XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 15 novembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione del Direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», dott. Alessandro Monteduro
Grande Marta , Presidente ... 3 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 3 
Grande Marta , Presidente ... 4 
Monteduro Alessandro , direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 7 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 7 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 7 
Cabras Pino (M5S)  ... 8 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 8 
Grande Marta , Presidente ... 9 
Monteduro Alessandro , direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» ... 9 
Grande Marta , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre», dott. Alessandro Monteduro

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del dottor Alessandro Monteduro, direttore della Fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre».
  Saluto e ringrazio il dottor Monteduro per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori. Nel ricordare che il coinvolgimento di «Aiuto alla Chiesa che soffre» nei lavori della Commissione si deve in particolare alla sensibilità del collega Lupi, relatore dell'indagine conoscitiva insieme alla collega Ehm, segnalo che la fondazione è nata nel 1947 ed è stata elevata a fondazione di diritto pontificio nel 2011, per decisione di papa Benedetto XVI, con lo scopo di sostenere la Chiesa in tutto il mondo, con particolare attenzione laddove è perseguitata.
  Storicamente la fondazione nasce nel secondo dopoguerra su impulso del monaco olandese Padre van Straaten per aiutare i 14 milioni di sfollati tedeschi, di cui 6 milioni di cattolici in fuga dall'Europa orientale dopo la nascita delle due Germanie. In breve tempo «Aiuto alla Chiesa che soffre» ha esteso il proprio raggio di azione fino a raggiungere America Latina, Asia e Africa.
  Oggi la fondazione pontificia è impegnata ogni anno in oltre 6.000 progetti umanitari e pastorali in ben 146 Paesi nel mondo. Le attività vengono finanziate attraverso le donazioni effettuate, che nel 2015 hanno raggiunto la cifra record di 123 milioni di euro. Negli ultimi anni la Fondazione ha sostenuto in modo sempre più considerevole e costante progetti di assistenza ai rifugiati cristiani, specie in Siria e in Iraq.
  «Aiuto alla Chiesa che soffre» ha un ufficio internazionale a Königstein, in Germania, e 23 segretariati nazionali in Austria, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Francia, Filippine, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti e Svizzera.
  Dal 1956 «Aiuto alla Chiesa che soffre» provvede alla pubblicazione dell’Eco dell'amore, un bollettino tradotto in otto lingue che racconta la persecuzione religiosa nel mondo. Dal 1999 l'opera di denuncia trova un nuovo strumento nel «Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo», sussidio essenziale per chiunque voglia approfondire il tema della libera professione di fede.
  Prima di dare la parola al nostro ospite, chiedo al collega Lupi se, in qualità di relatore, desidera svolgere alcune considerazioni introduttive.

  MAURIZIO LUPI. Mi sembra, signora presidente, che Lei abbia introdotto bene il contesto in cui si situa l'audizione che Pag. 4abbiamo chiesto. Ringraziamo ovviamente il nostro ospite della disponibilità e della cortesia per la presenza.
  Mi preme solo sottolineare che la collega Ehm del Movimento 5 Stelle, relatrice di maggioranza di questa indagine conoscitiva, non può essere presente perché in missione in Giordania, ad Amman, quindi mi ha chiesto la cortesia di presentarvi i suoi saluti e di ascoltare insieme ai colleghi presenti la vostra testimonianza.
  Dopo la relazione verranno fatte delle domande dai colleghi presenti e dal sottoscritto, quindi grazie di cuore.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio quindi la parola al dottor Monteduro per il suo intervento.

  ALESSANDRO MONTEDURO, direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre». Grazie, signora presidente, grazie a tutti voi, ai deputati presenti e alla Commissione esteri nella sua interezza. Ringrazio per l'invito: è un grande onore per «Aiuto alla Chiesa che soffre» poter contribuire a questa indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella tutela dei diritti umani nel mondo.
  La presidente nella sua introduzione ha detto quasi tutto di ciò che è stata ed è oggi questa grande fondazione di diritto pontificio, una grande organizzazione di carità: 23 sedi nel mondo, 5.400 lo scorso anno i progetti finanziati in 149 Paesi. Perché si possa comprendere di cosa parliamo, lo scorso anno grazie ad «Aiuto alla Chiesa che soffre» sono state realizzate 1.212 chiese, cappelle, seminari, monasteri, conventi, case parrocchiali ovviamente non in Italia, ma nel mondo, nei Paesi dove sussistono povertà e persecuzione.
  Abbiamo sostenuto 13.342 sacerdoti, uno ogni dieci nel mondo; un seminarista ogni nove, vale a dire complessivamente 12.000 seminaristi, è stato accompagnato nella formazione grazie alla generosità dei benefattori di «Aiuto alla Chiesa che soffre».
  Tuttavia, nel considerare che ACS o, nella sua accezione internazionale, «Aid to the The Church in Need», pone al centro il sostegno alle comunità cristiane povere, discriminate, oppresse se non addirittura perseguitate, vorrei sottolineare altri due aspetti riguardanti la nostra attività, primo fra i quali (ne faceva cenno precedentemente la presidente) l'informazione. Noi siamo non solo un'agenzia di carità, siamo una grande agenzia d'informazione: la stesura del Rapporto sulla libertà religiosa è per noi motivo di particolare vanto, dal momento che quello elaborato da noi è in assoluto il Rapporto sulla libertà religiosa più importante (non lo dico io, lo dicono tutte le agenzie umanitarie che si occupano dei temi correlati alla libertà di fede) al mondo assieme a quello elaborato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America.
  Ne approfitto per dire che purtroppo ho potuto portare con me esclusivamente la copia del 2016, perché il 22 novembre prossimo presenteremo il nuovo Rapporto qui a Roma, presso l'Ambasciata italiana accreditata presso la Santa Sede, alla presenza di tutte le rappresentanze diplomatiche accreditate presso il Vaticano. Un rapporto che – tengo a precisarlo – è fortemente concentrato sulla libertà religiosa tutta.
  Prendiamo quindi in considerazione le persecuzioni ai danni di tutte le comunità religiose, non è un rapporto sulla persecuzione anticristiana, ma sulla persecuzione per ragioni di fede: 196 schede Paese articolate in ordine alfabetico, lavoro al quale collaborano 35 tra giornalisti, esperti e docenti.
  Non siamo tuttavia solo un'agenzia di carità, non siamo solo un'agenzia di informazione, siamo anche un'agenzia di denuncia. Probabilmente qualcuno di voi ricorderà che il 24 febbraio di quest'anno abbiamo illuminato di rosso l'intero Colosseo, operazione che abbiamo realizzato anche con la Fontana di Trevi, Montmartre a Parigi, il Parlamento di Westminster a Londra, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, e potrei proseguire perché sono stati veramente numerosissimi i monumenti nel mondo illuminati di rosso. Lo facciamo perché attorno a quel colore, a quell'illuminazione, a quel rosso vogliamo conseguire l'incremento della consapevolezza Pag. 5 attorno al tema della persecuzione religiosa soprattutto ai danni dei cristiani. In altri termini facciamo tutto questo per i cristiani perseguitati.
  Sono giorni per noi particolarmente convulsi: il 20 novembre prossimo a Venezia stiamo andando a realizzare qualcosa di straordinario, di bellissimo, probabilmente di unico rispetto all'impatto che potrebbe produrre: andiamo a illuminare di rosso Venezia, non solo i suoi monumenti, non solo le sue chiese, non solo i suoi edifici pubblici, ma la stessa laguna nello spazio antistante il luogo in cui avverrà l'evento, vale a dire la basilica dedicata a Santa Maria della Salute, al termine di un pellegrinaggio diocesano con 2000 giovani
  Alla questione di come l'Italia possa meglio applicarsi rispetto alla promozione e alla tutela dei diritti umani c'è una – sia pur non esaustiva – risposta, ma per arrivare a questo vorrei aggiungere qualche considerazione su quali effetti benefici la tutela delle minoranze religiose e della libertà religiosa in generale potrebbe produrre. Sono effetti benefici che potrebbero interessare la vita quotidiana di ciascuno di noi. Ciò che intendo correlare è la libertà religiosa a temi come il terrorismo e la pressione migratoria.
  Decliniamo in modo concreto cosa significa tutelare le minoranze nel mondo, e per essere concreti facciamo un viaggio in Iraq. Qualcuno di voi ritiene che aver disarticolato militarmente Daesh sul piano militare possa considerarsi sufficiente? Noi riteniamo di no, lo riteniamo sulla base della nostra esperienza, sulla base del fatto che personalmente sono stato numerose volte in Iraq, ho visitato tutti i villaggi della Piana di Ninive, quelli occupati dagli uomini del cosiddetto Stato Islamico. Riteniamo di no perché crediamo che ci sia solo un modo per poter rappresentare realmente il vaccino contro il virus del fondamentalismo: ricreare le stesse condizioni che sino ad agosto 2014 erano presenti in quell'area a nord dell'Iraq e sono state poi purtroppo completamente devastate.
  In quei villaggi da Mosul a Qaraqosh, da Bartalla a Tal Kayf e Karamlesh, non vi era più una sola traccia della presenza del cristianesimo. Per capire l'importanza cui faccio riferimento per i cristiani, quella terra secondo la tradizione ha visto l'avvio dell'evangelizzazione dell'apostolo Tommaso e dunque è la culla della nostra civiltà.
  Contrasto al terrorismo significa riportare quella comunità pacifica e pacificatrice, cioè la comunità cristiana, in Iraq, e non solo i cristiani, perché qui non si può non fare un cenno alle sofferenze patite dalla comunità yazida, dai turcomanni, dagli stessi musulmani sciiti. Siamo la più grande organizzazione di carità impegnata in tal senso, e mi piace sottolineare un paio di numeri: dalla Piana di Ninive nella notte tra il 7 e l'8 agosto del 2014 fuggirono 125.000 cristiani, di cui (dato aggiornato al 6 novembre) sono rientrati 41.057; delle 14.035 case distrutte totalmente o parzialmente sono già state restaurate e riconsegnate alla comunità oltre 5.300.
  Chi ha fatto tutto questo? Lo hanno fatto le organizzazioni umanitarie, perché – mi si consenta di rappresentarlo – sino a pochi giorni fa purtroppo dalla comunità internazionale e dallo stesso governo dell'Iraq a sostegno di questa grande opera per il rientro dei cristiani e degli yazidi a Ninive non è stato profuso alcuno sforzo.
  Dico sino a qualche giorno fa perché – è notizia di dominio pubblico, quindi non credo di dare alcuna anticipazione, probabilmente ne siete già edotti – che il Governo tedesco ha stanziato 35 milioni di euro per il prossimo triennio con l'obiettivo di restaurare 900 case, e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America il 16 ottobre scorso ha deciso di stanziare 178 milioni di dollari con il fine di ristrutturare tutto ciò che è infrastruttura, dagli ospedali ai ponti, alle scuole.
  Questo è un primo segnale. Se mi è permesso noi come «Aiuto alla Chiesa che soffre» dal 2011 al 31 agosto 2018 abbiamo stanziato 41.244.000 euro assieme ai Cavalieri di Colombo, una grande associazione degli Stati Uniti d'America, siamo stati l'organizzazione che più ha impattato su questa area del mondo.
  Se riporteremo i cristiani, comunità pacifica e pacificatrice, noi siamo altrettanto Pag. 6convinti che saremo in grado di disarticolare anche un fondamentalismo che, fuor di ogni ipocrisia, purtroppo ancora sussiste e, se mi permettete di rappresentarlo in modo poco politico, è in troppi cuori.
  Sull'attenuazione della pressione migratoria, è sostanzialmente nei fatti rispetto a quello che ho detto, se riportiamo le minoranze religiose che soffrono per ragioni di fede nei loro luoghi, nelle loro patrie o se le mettiamo in condizione di non dover lasciare le loro patrie, inevitabilmente ridurremo i flussi migratori. Mi sembra quasi banale rappresentarlo, soprattutto in un consesso politico.
  Mi piace sottolineare come l'Italia sia da tempo impegnata sui corridoi umanitari meritoriamente, al di là di qualsivoglia punto di vista e substrato culturale non credo che si possa negare la tutela a chi soffre per fame, povertà, persecuzione, guerra. «Aiuto alla Chiesa che soffre» però è impegnata per realizzare corridoi umanitari di tipo diverso, corridoi umanitari di ritorno.
  Vi posso raccontare numerosissime storie di siriani o di iracheni che anche dall'Italia, dopo essere stati costretti in questi quattro anni a raggiungere la Giordania, il Libano, la Turchia, il Canada o l'Australia, in questi mesi hanno deciso di tornare innanzitutto perché si sono ricreate condizioni di minima sicurezza e soprattutto perché qualcuno sta ricostruendo le case.
  Non si tratta soltanto della Piana di Ninive, perché in Siria in questo momento siamo impegnati in un grande progetto di ricostruzione di case a Homs e ad Aleppo. Non mi dilungo sugli eventuali effetti benefici che il sostegno alle minoranze può produrre anche per le nostre comunità. Ecco perché dico tutela delle minoranze religiose per tutelare anche le nostre realtà comunitarie nazionali.
  Ho parlato di terrorismo e di migrazione e ho dato per scontato che tutti noi qui consideriamo adeguatamente il tema della libertà religiosa, ma la libertà religiosa con la libertà di coscienza e la libertà di pensiero è la più alta delle libertà, declinata dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quanto di più laico ci possa essere.
  Quello che ho rappresentato sino adesso spero sia stato percepito non come una battaglia di fede o confessionale. Credo di essere stato assolutamente laico e di aver fatto un discorso anche, se mi permettete, prevalentemente politico; quindi se in Italia siamo soliti occuparci meritoriamente (non lo dico perché voglio esprimere una sorta di rivalsa) di libertà di rango inferiore, di tutte le minoranze, dedicarsi a questa alta libertà sarebbe altrettanto gratificante.
  Chiudo con tre proposte, due piccole e una più grande. Nel luglio dello scorso anno alla Farnesina (sono anche componente dell'Osservatorio sulla libertà religiosa voluto dal Ministero degli esteri) ascoltai l'intervento dell'allora Vice Direttore generale della cooperazione internazionale, consigliere Maestripieri, il quale cominciò a raccontare l'impegno profuso dall'Italia anche a Ninive, senza che nessuno di noi ne sapesse nulla. Raccontava di come con i fondi alla cooperazione internazionale l'Italia si fosse profusa per la realizzazione di scuole.
  La prima proposta: proviamo a raccontare meglio quello che l'Italia già fa: come vedete non vengo qui a fare il disfattista o ad accusare alcuno, ma a rivendicare i meriti già accumulati dal nostro Paese, ma proviamo a raccontarlo meglio, opera che si può realizzare a costo zero.
  La seconda proposta: sarebbe per noi di grandissima utilità una più proficua collaborazione o dialogo interistituzionale tra voi e le organizzazioni impegnate in quelle aree del mondo. Noi siamo impegnati in tutto il mondo, ma in particolare in Medio Oriente. Per mia esperienza precedente, ricordo come si strutturavano, alla Camera e al Senato, gli intergruppi parlamentari: oltre che nel dialogo con il Governo che noi già abbiamo, sarebbe molto bello se il Parlamento avviasse la composizione di un intergruppo parlamentare attorno al rapporto sulla libertà religiosa. C'è tanto materiale che potremmo fare, un lavoro utile a tutti, straordinario, in grado di nobilitare il Parlamento, i componenti dell'intergruppo, molto utile per noi e per le altre agenzie impegnate in tal senso. Pag. 7
  La terza proposta è quella più difficile. Se come la Germania, gli Stati Uniti, l'Ungheria (la prima realtà del mondo ad avere sostenuto la Chiesa Caldea e la Chiesa Siro cattolica in Iraq è stata l'Ungheria, stanziando 2 milioni di euro rispettivamente per i due patriarchi: non è stato un grande finanziamento, ma il tratto simbolico per quei cristiani ha avuto la sua rilevanza) ci potesse essere da parte del Governo italiano una disponibilità a contribuire finanziariamente alla ricostruzione... Non sto a chiedere i 178 milioni di dollari stanziati dal Governo degli Stati Uniti d'America, ma non avete idea quanto quelle popolazioni vivano di simboli e di speranza. Comprendo benissimo le difficoltà, ma tutti apprezzerebbero. Grazie per l'invito e per l'ascolto.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO FORMENTINI. Ringrazio la presidente per avere organizzato questa audizione e il relatore per averla suggerita: il tema della persecuzione dei cristiani nel mondo, delle minoranze religiose è stato uno dei primi argomenti che abbiamo trattato in questa Commissione dall'insediamento.
  Come Lega ovviamente siamo molto sensibili a questa tematica e abbiamo molto apprezzato le sue parole, soprattutto quando ha sottolineato il legame diretto tra queste persecuzioni e le ondate migratorie e il terrorismo. Questi temi purtroppo sono spesso ignorati dai media, ma esistono, sono reali.
  Da parte nostra, quindi, c'è il massimo appoggio, sostegno e anche il tentativo di essere vicini a chi con tanta concretezza difende quella che, come è stato giustamente detto, è la più alta forma di libertà. Grazie.

  MAURIZIO LUPI. Avrei due domande da porre proprio in funzione dell'indagine conoscitiva: tra l'altro la presentazione è stata molto utile anche per i colleghi che non sono presenti, ma leggeranno con attenzione i verbali della nostra audizione sul ruolo della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre» e sulle attività che svolge, non solo quelle più conosciute, ma anche quelle di denuncia, di informazione, di promozione della libertà religiosa nella sua totale complessità, perché, come Lei ha sottolineato, la difesa della libertà religiosa è la prima difesa delle libertà.
  Non è quindi un problema di difesa del cristianesimo, ma della difesa di una libertà per tutti, e anche l'estensione del Rapporto alla persecuzione di tutte le fedi religiose potrà esserci utile.
  Le mie due domande sono in funzione del lavoro che stiamo facendo come indagine conoscitiva, quindi la vostra banca dati, l'osservazione diretta sul campo ci possono aiutare. Mi ha molto colpito il fatto che in uno dei rapporti abbiate fatto un focus (adesso è diventata di grande attualità la vicenda di Asia Bibi) su come anche le donne vedano una persecuzione diretta, e avete sottolineato molto in occasione del premio Nobel questo aspetto, ossia la violenza che le donne pagano per la propria libertà religiosa, ancora di più e in una modalità ancora più pesante rispetto agli altri (non per fare una graduatoria, ma perché questo dato può essere molto utile, perché è uno specifico aspetto su cui intervenire).
  Ha anticipato che la settimana prossima presenterete il nuovo Rapporto, però potrebbe essere utile a questa Commissione avere un dato storico, visto che siete alla vostra quattordicesima edizione. Viste le ripercussioni concrete, dal vostro punto di vista in questi anni è aumentata nel mondo e nelle aree più problematiche la persecuzione legata alla professione della propria fede e, se sì, in quali aree specifiche c'è questo incremento e come lo vedete collegato al terrorismo e alle grandi ondate migratorie?
  Quando in Siria quasi due milioni di cristiani scappano è evidente che poi l'Occidente si ritrova ad affrontare questo problema. Se quindi lo si affronta alla radice aiutando le organizzazioni internazionali a promuovere la ricostruzione delle case, delle chiese, questa funzione propositiva ha immediati Pag. 8 riflessi sull'Occidente. Le risorse destinate a questo non sono quindi costi, ma investimenti per l'Occidente, perché ne avrà un ritorno immediato. Come sempre diciamo, «aiutiamoli a casa loro» significa aiutarli in questa direzione, e significa meno costi per l'Italia o per l'Occidente.
  La ringrazio anche per le proposte, tra l'altro potrebbe essere una proposta bipartisan molto interessante, visto che siamo in sede di discussione della legge di bilancio, la costituzione di un piccolo fondo. A volte bastano 10 o 5 milioni, che sono però un primo segnale che descrive l'attenzione di un Governo e quindi di un Paese a un tema; quindi questo (lo dico ai colleghi di maggioranza, perché è evidente che queste cose si possono fare laddove c'è un segnale da parte di tutti) potrebbe essere un primo segnale efficace di come le indagini conoscitive non siano solo un esercizio teorico, ma abbiano effetti pratici. Non cambiano gli equilibri di bilancio, ma potrebbe essere un segnale che diamo.

  PINO CABRAS. La persecuzione religiosa negli ultimi decenni differisce molto dalle persecuzioni di altri secoli, perché il confronto fra religioni ha prodotto degli equilibri e delle idee di convivenza che sono diventati atti pratici, modelli di vita e di relazione che hanno fondato l'equilibrio di interi imperi o di nazioni, che si sono via via aggregate intorno anche alla diversità religiosa.
  Negli ultimi decenni si sono affermati dei modelli che, pur richiamandosi a un'interpretazione estrema di un'ispirazione religiosa, in realtà sono arrivati a negarla. Credo, ad esempio, che Daesh sia la negazione dell'Islam, sia un'apostasia delle più evidenti, che ha distrutto un modello di relazione in Iraq e in Siria, che aveva gli strumenti per poter crescere e per reggere i cambiamenti della nostra epoca.
  Credo che ci sia stata una sottovalutazione da parte dell'Occidente degli effetti di certe alleanze, che includevano gli elementi più estremisti del mondo islamico, che hanno trovato un appoggio paradossale negli elementi più estremisti di una certa idea di cristianesimo fondamentalista occidentalista, che è stato un elemento ideologico di sostegno della guerra in Iraq.
  La guerra in Iraq è stata sostenuta da un certo tipo di fondamentalismo cristiano, che è stato la negazione di un certo modello di cristianesimo, quello che si è affermato nei secoli, quello delle convivenze; il fondamentalismo che voleva tornare nei luoghi della cristianità però con un modello più americano, quasi da Jesus Land, senza tenere conto della complessità ricca delle comunità caldee, ortodosse, cristiane che avevano storie millenarie in quelle aree.
  Sono tutti fenomeni recenti che hanno distrutto equilibri politici, quindi direi che va favorito il più possibile il dialogo e la comprensione interreligiosa, e bisogna creare le sedi e le occasioni di confronto. L'Italia ha una storia di questo tipo molto positiva: mi vengono in mente i dialoghi interreligiosi degli anni ’50 a Firenze grazie al sindaco La Pira, che sono stati un elemento di germinazione per un'apertura che c'è stata nel mondo religioso negli anni successivi. Credo che si possa pensare a qualcosa di questo tipo e che ci siano margini sia nel mondo cristiano che nel mondo islamico per un ritorno alle fonti della tolleranza reciproca e del dialogo interreligioso.

  PAOLA FRASSINETTI. Intervengo in sostituzione del collega Delmastro Delle Vedove. Ringrazio «Aiuto alla Chiesa che soffre» per questo intervento, anch'io penso che di queste tre proposte dovremmo farci carico, soprattutto della terza, perché il ruolo dell'Italia è sempre stato importante e, da quanto ho capito, c'è stata anche una mancanza di comunicazione su quanto veniva effettivamente attuato.
  Parlando delle persecuzioni dei cristiani, esiste un grosso problema che non può essere nascosto sotto il tappeto. Recentemente ho assistito alla conferenza di un sacerdote siriano: sappiamo che in Siria le comunità cristiane sono state colpite, dalle suore del monastero di Maalula a tantissimi altri posti, e sappiamo che i cristiani in Siria hanno appoggiato il Governo che li ha tutelati. Trovo invece assurdo che, come denunciano i vescovi siriani, molta propaganda dell'Occidente desse Pag. 9un'immagine completamente differente di quanto accadeva in Siria, quasi ad occultare il fatto che fossero Daesh e alcune frange annidatesi in territori specifici a bombardare le chiese, mentre tutti vedevano nel Governo un aiuto, perché era sempre stata rispettata quella differenza religiosa citata dal collega Cabras.
  Noi siamo stati in Siria con l'onorevole Lupi al seguito di un pellegrinaggio della Camera e, mentre prendevamo la comunione in una chiesa, si sentiva il muezzin che chiamava alla preghiera: c'era una commistione di religioni molto libera e tutto questo paradossalmente è stato messo in pericolo. Non si possono più nascondere queste cose.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  ALESSANDRO MONTEDURO, direttore della fondazione «Aiuto alla Chiesa che soffre». Sulla Siria, tutti pensano che i cristiani abbiano patito solo gli effetti della guerra, ma io posso velocemente raccontare degli episodi che dimostrano come in questi anni abbiano patito anche forme persecutorie.
  Chi di voi sa che nel settembre del 2013 in un sobborgo di Damasco un consiglio degli Ulema, quindi dei leader della comunità religiosa sunnita, decise la confisca di tutti i beni di tutti gli appartenenti alle minoranze religiose, quindi dei cristiani, degli alawiti, dei drusi?
  Posso raccontarvi almeno venti storie di sacerdoti, vescovi, religiosi in generale che hanno dato la vita, che sono stati rapiti e che non hanno abbandonato le proprie comunità cristiane: uno tra tutti, padre Frans van der Lugt, ucciso il 7 aprile 2014 a Homs, che era l'ultimo europeo rimasto e che, nonostante tutta la comunità olandese gli chiedesse di rientrare, decise di non abbandonare quella comunità.
  A Maalula, Sadad, villaggi dall'antica tradizione cristiana dove si parla ancora la lingua di Gesù, la lingua aramaica: lo hanno raccontato i fatti negli anni successivi, sono state disvelate le fosse comuni in cui sono state trovate decine e decine di corpi: erano dei cristiani, al di là del fatto che potremmo raccontare gli assalti ai vari monasteri a San Giorgio, Santa Tecla. I cristiani hanno patito due volte gli effetti di un'orribile guerra, questo è il senso.
  Sulle donne, è difficile essere equilibrati, perché non c'è solo il racconto di quanto le donne patiscano e soffrano, c'è anche l'indignazione per il modo con il quale non abbiamo raccontato queste sofferenze, e indigna che mentre la meritoria (come si può negare?) attività del «MeToo» ha saputo raccontare doverosamente le molestie e gli abusi sessuali in un certo contesto e in un certo ambiente, nessuno si sia mai occupato delle decine di migliaia di donne che, in nome di precetti religiosi (prevalentemente la Shari'a), hanno patito le violenze più atroci.
  Per lasciare in questo incontro racconto qualcosa di concreto la storia di Rebecca, una delle tante ragazze rapite in Nigeria da Boko Haram: viene rapita insieme ad uno dei suoi figlio, di un anno e mezzo di età, non accetta la conversione all'Islam, suo figlio viene preso e gettato nel lago, di fronte a lei. Dopo averle assassinato il figlio viene gettata in una fossa per consegnarla alla morte, ma quando, dopo otto giorni, aprono quella fossa, la trovano ancora in vita nonostante non avesse bevuto né mangiato.
  Immaginando quindi che potesse essere posseduta da un certo spirito, viene data in sposa a uno dei terroristi di Boko Haram, da cui subirà ovviamente le violenze più atroci, innanzitutto sessuali, da queste violenze sessuali nascerà un figlio, lei riuscirà a scappare. Ma la cosa straordinaria, simbolo di ciò che ancora oggi significa essere cristiani, è che ha saputo perdonare. Cosa significa perdonare (perché altrimenti sembra una frase fatta)? Ha ritrovato il marito e il figlio, che hanno accettato nuovamente lei e il figlio del terrorista e oggi sono nuovamente una famiglia a Maiduguri.
  Sapete cos'è Maiduguri a nord della Nigeria? È impossibile viverci, sono pochi cristiani ancora rimasti lì. Posso raccontarvi la storia della ragazza rapita a Chibok sempre in Nigeria. Mi indigna che non ci Pag. 10sia un adeguato racconto per questo tipo di violenze.
  Sul Rapporto sulla libertà religiosa, non voglio anticipare quello che andremo a presentare il 22 novembre, ma sostanzialmente racconteremo che ci sono Paesi nei quali la persecuzione è così grave da non potersi immaginare ormai un suo peggioramento.
  Ci sono realtà nel mondo dove non riusciamo neanche con la nostra creatività (vi assicuro non di dettaglio) ad immaginare un peggioramento, e non stiamo parlando di uno o due Paesi.
  Il XX secolo è stato il secolo dei totalitarismi, e la situazione peggiora (per rispondere alla domanda dell'onorevole Lupi) perché a quei totalitarismi si sono affiancati i fondamentalismi religiosi e i nazionalismi, ma non sono scomparsi i totalitarismi. In Corea del Nord, in Eritrea, non è il fondamentalismo islamico o islamista a colpire, in India non è il fondamentalismo islamista a colpire, ma è il nazionalismo religioso induista. Questo per dire che il quadro è terribilmente articolato e va detto che in India a patire la persecuzione, ancora prima dei cristiani, o perlomeno quanto i cristiani, sono i musulmani.
  Sul dialogo (è l'auspicio di tutti noi) investiamo moltissimo al pari di tante altre organizzazioni umanitarie cattoliche. A proposito di organizzazioni umanitarie cattoliche, mi piace dare un numero che non riguarda «Aiuto alla Chiesa che soffre», ma la comunità cattolica del mondo. La Chiesa è foriera di buoni effetti innanzitutto nell'area del Medio Oriente per quanto è accaduto negli ultimi anni. Sapete negli ultimi quattro anni da tutte le organizzazioni cattoliche che tipo di finanziamenti sono giunti in Siria, in Iraq, in Egitto e in Libano? Oltre 1 miliardo di dollari, e non credo ci sia un altro Stato del mondo che possa raccontare questo.
  Negli ultimi due anni nella sola Siria e nel solo Iraq oltre 500 milioni di dollari, a testimonianza di quanto sia ancora forte e strutturato l'impegno della Chiesa per le popolazioni sofferenti la persecuzione.
  Sul dialogo chiudo dicendo che tutti noi siamo fautori, però (questo ha una valenza politica) di fronte a un secolarismo aggressivo che purtroppo connota l'Europa, perché quel dialogo possa essere il più possibile proficuo occorre che si riscoprano le nostre origini, le nostre radici. Questo ovviamente, se lo decliniamo in forma concreta, significa anche essere solidali con quei fratelli nella fede che da cristiani, per non aver accettato alcuna abiura, hanno patito ogni tipo di sofferenza, la morte innanzitutto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Monteduro per questa opportunità di discutere di questo tema così importante e sentito dalla Commissione. Il collega Lupi ha voluto dare un'impronta iniziando da questo e sicuramente continueremo a parlarne nel prosieguo dell'indagine conoscitiva.
  La ringrazio per averci raccontato queste storie molto toccanti, che spesso vengono raccontate poco e male. Una delle cose su cui possiamo lavorare senza costi eccessivi, che spesso limitano l'azione del Governo e del Parlamento, perché purtroppo dobbiamo sempre rapportarci ad un budget di riferimento, è proprio quella di comunicare quello che il nostro Paese e il nostro Governo stanno facendo in tal senso. Potrebbe essere qualcosa da sviluppare e da portare avanti senza troppe difficoltà da parte della Commissione, interloquendo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Continueremo con l'indagine conoscitiva, al fine di presentare una relazione con i due relatori di maggioranza e opposizione, affinché si possa avere un quadro chiaro di quello che sta accadendo oggi.
  La ringrazio nuovamente e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.