XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 29 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL IMPEGNO DELL ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Tay Roanna , responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 3 
Cahn Claude , responsabile dell'ufficio per i rapporti con l'UE dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 4 
Rodriguez De Alba Freiria Maria Belen , responsabile del dipartimento per la tutela delle minoranze dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 4 
Gueorguieva Naydenova Tania , responsabile dell'ufficio anti-discriminazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 4 
Tay Roanna , responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 4 
Boldrini Laura (LeU)  ... 4 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 6 
Carelli Emilio (M5S)  ... 8 
Grimoldi Paolo (LEGA)  ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 10 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 10 
Cahn Claude , responsabile dell'ufficio per i rapporti con l'UE dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 10 
Rodriguez De Alba Freiria Maria Belen , responsabile del dipartimento per la tutela delle minoranze dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 11 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 12 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 12 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 13 
Boldrini Laura (LeU)  ... 13 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 14 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 14 
Gueorguieva Naydenova Tania , responsabile dell'ufficio anti-discriminazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani ... 14 
Romaniello Cristian (M5S)  ... 15 
Carelli Emilio (M5S)  ... 15 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 16 
Tay Roanna , responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani ... 16 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 11.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, di rappresentanti dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani.
  Saluto e ringrazio i nostri ospiti per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  L'Alto Commissariato per i diritti umani, che è parte integrante del Segretariato delle Nazioni Unite, è stato istituito nel 1993 dall'Assemblea generale con il compito di rafforzare il coordinamento e l'efficacia degli organismi del sistema delle Nazioni Unite per i diritti umani. L'Alto Commissariato, che ha sede a Ginevra, funge da segretariato del Consiglio dei diritti umani e dei comitati istituiti dai principali trattati in materia di diritti umani, e assiste le cosiddette procedure speciali del Consiglio diritti umani, relatori speciali, esperti indipendenti, commissioni d'inchiesta e così via.
  Nel corso degli anni, gli uffici dell'Alto Commissariato hanno consolidato la propria presenza sul terreno istituendo dodici uffici regionali (in Africa, America, Asia, Pacifico, Medioriente e Nord Africa) e quattordici uffici nazionali (in Burundi, Cambogia, Ciad, Colombia, Corea del Sud, Guatemala, Guinea, Honduras, Mauritania, Messico, Palestina, Tunisia, Uganda e Yemen). Tali strutture locali collaborano attivamente con autorità di governo, parlamenti, autorità giudiziarie e di polizia, istituzioni nazionali per i diritti umani, ong e una vasta gamma di altri attori della società civile.
  Nel contesto della membership italiana del Consiglio ONU per i diritti umani, la delegazione ospite è in Italia per un ciclo di incontri presso il Ministero degli affari esteri, dell'interno, della giustizia e dell'università, presso l'UNAR e il Dipartimento per le pari opportunità, ma anche presso gli organi parlamentari preposti al tema dei diritti umani nei due rami del Parlamento e le istituzioni regionali di Lazio, Campania e Lombardia.
  Sono lieta di dare la parola a Miss Roanna Tay affinché svolga il suo intervento.

  ROANNA TAY, responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Buongiorno a tutti. Vi ringrazio per la vostra disponibilità ad ascoltarci e a riceverci in questa bella sede.
  Mi presento brevemente. Mi chiamo Roanna Tay e sono funzionario per i diritti umani nell'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Sono responsabile per l'Italia. Nella nostra sede di Ginevra abbiamo altri colleghi con noi, che si presenteranno brevemente a Pag. 4loro volta prima di riprendere con la mia spiegazione dello scopo della nostra riunione.

  CLAUDE CAHN, responsabile dell'ufficio per i rapporti con l'UE dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Io mi chiamo Claude Cahn. Sono dislocato presso l'ufficio di Bruxelles che tratta soprattutto con le istituzioni dell'Unione europea.

  MARIA BELEN RODRIGUEZ DE ALBA FREIRIA, responsabile del dipartimento per la tutela delle minoranze dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Mi chiamo Belen Rodriguez de Alba e lavoro nella sezione minoranze dell'Ufficio dell'Alto Commissario a Ginevra.

  TANIA GUEORGUIEVA NAYDENOVA, responsabile dell'ufficio anti-discriminazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Buongiorno. Io mi chiamo Tania Naydenova e lavoro nell'ufficio anti-discriminazione razziale, sempre nell'ambito dell'Alto Commissariato per i diritti umani a Ginevra.

  ROANNA TAY, responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani. Vengo allo scopo della nostra riunione. A settembre, l'Alto Commissario per i diritti umani ha espresso al Consiglio le sue preoccupazioni riguardo alla situazione della discriminazione in Italia. Siamo consapevoli sono aumentati i casi di discriminazione su base razziale e di discorsi improntati all'odio, anche da parte di rappresentanti e autorità di alto livello. In seguito a questo, il Governo italiano ha esteso un invito alla nostra delegazione perché venissimo in loco a valutare la situazione.
  Vorremmo quindi cominciare esprimendo la nostra gratitudine nei confronti del Governo per l'invito che ci è stato esteso, per la collaborazione che abbiamo trovato. Ci hanno aiutato a organizzare un programma molto ricco e interessante. Abbiamo già passato una giornata e mezzo parlando con rappresentati di Governo, UNAR e diversi ministeri. Abbiamo anche avuto un incontro con le organizzazioni della società civile per sentire le loro preoccupazioni. Speriamo, a fine settimana, di poter fare ritorno, per poi emanare delle raccomandazioni, coinvolgendo l'Alto Commissario. E speriamo che questo possa portare a un dialogo con l'Italia in quest'area di particolare preoccupazione.
  Vorrei iniziare con un paio di domande per avviare il dibattito. Ci interessa conoscere il vostro programma di lavoro. Forse, anche i miei colleghi avranno delle domande specifiche da farvi su alcune tematiche.
  Dicevo che sappiamo che il vostro comitato è di recente costituzione, e quindi, per avviare il dibattito, come punto di inizio vorremmo sentire il vostro programma di lavoro, le priorità che avete individuato per i prossimi mesi. E vorremmo sapere se c'è stata una formazione particolare in tema di diritti umani per i parlamentari che diventano membri di questo Comitato. Ci interessa anche sapere se tra le vostre priorità figurano anche la discriminazione su base razziale e l'incitamento all'odio razziale, individuati come settori di particolare preoccupazione per noi.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA BOLDRINI. Signora Tay, è un piacere avere Lei e la sua delegazione qui alla Camera dei deputati. Mi presento. Sono una deputata dell'opposizione. Sono stata Presidente della Camera dei deputati nella scorsa legislatura per cinque anni. Prima di questo, ho lavorato venticinque anni nelle agenzie delle Nazioni Unite.
  Nella scorsa legislatura ho cercato di sollecitare questo Parlamento sui temi del discorso di odio, delle discriminazioni nei riguardi delle minoranze, perché ritenevo fosse utile mettere al centro della nostra attività anche il tema della convivenza civile.
  Oggi, nessun Paese si può chiamare fuori su quest'argomento, perché le nostre società Pag. 5 sono sempre più composite. In questo sforzo, signora Tay, ho istituito due Commissioni parlamentari di studio.
  Dai lavori di quella relativa ai doveri e ai diritti di internet è uscita anche una mozione. Abbiamo prima fatto una dichiarazione, una sorta di «Carta costituzionale», sui princìpi di internet, che poi è stata trasformata in una mozione parlamentare, approvata all'unanimità.
  Poi ho istituito la Commissione sui fenomeni di odio. Il Consiglio d'Europa ci aveva chiesto, infatti, a livello parlamentare di attivare questo tipo di iniziativa. L'Italia è stato il primo Parlamento che ha attivato una Commissione, che ho istituito tenendo presenti tutte le forze politiche. C'erano un/una deputato/deputata di ogni forza politica, e gli esperti che sono stati invitati a partecipare a quest'iniziativa.
  Questa Commissione ha lavorato per diverso tempo ed è stata in grado di consultare esperti di tutti i settori. L'abbiamo istituita nel 2016. L'abbiamo voluta dedicare a Jo Cox, vittima dell'odio politico, minacciata sulla rete, per dimostrare che l'odio in rete è odio reale, concreto, che può arrivare anche a uccidere.
  Abbiamo fatto 31 audizioni e consultato 187 documenti. E abbiamo lavorato a un rapporto, che è qui e che io vorrei consegnarvi. È un atto di questo Parlamento, della Commissione Jo Cox. C'è anche una sintesi: «La piramide dell'odio in Italia». Gli uffici potranno fornirvi l'originale. Questo lavoro che ho voluto fare aveva come obiettivo quello di fare delle raccomandazioni a tutte le istituzioni italiane.
  Devo dire, però, che, nonostante lo sforzo e le lettere che abbiamo inviato alle istituzioni italiane, non c'è stata quella risposta che io pensavo e che penso un lavoro di questo genere meriterebbe. Da anni c'è una sottovalutazione del tema delle discriminazioni, dell'incitamento all'odio nel discorso pubblico, sottovalutazione che sta portando oggi a delle conseguenze chiare a tutti.
  Durante la campagna elettorale, Amnesty International ha fatto un rapporto, i cui esiti vorrei lasciare agli atti della Commissione, che parla di come il discorso di odio sia stato evidente appunto durante la campagna elettorale.
  Io non voglio influenzare le vostre valutazioni. Potrei dare dettagli su questo, ma eviterò di farlo proprio per rispetto della vostra terzietà.
  Posso solo dire che in Italia viviamo il tempo della politica dell'odio, che ha bisogno di capri espiatori. I migranti sono il capo espiatorio migliore, così come le istituzioni europee. Viviamo, però, anche il tempo dell'odio in politica, e l'odio in politica non ha più codici, ha bisogno di uccidere la reputazione dell'avversario, normalmente attraverso fake news e derisione, due armi potentissime, che in questo Paese vengono usate ogni giorno.
  Non sarà sfuggito alla nostra delegazione anche quanto stabilito dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Lascio agli atti anche questo materiale. Anche qui, si dice che in questo Paese, notoriamente conosciuto per essere Paese dell'accoglienza e della benevolenza, il discorso di odio è praticato a più livelli. So che a questa relazione alcuni parlamentari hanno cercato di presentare emendamenti, ma mi pare che quegli emendamenti non siano stati accettati.
  Credo che la vostra visita sia importante, poiché arriva in un momento in cui c'è una vera questione razzismo, una vera questione discriminazione nel nostro Paese. Potrei parlarvi a lungo anche del trattamento delle minoranze.
  Quelle di rom e sinti sono oggettivamente minoranze in difficoltà. Nel nostro Paese, si stima che siano circa 140-180 mila. Una parte di questi rom sono cittadini italiani, 70-80 mila; gli altri provengono in gran parte dai Paesi della ex Jugoslavia, con un problema serio di apolidia.
  È stato anche suggerito, negli ultimi mesi, di fare un censimento, questo dal Ministro dell'interno, censimento che per fortuna, che io sappia, non ha avuto più seguito. Questo, però, è il livello del dibattito.
  Allo stesso modo, il nostro Paese si trova continuamente a dividersi su questioni che dovrebbero essere pacifiche: chi viene salvato in mare, deve poter avere accesso al Pag. 6territorio. Dopodiché, si mettono in atto le azioni diplomatiche per riuscire a fare una suddivisione delle persone, ma la legge del mare, l'Organizzazione marittima internazionale e le Nazioni Unite con la dichiarazione di Montego Bay stabiliscono le responsabilità degli Stati, e oggi quelle responsabilità vengono disattese sistematicamente. Gli Stati europei decidono di disattendere gli impegni sovranazionali per fare costantemente un braccio di ferro per 40-50 migranti. Si gioca, quindi, una partita politica sui diritti delle persone più fragili.
  Io penso che nel nostro continente, che ha avuto la reputazione di essere la bussola dei diritti umani, di essere il riferimento di tutto il pianeta per la tutela dei diritti, queste pratiche siano una grande macchia, una macchia indelebile. E mi auguro che si riesca a ragionare con tutte le forze politiche, laddove questi problemi sussistano – come avrà notato, non ho voluto dare una connotazione di parte a questa mia esposizione – per arrivare veramente a un superamento di queste pratiche, che fanno paura e che non promettono assolutamente nulla di buono. Grazie.

  IVAN SCALFAROTTO. Anch'io voglio salutare i rappresentanti dell'Alto Commissariato per i diritti umani e tramite loro l'Alto Commissario Bachelet.
  Devo dire che non è senza un certo imbarazzo, tuttavia, che riceviamo la loro visita. Essendo l'Italia la culla del diritto, essendo qui nato il diritto moderno come lo conosciamo, essendo questa la patria di Cesare Beccaria, la patria della tutela del cittadino anche più debole, anche di quello nella situazione più complicata e più difficile, il fatto che un Ufficio così alto, così importante, così autorevole come l'Alto Commissariato per i diritti umani decida di mandare una sua delegazione nel nostro Paese è naturalmente un fatto che non può non sollevare qualche perplessità.
  Devo dire che ho apprezzato il fatto che dall'Alto Commissariato siano venuti sempre messaggi molto tranquillizzanti su come questa fosse una visita di routine. Tuttavia, non riesco a considerarla come tale. Credo che, appunto, il fatto che siate venuti qui significhi che a livello internazionale si esprimono preoccupazioni per il linguaggio di odio.
  In particolare, ciò che più preoccupa è che questo linguaggio di odio non si stia diffondendo soltanto nella popolazione in generale, ma che quest'abbrivio, quest'andazzo si stia verificando sulla base del fatto che proprio dalle classi dirigenti, da chi ha la responsabilità di gestire politicamente il Paese e di dare, come credo sempre succeda a chi ha responsabilità così importanti, un po’ il senso del buon esempio, il senso di quello che è morale e etico fare, stia arrivando un messaggio diseducativo al resto della popolazione.
  È chiaro che l'uomo o la donna medi, se sentono persone che hanno responsabilità apicali, responsabilità di vertice all'interno del Paese, sdoganare un certo messaggio, possono legittimamente sentirsi autorizzati a utilizzare lo stesso messaggio. Ed è una preoccupazione, secondo me, di non trascurabile entità. Come spesso dico, quando il dentifricio viene spremuto fuori dal tubetto, diventa difficile reinserirlo. Per dirlo in parole più eleganti, nel momento in cui si dà un esempio e si dice che un comportamento è moralmente ed eticamente legittimo, è poi doppiamente difficile spiegare che ci eravamo sbagliati e che un linguaggio offensivo, escludente, anche soltanto verbalmente violento, non dovrebbe essere ammissibile in una comunità civile, soprattutto in un Paese appunto importante e dalla civiltà giuridica così rilevante come l'Italia.
  Voglio segnalarvi, ai fini dei vostri lavori, che tuttavia in Italia abbiamo un'importante legge che si riferisce proprio al discorso d'odio e che punisce con sanzioni penali i discorsi di odio legati alla xenofobia, all'antisemitismo, in generale alla nazionalità e alla religione. È la legge che noi definiamo legge Mancino, dal nome dell'ex Ministro dell'interno, che all'epoca fu uno dei promotori. È una legge che recepisce con modificazioni la Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, firmata a New York il 7 marzo 1966. La Convenzione viene recepita nell'ordinamento italiano nel Pag. 71975, poi nel 1993 viene approvata la legge Mancino, questa legge contro i discorsi di odio.
  È una legge che spesso è stata attaccata da talune parti politiche in Italia. Di tanto in tanto, sentiamo anche esponenti politici di primo livello affermare che la legge Mancino è una legge che limita il diritto di opinione. Si tende, cioè, a confondere il discorso d'odio con la libera espressione delle opinioni, come se offendere qualcuno e utilizzare termini escludenti nei confronti di una minoranza rappresentasse una qualsiasi opinione che va liberamente espressa, e quindi tutelata. Di conseguenza, spesso sentiamo dire cose di questo genere.
  Voglio segnalare, perché mi sembra un fatto – non voglio connotare dal punto di vista di parte, però i fatti storici non possono neanche essere negati o nascosti – che il 14 gennaio di quest'anno il vicepresidente del Senato della Repubblica italiana, quindi un'alta autorità dello Stato, è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione dal tribunale di Bergamo per aver detto che l'ex Ministra Cécile Kyenge, la prima donna di colore pervenuta a un ruolo di Governo in Italia, gli ricordava un orango tango, un primate, una scimmia di grandi dimensioni. Ripeto che si tratta non di un passante che ha espresso queste opinioni, ma del vicepresidente del Senato, recentemente rieletto alla carica. Segnalo anche che è il più eletto tra i Vicepresidenti del Senato.
  Segnalo anche che, sempre al Senato della Repubblica, la presidente della Commissione diritti umani, recentemente eletta con i voti della maggioranza di Governo, credo al primo scrutinio, molto rapidamente, è stata anch'essa protagonista di un processo penale, poi archiviato, ma anche lei è stata indagata per istigazione all'odio razziale.
  Ora, capite che scegliere come presidente della Commissione diritti umani una persona le cui dichiarazioni, sebbene il provvedimento penale sia stato concluso senza luogo a procedere, hanno comunque interessato la magistratura ad aprire un fascicolo per istigazione all'odio razziale, significa dare un messaggio al Paese che la Commissione diritti umani di fatto non serve a niente. Se io prendo una persona che con i propri comportamenti ha negato quei valori e la metto a presiedere quella Commissione, è un po’ come dire che è una Commissione inutile. Diventa un po’ uno sberleffo, una burla verso chi invece pensa che i diritti umani siano una questione estremamente importante.
  Segnalo, sempre a proposito della legge Mancino, che sono ormai decenni che il Parlamento, o almeno talune forze del Parlamento, provano ad allargare l'ambito di applicazione della legge Mancino.
  Come ho detto, la legge Mancino punisce i discorsi di odio nei confronti di xenofobia, antisemitismo, nazionalità e religione, ma non protegge le persone sulla base del loro orientamento sessuale o della propria identità di genere.
  Questo significa che proprio le medesime espressioni che l'ordinamento riconosce come reato, come crimine, se espresse nei confronti di una persona a causa della nazionalità, dell'etnia o della religione, sono perfettamente legittime se dirette verso una persona omosessuale, bisessuale o transessuale. Ci sono anche le donne, ma non sono una minoranza, sono una maggioranza.
  Nonostante si sia tentata in più occasioni l'opposizione all'allargamento di questa legge a protezione delle persone LGBTQI, questo ha trovato un'opposizione fiera da parte di larghissimi settori dell'opinione pubblica, che ancora una volta hanno sostenuto la tesi che l'omofobia è in realtà espressione di una libera opinione. Utilizzare, cioè, linguaggi anche verbalmente violenti di esclusione nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali e trans, è considerata da una larga parte della popolazione, sicuramente da una larghissima parte del ceto politico, l'espressione di una libera opinione, tant'è che non si riesce ad arrivare all'approvazione di una legge in questa direzione,. Potete capire quale sia anche la qualità della vita che si trovano ad affrontare le persone LGBT nel nostro Paese.
  Aggiungo un'ultima cosa. Voi avete avuto occasione di incontrare l'UNAR, acronimo che sta per Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, quindi già nel nome è Pag. 8scritto che in realtà l'UNAR è stata creata soltanto per avere a che fare con le discriminazioni basate sull'etnia, come preferiamo dire in italiano – il concetto di razza non suona bene in relazione agli esseri umani, – però l'UNAR ha di fatto negli anni allargato il suo ambito di azione anche ad altro tipo di discriminazione, sempre in modo un po’ ufficioso, non ufficiale, essendo spesso accusata da talune forze politiche di andare al di là del proprio compito e minacciata da forze politiche presenti in Parlamento della necessità di chiuderlo, al contrario di quello che invece credo si dovrebbe fare.
  Come immagino sappiate benissimo, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni, proprio perché è un'Authority che dovrebbe controllare la politica e il Governo, dovrebbe per sua natura essere totalmente indipendente dal Governo. È chiaro che un'Authority che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ha molta difficoltà a fare da difensore di chi è vittima di posizioni discriminatorie che derivino direttamente dalle autorità di Governo.
  Penso che una delle cose sulle quali veramente bisogna insistere sia dare all'UNAR la possibilità di agire in modo da essere indenne da ogni pressione che derivi dal potere politico. In questo senso, il mio invito è a esaminare anche quest'aspetto nel vostro lavoro.
  Vi ringrazio ancora per essere qui. Credo che la situazione che vi trovate ad affrontare sia complessa. Il nostro è, ripeto, un Paese per sua cultura storica riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più accoglienti, la cui popolazione è famosa per la sua affabilità, per la sua umanità, per la sua tradizione di accoglienza e di apertura.
  L'Italia, anche per la posizione centrale del Mediterraneo, è stata casa di molti popoli che ci hanno invasi e che hanno lasciato un pezzo della loro cultura. Gli italiani hanno tutti i colori di occhi e capelli possibili e immaginabili proprio perché siamo stati per tradizione un luogo di passaggio di tanti popoli. Questa è forse una delle grandi ricchezze del nostro Paese.
  È chiaro che una situazione come quella che vi conduce qui rattrista doppiamente, proprio perché va contro la cultura e la tradizione del nostro Paese.

  EMILIO CARELLI. Ringrazio la signora Roanna Tay e i suoi collaboratori per l'audizione presso la nostra Commissione.
  Spero che da questo e dagli incontri che verranno fatti in questi giorni con le altre istituzioni nasca un dialogo che porti un po’ a sfatare i sospetti e le preoccupazioni da parte dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, preoccupazioni per la discriminazione razziale o per discorsi improntati all'odio da parte di alcuni esponenti politici. Perché dico questo? Da esponente della maggioranza, da neoparlamentare ed ex giornalista, penso che ci siano elementi per poter sfatare questo tipo di sospetti o di preoccupazioni.
  Ho ascoltato con grande attenzione l'intervento dell'onorevole Boldrini. Devo dire che ho sempre apprezzato tantissimo l'azione della collega Boldrini a favore dei diritti umani durante l'ultima legislatura come Presidente. Ho guardato anche sempre con grande simpatia le sue iniziative.
  Mi spiace, però, che nel suo intervento di oggi sia prevalsa, nonostante la sua smentita, una sicura connotazione di parte, che trovo quando l'onorevole Boldrini parla di discorsi di odio evidenti nella campagna elettorale. Penso che dobbiamo distinguere tra le parole e i fatti.
  Come possiamo parlare di odio e di discriminazione razziale per un Paese come l'Italia, che negli ultimi anni ha accolto 600 mila migranti ed è stata lasciata sola da parte di tutta l'Europa in quest'azione di accoglienza?
  Devo dire che è stata un'accoglienza che è costata anche dal punto di vista economico e sociale, di inserimento, di rapporto con la popolazione. A tutti questi migranti è stata garantita una prima accoglienza in alcuni centri con un costo giornaliero che andava anche intorno ai 40-45 euro. Questi sono costi veri: alimentazione, assistenza sanitaria gratuita, perché in Italia abbiamo la fortuna di avere uno dei migliori sistemi sanitari del mondo, che garantisce un alto livello di prestazioni. Pag. 9
  Tutto questo è stato garantito a tutti i migranti sul territorio, a volte mettendo in difficoltà anche il sistema sanitario, perché le liste di attesa, soprattutto al nord, dove c'è stata una grande concentrazione di migranti, si sono allungate, e quindi hanno creato disagio anche alla popolazione italiana presente sul territorio. A tutti è stato garantito l'accesso all'istruzione, alla scuola. Per quanto riguarda le minoranze – prima si parlava della minoranza rom – questi diritti sono stati estesi all'accesso alle case popolari.
  Parlare, quindi, di odio razziale in un Paese che in tutti questi anni ha fatto dell'accoglienza una sua bandiera, un suo vessillo, solamente perché un nuovo Governo decide di introdurre una nuova politica da questo punto di vista, una politica che giustamente richiama alla redistribuzione in tutti i Paesi europei dell'onere dell'arrivo di tanti migranti in Europa, penso sia ingiusto.
  Penso che sia, invece, giusto guardare anche a Germania e Olanda. Cito il caso di questi giorni della Sea Watch: abbiamo quarantasette migranti che vengono dall'Africa che da più di una settimana sono su una nave che, nel momento in cui li ha raccolti, era a poche miglia da Tunisi, ma non si è rivolta a Tunisi, che è passata vicino a Malta, ma non si è rivolta a Malta, come prevedevano tutte le norme marittime. Si è rivolta, invece, all'Italia, che si è detta disponibile a creare un corridoio umanitario per questi migranti, che in questo momento sono sul territorio nazionale olandese – la nave batte bandiera olandese – e che l'Olanda si rifiuta di accettare.
  Viene meno, allora, ai diritti umani, sul tema della discriminazione razziale, l'Olanda o l'Italia? Questa è la domanda che pongo. O la Francia, che si rifiuta categoricamente di accogliere qualsiasi tipo di migrante?
  Vorrei che la vostra delegazione, nel momento in cui prende in esame le varie posizioni espresse, anche in questa Commissione, tenga conto anche di tutte queste cose e abbia una visione non solo italiana, ma anche europea. Ribadisco che l'Italia e il nostro Governo sostengono la redistribuzione dell'onere e dell'impegno per i migranti che arrivano in Europa e non vogliono essere lasciati soli.
  Quello che sostengo da sempre è che un grande continente come l'Europa, che è stato una culla di civiltà, non può in questo momento chiudere gli occhi, lasciare l'Italia da sola a farsi carico dell'arrivo dei migranti, far finta di niente e non impegnare risorse e sacrifici per accogliere queste persone. Io sono per la politica dell'accoglienza, a patto che la facciamo tutti insieme. Grazie.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie presidente. Faccio mie le parole magistralmente esposte dal collega, che condivido fino al minimo dettaglio.
  Vorrei lasciare un contributo aggiuntivo. Per dovere di cronaca – non ne faccio una colpa alla Presidente Boldrini, perché non ne fa parte, non può saperlo, è successo l'altro giorno – siccome si citava la presa di posizione del Consiglio d'Europa, dico che in quella presa di posizione, leggendo il dispositivo, è scritto che noi siamo un Paese mafioso, che abbiamo una corruzione, specialmente al sud, presente a ogni livello. Era una presa di posizione fatta di stereotipi offensivi verso il nostro Paese.
  Le mie parole sono tanto fondate che il dato politico all'interno del Consiglio d'Europa è stato che tutte le forze politiche italiane presenti hanno sottoscritto degli emendamenti condivisi. I colleghi del Partito democratico componenti del Consiglio d'Europa hanno sottoscritto gli stessi emendamenti, perché evidentemente questa presa di posizione del Consiglio d'Europa era offensiva a 360 gradi nei confronti del nostro Paese.
  Siccome è stata citata anche la presa di posizione del Consiglio d'Europa, le porto a suffragio quest'elemento (dopo citofoni ai colleghi del PD, che glielo spiegano). Al netto di questo, a meno che lei non condivida gli stereotipi che sono stati assunti a proposito del nostro Paese, evidentemente certe prese di posizione all'estero fanno sorridere.
  Registro anche che, in sede di quella discussione, tutti quelli che avevano un minimo di buonsenso sottolineavano che la Pag. 10discussione non avrebbe dovuto essere incentrata su quello che l'Italia avrebbe dovuto ancora fare, ma sul fatto che l'Europa, o, se vuole, i singoli altri Paesi dell'Unione europea, si siano tutti rifiutati di intervenire o, con modi e sfumature diverse, si rifiutino di intervenire nel mantenere i patti.
  Nel Consiglio d'Europa, poi, ci sono anche Paesi non facenti parte dell'Unione europea, e quelli proprio non vogliono sentir parlare dell'accoglienza di immigrati. Glielo do solo come atto aggiuntivo per dovere di cronaca, visto che sono stato contento del dato politico che la delegazione italiana al 100 per cento ha presentato degli emendamenti condivisi, proprio perché si trattava di un'evidente forzatura.

  PAOLO FORMENTINI. Sottoscrivo anch'io l'intervento del collega Carelli, in toto, e quello del collega Grimoldi.
  Intervengo solo per ribadire ancora con forza che l'Italia, accusata – ricordiamolo – dall'Alto Commissario ONU Bachelet con termini molto forti, che devo dire ci hanno stupito, è tutt'altro che un Paese razzista, benché il gioco delle opposizioni ovviamente sia quello di dipingerla come tale. È anzi un Paese che per i diritti umani ha fatto tantissimo. Ricordiamo anche che da poco l'Italia siede nel Consiglio dei diritti umani e che questa battaglia è stata sostenuta da tutta questa maggioranza.
  La questione che pongo è semplicissima: è più umanitario l'atteggiamento del nostro Governo, che cerca di fermare le morti nel Mediterraneo, o lo è di più ribadire in assoluto i diritti umani fondamentali, ma senza muovere un dito, lasciando che la gente muoia in un viaggio della speranza, che si conclude, purtroppo – è bene ribadirlo – spesso in fondo al Mediterraneo?
  Oggi, con le politiche attuate da questo Governo gli sbarchi sono calati enormemente. Abbiamo avuto centocinquantacinque sbarchi, finora, a gennaio, a fronte di trecentosei rimpatri.
  Con questo nuovo atteggiamento, non ci laviamo le mani dalla tragedia che si compie oggi in Africa, tutt'altro. È sempre stato questo Governo a stanziare fondi e risorse materiali per aiutare la Libia a contenere questo traffico di essere umani. Abbiamo ceduto delle nostre motovedette per pattugliare le coste libiche.
  Per converso, siamo stati lasciati soli dalla comunità internazionale. È stato detto magistralmente, ma anche qui va ripetuto. Non è un caso se la missione europea EUNAVFOR MED Sophia ha come unico porto di sbarco l'Italia, che chiede a gran voce da mesi, del tutto inascoltata, di ridiscutere i termini e le regole di ingaggio di questa missione.
  Da soli, quindi, sopperiamo al un problema enorme e drammatico dell'Africa, un problema originato da una svariata serie di motivi, che però da soli non possiamo affrontare.
  Chiediamo aiuto anche a voi perché l'Italia davvero non sia più lasciata sola, e anzi accusata quando ha fatto uno sforzo che è sotto gli occhi di tutti, come è stato ricordato: finanziario, di risorse, di ogni organo dello Stato, Forze di polizia, servizi sociali. Tutto è stato mobilitato. Era un modello che, però, non poteva reggere. Oggi, chiediamo che sia la comunità internazionale a sostenere il nostro Paese nel far sì che la situazione possa evolvere.
  Quanto agli episodi singoli di razzismo citati dall'onorevole Boldrini, anche di membri appartenenti al nostro partito, credo che la vigenza dello stato di diritto sia ribadita dal fatto che ci sono state delle condanne, che noi ovviamente riteniamo giuste.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  CLAUDE CAHN, responsabile dell'ufficio per i rapporti con l'UE dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Grazie molte, presidente, per avermi dato la possibilità di replicare ad alcune considerazioni.
  Vorrei chiarire che il nostro Alto Commissario ci ha chiesto di venire in Italia proprio per ascoltare il maggior numero possibile di attori coinvolti in queste tematiche. Come le ha detto la collega, è già un giorno e mezzo che siamo qui e saremo qui fino a venerdì. Il nostro mandato è molto Pag. 11specifico: ci concentriamo su intolleranza legata al razzismo.
  Non dobbiamo pensare ai diritti dei migranti né alla tratta, al traffico, ai rifugiati. Questo non rientra nel nostro mandato. Ci dobbiamo concentrare proprio su razzismo, discriminazione razziale, intolleranza su basi razziali.
  Detto ciò, certo, la comunità internazionale ha ascoltato l'appello che è arrivato da molti Governi europei, tra cui quello italiano, affinché ci possa essere un global compact per la migrazione. Sono due anni che si cerca di adottare un accordo soddisfacente per tutti i Governi del sistema onusiano. A Marrakech è stato sottoscritto quest'impegno. Questa è stata una richiesta fondamentalmente da parte dei Governi europei, che percepivano questo peso, questo stress, come avete indicato voi. Dicevo che c'è stato un processo di consultazioni di due anni per arrivare a un risultato.
  Non voglio ora esporre tutte le conclusioni della nostra missione, poiché siamo soltanto alla seconda giornata e, come vi dicevo, ci dobbiamo occupare solamente di questioni che riguardano razzismo e intolleranze per motivi razziali.
  Comunque, e parlo a nome dei colleghi, siamo già colpiti dalla resilienza, dall'attivismo delle vostre istituzioni, soprattutto la magistratura, che ovviamente deve osservare gli obblighi imposti dal diritto internazionale. In realtà, quindi, siamo qui per fare ciò che avete chiesto voi. Siamo qui per collaborare con il vostro Governo. Vogliamo darvi delle raccomandazioni, ovviamente basate sul mandato del diritto internazionale. Vorremmo cercare di rafforzare l'azione italiana in questo campo e dare un seguito positivo, utile.
  Vogliamo rispondere, quindi, alle richieste che possono arrivare in termini di sostegno tecnico, come quelle che ci esprimete. Ci auguriamo davvero di poterlo fare, anche sulla base di ciò che ascolteremo questa settimana. Il nostro lavoro consiste in questo. Ci auguriamo di poter soddisfare le vostre richieste.
  Vengo all'ultimo punto.
  Chiaramente, incontriamo anche le organizzazioni delle società civile e le vittime, le persone colpite. Ieri, tra le altre cose, abbiamo potuto parlare con diverse persone, in particolare un uomo e una donna di discendenza africana: loro ci hanno detto che ogni giorno vengono ingiuriati per strada.
  Una donna sulla quarantina ci ha detto che non ha avuto figli perché aveva paura di allevarli in questo clima, ma entrambi ci hanno parlato di quello che avete detto tutti voi, ossia di una profonda tradizione di tolleranza in Italia, una cultura radicata di solidarietà, amicizia. Però hanno anche detto che tutto ciò è cambiato in maniera evidente e quindi vivono nella paura.
  Questo deve rientrare nel nostro lavoro, è proprio il nocciolo del nostro lavoro, quindi volevo dirvelo per farvi riflettere. Vi ringrazio per le osservazioni e abbiamo preso nota di tutto ciò che avete detto.

  MARIA BELEN RODRIGUEZ DE ALBA FREIRIA, responsabile del dipartimento per la tutela delle minoranze dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Vorrei ringraziare i deputati Boldrini, Scalfarotto, Carelli, Grimoldi e Formentini per questi interventi così importanti.
  Ci rendiamo conto del lavoro svolto dalla Commissione Jo Cox e abbiamo letto molto attentamente le raccomandazioni che sono state elaborate. Desidero ribadire ciò che ha detto il mio collega Claude Cahn sullo scopo della nostra missione: noi dobbiamo valutare la situazione relativa alla discriminazione razziale, l'incitamento all'odio, alla discriminazione, a prescindere dalla posizione giuridica della persona. Possono essere migranti irregolari, richiedenti asilo, essere di seconda o terza generazione, di discendenza africana, appartenere a minoranze religiose, etniche, rom, sinti o caminanti.
  A questo proposito vorremmo condividere con voi una lettera pubblica, che è stata inviata da alcuni rappresentanti dell'ONU, compreso l'Alto Commissario Bachelet, che si occupano di discriminazione razziale, libertà di espressione, minoranze, e sono tutti esperti indipendenti. Si tratta di una lettera inviata nel mese di ottobre 2018, in cui si esprime preoccupazione riguardo al clima di ostilità, intolleranza, Pag. 12odio razziale e xenofobia in Italia, alimentato dalle autorità politiche e dalla loro retorica nei confronti di migranti, rifugiati, minoranze, fra cui persone di discendenza africana e rom.
  Vi si sostiene che questa situazione abbia portato ad un incremento degli attacchi motivati dall'odio, a conferma delle condotte discriminatorie nei confronti delle persone appartenenti a questi gruppi.
  Vorremmo capire da voi, in quanto legislatori, quali sforzi siano stati compiuti relativamente a questo tema, se esistano leggi particolari. La legge n. 205 del 1993, ad esempio, cerca di inserire il discorso delle aggravanti, così come raccomandato dal Comitato per i diritti umani, quindi vorremmo avere la vostra conferma che questa legge sia stata approvata.
  Vorremmo chiedere inoltre se le due iniziative legislative sulla tutela di rom e sinti, la proposta di modifica della legge n. 482 del 1999 e l'altra di cui purtroppo non ricordo il numero, siano state adottate o siano ancora in fase di dibattito.
  In questi giorni abbiamo potuto incontrare molti stakeholder che hanno portato alla nostra attenzione l'esistenza di alcune leggi, che non si riferiscono direttamente alla discriminazione razziale, però, per il modo in cui vengono presentate nel dibattito pubblico, vengono associate a persone di discendenza africana o ad appartenenti ad altre minoranze tra cui quella religiosa e i rom. Questo potrebbe costituire una minaccia alla sicurezza, così come la legge sulla legittima difesa.
  Se quindi potete darci una sorta di briefing per quanto riguarda l'agenda del Parlamento, per capire come questo Comitato promuova l'iter legislativo relativo a questi provvedimenti. Sapete che l'Italia ora è membro del Consiglio dei diritti umani e questa missione è stata concordata insieme al Governo, quindi il nostro rapporto verrà ampiamente discusso con le autorità italiane.

  PRESIDENTE. C'è l'onorevole Boldrini che vuole replicare nuovamente, ma, se non le dispiace, darei prima la parola all'onorevole Lupi, perché non è ancora intervenuto sull'argomento.

  MAURIZIO LUPI. Anch'io ringrazio i rappresentanti dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani, anche per gli interventi che ho ascoltato e in particolare gli ultimi due per le precisazioni sul compito e sul ruolo che l'Ufficio dell'Alto Commissariato riveste anche in occasione della sua visita in Italia.
  Devo dire che la prima risposta all'ultima domanda posta dalla dottoressa viene innanzitutto dalla sensibilità di questa Commissione e di questo Parlamento, che come primo atto ha voluto un'indagine conoscitiva, di cui tra l'altro sono relatori una collega di maggioranza e uno di opposizione, a testimonianza del fatto che questi temi non appartengono allo scontro politico, ma devono vedere la sensibilità e l'unione di tutti.
  Qui non c'è da dividersi tra chi difende di più o meno i diritti, c'è da essere tutti uniti per capire cosa fare e per cogliere i segnali, che possono emergere in Italia o in tutte le parti del mondo, che vanno nella direzione opposta.
  Abbiamo quindi inserito questo incontro all'interno delle audizioni di questa indagine conoscitiva di cui sono relatore di minoranza, nel senso che appartengo all'opposizione, e questo dà già un segnale dell'approccio che il Parlamento italiano vuole avere.
  Voi avete citato delle leggi che risalgono al passato, ma in tutti questi anni c'è stata comunque un'attività legislativa, diretta o indiretta, che ha cercato di creare le condizioni per cui fenomeni di intolleranza razziale nel nostro Paese non avvengano, prima fra tutti la grande sfida educativa e culturale che noi dobbiamo affrontare nel nostro Paese; così come la grande sfida che, nella concretezza della vita quotidiana, questa intolleranza razziale non si traduca in intolleranza verbale, o addirittura fisica.
  Penso ad una legge che è stata varata nella precedente legislatura, che però ha visto tutto il Parlamento schierarsi a favore, quella contro il caporalato: lo sfruttamento del lavoro che si annida in particolare nelle zone agricole del nostro Paese e che quindi abusa dell'intolleranza razziale sfruttando la manodopera, non rispettandola Pag. 13 dal punto di vista dei diritti umani e della dignità umana, come merce di scambio e di schiavitù. Si tratta di una legge che indirettamente combatte la discriminazione.
  Dico questo (lo dico anche alla presidente Boldrini) perché io non accetto l'idea che sui temi dell'intolleranza e del razzismo, fenomeni assolutamente preoccupanti, ci si divida e ci sia lo scontro politico.
  Prima avete assistito ad uno scontro, legittimo, sulle differenze di scelta politica, ma l'Italia non è un Paese razzista: proprio mentre ci sono fenomeni di discriminazione come quelli che voi avete ascoltato, parallelamente ci sono fenomeni di accoglienza. Solo tre settimane fa, sulle coste della Calabria, senza che nessuno lo dicesse, persone comuni si sono buttate in mare per salvare degli immigrati che stavano affogando.
  È la cultura e la dignità di questo Paese, e noi dobbiamo lavorare in questa direzione e cogliere i fenomeni di razzismo come segnali, come spie di allarme per prevenirli, non giustificarci ma riconoscere che sono dei segnali su cui dobbiamo essere uniti: Parlamento, società civile e anche istituzioni.
  Dal punto di vista legislativo credo che la presidenza della Commissione o della Camera potrà aggiornarvi su tutte le leggi approvate che vanno direttamente o indirettamente nella direzione di questo contrasto, personalmente sono convinto che non si tratti solo di approvare delle leggi, che pure devono essere chiare, nette e precise, ma si tratti innanzitutto di lavorare insieme perché la sfida educativa e culturale nella tradizione del nostro Paese possa vederci tutti uniti. Lo scontro è inaccettabile, perché non esiste un gruppo parlamentare o un parlamentare di maggioranza o opposizione che non condivida questo spirito, e questa è la forza di questo Paese.
  Il mio auspicio è che anche grazie alla vostra visita e agli organismi che voi rappresentate il richiamo sia all'unità tra di noi, non alla divisione, perché se discutiamo delle politiche a favore o contro l'immigrazione, ci dividiamo, perché ovviamente sono tutte legittime, ma vanno in diverse direzioni.
  Non voglio entrare nel merito, ma mi interessava dare questo piccolissimo contributo che non nasconde il problema, ma che dovrebbe aiutarci a lavorare tutti insieme e a dire che l'Italia su questo è unita e dà un segnale unico. Questo non per nascondere la polvere sotto il tappeto, ma per dire la realtà che io vedo.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Lupi, che tra l'altro è anche vicepresidente di questo Comitato, e lascio la parola all'onorevole Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, signora presidente. Qui stiamo parlando di un tema specifico, che ci è stato anche ricordato dalla stessa delegazione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che è quello del razzismo, dell'intolleranza e del discorso di odio. Non stiamo parlando quindi di politiche migratorie e di politiche di accoglienza, e vorrei riportare il tema al centro del nostro scambio.
  Per quanto riguarda le minoranze, in particolare i rom, nel nostro Paese vige in questo momento la politica della ruspa. Cosa vuol dire? Vuol dire che chi oggi ha la responsabilità di gestire le collocazioni di queste persone (rom, sinti e caminanti), ritiene che l'unico modo per gestirle sia prendere un caterpillar e buttare via tutte le strutture che sono dentro questo spazio; e fin qui siamo tutti d'accordo, perché questi spazi sono terribili dal punto di vista sanitario, delle condizioni igieniche, dello stile di vita.
  Poi però tutto finisce lì, cioè non si pensa di abbattere questi luoghi inadatti alla vivibilità per poi dare un'alternativa; no, l'unica politica vigente è quella della ruspa, andiamo e buttiamo tutto giù. Ora, se questa non è discriminazione, non so come potremmo chiamarla.
  Questa stessa politica si rivolge anche ai richiedenti asilo, che magari sono in un centro dello Stato. Ultimamente abbiamo visto trasferimenti coatti di famiglie e anche di bambini senza preavviso e senza sapere dove sarebbero stati portati: bambini Pag. 14 che andavano a scuola, che hanno dovuto quindi interrompere un percorso, persone che stavano avviando un processo di integrazione, quindi c'è una pratica discriminatoria che viene portata avanti a livello istituzionale, ogni giorno.
  Prima è stato riferito quello che il vicepresidente del Senato ha detto a una senatrice di questo Paese. Non voglio personalizzare, ma voglio dire che, per quanto mi riguarda, una figura istituzionale mi augurato lo stupro per farmi tornare il sorriso: un sindaco si è rivolto a me con un post dicendo «mandiamo gli stupratori a casa sua così le ritorna il sorriso».
  Questo è il modo di fare politica, capito caro Lupi? Se questo non è odio, vorrei capire cosa è odio, e io ricevo messaggi politici perché questo è un sindaco della Lega. Per cinque anni l'attuale Ministro dell'interno, ogni volta che accadeva un crimine ad opera di migranti, scriveva «#risorse boldriniane», come se io e i criminali fossimo la stessa cosa.
  Questo ha suscitato contro di me una campagna di odio senza precedenti, e io, Lupi, come tu sai, con i criminali non ho nulla a che vedere! Che un crimine venga commesso da un criminale non può essere addebitato a me, perché se tu lo fai entri nella mia vita e la sconvolgi, e anche quella di mia figlia.
  Oggi, quindi, l'odio è la cifra della comunicazione politica ed è istituzionalizzato. Questo è gravissimo! non si può sottovalutare quello che il Paese sta subendo, e, se lo fa il ministro, lo possono fare anche gli altri, è legittimo che lo facciano anche i cittadini.
  Non stiamo dicendo che il nostro Paese è razzista, stiamo dicendo che oggi questo sistema sta contaminando la nostra società, ed è un'enorme responsabilità di chi è al Governo seminare odio ogni singolo giorno.
  Chiudo dicendo che la legge Mancino non prevede una fattispecie: l'odio di genere, e la Commissione Jo Cox dice che il primo motivo di odio in Italia è la misoginia, l'odio di genere ai danni delle donne. Non abbiamo una legge che protegga le donne dall'odio che le sta travolgendo. Per questo, presidente, ho presentato una proposta di legge contro l'omofobia e anche contro le discriminazioni di genere. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. C'è ancora l'onorevole Formentini. Invito ad essere telegrafici perché gli ospiti devono andar via.

  PAOLO FORMENTINI. Sarò sintetico al massimo. Appartenendo allo stesso partito del Ministro Salvini mi sento in dovere di precisare velocemente un paio di cose.
  È vero che noi evochiamo spesso l'immagine della ruspa per risolvere i problemi di aree degradate ove regna sovrano l'illecito, ma è altresì vero che nessuno di noi si sognerebbe mai di torcere un capello a queste persone.
  L'espressione «risorse boldriniane» è derivata da un uso dell'espressione «risorsa» che era stato fatto dalla deputata e allora Presidente della Camera per qualificare tutti i migranti. Si stigmatizzava, come partito, il fatto che in termini di costi per lo Stato italiano queste persone non fossero proprio una risorsa, visto quello che spendevamo ogni mese per mantenere una situazione che, come ho specificato prima, ricadeva sulla sola Italia, che di fatto doveva fronteggiare da sola la crisi migratoria di parte del continente africano.
  Starei anche attento e stigmatizzerei il fatto che si dica che i ricollocamenti da un centro di accoglienza a un altro sono delle violenze, delle violazioni dei diritti umani, perché così non è: sono dei semplici ricollocamenti da un centro all'altro.

  TANIA GUEORGUIEVA NAYDENOVA, responsabile dell'ufficio anti-discriminazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani. Solo per enfatizzare il focus e ribadire ancora una volta che in questa occasione il nostro centro d'interesse non sono i migranti. Abbiamo avuto incontri con italiani (sottolineo italiani) di origine africana, che sono state vittime di aggressioni, ci hanno parlato della situazione difficile tra prima e seconda generazione, ci hanno detto: «preferiamo essere la nuova generazione». Si fanno queste Pag. 15distinzioni ma loro sono e si sentono italiani.
  Ci hanno anche parlato del fatto che hanno cercato di seguire delle attività scolastiche, che alle scuole elementari e medie spesso c'è una buona collaborazione, ma quando arrivano al liceo c'è un rigetto, un rifiuto di attuare dei progetti che riguardino la diversità, i diritti umani e altre tematiche del genere.
  Ho una domanda: cosa sta succedendo al sistema dell'istruzione pubblica? Questa è un'area molto importante. Questi giovani ci hanno parlato ad esempio di manuali scolastici con dei testi che contribuiscono a stigmatizzare gli italiani che hanno un aspetto diverso dal tipico italiano.
  Ritornando alla legge Mancino avrei una domanda: nel sistema italiano esistono, come vediamo a livello internazionale, clausole aperte, formulazioni tipo «per qualunque altra motivazione», in inglese any other grounds? Dico questo perché nel momento in cui certi strumenti legislativi sono stati adottati magari non era possibile prevedere tutte le motivazioni, quindi hanno lasciato queste previsioni aperte con frasi tipo «qualunque altra forma di discriminazione o qualunque altro motivo di discriminazione» o formulazioni di questo tipo. Esiste qualcosa di simile a questa formulazione aperta nella legislazione italiana?

  CRISTIAN ROMANIELLO. Buongiorno a tutti, vorrei ringraziarvi per questa presenza, per questa attenzione e anche per gli spunti che ci avete fornito oggi, che saranno debitamente valutati da tutti noi. Abbiamo intenzione di fare un lavoro sulle criticità che voi ci avete portato, però vorrei fare delle precisazioni.
  Vorrei innanzitutto esprimere la mia assoluta solidarietà alla collega Boldrini, perché è assolutamente inaccettabile che venga fatta una violenza del genere a una donna. Sono altresì rammaricato per quello che ci avete raccontato, storie di persone di origini africane che vengono quotidianamente offese e che vivono nella paura. Se c'è qualcosa per cui vogliamo assolutamente combattere, è che le persone che vivono nel nostro Paese, di qualsiasi colore e nazionalità, non debbano provare paura.
  Per quanto riguarda le divisioni che oggi sono emerse, vorrei cogliere con favore le parole del collega Lupi, perché su un tema delicato come quello del razzismo e delle discriminazioni non devono esserci divisioni: non c'è nessuno che voglia il razzismo e le discriminazioni, in questa Commissione come in Aula, come nella maggior parte del Paese, che è un Paese buono e accogliente. Non c'è nessuno che voglia le discriminazioni, ci sono solo persone che vogliono impegnarsi affinché le discriminazioni vengano demolite.
  Quando si cerca di dividersi e di dire che da quella parte ci sono le violenze e le discriminazioni, bisogna stare attenti, perché in questo Paese abbiamo avuto anche episodi di razzismo nei confronti di un'atleta italiana di origini nigeriane, che è stata colpita con un uovo in faccia da tre ragazzi, e uno era figlio di un esponente di un partito che oggi addita la maggioranza come razzista.
  Nel momento in cui la ragazza è stata colpita, è stato detto che quello era un atto razzista ed era colpa delle persone che stanno al Governo e oggi raccolgono la maggioranza nel Paese, e il giorno dopo, quando si è scoperto come invece la matrice educativa del ragazzo fosse diversa, si è detto che era stata la bravata di un ragazzo: invece è un gesto da condannare chiunque l'abbia fatto, così come è da condannare chiunque abbia insultato la collega Boldrini, e questo è da dire forte e chiaro.
  Noi abbiamo una missione: tracciare un rigoroso discrimine tra l'onesto e il disonesto, dobbiamo fare in modo che la magistratura abbia tutti gli strumenti per separare onesti e disonesti. Vogliamo combattere ogni forma di razzismo e discriminazione, e avete il nostro impegno, ve lo garantisco. Grazie.

  EMILIO CARELLI. Condivido pienamente l'intervento dell'onorevole Lupi, che ha espresso l'esatto spirito con cui noi dobbiamo affrontare i temi della discriminazione razziale e del razzismo. Massima disponibilità ad affrontare insieme (questo è un messaggio che rivolgo in particolare all'onorevole Boldrini) una nuova legge che Pag. 16persegua la discriminazione di genere e la discriminazione in base alle tendenze sessuali; solidarietà e condanna per gli attacchi su internet all'onorevole Boldrini, questo l'abbiamo sempre espresso e lo esprimeremo sempre.
  Un piccolo consiglio a voi che siete qui in Italia: ho sentito pronunciare poco fa delle affermazioni, come per esempio che la legge sulla legittima difesa possa contenere degli elementi di razzismo, che nelle scuole ci siano episodi o addirittura dei libri di testo che incitano al razzismo: francamente mi sento di escluderlo totalmente. A fronte di due persone di colore che ieri vi hanno detto che vengono insultate per strada, ce ne sono decine di migliaia che ogni giorno vengono accolte, accudite, salutate con simpatia, ricevono espressioni di solidarietà da parte della cittadinanza italiana, come l'episodio ricordato dall'onorevole Lupi: i migranti arrivati sulle coste calabresi, con i cittadini locali che si sono buttati in mare per salvarli da un possibile annegamento.
  Vi prego, quindi, non fatevi abbagliare da alcune piccole situazioni locali o da singoli episodi, cercate di cogliere lo spirito nazionale del nostro Paese, che è uno spirito che ha sempre portato avanti il tema dell'accoglienza, della solidarietà, dell'aiuto a chi si sente emarginato, a chi è in difficoltà.

  IVAN SCALFAROTTO. Risposta sulla norma penale: nel diritto penale nazionale si ha l'obbligo di specificare con chiarezza e in modo determinato i comportamenti che costituiscono offesa penale, perché se lasci aperta la norma penale, puoi essere accusato per qualsiasi cosa: è un principio di civiltà giuridica che dice che il reato va descritto precisamente.
  Seconda cosa: vi invito anche a non cadere nel tranello di negare la realtà, perché penso che davanti a queste cose avere delle ricostruzioni consolatorie sul fatto che noi siamo un Paese di tradizione accogliente, umanitaria e inclusiva significa negare i problemi. Penso che non sia nell'interesse di nessuno, quindi se due persone vi hanno detto quelle cose io penso che valga la pena di guardarci dentro, al contrario di quello che dice il collega Carelli.
  Il problema (lo dico al collega Romaniello) non è il figlio del politico che tira un uovo. Il problema è quando il capo di un partito politico fa una legge, che il collega Romaniello ha votato, come il decreto sicurezza, nel quale abbiamo abrogato i permessi umanitari: praticamente in Italia non esiste più il permesso umanitario, i migranti che arrivano vengono buttati in mezzo alla strada perché il Parlamento dice che il permesso umanitario non esiste.
  Quando si è discusso dello svuotamento del centro di Castelnuovo di Porto, un partito politico davanti alla denuncia di una sofferenza ha applaudito in Aula.
  Aggiungo un'altra cosa, sempre perché sono figure politiche importanti: un senatore del Movimento 5 stelle ha recentemente citato i Protocolli dei Savi di Sion e nessuno del Movimento 5 stelle ha chiesto le sue dimissioni, così come nessuno ha chiesto le dimissioni del senatore Calderoli da vicepresidente del Senato. Si dice «prendiamo atto della sentenza e condanniamo l'episodio», ma non basta condannare, devi dire che non può più essere vicepresidente del Senato se è stato condannato per quello!
  Dentro gli stadi di calcio ci sono grandi fenomeni di razzismo: il nostro Ministro dell'interno recentemente ha detto che le partite non vanno sospese, cioè che se un calciatore di colore è oggetto di grida razziste dal pubblico, non bisogna sospendere le partite. Quando i messaggi arrivano non da semplici cittadini, ma da leader politici che hanno incarichi di responsabilità come senatori, vicepresidenti del Senato e ministri dell'interno, la cultura viene ovviamente plasmata allo stesso modo.

  ROANNA TAY, responsabile per l'Italia dell'Ufficio dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani. Solo poche parole come conclusione. Vi ringraziamo per questa discussione, abbiamo sentito moltissime cose, adesso state portando avanti un'indagine conoscitiva, siamo molto interessati alle vostre conclusioni e speriamo che nel vostro lavoro considererete anche questo problema molto importante, che è stato sollevato con una certa urgenza. Pag. 17
  Siamo consapevoli del lavoro importante della Commissione Jo Cox e speriamo che saranno intraprese delle azioni a seguito delle raccomandazioni. Abbiamo anche sentito affermare che vi è un punto di vista ampiamente condiviso sul fatto che il razzismo non appartiene alla società italiana, speriamo che il Comitato possa lavorare per portare avanti questo discorso in conformità con i valori italiani, la legge italiana e il diritto internazionale.
  Vorrei anche segnalare che il nostro Ufficio collabora con i Parlamenti, quindi siamo aperti a collaborare con voi e potrete contattarci in qualunque momento anche qualora vi interessi conoscere su alcuni progetti di legge le opinioni del nostro ufficio legale.
  Noi continueremo a lavorare su queste tematiche secondo il mandato che ci è stato conferito dall'Alto Commissario, e speriamo di poter mantenere con voi questo dialogo che è stato avviato. Vi ringraziamo nuovamente.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti e colgo l'occasione per evidenziare che questa audizione decreta l'avvio dei lavori di questo Comitato. Sarà premura della presidenza fornire tutte le risposte ai questi cui avete accennato nei vostri interventi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.05.