XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 4 ottobre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Grande Marta , Presidente ... 2 

I NDAGINE CONOSCITIVA SULL’ IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZI ONI
Grande Marta , Presidente ... 2 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 3 
Grande Marta , Presidente ... 4 
Bhoola Urmila , Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù ... 4 
Grande Marta , Presidente ... 6 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 6 
Grande Marta , Presidente ... 6 
Boldrini Laura (LeU)  ... 6 
Grande Marta , Presidente ... 7 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 7 
Grande Marta , Presidente ... 8 
Bhoola Urmila , Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù ... 8 
Boldrini Laura (LeU)  ... 10 
Bhoola Urmila , Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù ... 10 
Grande Marta , Presidente ... 11 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 11 
Bhoola Urmila , Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù ... 12 
Grande Marta , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARTA GRANDE

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù, Urmila Bhoola.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione della Relatrice Speciale presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù, avvocata Urmila Bhoola.
  Saluto e ringrazio l'avvocata Urmila Bhoola, accompagnata dalla signora Satya Jennings, per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  È particolarmente significativo che l'audizione odierna inauguri i lavori dell'indagine conoscitiva sopra menzionata, alla quale tutti i gruppi parlamentari attribuiscono un ruolo fondamentale nell'ottica della politica estera del nostro Paese. Segnalo che il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani è un organismo intergovernativo, composto dai rappresentanti di 47 Stati membri, eletti per un mandato triennale dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ed è responsabile del rafforzamento, della promozione e della protezione dei diritti umani in tutto il mondo.
  A breve si svolgeranno le elezioni per il rinnovo parziale del Consiglio per il triennio 2019-2021. L'Italia, che è già stata membro del Consiglio nei mandati 2007-2010 e 2011-2014, ha presentato la propria candidatura indicando i seguenti temi prioritari: la lotta contro ogni forma di discriminazione, i diritti delle donne e dei bambini, la moratoria universale della pena di morte, la libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose, la lotta contro la tratta di esseri umani, i diritti delle persone con disabilità, la protezione del patrimonio culturale e religioso, i difensori dei diritti umani.
  Ricordo ai colleghi che l'avvocato Bhoola è stata nominata Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù, sulle sue cause e conseguenze, e che nel giugno 2014 il suo mandato è stato rinnovato fino al 2020. Ricopre inoltre la carica di Direttrice nazionale degli avvocati per i diritti umani del Sudafrica ed è stata redattore capo legale dell’Employment Equity Act del Sudafrica, finalizzato a correggere le disuguaglianze causati dall’apartheid.
  È stata anche consulente tecnica dell'Organizzazione internazionale del lavoro sui diritti del lavoro nella regione Asia Pacifico e Direttrice esecutiva dell’International Women's Rights Action Watch, organizzazione che controlla il rispetto della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne.
  Venendo al tema specifico della nostra audizione, segnalo che l'articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti umani afferma che «nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù. Pag. 3La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibiti in tutte le loro forme». Sebbene la schiavitù come sistema di lavoro legalmente permesso sia stata abolita ovunque, il fenomeno non è stato completamente sradicato. Le vittime, concentrate soprattutto in Paesi e regioni violenti e politicamente instabili, appartengono ai gruppi sociali più poveri, vulnerabili ed emarginati.
  Nella visita in Italia, che si svolgerà dal 3 al 12 ottobre, l'avvocata Bhoola esaminerà in particolare le questioni relative allo sfruttamento lavorativo dei migranti nel settore dell'agricoltura, le strategie, le politiche e il quadro normativo posti in essere dal Governo italiano al fine di prevenire e contrastare tale fenomeno nel rispetto del traguardo 8.7 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il quale richiede provvedimenti immediati ed effettivi per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani.
  Tra le altre questioni, la Relatrice Speciale valuterà quella dell'accesso alla giustizia per le vittime dello sfruttamento del lavoro. A tal proposito ritengo opportuno sottolineare che nella scorsa legislatura il Parlamento italiano ha approvato a larga maggioranza la legge contro l'odioso fenomeno del caporalato.
  La legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo», ha comportato l'introduzione di un nuovo reato nel nostro codice penale, concernente lo sfruttamento del lavoro, oltre all'adozione di un significativo apparato sanzionatorio, esteso alla confisca dei beni delle organizzazioni criminali e all'arresto in flagranza non solo dei caporali, ma anche dei datori di lavoro consapevoli dell'origine dello sfruttamento.
  Per la prima volta, inoltre, sono state estese le finalità del Fondo anti-tratta anche alle vittime del caporalato. Si tratta di una normativa che, come annunciato dai rappresentanti del Governo in carica, andrà incontro ad un percorso di revisione volto a migliorarne taluni profili attuativi, ma che ha avuto il merito di stigmatizzare anche sul piano normativo una pratica contraria ai diritti fondamentali della persona umana.
  Il tema della tratta di esseri umani e delle forme moderne di schiavitù è stato di recente oggetto di una conferenza organizzata dal Parlamento albanese in collaborazione con la Human Trafficking Foundation UK, a cui ha partecipato in rappresentanza della Commissione l'onorevole Zoffili.
  La riunione, cui hanno preso parte parlamentari provenienti da Grecia, Slovenia, Regno Unito e dai Paesi della regione balcanica, è stata l'occasione per fare il punto sulle strategie nazionali e transnazionali di contrasto al traffico di esseri umani e per ribadire il comune impegno a preservare i valori fondanti dell'Unione europea: il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'eguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze.
  Segnalo che il testo della risoluzione del Consiglio per i diritti umani istitutiva del relatore Speciale ed il testo del suo ultimo rapporto sono disponibili sulla piattaforma documentale GeoCom.
  Prima di lasciare la parola alla nostra ospite chiedo alla collega Ehm se, in qualità di relatrice sull'indagine conoscitiva, desideri svolgere qualche considerazione introduttiva.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare la nostra ospite per essere qui questa mattina, perché è una tematica importantissima e attualissima di cui insieme al collega e correlatore Lupi ci occuperemo in questi mesi, per affrontare al meglio una situazione ad oggi inquietante.
  Parliamo di un panorama in cui si rilevano le violazioni dei diritti umani in un numero ingente di Paesi: secondo il Rapporto 2017 di Amnesty International in circa 159 Paesi avvengono violazioni dei diritti umani di molteplici specie. Ci sono numerosi casi di nuovi conflitti che oggi devono essere riconsiderati, non sono più conflitti classici, ma nuovi tipi che vanno dal terrorismo Pag. 4 al conflitto etnico, a conflitti che a volte non vengono classificati come noi classicamente li conosciamo, in quanto nuove tipologie che però devono essere prese in considerazione.
  Faccio due esempi. Il primo riguarda quanto è successo ai Rohingya in Myanmar, una cosa assolutamente attuale che va osservata e discussa. Un altro esempio è lo Yemen, una situazione drammatica in cui c'è il rischio di un imminente disastro umanitario.
  Anche la pena di morte è ancora oggi utilizzata da numerosi Paesi in modo arbitrario. Ieri abbiamo avuto notizia di una giovane donna condannata a morte e impiccata in quanto, come sposa bambina, ha deciso di rispondere alle violenze di suo marito, sposato a 15 anni, ed è stata condannata per averlo ucciso.
  Sono tematiche estremamente importanti che ci riguardano tutti, quindi sono molto lieta di averla qua, di poterla ascoltare e di porre alcune domande più specifiche che riguardano anche l'Italia e il Mediterraneo. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la collega Ehm per il suo intervento e lascio la parola all'avvocato Bhoola.

  URMILA BHOOLA, Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù. Grazie, presidente, grazie, onorevole relatrice, per le sue osservazioni. Grazie innanzitutto per l'invito, per me è un grande onore essere qui oggi e partecipare a questa importante audizione della Commissione affari esteri della Camera dei deputati. Sono accompagnata dalla dottoressa Satya Jennings dell'Ufficio dell'Alto Commissariato dell'Onu per i diritti umani.
  Come già rilevato dalla presidente, il tema della schiavitù dei tempi moderni ha assunto un'importanza crescente nell'ambito dell'economia globale. Il mio mandato è incentrato prevalentemente sulle cause e sulle conseguenze delle forme moderne di schiavitù, e in particolare sull'impatto su donne e bambini.
  La mia recente relazione dinanzi alla 39ª Sessione del Consiglio dei diritti umani dell'ONU, presieduta dalla nuova Alta Commissaria Bachelet, ha riguardato soprattutto i lavoratori migranti e la schiavitù domestica come forma di schiavitù moderna. La mia relazione dinanzi all'Assemblea Generale dell'ONU ad ottobre sarà incentrata sulle forme di schiavitù che interessano le donne in diversi contesti, quindi l'impatto di genere.
  Sono molto lieta di avere la possibilità di effettuare questa missione, già ieri abbiamo tenuto una serie di importanti e utili incontri presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Sottosegretario per l'agricoltura, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dove abbiamo incontrato diversi funzionari che partecipano attivamente all'attuazione della nuova normativa.
  Per quanto riguarda l'approccio dell'Italia ai diritti umani in generale e la conformità al quadro internazionale in materia, l'Italia vanta una legislazione nazionale in materia di lavoro eccellente, pienamente conforme al quadro sui diritti umani. Cosa ancor più importante, l'Italia ha ratificato tutte le convenzioni fondamentali dell'ONU, ad eccezione della Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari.
  Per quanto riguarda l'Organizzazione internazionale del lavoro, quindi le convenzioni dell'OIL, l'Italia ha ratificato la Convenzione 29 sul lavoro forzato e obbligatorio e la Convenzione 105 sull'abolizione del lavoro forzato. C'è poi un nuovo protocollo, il Protocollo 29 alla Convenzione sul lavoro forzato, approvato nel 2014, che, a quanto so, l'Italia non ha ancora ratificato e che richiede una speciale procedura di ratifica per i Paesi che non hanno ancora ratificato la Convenzione 29 sul lavoro forzato.
  L'approccio adottato nel quadro giuridico italiano, soprattutto alla luce della legge n. 199 del 2016, rappresenta un grande passo avanti negli sforzi profusi nella lotta al caporalato e allo sfruttamento. Dalle riunioni della giornata di ieri e in preparazione di questa missione ho avuto modo di appurare che lo sfruttamento del lavoro per quanto riguarda i lavoratori migranti interessa soprattutto il settore agricolo del sud Italia, in particolare la Puglia. Pag. 5
  Questo è un tema di particolare preoccupazione, che ha attirato l'attenzione internazionale con una copertura da parte dei mezzi di comunicazione, ed è stato oggetto di attenzione per quanto riguarda l'approccio dell'Italia ai lavoratori migranti da parte del pertinente relatore dell'ONU.
  Il mio approccio, di contro, è più ampio. Si è già chiesta per l'Italia un'indagine sul trattamento dei lavoratori migranti, ma la mia specifica missione è incentrata soprattutto sulle forme moderne di schiavitù in Italia. Abbiamo scelto di concentrarci sul settore dell'agricoltura, perché è per questo settore che abbiamo ricevuto il maggior numero di resoconti ed è stata portata alla nostra attenzione la maggior parte delle questioni.
  Storicamente l'Italia era presente nel 1955 quando le Nazioni Unite hanno promosso il protocollo in materia. Poi c'è la Convenzione supplementare del 1956 sull'abolizione della schiavitù, che vieta il lavoro per debiti come forma di schiavitù dei tempi moderni. Questa stessa Convenzione fa anche riferimento alla vendita di minori, allo sfruttamento di bambini e ai matrimoni forzati.
  Come saprete, sono stati elaborati numerosi indicatori e l'ultimo è l'indice sulla schiavitù globale del 2018. Secondo questo indice e anche alla luce della Relazione del 2017 dell'OIL, incentrata sulla prevalenza delle forme moderne di schiavitù, questo tema assume un'importanza crescente.
  Io mi occuperò dello sfruttamento lavorativo che riguarda soprattutto le regioni agricole, sfruttamento che può essere qualificato come schiavitù. Alla luce della definizione di sfruttamento e quindi della legge n. 109 del 2016 sul caporalato, la vostra legislazione fa riferimento a una varietà di forme o di indicatori della schiavitù moderna, compresi la mancata corresponsione del salario minimo, un orario di lavoro eccessivamente prolungato, la mancata corresponsione del salario nei tempi dovuti.
  Tuttavia, i temi sollevati non sono semplici come inizialmente avrei immaginato e, come è emerso anche nelle riunioni di ieri, le complessità sono molte. Da un lato, infatti, esiste questo movimento di massa di esseri umani migranti che arriva in Italia e in Spagna come porte d'accesso all'Europa, e poi i richiedenti asilo, in virtù del Regolamento di Dublino, devono presentare domande d'asilo nel Paese d'approdo.
  Questo comporta una serie di sfide rispetto al ruolo dell'Italia nell'ambito dell'Unione europea e alla sua conformità alla pertinente legislazione. Le sfide nazionali sono altrettanto rilevanti e riguardano questioni politiche, economiche e non solo.
  Non è mio compito esprimere osservazioni su questioni di rilevanza globale, ma vorrei sottolineare che è stata portata alla mia attenzione una serie di preoccupazioni che riguardano gli impegni assunti dall'Italia rispetto ai diritti umani.
  Devo dire che l'Italia ha svolto un ruolo fondamentale a sostegno del mio mandato: ha, infatti, risposto alla richiesta di osservazioni da me presentate in merito alla schiavitù; ha partecipato alla formulazione del Protocollo n. 29 nel quadro delle riunioni dell'OIL e ha sostenuto il Protocollo sul lavoro forzato, che per me ha un'importanza particolare.
  Devo molto al vostro Governo per la cooperazione che mi è stata assicurata, quindi quello che vorrei sentire da voi oggi è quali sono stati i passi intrapresi per ottemperare alle raccomandazioni emesse dagli altri relatori speciali nell'ambito delle procedure dell'ONU.
  Diversi organi istituiti nell'ambito dei trattati così come la CEDAW hanno sottolineato la necessità di istituire un organismo nazionale sui diritti umani e, da quello che mi sembra di capire, questa è anche una vostra priorità. Alla luce della missione conoscitiva rispetto alla discriminazione di donne e bambine mi sembra inoltre di capire che queste siano preoccupazioni comuni e condivise anche da voi, unitamente al tema della tratta.
  La Relatrice Speciale sulla tratta, Maria Grazia Giammarinaro, è un'italiana e sono certa che avrete seguito le sue attività nel quadro dell'ONU in riferimento alla tratta di esseri umani. Anche se il mio mandato non riguarda specificamente la tratta di esseri umani, è anche vero che in Italia la Pag. 6maggior parte dei casi di sfruttamento del lavoro è strettamente connessa allo sfruttamento sessuale, soprattutto per quanto riguarda determinate nazionalità.
  Vorrei conoscere da voi le vostre priorità legislative oltre alla legge n. 199 del 2016. Ci sono azioni in corso tese a migliorare la tutela dei lavoratori migranti? Vorrei appurare quali sono le vostre priorità in questo senso.
  Signora presidente, apprezzerei moltissimo eventuali orientamenti che vorrete fornirci per i prossimi giorni della nostra missione. Ci recheremo a Foggia, a Reggio Calabria e a Latina, luoghi in cui incontreremo organizzazioni della società civile, ong e anche vittime dello sfruttamento del lavoro.
  Detto questo, voglio ringraziarvi nuovamente per il tempo che ci avete dedicato questa mattina. Grazie, signora presidente, per l'opportunità che ci avete concesso.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola alla collega Ehm.

  YANA CHIARA EHM. Grazie mille. Innanzitutto vorrei ringraziarla per averci riportato a quelle che oggi sono le criticità effettive nel nostro Paese. La questione del caporalato è sicuramente una enorme, che deve essere presa in considerazione subito e che ovviamente si ricollega alla tematica più grande che abbiamo attualmente in questo Paese, il problema migratorio, del quale stiamo provando ad occuparci nel miglior modo possibile e nell'assoluto rispetto dei diritti umani.
  Colgo l'occasione per sollevare una questione molto attuale e importante che riguarda un Paese vicino: la Libia. Vista anche la Sua competenza sulla questione del traffico di esseri umani, la Libia sicuramente rientra in quest'ottica: a dicembre 2017, nell'ultima relazione pubblicata, erano emersi schiavitù, lavori forzati, traffico di esseri umani non solo verso l'Italia, ma anche verso altri Paesi, detenzione in centri ufficiali e non ufficiali, vendita di adulti e bambini.
  La lista sarebbe molto lunga, quindi sono interessata a sapere se, in base alle Sue conoscenze, i casi di tortura e di traffico di esseri umani siano aumentati, quali siano le cause e come approcciare concretamente questo problema.
  Vorrei fare un secondo excursus verso un altro dei nostri partner vicini, la Turchia, che coinvolge un altro flusso migratorio importante. Ha rilevato anche lì casi di traffico di esseri umani e di tortura, casi di violazione dei diritti umani? Secondo Lei sono legati alla questione dei flussi migratori? Lasciando ora spazio ai colleghi, per adesso queste sono le mie domande. Grazie.

  PRESIDENTE. La parola alla collega Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, signora Relatrice speciale, per questa presentazione. Vorrei sottoporre alla Sua attenzione alcuni aspetti. Capisco che il Suo focus è sull'Italia e sulla situazione dei diritti umani nel nostro Paese, dunque sarebbe auspicabile focalizzare questa discussione sul tema che è all'ordine del giorno.
  Per quanto riguarda la situazione del nostro Paese, io mi sento di evidenziare numerose criticità che vanno avanti da molti anni. Quello che accade in Italia, che è un Paese crocevia di molte situazioni tra cui lo smuggling e il trafficking, è sotto gli occhi di tutti, una situazione che penso debba essere evidenziata.
  Sebbene Lei ci abbia detto di non avere competenze specifiche sul trafficking, volevo dirle che nella precedente legislatura da Presidente della Camera io ho fatto una visita in Nigeria, e che la visita ha toccato anche la capitale dello Stato di Edo, Benin City, da dove parte la maggior parte delle ragazze vittime di trafficking e anche di sexual exploitation, che è la modern slavery, quindi le cose sono molto legate perché parlando di modern slavery non possiamo dimenticare il sexual exploitation, che è legato al trafficking.
  Dopo questa visita ufficiale in Nigeria ho voluto invitare la delegazione nigeriana in Italia per capire come collaborare per debellare la piaga del trafficking. Nel corso di questa visita, a cui hanno partecipato il Pag. 7Presidente del Parlamento, il Ministro dell'interno, il Capo della Polizia e le stesse figure istituzionali anche da parte italiana, si è evidenziata una mancanza di strumenti necessari per debellare il trafficking, anche di natura giudiziaria.
  Il procuratore che ha la delega al trafficking, quindi il magistrato che all'interno della Procura nazionale si occupa di questo, evidenziava la mancanza di risorse anche nelle intercettazioni telefoniche. Sarebbe quindi auspicabile mettere anche questo tema al centro, perché la tratta di esseri umani ha quasi sempre come scopo lo sfruttamento sessuale, una delle condizioni più mortificanti e feroci per una donna, condizione che non può essere tollerata in uno Stato di diritto.
  Sappiamo dove sono le centrali operative: Torino è la città da cui viene gestito il traffico delle ragazze, ma non c'è abbastanza impegno nello sgominare queste bande criminali, che sono fatte di nigeriani e di italiani con l'obiettivo di ridurre in schiavitù migliaia di ragazze provenienti dalla Nigeria.
  Lei ha parlato del Suo mandato, del focus sulla slavery in agriculture, e l'Italia purtroppo tollera da molti anni la riduzione in schiavitù, specialmente nelle campagne del meridione. Questo avviene sulla via Domizia che tutti conosciamo in Campania, avviene in Calabria, a Rosarno, avviene in Sicilia, avviene in Puglia, nelle campagne di Mesagne. Io ho lavorato per venticinque anni alle Nazioni Unite e in più occasioni ho avuto di visitare questi luoghi e di riscontrare la miserabile condizione di migliaia di migranti, che vivono senza alcuna tutela dei propri diritti: è pura riduzione in schiavitù sotto l'occhio vigile di tutte le autorità, che tollerano questo abuso sistematico!
  Ritengo intollerabile reclutare i migranti sulla via Domizia alle cinque di mattina, controllare il loro stato di salute, metterli nei camioncini, portarli nelle campagne a lavorare, dargli 20 euro al giorno per 10 ore di lavoro, non occuparsi di dove vivono, e vivono normalmente nel degrado più totale.
  Nella scorsa legislatura abbiamo fatto un ottimo provvedimento contro il caporalato, che Lei ha menzionato: provvedimento a detta di tutti da rafforzare nella parte del monitoraggio, non sui punti inclusi nel testo, che prevede anche la responsabilità di chi fa lavorare queste persone reclutate dal caporale, perché il caporale recluta la manovalanza da sfruttare e ridurre in schiavitù per conto di un'azienda che fa concorrenza sleale alle altre aziende e guadagna sulla pelle di queste persone.
  Il provvedimento legislativo che abbiamo fatto mette a fuoco questo aspetto: il problema è che ad oggi manca un monitoraggio attento e dunque la capacità di mettere in atto tutti gli aspetti di questa legge, che, a detta di chi vive ogni giorno questa situazione nei territori, è una buona legge.
  L'auspicio è che le istituzioni italiane prendano sul serio il tema dei diritti umani, che si faccia un'azione di contrasto seria e capillare, perché, nonostante le raccomandazioni che vengono fatte dagli organismi internazionali, questo tema viene lasciato sempre sullo sfondo, senza riconoscergli il dovuto peso.
  Mi auguro quindi che con la sua azione possa evidenziare l'urgenza di misure specifiche per non tollerare più questa deriva, che considero insopportabile in uno Stato di diritto e in un Paese democratico. La ringrazio, signora Relatrice.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passo ora la parola al collega Lupi, che è correlatore insieme alla collega Ehm per l'indagine conoscitiva.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, presidente. Ringrazio l'avvocata Bhoola per la sua presenza e chiedo scusa del ritardo con cui sono arrivato, ma la collega relatrice ha rappresentato anche a mio nome (La ringrazio di cuore) l'intenzione che abbiamo con questa indagine conoscitiva, nel solco del lavoro che da sempre la Commissione e la Camera dei deputati, come ricordato dalla presidente Boldrini, ha fatto su questo tema e ha sempre avuto come grande attenzione. Pag. 8
  Le volevo solo fare una domanda che faccio precedere da un'osservazione. Il ruolo che Lei ricopre è molto importante, perché mai come oggi il lavoro è il punto essenziale che rappresenta la dignità dell'uomo. Non a caso tutti i fenomeni migratori avvengono sotto due grandi aspetti: quello del rapporto repressione/libertà (si scappa da alcuni Paesi perché privati della propria libertà, e la privazione, sia di natura sessuale che religiosa che politica, è un venir meno della dignità dell'uomo); e il lavoro, perché il lavoro dà dignità all'uomo, lo realizza, lo rende protagonista.
  Non a caso questo secondo aspetto (di qui l'importanza della sua responsabilità) vede più sfruttamento, c'è fame di dignità e, contemporaneamente, questa viene sfruttata per rendere l'uomo schiavo. Questo è il cuore della questione oggi, e lo dico sapendo che il focus della Sua visita, come è giusto che sia, è che in Italia esistono forme di schiavitù e di caporalato Altri colleghi hanno già detto quello che si sta facendo e quanto ancora si deve fare, però contemporaneamente a noi interessa anche la Sua visione internazionale, perché dobbiamo capire come l'Italia possa evitare forme di schiavitù sul proprio territorio, ma anche dare un contributo perché non avvengano nel mondo.
  D'altra parte, ormai la sfida è globale, non solo locale: quindi da una parte dobbiamo riflettere, non solo in questa Commissione, ma come Parlamento e come Governo, su come evitare che forme di schiavitù continuino a verificarsi nel nostro Paese. La legge sul caporalato è stato un primo, grande segno, che va sviluppato. Purtroppo l'estate scorsa due drammatici episodi hanno evidenziato come ancora esistano forme di schiavitù: morire per andare al lavoro, cosa che accade drammaticamente ancora oggi in tutto il mondo, come se si stessero trasportando non persone, ma cose, come era evidente dinanzi a quelle immagini; e credo siano rimaste nel cuore di ognuno di noi non solo quelle auto distrutte, ma anche quelle vite umane perse per il modo con cui sono state trattate.
  C'è quindi questo tema, lo dobbiamo affrontare, l'Italia non deve sentirsi tranquilla, ma la mia domanda è invece (leggerò con attenzione la Sua relazione) come nel mondo questo fenomeno stia esplodendo, se in alcune parti del mondo si concentri maggiormente il fenomeno perché è maggiore la fame di lavoro, se il fenomeno delle nuove schiavitù si leghi solo a fenomeni migratori oppure vi siano fenomeni di schiavitù locali.
  Oggi dalla Nigeria arrivano in Italia e ci sono nuove forme di schiavitù, ma nel mondo si evidenziano forme di schiavitù di cittadini su cittadini, come ovviamente accade in tutti i Paesi? Avete un osservatorio alle Nazioni Unite e quindi dei dati? Potete aiutarci in questo? Il ruolo che l'Italia può svolgere è innanzitutto evitare che questo accada sul proprio territorio, ma anche nella comunità internazionale, e credo che questo sia lo scopo della Commissione e della nostra indagine conoscitiva, che non può che avere come oggetto come l'Italia nel mondo possa svolgere la sua funzione negli organismi internazionali e nelle relazioni bilaterali.
  Per questo è utile sapere dove si concentrino questi fenomeni, anche per sollecitare il nostro Governo nelle relazioni bilaterali a non chiudere gli occhi. Spero che la domanda sia stata chiara, quindi se cortesemente ci invierà la documentazione potrà essere molto utile per il nostro lavoro su questo aspetto, cioè non solo l'Italia, ma innanzitutto come il fenomeno si sta sviluppando nel mondo, dove si concentra, sia nei flussi migratori, sia nella gestione nazionale.
  Ognuno di noi potrebbe già indicare alcuni Paesi, anche sviluppati, perché non stiamo parlando solo di Terzo Mondo (la presidente Boldrini lo sa molto bene). Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Se per il momento non ci sono altri interventi, lascio la parola all'avvocata Bhoola per la replica.

  URMILA BHOOLA, Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù. Grazie, signora presidente, grazie a tutti per le vostre osservazioni molto utili, Pag. 9spero di poter rispondere adeguatamente alle vostre domande.
  Come certamente saprete, il mio mandato è quello di un esperto indipendente che fornisce consulenza all'ONU: mi viene chiesto di presentare relazioni tematiche su temi specifici, oltre a relazioni-Paese dinanzi al Consiglio per i diritti umani. Lo scorso anno ho presentato la mia relazione anche dinanzi all'Assemblea Generale.
  Le informazioni contenute nelle relazioni derivano dalle visite effettuate presso i Paesi. Inoltre il mandato riceve ed emette comunicazioni indirizzate ai Governi, emettiamo lettere d'intenti, appelli su temi che vengono portati dinanzi alla nostra attenzione; quindi non agiamo unilateralmente e non siamo dipendenti dell'ONU, ma agiamo in qualità di esperti indipendenti. Il nostro ruolo è quello di realizzare questi compiti per l'ONU per un periodo limitato.
  Esiste una serie di limitazioni e di restrizioni applicabili ai mandati, quando riceviamo denunce o comunicazioni possiamo agire di conseguenza. Per esempio, rispetto alle questioni riguardanti la Libia ci siamo occupati di alcune delle preoccupazioni sollevate, ci siamo concentrati sui temi sollevati sul suolo libico e sulle indagini poste in essere dalle autorità, abbiamo comunicato con la Missione Permanente della Libia a Ginevra e abbiamo chiesto di indagare, ma ci sono dei limiti rispetto alla portata del nostro intervento. L'importante è garantire che i Governi siano chiamati a rendere conto del loro operato e delle violazioni che commettono sul loro territorio.
  Ho visitato il Niger, il Belgio, il Salvador, il Paraguay, la Nigeria, ed è evidente che in Nigeria ci sono molti temi che riguardano i diritti umani. A voi interessa in particolare la tratta, ma ci sono anche sfollati in conseguenza di conflitti nazionali, oltre alla tratta di esseri umani dalla Nigeria all'Italia.
  L'onorevole Boldrini ha già sottolineato quanto abbiamo fatto nell'ambito di una missione congiunta insieme al Relatore sulla vendita di minori e al Relatore speciale sulla salute. Abbiamo realizzato una missione congiunta per cercare di comprendere il trattamento e le violazioni dei diritti umani di cui sono vittime le donne e le bambine, le condizioni di sfruttamento assimilabili alla schiavitù presso i campi, ci siamo occupati del lavoro forzato e della costrizione a fornire lavoro domestico e prestazioni sessuali.
  Come ha sottolineato l'onorevole Boldrini, questo resta un problema urgente, pressante, ed è un tema di rilevanza globale. Anche se la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo vieta la schiavitù (articoli 4 e 5) ed esistono anche strumenti nazionali e regionali, in quasi tutti i Paesi del mondo in cui la schiavitù è illegale questa continua ad essere perpetrata. Accade anche nei Paesi sviluppati: per esempio nel Regno Unito hanno sviluppato una legislazione specifica sulle forme moderne di schiavitù, e in Australia il Parlamento sta per approvare una nuova normativa sulla schiavitù dei tempi moderni.
  Questo ci porta al tema di come i Paesi stiano affrontando queste sfide e quali siano le strategie di cui dispongono. La prima strategia è la conformità al diritto internazionale, la conformità agli strumenti nazionali e regionali in materia di diritti umani, strumenti nei quali i Paesi sono impegnati. È necessario garantire un allineamento tra la legislazione nazionale e quella internazionale, e questo è il primo punto.
  Il secondo punto, già sollevato, riguarda il monitoraggio e l'applicazione della legge. L'Italia dispone di un quadro normativo estremamente ampio, di un quadro istituzionale estremamente positivo, tuttavia le eventuali criticità riguardanti il monitoraggio devono essere superate.
  Per esempio, nella mia relazione sul Niger, che è disponibile sul sito dell'Alto Commissariato per le Nazioni Unite, ho sottolineato che in Niger esistono problemi e criticità. In questo Paese esiste una forma tradizionale di schiavitù che sembra essere tollerata nella società, la pratica della wahaya, in virtù della quale gli uomini contraggono un matrimonio e queste donne vengono ridotte in schiavitù, costrette a lavorare in casa o nei campi. Si tratta di uno sfruttamento di tipo nazionale, interno. Pag. 10
  Esistono poi altre strategie fondamentali che garantiscono la conformità al diritto nazionale e internazionale pertinente. Cosa bisogna fare? È necessario garantire la conformità agli orientamenti dell'ONU.
  L'Italia dispone di un Piano d'azione sulla difesa dei diritti umani molto positivo, in cui avete posto come priorità l'eradicazione del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, che ostacolano lo sviluppo economico. Questi aspetti sono legati alla garanzia del rispetto del conseguimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030, in particolare l'obiettivo di assicurare un lavoro dignitoso e un'occupazione piena, garantendo l'eradicazione del lavoro minorile e delle forme più moderne di schiavitù e di sfruttamento.
  Torniamo al tema della conformità da parte delle imprese. Ieri abbiamo avuto modo di appurare nell'ambito delle nostre riunioni che sono in atto iniziative che favoriscono le aziende agricole e i datori di lavoro affinché possano garantire l'eradicazione del caporalato. Queste iniziative garantiscono una convergenza delle imprese all'interno di questa rete sul lavoro dignitoso, sul lavoro di qualità, garanzia estesa a tutti i cittadini italiani e anche stranieri, indipendentemente dalla loro posizione.
  Queste criticità devono essere affrontate in un quadro ben preciso, ovvero il quadro delle disposizioni giuridiche già in vigore. Esiste un sistema di tutela per le persone che vengono portate qui illegalmente contro la loro volontà: se sono persone vittime di tratta rientrano nel sistema di protezione internazionale e, se denunciano i loro sfruttatori, hanno diritto ad entrare in questo circuito di protezione (questo è quello che abbiamo appurato). Sappiamo che è stata avanzata una serie di emendamenti alla legge contro il caporalato, che dimostrano che le vittime dello sfruttamento del lavoro sono oggetto di attenzione.
  Prevenzione e tutela delle vittime: la vostra legge garantisce tutela alle vittime laddove queste siano identificate attraverso rigorose ispezioni del lavoro. Queste persone possono quindi avere diritto alle stesse tutele riconosciute alle vittime di tratta. Questi sono punti importantissimi.

  LAURA BOLDRINI. Grazie, Rapporteur, ho un paio di questioni. Lei parlava di business compliance e vorrei sapere se ha potuto verificare in altri Paesi se apporre sui prodotti un'etichetta che certifichi che chi ha realizzato quel prodotto non è stato sottoposto a condizioni di schiavitù, funzioni come strumento per incentivare l'acquisto di prodotti realizzati nel rispetto della dignità del lavoro.
  La seconda cosa che volevo chiederle è cosa deve fare uno Stato per stimolare la regolarizzazione delle persone ridotte in schiavitù, come si può incentivare un meccanismo di emersione da questa condizione. Lei ha delle buone pratiche da prospettarci, che potremmo veicolare a chi di competenza, per cercare di scongiurare il diffondersi della riduzione in schiavitù?

  URMILA BHOOLA, Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù. Grazie, onorevole Boldrini, e grazie, presidente, per la parola.
  Il tema della conformità delle imprese è affrontato nella mia Relazione sulle catene di fornitura globale. In tal senso ci siamo occupati del tema della crescita globale del fenomeno di schiavitù dei tempi moderni, cosa che si evince dall'indice sulla schiavitù globale del 2018 e dalle relazioni dell'OIL per il 2017. Secondo l'ultima relazione, sono 41 milioni le persone ridotte in schiavitù in tutto il mondo, ripartite tra i diversi Paesi.
  Per quanto riguarda l'Italia (vi possiamo inviare il collegamento a questa relazione) esistono diverse stime, a seconda che si tratti di lavoro forzato, matrimoni forzati o lavoro minorile: quindi esistono statistiche disponibili nelle relazioni elaborate dai diversi organismi anche della società civile.
  Qual è il mio approccio al tema della schiavitù dei tempi moderni? Anche una sola persona ridotta in schiavitù è un caso di troppo: il fatto che ci siano milioni di persone ridotte in schiavitù dimostra che questo è un problema enorme, non isolato, un problema legato a doppio filo con la globalizzazione dell'economia, con il fatto che le persone abbandonano i Paesi perché perseguitate, perdendo opportunità economiche Pag. 11 nei loro Paesi d'origine (esistono persone che tentano di scappare dalle condizioni drammatiche dei loro Paesi d'origine), è un problema legato anche alla devastazione causata dai conflitti, agli sfollamenti, che sono tematiche globali.
  Abbiamo assistito alla crescita di forme di sfruttamento, una crescita senza precedenti, e nessuna relazione parla di un decremento di queste tendenze, perché si basano su diverse metodologie. Ma vediamo emergere diverse forme di sfruttamento: nell'industria dei gamberi in Thailandia, ad esempio, vengono sfruttate persone dell'Asia dell'est.
  Ci sono temi che riguardano da vicino i consumatori, che chiedono di consumare prodotti che non siano ottenuti attraverso la schiavitù. Con il progetto Anti-Slavery International sono state riunite imprese, sindacati e organizzazioni della società civile, e questo è un esempio di buone pratiche, in cui esiste una piattaforma con più portatori di interessi che mira ad identificare l'origine dei prodotti del mare trattati. Qui si è ottenuto un impegno delle aziende e dei supermercati delle catene di distribuzione internazionali affinché si garantisca la conformità e si punisca chi non rispetta le normative riguardanti le catene di fornitura globale a proposito dei prodotti ittici. Questa piattaforma a più attori si è rivelata utile.
  Ci sono prove che dimostrano che i consumatori sono maggiormente sensibili e chiedono di acquistare prodotti non realizzati attraverso forme di schiavitù, quindi certificazioni ed etichettature sono utilizzate in tal senso. Etichette sul commercio equo e solidale sono strumenti utili, ma la certificazione non può essere utilizzata come vessillo da sola, senza un impegno forte riguardo all'impatto di queste catene di fornitura globale sulla situazione dei diritti umani. L'impegno nella cooperazione internazionale è fondamentale, e l'assenza di questo impegno è un ostacolo.
  Per quanto riguarda la regolarizzazione delle persone ridotte in schiavitù, questa è una questione di politica nazionale e non sono nella posizione di fornire osservazioni. So che esistono diversi approcci adottati nei diversi Paesi, per esempio il Belgio ha un ottimo sistema di cooperazione a livello interministeriale.
  Esistono buoni esempi di collaborazione interministeriale, come ho avuto modo di appurare ieri nel quadro del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU): esistono presso ogni Ministero dei focal point sui diritti umani, che si riuniscono per occuparsi dei temi dei diritti umani e individuare quali strategie mettere in campo. Non esiste un approccio universale che vada bene per tutti i Paesi, ogni Paese ha precipue sfide nazionali da affrontare e deve farlo nel modo più efficace e pratico possibile, alla luce delle circostanze e delle specifiche sfide economiche, umanitarie, nazionali.
  In quanto Stati membri dell'ONU (questo è un tema globale fondamentale) è importante mutuare i buoni esempi, cosa che credo stiate già facendo, e di questo mi congratulo. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. La collega Ehm voleva intervenire.

  YANA CHIARA EHM. Avevo qualche punto in aggiunta che secondo me è importante, data anche la Sua richiesta su quanto stiamo facendo attualmente.
  Per quanto riguarda la questione del caporalato, sono d'accordo con i miei colleghi: ovviamente è una tematica importantissima e attuale e sono lieta di informarla che da parte del Governo c'è un'attenzione forte su questa tematica: il Presidente della Camera Fico si è recato a visitare un grandissimo campo profughi, dove il caporalato è una delle prime fonti di sostenibilità economica, per affrontare questa tematica che a volte viene vista come tabù.
  Anche il nostro Vice Presidente del Consiglio e Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha parlato con il Presidente della Regione Puglia di questa tematica, che quindi è sul nostro tavolo. Stiamo provando ad affrontarla al meglio.
  Un'altra tematica molto importante che riguarda direttamente il nostro Paese è la problematica delle mafie, anche internazionali. Prima si è accennato alla questione Pag. 12nigeriana che ci riguarda a livello nazionale, perché in Italia abbiamo una grossa comunità nigeriana, come anche una comunità cinese. Personalmente provengo da una regione, la Toscana, dove a Prato abbiamo la seconda comunità cinese per grandezza. Quindi aggiungo la quotidiana questione di forme di schiavitù moderne che negli anni si sono regolarizzate.
  Abbiamo quindi un'attenzione particolare ad analizzare in modo concreto queste nuove forme di criminalità organizzata straniera. Di qui l'impegno concreto, attraverso una Commissione d'inchiesta attivata poche settimane fa, di analizzare queste forme di criminalità nazionale ma anche straniera, qualunque esse siano.
  Ho apprezzato molto che Lei abbia dichiarato che l'Italia si sta impegnando sulla questione dei diritti umani e sono lieta di richiamare che l'Italia ha posto la propria candidatura al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani per il periodo 2019-2021. È una tematica che ci sta estremamente a cuore, su cui stiamo lavorando a livello concreto, che sicuramente farà parte in modo sostanzioso della nostra Commissione attraverso questa indagine conoscitiva.
  Volevo aggiornarla su questi punti e ringraziarla ancora per il suo lavoro.

  URMILA BHOOLA, Special Rapporteur presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle forme contemporanee di schiavitù. Vorrei concludere, signora presidente, ringraziandovi nuovamente per la vostra attenzione e per le ottime informazioni fornitemi questa mattina, che mi danno un'idea dell'importanza delle sfide che affrontate qui in Italia. I vostri contributi apporteranno un valore aggiunto, soprattutto alla luce delle nostre visite nei prossimi giorni in Puglia.
  Vorrei ringraziare la Commissione, vi auguro il meglio anche rispetto alla vostra candidatura dinanzi al Consiglio per i diritti umani. Grazie.

  PRESIDENTE. Voglio ringraziarla a nome di tutta la Commissione, per noi è stato un onore averla oggi con noi, sicuramente un momento di arricchimento anche per tutti i colleghi.
  Come si evince dai vari interventi, questo sarà uno degli argomenti che affronteremo maggiormente nel corso di questa legislatura in Commissione. Il tema dei diritti umani avrà non solo un suo comitato, ma ha anche un'indagine conoscitiva, proprio a significare l'importanza che riveste per il nostro Paese.
  Saremmo veramente onorati di avere un feedback rispetto agli incontri che avrà in questi giorni, quindi se avremo modo di organizzare una nuova audizione, anche via videoconferenza se non di persona, per noi sarebbe utilissimo avere un riscontro rispetto al suo lavoro e alle informazioni che reperirà nei prossimi giorni.
  Sperando che questo sia solo l'inizio di una collaborazione, che ci porterà ad entrare ancora più nel merito di questo tema così sentito, voglio ringraziarla nuovamente.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.