XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 34 di Giovedì 15 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Boldrini Laura , Presidente ... 2 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 3 
Boldrini Laura , Presidente ... 4 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 4 
Boldrini Laura , Presidente ... 6 
Fantinati Mattia (M5S)  ... 6 
Boldrini Laura , Presidente ... 7 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Mecacci Matteo , Direttore dell' ... 12 
Boldrini Laura , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto dei deputati e delle deputate e secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.

Audizione del Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE, Matteo Mecacci.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del Direttore dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (ODIHR), il dottor Matteo Mecacci, a cui do il benvenuto.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, lo ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori, ricordando che il dottor Mecacci nella XVI legislatura è stato un autorevole membro della nostra Commissione Affari esteri e che ha assunto l'incarico di Direttore dell'ODIHR nel dicembre del 2020. Quindi, Le faccio gli auguri per questo prestigioso incarico.
  Segnalo che l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo – che quest'anno celebra il trentesimo anniversario della sua istituzione –, con sede a Varsavia e attivo in tutta Europa, Caucaso, Asia centrale e Nord America, è l'istituzione per i diritti umani dell'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Dal momento che i diritti umani e la democrazia sono pietre angolari del concetto globale di sicurezza dell'OSCE, l'ODIHR è incaricato di fornire supporto e consulenza agli Stati partecipanti e alla società civile allo scopo di promuovere tali princìpi.
  Pertanto, l'attività dell'ODIHR si articola in cinque macroaree, che vado ad elencare: le elezioni, la democratizzazione, i diritti umani, la tolleranza e non discriminazione e le questioni relative alle comunità rom e sinti.
  Sul piano operativo l'ODIHR organizza missioni di osservazione elettorale, spesso in collaborazione con l'Assemblea parlamentare dell'OSCE; presta assistenza ai Governi per garantire la conformità con gli impegni assunti in materia di indipendenza della magistratura ed accesso alla professione forense; assiste gli Stati partecipanti nei processi di riforma, volti a migliorare l'efficienza e la trasparenza della legislazione, spesso in collaborazione con la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa; promuove la libertà di movimento e il rispetto dei diritti dei migranti; promuove la governance democratica, con particolare attenzione alla disciplina giuridica dei partiti politici e alla partecipazione delle donne agli affari pubblici; sostiene la cooperazione tra difensori dei diritti umani, autorità statali e istituzioni nazionali per i diritti umani; aiuta i Governi a rafforzare la propria capacità di identificare e proteggere Pag. 3 le vittime della tratta di esseri umani; organizza attività di formazione sulla lotta al terrorismo, affinché venga attuata nel rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani; promuove il principio di parità di genere nei processi di riforma del settore della sicurezza; aiuta i Governi a combattere i crimini di odio e le altre manifestazioni violente e di intolleranza, attraverso la formazione delle forze dell'ordine e il rafforzamento della capacità della società civile di monitorare tali crimini; promuove la libertà di religione e di credo; organizza annualmente la Conferenza sulla dimensione umana, foro multilaterale che consente di esaminare i progressi dei Governi nel mettere in pratica i loro impegni e offre alle ong un'occasione per esprimere liberamente le proprie preoccupazioni.
  Attualmente l'ODIHR impiega circa centocinquanta dipendenti in trenta Paesi e le sue attività sono finanziate attraverso un budget approvato annualmente dagli Stati partecipanti, come pure attraverso contributi volontari.
  Il 15 aprile scorso è stato presentato il rapporto sulle attività ODIHR nel 2020, da cui si evince che quello passato è stato un anno difficile per la democrazia e i diritti umani in tutta la regione dell'OSCE. Infatti, si è assistito al riemergere dei conflitti ed anche le istituzioni democraticamente elette sono state messe sotto stress da nuove minacce, alimentate dai fenomeni di retorica intollerante e disinformazione.
  Forniti questi elementi di contesto, mi fa molto piacere dare la parola al dottor Mecacci affinché svolga il suo intervento. Prego.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Grazie mille, presidente. Onorevoli colleghi deputati, è veramente un piacere essere qui in Commissione esteri della Camera. Come ricordava la presidente, ho seduto in questi banchi per cinque anni, dal 2008 al 2013, e quindi è un piacere personale tornare qui e parlare con voi di temi che so essere nell'agenda di questo Comitato da molto tempo, ovvero da quando è stato istituito.
  Apprezziamo molto il lavoro di tutti i Paesi partecipanti dell'OSCE sulle questioni dei diritti umani e, quindi, per me è una grande opportunità poter presentare il lavoro, che in realtà è stato già ben descritto dalla presidente; quindi, mi concentrerò su alcune riflessioni, anche di attualità, per poi avviare un dialogo tra di noi.
  Come è stato ricordato, quest'anno è il trentennale della nostra istituzione. Siamo nati nel 1991, un anno particolare perché fu anche l'anno della caduta dell'Unione Sovietica e la nascita di questa istituzione fu proprio fatta con l'accordo di tutti i cinquantasette membri dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa proprio per consolidare e rafforzare le istituzioni democratiche e i diritti umani, in particolare nei Paesi dove questi non venivano rispettati. È chiaro che nel tempo le nostre attività si sono concentrate molto in quell'area, però ci tengo a sottolineare che noi abbiamo un mandato che riguarda tutti e cinquantasette i Paesi, inclusi quelli che possiamo definire i Paesi di più consolidata democrazia, come alcuni Paesi dell'Unione europea, a partire anche dal nostro Paese.
  In chiusura magari farò anche qualche riflessione su questo, anche se so che il focus di questa Commissione è più sulla politica estera, però credo che le due cose si tengano, nel senso che la promozione di questi valori all'interno della politica estera di un Paese non può prescindere anche dall'attenzione al nostro interno. Come sappiamo, anche all'interno dell'Unione europea il dibattito attuale che esiste sul rispetto dello Stato di diritto e dell'indipendenza della magistratura in alcuni Stati membri è una questione molto centrale.
  Noi lavoriamo in queste aree che sono già state indicate dalla presidente e naturalmente risentiamo anche del contesto geopolitico in cui operiamo. Evidentemente in questo momento le tensioni geopolitiche, proprio sulle questioni dei modelli di sviluppo che gli Stati membri dell'OSCE possono scegliere in futuro, sono al centro del dibattito politico.
  C'è una nuova Amministrazione americana che ha sicuramente concentrato il Pag. 4proprio lavoro anche sul multilateralismo e l'engagement internazionale sulle questioni della democrazia e dei diritti umani e, dall'altro lato, ci sono Paesi in cui questi valori a volte sono visti come un'agenda politica e si oppongono ad avanzare in quella direzione.
  Il nostro compito è quello di cercare di garantire che questi valori e questi commitments che sono stati fatti siano rispettati, in un clima sia di valutazione e di osservazione delle attività che vengono fatte dalle istituzioni di questi Paesi, ma anche di collaborazione a livello tecnico.
  Per venire ad alcune delle crisi che al momento ci sono nell'area dell'OSCE, vorrei partire con la situazione in Bielorussia. Come sapete, la Bielorussia è uno dei Paesi che fa parte dell'OSCE e l'anno scorso, a seguito delle elezioni che ci furono nell'agosto del 2020, vi furono delle manifestazioni e delle contestazioni dei risultati elettorali da parte della popolazione.
  Purtroppo, la decisione del Governo è stata quella di reprimere questo tipo di manifestazioni e di richiesta di organizzazione di un nuovo appuntamento elettorale, che al momento ha portato a oltre cinquecento persone che sono detenute e in fase di conclusione dei processi penali e con migliaia di persone che sono state sanzionate a livello amministrativo o in altro modo. Questa è una situazione molto preoccupante, rispetto alla quale il nostro Ufficio ha sia espresso pubblicamente preoccupazione e condannato questo tipo di attività, ma al tempo stesso abbiamo e continuiamo a chiedere che vi sia l'accesso per i nostri esperti per due attività fondamentali: una è quella del monitoraggio dei processi delle persone che adesso sono attualmente detenute, per valutare che il loro diritto alla difesa sia rispettato; l'altra è una valutazione dal punto di vista giuridico di quello che è stato annunciato dalle autorità bielorusse, ovvero una riforma costituzionale che dovrebbe poi portare alla tenuta di un referendum ed eventualmente ad un processo di transizione politica.
  Il nostro Ufficio fa un'attività di revisione legislativa su richiesta degli Stati membri e secondo me questo sarebbe un segnale importante per valutare che le riforme che sono state annunciate e che saranno fatte siano comunque in linea con il rispetto dei diritti umani.
  Mi permetto di sottolineare che se il Parlamento italiano continuerà a seguire questa vicenda in Bielorussia, tenere la possibilità di interloquire e proporre questo tipo di collaborazione con il nostro Ufficio sarebbe sicuramente molto utile.
  Una questione che non è un'area di crisi, ma è sicuramente importante per il nostro lavoro – e anche per me personalmente – e che sta diventando sempre molto più attuale è quella dell'uguaglianza di genere. Infatti, la promozione dei diritti delle donne è al centro di tutte le nostre attività. Si tratta anche di una vicenda che purtroppo in alcuni Paesi sta portando anche una polarizzazione dello scontro politico e ideologico e in particolare – lo dico alla presidente Boldrini – per le donne che sono impegnate in politica. Noi abbiamo fatto proprio un'attività di monitoraggio e di osservazione e abbiamo notato che la violenza sia fisica – a volte, non in molti casi per fortuna – ma soprattutto verbale e online nell'ultimo anno è aumentata nei confronti delle donne, in particolare delle donne impegnate in politica.
  Noi lavoriamo con moltissimi Parlamenti sulle questioni di genere e su come garantire che ci sia lo spazio non solo per una rappresentanza paritaria all'interno delle istituzioni, ma che le attività non siano oggetto di violenza politica.
  Ci tenevo a sottolinearlo, perché so che anche Lei in passato è stata oggetto di questo tipo di violenza...

  PRESIDENTE. Anche nel presente, veramente...

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Questo è un è un settore su cui noi lavoriamo con molta attenzione ed è un'attività che, con un nuovo progetto che abbiamo lanciato e per cui abbiamo trovato i finanziamenti, faremo a livello di mainstreaming all'interno di tutti i nostri dipartimenti. Questa è una priorità che continueremo a fare. Pag. 5
  Un'attività per cui siamo molto noti a livello internazionale è quella dei processi di osservazione e di assistenza elettorale. Questa è una attività che abbiamo sviluppato a partire dagli anni Novanta, elaborando una metodologia che è la più avanzata e anche replicata da altre istituzioni internazionali, a partire anche dall'Unione europea e da altri, ed è un momento molto importante perché è il momento di verifica della possibilità per i cittadini di avere di avere la possibilità di scegliere i propri governanti in un processo che sia inclusivo e che consenta la libertà di scelta da parte degli elettori.
  È una metodologia che riguarda sia l'osservazione di lungo termine, con osservatori che vengono inviati nei Paesi su richiesta alcuni mesi prima, e poi con l'osservazione di short term che, come è stato ricordato, avviene anche in collaborazione con le delegazioni parlamentari, e in particolare anche con la delegazione italiana presso l'OSCE e anche presso il Consiglio d'Europa e il Parlamento europeo in alcuni casi.
  Lo scorso anno siamo stati la prima organizzazione internazionale che ha ripreso le osservazioni elettorali durante la pandemia. In quell'occasione le abbiamo fatte solo di lungo termine, ma nelle scorse settimane, in particolare in Armenia e in Moldavia – dove siamo stati domenica scorsa – abbiamo ripreso l'osservazione elettorale anche con gli short term observers inviati da parte dei degli Stati membri. Per fortuna, al momento non ci sono stati casi di infezione da COVID-19, facendo ben sperare che si possa continuare con questo tipo di attività in futuro.
  Per quanto riguarda i processi di riforma elettorale abbiamo anche un progetto focalizzato sui Balcani occidentali, che non solo riguarda il momento elettorale, ma anche un'assistenza tecnica continua con tutti i Paesi di quell'area, che sostanzialmente aiuta questi Paesi a fare le riforme che poi siano propedeutiche anche verso il processo di integrazione europea che, come sapete, ha dei capitoli che riguardano anche la democrazia e lo Stato di diritto.
  Questi sono alcuni temi che tratto un attimo in generale. Sono pronto naturalmente a rispondere nello specifico e a sentire i vostri commenti, però sulla situazione italiana mi permetterei di segnalare tre aree di attività su cui noi siamo molto attivi.
  Una di queste è la questione dei luoghi di detenzione, le carceri e la prevenzione della tortura. È un lavoro che stiamo facendo da molto tempo sia a livello di assistenza legislativa, se richiesta, ma soprattutto anche a livello di formazione del personale, sia di Polizia sia della Polizia penitenziaria o di altri tipi, e siamo anche in contatto con le istituzioni di alcuni Paesi, tra cui l'Italia, per poter fare questo tipo di attività di sostegno.
  Un'altra questione pendente è la questione dell'assenza in Italia di una Commissione indipendente sui diritti umani. Questo è un impegno che l'Italia ha preso come tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite da molti anni, dal 1993. Credo che ci sia un'occasione nei prossimi mesi con l'avvento della presidenza italiana del Consiglio d'Europa, che inizierà entro la fine dell'anno, e il nostro Ufficio lavora con l'Associazione europea delle commissioni indipendenti o gli Ombudsman che esistono appunto in molti Paesi per sviluppare best practices e modalità di intervento che possano consentire ai cittadini di avere dei mezzi per poter avere delle risposte su eventuali violazioni dei diritti umani che non passano necessariamente dal sistema giudiziario, facilitando per il cittadino la possibilità di avere delle risposte da parte delle istituzioni.
  Sono modelli che hanno dimostrato di essere efficienti e di produrre dei risultati per i cittadini. Per questo motivo siamo a disposizione per dare l'assistenza che sarà necessaria. Inoltre, so che c'è un progetto di legge, il testo unificato Scagliusi-Quartapelle, che credo possa essere una buona base di considerazione per un impegno in questo senso.
  Un altro tema secondo me importante, anche in prospettiva futura, è il lavoro sulla prevenzione dei crimini d'odio, l'intolleranza e la non discriminazione. Questa è Pag. 6una questione che sta emergendo con forza in tantissimi Paesi. Devo dire che mentre il nostro focus è molto sui Paesi ad est di Vienna, ovvero quelli di più giovane democrazia, sulla questione della tolleranza e non discriminazione riscontriamo molti problemi anche all'interno dei Paesi di cosiddetta «democrazia più matura», dal Nord America ai Paesi dell'Unione europea.
  La questione della convivenza, del razzismo, della tolleranza e di trovare modi di rispettare la diversità delle culture nel rispetto dei diritti umani è una sfida molto importante, che richiede un impegno continuo. Noi abbiamo anche dei progetti di collaborazione con le istituzioni educative per inserire all'interno dei curricula delle scuole proprio dei programmi specifici sull'antisemitismo, sull'islamofobia e sul razzismo in generale, perché le nuove generazioni, che magari non hanno vissuto i conflitti o che non hanno fatto i conti con i fantasmi del passato dell'intolleranza e della non discriminazione, hanno bisogno comunque di avere un sostegno nel poter affrontare le questioni della convivenza.
  Su questo abbiamo anche dei progetti di assistenza tecnica. Anche con la Scuola superiore della magistratura abbiamo fatto un lavoro con i procuratori per poter individuare quali siano i crimini d'odio e poterli prevenire. Anche con le forze di Polizia, abbiamo fatto un progetto di collaborazione con i carabinieri proprio per dotare delle skills e delle capacità per poter individuare i crimini d'odio e poterli reprimere in modo efficace.
  Mi fermerei qui con una panoramica del lavoro che svolgiamo e rimango naturalmente a disposizione per eventuali risposte o commenti sui vostri interventi.

  PRESIDENTE. Grazie, Direttore Mecacci, per questa presentazione piena di spunti interessanti. Passerei subito la parola al collega Fantinati. Prego, collega.

  MATTIA FANTINATI. Grazie, presidente. Grazie al Direttore che nel poco tempo che aveva ci ha raccontato un panorama mondiale di quello che sta succedendo e come la vita che noi viviamo in questo Stato sia profondamente diversa – con «questo Stato» intendo chiaramente l'Italia, ma anche tutto il continente europeo – da quello che succede nel mondo. Quindi, un plauso va fatto al lavoro che state facendo, poiché sollevate dei problemi che magari si danno per scontati, ma che di fatto non lo sono.
  Intervengo per chiederLe se queste attività vengono anche fatte nel mondo online. Per l'ONU (Organizzazione Nazioni Unite) mi occupo di tutta la parte della dei diritti di internet e seguo con loro diversi panel e le diverse agenzie che ci sono. Sono anche membro di un board dell'Internet Governance Forum che parla proprio di questo, ovvero di parificare tutti i vari diritti delle popolazioni a dei diritti quantomeno standard e soprattutto di riconoscere il fatto di uno standard di diritto umano, perché molti Stati nemmeno li riconoscono e nemmeno i Governi accettano il fatto che ci possano essere dei diritti umani sanciti dall'esterno e che non siano proprio loro a gestirli.
  La stessa cosa avviene soprattutto nel mondo online, che non è né più forte né più debole, ma è diverso. Infatti, in queste agenzie si lavora molto sul rendere internet accessibile un po' a tutti i vari Paesi e a renderlo anche affordable, poco costoso per i Paesi che hanno un salario medio molto basso. Inoltre, vi sono anche i Paesi cosiddetti «leapfrog», ovvero quelli che non hanno avuto una crescente infrastrutturazione e una sedimentazione normativa, ma si sono trovati subito con il 4G e che si sono lanciati subito con gli smartphone nel mondo senza avere un background dietro di copertura legislativa: viaggio con il mio smartphone e non devo preoccuparmi dove vanno i miei dati, perché dovrebbe essere lo Stato a preoccuparsi del fatto che io possa accedere a tutti i vari siti in modo sicuro. È come quando si guida una macchina: non ci si deve preoccupare della segnaletica stradale, perché c'è qualcuno che lo ha fatto e che ha reso la macchina certificata in modo tale che si possa avere quantomeno una parvenza di sicurezza.
  Volevo chiedere se questo è presente anche nel vostro lavoro ed eventualmente quale azione state facendo anche nel mondo Pag. 7digitale, che ormai non è più un nuovo mondo.
  Inoltre, con la mancanza di cooperazione internazionale si può delinquere in uno Stato dove magari la legislazione è un po' più leggera per andare a fare profiling oppure usare i dati magari anche negli Stati dove sicuramente fare questo tipo di attività non è possibile; per non parlare del cyberbullismo, del cyber attack o della cybersecutity che, oltre che dal punto di vista tecnico degli attacchi dall'esterno, hanno anche una grandissima componente che riguarda il rispetto della persona, i diritti umani, i cosiddetti «deepfake» o i cosiddetti «bias» e quant'altro.
  È un fenomeno importante, che in questi giorni è messo alla stessa stregua del rispetto dei diritti umani in senso tradizionale.

  PRESIDENTE. Ci sono altri colleghi che vogliono intervenire? No. A questo punto anche io vorrei fare delle considerazioni. Tutti i punti che Lei ci ha sottoposto sono punti che riguardano questo Comitato e sono questioni che si impongono all'attenzione del legislatore, perché oggi ci sono nuovi schemi rispetto ai diritti umani, che fino a dieci anni fa non esistevano. Fare bullismo digitale ai danni di alcuni gruppi sociali o ai danni delle donne, che sono il 51 per cento della popolazione, ha come obiettivo quello di intimidire quelle persone e tirarle fuori dal dibattito pubblico e dal dibattito politico. Quindi è una forma di violazione dei diritti umani di quei soggetti che non hanno più la libertà di poter manifestare il proprio pensiero liberamente. C'è di mezzo la libertà di espressione, perché tante persone hanno rinunciato a usare il mezzo digitale, che è la nuova agorà e che dovrebbe essere a disposizione di tutti, per questo tipo di problematiche, che incidono nell'equilibrio e nella serenità delle persone. È giusto che chi si occupa dei diritti umani metta questo al centro.
  Io posso dire solo che in questo Parlamento abbiamo una proposta di legge per contrastare i crimini di odio, che porta la mia prima firma, ma ha la firma di tanti colleghi e colleghe di diversi gruppi politici, che a mio avviso dovrebbe essere portata in Aula, perché i crimini di odio alla fine sono una dimensione che non salva nessuno e sono una dimensione che danneggia solamente il livello di libertà del pensiero e di espressione. Penso che sia assolutamente giusto occuparsi di questo tema.
  Per quanto riguarda la Bielorussia, questo Parlamento si è occupato della questione fin da subito. Infatti, è venuta qui in audizione la leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaja e quindi seguiamo con molta attenzione la vicenda.
  Lei giustamente parlava del referendum e del cambiamento della Costituzione. Vorrei chiederLe se in base alla vostra esperienza considerate possibile che, dopo la conferma dei brogli elettorali in tutto il mondo – solo la Cina e la Russia hanno riconosciuto Lukašėnka come presidente rieletto –, una riforma costituzionale possa essere fatta da chi ha fatto i brogli e quindi se questo non confligge con l'idea che c'è già un'usurpazione della rappresentanza. Le chiedo se è accettabile che questo avvenga, essendo al potere un personaggio che non è il presidente legittimamente eletto. Avrei interesse ad avere una risposta su questo.
  Sull'Armenia: io ho parlato più volte con rappresentanti dell'Armenia e dell'Azerbaijan, forse anche Lei, presidente Formentini; c'è tutta la questione dei prigionieri politici e dello scambio dei prigionieri. L'Armenia dice che l'Azerbaijan non ha onorato quello scambio, mentre loro sì. Volevo capire se voi eravate al corrente di questa situazione e che cosa pensavate in merito a questo, perché il conflitto in Nagorno Karabakh è stato veloce, ma è stato anche inaspettato nel suo epilogo, poiché non era certamente scontato che andasse così. Su questo vorrei avere un Suo parere.
  Inoltre, vorrei sapere se Lei ritiene che oggi ci sia una retrocessione in merito alla tutela dei diritti umani, ovvero se oggi le libertà acquisite con decenni di battaglie che sono state fatte a livello politico e a livello di società civile oggi rischiano un po' di essere riconsiderate, perché considerate non più centrali. Che impatto può avere questo sul futuro della tutela dei diritti Pag. 8umani? Questo è un patrimonio che è stato acquisito, ma che può essere riconsiderato, aprendo un nuovo scenario, a mio avviso molto inquietante. Vorrei avere da Lei un parere su questo. Grazie, Direttore, a Lei la parola. Prego.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Grazie mille. Magari comincerei dall'ultima domanda. Su questo vado un po' controcorrente rispetto al generale pessimismo perché, ad esempio, noi abbiamo fatto uno studio l'anno scorso sull'impatto della pandemia sui diritti umani e sullo stress che questo ha posto anche su tutte le istituzioni democratiche, a partire dai Parlamenti. Tutto lo stato di emergenza, la legislazione...Tra l'altro, i Paesi dell'OSCE hanno l'impegno a comunicare all'ODIHR quando adottano uno stato di emergenza e quindi abbiamo monitorato anche queste questioni e abbiamo fatto degli eventi anche con l'Assemblea parlamentare in modo da assicurare che si ritorni alla normalità, ovvero che il Governo non prenda tutta l'attività legislativa a discapito del Parlamento. Per non parlare delle questioni sulla libertà di movimento, con il lockdown e l'impatto sulle libertà civili, sulla libertà di espressione e sulla libertà di manifestazione. È un momento sicuramente complicato.
  C'è stata anche l'ascesa di movimenti politici che contestano alcune questioni relative ai diritti umani, però io ho come l'impressione che questa tendenza abbia un po' riportato al centro anche del dibattito politico i diritti umani, perché se si guarda all'interno dell'Unione europea adesso il dibattito è anche con alcuni Paesi membri sul fatto che lo Stato di diritto si rispetti o meno. Questa cosa, che era stata tenuta sempre un po' a lato, secondo me sta acquisendo centralità politica e può essere un'occasione, un'opportunità proprio per dare di nuovo priorità a questa questione.
  Ad esempio, quello che è successo negli Stati Uniti all'inizio di quest'anno al Campidoglio – ero ancora negli Stati Uniti – era qualcosa probabilmente di inaspettato, però è stata anche una wake up call per il sistema politico americano e per la società per dire che non possiamo prendere la democrazia per scontata.
  Da questo punto di vista, secondo me, dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare le istituzioni, che includono anche i media. Noi non ci occupiamo direttamente di media, ma vi è un'istituzione separata all'interno dell'OSCE, ovvero il Rappresentante per la libertà dei media che si occupa di internet eccetera, però naturalmente fa parte delle condizioni per avere un sistema democratico che ci dia l'opportunità di esprimersi e di comunicare.
  Da un lato, secondo me, c'è una tendenza – come dire – a mettere in discussione certe cose, però c'è anche una reazione e questo lo si vede anche all'interno di alcuni Paesi dove c'è questo dibattito.
  Io sono un po' ottimista, probabilmente per natura, perché mi occupo di queste questioni e per poter andare avanti bisogna essere un po' ottimisti. Ad ogni modo, penso che la battaglia sia ancora da giocare e che non sia persa. Vi è anche una questione geopolitica molto più grossa con alcuni Paesi che propongono modelli di sviluppo che magari garantiscono la crescita economica, ma non le libertà individuali e credo che questo per Paesi come l'Italia – Paese fondatore dell'Unione europea – e altri Paesi debba diventare prioritario nelle relazioni internazionali.
  Sulla situazione in Bielorussia, come ho detto noi ci occupiamo anche di assistenza tecnica e quindi la nostra offerta di fare una revisione del processo di riforma costituzionale che ancora non è stata fatta – ma è ancora è in corso –, è fatta in buona fede. Noi vogliamo veramente offrire la possibilità di comparare quello che sarà la proposta che viene fatta agli standard internazionali. Secondo me quello può essere il metodo di valutazione anche per avere la considerazione se questo possa essere un referendum che eventualmente possa rispettare le aspettative della popolazione o anche dell'opposizione, che aveva chiesto di essere coinvolta e che al momento non lo non lo è stata, perché se ci fosse un adeguamento rispetto agli standard internazionali vorrebbe dire, nei fatti, che sarebbe Pag. 9consentito anche a forze che non sono solo quelle di Governo di poter partecipare.
  Il nostro tentativo è di cercare sempre di spingere le istituzioni nella direzione giusta, ma naturalmente la decisione finale dipende dalle autorità, dal Parlamento e dal Governo, perché non abbiamo un'autorità sovraordinata rispetto alle istituzioni nazionali. Da quello che ho visto anche nelle forze dell'opposizione avevano chiesto il coinvolgimento in questo processo di riforma costituzionale e quindi non erano necessariamente contrarie che questa cosa andasse avanti.
  Sui crimini d'odio, ripeto quello che ho detto: sono una questione del nostro tempo che riguarda la convivenza tra culture, tra etnie e tra sensibilità culturali diverse che ci sono tra popoli, tra cittadini e migranti di seconda generazione.
  Lei ha parlato di questo progetto di legge che non conoscevo ed eventualmente, se fosse interessata, noi possiamo anche provvedere a fare una valutazione rispetto agli standard internazionali.

  PRESIDENTE. È un po' sulla falsariga del modello tedesco, ho cercato di recepire quell'approccio, ma ci terrei molto ad un vostro parere, ve lo faremo avere.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Molto volentieri. Sulla questione dell'Armenia: noi abbiamo fatto un lavoro, in particolare, con il Governo armeno nel corso degli ultimi anni dopo le elezioni, che ci furono qualche anno fa, che ha visto la nostra collaborazione aumentare. Naturalmente nell'OSCE ci sono varie dimensioni: noi ci occupiamo del cosiddetto «terzo settore», della dimensione umana e poi c'è il primo settore che è quello della sicurezza e della risoluzione dei conflitti. Quindi sulla questione del Nagorno Karabakh non abbiamo una competenza diretta, però naturalmente seguiamo con attenzione tutti questi sviluppi e abbiamo anche ricevuto offerte di collaborazione sia dagli armeni sia da parte degli azeri, perché anche da parte azera c'è tutta la questione degli internal displaced persons, ovvero delle persone del Nagorno Karabakh che adesso sono ritornate in quella zona. Da questo punto di vista noi stiamo lavorando a livello tecnico e non a livello politico sul conflitto che c'è stato.
  Ho notato che già nel corso dell'ultimo mese ci sono stati degli scambi tra le parti delle persone che erano state detenute. L'auspicio da parte nostra è che si trovi una composizione e un accordo su queste cose.
  Riguardo alla questione di internet, noi non abbiamo competenza specifica sulle regolamentazioni, sui media internet eccetera, però ci sono due cose importanti che stiamo facendo. Una di queste è monitorare tutte le attività online, come il cyber bullismo e la violenza politica che viene fatta online. Una cosa molto interessante, su cui faremo un'iniziativa internazionale il prossimo autunno, riguarda il monitoraggio dei social media durante le elezioni, perché noi abbiamo una metodologia che guarda tradizionalmente ai media – televisioni e radio – anche con il supporto dell'Osservatorio di Pavia, che partecipa spesso alle nostre missioni elettorali, con gli esperti che fanno il minutaggio delle presenze televisive e quante persone riescono a raggiungere – tuttavia, niente ancora è stato fatto sulla questione dei social media che, come sappiamo, nel momento elettorale hanno assunto un valore determinante. Faremo una conferenza internazionale mettendo insieme gli esperti che stanno guardando a questa cosa per sviluppare una metodologia e dare indicazioni generali agli Stati membri su come regolamentare, perché il problema è molto delicato e riguarda anche le fake news e i tentativi di propaganda e di influenze dall'estero e come questo va a influire sulla libertà di espressione. È chiaro che le cose vanno regolamentate, ma al tempo stesso non vogliamo che ci sia la censura anche da parte dei Governi.
  Questo è un settore molto delicato, perché ci sono alcuni Paesi che in questo approccio molto duro sulle fake news hanno anche scelto sostanzialmente di limitare la libertà di espressione su internet. Questo è un crinale molto molto pericoloso, su cui non c'è ancora una ricetta che è stata Pag. 10sviluppata e accettata da tutti, però se anche il Parlamento o le istituzioni italiane sono interessate a studiare queste cose, possiamo fornire informazioni e rendervi partecipi anche dei risultati che ne verranno fuori.

  PRESIDENTE. Grazie, Direttore. Ho un'ultima questione. Voi siete a Varsavia, avete una sede in Polonia e si impone una domanda che ho lasciata per ultima, ma non posso ometterla in questa sede: qual è la vostra posizione in merito al fatto che il Paese che vi ospita abbia sancito delle zone LGBT+ free, che significa che le persone omosessuali, lesbiche e trans non possono accedere a quelle zone? Parliamo dell'Unione europea e vi è un'interdizione a persone che appartengono a questi gruppi sociali.
  Vorrei sapere anche come reputate la nuova legge sull'interruzione di gravidanza, che mina l'autodeterminazione delle donne, perché le donne non sono più libere di decidere, nel cuore dell'Unione europea, cosa fare, e anche in caso di gravissime malformazioni al feto sono costrette a portare avanti la gravidanza. Inoltre, sembra che abbiano istituito negli ospedali delle «sale del pianto» per le donne che, dopo aver dato alla luce questi feti, ne piangono le sorti, perché questi feti muoiono.
  Che ciò possa accadere nel cuore dell'Unione europea nel 2021, lo trovo assolutamente aberrante. Volevo da voi un parere su quello che sta accadendo in certi Paesi, in questo caso in Polonia. Grazie.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Grazie, presidente. Qui si impone un chiarimento tra quelle che potrebbero essere le mie opinioni personali e la mia posizione istituzionale. Lo dico perché la nostra è un'istituzione che comprende cinquantasette Paesi e l'OSCE lavora sulla base del consenso. Quindi, i commitments che sono stati fatti anche a livello dei diritti umani tra cinquantasette Paesi devono avere il consenso di tutti i cinquantasette.
  Una questione su cui ancora non si è raggiunto il consenso tra i cinquantasette è la prima che ha menzionato, nel senso che noi facciamo un lavoro sulle questioni della discriminazione, che riguarda tutti, quindi anche le minoranze sessuali. Infatti, nel nostro rapporto annuale sugli hate crimes, quando raccogliamo informazioni sulle vittime di questo tipo di intolleranza, includiamo anche queste cose. Alcuni Paesi non sono molto felici di questa cosa, però noi lo facciamo comunque. Ad ogni modo, non c'è una decisione fatta dai cinquantasette Paesi su un impegno ad esprimerci su quella questione specifica e la stessa cosa riguarda anche l'aborto.
  Sulla questione dei diritti alla salute riproduttiva, se guarda la mappa dell'OSCE, ci sono dei Paesi che hanno posizioni molto diverse e quindi non c'è un impegno di tutti i cinquantasette Paesi a lavorare in questo senso. Questa è la spiegazione istituzionale che Le volevo dare.
  In generale, noi siamo in Polonia e guardiamo alla Polonia come guardiamo a tutti i cinquantasette Paesi. Nel corso degli ultimi due-tre anni abbiamo seguito anche alcune vicende, come ad esempio la questione del rule of law e la questione dell'indipendenza della magistratura, lavorando in particolare anche con la Commissione indipendente sui diritti umani, l'Ombudsman polacco, che ci ha fatto diverse richieste di opinioni legali su questioni legate all'indipendenza della magistratura, su cui abbiamo espresso preoccupazione per le posizioni che erano state prese.
  Come dicevo all'inizio, è un lavoro che necessita anche di essere rafforzato, non solo a est di Vienna, ma anche all'interno dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. Grazie, Direttore. Adesso c'è il deputato Formentini che ha chiesto la parola.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Io vorrei porre una questione, ma mi rendo conto che è assai complessa e già si è accennato al tema. Come fanno le democrazie che fanno parte dell'OSCE ad essere credibili a livello globale nel momento in cui sono state descritte delle casistiche, ma io sottolineerei con forza quello che è successo Pag. 11 nel Parlamento italiano e in altri Parlamenti europei con riferimento al riconoscimento del genocidio degli uiguri? Di fatto, delle democrazie non hanno ritenuto opportuno riconoscere che sia in corso un genocidio per ragioni di realpolitik o per difendere presunti interessi commerciali. È un Occidente che sta abdicando sotto questo aspetto al proprio ruolo non voglio dire di guida, ma di esempio di cosa può essere una democrazia pienamente realizzata.
  Sulla sovraesposizione commerciale, sugli interessi geopolitici e sulla tutela dei diritti umani abbiamo visto che la presidenza Biden è incentrata proprio sulla promozione dei diritti umani. Quale prospettiva vedete a livello globale, dal vostro osservatorio, di questa dicotomia tra diritti umani, commercio, difesa dello Stato di diritto? Perché secondo me noi stiamo arretrando. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, Direttore.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Grazie. Questa è una questione ben presente nella politica internazionale. Mi ricordo quando ormai quasi venti anni fa ci furono l'Organizzazione mondiale del commercio, l'avanzamento del sistema capitalistico e la necessità dell'opposizione, anche dei movimenti sociali, affinché ci fosse un'attenzione sulle questioni dei diritti umani, che non fossero sacrificate sempre in nome degli interessi commerciali. Sulla questione specifica degli uiguri, siccome riguarda la Cina che non fa parte dell'OSCE, personalmente ho seguito anche questa vicenda negli anni precedenti e sicuramente sono ben consapevole di quali siano le difficoltà anche nei Paesi occidentali nel rapportarsi quando si tratta della Cina sulle questioni dei diritti umani.
  Secondo me l'esperienza dell'OSCE è molto importante da tenere presente, perché quando fu creata nel 1975 c'era ancora l'Unione Sovietica e vi era un sistema di Governo che non era fondato su princìpi democratici. Tuttavia, ci fu questo accordo ad Helsinki in cui si collegarono come interdipendenti tre questioni: la questione della sicurezza, la questione dello sviluppo economico e della democrazia. Questa è l'unica organizzazione internazionale che poi negli anni Novanta ha sviluppato dei commitments, degli impegni sulle questioni della democrazia e dei diritti umani legati alla sicurezza. Alcuni dei Paesi che lo hanno fatto negli anni Novanta adesso in qualche modo quasi vorrebbero tirarsene fuori, tanto forte è il legame che esiste tra sicurezza e democrazia.
  Secondo me questo sta venendo fuori in modo molto evidente a livello geopolitico, perché con la crescita di Paesi a livello economico – in particolare la Cina, che sta sviluppando un modello di sviluppo che produce risultati economici e che ha in parte ridotto la povertà, ma senza garantire istituzioni democratiche, libertà dei media eccetera – questa è la sfida che adesso il mondo occidentale si trova a dover affrontare e che non ha dovuto affrontare appieno con l'Unione Sovietica, perché il sistema non ha retto.
  All'interno della politica estera tenere i diritti umani separati dalle questioni di sicurezza o dalle questioni economiche, secondo me non è sostenibile nel lungo termine, perché mette veramente in discussione qual è il modello di sviluppo che l'Europa decide di portare avanti nel rapportarsi anche con i suoi partner.
  Secondo me guardare all'esperienza dell'OSCE e alle lezioni che sono state imparate attraverso questi processi – ad esempio dell'Est Europa e dei Balcani occidentali – che incoraggiano le riforme democratiche e la lotta alla corruzione come garanzia per la sicurezza, è un modello vincente che garantisce maggiore libertà ai cittadini. A livello politico sicuramente ancora di strada ce n'è da fare, perché spesso c'è l'esigenza di tenere questi interessi economici un po' scollegati dalla prospettiva più complessiva.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ci sfugge neanche la sfida che dobbiamo fare quando abbiamo una minaccia terroristica a cui dobbiamo far fronte, ma io penso che una democrazia matura riesca a farlo senza intaccare le libertà costituzionali di cui si è Pag. 12dotata. La grande sfida è far fronte al terrorismo nell'alveo di quei princìpi di civiltà che le democrazie mature posseggono. Quando si sfora da quell'alveo, hanno vinto loro. Questa è una mia considerazione personale, ma credo che ci riguardi.

  MATTEO MECACCI, Direttore dell'Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR) dell'OSCE. Se posso aggiungere, noi abbiamo un lavoro specifico sull'antiterrorismo e su come questo possa e debba essere fatto nel rispetto dei diritti umani, ma anche lavorando con gli esperti della sicurezza che, con dati alla mano, a partire dal 2001 – sappiamo quello che è successo dopo l'attentato delle Torri Gemelle eccetera – ormai dimostrano che non applicare il rispetto dei diritti umani nelle tattiche antiterroristiche e anche di interrogatorio in realtà non produce risultati buoni dal punto di vista della sicurezza e che, per esempio, forzare le confessioni da parte dei sospetti non porta ad avere delle garanzie di prevenzione di attentati.
  In questo campo ci sono dei lavori che vengono fatti proprio a livello dell'OSCE, anche in collaborazione con il Segretariato a Vienna, proprio per la formazione delle forze di Polizia e militari, per garantire che il rispetto dei diritti umani sia integrato, inclusi i diritti delle forze di Polizia e dei militari. Ad esempio, in alcuni dei nostri Paesi le forze di Polizia hanno livelli di rappresentanza o di partecipazione democratica diversi rispetto a quelli dei cittadini normali. Naturalmente ci sono delle esigenze operative che a volte richiedono delle eccezioni, però se si chiede anche alle forze di Polizia e militari di rispettare i diritti umani eccetera, dovremmo rispettare anche noi i loro, in modo tale che siano pienamente consapevoli per loro stessi e per gli altri.

  PRESIDENTE. Bene. Se non ci sono altre osservazioni, La ringrazio e dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina alle 14.30.