XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 28 di Giovedì 1 ottobre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI.
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Isa Dolkun , presidente del ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Boldrini Laura (PD)  ... 8 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Isa Dolkun , presidente del ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Boldrini Laura (PD)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca – nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni – l'audizione in videoconferenza di Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress. Saluto e ringrazio il nostro ospite per la Sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Ricordo che il World Uyghur Congress, costituitosi nel 2004, è un'organizzazione internazionale di gruppi uiguri in esilio che aspira a rappresentare l'interesse collettivo del popolo uiguro, sia all'interno sia all'esterno della regione autonoma dello Xinjiang, chiamata anche Turkestan orientale, della Repubblica Popolare Cinese.
  Il Congresso mondiale degli uiguri si descrive come un movimento pacifico e non violento che si oppone all'occupazione cinese dello Xinjiang e che sostiene il rifiuto del totalitarismo, dell'intolleranza religiosa e del terrorismo come strumento di politica. Per il suo impegno a tutela dei diritti umani attraverso l'uso di mezzi non violenti e democratici, nel 2019 il World Uyghur Congress ha ricevuto il Democracy Award, prestigioso riconoscimento che viene attribuito ogni anno dal National Endowment for Democracy, l'agenzia non governativa degli Stati Uniti che si occupa della promozione della democrazia all'estero: un premio che viene conferito a personalità che si sono distinte per il loro contributo alla difesa dei princìpi democratici e dei diritti fondamentali.
  Segnalo, altresì, che la situazione nella regione autonoma dello Xinjiang, dove vivono più di dieci milioni di uiguri musulmani e persone di etnia kazaka, è peggiorata rapidamente negli ultimi anni, non da ultimo quando, nel 2014, è stata lanciata una campagna di lotta al terrorismo, fenomeno alimentato dalla presunta instabilità e dalle presunte minacce per la sicurezza che gli uiguri rappresenterebbero per lo Xinjiang, come pure per via della posizione strategica che lo Xinjiang ha come regione centrale dell'iniziativa «Nuova via della seta».
  In particolare, secondo la denuncia del World Uyghur Congress, le autorità cinesi stanno conducendo una campagna sempre più intensa di internamento di massa, sorveglianza digitale invasiva, indottrinamento politico, assimilazione culturale forzata. Secondo i report di autorevoli organizzazioni dei diritti umani, circa un milione di persone sarebbero o sarebbero state detenute nei cosiddetti «centri di rieducazione politica», definiti anche «centri di formazione professionale», caratterizzati da sovraffollamento, insalubrità, deprivazione alimentare, pestaggi e abusi sessuali.
  Di fronte a queste gravissime violazioni dei diritti umani, il 19 dicembre 2019 il Pag. 4Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale invita le autorità cinesi a porre fine alla repressione in corso e a garantire ai giornalisti e agli osservatori internazionali – tra cui l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e i titolari dei mandati delle procedure speciali del Consiglio dei diritti umani dell'ONU – un accesso libero, effettivo e senza restrizioni alla regione autonoma dello Xinjiang.
  Al riguardo, segnalo che nel discorso di apertura dei lavori del Consiglio dei diritti umani, pronunciato il 14 settembre scorso, l'Alta Commissaria Bachelet ha dichiarato di aver ricevuto un invito dal Governo cinese e che sono in corso negoziati con le autorità di Pechino per organizzare una visita nello Xinjiang, quando le condizioni lo consentiranno.
  Sempre il 14 settembre scorso, nel corso dell'ultimo summit Unione europea-Cina – cui hanno preso parte per l'Unione europea il Presidente del Consiglio Michel, la Presidente della Commissione von der Leyen e la Cancelliera Merkel, e per la Cina il Presidente Xi Jinping – l'Unione europea ha ribadito le sue preoccupazioni per il trattamento delle minoranze etniche e religiose e per la situazione dei difensori dei diritti umani, nonché per le limitazioni alla libertà di espressione e all'accesso alle informazioni.
  Fatte queste considerazioni iniziali, ringrazio ancora una volta Dolkun Isa di essere nostro ospite e gli do la parola affinché possa svolgere il suo intervento.

  DOLKUN ISA, presidente del World Uyghur Congress. Grazie, signor presidente. Buongiorno, onorevoli membri della Commissione. Vorrei ringraziarvi per avermi invitato a questa audizione dinanzi alla Commissione esteri della Camera dei deputati. Apprezzo il fatto che mi diate la possibilità di parlare e apprezzo il vostro interesse per il genocidio in corso contro il popolo degli uiguri. Tre anni fa, nel luglio 2017, fui trattenuto a Roma dalla Polizia italiana e non fui autorizzato a parlare dinanzi al Senato. Oggi, invece, la situazione è diversa e ho la possibilità di rivolgermi alla Camera dei Deputati e di questo Vi ringrazio.
  L'attuale situazione del popolo uiguro è disperata. La comunità uigura soffre incredibilmente perché le azioni del Governo cinese minacciano l'esistenza stessa del popolo uiguro. Solo negli ultimi quattro anni il Governo cinese ha esposto il popolo uiguro a detenzioni arbitrarie di massa di milioni di uiguri innocenti in campi di concentramento: la più vasta azione di detenzione dalla fine del secondo conflitto mondiale. Secondo il Libro bianco cinese pubblicato lo scorso 15 settembre, ogni anno, dal 2014, un milione e 300 mila uiguri sono sottoposti a rieducazione. Vuol dire che sinora circa otto milioni di persone sono stati sottoposti alla cosiddetta «rieducazione».
  È stata perpetrata la sterilizzazione di massa delle donne uigure, in aggiunta ad altre misure di prevenzione forzata delle nascite per diminuire la popolazione uigura. A ciò si aggiungono: lavori forzati; schiavitù moderna per centinaia di migliaia di uiguri; tentativi di distruggere l'esclusiva identità etnica uigura e di assimilare forzatamente il popolo uiguro in una Cina han-centrica; distruzione di rappresentazioni fisiche dell'identità uigura rivolta a migliaia di moschee, cimiteri e altri siti di importanza religiosa, culturale o storica per il popolo uiguro; divieto di uso della lingua uigura in molte scuole e luoghi pubblici; gravi persecuzioni religiose che prevedono il divieto di avere la barba lunga, di indossare il velo islamico, addirittura di possedere il Corano e di pregare, così come il divieto del digiuno durante il ramadan; separazione dei bambini uiguri dai genitori, che sono detenuti all'interno dei campi, i quali vengono indottrinati alla fedeltà al Partito comunista cinese e all'abbandono della loro identità uigura; molestie e ritorsioni nei confronti della diaspora uigura e di chiunque voglia parlare apertamente e far sentire la propria voce.
  Tutto ciò si è verificato solo negli ultimi tre o quattro anni. Siamo stati esposti a una serie di atrocità e la situazione continua a peggiorare. Queste politiche rappresentano un attacco al cuore stesso dell'identità Pag. 5 uigura, a ciò che significa essere uiguri. Questo è genocidio. Tutto quel che è unico del popolo uiguro è sotto attacco: la nostra lingua, la cultura, la religione, la storia, l'identità etnica. Il Governo cinese frammenta la nostra società, imprigiona o fa scomparire autorevoli uiguri e taglia i legami sociali tra di noi. Cercando di ridurre drasticamente il tasso di natalità tra gli uiguri, il Governo cinese sta cercando di distruggerci fisicamente.
  Nonostante siamo oppressi da anni, c'è stata una tragica escalation nel 2016 e nel 2017. In questo periodo gli uiguri della diaspora hanno perso il contatto con tutti i loro familiari ed è apparso subito chiaro che il Governo cinese stava radunando gli uiguri per chiuderli all'interno di campi di internamento. Secondo le stime di esperti, una cifra compresa tra un milione e 800 mila e tre milioni di uiguri è detenuta all'interno di questi campi: una delle azioni di detenzione arbitraria di massa più vaste dalla seconda guerra mondiale. I sopravvissuti e i documenti trapelati dimostrano che l'obiettivo dei campi è quello di erodere i legami dei detenuti con la loro religione e con la loro identità etnica uigura per indottrinarli alla fedeltà al Partito comunista cinese e a Xi Jinping. Ex detenuti hanno raccontato dell'ampio uso di torture, stupri, aggressioni a sfondo sessuale e altri terribili trattamenti perpetrati nei campi. Questi campi sono cresciuti e accolgono un numero sempre crescente di uiguri. Tutto ciò negli ultimi tre anni. In particolare, autorevoli uiguri – accademici, imprenditori, artisti, scrittori, professori, leader locali – sono stati colpiti in quanto il Partito comunista cerca di frammentare la comunità uigura rimuovendo i leader e i simboli dell'identità uigura.
  Come ho detto, è stato vietato l'uso della nostra lingua nelle scuole e nei luoghi pubblici. Il Partito comunista cinese cerca di erodere la lingua uigura da decenni attraverso un programma di istruzione bilingue che in realtà incentiva soltanto il cinese. Negli ultimi anni questi sforzi sono diventati ancor più aggressivi. Le persone detenute nei campi sono costrette a imparare il cinese mandarino e vengono indottrinate affinché abbandonino la loro identità uigura e dichiarino fedeltà al Partito comunista cinese.
  La religione è stata attaccata con particolare ferocia. Anche le più basilari espressioni dei sentimenti religiosi sono state vietate. Attraverso emendamenti al regolamento sugli affari religiosi e al regolamento sulla de-estremizzazione, il Governo cinese ha efficacemente criminalizzato le barbe lunghe, il velo islamico, il possesso del Corano, il digiuno e le comunicazioni online tra amici sulla religione, così come altre pratiche religiose di base. Qualunque espressione religiosa è stata vietata fuori dalle moschee controllate dal Partito comunista, con imam approvati dal Partito Comunista. Tuttavia, la maggior parte di queste moschee resta vuota perché è circondata da filo spinato e da check point di sicurezza.
  Coloro che frequentano le moschee o che mostrano sentimenti religiosi sono colpiti e vengono rinchiusi all'interno dei campi di concentramento. Si stima che un milione di quadri cinesi sia stato inviato a vivere all'interno delle famiglie uigure per monitorare le loro pratiche religiose o l'espressione della loro identità uigura. Chi ha mostrato tali atteggiamenti è stato inviato subito nei campi di internamento.
  Per eliminare la religione tra i giovani, i ragazzi con meno di diciotto anni non possono entrare nelle moschee, mentre i genitori non possono insegnare la religione, per non rischiare gravi punizioni. La Cina tratta l'islam, la cristianità e il buddismo come una malattia e una minaccia alla loro autorità assoluta. Le autorità cinesi hanno descritto tutte le religioni, e in particolare l'islam, come una malattia ideologica che deve essere sradicata. Il Governo cinese conduce una politica ufficiale di sinizzazione di tutte le religioni per renderle compatibili con gli insegnamenti del Partito comunista cinese.
  Il Partito comunista ha cercato anche di eliminare qualunque rappresentazione fisica dell'identità o della religione uigure. Migliaia di moschee sono state distrutte nella campagna di rettifica delle moschee. Dal 2017 circa 8 mila moschee sono state demolite; altre 8 mila sono state danneggiate. Pag. 6 Il 50 per cento dei siti culturali uiguri è stato danneggiato o distrutto, secondo una ricerca pubblicata il 20 settembre scorso dall'Istituto australiano di politiche strategiche. Le cupole sono state rimosse dalle moschee; le scritte in arabo sono state rimosse dai siti religiosi e le croci sono state rimosse dalle chiese. Tutto ciò è stato sostituito da foto di Xi Jinping e da pesanti misure di sicurezza. Questa campagna di distruzione cerca di cancellare le tracce fisiche dell'identità uigura e di sostituirla con la prevalente cultura cinese han.
  Ci si è concentrati in modo specifico anche sulle giovani generazioni di uiguri. Come ho detto prima, i giovani uiguri non sono autorizzati a imparare la religione o a usare la lingua uigura nelle scuole. Sono l'obiettivo di un'attività di indottrinamento con la quale il Partito comunista cerca di sradicare l'identità uigura tra i giovani. I bambini uiguri, i cui genitori sono detenuti all'interno dei campi, vengono condotti in orfanotrofi gestiti dal Partito comunista, dove sono indottrinati, e devono dichiarare fedeltà allo stesso Partito.
  Il Partito ha lanciato una campagna per ridurre la popolazione uigura sterilizzando migliaia di donne uigure o utilizzando altre misure di prevenzione delle nascite per ridurre i numeri della popolazione uigura. Ciò risponde ai criteri di genocidio previsti dalla Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite.
  Il Partito comunista cinese ha trasferito centinaia di migliaia di uiguri nelle prigioni e in campi di lavoro forzato in altre parti della Cina, dove vengono utilizzati per produrre beni per molte aziende occidentali.
  Allo stesso tempo il Partito incentiva milioni di coloni cinesi han a spostarsi nel Turkestan orientale. Solo negli ultimi tre anni più di due milioni di nuovi coloni sono giunti nel Turkestan orientale, in alcuni casi hanno occupato le case degli uiguri detenuti nei campi o costretti ai lavori forzati.
  Tutto ciò fa parte della strategia del Partito comunista, che prevede il cambiamento della demografia nella regione per costituire una maggioranza cinese han e assimilare totalmente la popolazione uigura. Secondo il censimento del 1953, il 6 per cento della popolazione era cinese han e il 75 per cento era uiguro; nel 2000 il 40 per cento della popolazione era cinese han e il 42 per cento era uiguro. Attraverso gli incentivi i coloni cinesi han si sono mossi nella regione, e nel far ciò il Partito sta cercando di assumere il controllo totale della regione uigura attraverso il neocolonialismo.
  Il Governo cinese cerca di riscrivere la storia: in un Libro bianco pubblicato lo scorso anno il Governo cinese ha insistito sul fatto che noi non fossimo un popolo di etnia turcofona, ma fossimo geneticamente cinesi. Una dichiarazione completamente falsa, che cerca di eliminare la nostra speciale identità etnica. Il Governo cinese ha cercato anche di riscrivere la storia: nonostante il fatto che il nome cinese della mia madrepatria sia «Xinjiang», che letteralmente significa «nuovo territorio», il Governo cinese continua a insistere in maniera errata.
  Questi sviluppi sono stati devastanti per la comunità della diaspora uigura. La maggior parte di noi non è stata in grado di contattare i propri cari negli ultimi tre anni e cerca disperatamente informazioni per sapere dove sono e come stanno. La maggior parte delle famiglie uigure ha dei cari che sono scomparsi o che sono detenuti all'interno dei campi. Ogni famiglia uigura ha delle storie di perdita e tragedia. Ciascuno di quegli uiguri compresi tra il milione e 800 mila e i tre milioni detenuti all'interno dei campi di internamento ha famiglie e amici che sentono incredibilmente la loro mancanza.
  A volte leggiamo statistiche, numeri, ma dobbiamo ricordare che ciascuna persona che compone quelle cifre è un essere umano che soffre incredibilmente. Negli ultimi due anni ho perso tutti e due i miei genitori. Mia madre è morta in un campo di internamento in circostanze misteriose nel maggio 2018; nel gennaio 2019 ho scoperto che anche mio padre era morto, ma non so ancora dove è morto e dove sia sepolto. Ho scoperto tutte queste notizie da un articolo di propaganda pubblicato dal Partito, che mi attaccava. Hanno costretto mia sorella e Pag. 7altri miei familiari a denunciarmi in un video che è stato pubblicato online. Non riesco a esprimervi la tristezza che ho provato negli ultimi anni, sia per me personalmente che per il mio popolo uiguro. Negli ultimi vent'anni non sono mai stato in grado di vedere i miei genitori e negli ultimi tre anni non ho mai sentito la loro voce, e ora non potrò più farlo.
  Quasi ogni famiglia uigura ha storie analoghe, questa crisi ci ha colpito tutti. Anche fuori dalla Cina non siamo al sicuro. Il Governo cinese monitora costantemente, molesta e minaccia gli uiguri che vivono all'estero. Anche all'interno di Paesi europei cercano di costringere gli uiguri a spiarsi gli uni con gli altri. Negano agli uiguri nuovi passaporti e cercano continuamente di costringere i Paesi che li ospitano a far ritornare i rifugiati uiguri in Cina, dove poi scompaiono o sono esposti a terribili violazioni dei diritti umani. Utilizzano i nostri familiari nel Turkestan orientale per cercare di controllarci. Chiunque parli apertamente di quello che la Cina sta facendo al popolo uiguro rischia di avere i propri familiari rinchiusi nei campi o puniti. A seguito delle nostre proteste, il Partito Comunista ha inviato giornalisti cinesi e altri a scattare foto dei manifestanti per poter imprigionare i loro familiari in patria come atto di rappresaglia.
  Molti di noi risiedono in Europa, sono cittadini di Paesi europei, ma c'è una potenza straniera che vìola i nostri diritti fondamentali. Abbiamo bisogno di sicurezza e di protezione da parte dell'UE e dei suoi Stati membri. Io sono cittadino tedesco e, come ho detto all'inizio, sono stato fermato in Italia, ma anche altrove, ai confini di diversi Paesi; anche a Ginevra davanti alle Nazioni Unite e in Corea del Sud; mi è stato impedito di entrare India, in Turchia; sono stato espulso da una riunione delle Nazioni Unite a New York. Nonostante la portata e la gravità del trattamento inflitto dal Partito comunista cinese al popolo uiguro, che secondo noi equivale a genocidio, il Partito non è mai stato costretto a render conto delle proprie azioni e la situazione continua a peggiorare.
  Pur apprezzando il fatto che l'UE abbia sollevato questa questione in varie occasioni, non ci sono mai state azioni concrete, nessun cambiamento di comportamento da parte del Governo cinese. Nel giro di tre anni il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite non ha affrontato neanche una volta la questione; lo hanno fatto soltanto gli organi dei trattati delle Nazioni Unite e i Relatori Speciali. Non ci sono state risoluzioni, non ci sono state sezioni speciali, neanche un punto all'ordine del giorno del Consiglio! Il Segretario Generale delle Nazioni Unite non ha mai discusso una delle situazioni più gravi per i diritti umani al mondo oggi, mentre ha scelto di partecipare a conferenze ed eventi a New York sulla «Nuova via della seta». Noi viviamo un genocidio, eppure i Governi sono stati troppo timidi o riluttanti ad adottare azioni concrete per fermare queste atrocità.
  Quando diciamo «mai più», dobbiamo intenderlo davvero.
  Il Partito comunista non è mai stato chiamato a render conto di queste azioni, non è mai stato neanche costretto a rispondere a domande forti come queste: perché il Governo cinese ha negato l'esistenza dei campi per più di un anno, prima di essere costretto ad ammetterla? Perché il Governo cinese non ha mai rivelato il numero delle persone detenute, i loro nomi e la posizione dei campi? Perché il Governo cinese continua a non consentire a missioni indipendenti dell'UE o delle Nazioni Unite di avere accesso illimitato alla regione per far visita ai campi? Perché i giornalisti non hanno la possibilità di viaggiare liberamente nella regione? Perché il Governo cinese ha mentito di nuovo dicendo che i campi erano stati chiusi, mentre alcuni video girati dai satelliti mostrano che il Governo cinese nel 2019 stava costruendo nuovi campi? Perché la maggior parte della diaspora uigura non è stata in grado di contattare i propri familiari nel Turkestan orientale negli ultimi tre anni? Come è morta mia madre nel campo di internamento nel maggio 2018? Come è morto mio padre? Che è accaduto e che cosa succede ai miei fratelli e alle mie sorelle? Pag. 8L'Italia non dovrebbe continuare a far finta di nulla con un Governo che commette genocidio contro gli uiguri e altre atrocità contro i tibetani, i mongoli, gli abitanti di Hong Kong e attivisti cinesi per i diritti umani.
  Firmando il memorandum sulla «Nuova via della seta» con la Cina, l'Italia ha rafforzato i suoi legami con un Governo genocida, che costituisce una minaccia per i nostri diritti e le nostre libertà, per la pace e la sicurezza internazionali. Adesso è tempo che l'Italia faccia scelte forti e adotti decisioni difficili. Sono queste decisioni che mostrano il vero carattere di una nazione o di un popolo e che definiscono chi siamo e cosa rappresentiamo. La mia speranza è che l'Italia si batta per i diritti umani, per una umanità comune, e chieda che la Cina fermi questo genocidio contro il popolo uiguro. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto della sua esposizione. Adesso passiamo la parola ai membri della Commissione. Ha chiesto la parola l'onorevole Boldrini, prego.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, signor presidente. Ringrazio molto il presidente del World Uyghur Congress, Dolkun Isa, per la sua relazione, che io personalmente ho trovato molto ricca e dettagliata quanto alla descrizione del livello di discriminazione che questo gruppo riceve dalle autorità cinesi.
  Quella degli uiguri è una storia, come ci è stato spiegato, che è stata accompagnata dal livello di discriminazione, di non riconoscimento; ma quello che mi preoccupa è sentire che negli ultimi anni c'è stato un incremento nel livello di violenza perpetrato ai danni di un gruppo, che comunque è un gruppo consistente – parliamo di un gruppo di milioni di persone, quindi di una minoranza consistente – e noi sappiamo bene che il livello di democrazia di un Paese si vede dal trattamento che riserva alle minoranze.
  Quindi sono molto colpita dalla descrizione che il signor Isa ha fatto del non riconoscimento di questa identità, quindi del livello di persecuzione religiosa ai danni di chi ha una fede e non viene messo in condizioni di poterla praticare. In questo caso si tratta di un gruppo di fede musulmana, non viene consentito loro di praticare la fede, non viene consentito loro di poter imparare e studiare la propria lingua originaria, non viene consentita loro la libertà di essere quello che si è. Nel tempo che viviamo, le pratiche di raggruppamento in campi di concentramento dovrebbero essere già abominevoli di per sé, ma superate dalla storia; invece sembra proprio che non sia così.
  Noi abbiamo delle raccomandazioni che ci vengono fatte. Io penso che questa Commissione dovrà farsi carico di trasferire queste raccomandazioni anche al Governo, perché credo che nei nostri colloqui con le autorità cinesi questo tema non possa che essere centrale, dato che la tutela dei diritti umani delle persone è sempre stata un riferimento nell'azione di politica estera dell'Italia. Io stessa mi sono trovata, da Presidente della Camera, a ricevere le massime autorità cinesi nella scorsa legislatura e non ho potuto mancare di sollevare la questione della tutela dei diritti delle minoranze. Non è formalità: credo che sia un passaggio doveroso. Non è che isolando un Paese così grande si risolverebbe la questione; quindi credo che sia giusto, signor Isa, dialogare e cercare di ottenere risultati in merito a queste tematiche.
  Quindi ritengo che quello che l'Italia sta facendo sia in un'ottica comunque di realtà. In un mondo globale è impossibile non entrare in contatto con realtà così determinanti come la Cina, ma al tempo stesso bisogna farlo mantenendo come primario il tema della tutela dei diritti di tutti. Volevo in qualche modo rassicurarla che da parte nostra ci sarà massima attenzione alle sue raccomandazioni.
  A questo punto, io vorrei anche sapere da lui – non so se mi è sfuggito – quante siano le persone di origine uigura in Cina, ma anche negli altri Paesi, perché comunque abbiamo visto che questo gruppo sociale è presente anche in Kirghizistan, in Uzbekistan, in Turchia. Ero interessata a sapere quante persone oggi fanno capo a questa etnia e com'è il loro trattamento al Pag. 9di fuori della Cina, negli altri Paesi in cui si trovano a vivere. Grazie.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente, e grazie ai presenti. Io non posso non stigmatizzare che è presente solo una parte della maggioranza di Governo, mentre è totalmente assente il Movimento 5 Stelle, che non appare interessato a discutere di diritti umani in Cina. Questo è un grosso problema che noi abbiamo come Italia.
  Proprio ieri c'è stata la visita del Segretario di Stato Pompeo, che ha messo in guardia l'Italia, il Governo, sui rischi che si corrono con il 5G, Huawei, ZTE, e il nostro Paese non sembra recepire del tutto quegli avvertimenti: avvertimenti che dicono che sono in gioco la libertà e la democrazia, anche in Italia.
  Purtroppo, quello che osserviamo nello Xinjiang e che abbiamo sentito da Dolkun Isa è solo l'avanguardia di quello che potrebbe essere il futuro a livello globale, se non difendiamo i valori della democrazia e dell'occidente. Nello Xinjiang ci sono dei centri di rieducazione, veri e propri laogai, campi di internamento, campi di concentramento. Non è esagerato dire che nello Xinjiang, ma anche nel resto della Cina, c'è ancora quell'Arcipelago Gulag descritto mirabilmente da Solženicyn. È un qualcosa che fa paura, soprattutto perché l'occidente non sembra più conscio di quel pericolo che, in realtà, sta vivendo quotidianamente.
  Io ho già avuto la fortuna di sentire Dolkun Isa grazie all'alleanza interparlamentare sulla Cina: abbiamo fatto un incontro in Senato e abbiamo presentato il rapporto del professor Zenz, un antropologo che ha parlato delle sterilizzazioni di massa in atto in quella che dovrebbe essere una regione autonoma della Cina e che, invece, è una terra dove viene cancellata un'identità, dove alla lingua uigura viene sostituito – come è stato detto da Dolkun Isa – il mandarino, dove vengono portati milioni di cinesi han a sostituire etnicamente quella che era la popolazione originaria, ormai ridotta a essere il 46 per cento, nella terra che invece è sempre stata da loro popolata. È un vero e proprio genocidio; non c'è altro termine per definirlo. È un genocidio a livello culturale, etnico, e quindi non possiamo essere indifferenti; non possiamo essere indifferenti a quel controllo, attraverso la sorveglianza digitale e le telecamere, di ogni aspetto della vita sociale che avviene in quelle terre; perché qualcosa di simile – se non ci svegliamo, se l'occidente non fa l'occidente, non è occidente, non è orgogliosamente occidente – accadrà oggi – settantunesimo anniversario della fondazione della Repubblica cinese – e ci sveglieremo in una grande dittatura comunista globale.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiederei al nostro ospite, Dolkun Isa, di replicare agli interventi dei nostri commissari. Avverto che dobbiamo in ogni caso chiudere la nostra seduta entro massimo venti minuti, quindi pregherei il dottor Dolkun Isa di non superare tale limite di tempo. Grazie.

  DOLKUN ISA, presidente del World Uyghur Congress. Molte grazie per queste domande. Secondo il censimento e le statistiche preparati dalla Cina, gli uiguri in Xinjiang (la Cina chiama il Turkestan orientale con il nome di Xinjiang) sono 11,6 milioni: questa è la cifra ufficiale; ma noi riteniamo che la popolazione uigura si attesti intorno ai venti milioni all'interno della Cina e a più di un milione al di fuori della Cina, soprattutto in Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan). In Europa ce ne sono 10-15 mila, in Turchia 42-50 mila; quindi nei luoghi in cui viviamo abbiamo molte difficoltà, nell'Asia centrale in particolare.
  La maggioranza degli uiguri che vivono in esilio è in questi Paesi: Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan. Questi hanno creato, con la Cina e la Russia, l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai nel 1996. Tramite questa organizzazione gli uiguri vengono presi di mira, quindi gli uiguri che vivono in questi Paesi non hanno la possibilità di agire politicamente: è vietato manifestare, fare conferenze stampa, ed è molto limitata anche la possibilità di riunirsi per attività culturali.
  A volte i nostri Paesi vicini hanno deportato profughi uiguri in Cina. Nel 2015, Pag. 10109 profughi uiguri sono stati deportati dalla Tailandia in Cina: sono passati quasi 5 anni e su di loro non abbiamo nessuna informazione. Questo è soltanto un esempio. Nel 2009 22 rifugiati uiguri sono stati forzatamente deportati dalla Cambogia in Cina. Anche in questo caso non abbiamo notizie. Nel luglio 2017 più di ventidue studenti uiguri sono stati arrestati in Egitto e deportati in Cina; circa 5-600 studenti uiguri studiano in Egitto e sono riusciti a fuggire dall'Egitto in Turchia o altrove. Quindi gli uiguri in esilio hanno vissuto molti problemi; il governo cinese cerca di arrivare a loro anche in Europa. Io sono cittadino tedesco, come ho detto, perché il governo cinese accusa gli uiguri e i giornalisti di attivismo e cerca di fermarli. Nel 2017 sono stato fermato in Italia perché la Cina mi accusava di essere un terrorista. Questi sono esempi. Il Governo cinese cerca di sfruttare il proprio potere economico per monopolizzare il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e in parte anche l'Unione Europea e bloccare le nostre attività; quindi noi viviamo molte difficoltà anche in esilio.

  PRESIDENTE. Bene. Mi pare che ci siano state le risposte alle questioni che erano state richieste. Se non ci sono altri interventi, io trarrei qualche conclusione. Onorevole Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. In aggiunta vorrei dire al nostro ospite, dottor Isa, che in questo Parlamento abbiamo sempre tenuto presente la condizione così difficile degli uiguri e anche di altre minoranze.
  Vorrei che sapesse che in passato, in questo Parlamento, è stato ospitato il Dalai Lama. Io ho avuto molto piacere, come Presidente della Camera, di ospitare il Dalai Lama in due occasioni e anche di organizzare, in questa Camera, un incontro con tutti i Premi Nobel per la pace che all'interno dei loro Paesi hanno vissuto anche persecuzioni per portare avanti il tema dei diritti; quindi volevo rassicurare comunque il dottor Isa che in questo Parlamento ci sono forze politiche che non fanno compromessi sui diritti umani e che si assumono le proprie responsabilità, anche se questo poi implica essere invisi da regimi che non concepiscono il senso profondo della democrazia. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Ricordo che un'audizione analoga fu fatta nel 2009 e un rappresentante del movimento uiguro fu ospite del Comitato dei diritti umani della Commissione esteri, presieduto dall'onorevole Colombo. Quindi l'audizione di questa mattina rappresenta in qualche modo un elemento di continuità rispetto a un impegno che è stato richiamato adesso dall'onorevole Boldrini e che vide già nel 2009 l'impegno della Camera dei deputati per la causa uigura.
  L'onorevole Formentini voleva fare ancora una considerazione.

  PAOLO FORMENTINI. Sì, grazie mille. Volevo sottolineare che da sempre la Lega ha studiato da vicino e sostenuto con forza la difesa di quelle che sono vere e proprie totali violazioni dei diritti umani; tanto è vero che, in quel 2009 citato dal presidente, il presidente della Commissione esteri era Stefano Stefani della Lega e si tenne l'audizione di rappresentanti del popolo uiguro.
  Però va stigmatizzato con forza che solo oggi, dopo l'incidente del 2017, come si diceva in premessa, si è potuta fare questa audizione: nel 2017 al Senato – non alla Camera dei deputati – addirittura ci fu l'intervento della polizia, su sollecitazione della Repubblica Popolare Cinese, che quindi dettò la linea all'Italia; e speriamo che questo non avvenga più, perché proprio Dolkun Isa allora non poté prendere la parola. È qualcosa di grave, è una deriva che dobbiamo sempre denunciare. Ripeto con forza che dobbiamo essere consapevoli di queste violazioni continue, dell'assenza di tutela dei diritti umani in uno Stato con il quale abbiamo intensi rapporti diplomatici; e ci preoccupa molto che il Ministro Di Maio, invitato in audizione dalla Lega in ogni ufficio di presidenza negli ultimi quattro mesi, non abbia mai voluto dare risposta.

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  PRESIDENTE. Va bene. Io credo che si possa concludere la nostra audizione con un impegno che mi pare derivi anche dalla discussione che abbiamo avuto stamattina, e cioè quello di riportare alla Commissione questo tema con uno strumento di indirizzo, che potrà essere una mozione, una risoluzione, che la Commissione esaminerà e adotterà.
  Ringrazio molto il signor Dolkun Isa e lo rassicuro sul fatto che, com'è già stato detto dagli altri miei colleghi, il tema della tutela dei diritti umani è una priorità fondamentale per la politica estera italiana ed è una priorità fondamentale dell'azione della Commissione esteri della Camera dei deputati. In questo quadro, naturalmente il tema della tutela della minoranza uigura rappresenta uno dei dossier principali, a cui noi dedichiamo attenzione monitorando costantemente la situazione e mettendo in campo quelle iniziative politiche che denuncino le violazioni dei diritti di cui gli uiguri sono vittima e rivendichino che, invece, agli uiguri siano riconosciuti i diritti che devono essere riconosciuti a ogni cittadino e ad ogni comunità nel mondo, quale che sia la sua cultura, la sua religione, la sua civiltà e la sua storia.
  Grazie molte a tutti voi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.