XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Giovedì 13 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Grande Marta , Presidente ... 3 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 5 
Di Stasio Iolanda (M5S)  ... 5 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 5 
Boldrini Laura (LeU)  ... 5 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 6 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 6 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 7 
Comencini Vito (LEGA)  ... 7 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 8 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 8 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 8 
Murad Nadia , Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 9

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione sul canale della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Nadia Murad, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione di Nadia Murad, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida.
  A nome di tutta la Commissione e mio personale sono davvero onorata di dare il benvenuto alla signora Murad, accompagnata da Abid Shamdeen, e la ringrazio per la disponibilità ad incontrare la Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati in occasione della sua visita in Italia. So che il suo ritorno in Italia si deve alla sua partecipazione alla XXXI edizione del Premio Maria Belisario 2019, nel corso del quale riceverà il premio internazionale.
  Questa Commissione ha già avuto l'opportunità di un confronto con Nadia Murad nella scorsa legislatura, sempre nel contesto di un'indagine conoscitiva sui diritti umani e in una fase antecedente al conferimento del Premio Nobel per la pace 2018. Il suo ritorno è pertanto motivo di particolare orgoglio e non posso fare a meno di ricordare l'approvazione da parte di questa Commissione, il 26 marzo scorso, di una risoluzione, la 8-00021 della collega Suriano, volta ad impegnare il Governo italiano ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini commessi da Daesh contro il popolo yazida e per valutare le modalità più opportune per riconoscere ufficialmente il genocidio yazida.
  Impegniamo il Governo anche a farsi promotore, in seno alle Nazioni Unite e in ambito europeo, di iniziative volte a giudicare i crimini relativi al genocidio yazida e garantire piena giustizia alle vittime, ad assumere iniziative nei consessi internazionali affinché le violenze sessuali perpetrate durante i conflitti di guerra vengano punite come crimini di guerra, a monitorare le attività del team investigativo attivato nel 2017 con la risoluzione 2379 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ad assumere le iniziative di competenza affinché si creino le condizioni per accelerare le procedure per il riconoscimento dei corpi rinvenuti nelle fosse comuni e per il censimento delle persone ad oggi presenti nei campi profughi, in modo da avere contezza dei possibili sopravvissuti al genocidio.
  Il voto della Commissione è stato frutto di una riflessione sullo stupro di guerra e, più in generale, sull'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU su Donne, pace e sicurezza, riflessione cui ha contribuito un'altra coraggiosa donna yazida, Lamya Haji Bashar, intervenuta ad un'iniziativa della Camera dei deputati organizzata per la Giornata internazionale della donna. Pag. 4
  Il Premio Nobel per la pace 2018 è stato conferito alla signora Murad in virtù dei suoi sforzi contro l'uso della violenza sessuale come arma di guerra, avendo denunciato, anche in quanto vittima, gli stupri e le violenze di Daesh, in particolare nei confronti del popolo yazida.
  Dal settembre 2016 la signora Murad è prima Ambasciatrice ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani, e il 27 ottobre 2016 le è stato assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Le sofferenze di Nadia – e con lei delle donne yazide e di tutte le donne che in contesti di guerra subiscono reati sessuali – sono ormai parte della coscienza collettiva globale grazie allo sforzo fatto da Nadia Murad nel raccontare la sua tragica esperienza personale nell'aula dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e alla sua battaglia per il riconoscimento del genocidio yazida.
  Nel 2014 Nadia Murad fu rapita e tenuta in stato di prigionia per tre lunghi mesi dagli uomini di Al Baghdadi. Sua madre e sei dei suoi fratelli sono stati uccisi e nel corso della sua prigionia è stata oggetto di gravissime violenze. La terribile esperienza vissuta è al centro del docu-film di Alexandria Bombach Sulle sue spalle, vincitore della sezione documentari del Sundance Film Festival.
  Nonostante le spaventose violenze, la brutalità e i traumi psicologici subìti, Nadia ha deciso di impegnarsi in una campagna per indurre il mondo musulmano a respingere Daesh e condannare i crimini perpetrati in nome dell'Islam. La sua missione umanitaria è convincere la comunità internazionale a riconoscere come genocidio i crimini efferati commessi contro gli yazidi, ma anche contro altre minoranze. La sua instancabile attività di testimonianza ha contribuito all'approvazione all'unanimità, il 21 settembre 2017, della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU numero 2379. Con tale documento il Consiglio di sicurezza ha chiesto al Segretario Generale dell'ONU di formare un team investigativo guidato da uno special advisor, per indagare sui crimini commessi da Daesh. Nello specifico, compito della task force è coadiuvare le autorità irachene nella raccolta di prove di atti commessi dai terroristi del Daesh, che potrebbero essere qualificati, secondo il diritto internazionale, come crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio.
  Nadia Murad ha, inoltre, creato una Fondazione per aiutare donne e bambini vittime di Daesh. Ha denunciato il fatto che la sua terra natale, il Sinjar, è ancora distrutta, la ricostruzione non è neanche cominciata, ci sono ancora bande armate, non c'è sicurezza, mentre nessun responsabile del genocidio yazida è finito ancora sotto processo, né in Iraq né all'estero.
  Nel dicembre scorso ha firmato un protocollo d'intesa fra il Qatar Fund for development e la Nadia Murad Initiative, una ong da lei presieduta, con l'obiettivo di promuovere investimenti, soprattutto nel settore scolastico, per aiutare il Sinjar a rialzarsi. Ad oggi sono ancora migliaia le donne e le bambine yazide rapite che non hanno più fatto ritorno. Lo stesso popolo yazida è pressoché sterminato, malgrado le attuali autorità irachene siano impegnate nel cercare di dare sostegno ai sopravvissuti, includendoli nelle strutture istituzionali dell'Iraq post Daesh.
  Do quindi la parola a Nadia Murad per il suo intervento.

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida. Buongiorno, sono molto lieta di essere oggi qui con voi, vi ringrazio per questo invito e per voler ascoltare la mia testimonianza. Sono anche lieta che abbiate tutte queste informazioni aggiornate sulla questione yazida.
  Ad agosto di quest'anno saranno passati cinque anni dal genocidio del mio popolo e, come Lei ha detto, molti yazidi sono ancora nei campi profughi, nonostante tutto il lavoro che abbiamo cercato di fare per salvarli dal genocidio non siamo stati ancora in grado di salvare il nostro popolo. Nonostante le condizioni di sicurezza molto difficili, stiamo cercando di fare del nostro meglio per ricostruire la regione del Sinjar e fare in modo che gli yazidi possano tornare a casa, ma i progressi sono molto lenti. Pag. 5
  Come Lei ha detto, all'inizio abbiamo cercato di dare un sostegno e avviare i procedimenti penali contro gli autori dei crimini, adesso invece, con l'aiuto del team dell'ONU, stiamo cercando di concentrarci sulla ricostruzione del Sinjar, ma i progressi sono molto lenti. Dal 2014 circa 95 mila yazidi sono emigrati in Europa, per lo più in Germania, ma la maggioranza, praticamente l'80 per cento degli yazidi, vive ancora nei campi per gli sfollati. Non sono rifugiati, sono sfollati interni all'interno dell'Iraq, e sono a due ore dalla loro regione d'origine. Poiché mancano ancora i servizi necessari è impossibile per queste persone rientrare a casa.
  Noi stiamo cercando di concentrarci sull'azione dell'ONU e sulla parte legale, ma adesso è anche necessario offrire dei servizi nella regione per proteggere gli yazidi, altrimenti continueranno a emigrare utilizzando rotte molto pericolose, convinti di non poter tornare in patria.
  Da dicembre 2018, dopo aver vinto il Premio Nobel, ho cercato di promuovere dei grandi progetti per consentire il rientro degli yazidi in patria e offrire loro dei servizi. Il principale progetto è la costruzione di un ospedale nel Sinjar, dopo che l'unico ospedale presente è stato distrutto da Daesh nel 2014, e questo ospedale sarà aperto a tutti gli abitanti della regione. Stiamo anche promuovendo dei progetti che offrano dei posti di lavoro alle comunità di questa zona, così che tutti possano utilizzare le stesse strutture e vivere in pace. L'ospedale sarà realizzato grazie al denaro ottenuto dal Premio Nobel, ma anche con il sostegno del Governo francese, che provvederà ai fondi mancanti.
  Stiamo anche cercando di ricostruire venticinque fattorie che sono state distrutte da Daesh, al fine di restituire speranza alla gente e dare l'idea che possano tornare a casa e ricostruire la propria vita dopo quello che Daesh ha fatto loro.
  Sono molto lieta di essere qui e sono pronta a rispondere a qualsiasi domanda vogliate rivolgermi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IOLANDA DI STASIO. Vorrei innanzitutto vorrei farle i miei complimenti non solo in qualità della presidente del Comitato che rappresento, ma in qualità di giovane donna, perché so che Lei è una mia coetanea e avere la testimonianza di una donna che si è impegnata in prima persona, nonostante il trascorso che ha avuto sulle sue spalle, è davvero un grande onore, e per questo voglio ringraziarla.
  Vorrei sapere come la popolazione stia rispondendo rispetto al suo attivismo in materia di diritti umani. Dico questo perché a volte mi sono trovata in difficoltà nel cercare di far appassionare a questa tematica le giovani generazioni, e questo nella nostra società sta divenendo un problema.
  Il suo attivismo che risposta sta avendo dalla popolazione? Sta sensibilizzando le persone? Sta avendo un riscontro, anche attraverso i progetti che Lei sta promuovendo?

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida. Gli yazidi sono una minoranza, un gruppo molto piccolo, e questa è la prima volta che una donna – non solo yazida, ma di questa regione – prende la parola su questi temi. Gli yazidi sanno bene di cosa parliamo, cosa stiamo facendo, qual è il nostro lavoro e quello che è avvenuto alla comunità yazida, sanno bene quali sono i servizi di cui hanno bisogno, quante donne sono tornate indietro dopo essere state rapite. Quindi la popolazione yazida è molto coinvolta, conosce bene queste tematiche.
  A dicembre, quando ho deciso di lanciare questo progetto, mi sono recata nel Sinjar e ho annunciato lì la costruzione dell'ospedale e di un museo per ricordare il genocidio, ricevendo un grande sostegno dalla comunità.

  LAURA BOLDRINI. Signora Murad, La ringrazio molto per questa sua azione di informazione e di lobbying per il suo popolo, che è stato duramente provato dall'azione Pag. 6 di Daesh, e La ringrazio per la sua tenacia, per quanto sta facendo per la causa del suo popolo.
  Mi piacerebbe fare alcune domande specifiche. Vorrei sapere se il popolo yazida stia ricevendo dalle autorità irachene il sostegno necessario per le vittime della violenza, per riuscire a dare supporto ai sopravvissuti; e inoltre, vorrei sapere se il team investigativo stia indagando sui crimini commessi da Daesh: come si comportano con voi oggi le autorità irachene? C'è un'attività di investigazione in corso, vi sentite sostenuti rispetto a quanto avete subìto?
  Infine: in questo viaggio che Lei sta facendo nei vari Parlamenti, cosa ritiene più utile per la vostra causa? Come possiamo sostenere il vostro sforzo?

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida. Da parte irachena il sostegno agli yazidi e alla patria degli yazidi è stato veramente minimo. Dopo Daesh è stato sicuramente molto difficile, perché la situazione della sicurezza è molto incerta, ci sono ancora molte milizie sul territorio che creano molta incertezza dal punto di vista della sicurezza della nostra patria.
  Le vittime dello schiavismo sessuale hanno ricevuto sostegno da Francia, Australia, Germania e Canada, Paesi che hanno offerto rifugio e supporto psicologico a queste vittime; invece il Governo iracheno non ha neanche offerto un rifugio, perché le hanno messe nello stesso campo di tutti gli altri e non hanno costruito una struttura specifica per le vittime dello schiavismo sessuale, e non hanno offerto loro alcun sostegno.
  Per quanto riguarda le indagini, finora sono state scoperte settantanove fosse comuni soltanto nel Sinjar. All'ONU abbiamo lavorato molto per far approvare questa risoluzione volta a creare un team investigativo per indagare su questi crimini, perché non ci fidavamo delle autorità locali, non ritenevamo che avrebbero fatto delle indagini adeguate. Il processo sta andando avanti, hanno già aperto sette di queste fosse comuni, hanno iniziato a marzo e io ero lì, alla cerimonia di apertura a Kocho, ma ce ne sono molte altre. In queste fosse sono stati scoperti 140 corpi. Quindi il processo va avanti ma c'è molta frustrazione, perché per quaranta giorni il team investigativo si è dovuto fermare a causa del Ramadan e gli yazidi della regione, soprattutto dei villaggi più piccoli, hanno tenuto memoria della presenza di queste fosse comuni, mentre le autorità non si sono minimamente interessate, quindi la popolazione locale ha custodito queste fosse comuni.
  Oggi sono qui e, come sapete, cerco di parlare con tutti i Parlamenti e i Governi del mondo, perché la popolazione yazida in Iraq ammonta a circa mezzo milione – almeno lo era nel 2014 – adesso 95 mila sono emigrati e altri 300 mila, forse più, sono nei campi, quindi dobbiamo combattere ogni giorno affinché la nostra comunità non sia destinata a scomparire.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. La ringrazio molto, è un onore per questa Commissione poterla ascoltare nuovamente. Le pongo delle domande per capire meglio cosa possiamo fare come Italia per sostenere una richiesta di giustizia, che da quello che capisco è quello su cui Lei e altre sopravvissute al genocidio siete impegnate.
  La prima domanda riguarda il team investigativo. Lei ci ha spiegato il lavoro fatto finora: il team investigativo ha un mandato temporale fisso, cioè una data in cui finirà di investigare oppure andrà avanti finché sarà scoperto tutto?
  Si sa già come verrà utilizzato il materiale del team investigativo, cioè chi avrà la giurisdizione sui crimini che il team sta scoprendo? Sappiamo che l'Iraq non ha firmato né il Trattato istitutivo della Corte penale internazionale, né alcuni dei trattati che regolano i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità, quindi a quale tribunale riporterà il team investigativo?
  Ho ascoltato in altre circostanze i suoi interventi sulla possibilità di costituire un tribunale internazionale ad hoc sui crimini dello Stato islamico. Lei ci può dire a che punto è l'azione di lobbying e di advocacy sull'istituzione del tribunale speciale ad hoc e che tipo di aiuto può dare il nostro Paese in questo senso? Lei sa infatti che il Trattato Pag. 7 istitutivo della Corte penale internazionale è stato firmato a Roma, quindi l'Italia ha anche il dovere di esporsi sulle questioni della giustizia internazionale.
  L'ultima domanda è più delicata – spero di porla nel modo giusto – e riguarda i combattenti stranieri che hanno combattuto con Daesh in Siria e in Iraq. C'è una discussione nei Paesi di provenienza di queste persone sul loro destino. Ovviamente devono essere consegnati alla giustizia, ma ci interesserebbe capire se, secondo Lei, per ottenere giustizia sia meglio che queste persone restino in Siria e Iraq e siano processate lì, con tutte le difficoltà che ci sono in questo momento rispetto a questa opzione, oppure che ci impegniamo come Italia per estradarle e processarle nel nostro Paese. Vorrei una sua opinione su questo, perché è un argomento di dibattito, e credo che Lei più di chiunque possa darci qualche indicazione utile.

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida. Rispetto alla prima domanda sull'eventuale scadenza del mandato e su come usare il materiale, non c'è una scadenza, l'idea è che quando avranno finito le indagini nella zona yazida continueranno le indagini altrove, ma non so se questo potrà avvenire.
  Finora hanno preso il dna nelle famiglie dei sopravvissuti per capire chi sia stato ucciso, ma sinceramente non ho ben capito che uso sarà fatto di queste prove, di questo materiale, e nessuno in realtà lo sa con certezza. Anche noi vorremmo capire che uso sarà fatto del materiale raccolto.
  Stiamo lavorando con il mio avvocato Amal Clooney e il suo team legale per raccogliere delle testimonianze, in maniera da portare avanti i procedimenti legali, in collaborazione con il team dell'ONU. In Germania e in altri Paesi d'Europa sono stati identificati dei membri di Daesh che hanno commesso dei crimini contro la popolazione yazida, ma molti altri combattenti di Daesh sono nelle prigioni irachene e curde, ma non sappiamo chi siano e se sia in corso un processo. Speriamo quindi che tutte le prove che stiamo raccogliendo possano servire ad un tribunale internazionale, per essere certi che queste persone siano chiamate a rispondere dei loro crimini.
  Come ho detto prima, ci sono migliaia di combattenti provenienti dalla Siria e dall'Iran che non sono stati processati, quindi dubito che processeranno i combattenti stranieri. Ritengo che debbano essere processati da un tribunale ad hoc, in particolare i combattenti stranieri di Daesh che hanno commesso crimini contro gli yazidi. In Germania c'è il caso di un combattente che ha ucciso uno yazida e sua moglie ed è più facile seguire le udienze, verificare con un team legale che questi processi si svolgano regolarmente, mentre sui processi in Iraq non abbiamo alcun controllo o informazione.

  VITO COMENCINI. Esprimo anch'io il compiacimento per avere qui il Premio Nobel, Nadia Murad, per la sua testimonianza, per il coraggio che ha dimostrato e sta dimostrando in questa importante battaglia di verità e giustizia nei confronti soprattutto del suo popolo, ma in generale di chi subisce crimini del genere. Ovviamente, a Lei va la nostra massima solidarietà e vicinanza.
  Abbiamo recentemente approvato una mozione per il riconoscimento del genocidio degli armeni, e, come è stato detto, la risoluzione per aiutarvi a fare giustizia per il genocidio del popolo yazida, quindi l'Italia tiene ad impegnarsi per aiutare i popoli che subiscono queste gravi ingiustizie. Tante domande sono già state fatte, ovviamente condivido e ringrazio per quello che è stato detto, ma, siccome è stato evidenziato come alcuni Paesi abbiano dimostrato vicinanza e aiuto nei vostri confronti – in particolare Germania, Francia e Canada che hanno dato aiuto e rifugio – vorrei conoscere l'atteggiamento dei Paesi arabi, al di là dell'Iraq che è direttamente coinvolto, ma che capisco che non sta dando sufficienti risposte ed aiuti nei vostri confronti e credo anche nei confronti di altre minoranze come quella cristiana.
  Voi eravate 500 mila e siete stati ridotti ad un numero sicuramente esiguo, i cristiani erano 1 milione e sono circa rimasti in 100 mila, quindi è evidente che le minoranze Pag. 8 hanno subìto questo grave impatto distruttivo da parte di Daesh. I Paesi arabi e la Lega araba come si sono comportati nei vostri confronti, avete trovato aiuto e accoglienza? Ritiene che il fondamentalismo islamico alla base di Daesh sia ancora un pericolo non solo in Iraq, ma in tutti i Paesi dove potrebbe radicarsi, come la Libia? Ritiene che, nonostante la sconfitta sul campo, possa essere ancora un pericolo?

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo yazida. Non posso dire che ci sia stato grande sostegno da parte dei Paesi arabi per la ricostruzione del Sinjar e aiuti diretti agli yazidi; soprattutto per le vittime della violenza sessuale, mi sembra che non ci sia stata alcuna forma di supporto. Il Kuwait mi ha ricevuto un paio di volte e ha mostrato sostegno alla nostra causa, anche in Egitto il Governo e le autorità religiose mi hanno ricevuto e ho avuto l'occasione di parlare della situazione degli yazidi e dell'ideologia radicale e della pericolosità di parlare di questi argomenti in Egitto ma, per quanto riguarda la ricostruzione o il sostegno diretto agli yazidi dopo il genocidio, nessun Governo della regione ha offerto un sostegno reale.
  Un'ideologia radicale è sempre pericolosa anche se non è praticata da un gruppo ampio ma solo da una persona, perché una sola persona in Italia come altrove può ferire molte persone. Quindi la sconfitta militare di Daesh non equivale alla sconfitta ideologica, la loro ideologia resta pericolosa e può avere un'influenza sulla popolazione, può continuare a diffondere il terrore.

  MAURIZIO LUPI. Sarò velocissimo, ho due domande, quindi tralascio i ringraziamenti, pongo una domanda più generale e una più specifica.
  Lei è la prima Ambasciatrice ONU per la dignità dei sopravvissuti e la tratta di esseri umani, ha denunciato, partendo dalla sua esperienza personale e dalla persecuzione verso il suo popolo, questo fenomeno che non riguarda purtroppo solo una parte del mondo, una parte piccola del Paese, ma sta riguardando l'intero mondo. Lei si batte per la sua causa e ha ricevuto riconoscimenti, ma in sede ONU, riguardo a questo tema dello schiavismo sessuale, della persecuzione e della dignità dei sopravvissuti, quali sono le iniziative che si stanno mettendo in essere? C'è un coordinamento?
  La domanda più specifica riguarda le due iniziative di cui ci ha parlato, l'ospedale e il museo, la memoria e l'aiuto concreto. Ha parlato della Francia che sta aiutando. Come possiamo renderci utili come Italia affinché questi due segni positivi e importanti possano avere sviluppo? Incontra difficoltà? Che tipo di necessità ha?

  PRESIDENTE. Farei intervenire anche l'onorevole Ehm. Alle 10 dobbiamo allontanarci, quindi poniamo le ultime due domande, alle quali la nostra ospite poi potrà rispondere insieme.

  YANA CHIARA EHM. Grazie mille, ovviamente ringrazio con molta ammirazione per il lavoro che fate, sono anche un po’ emozionata. A fine febbraio sono stata in Iraq, in Kurdistan, e non ho avuto la possibilità di visitare non il Sinjar per motivi di sicurezza, ma sono stata in alcuni campi profughi.
  Quando ho avuto la possibilità di parlare con alcune donne yazide, alla domanda se volessero tornare nel Sinjar rispondevano «sì, ma adesso non possiamo»: quindi qual è la situazione attuale nel Sinjar, lo status quo in questo momento?
  La seconda questione, un po’ più complessa, è che, nonostante la volontà di rientro, spesso si nota la difficoltà, dopo questo massacro, di ristabilire l'equilibrio religioso, culturale ed etnico che è stato sconvolto in modo brutale.
  Come possiamo come Italia – mi collego anche alle parole del collega Lupi – dare il nostro contributo affinché si riesca effettivamente a supportarvi nel far rientrare la situazione nel migliore dei modi anche in una situazione molto complessa, che riguarda la parte etnica e religiosa?

  NADIA MURAD, Premio Nobel per la pace 2018 ed attivista per i diritti del popolo Pag. 9yazida. Per quanto riguarda cosa è stato fatto dall'ONU riguardo alla tratta di esseri umani e allo schiavismo sessuale, con la comunità yazida l'ONU non ha fatto abbastanza per aiutare le vittime della tratta e della violenza sessuale; abbiamo cercato di salvare alcune delle donne che sono ancora in cattività in Siria, ma purtroppo non c'è stata alcuna iniziativa concreta per trarle in salvo.
  Rispetto alla domanda sul sostegno francese alla costruzione dell'ospedale, i francesi ci hanno sostenuto dal punto di vista finanziario, ma la cosa più importante è che il Governo francese ci sta aiutando in termini concreti nel Sinjar, perché l'Ambasciatore si reca regolarmente nella regione e il Governo di Parigi esercita pressioni sul Governo iracheno affinché le questioni degli yazidi trovino ascolto. È soprattutto questo l'aiuto di cui abbiamo bisogno!
  Il Governo italiano deve sapere quello che avviene nel Sinjar, e non soltanto nei campi. Oggi ho parlato spesso dei 350 mila yazidi che sono ancora nei campi, privati di un futuro. Queste persone stanno perdendo la loro cultura, le loro tradizioni e la loro identità; l'unica vera soluzione per loro è tornare in patria e vedere ricostruite le loro case.
  In Iraq e in Kurdistan viene detto che non è prudente andare nel Sinjar, ma non è vero: viene detto solo perché in realtà questi due Governi combattono per il controllo sulla regione e non vogliono che si veda direttamente qual è la situazione; si dice sempre che il Sinjar è una zona pericolosa, ma in realtà non è vero, noi da dicembre ad oggi siamo andati tre volte in Sinjar con il team dell'ONU. È anche in corso lo sminamento delle mine messe da Daesh, quindi posso assicurarvi che è possibile andare nel Sinjar e offrire un sostegno effettivo e concreto. Ricostruire il Sinjar è la vera soluzione, non i campi per gli sfollati!
  In ultimo, vorrei rispondere alla domanda sull'ospedale e sugli altri progetti. Abbiamo il sostegno dei francesi per la costruzione dell'ospedale, abbiamo presentato una proposta al Governo tedesco per altri progetti di ricostruzione nel campo idrico nel Sinjar. Non è la nostra Fondazione che realizza questi progetti direttamente, ci affidiamo ad altri che hanno più esperienza.
  Abbiamo anche presentato un progetto a livello universitario con la cooperazione italiana e con dei donatori internazionali e speriamo che possiate aiutarci a far approvare questo progetto con l'Italia promosso dalla nostra Fondazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio Nadia Murad per la sua testimonianza, per noi è veramente un onore averla ospite, contiamo di continuare a lavorare, come abbiamo già fatto, sul tema della diaspora yazida e quindi della condanna di tutte le violenze che avete subìto.
  Vi ringrazio nuovamente e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.