XVIII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 9 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fantuz Marica , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PIANIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DIFESA E SULLE PROSPETTIVE DELLA RICERCA TECNOLOGICA, DELLA PRODUZIONE E DEGLI INVESTIMENTI FUNZIONALI ALLE ESIGENZE DEL COMPARTO DIFESA

Audizione di rappresentanti dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza).
Fantuz Marica , Presidente ... 3 
Festucci Carlo , Segretario Generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) ... 4 
Fantuz Marica , Presidente ... 6 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 6 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 6 
Aresta Giovanni Luca (M5S)  ... 8 
Tripodi Maria (FI)  ... 8 
Fantuz Marica , Presidente ... 8 
Festucci Carlo , Segretario generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) ... 8 
Aresta Giovanni Luca (M5S)  ... 12 
Festucci Carlo , Segretario generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) ... 12 
Fantuz Marica , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
MARICA FANTUZ

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza).

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionale alle esigenze del comparto Difesa, l'audizione del Segretario Generale dell'AIAD, Federazione aziende italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, dottor Carlo Festucci.
  Saluto e do il benvenuto al dottor Festucci, che ringrazio per la sua presenza all'incontro di oggi. Il dottor Festucci è accompagnato dalla dottoressa Maria Teresa Gatto, che saluto e ringrazio.
  Ricordo che l'indagine avviata dalla Commissione nasce da un recente dibattito svolto presso la Commissione difesa in occasione dell'esame parlamentare della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che ha fatto emergere l'interesse da parte della Commissione all'approfondimento di alcune tematiche connesse agli interventi di riforma che il Governo intende avviare nel campo della difesa, precedentemente illustrati anche dalla Ministra della difesa nel corso delle comunicazioni rese alle Commissioni difesa congiunte di Camera e Senato sulle linee programmatiche del proprio dicastero.
  In particolare, al fine di ottimizzare le risorse a disposizione della difesa per la tutela degli interessi strategici e nazionali e la sicurezza collettiva, il Governo ha dichiarato di voler procedere alla definizione di un'apposita strategia sistemica per la sicurezza nazionale che valorizzi le competenze e le potenzialità di tutte le componenti del sistema Paese, con particolare riguardo al mondo dell'università, della ricerca e dell'industria e al settore privato.
  In relazione al settore dell'innovazione e della ricerca, il Governo ha sottolineato la propria volontà di attivarsi per l'integrazione di competenze specialistiche avanzate nel settore industriale della Difesa.
  Più in generale, è stata manifestata l'intenzione di procedere a una razionalizzazione dei sistemi di difesa che consenta di eliminare inutili duplicazioni e di sviluppare le tecnologie idonee a essere utilizzate in contesti non esclusivamente militari e, quindi, sistemi dual use.
  Il Governo ha, inoltre, ribadito di voler cogliere al meglio le opportunità offerte dall'istituzione del Fondo europeo per la difesa per le positive ricadute in termini di ricerca tecnologica e di sviluppo di capacità strategiche nel campo dell'innovazione e della ricerca.
  A questo riguardo, l'esame parlamentare della proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo europeo per la difesa ha messo bene in evidenza la necessità di una maggiore integrazione nel campo industriale della difesa, non solo al fine di Pag. 4razionalizzare l'impiego delle risorse nelle spese militari, evitando inutili duplicazioni, ma anche al fine di acquisire maggiori capacità tecnologiche e professionali, che consentiranno un rafforzamento delle capacità di difesa nazionali ed europee.
  In tale contesto, la Commissione difesa ha ritenuto dunque opportuno avviare un'indagine conoscitiva che consenta, da un lato, di svolgere al meglio il necessario controllo parlamentare sull'attuazione del programma di riforma enunciato dal Governo; dall'altro, di contribuire fattivamente alla sua attuazione nell'ottica di quella collaborazione istituzionale più volte auspicata dal Governo.
  L'indagine consentirà, dunque, di acquisire un quadro aggiornato di dati, informazioni e valutazioni in merito alle politiche della difesa, nel campo degli investimenti nel settore dell'innovazione sui sistemi di difesa, e in quello della ricerca, e alle future linee di tendenza derivanti da una sempre più incisiva cooperazione e integrazione europea in tale ambito.
  Inoltre, proprio al fine di offrire un quadro completo di tutto il processo decisionale che presiede all'acquisizione dei sistemi di difesa, l'attività conoscitiva si concentrerà anche sulle fasi iniziali di tale processo, ovvero quelle relative alla loro pianificazione, permettendo anche di approfondire la normativa nazionale che regola i programmi di acquisizione dei sistemi d'arma e di svolgere un'analisi comparata delle migliori prassi a livello europeo.
  Ricordo che, dopo l'intervento del dottor Festucci, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente, il dottor Festucci potrà rispondere alle domande poste.
  Do quindi la parola al dottor Festucci.

  CARLO FESTUCCI, Segretario Generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza). Vi ringrazio, perché è sempre una buona occasione quella di poter ragionare insieme a chi, in questo momento, ci rappresenta in Parlamento.
  Vorrei ricordarvi che il 1° agosto 2018 avevamo già svolto un'audizione, congiunta con la Commissione attività produttive, se ricordo bene e, in quell'occasione, avevo presentato delle slide che ragionavano proprio sui regolamenti e su come funzionavano i programmi di difesa europea. Non riterrei utile rifare questa tentazione di quindici pagine ma, naturalmente, sono disponibile a lasciarla nuovamente a disposizione.
  Vorrei ragionare, invece, un attimo su quello che sta succedendo, anche alla luce dell'approvazione della legge di bilancio, per quello che attiene alle risorse per la difesa.
  Vorrei fare alcune osservazioni di questo tipo. Noi ci troviamo in una situazione in cui la Francia, la Germania e anche l'Inghilterra stanno investendo molto sulla difesa; dall'altra parte l'Europa, proprio per tutto quello che sta facendo, dall’European Defence Fund al Programma europeo di sviluppo dell'industria della difesa (EDIDP), alla PESCO, sta fortemente sponsorizzando un ragionamento collettivo dell'Unione sulla difesa; questo ragionamento ha lo scopo fondamentale di produrre, in tempi più o meno rapidi – questo, naturalmente, dipende molto anche dalla politica più in generale, non soltanto quella che riguarda la difesa – una difesa europea che risponda a quei criteri che, sia la NATO, sia le esigenze operative richiedono.
  È del tutto evidente che la razionalizzazione, o comunque l'organizzazione di una difesa europea, presuppone immediatamente, come elemento subito sottostante, una razionalizzazione anche dell'industria europea. È difficile immaginare che ci sia una difesa europea e ci siano troppe cose intorno da un punto di vista industriale. È del tutto evidente che ci sarà una razionalizzazione. Questa razionalizzazione sarà fatta in base alle capacità, alle capability che le industrie hanno. Qui, allora, bisogna entrare nel merito.
  Per prima cosa è di tutta evidenza che noi andiamo in controtendenza. Mentre tutti investono, il nostro Paese taglia. Con approssimazione, naturalmente, ma sono circa 580 milioni di euro sulla parte difesa e circa 180 milioni per quella che attiene al MISE. Questo significa tagliare programmi. Pag. 5Significa mettere in condizioni anche l'industria della difesa di non poter rispondere alle esigenze che la nostra Forza armata e la politica del Ministero della difesa ci pongono.
  Partecipare alle EDIDP, alla PESCO, alla Preparatory Action on Defence Research (PADR), all’European Defence Fund, presuppone la possibilità, non solo di avere un'aggregazione minima di tre Stati che consente ogni volta di partecipare al programma. Ci vogliono anche le risorse. Come voi sapete, se non ci sono le risorse per partecipare ai programmi, si può avere un'alleanza con chi si vuole, ma al programma non si partecipa. Questo è un problema serio.
  È un problema serio, perché, se noi non partecipano ai programmi europei, non giocheremo sui tavoli dove si discuteranno le grandi strategie. Saremo un Paese più debole e ci sarà una difesa più debole. Non solo: ci sarà una difesa più debole anche al nostro interno.
  Io mi permetto di ricordare che noi abbiamo perso la chimica, l'elettronica, la siderurgia. Di grandi aggregati ad altissima tecnologia ce ne sono rimasti uno o due. Se togliamo l'ENI, che prova per conto proprio, e credo che per l'ENI il problema non siano i soldi, l'unico grande settore rimasto è quello della difesa. È stato recentemente dimostrato che, per ogni euro investito nel settore si ha un ritorno di almeno 2-2,5 euro, e l'occupazione creata è di altissima qualità, tutti ingegneri e tecnici.
  Se non troviamo il modo di utilizzare bene, e comunque di avere le risorse per partecipare ai programmi europei, per portare avanti i programmi nazionali, non solo perdiamo competenze e capacità, non solo perderemo un'occupazione che, se la perdiamo, non la ricostruiamo neanche dopo dieci anni, ma non siamo più in condizioni neanche di tenere i lavoratori normali. Avremo un calo occupazionale significativo e di personale di alta qualità.
  Poi c'è un problema oggettivo di esigenza. Cito un esempio per tutti, che è quello più impopolare, ma lo cito apposta: quello dei missili.
  Nel 2021, tutti i missili per la difesa terra-aria arriveranno al termine del loro impiego, scadranno. Se non facciamo il CAMM-ER, il nostro è un Paese che non avrà più una difesa. Questo non è un problema industriale. Questo è un problema del Paese.
  Se non rispondiamo a quest'esigenza e se non mettiamo l'industria in condizione di rispondere all'esigenza della nostra Forza armata e alle esigenze del Paese, non è che all'ultimo momento queste cose si inventeranno. Ci vorranno anni per poi arrivare a risolvere questi problemi.
  Io l'ho detto in sintesi, perché suppongo che questo sia il problema di fondo che abbiamo. O si decide davvero che alla difesa si guarda con occhio che esula da un problema ideologico, oppure metto un punto interrogativo. Io mi sono sentito dire che siamo venditori di morte, che la Fincantieri non deve costruire le navi per la Marina militare, però poi si comprano dai francesi. Non è un problema di coscienza se le si compra o le si realizza. O si decide di chiudere la Marina militare o le si danno le navi. Lo dico proprio a titolo esemplificativo.
  Bisogna smettere di guardare alla difesa come si faceva una volta con la benzina: quando non sai da dove prendere i soldi, aumenti le accise. Qui, quando non sai da dove prendere i soldi, fai i tagli alla difesa. È un atteggiamento culturale sbagliato.
  Quello che auspichiamo è che, invece, su questo, che è un comparto strategico per l'Italia, per giocare un ruolo importante in Europa, per l’export eccetera, non vi sia più questo atteggiamento. Se non abbiamo quella capacità tecnologica per sostenere l'esportazione, saremo un Paese che diventerà una Cenerentola. Si può dirlo con una battuta: quando ci si mette seduti a tavola, o si prepara il piatto principale o il menu. Io vorrei evitare di fare il menu a tavola. Diversamente, non ne usciremo vivi. Questa è la situazione che viviamo oggi.
  Naturalmente, non entro nel merito delle questioni delle singole aziende – suppongo che ascolterete Leonardo, Fincantieri, quindi ve lo diranno loro – ma guardate che, soprattutto per le piccole e medie imprese, Pag. 6non avere queste risorse significherà permettere che siano di fatto decimate. E se noi decimiamo la nostra supply chain, che è una supply chain di eccellenza, sono nicchie di eccellenza straordinarie, togliamo la flessibilità alla grande impresa, perdiamo queste capacità occupazionali significative e facciamo un danno a un settore come il nostro che, insisto, è strategico, e credo che non abbia paragoni.
  Mi fermerei qui. Credo di aver detto abbastanza. Naturalmente, sono pronto a rispondere a tutte le domande a cui ritenete utile che io possa risponde.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Festucci.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Grazie, dottore. La ringrazio anzitutto per la franchezza con cui si è rivolto ai membri di questa Commissione, anche perché è quello che ci serve in termini di conoscenza. Noi oggi avviamo un'indagine conoscitiva per la pianificazione dei sistemi d'arma e – quando siamo chiamati a fare le norme, o comunque a votare le norme di bilancio – questa è un elemento essenziale.
  Lei, nella sua relazione ha già toccato alcuni aspetti. Questa Commissione, nel corso di questi primi mesi di legislatura, ha iniziato a valutare alcune tematiche, con riguardo soprattutto al personale delle Forze armate, cui noi dobbiamo garantire delle condizioni di svolgimento delle proprie attività nei teatri, sia in patria sia all'estero, di assoluta sicurezza. Naturalmente, però, dobbiamo anche dotarli delle strumentazioni necessarie.
  A fronte di questo, dobbiamo anche guardare a un settore industriale che, come lei sottolineava, è strategico sia per l'industria nazionale, sia per la dotazione nazionale del mondo della difesa. Fortunatamente, abbiamo ancora delle aziende del settore che sicuramente sanno stare su questo mercato e sono leader.
  Lei ha tratteggiato queste cose. Io vorrei chiederle di approfondire alcuni aspetti.
  Lei ha citato la difesa aerea e il programma missilistico CAMM-ER, uno dei programmi d'armamento su cui anch'io spero venga presa definitivamente una decisione a breve.
  Abbiamo anche discusso del programma dei droni, che è vero che investe un'azienda specifica del settore, ma ha anche delle implicazioni di natura industriale e di impiego di personale che lei ha evidenziato. È notizia di oggi quella che riguarda un'azienda che invece compete a livello internazionale, Fincantieri, che si occupa di cantieristica sia civile sia militare, che nel momento in cui nel quadro europeo cerca di fare aggregazione acquistando all'estero, viene fatta oggetto di attenzione da parte dell'Antitrust europeo, a differenza di quanto avviene per altre aziende, vedi Airbus, Thales.
  Anche noi vorremmo capire se possa essere necessaria – su questo abbiamo anche presentato una proposta di legge – una cabina di regia, una struttura che possa tutelare le nostre aziende che vendono prodotti nel mondo la difesa, che non sono palloncini, lo sappiamo tutti. Sono prodotti, però, atti in primo luogo alla difesa, non all'offesa. Così ci impone anche la nostra Costituzione. Noi non dobbiamo risolvere controversie internazionali attraverso uno strumento offensivo, ma sono uno strumento comunque importante anche di deterrenza.
  Anche su questo fronte, chiederei se possa esserci sotto il profilo legislativo qualcosa che dia tutela, supporto, che faccia apparire il sistema Paese industriale e il Governo, quando si affrontano i mercati esteri, come un tutt'uno.
  Richiamo un'altra vicenda del recente passato, e cioè la vendita, sempre rimanendo nel campo della cantieristica, di fregate FREMM all'Australia. Pur avendo noi un prodotto immediatamente fruibile, la scelta del Governo di Canberra è stata quella di preferire un prodotto ancora sulla carta, di produzione anglosassone, probabilmente più per l'aspetto della pressione politica che per quello industriale.

  SALVATORE DEIDDA. Ringrazio il dottor Festucci per la sincerità, come ha già fatto il collega Ferrari, ma partirei da un Pag. 7altro aspetto che lei ha toccato: quello culturale.
  In Italia, oramai da un periodo abbastanza lungo che sta durando anche adesso, le aziende che si occupano di difesa vengono diffamate, calunniate, additate, spesso con la complicità di qualche giornale, come aziende che vendono morte, senza a volte rendersi conto che, dando eco a queste voci, si mettono queste aziende in serio pericolo.
  Io vengo dalla Sardegna. Come sa, lì c'è l'RWM, una società di un gruppo tedesco che viene continuamente tacciata di vendere morte attraverso l'Arabia Saudita senza rendersi conto che si parla di riconversione di un'azienda privata. Non so come si faccia a riconvertire un'azienda privata senza la volontà dall'azienda stessa. Non ci si rende conto che – oltre a gettare una croce addosso ai lavoratori, che sono semplicemente dei lavoratori che svolgono il proprio lavoro egregiamente – la si getta anche sull'azienda; e questo potrebbe portare a una ritorsione a volte anche da parte dei contendenti in campo. Anche i media americani, che non hanno niente da insegnarci, o comunque niente sulla cultura della morte, hanno pubblicato qualche articolo dicendo che l'Arabia Saudita prende le bombe dalla Sardegna.
  Lo dico perché, francamente, bisogna amplificare il messaggio che la difesa è un settore industriale di eccellenza che traina l'economia italiana. Avete detto, ma lo dice il vostro stesso nome, che avete aziende che si occupano di aerospazio, di ricerca aerospaziale, che quindi non ha niente a che vedere con gli strumenti di offesa. È un settore che andrebbe studiato, foraggiato e incentivato proprio per la bellezza degli studi che porta avanti.
  Oggi siamo in un momento in cui la Marina militare sta dismettendo due grandi navi e in cui tutti i Capi di stato maggiore, con la stessa vostra franchezza, hanno denunciato che molte delle strumentazioni in uso alle nostre Forze armate sono giunte a fine vita. Devo dire, come ha detto lei, che non si può tagliare in un settore come la difesa o non ci si può vantare di aver tagliato le spese militari come fossero improduttive o come se fossero la spesa di una casta intoccabile fino adesso. Purtroppo, è stato così.
  Queste sue parole devono far riflettere tutta la politica. Le navi militari servono per controllare il mare, ed è il caso di stamattina: l'operazione dei ROS (Raggruppamento operativo speciale) dei Carabinieri testimonia che c'è bisogno di navi militari all'altezza. È testimonianza dei ROS, infatti, che quei potenziali terroristi sono entrati in Italia con gommoni che, purtroppo, hanno reso inefficaci i controlli che attualmente erano in atto. C'è bisogno di navi che vadano al limite delle acque territoriali italiane. Non bastano le imbarcazioni della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Serve la Marina militare, che deve avere più strumenti, più navi, più strumentazioni adatte per le sfide moderne.
  Lei ha detto dei missili. Noi siamo nella NATO e dovremmo avere come obiettivo quello di raggiungere il rapporto del 2 per cento di spesa militare rispetto al PIL, ma siamo all'1,2, mi pare. Ci presentiamo nelle missioni internazionali sicuramente con la dignità, con la professionalità umana dei soldati, ma dovremmo renderci conto con quali mezzi li mandiamo in quei teatri, in confronto anche alle altre nazioni. Dovremmo renderci conto che, mentre gli altri si dotano di mezzi moderni e tutti, dalla Polonia all'Ungheria, alla Romania, stanno aumentando le spese militari, l'Italia invece arretra.
  Vorrei inoltre sapere, se possibile, quali sono gli investimenti per il futuro nella ricerca aerospaziale. In particolare, ci sono dei progetti che riguardano la base di Perdasdefogu? Ci potrebbero essere degli sviluppi che riguardano anche la base di Decimomannu? Con la stessa franchezza, le chiederei poi di dire quali sono le aziende con maggiori criticità, proprio alla luce di questi tagli e quali le possibili ripercussioni se, a breve, il Parlamento e il Governo non dovessero adottare delle misure appropriate. Noi, per esempio, abbiamo proposto di escludere le spese militari dal calcolo del patto di stabilità. Inoltre, poiché rispetto all'Europa siamo una regione periferica, al Pag. 8confine con territori che hanno situazioni difficili, se dovessimo aumentare le spese militari, non aiuteremmo solamente l'Italia, ma difenderemmo anche l'Europa.

  GIOVANNI LUCA ARESTA. Vado subito al dunque formulando alcune brevissime domande.
  Intanto intendo chiarire che, se esiste un'indagine conoscitiva, è evidente che non solo la maggioranza, ma l'intera Commissione ha l'intenzione di andare a fondo e, quindi, di prendere piena cognizione della situazione.
  AIAD rappresenta per tutto il settore industriale difesa un punto di riferimento importantissimo. A fronte di quest'indagine conoscitiva, come si pone e quali potrebbero essere gli strumenti da condividere con l'organo parlamentare da parte di AIAD?
  Inoltre, come vedrebbe la programmazione di visite da parte di una nostra delegazione della Commissione presso le aziende federate?
  Ancora, da poco il nostro Parlamento ha espresso un parere favorevole sul Fondo europeo per la difesa, parere che poi è stato ovviamente ripreso dal Parlamento europeo e approvato con l'accordo che dà l'indirizzo a una nuova politica industriale della difesa.
  Le chiedo: qual è la situazione delle nostre aziende, le aziende italiane, circa l'utilità di accedere alle opportunità offerte dal Fondo europeo per la difesa? Grazie.

  MARIA TRIPODI. Grazie, presidente, buongiorno, dottore. Più che porre delle domande, vorrei fare delle osservazioni. Ho seguito molto attentamente l'esposizione del dottor Festucci e mi sono proprio rispecchiata, come credo tutto il Gruppo di cui faccio parte, Forza Italia, in quanto lei ci ha illustrato. È vero che ci è di grande utilità per questa indagine conoscitiva, anche se a mio avviso la situazione è abbastanza plastica e – mi creda, glielo dico anche un po’ imbarazzata – noi, al netto dei riti dell'attività parlamentare, viviamo con sofferenza la situazione della politica industriale riguardo il comparto della difesa.
  Prima è stato citato il discorso del mancato raggiungimento del 2 per cento: siamo solo all'1,2 per cento per quanto riguarda le spese per investimenti della difesa e, naturalmente, queste sono tutte avvisaglie mettendo in questo calderone (mi consenta il termine) di difficoltà anche la situazione della Piaggio Aerospace, come quella di mille altre aziende.
  Questo dimostra che purtroppo la politica negli ultimi anni è stata molto miope per quanto riguarda gli investimenti. Lei prima citava il discorso dei missili CAMM-ER: come Forza Italia abbiamo presentato anche un'interrogazione, perché, al netto del politichese, badando alla concretezza, cerchiamo quanto più possibile di incentivare con azioni mirate la tutela del made in Italy. Infatti, il settore della difesa è un comparto nevralgico per lo sviluppo del Paese, ma sicuramente anche l'indotto e tutto quello che ne consegue sono fondamentali.
  La ringrazio per il contributo che è stato molto importante e naturalmente noi continueremo a vigilare in questo senso.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripodi. Lascio quindi la parola al dottor Festucci per la replica.

  CARLO FESTUCCI, Segretario generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza). Intanto vorrei ringraziarvi. Sono meravigliato che vi meravigliate della franchezza, mi sembrerebbe strano che non fosse così, nel senso che non avrebbe senso venire qui e cercare di raccontare una cosa che non è la realtà, non sarebbe utile a voi e a noi. Per me è normale essere franchi, e anche quando era presidente della Commissione l'onorevole Vito abbiamo fatto altre audizioni ed è sempre stato lo stesso.
  Devo dire che apprezzo molto, come dicevo all'inizio, la convocazione da parte della Commissione, perché quando ci convoca la Commissione non ci convoca la maggioranza o la minoranza, ci convoca il Parlamento; e devo dire anche che non sono tanto appassionato a convincere il Governo delle cose che dico, sono molto Pag. 9più appassionato a convincere il Parlamento.
  Sempre per essere franco, non ho voluto all'inizio parlare di Fincantieri-Stx perché non volevo approfittare della palla alzata, ma tuttavia questa vicenda è singolare. Nessuno si ricorda (oppure qualcuno lo ricorda ma non lo dice) che Stx era posseduta con una maggioranza significativa dai coreani, non da un'azienda europea.
  Quando si è messa in moto Fincantieri, il Presidente francese ha imposto un cambiamento degli accordi e ha preteso che ci fosse la parità, perché non è vero che Fincantieri ha la maggioranza, perché i francesi hanno prestato l'1 per cento.
  A questo si sottintende una cosa molto semplice: che i francesi e i tedeschi ci fanno la guerra. Se possiamo immaginare oggi come sarà la difesa europea (non voglio parlare di politica, perché non è mio compito, io mi occupo di cose industriali, ma dato che le cose industriali cadono anche sotto la politica, lo dico) questa poggerà su un'industria della difesa franco-tedesca (poteva esserci quella inglese, ma forse gli inglesi usciranno con la Brexit) e, se ci sarà una difesa franco-tedesca, i prodotti saranno franco-tedeschi, l'esportazione sarà franco-tedesca e noi faremo le cenerentole.
  Il fatto che oggi i francesi l'abbiano messo in discussione mi è sembrato molto singolare visto che stanno facendo un accordo, ma questo è molto più grave perché significa che c'è proprio una volontà di annichilire le capacità italiane in questo comparto. Questa è la sintesi di questo ragionamento.
  Fincantieri ha fatto un lavoro straordinario perché ha messo in sicurezza l'azienda. Se devo fare una critica, non la faccio a Fincantieri, la faccio al Governo, che non era l'attuale, quindi non corro il rischio di fare gaffes, perché quando si discuteva di questo si doveva parlare di un sistema più complesso, cioè si doveva parlare della cantieristica, di quello che significava, come mettere sopra le navi, quindi tutta la parte che riguardava Orizzonte Sistemi, Leonardo. Dunque, noi non possiamo ragionare di un pezzetto.
  Nonostante tutto, visto l'ottimo lavoro che ha fatto l'amministratore delegato di Fincantieri, siamo arrivati ad un punto in cui avevamo un peso politico significativo, che stanno cercando di farci perdere. Questo sarà un segnale che deve essere tenuto in conto?
  Per cercare ancora non di convincere, ma di spiegare dove si vive, voglio ricordarvi cosa succede con le banche etiche. Noi siamo in un Paese dove il Ministero del Tesoro approva la vendita di un prodotto della difesa, che non è necessariamente offensivo, ma che ricade sotto la legge n. 185 del 1990, perché c'è una legge, che deve essere vista come la risonanza magnetica del settore, il cui fine è quello di fare sentire le persone tutelate da questa legge e che, invece, nell'accezione generale viene considerata come l'etichetta che dice che quel tipo di operazione commerciale è un'operazione da non sostenere.
  Ebbene, sapete cosa fanno le banche? Si dichiarano etiche e non consentono il trasferimento del risultato commerciale, quindi dei pagamenti, alle aziende che fanno i contratti commerciali nell'ambito della legge n. 185 del 1990. Ve ne cito una per tutte: un'azienda ha venduto in Egitto delle tute mimetiche di protezione NBC a tutela del soldato, quindi non c'è niente di offensivo, per 8 milioni, ma è stata bloccata perché le banche si dichiarano etiche. Se adesso in questo Paese c'è una cosa che non è etica, sono le banche, e credo di non doverne spiegare a nessuno la ragione. Come fa una banca a dichiararsi etica se c'è il bollino dello Stato, se il Ministero dell'economia attesta che questa è un'operazione garantita dal Governo.
  Questo vale per esempio nella storia dell'Arabia Saudita. Ora non voglio entrare in questa discussione perché non sarebbe giusto, ma, se il Governo e la politica dicono che quell'operazione è possibile, non può essere l'industria o l'azienda a dire che non lo è! Se il Governo dice che non si può fare e, quindi, il Ministero non dà l'autorizzazione, lo fa perché nel nostro settore serve l'autorizzazione non per vendere, ma per iniziare le trattative, per iniziare a discutere, e, se qualcuno dice che non puoi Pag. 10neanche parlarci, noi non ci possiamo parlare per legge.
  Una volta mi sono sentito dire che nel nostro settore non osserviamo le disposizioni della legge n. 185 del 1990, ma è impossibile e, se qualcuno pensa che lo facciamo, è bene che ci denunci. Sono sicuro che non succederà, ma almeno consentirebbe di dimostrare il contrario.
  Questa è quindi la cultura in questo settore, una cultura che pensa che tutto quello che viene fatto in questo settore è cosa di cui bisogna vergognarsi, ma non è così, è un settore strategico che fa duale, quindi è veramente una cultura folle.
  Sulle FREMM abbiamo fatto per la prima volta un lavoro straordinario, cioè il Paese compatto si è presentato all'Australia e ha spiegato che era la cosa migliore che si poteva avere, e vi assicuro (sono stato più di una volta in Australia a discutere di queste cose) che la Marina australiana aveva scelto la nave italiana, di questo siamo certi perché ce l'hanno detto.
  Poi, vuoi perché l'Australia fa parte del Commonwealth, vuoi perché il ministro inglese stava lì tutti i giorni, vuoi per tante ragioni le cose sono andate come sappiamo. Devo però dire che i nostri si sono mossi e quando si decise che all'ultimo andava il Ministro Alfano a seguire questa cosa pensai che forse era poco, ma il Ministro Alfano fece una cosa straordinaria, fece una bellissima visita in Australia e spese veramente tutto il peso e il prestigio politico dell'Italia per sostenere la cosa, dopodiché è andata male.
  Io però non la considero una sconfitta, perché intanto voglio vedere se gli inglesi riescono a dargli la nave, perché è tutto da vedere essendo ancora tutto sulla carta, e le notizie che ci arrivano sono che ogni tanto riflettono sull'idea di potere ancora escludere Fincantieri da questa partita. Comunque abbiamo fatto un lavoro straordinario, si sono mossi i Ministeri degli esteri, della difesa, delle attività produttive.
  Noi abbiamo portato in Italia, a spese nostre, come AIAD industrie australiane per farle incontrare con le nostre industrie e fare accordi di cooperazione, e non molliamo. Adesso torneremo in Australia anche se abbiamo perso la gara, per dire che non era un fatto occasionale che andavamo là. Noi pensiamo che con l'Australia si debbano impiantare rapporti industriali consolidati, perché solo così riusciremo a portare a casa buoni risultati.
  Se non investissimo sulla ricerca, saremmo morti. Solo Leonardo credo che investa più del 20 per cento delle proprie risorse economiche. Poi ci sono tutte le questioni che riguardano l'Europa, ma (lo dicevo all'inizio) se non partecipiamo alla ricerca europea, per partecipare ci vogliono anche risorse nostre e queste risorse sono tagliate, sarà un problema.
  La seconda cosa è che per partecipare a quei programmi ci deve essere un interesse prioritario dello stato maggiore della difesa; sono loro che scelgono i programmi. Noi nella prima wave ne abbiamo presentati 5-6; Leonardo ha già vinto Ocean 2020. Per quanto riguarda la PESCO, nella seconda wave ne presentiamo altrettanti, però anche qui vi racconto un episodio.
  Noi abbiamo presentato il pallone aerostatico per mettere tutta una serie di strumenti che controllavano. Potete immaginare un dirigibile che può controllare a costi bassi il territorio, il mare. I francesi ne hanno proposto uno da 300 metri, hanno convocato una riunione chiamando anche le Forze armate nostre, chiedendo se volessimo partecipare e annunciando che si sarebbero presentati. Voi pensate che se i francesi si presentano con il sostegno di tanti altri Paesi, avendo già i soldi e dicendo che lo faranno da soli e andranno in giro per il mondo, la gara per la PESCO la vinciamo noi? No, la vincono loro, perché hanno i soldi, hanno le risorse, hanno le idee; quindi noi dobbiamo fare questo, che è ineludibile, non possiamo pensare di andare a rimorchio.
  Abbiamo trovato i Paesi che stanno con noi. I tedeschi, ad esempio, presenteranno assieme alla Francia ed altri un carrarmato. Noi ce l'abbiamo con la Polonia e con la Repubblica Ceca, ma voi pensate che, se ci presentassimo in contrapposizione, vinceremmo noi? La politica deve fare in modo che si trovino gli accordi e che assieme si faccia una cosa unica. Pag. 11
  Qui gioca molto il ruolo che abbiamo in Europa, perché se obbligassimo l'Europa a dare risorse in modo incrementale, in ragione di quanto i Paesi partecipano ai programmi, forse sarebbe un incentivo a far sì che ci sarebbero più Paesi. Non so se questo sia possibile, lo sostengo da tempo. Può darsi che sia una sciocchezza, però in qualche modo bisogna che la politica giochi un ruolo.
  Se sulle banche etiche tutti quelli che incontro da anni mi dicono che non c'è niente da fare, perché l'ABI non dà retta... sapete perché le banche si dichiarano etiche? Vi dico anche questa, franchezza per franchezza: perché per partecipare alle gare delle tesorerie comunali e regionali bisogna dichiararsi etici. E poiché il loro business è più grande del nostro, naturalmente si dichiarano etiche, salvo quando si tratta di fare operazioni di grande livello, che riguardano magari grandi apparati della difesa in giro per il mondo, perché lì l'etica immediatamente scompare; quindi, l'eticità delle banche è inversamente proporzionale a quanto guadagnano nel partecipare all'operazione.
  Questa è la cultura che ci manca e questo è quello che dobbiamo portare a casa. Si ritorna sempre a bomba: servono le risorse, serve un'attenzione a questo settore che gli altri Paesi hanno e il nostro Paese fa fatica ad avere.
  Non voglio dire che sia tutto sbagliato, perché sarebbe stupido dire una cosa del genere, però, se si taglia in questo modo e non si tiene conto delle esigenze, alla fine.... Guardate che questo non è un problema di questo Governo, succedeva anche prima, in maniera diversa. Questa volta forse è più accentuato.
  Padre Zanotelli, che è uno dei grandi sostenitori della pace, come se noi fossimo quindi guerrafondai (ho due nipoti e l'ultima cosa che vorrei è che scoppiasse una guerra, anzi vi dico di più, il nostro settore non può esportare in Paesi in guerra secondo quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990, quindi persino commercialmente ci conviene che le guerre non ci siano, perché abbiamo una platea di possibili acquirenti molto più ampia) sapete dove fa le conferenze stampa? Nella sala stampa Camera dei Deputati. Sarà un caso?
  Quali possono essere le ripercussioni? Sono quelle che dicevo prima, se non ci sono i programmi e si taglia, ci sarà evidentemente cassa integrazione, Piaggio docet. Non voglio entrare nel discorso della Piaggio perché è una situazione delicata, si sta cercando di risolvere il problema, quindi l'ultima cosa che vorrei fare è mettermi in mezzo, però è troppo tempo che se ne discute e alla fine è chiaro che davanti all'incertezza più di 1.000 lavoratori sono in cassa integrazione. Aerei non se ne fanno, il drone è rimasto lì, erano stati presi impegni con i Governi, ma.... Davanti a questa situazione, il risultato è evidente.
  Adesso non so cosa succederà alla Piaggio e non entro nel merito, perché tra l'altro non conosco le ultime cose, per cui rischierei di dire una sciocchezza, però è chiaro che davanti all'incertezza alla fine la ricaduta occupazionale c'è.
  Cosa vogliamo condividere? Ad esempio alla Presidenza del Consiglio c'è una task force per l’export, non so se la Presidenza del Consiglio sia la strada giusta, se possa farla il Parlamento, ma avere dei punti dove ragionare assieme e cercare di fare sistema, quindi di fare quello che abbiamo fatto in Australia tanto fare un esempio, secondo me è di straordinario interesse.
  Sono convinto che qualche volta gli errori si facciano per non conoscenza. Non credo alla malafede, magari uno vuole fare un missile, ma non sa che quel missile serve alla difesa e non all'industria, pensa che ci sia qualcosa di strano, mentre bisogna sapere di che cosa si parla. Anche per una nostra incapacità a spiegare bene le cose, perché non siamo dei fenomeni, abbiamo i nostri limiti, abbiamo magari incapacità di comunicazione, se ci fosse un punto per ragionare, secondo me sarebbe sicuramente utile.
  Auspichiamo sempre le visite, tanto che sia il vice premier Di Maio sia altri hanno cominciato a svolgere visite. Io vi inviterei a visitare anche Cameri, perché è una cosa straordinaria. Sapete quanto è costata allo Stato, non a noi? Abbiamo perso la gara per il magazzino dell’F-35 e sapete la motivazione Pag. 12 che ci è stata data? Perché il peso fiscale in Italia è più alto di quello dell'Olanda. Secondo voi è una ragione plausibile? È il peso politico con gli americani.
  Adesso non voglio parlare dell’F-35, ma se continuiamo a dire che l’F-35 lo tagliamo, gli americani che fanno? Portano il lavoro dove se lo prendono, è di scuola questa cosa. Sono convinto che sull’F-35 fare una rimodulazione potrebbe essere persino utile, non è questo il problema. Tuttavia, se quando c'era la gara dell'addestratore americano fossimo andati là a dire «cari signori, noi siamo pronti a rispettare i programmi» e, per difendere questo programma nel nostro Paese, avessimo potuto dire che ci era arrivata una valanga di milioni di lavoro, forse saremmo stati più forti a difenderlo, però non l'ha fatto nessuno perché tutti si sono vergognati di parlarne.
  Sono contento che il Parlamento italiano abbia espresso un parere favorevole sull'European Defence Fund, certo, però se poi non ci mettono i soldi, dei pareri se ne fanno poco in Europa, ci vogliono le risorse.

  GIOVANNI LUCA ARESTA. La mia domanda si riferiva, però, a quale sia lo stato dell'arte delle nostre imprese.

  CARLO FESTUCCI, Segretario generale dell'AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza). L'ho detto prima, noi abbiamo presentato i programmi, siamo pronti. Noi abbiamo trovato i Paesi che compongono almeno la triade, abbiamo dei programmi, dopodiché però la difesa ci dice: «guardate che per partecipare ci vogliono le risorse», qualcuno ci ha anche detto che, se le aziende si trovano da sole le risorse per partecipare, è meglio, perché forse non abbiamo i fondi.
  Non ci sono i fondi messi a disposizione per partecipare. Sono le nazioni che devono partecipare; sapete come funziona l'EDF, quindi torniamo sempre là, ci vogliono risorse, cultura e andare avanti su uno dei settori che è del Paese, come continuo a dire non perché in qualche modo lo rappresento, ma perché è davvero l'ultimo settore con un'altissima tecnologia, con un'altissima professionalità e con una strategicità che non è solo della difesa. La metà della politica estera di un Paese la fa la difesa, non altri, e, se la perdiamo, perde peso politico il nostro Paese.
  Mi dispiace, non voglio fare politica, però queste sono considerazioni da cittadino, non da rappresentante dell'industria.
  Credo di aver risposto a tutti. Ringrazio anche l'onorevole Tripodi per il sostegno.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il dottor Festucci e la dottoressa Gatto e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.