XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Giovedì 15 ottobre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Vivanco José Miguel , rappresentante di ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 4 
Vivanco José Miguel , rappresentante di ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 4 
Taraciuk Broner Tamara , rappresentante di ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 7 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 7 
Delmastro Delle Vedove Andrea (FDI)  ... 7 
Carelli Emilio (M5S)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Vivanco José Miguel , rappresentante di ... 9 
Taraciuk Broner Tamara , rappresentante ... 9 
Vivanco José Miguel , rappresentante di ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare (AP) - Partito Socialista Italiano (PSI): Misto-AP-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Human Rights Watch, con particolare riferimento alla situazione in Venezuela.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione in videoconferenza dei rappresentanti di Human Rights Watch, con particolare riferimento alla situazione in Venezuela.
  Saluto e ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori José Miguel Vivanco, Direttore esecutivo per l'America, collegato da Washington, che tra l'altro ha lavorato come avvocato per la Commissione interamericana per i diritti umani nell'ambito dell'Organizzazione degli Stati americani; e Tamara Taraciuk Broner, Vicedirettrice, residente a Buenos Aires, di origine venezuelana, che per Human Rights Watch segue da dieci anni la situazione in Venezuela.
  Ricordo che Human Rights Watch, fondata nel 1978 con il nome di Helsinki Watch per monitorare il rispetto degli accordi di Helsinki da parte dell'Unione Sovietica e dei Paesi satelliti, è una ong specializzata nella tutela e promozione dei diritti umani; in particolare, con uno staff di 450 persone di oltre settanta nazionalità – che annovera esperti nazionali, avvocati e giornalisti – l'organizzazione indaga e riferisce sulle violazioni e gli abusi in materia di diritti umani commessi in ogni parte del mondo.
  Per garantire la massima autonomia, Human Rights Watch non riceve finanziamenti governativi e verifica che tutte le donazioni a suo favore siano coerenti con la sua missione ed i suoi valori.
  Sebbene il lavoro d'inchiesta si basi prevalentemente su interviste effettuate di persona, negli ultimi anni l'organizzazione si è avvalsa anche dei satelliti per rilevare attacchi armati contro la popolazione civile, nonché di big data per analizzare le pratiche violente e discriminatorie, ad esempio nella gestione dei flussi migratori. Gli esiti di questo imponente lavoro di monitoraggio confluiscono in un rapporto annuale, la cui ultima edizione è disponibile sulla nostra piattaforma Geocom.
  Quanto alla situazione in Venezuela, di cui parleremo oggi, il rapporto finale della missione d'inchiesta indipendente istituita dall'ONU e guidata da Marta Valiñas – pubblicato il 15 settembre scorso e disponibile su Geocom – ha certificato la responsabilità di autorevoli esponenti del Governo venezuelano – tra cui lo stesso Presidente Maduro, il Ministro degli Interni e quello della Difesa – nelle reiterate violazioni dei diritti fondamentali, abusi e atti di repressione politica e di violenza indiscriminata da parte delle forze dell'ordine.
  Successivamente, in un discorso pronunciato il 25 settembre di fronte al Consiglio Pag. 4per i diritti umani dell'ONU, l'Alta Commissaria Bachelet ha nuovamente stigmatizzato la repressione delle proteste pacifiche, le pesanti restrizioni alla libertà di espressione, gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti. Soffermandosi sulla grave emergenza alimentare aggravata dalla pandemia – il tasso di malnutrizione acuta nei bambini venezuelani ha raggiunto il 15 per cento nel luglio 2020 – ha auspicato la revoca delle sanzioni economiche per agevolare la distribuzione degli aiuti umanitari. Sul terreno dell'impasse costituzionale, l'Alta Commissaria ha invocato il raggiungimento di accordi tra Governo e opposizione verso un processo elettorale credibile, libero ed equo.
  A livello dell'Unione europea, il 17 settembre scorso si è svolta l'ultima riunione del Gruppo di contatto internazionale sul Venezuela, a cui ha preso parte per l'Italia la Viceministra Sereni. Il Servizio europeo per l'azione esterna si è attivato per incontrare a Caracas interlocutori istituzionali, a cominciare dal Presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidó, e da tutte le forze di opposizione, per valutare la possibilità di posticipare le elezioni legislative previste per il 6 dicembre prossimo, con l'obiettivo di inviare una missione di osservazione elettorale. Da parte sua, l'Alto Rappresentante Borrell, in un intervento alla plenaria del Parlamento europeo il 7 ottobre scorso, ha ribadito che la decisione di inviare la missione di osservazione deve essere preceduta dall'invio di una missione esplorativa, che richiede un periodo minimo di cinque o sei mesi, incompatibile con la data del 6 dicembre.
  Fatte queste doverose premesse di informazione, ringrazio ancora i nostri ospiti e do la parola a José Miguel Vivanco e poi successivamente a Tamara Taraciuk Broner.

  JOSÉ MIGUEL VIVANCO, rappresentante di Human Rights Watch. Buongiorno, mi sentite? Grazie per l'invito della Commissione Affari esteri. In breve vorrei presentare l'organizzazione Human Rights Watch e il suo lavoro in Venezuela. Anzitutto vorrei spiegarvi che Human Rights Watch è un'organizzazione internazionale...

  PRESIDENTE. Un attimo, mi scusi, signor Vivanco. C'è qualche problema tecnico. Attenda qualche minuto a continuare. Grazie.

  JOSÉ MIGUEL VIVANCO, rappresentante di Human Rights Watch. Come stavo dicendo, non è che il Venezuela sia l'unico Paese dove si commettono violazioni dei diritti umani. Gravi problemi di diritti umani ci sono in tutti i Paesi del continente: il Messico, la Colombia hanno problemi molto gravi, però quello del Venezuela è un caso particolarmente grave, che richiama l'attenzione internazionale per molti motivi. C'è un Governo che accentra l'intero potere e una dittatura di carattere militare. Questa situazione così grave di violazione dei diritti umani degli oppositori, dei mezzi di comunicazione, ha dato origine anche a una gravissima emergenza umanitaria, con violazioni sistematiche dei diritti civili, e ha provocato un esodo massiccio di venezuelani. Il Venezuela ha costretto ad andar via più di cinque milioni di venezuelani. Ci sono situazioni di carestia. Il quadro generale è così grave che merita questa attenzione internazionale.
  Vorrei dare la parola alla mia collega Tamara Taraciuk, che segue il Venezuela per Human Rights Watch. Vi potrà dare un'idea della gravità della situazione e vi spiegherà il perché di questa attenzione verso le violazioni dei diritti umani e l'emergenza umanitaria. La collega Taraciuk potrà dirvi in modo concreto e specifico quali sono gli elementi della crisi venezuelana.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Vivanco. Passiamo la parola alla signora Tamara Taraciuk Broner.

  TAMARA TARACIUK BRONER, rappresentante di Human Rights Watch. In Venezuela non esiste l'indipendenza della giustizia. Dal 2004 in Venezuela non c'è nessun tipo di indipendenza della giustizia, la giustizia è diventata un'appendice dell'Esecutivo. In Venezuela non c'è nemmeno un potere legislativo indipendente. Le ultime elezioni, relativamente corrette, hanno avuto Pag. 5luogo nel dicembre del 2015 e sono state vinte con ampia maggioranza dall'opposizione. Da allora, gradualmente, il regime ha smantellato l'Assemblea nazionale creando un'Assemblea nazionale costituente, con l'idea presunta di riformare la Costituzione. Hanno fatto di tutto salvo riformare la Costituzione. L'ultima legge, approvata giorni fa, è la legge contro il blocco, che cerca di legittimare l'oscurità con cui governa il regime di Maduro, cerca di dare una legittimità di facciata agli abusi che stanno commettendo.
  In Venezuela non c'è nemmeno un potere elettorale indipendente. La Corte Suprema di Giustizia, che risponde al Governo di Nicolás Maduro, ha nominato i membri del Consiglio nazionale elettorale, che è la più alta autorità di controllo delle elezioni. Negli ultimi mesi ci sono stati diversi tentativi di smantellare l'opposizione. Hanno agito così: si sono presi i vertici dei principali partiti di opposizione. In sostanza, il Governo si è sbarazzato dei principali partiti di opposizione usando i loro loghi, i loro emblemi, i loro nomi, ma mettendo propri candidati.
  In questo contesto oggi è impossibile avere elezioni corrette, non solo perché i partiti d'opposizione sono stati smantellati, ma anche perché chi oggi deve votare in Venezuela non lo può fare liberamente. A titolo d'esempio, nel 2018, alle ultime elezioni, il Governo ha comprato voti regalando cartoni di alimenti ai venezuelani che subiscono l'emergenza umanitaria di cui vi parlerò adesso. È importante conoscere questo contesto. Oggi il regime di Maduro commette ogni genere di abusi senza nessun controllo a livello interno.
  Vengo alla repressione: nel settembre dell'anno scorso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha incaricato un gruppo di esperti di valutare i crimini più gravi commessi in Venezuela. Due settimane fa hanno prodotto un rapporto molto duro sulle violazioni e sui crimini contro l'umanità in Venezuela e hanno citato in modo specifico Nicolás Maduro e i suoi Ministri degli Interni e della Difesa come responsabili che sapevano, o dovevano sapere, ciò che accadeva, identificando anche più di quaranta agenti di intelligence che erano informati di ciò che accadeva.
  Alcune cifre su quello che sono i crimini contro l'umanità in Venezuela: anzitutto, esecuzioni extragiudiziali. Dal 2016, secondo cifre ufficiali, le forze di sicurezza hanno assassinato più di 18 mila persone in quelli che chiamano «incidenti di resistenza alle autorità». In molti casi si tratta, invece, di esecuzioni extragiudiziali in cui la Polizia e una forza speciale – la Faes – entrano nelle case e uccidono le persone a sangue freddo.
  In secondo luogo, gli arresti arbitrari: ci sono più di 15 mila persone arrestate arbitrariamente dal 2014 ad oggi; più di ottocento di questi sono civili che sono stati processati da tribunali militari. Questa pratica in America Latina non si vedeva più su questa scala dalle dittature degli anni Settanta e Ottanta nel cono sud. Poi c'è uno standard di sparizioni forzate, a volte a breve termine, per giorni o settimane: non si sa dove le forze di sicurezza portano la gente e quindi lasciano tutti nella disperazione, non dicono alle famiglie dove tengono nascoste le persone. In ciò sono compresi anche gli stranieri: c'è un noto caso di imprenditori statunitensi detenuti per settimane di cui non si conosceva il luogo in cui erano trattenuti.
  Altri casi da noi documentati sono i seguenti: le forze di sicurezza e sempre più i servizi di intelligence torturano i detenuti. Parlando di tortura, mi riferisco alle pratiche peggiori; non solo pestaggi brutali, ma soffocamenti con sacchetti di plastica, mettere sott'acqua la testa della vittima, scosse elettriche alle palpebre, ai genitali, violenze sessuali, esposizione a basse temperature oppure a luce bianca costante per lunghi periodi. Noi abbiamo documentato molti casi del genere, lo stesso ha fatto il gruppo di esperti del Consiglio dei diritti umani dell'ONU, idem l'Ufficio dell'Alta Commissaria per i diritti umani, Michelle Bachelet; ma questa è solo la punta dell'iceberg. Ci sono prove, ad esempio, del fatto che i medici che visitano i torturati hanno firmato certificati medici falsi per non inserire le prove della tortura. Negli ultimi tempi abbiamo visto come anche il COVID Pag. 6sia stata una grande scusa per inasprire la repressione.
  Per quanto riguarda l'emergenza umanitaria, vorrei far notare che il Venezuela ne ha già ha affrontata una prima della pandemia. Dal 2017 il Venezuela non pubblica dati epidemiologici; non sappiano ciò che succede e la gravità di quanto accade. L'ultima volta che hanno pubblicato dati, nel 2017, erano dati del 2016: in quell'anno la mortalità materna era aumentata del 65 per cento e la mortalità infantile era aumentata del 30 per cento; la Ministra che ha reso pubblici questi dati è stata velocemente licenziata e da allora non si pubblicano più dati.
  Negli ultimi anni ci siamo dovuti confrontare con un'enorme scarsità di medicine, di principi attivi medici e di accesso agli alimenti. Questo anzitutto ha fatto sì che riaffiorassero malattie prevenibili mediante la vaccinazione e che in Venezuela erano state debellate: dal 2017, invece, sono tornati il morbillo e la difterite.
  Il PAM ritiene che un venezuelano su tre, cioè un terzo del Paese, sia in situazione di insicurezza alimentare e abbia bisogno di assistenza umanitaria. L'ultima indagine affidabile sulla povertà nel Paese mostra che quasi il 10 per cento dei bambini sono gravemente denutriti e che il 30 per cento dei bambini con meno di cinque anni d'età sono cronicamente denutriti. Quasi la metà dei bambini nel Paese hanno problemi di denutrizione.
  A ciò si aggiunge la pandemia. I numeri venezuelani sono assurdi. Non possiamo fare assegnamento su numeri reali. Oggi in Venezuela avremmo 85 mila casi confermati e 714 morti, in un Paese con questo sistema sanitario. Non c'è nessuna logica, ma oltretutto sappiamo che il regime sta reprimendo medici e giornalisti: li arrestano, li processano perché pubblicano informazioni su ciò che succede davvero nell'ambito del coronavirus. Quindi questi dati non mostrano la realtà del problema. Questo anche perché le condizioni per arginare la diffusione del virus sono impossibili. Un paio di esempi: in Venezuela è molto difficile accedere all'acqua, e ciò rende impossibile lavarsi le mani, che è la misura fondamentale di prevenzione del contagio da COVID-19. In quattro case su dieci, nel 40 per cento delle famiglie venezuelane, l'accesso all'acqua è intermittente. A volte, nell'interno del paese, per giorni o per settimane, neanche i medici hanno acqua per lavarsi le mani negli ospedali e questo accade nel 70 per cento degli ospedali venezuelani.
  Ancora, la situazione di chi è tornato nel Paese: il collega diceva che cinque milioni di venezuelani sono usciti dal Paese. Faccio notare che è quasi il 20 per cento della popolazione: è il più grande esodo nella storia recente dell'America Latina. Ma ci sono circa 130 mila che hanno deciso di tornare, o che avrebbero voluto tornare per la situazione che vivevano a causa della pandemia negli altri Paesi latinoamericani, con le conseguenze economiche. Quando loro tornano in Venezuela, però, sono sottoposti a un protocollo di test assurdo. La maggioranza è sottoposta a test rapidi che possono produrre falsi negativi, dopodiché sono mandati in centri di quarantena in situazioni di assembramento – in alcuni casi, con una capacità di duecento persone, ne contenevano settecento –, sono centri con condizioni malsane, senz'acqua, dove l'accesso ai servizi medici è limitatissimo. Quindi mettiamo persone che possono avere un falso negativo in un luogo dove non si possono lavare le mani, dove il distanziamento sociale è impossibile. Ciò fa sì che quello sia un brodo di coltura per la trasmissione del coronavirus, invece di contenerlo. Pertanto la diffusione del coronavirus è molto maggiore di quello che ci dicono le cifre e questo non lo dico io di Human Rights Watch, che sono avvocata; quest'ultimo lavoro lo abbiamo fatto con esperti dell'Università John Hopkins, che sono i leader per il coronavirus a livello globale, abbiamo collaborato con loro per fare un'indagine di lavoro sulla situazione sanitaria nel Venezuela.
  Chiuderò sottolineando che la situazione in Venezuela è davvero complessa e lo è a quattro livelli. Uno: enorme concentrazione di potere, che rende impossibile il funzionamento della democrazia; noi pensiamo perciò che in Venezuela ci sia una Pag. 7dittatura. Due: la grave repressione che subiscono non solo gli oppositori politici, ma chiunque ardisca parlare di ciò che davvero succede in Venezuela. Tre: l'emergenza umanitaria, che genera enormi problemi medici e alimentari per gran parte della popolazione. Quattro: l'esodo, problema che persiste, perché i venezuelani continuano ad andar via; ciò crea grandi problemi alla regione, dove si trova l'80 per cento dei venezuelani che hanno lasciato il Paese. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ci scusiamo per qualche inconveniente tecnico che c'è stato. Adesso i membri della Commissione hanno diritto di intervenire, porre questioni o fare delle considerazioni sull'audizione. Ha chiesto la parola l'onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Grazie per aver organizzato questa audizione. Io vorrei portare la mia testimonianza personale da ex componente della maggioranza. Ho vissuto sulla mia pelle la difficoltà, anzi l'impossibilità dell'Italia a riconoscere Guaidó come legittimo Presidente dell'Assemblea nazionale; purtroppo, una componente del Governo si oppose all'epoca e continua a opporsi anche oggi.
  Noi viviamo questo dramma perché l'Italia, sola tra le democrazie europee, non riesce a riconoscere la situazione in Venezuela. Abbiamo sì detto che le elezioni di Maduro – questo l'Italia l'ha detto in modo chiaro, in Parlamento – non sono state regolari. Da quando è entrato in questo mandato attuale, dal gennaio 2019, di fatto non lo ha fatto rispettando le regole. Adesso ci avviciniamo a queste possibili elezioni, dico «possibili» perché parlando di una dittatura non possiamo mai esserne certi: in vista delle elezioni del 6 dicembre per il rinnovo del Parlamento, come Lega abbiamo depositato una risoluzione che, però, vogliamo condividere con tutti i membri della Commissione; siamo disposti a modifiche, emendamenti per cercare di trovare finalmente, come Paese, come Parlamento, una posizione comune che sia più simile, se non identica, a quella dei nostri alleati, a quella degli Stati Uniti e di tutte le democrazie.
  Abbiamo sentito testimonianze terribili, ancora una volta, di esecuzioni, arresti arbitrari, malnutrizione: è una situazione tremenda che riguarda anche gli oriundi di origine italiana, la comunità di italiani composta da centinaia di migliaia di persone, ancora oggi cittadini, e tutta la popolazione venezuelana. Noi non possiamo non essere vicini e come mondo libero combattere questa feroce dittatura che, lo ricordiamo, è appoggiata non a caso dalla Cina, dalla Russia e da Cuba. Grazie.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio Human Rights Watch per l'audizione, che ci permette di tornare ancora una volta sul tema del Venezuela. Ringrazio José Miguel Vivanco e Tamara.
  Due questioni. La prima riguarda il tipo di atteggiamento che come organizzazione voi terrete con il nuovo Parlamento, il nuovo Governo, a partire da gennaio 2021, che è una questione sulla quale dovremmo riflettere anche noi. Vorrei sapere se voi avete una linea, se state discutendo una linea di condotta in questo senso.
  Secondo punto: il tipo di iniziative che un Paese come l'Italia può fare, nei rapporti bilaterali e all'interno dell'Unione europea. Lo ricordava il collega Formentini, il nostro Paese – per ragioni di carattere politico, interno – ha deciso di non riconoscere Juan Guaidó come il legittimo rappresentante della Presidenza del Venezuela. Oggi lo scenario comunque è andato avanti e al di là del sostegno di carattere umanitario, che credo sia assolutamente imperativo, una nuova iniziativa è necessaria, sia un'iniziativa diplomatico-politica sia – immagino – sul piano dell'aiuto alla popolazione e del sostegno. Su questo credo che oggi questa possa essere un'occasione per capire quali possono essere, secondo voi, punti per iniziative che l'Italia e l'Unione europea possono prendere.

  ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE. Intanto ringrazio i rappresentati di Human Rights Watch, anche perché hanno fatto un'operazione di verità nel Parlamento italiano, dato che qui – ve lo comunico con grande amarezza, da italiano – Pag. 8nonostante l'ampia comunità di italo-venezuelani avrebbe dovuto vedere il nostro Paese in prima linea, noi siamo stati in ultima linea. Proprio in quest'aula siamo riusciti a sentir dire da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle che quella di Maduro è una democrazia avanzatissima, con un atteggiamento che il negazionismo che oggi va di moda come termini rispetto al COVID fa ridere, rispetto a quello messo in campo per difendere il criminale Maduro.
  Il mio intervento è per ringraziare la conversione sulla via di Damasco della Lega, che finalmente ha deciso di stare al fianco della libertà e non la sacrifica sugli altari di Governo della maggioranza. Sono d'accordo, questo è un tema che non dovrebbe mai essere sacrificato, lo devo dire con sincerità. Ci sono tante risoluzioni e mozioni di Fratelli d'Italia, che non sono mai state calendarizzate, dove si diceva – perché non è che dobbiamo chiedere a loro cosa fare – intanto riconosciamo o no Guaidó? Andiamo in Europa a porre il veto sul riconoscimento di Guaidó, come abbiamo fatto? Io spero di no! Io spero che oggi il PD dimostri coerenza rispetto alle sue posizioni iniziali. Ci sono una serie di risoluzioni di Fratelli d'Italia, tra le altre alcune che prima di questa ultima audizione chiedevano che l'Italia sottoscrivesse, come tanti altri Paesi, la denuncia all'Alta Corte per crimini contro l'umanità nei confronti di Maduro, perché sapevamo già della tortura, sapevamo già degli arresti arbitrari, sapevamo già del fatto che c'è la tumba dove mettono le persone e le tengono detenute senza che neanche abbiano più cognizione dell'ora, del giorno e del mese in cui vivono; sapevamo già del disprezzo di ogni garanzia parlamentare, che in quel caso lì non è difesa del privilegio, ma è difesa dei rappresentanti di una nazione libera; sapevamo già delle scosse elettriche, del soffocamento, delle pratiche di tortura; sapevamo già dell'esodo di massa di cinque milioni di venezuelani, della malnutrizione e avevamo già visto le immagini dei bambini che nascono e vengono messi nei cartoni, come noi facevamo negli anni settanta quando nasceva un gattino in casa; neanche più per i gattini facciamo una cosa del genere!
  Allora, io ringrazio i rappresentanti che oggi abbiamo audito, se non altro per un'operazione di verità. Credo sia ingeneroso chiedere a loro cosa fare. L'Italia riconosca immediatamente Guaidó, perché abbiamo perso tanto tempo. Già all'epoca noi dicevamo che il concetto sulle elezioni è come, chi, quando le indice e con quali garanzie. Non si possono fare elezioni libere il 6 dicembre, dobbiamo pretendere ed essere capofila in Europa e chiedere la presenza di persone a garanzia di elezioni libere. Abbiamo già visto come sono andate le ultime false elezioni indette da quel criminale di Maduro, dopo che aveva posto fuori legge i partiti che avrebbero potuto vincere contro di lui.
  Noi li ringraziamo per un'operazione di verità, che spero una volta per tutte impedisca a qualcuno qua dentro di dire – è stato detto dal collega Cabras – che il Venezuela è una delle più avanzate democrazie del mondo. Lo spero, per dignità personale. Spero che da domani mattina si lavori ad una posizione condivisa che unisca Lega – convertita sulla via di Damasco – Fratelli d'Italia, PD e speriamo anche Movimento 5 Stelle, in cui si dicano poche cose semplici: si torni di corsa in Europa a chiedere scusa, perdono, pietà cospargendosi il capo di cenere e riconoscendo Guaidó; si garantisca un modello di elezioni libere per il 6 dicembre e magari l'Italia sottoscriva – come hanno fatto molti Paesi dell'America Latina – le denunce alla Corte penale internazionale fatte da Tamara Sujú e da altri esponenti della società venezuelana per crimini contro l'umanità del dittatore Maduro, che non ha neanche più nulla del sogno chavista, gli è rimasta solo la criminalità.
  Credo che siano le cose che noi dovremmo fare fin da domani mattina, tutti assieme, perché ce lo chiedono almeno quei bambini sotto i cinque anni che vivono di malnutrizione acuta in Venezuela, uno dei Paesi, sulla carta, più ricchi del mondo.

  EMILIO CARELLI. Ringrazio anch'io gli esponenti di Human Rights Watch e non nascondo il mio imbarazzo nell'intervenire Pag. 9in questo momento come esponente del Movimento 5 Stelle, perché come sanno bene i colleghi presenti degli altri gruppi politici, la mia posizione personale è sempre stata molto diversa da quella della maggioranza del Movimento 5 Stelle.
  Quando mi è capitata l'occasione, ho sempre cercato di denunciare anch'io tutte quelle che sono state le reiterate violazioni dei diritti umani da parte di Maduro, ho sempre cercato di denunciare anche la grave emergenza a livello economico, alimentare e sanitario. Anche come presidente del gruppo interparlamentare per il Venezuela ho incontrato in questo ultimo anno, più volte, delegazioni di ex parlamentari o parlamentari cacciati in esilio da Maduro, esponenti delle opposizioni.
  Quello che posso ribadire è un mio impegno personale all'interno del Movimento per cercare di far cambiare opinione e posizione, da parte di alcuni esponenti, anche di Governo, o che comunque hanno ricoperto incarichi di rilievo, come quello di capogruppo in Commissione eccetera, in modo da poter aderire – sono pienamente d'accordo – all'appello che è stato qui lanciato per poter ristabilire il rispetto dei diritti umani e politici in Venezuela. E quindi anche per valutare questa ipotesi di sostenere uno slittamento, un rinvio delle elezioni del 6 di dicembre.
  Questo è il mio impegno personale, ripeto, che come voi sapete è molto diverso o comunque si differenzia dalla posizione ufficiale del Movimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Solo per chiarire, visto che era stata tirata in ballo dal collega la Lega: noi siamo sempre stati per il riconoscimento di Guaidó; diverso è dire che il Governo dell'epoca non lo avesse riconosciuto. Lo sappiamo bene, ma avevamo combattuto e una sponda interna era stato il collega Emilio Carelli: infatti gli do atto e riconoscimento e ringrazio per la testimonianza di oggi, perché davvero ci ha sempre aiutato per arrivare a questo riconoscimento.
  Detto ciò, secondo me diamo un segnale come Commissione, lavoriamo a una risoluzione. Solo per buona volontà noi abbiamo predisposto un testo, ma lo ripeto, siamo aperti a modifiche e continuiamo a lottare perché non è possibile che il nostro Paese, dalla Cina al Venezuela, abbia quelli che il Ministro Di Maio definisce come partner strategici di questo Paese. Noi siamo alleati degli Stati Uniti, siamo alleati delle democrazie occidentali e con le dittature, onestamente, non vorremmo avere rapporti di questo tipo.

  PRESIDENTE. Ci sono altri? No. Chiederei ai nostri ospiti se vogliono fare dei commenti conclusivi. Signor Vivanco.

  JOSÉ MIGUEL VIVANCO, rappresentante di Human Rights Watch. Do la parola alla nostra esperta di Venezuela, Tamara Taraciuk.

  TAMARA TARACIUK BRONER, rappresentante di Human Rights Watch. Grazie per questa occasione di discussione. Alcuni commenti di risposta alle varie domande: noi non abbiamo ancora una posizione sulle elezioni del gennaio 2021, come ha chiesto l'onorevole Quartapelle Procopio. Quello che vorrei rilevare, rispetto alla discussione che c'è stata qui sul riconoscimento di Guaidó, è che in Venezuela vi è una impasse politica tra la presidenza provvisoria di Guaidó e il regime che sostiene di aver vinto le elezioni del 2018, anche se quelle furono truccate. Però bisogna andare oltre questa discussione politica su chi è che comanda in Venezuela, per parlare di ciò che accade davvero.
  È confortante che tutti i rappresentanti qui presenti riconoscano che in Venezuela ci sono violazioni dei diritti umani, perché tutti coloro che sono andati in Venezuela e hanno parlato con la gente sul posto, tutti sappiamo che la realtà è questa e che è questo ciò che richiede l'attenzione internazionale: avere alleati nei Parlamenti che riconoscano l'emergenza umanitaria, la repressione, l'esodo enorme di venezuelani per tutta l'America Latina. Vi esorto a portare avanti questa risoluzione, in cui si Pag. 10citino i dati concreti; io ho citato dei numeri, possiamo farvi avere tutte le fonti di queste cifre, in modo che possiate preparare una risoluzione di condanna per ciò che accade in Venezuela. Ciò che è importante è che tutto questo non deriva da una calamità naturale, è un risultato di politiche e di pratiche dello Stato sotto il regime di Maduro, responsabile della repressione e dell'emergenza umanitaria.
  Se noi usciamo dalla discussione politica per parlare di ciò che succede veramente, è ben difficile non essere d'accordo su ciò che sta accadendo sul terreno in Venezuela. Questo è un punto centrale.
  Le iniziative che può intraprendere l'Italia singolarmente e nell'ambito dell'UE, ne sottolineo alcune: innanzitutto, la condanna dei fatti, che questa promani dal Parlamento e anche da altre istanze di Governo in Italia; poi, sostegno a iniziative globali volte a fare giustizia. Ad esempio, proprio oggi al Consiglio dei diritti umani dell'ONU è stato rinnovato il mandato degli esperti che hanno stabilito che erano stati commessi atti di lesa umanità, affinché possano continuare a indagare per altri due anni. È importante sostenere il lavoro di questi esperti, affinché possano portare avanti le indagini. Il Tribunale penale internazionale: oggi, presso la procura del Tribunale penale internazionale, è in corso un'istruttoria preliminare che deve andare avanti sulla base di queste e di altre informazioni, trasformandosi in indagine formale sulle responsabilità individuali degli artefici della repressione; è importante anche sostenere questo tipo di iniziative. Infine, le sanzioni, già imposte dall'UE a trentasei persone legate al regime, responsabili sia di corruzione sia di violazione dei diritti umani: è importante sostenere queste sanzioni e fare in modo che siano sanzioni individuali, comprendenti il divieto di accesso all'UE e il congelamento di qualsiasi tipo di beni o depositi bancari posseduti in Europa, Italia compresa. Non devono essere sanzioni generalizzate che possono avere un impatto sulla popolazione – si può parlare anche di questo – no, devono essere sanzioni mirate a chi è responsabile di ciò che succede in Venezuela, perché questo è un messaggio forte, potente per dire che questo genere di repressione e di abusi non è tollerato dalle democrazie del mondo, tra cui l'Italia.

  JOSÉ MIGUEL VIVANCO, rappresentante di Human Rights Watch. Se mi permette, presidente vorrei fare alcuni commenti finali.
  Vorremmo ringraziarvi per questa occasione di essere auditi dalla Commissione Affari esteri della Camera dei deputati; per noi questa occasione è importantissima. Noi siamo impegnati come voi nella causa dei diritti umani e riteniamo che l'Italia possa avere un ruolo di rilievo all'interno dell'UE per rendere visibile la situazione critica del Venezuela e assieme agli altri Paesi membri dell'Unione possa elaborare meccanismi che ci permetteranno di portare avanti un processo di transizione verso la democrazia in Venezuela.
  Le condizioni dei diritti umani e l'emergenza umanitaria in Venezuela non miglioreranno finché in Venezuela esisterà un sistema repressivo come quello che oggi governa il Paese. È importante ricercare meccanismi e occasioni per tendere verso una transizione democratica. Riteniamo, ad esempio, che le iniziative che cerca di promuovere Josep Borrell a livello di Unione europea siano importanti e preziose. Ultimamente Borrell ha intavolato colloqui, interazioni con il Governo di Maduro, alle quali ha partecipato anche la Viceministra degli esteri italiana, allo scopo di accertare se esistano o meno le condizioni per tenere delle elezioni a fine anno che siano conformi agli standard minimi di una elezione in condizioni di reale concorrenza, credibilità e trasparenza e i cui risultati possono essere accettati dai venezuelani e dalla comunità internazionale. La conclusione dei passi che sono stati intrapresi è che purtroppo non sussistono le condizioni per tenere queste elezioni politiche, che avrebbero dovuto svolgersi ai primi di dicembre. Noi siamo molto attenti e disposti a imboccare tutte le strade possibili, ovviamente strade pacifiche, democratiche, opzioni che rispettino il diritto internazionale per andare verso una possibile transizione in Venezuela. Pag. 11
  Le sanzioni nei confronti di chi ha commesso violazioni dei diritti umani, o è coinvolto in fatti di corruzione o traffico di droga in Venezuela, a nostro avviso sono molto utili. La pressione internazionale è fondamentale non solo mantenerla, ma raddoppiarla nel caso del Venezuela, perché i venezuelani non hanno scampo, sono completamente inermi davanti a un regime repressivo che si ostina a rimanere al potere, si aggrappa al potere a ogni costo.
  Siamo anche in attesa dell'esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: infatti, a seconda del risultato potranno definirsi delle nuove politiche nei confronti della situazione venezuelana. Ovviamente l'influenza degli Stati Uniti in questo emisfero e sulla questione venezuelana è centrale; mi auguro che, prima o poi, riusciremo a costruire una politica multilaterale in alleanza tra Stati Uniti, Gruppo di Lima, Unione europea, di cui evidentemente fa parte l'Italia e dove l'Italia può avere una funzione di leadership, specie tenendo conto dell'enorme comunità di discendenti, di oriundi italiani che vive in Venezuela.
  Forse, attraverso una politica multilaterale e globale di coerente pressione contro questo regime – che viola sistematicamente i diritti umani ed è responsabile, per giunta, di una delle emergenze umanitarie, ora come ora, peggiori del mondo – riusciremo a migliorare le condizioni in Venezuela per i diritti civili e politici, ma anche per i diritti economici e sociali, così da ridurre l'impatto dell'emergenza umanitaria.
  Grazie, presidente e grazie ai componenti della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati.

  PRESIDENTE. Ringrazio Lei, signor Vivanco, e la signora Tamara Taraciuk Broner. Ci avete fornito indicazioni molto utili e precise, di cui terremo conto. Naturalmente l'impegno della Commissione parlamentare è quello di mantenere la vicenda del Venezuela come una priorità dell'agenda politica e di mettere in campo tutte le iniziative parlamentari che possono essere utili a superare l'attuale situazione critica che il Venezuela vive con la Presidenza Maduro.
  Grazie a voi, grazie ai commissari, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.