XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Giovedì 17 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Santomartino Nino , vicepresidente della Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario (FOCSIV) ... 4 
Fernández Luis Ventura , rappresentante del Consiglio indigenista missionario del Brasile (CIMI) ... 5 
Tavares Kanamary Varney da Silva , rappresentante dei popoli dell'Amazzonia ... 6 
Cassupa José Luis , rappresentante dei popoli dell'Amazzonia ... 7 
De Araújo Zenilda Maria , rappresentante dei popoli dell'Amazzonia ... 8 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Olgiati Riccardo (M5S)  ... 10 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Santomartino Nino , vicepresidente della Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario (FOCSIV) ... 10 
Fernández Luis Ventura , rappresentante del Consiglio indigenista missionario del Brasile (CIMI) ... 11 
De Araújo Zenilda Maria , rappresentante dei popoli dell'Amazzonia ... 11 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 9.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di una delegazione di rappresentanti dei popoli dell'Amazzonia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, di una delegazione di rappresentanti dei popoli indigeni dell'Amazzonia.
  Saluto e ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori Zenilda Maria De Araújo, José Luis Cassupa, Varney da Silva Tavares Kanamary e Guilherme Cavalli dos Santos Ferreira; ringrazio altresì la FOCSIV (Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario), qui rappresentata dal vicepresidente Nino Santomartino, e il Consiglio indigenista missionario del Brasile, rappresentato da Luis Ventura Fernández, organismi che hanno contribuito in maniera decisiva all'organizzazione di questa audizione.
  Ricordo che è in corso di svolgimento l'Assemblea speciale del sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, fortemente voluta da Papa Francesco per riflettere sul tema «Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per un'ecologia integrale». Le riflessioni del sinodo speciale superano l'ambito strettamente ecclesiale, protendendosi verso il futuro di tutto il pianeta. Infatti nella foresta amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una cultura dello scarto e una mentalità estrattivista.
  L'Amazzonia è una regione con una ricca biodiversità, è multietnica, pluriculturale e plurireligiosa: uno specchio di tutta l'umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, prima che degli Stati.
  Ascoltare i popoli indigeni e le comunità che vivono in Amazzonia è dunque fondamentale, in primo luogo, per acquisire i necessari elementi di conoscenza di una realtà così complessa e variegata e, in secondo luogo, per condividere e dibattere sulle legittime rivendicazioni degli indigeni per la promozione di uno sviluppo e di un'ecologia integrali.
  I drammatici eventi della scorsa estate, con i roghi che hanno devastato ampie zone della foresta amazzonica, hanno infatti riproposto con forza il tema dei rischi e delle minacce per la sopravvivenza delle popolazioni autoctone e per la conservazione dell'ecosistema. Secondo le stime del Governo brasiliano il 17 per cento del sistema-foresta brasiliano è già andato perduto, senza contare le aree intatte ma degradate. Peraltro occorre rilevare che una deforestazione massiva dell'Amazzonia potrebbe modificare il clima anche fuori dal Sudamerica. Una riduzione importante della pioggia causata dalla deforestazione, infatti, raffredderebbe l'atmosfera sopra la regione; questa perturbazione fredda lascerebbe Pag. 4 l'emisfero meridionale attraverso onde atmosferiche creando effetti domino in tutto il pianeta.
  La vicenda dei popoli indigeni dell'Amazzonia dimostra dunque in maniera tangibile quanto il combinato disposto dell'ingerenza umana e del cambiamento climatico da essa indotto possano impattare sull'esercizio dei diritti umani fondamentali. I suoi effetti continueranno a crescere e a peggiorare nel tempo, creando grossi disagi per le generazioni attuali e future. Questo è il motivo per cui l'incapacità dei Governi di agire sul cambiamento climatico di fronte a prove scientifiche schiaccianti potrebbe essere la più grande violazione inter-generazionale dei diritti umani della storia.
  Voglio inoltre segnalare, colleghi, che Clovis Silva dos Santos, attivista brasiliana che lotta per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani, il cui fratello e cognata sono stati uccisi per il loro attivismo contro la deforestazione in Amazzonia, e Raoni Metuktire, uno dei capi del popolo Kayapo, altra figura emblematica della lotta contro la deforestazione in Amazzonia, risultano tra i finalisti del Premio Sakharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero.
  Sono lieta quindi di dare parola ai nostri ospiti affinché svolgano i loro interventi.

  NINO SANTOMARTINO, vicepresidente della Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario (FOCSIV). Prendo la parola io e poi lascio spazio agli interventi dei nostri ospiti.
  Ringrazio innanzitutto Lei, presidente, e tutti i presenti per aver accolto la nostra richiesta di audizione. La FOCSIV è una federazione con la più ampia base di organismi non governativi, rappresentiamo oltre ottanta soci presenti in quasi tutte le regioni italiane. La Federazione è nata nei primi anni Settanta ed è impegnata da oltre quarant'anni, attraverso le attività dei nostri soci, nei Paesi in cui si estende la foresta amazzonica. Molte nostre organizzazioni lavorano in quel contesto, in particolare sei/sette organismi lavorano da molti anni stabilmente in Amazzonia. In diversi settori: in ambito sanitario, del sostegno alle attività produttive ed economiche, nell'educazione, ed altri. Noi abbiamo sempre privilegiato attività del genere, perché è nel nostro dna.
  Come dicevo, la Federazione è presente in oltre ottanta Paesi del mondo e in tutti questi anni abbiamo impiegato 27 mila volontari a livello internazionale. I nostri organismi hanno una loro storia, anche molto lunga: molti di loro hanno compiuto cinquant'anni di attività e sono molto radicati nei territori in cui operano.
  L'Amazzonia oggi è sotto l'attenzione di tutti, ma mi sento di dire che è la rappresentazione evidente del fatto che una qualsiasi vicenda che accade dall'altra parte del mondo ci riguarda. Non è più possibile vedere queste vicende come appartenenti ad un'altra parte del mondo, a un'altra nazione, come se non ci riguardassero, perché oggi le cose sono tutte interconnesse. Quindi occuparsi dell'Amazzonia significa occuparsi di diritti umani, come ha detto Lei, di estrazioni massive a danno della Terra. Oggi il problema, per esempio, della salvaguardia della Terra è fondamentale, perché non solo facciamo un'operazione che va a salvaguardare i diritti delle popolazioni interessate, ma va a salvaguardare anche il benessere di tutti e l'Amazzonia oggi è la rappresentazione evidente di questo concetto.
  Attività del genere possiamo continuare a farle se c'è il sostegno del Governo. È un'occasione questa per fare un appello a tutti voi di far sì che gli investimenti in cooperazione internazionale aumentino, proprio per dare spazio a questo tipo di attività. Purtroppo nell'ultimo documento di economia e finanza non ci sono grandi segnali, quindi il nostro appello come Federazione, che si occupa di questi temi, è anche quello di far sì che tutte le forze politiche presenti in Parlamento facciano qualcosa per poter aumentare gli investimenti nella cooperazione internazionale, perché soltanto così noi possiamo dare una mano concreta a queste attività e ai popoli locali.
  Io vi ringrazio di nuovo. Per noi è un'occasione veramente d'oro poter interloquire con le istituzioni, ma, per non togliere tempo a loro, passo subito la parola agli Pag. 5interventi di Luis e dei due rappresentanti dei popoli indigeni.

  LUIS VENTURA FERNÁNDEZ, rappresentante del Consiglio indigenista missionario del Brasile (CIMI). A nome del Consiglio indigenista missionario vorrei ringraziare per questo spazio di dialogo che ci è stato aperto.
  Il Consiglio è un organismo della Chiesa cattolica che dal 1972 si batte per la difesa dei diritti dei popoli indigeni brasiliani, e in primo luogo del diritto al territorio, come garantito dalla Costituzione federale del 1988 e dagli strumenti del diritto internazionale. Salvaguardare i territori significa garantire le condizioni fondamentali per la sopravvivenza fisica e culturale di questi popoli. La Costituzione federale del 1988 ha riconosciuto l'organizzazione sociale, i costumi, le lingue e le tradizioni degli indios, come pure i loro diritti originari sulle terre che occupano tradizionalmente. Spetta dunque al Governo demarcare e proteggere questi territori. La Costituzione ha inserito anche una serie di salvaguardie che caratterizzano queste terre come terre pubbliche dell'Unione ad uso esclusivo e permanente dei popoli indigeni, essendo queste terre inalienabili e indisponibili per altri fini che non siano la tutela dei progetti di vita di questi popoli. Sono diritti originari che risalgono a prima della formazione dello Stato brasiliano. Infine la Costituzione ha anche fissato un termine di cinque anni, cioè fino al 1993, per dar modo al Governo di demarcare tutti i territori indigeni del paese. Ebbene, dopo 31 anni di vigenza della Costituzione federale, secondo i dati del Consiglio indigenista missionario, ci sono ancora 821 terre indigene con qualche vertenza amministrativa che ne impedisce la regolarizzazione.
  Vogliamo qui manifestare la nostra preoccupazione per l'attuale contesto politico brasiliano, che sta accentuando lo smantellamento della politica indigenista del paese. Il nuovo Presidente ha più volte affermato, anche in un discorso ufficiale davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che non procederà a nuove demarcazioni di territori indigeni e si adopererà per aprire i territori già demarcati a grandi iniziative economiche nei settori delle attività minerarie, dell’agrobusiness, dell'affitto di terre o dei grandi progetti infrastrutturali. Questo modello economico ha già dato prova della sua capacità di distruzione dell'ambiente e delle condizioni di vita dei popoli indigeni, come è già stato detto, producendo un impatto su tutto il pianeta.
  Ciò è gravissimo, perché metterà a repentaglio la vita dei popoli indigeni del Brasile e perché pone il Governo nazionale fuori dalla Costituzione federale e dagli obblighi che questa gli impone. Nel frattempo in Brasile si fa strada una tesi giuridica che mira a decostruire il concetto di diritti originari dei popoli indigeni, circoscrivendo tali diritti ai territori che fossero effettivamente occupati da quei popoli alla data del 1988. Ciò legittimerebbe tutte le spoliazioni, le ruberie, le espulsioni delle comunità dalle loro terre avvenute prima del 1988. Nei prossimi mesi la Corte suprema federale del Brasile dovrà pronunciarsi su un caso riguardante un territorio del popolo indigeno Xokleng, caso definito di «ripercussione generale»: la pronuncia della Corte avrà cioè un effetto vincolante sulle sentenze dei processi relativi a terre indigene in corso nel Paese. La nostra speranza è che la Corte suprema federale confermi la tesi costituzionale del diritto originario dei popoli indigeni.
  Riteniamo, onorevoli deputati, che la posizione e l'azione della Comunità internazionale rivestano un'estrema importanza in casi come questi, in cui a essere messi in discussione sono la vita e i diritti umani. Da tempo i Paesi dell'Unione europea stanno lavorando alla definizione di norme che obblighino le imprese di origine europea o aventi sede qui a far sì che quando operano in altri paesi garantiscano sempre i diritti umani fondamentali delle popolazioni locali. Questa è una strada assolutamente necessaria, cui sicuramente il vostro Parlamento potrebbe dare un contributo decisivo, perché alla fine ci sono società multinazionali coinvolte in progetti che investono direttamente le terre indigene.
  Recentemente, in una riunione promossa dalla Commissione d'amicizia tra l'Unione europea e il Brasile con organismi Pag. 6della società civile, è stata sottolineata la necessità di linee guida in materia di diritti umani e ambientali ai fini di una reale assunzione di responsabilità da parte di aziende e istituzioni nei confronti di situazioni dal forte impatto ambientale, riconoscendo che l'assenza di una politica ambientale pubblica che inquadri l'azione delle imprese incide direttamente sulla vita e sui territori di questi popoli. Ai Paesi dell'Unione europea si offre al contempo la possibilità e l'occasione di stabilire, in tutti gli accordi commerciali firmati con il Brasile, delle clausole che diano la precedenza alla tutela della vita, dei diritti e dei territori dei popoli indigeni rispetto a qualsiasi transazione commerciale.
  Questa è un'altra strada che va presa: sappiamo infatti che l'Unione europea ha da poco firmato un accordo commerciale con il Mercosur. Infine, onorevoli deputati, depositeremo presso la presidenza di questa Commissione una copia del rapporto del Consiglio indigenista missionario sulla violenza contro i popoli indigeni in Brasile con dati del 2018. A tutti i deputati consegneremo inoltre un documento in cui specifichiamo quelle che riteniamo essere le principali minacce ai diritti dei popoli indigeni nel contesto attuale. Faremo poi avere a ognuno di voi una sintesi in italiano del rapporto sulla violenza. Vi ringrazio.

  VARNEY DA SILVA TAVARES KANAMARY, rappresentante dei popoli dell'Amazzonia. Buongiorno. Sono membro di un'organizzazione che si chiama UNIVAJA (União dos povos indígenas do Vale do Javari), ci siamo uniti per la difesa e l'autonomia dei popoli indigeni di quell'area.
  Sono il vice-coordinatore di UNIVAJA, che rappresenta 8.544.482 ettari di terre demarcate e omologate nel 2001. I popoli indigeni del Vale do Javari sono i Kanamarí – il mio popolo – i Marubo, i Mayoruna, i Matís, i Kulina Pano e due popoli difficili da contattare, gli Tsohom-Dyapa e i Korubo, questi ultimi ancora di più, è successo appena nel 2015. Ventidue popoli isolati e identificati. Il territorio indigeno è situato alla frontiera tra il Brasile, il Perù e la Colombia. Vedete in questa cartina i popoli predetti.
  Vi illustro i problemi che ci sono in questa zona: i trafficanti di legname, che devastano la foresta sia in Perù sia in Brasile, sono dei veri e propri invasori, invadono le nostre terre. Poi abbiamo i pescatori, dediti anche alla pesca delle tartarughe amazzoniche, che è intensiva nella regione, e i cacciatori che cacciano gli animali, ovviamente per la carne. Poi i cercatori di minerali, i garimpeiros, che invadono anch'essi le terre indigene, i fazendeiros e i «petrolieri», come vengono chiamati. Insomma, il Vale do Javari è molto invaso dai non indigeni.
  La biodiversità del Javari sta diminuendo, il legname, la cacciagione e il pesce vengono trasportati in Paesi vicini, come il Perù e la Colombia. Questi sono i problemi che noi affrontiamo nella nostra regione giorno dopo giorno, il nostro popolo è molto preoccupato da tutto questo.
  Possiamo vedere qui una cartina, in cui viene segnata la regione – confinante con il Perù – dove si trovano i popoli ancora isolati, vedete quindici punti. In quei villaggi vivono i Marubo e i Mayoruna, e anche il mio popolo vive lì.
  Come si vede qui («Popoli indigeni e attività petrolifere nel Vale do Javari») alla frontiera con il Perù sono tutte zone lottizzate dai petrolieri. La terra indigena è ancora integra, ma c'è un nuovo progetto del Governo brasiliano, del Presidente – vedete questa linea – di autorizzare le perforazioni per cercare il petrolio.
  Passiamo a questi altri punti che mostrano le basi di controllo della FUNAI («Fondazione nazionale dell'indio») nella zona. Tra il 2000 e il 2015 la FUNAI ha effettuato un rilevamento per verificare la localizzazione di questi popoli isolati: tra il 2001 e il 2015 abbiamo quattordici popoli identificati e non ufficializzati e dal 2015 al 2019 sono stati identificati otto nuovi gruppi, per un totale di ventidue gruppi isolati ancora esistenti nel Vale do Javari.
  Possiamo vedere, inoltre, questa zona dove ci sono più fiumi, sempre all'interno di questa valle: diversi fiumi dove sono situati i fronti di protezione realizzati dal Governo e dalla FUNAI, fronti adesso indeboliti perché l'attuale Presidente ha tagliato Pag. 7 i fondi destinati ai fronti di protezione, quindi adesso gli invasori entrano con più facilità perché le basi del FUNAI sono indebolite e non fanno più controlli né lungo i corsi d'acqua né all'interno del territorio o lungo il suo perimetro. Di conseguenza i popoli indigeni ancora isolati vengono avvicinati sempre di più e questa situazione crea problemi anche a noi. Tutta questa parte viene invasa molto spesso dai garimpeiros e anche dei «petrolieri». Qui invece abbiamo una zona in cui entrano i pescatori di tartarughe o i cacciatori. Qui a nord c'è un municipio dove non abitano indios e dove c'è più nulla da prendere, per questo cercano di penetrare sempre di più nel territorio indigeno del Vale do Javari.
  Qui si mostra una trappola dell'attuale Presidente. Si chiama PEC (proposta di emendamento costituzionale), per noi è la PEC della morte. Nelle parole del Presidente si tratta di non demarcare più neanche un centimetro di nuovo territorio per i popoli indigeni senza terra. Ancora, il Presidente del Brasile intende rivedere terre indigene già demarcate, perché il Governo ha interesse a sfruttare i territori tradizionali dei popoli indigeni. In più, secondo il Presidente i popoli indigeni sono di ostacolo allo sviluppo del Paese. Queste sono dichiarazioni del Presidente. Sappiamo che egli non è a favore della lotta dei popoli indigeni. Ci critica, perché non contribuiamo allo sviluppo del Paese. Ma noi preserviamo l'ambiente e lo facciamo per il bene di tutti, perché senza la foresta noi non possiamo vivere.
  Cosa significa il territorio per i popoli indigeni? Noi popoli indigeni difendiamo la foresta per il bene di tutti, degli indigeni e dei non indigeni, e anche degli altri Paesi. Noi popoli indigeni tradizionali preserviamo la vita della foresta, dei fiumi, degli animali. Per noi la foresta è la vita, perché essa sostenta tutto ciò che esiste al suo interno: provvede ai fiumi, alle persone che ci abitano, al cibo. La foresta ci dà tutto. Quindi il popolo indigeno non ce l'ha con la natura. Ce l'ha con il Governo, perché è più interessato all'economia. Noi non viviamo per guadagnare soldi, noi viviamo per difendere il territorio indigeno, per garantire la nostra sopravvivenza.
  Penso abbiate compreso il messaggio che vi ho portato, il messaggio che ho portato dalla mia regione. Sono stato scelto per venire qui in rappresentanza del mio popolo, non solo del Vale do Javari ma dell'intera Amazzonia, pertanto voglio ringraziarvi, ringraziare chi mi ha fatto questo invito e mi ha dato questa possibilità di essere ora in questa sala.
  I miei parenti prenderanno adesso la parola per aggiungere elementi sulla politica attuale.

  JOSÉ LUIS CASSUPA, rappresentante dei popoli dell'Amazzonia. Buongiorno a tutti i deputati presenti. Io sono il coordinatore dell'OPIROMA, l'Organizzazione dei popoli indigeni dello Stato di Rondônia in Brasile.
  Siamo venuti qui per parlarvi dei problemi degli indigeni dello Stato di Rondônia, ma in generale di tutti i popoli indigeni del Brasile. Voi sapete che nel 1988 è stata approvata la nostra nuova Costituzione (la Costituzione del Governo brasiliano), nella quale agli articoli 231 e 232 viene garantito il nostro diritto ad avere la terra demarcata, vivere in pace e usufruire delle risorse naturali esistenti nelle terre indigene, quindi l'alimentazione, la medicina tradizionale, le forme di conoscenza tradizionale e tutto il resto. Purtroppo, attualmente stiamo vivendo una fase politica di totale violazione e, allo stesso tempo, arretramento dei nostri diritti.
  Oggi il Governo sta indebolendo la legislazione ambientale, la legislazione sociale, diminuendo anche le zone di conservazione presenti in alcuni Stati. Per esempio in Rondônia ci sono due parchi statali che sono già stati ridotti, non esistono praticamente più. Il Governo cerca di restringere le terre indigene mediante misure provvisorie o per decreti.
  Attualmente in Brasile si parla molto della legalizzazione delle attività di estrazione mineraria all'interno delle terre indigene, e questo ci preoccupa tantissimo, perché sappiamo che l'attività mineraria avrà molte conseguenze: arriverà il mercurio, che è un veleno, cominceranno a circolare le armi da fuoco, arriveranno le Pag. 8malattie sessualmente trasmissibili e la prostituzione, cominceranno le violenze contro i leader indigeni contrari all'attività mineraria. Per non parlare del degrado del suolo, della deforestazione. Le attività di estrattive provocheranno sicuramente la scomparsa di molti corsi d'acqua, e un'altra grave conseguenza sarà la destrutturazione sociale e culturale dei popoli indigeni. Abbiamo già vissuto questo problema in Rondônia, in un territorio indigeno dove è successo proprio questo. Il suo popolo non ci abita più, c'è rimasta solo la miseria, dopo cinque anni di sfruttamento illegale.
  Noi vi portiamo queste nostre esperienze, affinché questo non accada in tutte le terre indigene. Stiamo dicendo che nel nostro Brasile si profilano grandi violazioni dei nostri diritti. Ci sono deputati dei singoli stati e deputati federali, nonché senatori che si oppongono ai nostri diritti. Per darvi un esempio, al Senato federale ci sono più di cento progetti di legge contrari ai nostri diritti, che mirano ad abrogare gli articoli 231 e 232 della Costituzione.
  In questa immagine possiamo vedere i casi di impatto sui popoli indigeni isolati e anche le terre indigene demarcate in Amazzonia, principalmente quella brasiliana. A colori possiamo vedere gli impatti che subiremo a causa della coltura della soia, dell'attività mineraria e dell’agrobusiness. Oggi infatti il Governo appoggia fortemente l’agrobusiness, il quale si porta dietro la questione della grande produzione di veleni che con la pioggia penetrano nel terreno, raggiungono la falda freatica e noi li beviamo. Questo problema c'è nella nostra regione di Vilhena, al confine fra Rondônia e Mato Grosso: casi di diarrea e moria di api selvatiche causati dei veleni, animali selvatici che quando escono dal territorio indigeno per mangiare, appena vi ritornano muoiono, proprio come le api selvatiche. Sappiamo che queste ultime sono determinanti per l'equilibrio ambientale perché vanno dappertutto portando il polline che garantisce la riproduzione di piante e frutti. Nella mia regione abbiamo vissuto questo e temiamo possa accadere in tutti i territori indigeni, e anche nelle zone di conservazione che ancora esistono in Brasile.
  Siamo venuti per portarvi questa denuncia e allargare la discussione all'Italia. Vogliamo sapere come intendete reagire a queste notizie, perché sappiamo che il Brasile esporta parecchio verso l'Italia. Credo che nell'ambito della vostra politica d'importazione potreste decidere di non importare questi prodotti, perché così facendo importate veleni.
  Un esempio è la questione della soia, in parte proveniente da sementi transgeniche, che sappiamo essere vietate in alcuni Paesi. Ebbene, di sicuro voi le state importando. Prima parlavo di veleni. Ne esistono di vietati in Europa, ma autorizzati in Brasile: è certo che voi li fate entrare nei vostri Paesi attraverso alcuni prodotti che importate. Ecco qual è la nostra preoccupazione.
  Quando noi parliamo di proteggere le nostre terre indigene, la foresta, gli animali e tutto quanto, stiamo parlando anche di proteggere il mondo. Sappiamo infatti che l'Amazzonia, insieme ad altri biomi, è il polmone che elimina il carbonio e quindi, se in Brasile questo sfruttamento disordinato dell'Amazzonia continuerà, sappiamo che avrà un impatto ambientale, sociale e climatico molto grande su di noi, noi come esseri umani che viviamo in tutti i Paesi: in Amazzonia, in Europa e in tutti i continenti. Come anche sappiamo che questo sta già accadendo. In molti luoghi si stanno già avendo degli impatti ambientali. Pertanto siamo qui per invitarvi a riflettere su un'eventuale nuova politica per quanto riguarda le vostre importazioni di prodotti brasiliani.
  Noi siamo seriamente preoccupati per tutti questi impatti che colpiranno l'Amazzonia e in primo luogo noi, popoli indigeni. Vi ringrazio.

  ZENILDA MARIA DE ARAÚJO, rappresentante dei popoli dell'Amazzonia. Buongiorno a tutti e a tutte. Grazie dell'accoglienza. Sono india, appartengo al popolo Xucurù Tururubà. Sono del Nordeste, dello stato del Pernambuco e sono venuta su invito del CIMI per parlarvi del degrado che sta subendo la terra in cui vivono i nostri parenti.
  Io ho attraversato un periodo molto difficile prima della demarcazione delle Pag. 9nostre terre. Le nostre terre sono state demarcate, ma con molto spargimento di sangue prima che noi del Pernambuco riuscissimo a ottenere la demarcazione. Ci sono però altri nuclei indigeni le cui terre non sono demarcate che stanno soffrendo molto. Il Governo brasiliano intende costruirvi una centrale nucleare, cosa che ci preoccupa molto, perché sappiamo che avrà un impatto molto grande sulle terre di quei nostri parenti.
  Tutto quello che vi sto dicendo non vale solo per noi popoli indigeni, ma per tutti gli esseri umani che ci sono sulla terra, e anche per gli animali che muoiono e per le foreste che vengono abbattute, perché per noi popoli indigeni le foreste sono la casa dei nostri «Incantati». Chi sono i nostri «Incantati»? Coloro che non ci sono più ma che per noi non sono morti, continuano a vivere in mezzo a noi e ci danno la forza. Io ho fede. La mia religione è molto forte e ciò che io sento nei confronti della natura, non solo le foreste ma anche le acque, quando un parente ne parla, anche se non è del Nordeste e non sta attraversando una fase difficile come la nostra, mi tocca profondamente perché noi siamo un solo sangue. Mio marito è stato assassinato a causa della sua lotta per la terra, e oggi è mio figlio a prendere il suo posto come cacique. Ho offerto mio figlio alla lotta perché abbiamo bisogno della nostra terra, perché la terra è come nostra madre, e la mamma deve essere protetta, madre natura e la nostra madre terra. Dunque noi oggi lanciamo un appello, come un grido: nostra madre sta morendo, la stanno avvelenando!
  Come sarà la nostra vita, la vita dei popoli indigeni, la vita degli esseri umani e degli animali? Perché i governanti fanno tutto questo per eliminare il nostro popolo. Loro hanno il capitale e non pensano agli altri, al prossimo, pensano solo a sé stessi. Però voglio dirvi che loro possono avere il potere, ma noi abbiamo la forza della natura sacra, la forza della nostra madre eterna.
  Da quando hanno assassinato mio marito vent'anni fa, non ho mai pensato di smettere di battermi per la preservazione dei nostri territori. Oggi sono una leader del mio popolo, faccio parte delle nostre organizzazioni e sono qui proprio per fare questo appello, per chiedervi di salvare la natura, il mondo, tutti insieme, perché tutti noi esseri umani abbiamo bisogno di vivere in questa Terra, una Terra senza il male. Quindi sono qui per preparare le nuove generazioni. Io lavoro con un gruppo di giovani e parlo sempre con loro e dico sempre loro che saranno il futuro del nostro Paese, noi più anziani lasceremo la vita, ma dobbiamo lasciare una Terra senza male alle nuove generazioni. Non solo alla nazione indigena ma a tutti i giovani del Brasile e del mondo. Oggi noi siamo qui per questo.
  Faccio parte di una religione molto forte, la religione della natura: è da lì che imparo ogni giorno. E sempre chiedo alle forze «Incantate» di illuminare la mente ai governanti che vogliono distruggere il mondo, non solo il nostro popolo ma il mondo in generale. È molto duro vedere le sofferenze dei nostri parenti dell'Amazzonia, ma anche noi del Nordeste soffriamo, anche se la nostra è una lotta politica per valere i nostri diritti: all'istruzione, alla salute, il diritto alla vita in generale.
  E la nostra preoccupazione è questa: preparare un mondo per le nuove generazioni, per i nostri giovani, i nostri bambini, ed è quello che noi facciamo giorno dopo giorno nel nostro popolo preparando la nostra nuova gioventù, perché noi più anziani ce ne stiamo andando, ma lasciamo dietro di noi una nuova generazione. Io ho diciassette nipoti e sei pronipoti e lotto per il loro futuro in questo Brasile crudele che abbiamo oggi, che sta distruggendo il nostro mondo. Devo preparare il nostro popolo, le nostre nuove generazioni. Questo ci addolora molto, soprattutto fa male a noi che siamo madri, nonne, bisnonne.
  Lasciamo a voi questo nostro appello. Io so e credo che nel mondo ancora ci sono persone, uomini e donne di buona volontà, quindi chiedo a queste persone di aiutarci a salvare questo nostro pianeta: la Terra.

  PRESIDENTE. Chiedo se ci sono colleghi che intendono intervenire. Pag. 10
  Io vorrei innanzitutto ringraziarvi per il coraggio con cui state lottando per questa terra. Un coraggio che in qualche modo sento anch'io, perché anche dall'altra parte del mondo c'è quella stessa richiesta e quella stessa forza di lottare per la natura, per il territorio e per le giovani generazioni e per permettere loro di avere un ambiente sano dove poter vivere.
  Io ho ascoltato il vostro grido da tempo, un grido che ho trasfuso anche in alcuni atti parlamentari, predisposti prima ancora della vostra venuta. Ho scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedergli di portare in sede europea quanto avvenuto in Amazzonia e riconoscerlo come un crimine contro l'umanità, e riconoscere la deforestazione come tale. In sede parlamentare ho presentato una mozione, firmata anche da numerosi colleghi della maggioranza, di cui sto aspettando la calendarizzazione in Aula; questa mozione contiene la tutela degli attivisti ambientali nel mondo e di chi, come voi, sta lottando in ogni parte del pianeta per renderlo un posto migliore.
  Ho «sentito» il grido di dolore dell'ultimo intervento: si avvertiva tutta la sofferenza di un popolo e la sofferenza di una terra che sta piangendo. Io sono d'accordo con voi sul fatto che, se non si agisce ora, non ci sarà più tempo per farlo. Quindi da parte mia, da parte di questo Comitato verrà intrapresa ogni tipo di azione che possa aiutarvi, perché, a differenza di quel che si dice, anch'io reputo l'Amazzonia un patrimonio dell'umanità, che deve essere necessariamente preservato. Quindi vi ringrazio.

  RICCARDO OLGIATI. Vorrei unirmi al ringraziamento della presidente Di Stasio. Credo ci sia poco da dire in queste occasioni, c'è soltanto da prendere atto di quanto ci avete raccontato, di cercare di fare nostro il vostro grido di dolore, perché noi viviamo in un mondo in cui si parla di crescita, di economia, di globalizzazione, ma poi non ci accorgiamo che ci sono problemi che vanno al di là di tutte queste cose. Sentire persone che lottano semplicemente per tutelare la propria terra, perché continui a essere la loro casa: credo ci sia soltanto da imparare e ringraziare per quello che state facendo.
  Lavoriamo spesso insieme con Iolanda, quindi ha già detto lei che cosa sta facendo. Caso vuole che proprio questo pomeriggio avremo un incontro con l'Ambasciatore brasiliano e potremo farci portavoce anche di queste vostre richieste.
  Io vi ringrazio, perché il Brasile per me è una terra estremamente cara, il nord-est in particolare, visto che io ho sposato una ragazza brasiliana, quindi ho una figlia metà italiana e metà brasiliana, e cercheremo di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per dare il nostro piccolissimo contributo alla vostra causa.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie. Sono state testimonianze forti e ne faremo senz'altro tesoro. Raccolgo anche quanto suggerito dal collega, ovvero di avviare un confronto con l'Ambasciata brasiliana qui a Roma, magari con un'audizione.
  Io da anni sono appassionato di popolazioni indigene, già all'università ho studiato il caso di Nunavut, territorio indigeno, oggi totalmente riconosciuto e parte integrante del Canada. Purtroppo nelle vostre terre è in atto una guerra tra poveri, tra contadini nullatenenti che cercano di appropriarsi di terre non loro e le popolazioni indigene. È una guerra che conosciamo bene, anche da vicino, perché ho avuto modo di discuterne più volte anche con un deputato del mio partito, che è brasiliano, molto vicino al presidente Bolsonaro, e quello che vi posso promettere oggi è che, anche all'interno della mia formazione politica, avvieremo una riflessione.

  NINO SANTOMARTINO, vicepresidente della Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario (FOCSIV). Io vorrei soltanto ribadire il mio ringraziamento a voi, anche per le parole che avete espresso e ripeto solo queste due cose: che la tutela dei diritti dei popoli indigeni, la salvaguardia della terra dell'Amazzonia è una battaglia di tutti. Loro lo hanno detto, in ogni intervento hanno ripetuto «non è soltanto per noi, ma è per tutti», perché Pag. 11oggi battaglie così non possono restare isolate.
  La mia preghiera è quella di sostenerci, anche noi organizzazioni che lavoriamo con loro da anni, perché gli organismi della società civile che operano oggi nella solidarietà internazionale sono una delle tante parti belle del nostro Paese, e insieme possiamo veramente fare qualcosa.
  Grazie per l'audizione di oggi.

  LUIS VENTURA FERNÁNDEZ, rappresentante del Consiglio indigenista missionario del Brasile (CIMI). Voglio ringraziarvi ancora una volta per averci accolto qui e per la sensibilità che ci avete dimostrato. Non succede spesso, ve ne siamo grati.
  Il valore principale di questa audizione stava nella possibilità di far udire in questa sede senza mediazioni la voce di coloro che lottano ogni giorno per i loro popoli e per tutta l'umanità, dunque in primo luogo dirigenti indigeni. Sono certo che qualsiasi cosa potrete fare sarà estremamente importante per i popoli indigeni del Brasile.
  Vi ringrazio per le iniziative che sono state già proposte in questa sede, e in chiusura di questo incontro consegneremo a ciascuno di voi alcuni documenti in italiano a supporto di quanto è stato detto qui e una copia del rapporto sulle violenze contro i popoli indigeni con dati aggiornati al 2018. Grazie ancora a nome del CIMI e della FOCSIV. Noi saremo sempre a vostra disposizione.

  ZENILDA MARIA DE ARAÚJO, rappresentante dei popoli dell'Amazzonia. Vorrei lasciare una preghiera che la natura ci insegna nei momenti difficili della vita. Dio ci mette al mondo con una missione. A me ha dato una missione molto forte, quella di prendermi cura di un popolo per liberarlo. Ho già detto a tutta la mia famiglia che chi nasce per morire lottando non morirà con le braccia incrociate, e io questo farò fino alla fine del mio passaggio da questa vita. Non smetterò mai di lottare e di rivendicare per il mio popolo e per tutti i nostri popoli indigeni.
  Quindi adesso canterò un cantico della natura della Santa patrona del Brasile, Nostra Signora Aparecida.
  «O Vergine Aparecida, con tutta la forza che hai, illumina i fratelli che lottano e fa’ sì che tutto il male svanisca. Illumina i fratelli che lottano. Fa’ svanire tutto il male che vedi.
  Vergine Aparecida, con tutta la forza che hai, illumina i fratelli che lottano. Fa’ svanire tutto il male che vedi. Illumina i fratelli che lottano. Fa’ svanire tutto il male che vedi».
  Questa forza è per voi, questa luce è per voi, che pure portate avanti questa battaglia tutti i giorni. Quindi questa forza rimarrà qui, la forza della natura, della nostra madre Terra, delle acque e dell'aria, che è una grande forza, e di tutti i nostri santi e di tutti i nostri incanti. Così sia!

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i presenti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.25.