutto la propria esperienza professionale nei ruoli superiori, con un costante e continuo miglioramento della propria posizione professionale, giuridica ed economica. Di contro, si prefigura già un incremento dell'età, se non si interviene in maniera differente nei ruoli nei quali i militari sono destinati a transitare.
  Come detto, l'attuale consistenza numerica dei volontari della Marina, escluso sempre il Corpo delle Capitanerie di porto, consta di circa 2.500 unità, di cui circa 1.400 volontari in ferma prefissata annuale e 1.100 volontari in ferma prefissata quadriennale, e dovrà aumentare progressivamente nei prossimi anni fino al raggiungimento delle 5.600 unità organiche previste al 2024.
  Stante la necessità di sopperire al numero di fuoriuscite che si continueranno a registrare nel prossimo decennio nel ruolo marescialli per raggiunti limiti di età, è evidente che la gran parte degli organici dei volontari dovrà essere riservata ai volontari in ferma prefissata quadriennale in grado di mitigare l'atteso ricambio generazionale di personale esperto e altamente qualificato.
  Per garantire un'adeguata alimentazione si ritiene necessario assicurare un aumento dei reclutamenti già a partire dal Pag. 62020, fino ad arrivare a circa 1.400 immissioni tra i volontari in ferma annuale (circa 180 in più rispetto ai reclutamenti previsti per quest'anno, nel 2019) e 700 tra i volontari in ferma quadriennale (circa 300 in più rispetto a quelli previsti per il 2019).
  L'aumento del rateo dei reclutamenti si rende necessario anche in considerazione delle consistenti aliquote di personale volontario in ferma prefissata quadriennale che viene prosciolto tra l'inizio della ferma quadriennale e il transito nel servizio permanente, per le seguenti ragioni: transito nelle carriere iniziali delle Forze di polizia, assunzioni presso ditte private, viste le competenze che i militari hanno acquisito, o perdita dell'idoneità fisica all'imbarco.
  Le percentuali di proscioglimento dei volontari in ferma prefissata quadriennale fra l'inizio della ferma quadriennale e il transito in servizio permanente raggiungono una media di circa il 27 per cento delle consistenze numeriche dei volontari in ferma prefissata quadriennale, con una tendenza che abbiamo registrato in aumento nell'ultimo triennio.
  L'andamento del reclutamento dei volontari in ferma annuale registrato fino a pochi anni fa non ha presentato particolari criticità, in quanto sino al 2016 sono sempre stati conseguiti gli obiettivi del reclutamento, sia per il contenuto numero di immissioni l'anno (circa 500 unità), sia per la particolare attrattività assicurata dalla riserva assoluta dei posti ai volontari delle Forze armate per l'alimentazione delle carriere iniziali nelle Forze di polizia.
  Nel 2017, per la prima volta, la procedura concorsuale dei volontari in ferma prefissata annuale della Marina si è chiusa con circa il 14 per cento di posti non coperti (circa 140 unità in meno rispetto a quelle programmate). La mancata copertura dei posti è coincisa con il primo anno di incremento, da 500 a 980 unità.
  Tuttavia, le cause del mancato raggiungimento dell'obiettivo minimo di reclutamento sono da imputarsi probabilmente alla diminuita attrattività del servizio nelle Forze armate conseguente alla ripresa dei reclutamenti diretti nelle carriere iniziali delle Forze di polizia, nonché all'incremento dell'aliquota di non idonei (circa il 10 per cento in più rispetto al passato) in esito all'introduzione dei nuovi parametri fisici in luogo dell'altezza.
  Per quest'ultimo aspetto, nel 2017 l'Ispettorato generale della sanità militare ha avanzato all'Ufficio legislativo della Difesa una proposta di modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2015 tesa a rettificare i parametri fisici, che risultano sbilanciati a sfavore dei concorrenti maschi, probabilmente per un difetto di taratura degli stessi in fase di sperimentazione. Conseguentemente, essi comportano una percentuale di non idonei decisamente superiore a quella dei concorrenti di sesso femminile.
  In aggiunta, la Forza armata ha apportato misure correttive di carattere procedurale al concorso successivo che hanno consentito il raggiungimento degli obiettivi di reclutamento fissati per il 2018 rispetto al 2017, nonostante la percentuale dei candidati presentatisi a visita medica rispetto al numero dei convocati sia rimasta piuttosto bassa (circa il 37 per cento rispetto ai convocati, ossia a coloro che avevano avanzato domanda).
  A riprova dell'efficacia delle azioni correttive subito intraprese si sono registrati anche degli idonei non vincitori (circa 110 unità) che sono stati successivamente messi a disposizione di un'altra Forza armata, in particolar modo dell'Esercito italiano.
  A partire da quest'anno l'incremento dell'aliquota di posti destinati ai concorrenti non provenienti dai volontari in ferma prefissata nei concorsi per le immissioni nelle carriere iniziali delle Forze di polizia e il contestuale abbassamento dei limiti di età da 30 a 26 anni nei concorsi per la Polizia di Stato se, da un lato, contribuiranno a ridurre il numero degli esodi dei volontari in ferma prefissata quadriennale verso le Forze di polizia, dall'altro, probabilmente causeranno un'ulteriore riduzione dell'attrattività dei concorsi per l'accesso nelle Forze armate.
  L'obiettivo ideale da conseguire è rappresentato dalla possibilità di ricollocare nel mondo del lavoro tutto il personale volontario che termina il periodo di ferma Pag. 7annuale, magari raffermata, senza riuscire a ottenere l'accesso alla ferma quadriennale, la quale, come abbiamo visto per il personale della Marina, di fatto assicura, a meno di dimissioni o perdita di idoneità, un transito ordinato verso il servizio permanente. Ad oggi risulta, infatti, che solo pochi militari congedati volontari in ferma prefissata annuale siano stati immessi nel mondo del lavoro attraverso la preposta struttura del Segretariato generale della Difesa.
  Pertanto, si rende necessario valutare delle alternative, partendo dalla previsione di alcune misure interne alla Forza armata, come, per esempio, l'acquisizione di specifici brevetti ad alta valenza che possono essere riconosciuti ed essere facilmente spendibili nel mondo del lavoro stesso, così come riformato, che ha conferito alle regioni determinati aspetti connessi con la certificazione stessa.
  È necessario anche che a questi elementi si vadano ad aggiungere specifici interventi esogeni alla Forza armata, quali, per esempio, l'intervento di sostegno al reddito per i militari congedati, incentivi fiscali alle imprese che assumono ex militari, o anche norme più stringenti a favore del personale ex militare per l'assunzione diretta quale guardia particolare giurata.
  In aggiunta alle proposte formulate in precedenza, al fine di conseguire gli obiettivi di reclutamento dei volontari in ferma prefissata annuale, sarebbe auspicabile valutare la reintroduzione dei concorsi per l'accesso alle carriere iniziali nelle Forze di polizia dell'istituto della riserva assoluta, al fine di motivare i giovani ad affrontare un periodo di servizio nelle Forze armate.
  Signor presidente, onorevoli deputati, la corretta alimentazione dei volontari in ferma prefissata in termini quantitativi e qualitativi risulta di fondamentale importanza per garantire l'adeguato soddisfacimento delle esigenze funzionali della Forza armata e contrastare l'innalzamento dell'età media del personale, che rappresenta una delle maggiori sfide dell'attuale strumento militare.
  È opportuno evidenziare che già si avvertono tra il personale gli effetti del processo in itinere mirato alla riduzione degli organici, in aderenza al più volte citato ultimo disposto normativo, quello della legge n. 244 del 2012.
  Se pur tale processo sia di pari passo accompagnato da interventi di riorganizzazione finalizzati ad armonizzare le strutture ordinative della Forza armata con la minore dotazione organica possibile, non può sottacersi un riflesso negativo sul personale stesso, al quale, per scongiurare qualsiasi decadimento degli standard di efficienza, operatività, approntamento dello strumento aeromarittimo, efficacia dell'organizzazione, si sta chiedendo ancora un maggiore impegno.
  Nonostante ogni possibile misura compensativa e di sostegno, non è da escludere che eventuali ulteriori difficoltà a contemperare le esigenze personali e familiari con l'impegno professionale e lavorativo (mi riferisco, in particolare, al personale imbarcato) possano generare fenomeni di insoddisfazione da parte del personale stesso, con conseguenti possibili ricadute negative.
  Confermo, pertanto, la necessità di dover investire con convinzione sui bisogni del personale militare dei ruoli iniziali (volontari in ferma prefissata, graduati e sergenti), con particolare riguardo alle aree del benessere, dell'alloggiamento anche familiare, del trattamento economico e dell'impiego, al fine di preservare e tutelare la condizione e la specificità del marinaio. Se, da un lato, essa è caratterizzata da multifunzionalità e multidisciplinarietà, in ragione dei numerosi incarichi che il militare svolge sia a bordo, sia a terra, dall'altro, è contrassegnata da disagi, sfide, impegni e sacrifici che si riflettono sulla sfera personale e privata in relazione all'intensa attività, alle prolungate e spesso difficilmente programmabili permanenze in mare e a una frequente mobilità.
  Inoltre, ancora una volta, mi sento di rilevare come le dotazioni organiche della Marina, da conseguire a regime stabilito in 26.800 unità, rappresentino un valore poco funzionale e a tratti deficitario per l'assolvimento delle funzioni dei compiti istituzionali della Forza armata. Già le attuali consistenze di alcuni ruoli (ricordo che la Pag. 8consistenza attuale è di circa 28.100 unità) non consentono un appropriato turnover tra impieghi a bordo e a terra, con inevitabili impatti sul personale, al quale è richiesto un impegno ulteriore finalizzato al bene comune.
  In particolare, il numero degli ufficiali, che oggi è leggermente superiore a quanto previsto a regime, già non consente di armare con la dovuta ridondanza le unità navali e le componenti specialistiche e nemmeno di coprire tutte le posizioni assegnate in ambito interforze, dove sono necessarie le conoscenze e le competenze specialistiche della Marina, ovvero in ambito internazionale, creando delle soluzioni di continuità di rappresentatività del Paese stesso.
  Il numero dei sottufficiali, che oggi appare in significativo esubero rispetto alla consistenza a regime, è necessario che non sia ridotto in maniera troppo significativa. Questo in relazione al fatto che il maresciallo è il depositario della conoscenza tecnica specialistica dei sistemi di bordo e di terra e svolge anche un ruolo di guida e d'indirizzo, nonché di addestramento e di cooptazione e compartecipazione dei ruoli dei sergenti e dei volontari.
  Sempre con riferimento alla legge n. 244 del 2012, ritengo anche che la riduzione del personale civile della Difesa sia da rivalutare e da riconsiderare, magari nel transitorio, risultando tale personale funzionale a garantire la prontezza operativa dello strumento aeronavale, operando esso prevalentemente presso gli arsenali, i centri tecnici e i centri di ricerca.
  In estrema sintesi, ritengo che le circa 30.000 unità già indicate siano un numero congruo, che consentirebbe alla Forza armata di poter gestire il personale militare dipendente senza sottoporlo a condizioni di lavoro al limite, pur continuando a operare in regime di multitasking. Aggiungo anche le 10.000 unità circa per il personale civile, funzionale anche al posizionamento competitivo e ad agire quale volano di sviluppo economico territoriale e nazionale.
  Spero di aver fornito alle Signorie Loro spunti di riflessione e di approfondimento non solo sulle carriere iniziali dei volontari, ma anche su quelle degli ufficiali, dei sottufficiali, dei sergenti, dei volontari in servizio permanente e dei civili. Nella macchina della Marina lo spirito di equipaggio non è settorializzato o contingentato, perché a bordo delle navi hanno pari dignità e rispetto sia la professione del marinaio panettiere o del lavagamelle, sia quella dell'ammiraglio e del Comandante, in quanto sono imbarcati sulla stessa unità.
  Ringrazio per l'attenzione e sono pronto a rispondere alle loro eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ammiraglio.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SALVATORE DEIDDA. Nell'ultima parte del suo intervento – parto da questa – è apprezzabile il suo richiamo al personale civile. Di solito non avviene, o avviene magari in maniera un po’ più dimessa e discreta. Lei ha finalmente ricordato l'importanza del personale civile delle Forze armate, che spesso la politica dimentica. Si parla sempre dei militari, ma c'è anche una forte presenza di personale civile, che invecchia sempre più, è sempre più anziano e, purtroppo, non viene sostituito.
  Approfitto dell'occasione per farle i complimenti per il COMSUBIN. Ho avuto il piacere di visitarlo e devo dire che, per quanto il personale sia in età anche avanzata, l'amore che ha per il proprio lavoro, che affronta anche nelle condizioni più difficili, è veramente apprezzabile.
  Le faccio i complimenti anche per tutti i servizi che vengono svolti. Vorrei ricordare il preziosissimo servizio di recupero delle opere d'arte e dei reperti archeologici, ma anche, non di meno, quello della pulizia del mare, che va a supporto di tutte le altre attività delle Forze armate.
  A questo proposito, come Fratelli d'Italia, noi abbiamo identificato nel precariato il problema del reclutamento nelle Forze armate. Oggi i giovani sono molto più acculturati, hanno preso più coscienza del loro futuro e hanno meno voglia di rischiare di passare qualche anno nelle Forze armate, per poi vedersi la porta sbarrata Pag. 9effettivamente solo per questioni di bilancio. Dopo quattro, cinque o sei anni in cui i militari sono imbarcati, sono anche attirati dalla vita in reparti speciali e hanno creato un amalgama di gruppo si sentono dire, non per vostra responsabilità, ma per i limiti di bilancio, che forse troveranno posto in un campo civile, quando purtroppo questo non avviene.
  Oggi i militari a volte vengono anche discriminati in alcuni concorsi per le amministrazioni pubbliche. Ci si dimentica della famosa quota riservata. Vorrei citare anche il recente concorso per le Forze di polizia in cui c'è una quota di militari che ha passato tutte le prove ma non è stata chiamata nell'organico, mentre sono stati chiamati i civili.
  Secondo lei, può essere utile fare una riforma della ferma breve, ipotizzando che ci vogliano due anni per capire se una persona sia pronta o no ad affrontare l'intera carriera? Le chiedo se è così, ossia se voi avete bisogno di un anno e mezzo o due anni per capire, preparare e vedere se una persona sia pronta per svolgere quel servizio o per fare la vita militare, riducendo questo periodo di precariato. Si affronterebbe direttamente la vita militare, prolungando – lo chiedo alle forze politiche presenti qui – quella previsione di taglio degli organici e spostandola di qualche decennio.
  Passo a un'altra domanda. Voi state affrontando le esigenze della Marina con un organico che invecchia, ma che risponde benissimo anche in età avanzata. Conosco elementi della Marina, della Guardia costiera, che a 40-41 anni vanno sotto a fare i subacquei meglio di un diciottenne o di chiunque altro. Non è sbagliato il limite di età, in alcuni casi? Non si dovrebbe giudicare dall'efficienza fisica e caratteriale e non solamente dall'età? Si potrebbe attribuire un punteggio maggiore o minore, ma occorrerebbe dare la possibilità di provare a superare i concorsi anche grazie all'efficienza.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Mi associo ai ringraziamenti per l'Ammiraglio Girardelli, che, come è sua consuetudine, riesce a esplicitare con estrema chiarezza le situazioni e le posizioni della sua Forza armata. Avendolo fatto così chiaramente, dal mio punto di vista, rispetto alle audizioni degli altri Capi di stato maggiore che abbiamo svolto e del Capo di stato maggiore della Difesa, si evidenzia la peculiarità della Forza armata Marina militare rispetto a problematiche evidenziate in modo particolare e specifico dall'Esercito e dal Capo di stato maggiore Generale Salvatore Farina, che non abbiamo ancora audito, ma la domanda nasce da una sua sollecitazione.
  Nonostante le problematicità sovrapponibili, quali il fatto che la carriera militare si stia palesando sempre meno attraente, i ruoli da coprire all'interno della Marina militare sono stati raggiunti, se togliamo il 2017, al contrario di quanto, invece, accade per l'Esercito, che è carente di diverse migliaia di unità.
  Per quanto riguarda la qualità degli idonei, diminuendo la platea delle persone che vengono selezionate, essa tendenzialmente tende a scendere, salvo che, probabilmente, per la Marina, come lei ci ha evidenziato, anche alcuni parametri fisici sono stati calibrati in maniera poco corretta. È sceso così anche il range percentuale tra coloro che sono convocati e che presentano domanda per partecipare ai concorsi rispetto a coloro che si presentano alla prova pratica.
  Per la Marina ci sono, quindi, situazioni sovrapponibili con una situazione un po’ meno drammatica e pericolosa nell'immediato. Lei ci ha prospettato, invece, come la difficoltà maggiore possa essere nei numeri assoluti stabiliti per questa Forza armata dalla legge n. 244 del 2012, da raggiungersi tendenzialmente al 2024. Vedremo quale sarà la situazione che evolverà. Si tratta, quindi, di una situazione davvero particolare, anche per quanto riguarda l'età media, che è andata via via innalzandosi.
  Arrivo alla sostanza della domanda, che è simile a quella del collega Deidda. In alcune audizioni è stata proposta come soluzione la riformulazione della durata del volontario in ferma prefissata, superando la dualità tra uno e quattro anni e proponendo – è stato proposto un periodo di tre anni, ma non siamo noi adesso a Pag. 10dover dire quale sia la durata migliore – una durata più ampia, così da poter fare, naturalmente con facoltà di recesso da entrambe le parti, una valutazione più approfondita e una formazione più specifica del personale e fornire anche una risposta, con una prospettiva di impiego più duratura, per le persone che si avvicinano. Come alcuni hanno detto, dopo sei mesi di formazione magari in VFP1, se vuole raffermarsi, già deve pensare al concorso che dovrà sostenere per accedere ai ruoli del VFP4.
  Questa potrebbe essere una linea da percorrere, dando alcune professionalità, come è stato sottolineato?
  Mi fa piacere aver appreso anche che le professionalità formate all'interno della Marina militare sono particolarmente appetibili in ambito civile. In questo caso, paradossalmente, è quasi un qualcosa di negativo. Voi rischiate che il settore civile attragga persone che, una volta formate, per le loro capacità sono impiegabili all'esterno. L'aspetto economico potrebbe essere un fattore di abbandono di questa vita. Anche in questo caso, i suggerimenti, che peraltro sono già stati formulati e proposti, sono sicuramente da tenere in considerazione.
  Faccio una considerazione generale e conclusiva. La Marina militare è uno strumento per il sistema Paese, per la propria posizione sul mare, oltre che per la dotazione strumentale, indispensabile e su cui sicuramente il Paese ha bisogno di effettuare una seria riflessione per le prospettive del prossimo decennio, per quanto riguarda l'aspetto del personale e l'accesso alle carriere iniziali, che dal nostro punto di vista dovrebbero essere il bacino per attingere alle carriere superiori (tipo i marescialli) che, come ci diceva, sono la spina dorsale per tutte le Forze armate a livello di strumento militare. Questo settore credo debba essere attentamente seguito e abbia bisogno di opportuni correttivi affinché quella posizione geopolitica del mare, quello strumento essenziale per la politica della tutela dei nostri interessi nazionali non vengano pregiudicati nel prossimo futuro.
  La ringrazio davvero per quanto ci ha detto.

  ANTONIO DEL MONACO. Ringrazio l'Ammiraglio Girardelli per quello che ci ha detto e per la sua chiarezza nell'esposizione.
  Lei ci ha detto che, in fin dei conti, anche con questo nuovo concorso straordinario alla fine ci saranno meno volontari e più marescialli. È una questione di travaso. Ci ha parlato anche dell'invecchiamento che stanno avendo un po’ tutte le Forze armate. Ha messo al centro questo venire meno della motivazione, se così vogliamo definirlo, per quanto riguarda quelli che fanno la domanda per entrare nei volontari. Ha fatto anche una differenziazione dell'impiego dal punto di vista dei servizi logistici, anche se multifacciale, per certi versi, del VFP1 rispetto al VFP4 nei settori operativi.
  Quello che ha stuzzicato la mia curiosità è che lei ha parlato di una collocazione «cilindrica» (lei ha usato questa parola) per quanto riguarda i VFP4 e i VSP (volontari in servizio permanente). Ha annoverato un 27 per cento – anche se è in aumento questa percentuale – di quelli che o vanno via o sono assorbiti. Mi fa percepire (se mi desse sicurezza su questo sarebbe una buona notizia) che la Marina non butta fuori nessuno dei VFP4 che diventano VSP. Lo scoglio importante per voi è da VFP1 a VFP4. Una volta entrate in VFP4 le persone restano nella Forza armata.
  Anche io sono convinto per quanto riguarda la riserva assoluta. Sono molto vicino a voi. Tra l'altro, per mia esperienza personale, rifacendomi a quanto detto dal collega Deidda in merito alla questione del personale civile, posso dire che molti che oggi svolgono il ruolo civile, soprattutto nella parte tecnica, erano precedentemente VTO (volontari tecnico operatori), il famoso triennale, che sono l'anti-storia rispetto ai VFB (volontari in ferma breve) e successivamente ai VFP4. Probabilmente, lo sto dicendo in tutte le salse, un ritorno ad un volontario triennale, laddove si può investire di più. Vi sto chiedendo cosa ne pensate, visto che la criticità sta soprattutto Pag. 11nel VFP1. Giustamente, come si diceva, abbassando il numero di domande, per uno che ha lavorato per più di dieci anni per la selezione, si abbassa anche la soglia della qualità. Ecco la non idoneità.
  Non solo. Nella precedente audizione sulle linee operative della Forza armata – vorrei sapere se avete fatto qualcosa in materia – voi avete parlato del 14 per cento, più o meno, se ricordo bene, che veniva fatto fuori dalla nuova misura per quanto riguarda la costituzione fisica, che era diventata un fardello. Prima l'altezza forse dava meno negatività rispetto alla nuova modalità con cui si investe sulla costituzione fisica.
  Mi chiedo se si possa pensare che naturalmente questa motivazione sia un po’ scemata. Lei ha fatto percepire che sicuramente ha influito il concorso diretto delle Forze di polizia, però io vorrei porre anche in essere la condizione che molti si sono trovati alcune barriere davanti. Una volta fatto il VFP1, raffermato eccetera, non succede quello che accade nella Marina, dove si rimane. Molti, soprattutto nell'Esercito, purtroppo, a distanza di diversi anni vanno a casa e si trovano nella condizione in cui non hanno, come la Marina, una specificità, una tipicità dal punto di vista lavorativo. È quello che si potrebbe instaurare con il famoso VTO, dando una tendenza prettamente a livello tecnico-operativo, in maniera tale che possano essere appetibili all'esterno. Vorrei una vostra risposta e sapere se questa criticità dei volontari può essere superata, se ci sono altre criticità per quanto riguarda i VFP1 o se ritenete che questa figura possa andare avanti tranquillamente così com'è.

  ANDREA FRAILIS. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti all'Ammiraglio per la chiarezza e la ricchezza dei dati della sua esposizione.
  Io ho da chiedere un chiarimento sulle parole dell'Ammiraglio a proposito di meritocrazia in relazione alla scelta di destinazione. Immagino si riferisse alla meritocrazia maturata nel corso dell’iter formativo, nel corso dell'apprendimento. Credo sia un dato negativo, sul quale forse bisognerebbe indagare e intervenire, il fatto che, dopo la prima parte del corso formativo, la concorrenza dei civili porti via gli elementi migliori. Ci dovete chiarire se, da questo punto di vista, ferma restando la libertà di rivolgersi al mercato interno, per così dire, o a quello esterno, si può in qualche modo fare qualcosa.
  Lei ha parlato con dovizia di particolari di fenomeni di insoddisfazione che si stanno verificando. Anche da questo punto di vista, crede si possa intervenire dal punto di vista delle dotazioni, dal punto di vista della logistica? Ovviamente abbiamo parlato del trattamento economico, ma non soltanto. È un po’ strano, Ammiraglio, che ci sia così poca attrattività nel vostro mestiere in un momento di crisi occupazionale ed economica così profonda.
  Ho seguito le vostre campagne «promozionali». Non ritenete che occorra diversificare, anche da questo punto di vista, la vostra attività, fare qualcosa in più? Certo, le scuole sono state coinvolte, ma fare qualcosa in più per far capire come il lavoro in Marina non sia soltanto bello dal punto di vista del sole, del mare e della vita all'aria aperta, ma che in qualche modo possa anche essere una risposta a questa crisi economica. Forse abbassando ancora un po’ i gradi di istruzione, magari cominciando dalle scuole medie inferiori, si potrebbe avere qualche risposta in più.
  Per quanto riguarda la riserva assoluta, gli elementi che ne consiglierebbero, a questo punto, una reintroduzione sono abbastanza numerosi.

  GIOVANNI RUSSO. La ringrazio, Ammiraglio, per la sua analisi.
  Le sue parole sull'uguaglianza che regna sulle navi mi hanno colpito profondamente e mi hanno fatto tornare in mente qualche lettura su Thaon di Revel che, anche quando svolgeva servizio a terra per difendere Venezia dalle incursioni aeree austriache, non aveva paura quando arrivavano gli aerei nemici e diceva: «Tanto sulla nave ammiraglia, che è la più esposta e la più cercata da tutti i nemici, noi siamo tutti uguali».
  La domanda che volevo fare è già stata assorbita dalla domanda dell'onorevole Del Monaco. Vi è un'unica cosa che mi preme sapere con più precisione. A proposito della Pag. 12progressione cilindrica, di cui lei ha parlato, qual è il tasso di abbandono specifico? Abbiamo visto che nelle altre Forze armate, specie nell'Esercito, in alcuni casi assume un carattere quasi patologico, ormai. La vita di mare, per quanto possa essere affascinante, è anche molto dura. Anche la caratterizzazione professionale che un ragazzo deve cominciare ad assumere, quindi, aumenta ancora di più il grado di sacrificio a cui un giovane va incontro.

  PRESIDENTE. Do adesso la parola all'Ammiraglio Girardelli per la replica.

  VALTER GIRARDELLI, Capo di stato maggiore della Marina militare. Sono particolarmente lieto e contento delle tante domande e dei tanti approfondimenti richiesti. Ringrazio per l'interessamento.
  Risponderò agli onorevoli in ordine di intervento. Inizio dal personale civile sempre più anziano. L'approntamento, la capacità di navigare di un'unità navale non dipende solo dal personale che sta a bordo, ma dipende anche dalla catena logistica, da quella di supporto, dalla catena formativa, dagli arsenali, dai centri tecnici, dai servizi efficienza navi che sono in grado di intervenire. In base ad altre definizioni, esiste la logistica di aderenza e la logistica di supporto, di sostegno, come una cosa separata. In Marina non è così. Esiste una logistica sola, ossia la logistica marittima, nella quale il personale civile, così come la parte comando logistico, la parte supporti e così come gli istituti di formazione, l'accademia, rappresentano un tutt'uno. I risultati si vedono nel caso in cui ci sia questo sincronismo e questo lavoro sinergico da equipaggio non solo di bordo, ma allargato.
  Vi riporto un esempio. La settimana scorsa sono stato a bordo di nave Etna impegnata in un'esercitazione e anche ieri impegnata in una dimostrazione per la parte duale organizzata dalla Presidenza del Consiglio. A bordo di nave Etna vi era un gruppo di una quindicina di operai specialisti (meccanici, tornitori, saldatori eccetera) dell'arsenale di Taranto. È stato a bordo una ventina di giorni per poter essere in grado di fornire supporto alla flotta per una tubatura che si rompe, un motore i cui avvolgimenti vanno a massa. Tenete conto che sulla nave ci sono 7.000-8.000 sistemi di questo tipo. Questo è il concetto ispiratore. Tutto viene ben collegato.
  Quindi, parliamo di logistica marittima e non di logistica di aderenza, di logistica di sostegno. Questa è l'ottica in cui si va a inserire anche la figura del volontario in ferma prefissata di un anno o in ferma prefissata di quattro anni, oltre che nelle componenti specialistiche nei termini che richiamerò, magari, un po’ più avanti nello svolgimento delle risposte.
  Ringrazio per l'apprezzamento per i palombari del COMSUBIN, e per quanto viene da loro fatto. Anticipo che nel mese di luglio nave Anteo, con a bordo i nostri palombari, al largo delle Egadi andrà, di concerto con il Ministero dei beni e delle attività culturali, alla ricerca del recupero di alcuni rostri di navi romane, su un fondale di 80-90 metri, con immersione in saturazione. Quindi, un'eccellenza che ci affascina particolarmente. Dopo aver trovato il relitto della nave francese del 1783-1784, se ben ricordo, al largo di Capo Noli, su un fondale di 60 metri, adesso abbiamo individuato con i cacciamine, con i sensori subacquei, con i velivoli filoguidati una zona delle Egadi, dove si è svolta una battaglia il cui nome mi sfugge adesso, ma che ha impegnato le navi romane, per recuperarne i rostri. Chissà che non riusciremo, magari vicino al Colosseo, a rimettere di nuovo là i rostri che hanno rappresentato per l'Impero romano, nel momento in cui dominava sul mare, questo.
  Un anno, due anni, tre anni. Vorrei fare una considerazione. Quando c'è stato, in passato, il passaggio dalla leva da ventiquattro mesi a diciotto e poi a dodici mesi, di fatto, alla fine degli anni Novanta, il personale di leva, a meno che non avesse già una preparazione specifica, ovvero fosse un pescatore (poteva fare il nocchiere) oppure fosse un diplomato al nautico motoristi, quindi potesse fare il tecnico di macchina, o un diplomato al nautico capitani, quindi potesse fare l'ufficiale di rotta, non è stato più impiegato a bordo di unità Pag. 13navali, se non per attività logistiche minime. Perché? Perché per poterlo formare a diventare un radiotelegrafista, un ecogoniometrista, un conduttore di apparati motore o di apparati elettrici era necessario un periodo di nove-dieci mesi di formazione, un mese di licenza, un mese di impiego a bordo. Quindi, non era più un costo efficace. Ecco, quindi, l'approccio che viene fatto. I VFP1, appena dopo un periodo di formazione iniziale di base, vengono mandati a bordo per compiti logistici generali. Io li incontro quando vado a bordo. Sono veramente non «entusiasti», ma desiderosi di apprendere e, soprattutto, di cercare di capire quale sarà il loro impiego, la professione che li attenderà successivamente, più avanti. Dopo questo periodo di un anno a bordo, magari vengono mandati a terra. Vi è poi la rafferma.
  Lasciamo stare le componenti specialistiche, di cui parlerò più avanti. A questo punto, c'è il problema di diventare VFP4, volontari in ferma prefissata. Considerando coloro i quali rimangono, quindi possono passare nei VFP4 nostri, considerando coloro i quali vanno, secondo le percentuali riservate, nelle Forze di polizia, circa il 50 per cento non riesce ad andare né da una parte né dall'altra. Questo è il problema fondamentalmente.
  Una volta che sono entrati i nostri volontari in ferma prefissata, i VFP4, di fatto viene garantito loro, sostanzialmente, quello che è stato chiamato «approccio cilindrico». Perché? Avendo investito nella loro formazione, avendo investito nel loro impiego, avendo assunto determinate caratteristiche, possono accedere ai volontari in servizio permanente effettivo e poi al ruolo di sergenti. Quindi, concordo, il problema è il passaggio da VFP1 a VFP4. Andando a ritroso, ecco la considerazione dell'attrattività su questo.
  In proiezione futura, anche nell'ambito dell'eventuale ipotizzato VFP3 (VFP3 o VFP4, alla fine, parliamo di cinque-sei anni, più o meno), nel caso in cui ci sia l'attrattività e, quindi, la possibilità di collocamento nel mondo del lavoro, a parte alcune componenti specialistiche (tipo i palombari, che sono cercati, i tecnici o quant'altro), hanno bisogno in determinati campi anche delle certificazioni e delle abilitazioni riconosciute per poter, poi, presentarsi all'ufficio di collocamento, poter andare presso le Camere di commercio eccetera. Questo avveniva con un decreto interministeriale – se ben ricordo – fino al 2009. Pensiamo alle certificazioni all'interno delle Forze armate. Operatore alimentare, cuoco, cameriere: gli uomini a bordo delle navi devono mangiare. Mentre prima vi era un riconoscimento, un'equipollenza completa con il mondo della formazione dipendente da altri dicasteri, dal 2009-2010 vi è questa tematica da affrontare. Perché? Perché c'è stato prima il conferimento delle autorità, delle regioni per poter certificare questo; quindi sono necessarie azioni per fornire a queste persone una certificazione che consenta loro di poter svolgere al di fuori questo 50 per cento.
  Tre anni. Indubbiamente richiederebbe una formazione iniziale più lunga per poterli, poi, impiegare. Per poter essere impiegati a bordo di un'unità navale, ma anche presso i comandi specialistici che prima ho richiamato ci vogliono almeno nove mesi, un anno. Questo è l'aspetto. Potrebbe essere una soluzione. Non è da escludere, indubbiamente, anche, magari, nell'ottica in cui si forniscano quelle certificazioni (radiotelegrafista, comunicatori, segnalatori, esperti di attività subacquea, conduttori di velivoli teleguidati ed altro) che potrebbero in qualche modo assicurare, fare in modo che quella percentuale (non sarà mai del cento per cento) tra il volontario in ferma prefissata e volontario in servizio permanente sia la più alta possibile. Senza la possibilità di una riserva assoluta nelle Forze di polizia o certificazioni specifiche, il fenomeno del precariato difficilmente potrà essere risolto.
  Altra considerazione in merito alle cosiddette «componenti specialistiche». È stato fatto riferimento a forze speciali e componenti specialistiche: subacquei, incursori, sommergibilisti, forze anfibie, Brigata Marina San Marco e operatori tecnici per quanto riguarda la componente aeromobili. Le domande sono tantissime, devo dire, rispetto alla percentuale di posti. Da Pag. 14un corso incursori se ne escono 10-12 dopo un anno, compresi ufficiali provenienti dall'accademia su base volontaria. Era stato iniziato un approccio offrendo la possibilità di andare nelle componenti specialistiche, che sono sfidanti anche da un punto di vista personale e hanno anche (non molto; ecco perché il trattamento economico, probabilmente, va rifatto) un riconoscimento economico aggiuntivo. Il corso incursori, ultimo corso di VFP1, lo hanno iniziato in quaranta e lo hanno terminato in dieci, perché si sono persi: si sono persi per l'impegno; si sono persi non ritenendola la propria professione. Però a quei dieci è stato garantito – stiamo parlando di piccoli numeri – il transito nei volontari in ferma prefissata quadriennale ed è stato garantito anche il transito nei volontari in servizio permanente, perché sono ricompresi nel modulo teorico di alimentazione dei relativi ruoli. Questa componente specialistica, quindi, è una componente che non ha precariato nei termini che abbiamo detto. È una componente di particolare valore. Questo discorso sulle componenti specialistiche mi dà il destro per sottolineare la specificità, la peculiarità della Marina militare in questo senso. Ci sono anche problemi di alternanza terra-bordo, ci sono tematiche di mobilità, per andare incontro a questi disagi.
  Un'unità navale, sia per gli ufficiali sia per i sottufficiali, e anche per i marinai, per ogni posto tabellare, per ogni tabella ordinativa organica (il capo del primo reparto è un esperto), vicino a un numero che è 057 TECH 01, ha un certo numero di sigle. Quel posto tabellare, per esempio, è assegnato a un maresciallo che è responsabile di un ecogoniometro, che è responsabile della propagazione del suono sott'acqua, che è responsabile dell'utilizzo dei sistemi d'arma correlati con quel sensore, quindi deve essere qualificato, deve essere certificato, deve aver maturato un determinato percorso. Questo vale anche per il nostromo, per il nocchiere, per il responsabile dell’hangar, per il manutentore degli elicotteri e degli aerei che sono a bordo. È un sistema acquisito di bene comune per il cittadino messo a disposizione per l'esercizio della sovranità nazionale, ma anche per tutte le altre attività «complementari» insite in questo. Deve essere qualificato, rientrare in una determinata categoria, avere una determinata abilitazione. Mi sono fatto fare un estratto – sono cinque pagine, se ben ricordo – di tutto questo.
  Il conduttore di una turbina a gas che sviluppa 50.000 cavalli, se non è preparato e se non è qualificato, rischia non solo di distruggere il macchinario (poco male; in qualche modo si può riparare), ma anche di far male a se stesso e di violare le condizioni di sicurezza a bordo di un'unità navale. Un'unità navale è a rischio per definizione, in quanto ha combustibili, circuiti in pressione, munizioni a bordo. È un aspetto particolarmente sensibile. Si garantisce anche la rotazione. Mediamente a bordo ogni tre-quattro anni c'è la rotazione: si acquisiscono altre qualificazioni, ci sono altre unità e, quindi, avanzando di grado, una persona va a fare il sottordine al capo posto al capo destinazione, va a fare il capo destinazione, il caposquadra e altro.
  La creazione dell'equipaggio, quindi, è particolarmente impegnativa per queste caratteristiche e richiede anche una mobilità che va dal cuoco fino al comandante. Non ci sono dubbi. Nelle tre basi di grandi dislocazioni della Marina militare (La Spezia, Taranto-Brindisi e Augusta) bisogna assicurare che l'equipaggio di quelle unità navali che svolgono addestramento, che svolgono operazioni, che vengono dislocate magari per sei mesi nell'Oceano Indiano, in funzione anti pirateria e protezione degli interessi nazionali, abbia il personale giusto nel posto giusto. Tutto questo, poiché il personale è in diminuzione secondo la legge n. 244 del 2012 (vi parlerò poi di un altro fattore), richiede al personale, che lo fa volentieri se ha un obiettivo che si consegue oltre l'orizzonte, un maggiore impegno.
  Pensiamo ad alcuni ruoli particolarmente impegnativi e particolarmente alti dal punto di vista scientifico, di competenza e professionale. Un'unità navale svolge un'attività, si ferma per un periodo di lavori. Il militare viene destinato in temporaneo imbarco su un'altra unità. Perché? Perché, magari, quell'altro si è fatto male, Pag. 15perché ha perso l'idoneità all'imbarco, perché c'è necessità di garantire l'equipaggio nei suoi aspetti.
  Prima riportavo un esempio. Con 28.000 unità abbiamo delle difficoltà particolari, perché 28.000 è un numero teorico. Sono 28.000 sul libro paga, però gli impiegabili sono 26.000. Tra quelli che sono in licenza di convalescenza, quelli che hanno perso l'idoneità fisica, coloro i quali, giustamente, vengono destinati per un periodo a terra oppure non possono essere movimentati perché la legge glielo riconosce (mi vengono in mente la legge n. 104 del 1978 e altre tutele che, giustamente, ci sono) questo numero diminuisce. In previsione futura, quindi, perché dico 30.000? Perché se 30.000 è la dotazione organica pagata, l'impiegabilità è intorno ai 28.000-28.500. Adesso tra 28.000 e 26.000.
  Ringrazio per aver sottolineato che ci sono determinate persone di 40-45 anni che sono ancora nel pieno della loro efficienza fisica, ma sicuramente rappresentano l'eccezione rispetto alla regola. Ci sono anche sommergibilisti di 56-57 anni che vanno a bordo. Però in quella fascia d'età, sopra i 45-50 anni, anche altre esigenze dal punto di vista personale, familiare e privato assumono maggiore rilevanza. Bisogna tener conto anche di questi elementi.
  Parliamo dell'avanzamento cilindrico dei volontari in servizio permanente. Già sono transitati nei VFP4, poi vengono chiamati nelle Forze di polizia. Qualcuno trova occasioni nel mondo del lavoro, qualcuno perde l'idoneità. Il personale deve essere idoneo all'imbarco, quindi deve avere determinate caratteristiche. Parliamo di circa il 25-27 per cento, come è stato detto.
  Passo ai parametri fisici. Probabilmente, il cambio dei parametri fisici dell'altezza con l'indice di massa corporea e qualcos'altro necessita di una correzione e di un affinamento. La richiesta è stata fatta. Questo dovrebbe porre correzioni a questo aspetto. La meritocrazia, sì, è considerata in relazione ai risultati delle destinazioni e al loro corso. Ecco perché noi destiniamo in relazione ai risultati a bordo per il primo anno. Poi vanno a terra e fanno – i VFP1, diventando VFP4 – dei corsi di formazione per poterli fare. Voglio sottolineare che la platea dei concorrenti non è preoccupante per i livelli della Marina militare. Il Generale Farina è molto più preoccupato rispetto a noi. Loro devono farne 8.000-9.000 all'anno, mi sembra. Noi siamo su cifre diverse. Devo dire che 110 li abbiamo dati noi lo scorso anno.
  Per rendere più attrattiva e soddisfacente la vita militare, oltre alla riserva assoluta, ci sono anche altri interventi che possono essere fatti. È stato citato quello della certificazione dal punto di vista lavorativo. Questa certificazione, probabilmente, non è sufficiente in un anno. Ecco, quindi, che l'ipotesi di riconsiderare tre anni e poi passare successivamente è un aspetto che deve essere approfondito e scandagliato proprio in quest'ottica promozionale.
  Raccolgo molto volentieri la raccomandazione di iniziare a fare pubblicità, quindi in qualche modo presentare quello che fa la Marina. Indubbiamente, è una sfida. La Marina militare da sempre, tradizionalmente, non si vede da terra. È là, oltre l'orizzonte. C'è anche adesso, in questo momento, a parte questa esercitazione ampia che è in corso e che ha coinvolto le navi di altre otto Marine (Tirreno, Canale di Sicilia, Jonio), a cui partecipano assetti dell'Esercito, dell'Aeronautica e della Guardia di finanza per effettuare anche attività congiunte di polizia del mare, che rappresenta un aspetto significativo, nel rispetto delle autorità e delle responsabilità. Penso alle unità della Guardia costiera. La Guardia costiera è responsabile dell'anti-inquinamento da idrocarburi. Anche le unità della Marina militare: alcune sono state proprio costruite per questo. Quindi, è necessario effettuare queste attività per essere interoperabili, per assicurare la protezione degli interessi nazionali, la protezione delle linee energetiche, la protezione delle piattaforme, la protezione anche dei cavi sottomarini. Il 95 per cento del traffico internet viaggia sui cavi sottomarini. All'attività subacquea, alla parte dei sommergibili, alla capacità di presenza e sorveglianza dello strumento aereo e marittimo, particolarmente significativo, partecipano anche altre otto Marine di altre nazioni. Vi Pag. 16sono sedici osservatori di altrettanti Stati che sono presenti, però sono di là, in alto mare.
  La presentazione avviene, fondamentalmente, nelle scuole superiori. Da quella, poi, arrivano le domande per accedere sia ai concorsi dell'accademia ufficiali sia delle scuole sottufficiali sia dei volontari in ferma prefissata di un anno. Però abbiamo un certo numero di iniziative in corso proprio per avvicinare anche i più giovani, i più piccoletti, che magari hanno già la passione. Le unità navali al termine di questa esercitazione andranno tutte in porti diversi per passare quattro o cinque giorni. Andranno in porti diversi in tutta Italia, nel Tirreno, in Sardegna, in Sicilia, in Puglia, porti in cui di solito non sono presenti. Gli uffici scolastici regionali, i direttori didattici e quant'altro vengono a bordo per visitarle. In qualche modo li facciamo avvicinare e, magari, diamo anche alcuni contatti. Oramai sui telefonini, iPhone e iPad sono tutti più bravi di noi. Non ci sono dubbi. Vi sono anche altre iniziative in tal senso.
  Mi sembra di aver trattato tutte le tematiche rappresentate. Ringrazio ancora per la sollecitazione che mi avete riservato.

  PRESIDENTE. Io non ho ulteriori richieste di intervento. Pertanto, rinnovo i ringraziamenti all'Ammiraglio Girardelli e a tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.