XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Lunedì 17 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PIANIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DIFESA E SULLE PROSPETTIVE DELLA RICERCA TECNOLOGICA, DELLA PRODUZIONE E DEGLI INVESTIMENTI FUNZIONALI ALLE ESIGENZE DEL COMPARTO DIFESA
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Villa Alberto , Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 13 
Occhionero Giuseppina (IV)  ... 13 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 14 
Villa Alberto , Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A ... 14 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Slide presentate dal Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 10.45

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A, Alberto Villa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente ed Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo, Alberto Villa, che avrà come oggetto le tematiche trattate dall'indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa. Saluto e do il benvenuto al Presidente Villa che ringrazio per la sua disponibilità a partecipare ai nostri lavori, i colleghi presenti e quelli che parteciperanno secondo le modalità stabilite dalla giunta per il Regolamento del 4 novembre 2020, ai quali rivolgo l'invito a tenere spenti i microfoni per consentire una corretta fruizione dell'audio.
  Ricordo che dopo l'intervento del nostro ospite darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni e, successivamente, il nostro ospite potrà rispondere alle domande poste. A tal proposito chiedo ai colleghi di far pervenire la propria richiesta al banco della Presidenza già da adesso.
  Cedo, quindi, la parola al presidente Alberto Villa.

  ALBERTO VILLA, Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A. Saluto il presidente e tutta la Commissione. Ringrazio moltissimo per questa opportunità davvero importante.
  Sono Alberto Villa e sono entrato in azienda nel 1980 come giovane disegnatore, mentre oggi sono Presidente e Amministratore Delegato. Recentemente ne sono diventato proprietario, acquisendo il 100 per cento del capitale azionario dopo la procedura golden power.
  Farò una breve descrizione degli argomenti di cui vorrei trattare, aiutandomi con alcune slide, ma sono ovviamente disposto a condividere con voi qualunque variazione.
  Iniziamo dalla slide n. 2. C.A.B.I. nasce a Milano verso la metà degli anni Trenta ed è tuttora nella stessa sede storica, essendo l'unica azienda rimasta nella zona. Da sempre progettiamo e realizziamo i mezzi speciali per il Gruppo Operativo Incursori (G.O.I) della Marina militare, le nostre forze speciali. Siamo totalmente nazionali; siamo 62 persone, molte delle quali appartengono a famiglie che lavorano in azienda da tre generazioni, vista anche la riservatezza del nostro prodotto. Infatti, ci basiamo moltissimo sulla fidelizzazione del personale e sui rapporti di supporto delle famiglie.
  Quello di cui vorrei parlare oggi, passo alla slide n. 3, è un settore particolare dei veicoli subacquei, quelli che vengono chiamati «mezzi insidiosi» pilotati per le operazioni speciali navali, cercando di raccontare un po' la storia, ma lasciando poi agli specialisti la trattazione delle imprese e dei nomi degli operatori. Per noi è davvero un Pag. 4onore essere al fianco di questi uomini che lavorano sempre nell'ombra e, quindi, è difficile anche capirne le capacità.
  Passiamo alla slide n. 4. Da dove nascono questi mezzi? Perché vi è questa necessità? Come sapete, l'Italia ha sempre avuto poca disponibilità di risorse finanziarie per le Forze armate e spesso si è trovata impegnata in conflitti che la vedevano impegnata contro dei nemici veramente potenti. Già nella Prima guerra mondiale i due ufficiali della Marina, Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, che erano un ingegnere e un medico, pensarono di inventare qualcosa che potesse arrecare gravi danni alla flotta austriaca. Decisero di modificare un siluro con i pochi mezzi dell'epoca (la tecnologia non era così sviluppata) e, muovendosi utilizzando un motore ad aria compressa per sfruttarne la silenziosità, lo diressero fisicamente dove volevano arrivare. Ovviamente l'uomo stesso è un mezzo speciale, come oggi l'incursore di Marina è un mezzo speciale. Si può considerare la Mignatta il primo momento speciale della storia dei mezzi incursori e con una spesa veramente ridicola fu inflitto un colpo durissimo alla flotta austro-ungarica, visto che fu affondata la corazzata Viribus Unitis. Di lì a poco vi fu la firma dell'armistizio (la guerra aveva già le sorti segnate), ma con quell'azione fu inflitto veramente un colpo fortissimo al morale del nemico.
  Qualche cenno sulle tecnologie oggi disponibili (slide n. 5). Quella che vedete in basso a sinistra è una prima versione di un trascinatore che si chiamava Elementare, il quale è stato realizzato in C.A.B.I. Cattaneo ed era un mezzo veramente rudimentale. Ricordiamoci che, contrariamente a quello che pensiamo noi tecnici o imprenditori del settore che tendiamo a considerare il viaggio la missione, in realtà la missione per l'operatore comincia dopo. Noi abbiamo il dovere di far giungere questi uomini al punto di missione non stanchi per avere nuotato, e pronti per essere poi impiegati nella missione. Ovviamente oggi ci sono delle soluzioni più avanzate, come vedete sulla destra. L'energia delle nuove batterie consente delle trasferte più lunghe e il supporto della strumentazione a livello di sistemi di navigazione subacquea ha fatto dei passi in avanti. L'uomo, quindi, deve arrivare pronto.
  Saliamo un po' di categoria e di dimensione (slide n. 6). Sulla sinistra vediamo quello che veniva chiamato «siluro a lenta corsa» o «siluro a lunga corsa» – dipende dai periodi – che era l'evoluzione della Mignatta e più avanti vedremo anche il contributo dell'ingegnere Guido Cattaneo di C.A.B.I. Cattaneo, che apparteneva alla Decima Flottiglia MAS. In questo caso, possono trovare posto due uomini e i sistemi d'arma che poi vengano collocati sotto la nave. Invece, sulla destra si vede una versione moderna di quelli che vengono chiamati «SDV» (swimmer delivery vehicles). È un prodotto di cui ci è stata autorizzata la divulgazione e ovviamente è un po' nascosto per questioni di riservatezza. Tutta la mia relazione di oggi sarà condizionata da questa difficoltà nel poter esplicitare alcuni argomenti, come potete ben immaginare. Il nostro contratto attuale, che avete esaminato lo scorso anno nell'ambito del programma d'arma SMD n. 05/19 ha avuto una lunga trattazione ed è classificato segreto, quindi cercheremo di illustrare quello che si può. L'importante è capire che questi oggetti sono di grande ausilio all'uomo, ma l'uomo è sottoposto a uno sforzo enorme, perché è immerso nell'acqua. Non stiamo parlando di sottomarini classici, ma stiamo parlando di veicoli trasportatori che devono consentire all'uomo, dotato di sistemi di respirazione – tutte le apparecchiature sono immerse nell'acqua –, di giungere alla missione nel miglior stato possibile. Sembra banale, ma dire che l'uomo deve arrivare in quel punto a quel determinato orario non è così scontato. Le versioni moderne si avvalgono di strumenti molto più precisi e, come logica, assomigliano ai sottomarini dal punto di vista funzionale per l'inversione: hanno delle casse, zavorrano delle casse rapide e l'acqua lambisce ogni apparecchiatura.
  Passo alla slide n. 7. Questa è la versione speciale di mezzi subacquei che vengono chiamati «ibridi» o a «doppia propulsione». L'Italia ne è praticamente l'inventore Pag. 5 e C.A.B.I. Cattaneo ha contribuito, con l'ingegner Guido Cattaneo, proprio alla nascita di questi veicoli. Questo, in particolare, è stato fotografato nella foto di sinistra durante la visita del Presidente Ciampi al Varignano COMSUBIN (Comando raggruppamento subacquei e incursori «Teseo Tesei») negli anni 2000. I fortunati spettatori raccontarono di veder uscire questo enorme motoscafo dall'acqua, quando è emerso era completamente invisibile e dopo qualche minuto è partito ad altissima velocità. Ovviamente c'è grande riservatezza su questo oggetto e, ancora oggi, non si comprende chi lo costruisce. Sulla destra, invece, vi è una rappresentazione che è stata attribuita a C.A.B.I. dal sito Covert shore, un sito inglese altamente specializzato che a volte anticipa i progetti. Infatti, è veramente competente ed è un riferimento nel settore. Quello che è importante dire per questo tipo di imbarcazione è che, oltre alla motorizzazione elettrica che caratterizza tutti i veicoli subacquei, in questo caso – per offrire un'autonomia più lunga – l'imbarcazione è dotata anche di motori termici. Alcuni dicono che il primo avesse dei motori a benzina, mentre i più recenti hanno dei motori diesel turbocompressi, che ovviamente devono essere submarinizzati. Attorno a questo motore è stata creata – non voglio usare termini inglesi – una scatola, un contenitore. Immaginate cosa vuol dire mandare un motore sott'acqua con sistemi di aspirazione dell'aria ed evacuazione. È una tecnologia tutta nazionale che il mondo ci invidia. Infatti, C.A.B.I è tra le cinque aziende al mondo a produrre questi oggetti. Ovviamente non potremmo illustrare i veicoli, ma siete tutti invitati a visitarci, poiché lì sarà possibile veramente condividere quello che facciamo.
  Passiamo all'ambito dei mezzi cosiddetti «asciutti» (slide n. 8). Questo è un piccolo sottomarino, è concettualmente stagno, quindi l'acqua non lambisce l'apparecchiatura e l'uomo, che può respirare. Sono dei veicoli definiti «midget», perché non sono della stazza degli attuali U-212 NFS che conoscete benissimo, ma sono più piccoli e, quindi, più flessibili e utilizzabili in acque più basse. È un momento di grande interesse per questi veicoli, così come per gli altri SDV, gli swimmer delivery vehicles, come vengono definiti i nostri oggetti. In questo caso, invece, parliamo di midget, ovvero di sommergibili sottomarini più piccoli. Immaginiamo di vedere questo piccolo oggetto, che a sua volta può trasportare dei veicoli avvicinatori: gli operatori del sottomarino e gli operatori incursori si trasferiscono in condizioni di totale protezione. Ricordo che tutti i mezzi che produciamo e quelli che vedete nei vari siti internet si basano sempre su avvicinatori. Il concetto di avvicinatore è importantissimo. Per C.A.B.I. l'integrazione e l'interfacciamento con i sottomarini – stiamo lavorando con Fincantieri per la nuova linea di sottomarini con il coordinamento dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) – sono fondamentali, perché questi piccoli oggetti non possono affrontare delle lunghe traversate e delle lunghe navigazioni.
  Ora entriamo nella storia di C.A.B.I (slide n. 9). La foto di sinistra ricorda l'ingegnere Giustino Cattaneo, fondatore di C.A.B.I. Cattaneo. Giustino Cattaneo è di origini venete e viene a Milano perché ha bisogno del supporto tecnico che offre l'università del Politecnico di Milano. Con altri imprenditori del lago Maggiore, dove sta nascendo il polo aeronautico, creano dei circoli di progettazione. L'ingegnere Giustino Cattaneo è stato poi responsabile del progetto dell'Isotta Fraschini 8A che in quei tempi era considerata la Rolls Royce italiana e ha inventato il freno sulle quattro ruote motrici – è stato lui uno dei primi ad applicarlo, sviluppando tantissimo i motori anche in ambito aeronautico.
  Al centro potete vedere l'idrovolante Marchetti che montava due motori della serie Asso, famosi per le trasvolate atlantiche. In azienda abbiamo la foto dell'ingegner Cattaneo del 1907 e, da giovane progettista, era già al tavolo da disegno.
  È importante dire che la tecnologia aeronautica derivante dalla sua esperienza è stata poi applicata a tutti i mezzi di C.A.B.I. Per la prima volta nell'ambito marino si cominciavano a utilizzare le leghe leggere e materiali particolari. Pag. 6
  Sulla destra si vede il figlio Guido – quello con la cravatta – che viene inviato in Russia, perché la Russia voleva nominare Giustino Cattaneo come direttore tecnico del dipartimento tecnico, ma in quel momento, invece, Giustino Cattaneo era stato invitato a lavorare in Alfa Romeo. Vi svelo una curiosità: il fratello Romano Cattaneo è quello che ha suggerito di mettere il biscione visconteo nel logo dell'Alfa Romeo. Se avete modo di visitare il Museo dell'Alfa Romeo, c'è questo cenno.
  Passo adesso alla slide n. 10. Questi ricordi che abbiamo in azienda, la fotografia di sinistra, è il ringraziamento del Comandante Rizzo – chiamato l'Affondatore, perché ha partecipato a tantissime imprese storiche con i MAS come l'impresa di Trieste, di Premuda e la Beffa di Bucari – che ringrazia personalmente Giustino Cattaneo per avergli concesso la possibilità di effettuare queste operazioni.
  Al centro vi è invece un'altra rarità che ci onora molto, perché l'ultimo Presidente di C.A.B.I. Cattaneo è stato l'ingegner Bruno Orlando che poi ha ricevuto la medaglia d'oro al merito di Marina, che discendeva dal cantiere Orlando di Livorno. Sul MAS (motoscafo armato silurante) si vedono le firme di Luigi Rizzo, Gabriele D'Annunzio e Costanzo Ciano. Il MAS era stato costruito nei cantieri Orlando e il motore era progettato da Giustino Cattaneo. Per noi è stato il massimo del riconoscimento. Sulla destra, invece, vi è il MAS perfettamente conservato a Gardone Riviera al Vittoriale.
  Passando al figlio e ai suoi progetti (slide n. 11), ho avuto la fortuna di conoscere Guido Cattaneo, perché sono entrato in C.A.B.I. nel 1980, quando l'ingegnere Guido Cattaneo era Direttore Tecnico. Purtroppo è deceduto nel 1984, quando ero un baldo giovane e mi hanno messo tra i quattro che hanno avuto l'onore di portare il feretro nella tomba a Livorno. Mi sento particolarmente fortunato per questa esperienza. Guido Cattaneo, appassionato di motonautica e appassionato tecnico, impara tantissimo dal padre, comincia a interessarsi agli aspetti della velocità e inventa un sistema che ancora oggi, a livello propulsivo, è considerato una rivoluzione. C'era bisogno di cambiare e migliorare la spinta di questi veicoli e quindi ha inventato un sistema di trasmissione che permetteva di portare l'elica più in profondità e inventò quella che viene chiamata trasmissione Z che si basa su una doppia elica controrotante. Si tratta di un sistema di ingranaggi che non sto a raccontarvi ora, ma in azienda abbiamo tutti i disegni. Vi invito a venire a vedere perché sono veramente delle innovazioni: sembrano molto banali, ma risolvono il problema della guerra. Successivamente, corre la Pavia-Venezia e con il suo motoscafo Asso consegue record di velocità allora impensabili: 150 chilometri all'ora. La foto di destra lo riprende ad Angera sul Lago Maggiore, perché prima dell'avvento del GPS le basi misurate erano fatte da cronometro e bandierine: per sapere quando facevi il record, c'erano dei sistemi manuali. Era una persona veramente severa, attenta al lavoro perché essendo stato nella Decima MAS era consapevole che gli errori in progettazione o le superficialità durante la costruzione potevano costare la vita degli operatori.
  Con la slide n. 12 cominciamo a entrare nell'ambito militare e quindi ci si rende conto che serve qualcosa di più – sempre rimanendo in dimensioni contenute e costi contenuti – per affrontare dei nemici questa volta diversi: stiamo parlando degli inglesi, siamo nella Seconda guerra mondiale. Da un'idea di Aimone di Savoia che è stato nella Decima MAS – che vedremo poi nella foto e che era amico personale di Guido Cattaneo – chiede di sviluppare questa imbarcazione chiamata «barchino esplosivo» che nasce, come al solito per coprirne gli scopi finali, come motoscafo da turismo. In seguito è stato realizzato in mille altre versioni: motoscafo da turismo modificato, allargato, silurante eccetera. Qual è il concetto? L'Italia, diversamente da altre nazioni, non considerava le missioni suicide e ha sempre posto enorme valore per le risorse umane anche perché ci voleva tempo a formare questi incursori. Per questo si decise di inventare questo oggetto che è stato progettato da Guido Cattaneo per tutta la parte meccanica propulsiva, con la collaborazione dell'amico Baglietto che era Pag. 7proprietario del cantiere Baglietto. Questo veicolo veniva lanciato contro l'imbarcazione nemica: grazie alla trasmissione inventata da Cattaneo, il mezzo era dotato di una notevole stabilità di rotta proprio per questa doppia elica controrotante. Una volta bloccato il timone, l'operatore si lanciava in acqua: a poppa c'era uno zatterino che permetteva all'operatore di non subire l'effetto dell'onda d'urto dell'esplosione. Il veicolo colpiva la nave e una prima carica ne provocava l'affondamento. Una volta raggiunta la quota tra i cinque e gli otto metri, un sistema idrostatico consentiva alla seconda carica di esplodere: il danno veniva inferto sotto l'opera viva e, quindi, la nave non poteva più rimanere a galla. Grazie a queste operazioni sono stati conseguiti dei risultati notevoli nella baia di Suda e in tantissimi altri posti. Ripeto, lascio agli esperti di storia e agli eredi della Decima Flottiglia MAS della Regia Marina la descrizione dei nomi, sicuramente ne ometterei qualcuno.
  Vorrei ora parlare dell'aspetto tecnico del «barchino esplosivo» (slide n. 13), ma ricordando sempre che in acqua ci vanno loro: il nostro è un contributo, non dobbiamo prenderci troppi meriti. In quel caso è stato affondato l'importante incrociatore York ed è stato un danno morale enorme. Farò qualche descrizione tecnica, ma andrò velocissimo. Sulla sinistra vedete questo piede poppiero che – oltre ad avere quell'elica controrotante e, quindi, due eliche – con quel piccolo volante permetteva a questo sistema di ruotare e si metteva in una posizione tale da permettere il superamento delle reti. Era normale proteggere i porti ostruendoli con le reti e questo volante permetteva di sollevarle: si superava l'ostruzione e si abbassava il mezzo che procedeva. Nella foto al centro c'è quello che viene chiamato «baffo» che è stata una delle continue modifiche che permetteva di far brillare il primo barchino di una lunga serie; quindi, si distruggevano le reti e gli altri barchini; poi, proseguivano. Qui l'effetto sorpresa era notevole e, quindi, si era già vicini all'obiettivo: non c'era il problema di avvisare il nemico perché si era molto veloci e vicini all'obiettivo. Nella foto di destra invece si vede, anche se in piccolo, che Guido Cattaneo è stato brevettato pilota dei barchini esplosivi, dopo aver partecipato alla colonna Moccagatta in Mar Nero. Da lì l'ingegner Cattaneo ha portato in carico la sua esperienza diretta che, come sappiamo, oggi fa la differenza. Guido Cattaneo ha ricevuto la medaglia di bronzo al valor militare per le sue attività.
  Con la slide n. 14 caso torniamo in ambito subacqueo: come al solito l'idea arriva da personaggi della Marina in questo caso Teseo Tesei a cui è intitolata la base del Comando subacquei e incursori (COMSUBIN). Nella foto centrale si vede Cattaneo (nel cerchio), Aimone di Savoia, Teseo Tesei ed Elios Toschi, l'altra persona che ha contribuito all'invenzione di questo oggetto. Il progetto era riservato, ovviamente si sono inventati nomi di fantasia e in quel caso era il Progetto Trespolo. L'oggetto era totalmente elettrico. Vedete sulla destra questo contenitore che viene chiamato shelter all'interno del quale venivano trasportati i siluri a lenta corsa (SLC) e venivano imbarcati a bordo dei sottomarini. In questo caso dobbiamo ricordare lo Scirè, che è un sottomarino davvero storico e significativo per la Marina Militare, affondato dagli inglesi nel 1942 subito dopo che il comandante Borghese ne aveva lasciato il comando. Dicono che ci sia stato un problema dovuto all'intercettazione di alcuni messaggi del sistema di crittazione Enigma per cui al largo di Haifa il sottomarino è stato affondato con tutto l'equipaggio, purtroppo, ed è ancora oggi un duro colpo. Dal punto di vista strategico ancora oggi la logica non è cambiata: quindi, i mezzi speciali vengono trasportati da sottomarini. In questo caso lo Scirè e alcuni sottomarini modificati ne potevano portare tre. Immaginate che cosa voglia dire lavorare in missioni occulte vicino al nemico, dover sbarcare questo oggetto sott'acqua che a volte non funzionava. C'era una tensione incredibile, a volte si lavorava in acque fredde e per gli uomini era veramente uno stress notevole. Il progetto ha avuto origine nel 1927 e poi è stato sospeso: alcuni esperimenti fallimentari avevano fatto abbandonare addirittura l'idea; poi il progetto Pag. 8 è stato ripreso più avanti. La Marina ha coinvolto l'ingegner Cattaneo perché le idee erano ottime, ma serviva una struttura in grado di riprodurre in maniera più precisa i componenti, quindi è stato è stato chiamato di nuovo l'ingegner Cattaneo.
  Al centro della slide n. 15 vedete l'ammiraglio Birindelli, una figura veramente storica per quanto riguarda il mondo incursionistico. Nel dopoguerra le clausole dell'Armistizio ci proibivano espressamente di costituire le forze speciali, visti i danni conseguiti. Ovviamente noi siamo andati avanti, l'Italia è andata avanti ed è stata creata una sezione segretissima a Bacoli, che si chiamava Sezione tecnica autonoma (STA). Sono stati recuperati quattro vecchi SLC, del materiale che si trovava in giro ed è stato costituito il primo gruppo che poi è stato trasferito al COMSUBIN, dove oggi ha sede il Comando subacqueo incursori. Le foto sono state fatte nel museo del Varignano in una bellissima sala storica, ancora prima del restauro: se avete una mezza giornata, vi suggerisco di visitare anche quella. Come vedete nascono i primi mezzi che non prevedono più l'operatore a cavalcioni, ma l'operatore all'interno che deve essere più protetto. Nel primo caso, il mezzo in basso a sinistra si chiama Trasportatore elettrico cavi (TEC): le sigle di allora erano tutte molto fantasiose. Era totalmente elettrico e poi ne è stata fatta una versione biposto, ma nel 1958 nasce il primo mezzo ibrido. Viene chiesto di nuovo a CABI Cattaneo di supportare la Marina in questa idea: quindi in quello che vedete sulla destra, oltre al motore elettrico, c'è anche un motore termico. Sono state fatte varie versioni, alcune con dei motori fuoribordo submarinizzati e poi, considerata la profonda amicizia di Giustino Cattaneo con i tecnici dell'Alfa Romeo, sono stati usati dei motori automobilistici ad altissime prestazioni. Il primo corso delle nuove forze speciali, nel 1952, vede anche la nascita della nuova categoria dei piloti che venivano chiamati con nomi sempre molto toccanti: conduttori di mezzi insidiosi. Ancora oggi si chiamano piloti CMI.
  CABI ha avuto un ruolo anche per la costituzione delle forze speciali israeliane (slide n. 16). In quel periodo, con l'avvallo del Governo, era emersa una necessità: dopo il mandato inglese la situazione israeliana era abbastanza caotica e, quindi, Israele ha chiesto il supporto dell'Italia. Lì vedete Ben-Nun insieme a Fiorenzo Capriotti che è un eroe della Decima Flottiglia MAS: è stato pilota e ha operato a bordo dei mezzi speciali. Capriotti ha avuto un trascorso in C.A.B.I. dove si è formato dal punto di vista industriale e poi è andato in Israele, insieme a un altro operatore della Decima Flottiglia MAS, e ha addestrato gli operatori. Ancora oggi la Tredicesima Flottiglia Commando ritiene COMSUBIN un'entità gemella, anzi, la sua origine e c'è un bellissimo rapporto. Per poter esportare queste imbarcazioni con C.A.B.I. Cattaneo, vista l'attitudine della famiglia a lavorare nel campo della velocità, è stato deciso di chiamarle race boat e sono stati esportati come motori da corsa.
  Nella slide n. 17 vedete una navigazione subacquea che dagli israeliani è stata chiamata gang. Faccio una precisazione: tutte le foto che vedete sono ovviamente pubbliche, sono documenti che si trovano in rete o comunque autorizzati. In questo caso, sulla destra, c'è una bellissima foto di navigazione subacquea con le attrezzature che allora, anche dal punto di vista supporto come le maschere respiratorie, erano veramente agli inizi. È molto importante vedere per noi la stabilità della navigazione dell'oggetto. Questo era per dire da dove arriviamo.
  Ora, per quanto possibile, vorrei parlare di quello che stiamo facendo oggi. Come sapete stiamo lavorando su un contratto pluriennale che ha una specifica tecnica segreta, quindi i dettagli saranno omessi. Per quanto riguarda i discorsi che si sentono in giro per il mondo, spesso c'è molta confusione perché non è sufficiente disporre di questi mezzi per avere questa capacità. C'è bisogno di un altissimo grado di addestramento e di una preparazione anche dal punto di vista infrastrutturale: oggi le forze speciali della nostra Marina hanno tutto questo. Alcuni Paesi che si affacciano oggi in questo mondo pensano che – disponendo di grandi disponibilità Pag. 9economiche – sia sufficiente comprare questi mezzi, ma non è così e quindi torno al discorso di prima: immaginate l'acqua che lambisce per ore l'uomo. Oggi i mezzi hanno delle capacità maggiori per via della maggiore autonomia dovuta alle batterie: noi usiamo delle batterie al litio da un po' di anni e i tempi si sono allungati di molto. L'uomo è sempre immerso nell'acqua e, pur avendo migliorato i sistemi di respirazione e quelli di riscaldamento, alla fine è sottoposto a un grandissimo stress.
  La foto della slide n. 20 è la vista esterna dell'oggetto che siamo stati autorizzati ad esportare, poi parlerò più avanti delle attività che stiamo portando avanti con il Segretariato generale della difesa. Questi oggetti vengono totalmente immersi e ogni singola apparecchiatura – banalmente il display dei computer di navigazione e del sistema di navigazione – deve essere pressoresistente. Questo vuol dire che ha un contenitore, tipicamente di lega leggera, che deve essere in grado non solo di non fare entrare l'acqua, ma anche di essere resistente alla pressione di trasporto. Infatti questi mezzi devono essere avvicinati tramite unità di superficie, quindi le navi, ma soprattutto subacquee. Quando il veicolo viene trasportato a bordo di un sottomarino tramite delle interfacce che realizziamo noi, per tutto il percorso la pressione dell'acqua agisce su tutte le componenti. Per questo è necessario realizzare e progettare tutte le apparecchiature che siano in grado di funzionare dopo giorni di trasferimento sott'acqua. In questi casi si parla di pressione di collaudo e pressione di esercizio, che è la quota dove gli operatori possono essere in grado di operare. Noi siamo molto orgogliosi di questa tecnologia perché deriva da quasi ottant'anni di specializzazione e praticamente ogni dipendente dell'azienda considera gli elementi di tenuta come un fratello gemello.
  Ogni apparecchiatura deve essere submarinizzata e bisogna fare i conti con gli spazi: sono veicoli molto piccoli che devono essere molto maneggevoli e trasportabili e il lavoro di miniaturizzazione è davvero maniacale. Noi abbiamo ancora in fase di progettazione l'altra linea ibrida e stiamo lavorando sulla realizzazione di un nuovo motore di potenza, più che doppio rispetto alla linea precedente e questo potrà conferire alle nuove linee delle prestazioni decisamente superiori.
  Nel caso di veicoli ibridi dobbiamo considerare un'ulteriore complicazione che esula dall'aspetto di presso-resistenza, ma si rifà ai principi di navigazione. Noi dobbiamo realizzare un veicolo che sia in grado di operare in superficie e consentire dei lunghi trasferimenti e, per la parte occulta, immergersi.
  Mentre i veicoli che avete visto prima sono fatti per lavorare praticamente quasi esclusivamente in immersione, nel caso dei veicoli ibridi la parte subacquea diventa minimale e serve solo per l'ultimo trasferimento. L'imbarcazione deve poter funzionare bene in superficie e quindi nascono problemi di bilanciamento, dimensionamento, baricentro. È un grande compromesso.
  Abbiamo sviluppato – su requisiti di COMSUBIN per l'interfacciamento con le fregate della classe FREMM – un'imbarcazione contro il terrorismo. È un'imbarcazione che è stata progettata con la collaborazione di altre aziende italiane, Fincantieri e Calzoni che poi ha realizzato la sella per la quale la Marina militare ha fatto il coordinamento. Questo veicolo è totalmente italiano; è progettato da noi ed è in grado di superare i 50 nodi, con delle caratteristiche particolari proprio per consentire un recupero e rilascio semiautomatico. Durante la crociera del 30° Gruppo navale Cavour, attorno al 2014, molte forze speciali estere hanno apprezzato la sinergia tra il battello e la nave. Sostanzialmente riduce l'esposizione al rischio degli operatori durante le fasi di recupero.
  Sulla destra della slide n. 22 potete vedere l'integrazione con il C-130, grazie a un semirimorchio ad assetto variabile che abbiamo progettato noi. Le interfacce oggi sono sempre più importanti, perché è necessario utilizzare dei mezzi avvicinatori. Nella foto che abbiamo visto del siluro a lenta corsa, l'interfacciamento consisteva nel ricovero dell'oggetto. Oggi interfacciarsi vuol dire interfacce meccaniche, sistemi Pag. 10assistiti di recupero e di rilascio del veicolo, sistemi di ricarica delle batterie, sistemi di scambio dati e di comunicazione. Sulla base di questo stiamo lavorando nel gruppo di lavoro di cui poi vi parlerò. A seguito di problemi che hanno toccato alcuni incursori della Marina, ci è stato chiesto di sviluppare questa scelta. Come sapete, le operazioni speciali necessitano di materiale per poter essere attuate, quindi in alcuni casi – prima di questa scelta – il materiale doveva essere trasferito tramite la garitta dall'uscita del sommergibile. È un'attività molto rischiosa, ci sono delle limitazioni agli ingombri. Ci è stato chiesto di realizzare questo oggetto che potesse trasportare sia in asciutto che in bagnato le attrezzature degli incursori. Abbiamo fatto una piattaforma molto flessibile che utilizza dei sistemi che abbiamo realizzato per il trasporto dei veicoli e questo sistema è di interesse molto concreto di altre Marine estere.
  Nella slide n. 24 c'è una rappresentazione di parte terza che si avvicina abbastanza allo scenario possibile. Potete vedere il primo oggetto in basso a sinistra, subito dopo la vela del sottomarino, lo Shelter; poi hanno rappresentato questa specie di interfaccia nera con sopra quel veicolo. Ovviamente non possiamo confermare né smentire, ma diciamo che più o meno lo scenario potrebbe essere credibile.
  C.A.B.I. realizza su licenza – stiamo collaborando con un inventore italiano molto creativo – delle antenne speciali per le telecomunicazioni e alcune molto compatte sono già a bordo dei nostri veicoli e hanno anche un'applicazione terrestre per un importante cliente nazionale. Voglio adesso parlare un po' del futuro, di che cosa abbiamo in mente. Siamo italiani, l'inventiva non ci manca mai e dobbiamo tenere d'occhio quello che il mondo tecnologico rende disponibile; ci basiamo sulla nostra esperienza e spesso dobbiamo adattare. Purtroppo, in Italia negli ultimi vent'anni sono venute meno alcune aziende che producevano sensori; quindi è necessario andare all'estero. Come sapete andare all'estero espone – tramite le richieste di specifiche tecniche – a un certo tipo di possibile intuizione di quello che si sta cercando, quindi sarebbe opportuno evitare queste situazioni, ma purtroppo non è possibile. Alcuni sensori sono di Paesi nordamericani o israeliani. Noi dobbiamo comprare questi sensori e poi integrarli a bordo del veicolo, cercando di travasare il meno possibile le informazioni. È evidente che, nello scenario delle operazioni speciali, oggi si lavora sempre più in contesti interforze e, quindi, anche a livello di comunicazioni e scambio dati è necessario correre. Ci stiamo muovendo per individuare possibili soluzioni che rendano le nostre piattaforme – per piattaforma intendo il veicolo – in una maniera più automatizzata e assistita. Tramite l'autopilota ed altri sistemi di bordo è possibile pensare a un mezzo non pilotato.
  C'è un importante programma legato ai nuovi sommergibili U-212 FNS, che devono consentire il trasporto e l'integrazione dei mezzi speciali. L'OCCAR, in quanto stazione appaltante, sta coordinando un gruppo di lavoro che vede la necessità di allineare i programmi pluriennali sia dei battelli, dei sottomarini che delle forze speciali. Sono due programmi che la Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) sta portando avanti e, proprio in questi giorni, con l'Ufficio studi di COMSUBIN, l'OCCAR e NAVARM si stanno coordinando, anche con lo stato maggiore della Marina, le specifiche tecniche per i nuovi sistemi di interfacciamento che – come vi dicevo prima – già tengono conto delle possibili espansioni che devono avere sia i sottomarini che i nostri mezzi per quanto riguarda il supporto alle operazioni speciali. Posso dire che siamo all'avanguardia a livello mondiale come gruppo di lavoro.
  Stiamo anche lavorando – domani avremo un'altra riunione – su un programma di cooperazione internazionale con un importante Marina del Mediterraneo, per l'acquisizione di un mezzo non pilotato che è dotato di sensori veramente performanti nel campo sia delle comunicazioni del C4, sia nel campo ISR (Intelligence, sorveglianza e ricognizione). È un programma che vede il Segretariato generale della difesa impegnato a creare con questo Paese una condizione che vede le aziende Pag. 11nazionali e le aziende estere sullo stesso piano dal punto di vista della fornitura. Noi siamo stati interessati per la realizzazione di un sistema di rilascio di recupero altamente automatizzato per evitare il supporto del personale tecnico in acqua e siamo ovviamente in grado di costruire anche dei sistemi di questo battello, ma per il momento stiamo lavorando in questa direzione.
  Usando il vostro tema come ispirazione, ho cercato di dare un punto di valutazione, ovviamente personale, di quello che è questo scenario. C.A.B.I. per anni è stata chiusa, lavorando esclusivamente su prodotti nazionali. Non ha mai parlato con l'esterno e non ha mai potuto occuparsi di altre attività, salvo quelle di cui vi ho parlato. Nel 2017 siamo stati incoraggiati ad aprirci per individuare possibili forme di finanziamento, visto che i contratti con la Marina richiedevano tempi lunghi e le disponibilità finanziarie – lo sapete benissimo – erano limitate. Con un grandissimo supporto da parte del Segretariato generale della difesa, abbiamo partecipato a Seafuture nel 2016 e nel 2018, poi a Aeronavale. Abbiamo esposto la prima batteria al litio utilizzata su mezzi veri nel 2016 a Seafuture e, dal 2014, l'abbiamo installata a bordo dei mezzi. In questo caso possiamo dire che pur acquistando le celle dall'estero – perché, come sapete, ancora non ci sono fabbriche in Italia di una certa dimensione – tutta la parte relativa alla sicurezza, quindi il sistema di controllo dell'energia dalla batteria di ricarica, è nazionale. Abbiamo fatto un grandissimo processo di selezione delle celle, ma tutto il controllo è nostro. Con il seminario che è stato organizzato dal Segretariato nel 2019 sono state poste le basi di un polo nazionale della subacquea, che innescherà sicuramente un circolo virtuoso perché consentirà di portare queste capacità a livello internazionale.
  L'Italia in questo settore ha un'esperienza davvero unica.
  Nella slide n. 32 c'è una foto di quel seminario che ha visto per la prima volta sullo stesso tavolo il mondo dell'industria, della ricerca, il mondo militare e l'università. È stata una sessione davvero interessante, che ha permesso anche a noi che lavoriamo nel settore di riconoscerci.
  Nell'ambito di questo possibile sviluppo del polo della subacquea, si è cercato di iniziare a individuare quali possano essere i possibili terreni di scambio di apparecchiature e di esperienza. Noi stiamo lavorando, ad oggi, con un'azienda del nord Italia su un programma per un Paese estero che conoscete sicuramente e alcuni dei nostri sistemi – che sono, ovviamente, immersi in acqua – possono essere utilizzati a bordo di questi midget, perché sono all'esterno del battello. Questo sarebbe già un modo di condividere costi non ricorrenti e, per questa azienda che li utilizza, di evitare lunghi tempi di sviluppo e di ricerca.
  Ci siamo posti delle domande, perché quando abbiamo cominciato a sederci attorno a un tavolo ci siamo detti «cosa fai tu, cosa faccio io?». È evidente che lo scopo di ridurre i costi e i tempi di ricerca e sviluppo è encomiabile. Stavamo pensando di creare un protocollo comune che regoli l'interazione tra aziende, perché ci sono aziende come la nostra che sono sul campo da ottant'anni e aziende che si affacciano oggi e vorremmo trovare un modo per trovare questa fascia comune entro cui comunicare, ma allo stesso tempo tutelare le singole esperienze. È necessario – lo dico sempre – che noi imprenditori siamo corretti e ci deve essere trasparenza etica, perché il fatto di costituire questo polo della subacquea deve essere un punto di forza e non un punto di debolezza per qualcuno. Devo dire che Segredifesa sta facendo un lavoro proprio in questa direzione e si vedranno presto i risultati.
  È importante, ad esempio, regolamentare le trattative all'estero. Spesso capita di trovare all'estero aziende dello stesso Paese. L'Italia è unica in questo settore, quindi ci cercano tutti. Però, quando all'estero c'è già un'altra azienda e arriva qualcun 'altro, poi finisce per diventare antipatico. In questo caso sta anche a noi aziende muoverci correttamente e usare un po' più i sistemi di coordinamento che ci sono. Bisogna anche riconoscere che a volte sbagliamo.
  Ringrazio ancora per questa per questa audizione. Penso che avete concretizzato Pag. 12quello che è lo scopo della politica. Basandomi su questo invito, devo dire a tutti, ma soprattutto a me stesso, che essere qui è un onore e dobbiamo fare in modo che il Paese venga visto all'estero con questa statura. L'idea poteva essere quella di creare delle linee di prodotto, ognuno di noi ha una linea di eccellenza. È inutile inventarle, l'abbiamo già. Muoviamoci in questi ambiti e cerchiamo di andare avanti insieme. Ecco, questa era un po' l'idea.
  Stiamo già lavorando con aziende italiane; il sistema Paese sta funzionando e, in alcuni settori, lo stiamo portando avanti tra di noi. Nel caso riportato nella slide n. 36, l'azienda è la M 23 di Bergamo e sta lavorando per un cliente estero e fornirà due midget. Noi qui forniremo alcuni sistemi già testati con l'autorizzazione governativa.
  Nel caso, invece, della slide n. 37 l'oggetto è un po' più piccolo, ma decisamente performante. È un trascinatore, l'evoluzione di quell'oggetto piccolo verde, che fa una ditta italiana che si chiama Suex ed è dotato di prestazioni veramente notevoli, ma oltre alla capacità di trasporto è equipaggiato anche con dei sistemi di navigazione e di posizionamento molto importanti. Sott'acqua non c'è il GPS, quindi una volta che perdi il GPS devi usare dei sistemi che si chiamano Dead Reckoning, che si basano su dei sensori molto evoluti, ma non hanno comunque la precisione di un GPS. In questo caso abbiamo interfacciato con il nostro Cedar questo Scooter e forniremo l'energia per la ricarica delle batterie e la possibilità di scambiare dati con l'interno del sottomarino sul quale è installato lo shelter.
  Per quanto riguarda la standardizzazione di cui si sente parlare molto, anche qua ritengo sia fondamentale evitare doppioni. Ci sono dei componenti utilizzati in ambito della subacquea che sono tranquillamente utilizzabili da più aziende: parlo di connettori, valvole e alcuni componenti che utilizziamo tutti. Alcuni di questi sono anche sicuramente utilizzabili per uso duale: parlo dei mezzi di soccorso, penso a tutto quello che serve oggi per tutelare il dominio subacqueo, parlo di tutela dell'energia, tutela dei cavi per le comunicazioni. Sapete benissimo quanto oggi sia importante il dominio subacqueo e ci sono tantissime aziende italiane che stanno lavorando, quindi sicuramente c'è un modo di condividere esperienze.
  C'è un'osservazione che mi viene dal confronto che a volte facciamo quando parliamo tra di noi, anche all'estero: ci dicono che noi italiani abbiamo dei mezzi molto costosi. Ora torno al discorso che facevo prima: il livello di specializzazione del gruppo operativo incursori è top, il livello di specializzazione che può avere una nuova forza speciale che si affaccia per la prima volta sul mercato è basico. Facciamo un paragone automobilistico: adesso non voglio citare nomi e marchi, però immaginiamo una granturismo e un'utilitaria. L'estremizzazione di certe scelte che portano a certi risultati inevitabilmente alza i costi e, quindi, anche in questo caso è opportuno – nell'ambito della definizione di queste categorie – definire bene quale sia il target. So che sono discorsi molto specialistici, ma li facciamo tutti i giorni: si finirebbe con un fallimento e, invece, noi vogliamo supportare proprio questo discorso di condivisione. Da questo punto di vista stiamo proponendo di creare una base dati comune all'interno della quale muoverci.
  Come facciamo sistema? C'è stata una bellissima iniziativa: abbiamo avuto la possibilità di incontrare dei tecnici del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Istituto nazionale di ottica con delle competenze incredibili. Nel corso di questa riunione, che avevamo fatto ai tempi con NAVARM, abbiamo messo sul tavolo alcuni progetti e l'anno scorso abbiamo presentato un piano nazionale di ricerca militare per un progetto che si chiama QUSUB. Per la prima volta a livello subacqueo si utilizzerebbe un sistema di comunicazione crittografato con tecnologia quantistica. Per dimostrare che sia fattibile noi abbiamo proposto di realizzare un veicolo, in questo caso senza pilota. Utilizzando un sensore trasmittente e un sensore ricevente vogliamo dimostrare che questo scambio dati funziona. Pag. 13
  Perché è importante? Immaginiamo di avere questo sistema di trasferimento, di recupero del veicolo sul sottomarino. Quando devo scambiare dati, trasferire un'immagine satellitare o ricevere un nuovo profilo di missione, devo essere in grado di proteggere queste informazioni. Ci sono dei sistemi acustici che sono intercettabili mentre un sistema ottico lo renderebbe totalmente protetto. Un altro esempio di sinergia è il supporto che noi riceviamo da COMSUBIN, quindi dalla Marina Militare e da NAVARM per lo sviluppo di alcuni prodotti. Noi facciamo un progetto e, ovviamente, per questioni di riservatezza dobbiamo spesso muoverci verso il teatro del Varignano dove c'è una grandissima esperienza. Ricompensiamo questo supporto tramite delle permute e, per quanto riguarda il discorso delle royalities, nel nuovo contratto è stata inserita una clausola per cui qualora vendessimo qualche prodotto derivato dalle esperienze parzialmente pagate dalla Marina Militare, corrisponderemo delle royalties. Ci teniamo molto a dire che abbiamo assunto il miglior collaudatore della Marina Militare che è andato in pensione ancora giovane ed è stato assunto da C.A.B.I. Cattaneo e lavora con noi. Questo è un modo di tenere aperte delle informazioni ristrette. Per quanto riguarda le considerazioni sulla difesa europea, chiaramente non abbiamo un'esperienza diretta per il pregresso che abbiamo. Riceviamo costantemente informazioni dal Segretariato e ovviamente per poter accedere ad alcune gare è necessario condividere alcune informazioni e ci siamo trovati in difficoltà in alcuni casi, dovendo trattare commesse da alta classifica. Dovendo proteggere il contenuto tecnologico e il patrimonio del Paese in certi casi ci tiriamo indietro perché è un ambito molto particolare. Per altri settori questo è terreno fertile mentre per le nostre strutture è un po' più difficoltoso, ma lo scopo è prima di tutto proteggere quello che facciamo. Io ho finito, vi ringrazio ancora. Spero di non aver fatto troppa confusione e di aver contribuito in qualche modo a chiarire un po' gli aspetti.

  PRESIDENTE. Grazie presidente Villa, per il suo contributo, per le slide che ci ha illustrato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione (vedi allegato) e anche per aver descritto l'immagine dell'azienda attraverso un excursus storico dell'evoluzione tecnologica. Do subito la parola alla collega Occhionero per l'intervento. Prego, collega.

  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Grazie, presidente. Presidente Villa, grazie per la sua relazione, per il contributo prezioso che dà al lavoro della nostra Commissione e per il lavoro che svolge nella sua azienda, anche perché ha parlato della necessità di rendere sempre più funzionante e sicuro il nostro sistema Paese.
  Prendo spunto dalla conclusione della sua puntuale relazione per porle una domanda e fare anche una breve relazione. Abbiamo visto, anche dalla cronaca degli ultimi giorni, che si parla di una sfida sempre più complessa dei conflitti asimmetrici che richiedono sempre più frequentemente assalti con le forze speciali. Mi viene da pensare alle minacce al Mar Mediterraneo e, in generale, ai mari generalmente intesi sempre più pressanti. Anche negli ultimi giorni ci sono state notizie che ci preoccupano. C'è anche l'uso sempre più frequente, mi è parso di comprendere, di sottomarini midget. Inoltre ha parlato di collaborazioni con il CNR e del Piano nazionale di ricerca militare e, quindi, mi domando: poiché le risorse della ricerca sono sempre più necessarie, in che termini investiamo o si stanno evolvendo gli investimenti della ricerca per far fronte a queste nuove esigenze?
  Poi faccio una considerazione, non so se posso permettermi. Lei ha parlato spesso di profili di segretezza, anche facendo riferimento all'ultima parte della sua relazione. La sua azienda è un asset strategico nell'high tech e sono sempre più frequenti gli attacchi cyber a scopo di destabilizzazione e di spionaggio, soprattutto di questi settori strategici. Non pensa che la sua azienda, proprio per il profilo strettamente high tech e quindi strategico, possa essere oggetto di un attacco cyber o magari lo è stata già? In questo caso siamo pronti per affrontare questi attacchi e ridurre al minimo Pag. 14 i rischi che ne potrebbero derivare? Grazie.

  PRESIDENTE Grazie, collega Occhionero. Io non ho altre richieste d'intervento pertanto do la parola al nostro ospite, al presidente Villa.

  ALBERTO VILLA, Presidente e Amministratore Delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A. Sarò velocissimo.
  Grazie delle domande molto articolate, cercherò di rispondere per quanto possibile. Parto dall'ultima domanda che è interessante. Innanzitutto le informazioni di cui possiamo parlare poco sono quelle che riguardano la struttura delle reti C.A.B.I. Ovviamente noi siamo abilitati e abbiamo tutto quello che serve per lavorare nel campo della difesa con il livello di classifica che ci è riconosciuto. Quello che le posso dire è che al momento non ci risulta nessuna minaccia, ma come sappiamo questo non è significativo. Noi agiamo prima di tutto sulla sicurezza fisica. Innanzitutto c'è la totale assenza di comunicazioni delle reti classificate con il mondo esterno: è vietata totalmente, non esiste proprio. Inoltre c'è un grandissimo lavoro sul personale. Selezione del personale, fidelizzazione del personale e controllo del personale che è consapevole di quello che fa, di quello che rischia e di che cosa espone perché in realtà vive nell'azienda e quindi un'eventuale divulgazione di notizie mette a rischio anche il personale stesso. Il modo che crediamo più sicuro è proprio quello di proteggere fisicamente. Io sono funzionario alla sicurezza dell'azienda e ho sviluppato internamente la prima camera CIS, una volta si chiamava EAD. Fin da allora, abbiamo questa protezione che all'interno della fabbrica è in una stanza all'interno dello stabilimento e totalmente isolata dal resto della struttura. L'infrastruttura di rete che vede l'esterno è quella dedicata agli aspetti più gestionali che sono tipici delle aziende, quindi non c'è nessun tipo di comunicazione. Ovviamente in azienda ci sono dei controlli. Vi posso dire che c'è la massima attenzione su questo aspetto. Siamo un assetto strategico e ne siamo consapevoli. Il 22 aprile ho siglato l'atto di acquisizione delle azioni dopo la procedura della golden power alla quale appunto ho partecipato. Abbiamo avuto un'audizione con tutte le agenzie, quindi abbiamo avuto modo di spiegare bene la situazione.
  Per quanto riguarda gli investimenti nell'ambito del Piano nazionale della ricerca militare (PNRM) e in ambito CNR è stata un'esperienza fantastica vedere queste persone che lavorano nella ricerca pura e vedere che tipo di passione hanno quando trovano gente come noi che vuole mettere in pratica le cose subito. Sono due modi di pensare completamente diversi e devo dire che quando ho messo sul tavolo il fatto che noi volevamo realizzare un oggetto e non mi sarei accontentato delle prove di laboratorio, sono stati entusiasti. La parte nostra del PNRM sarà la costruzione di questo oggetto che speriamo possa essere finanziato, è in fase finale di valutazione. Ovviamente come sapete l'investimento è per metà a carico dell'azienda e, qualora venisse approvato, a metà a carico della Difesa. Spero che funzioni e ovviamente ho detto che potrebbe non funzionare perché è proprio un ambito totalmente innovativo: però sicuramente ci farà fare un passo avanti rispetto all'attuale tecnologia che è totalmente acustica. Ci sono già dei sistemi ottici, ma non con questo livello di protezione dei dati.
  Per quanto riguarda il midget le minacce sono forti e torno al discorso fatto per i veicoli in ambito C.A.B.I. che sono quelli bagnati. Non è sufficiente avere un midget per avere questa capacità e spesso alcuni Paesi li acquistano come deterrente. A volte appaiono delle notizie: sembra che non si volesse fare uscire quella notizia che però consente di dire che si possiede uno schermo. I midget sono delle piattaforme, ma i sistemi di armamento e l'esperienza degli equipaggi fanno veramente la differenza. Per quanto riguarda la minaccia asimmetrica ne siamo a conoscenza da una vita: d'altra parte Rossetti e Paolucci hanno realizzato la Mignatta perché si trovavano di fronte a Pag. 15un'enorme differenza di forze. Grazie, spero di aver risposto a tutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Villa per la disponibilità. Rinnovo i ringraziamenti per il contributo che ha fornito ai lavori della nostra Commissione e anche per l'invito per un'eventuale visita.
  Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.45.

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