XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Giovedì 14 gennaio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Formentini Paolo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Dottor Oliviero Montanaro.
Formentini Paolo , Presidente ... 2 
Montanaro Oliviero , Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Formentini Paolo , Presidente ... 6 
Montanaro Oliviero , Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 6 
Formentini Paolo , Presidente ... 7 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 7 
Viviani Lorenzo (LEGA)  ... 7 
Formentini Paolo , Presidente ... 8 
Montanaro Oliviero , Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 8 
Formentini Paolo , Presidente ... 9 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 10 
Formentini Paolo , Presidente ... 10 
Montanaro Oliviero , Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 10 
Formentini Paolo , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa: Misto-CD-IE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare (AP) - Partito Socialista Italiano (PSI): Misto-PP-AP-PSI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PAOLO FORMENTINI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto, in videoconferenza, oltre che dell'audito anche dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre scorso.
  In proposito, ricordo che per i deputati partecipanti da remoto è necessario che essi risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui essi svolgono il loro intervento, il quale deve ovviamente essere udibile.

Audizione, in videoconferenza, del Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Dottor Oliviero Montanaro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'audizione, in videoconferenza, del Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il dottor Oliviero Montanaro.
  Saluto il dottor Montanaro, anche a nome dei commissari, e Lo ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Anche in vista della Conferenza nazionale sullo sviluppo sostenibile, l'audizione odierna potrà fornirci un focus specifico sul contributo e sul ruolo del Ministero dell'Ambiente nell'attuazione degli impegni internazionali assunti dall'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030, nonché rispetto alle politiche nazionali in tema di Aiuto pubblico allo sviluppo, anche nel contesto applicativo della legge numero 125 del 2014. Infatti, la Direzione Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo si occupa, tra gli altri, dei seguenti ambiti: strategia di sviluppo sostenibile in sede nazionale e internazionale e verifica della sua attuazione, in coerenza con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 e degli altri strumenti internazionali; programmi e progetti per lo sviluppo sostenibile e la cooperazione internazionale ambientale, anche mediante le risorse per l'allocazione dei permessi di emissione dei gas serra; promozione delle iniziative e degli interventi in materia di green economy.
  In particolare, sarà interessante conoscere le iniziative che il Ministero dell'Ambiente ha già avviato o intende avviare in vista della prossima Climate Change Conference (COP26), che si terrà a Glasgow dal 1° al 12 novembre 2021 e sarà co-presieduta da Italia e Regno Unito. Si tratta di un appuntamento internazionale decisivo nella strategia di lotta al cambiamento climatico, che è l'obiettivo numero 13 dell'Agenda 2030, anche in considerazione del piano presentato dalla Commissione europea il Pag. 317 settembre scorso, finalizzato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'Unione europea almeno del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050. Si tratta di un obiettivo assai ambizioso, a cui l'UE dedica una parte rilevante del suo investimento e del suo impegno.
  Sono tematiche su cui la nuova Amministrazione statunitense ha preso posizione, nella prospettiva di un rientro degli Stati Uniti negli Accordi di Parigi, come conferma la nomina di John Kerry quale Inviato Speciale per il clima all'interno del Consiglio per la sicurezza nazionale. La partnership tra l'Unione europea e gli Stati Uniti sarà decisiva anche ai fini del monitoraggio sull'attuazione degli impegni assunti dagli altri partner internazionali, a partire dalla Cina che, come annunciato dal presidente Xi Jinping all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 22 settembre 2020, intende raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060.
  Fatta questa premessa, sono lieto di dare la parola al dottor Montanaro affinché svolga il Suo intervento.

  OLIVIERO MONTANARO, Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, buongiorno a tutti. Grazie anche dell'occasione che mi date per poter illustrare a questa autorevole Aula le iniziative che il Ministero dell'Ambiente sta portando avanti negli ultimi anni per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista delle attività internazionali sia dal punto di vista delle attività nazionali.
  Se voi siete d'accordo, inizierei con una breve illustrazione di quello che è il quadro di riferimento delle attività di cooperazione a livello internazionale, svolte alla luce e in base alla legge n. 125 del 2014. Innanzitutto, una premessa: l'azione del Ministero dell'Ambiente ha conosciuto una svolta e una crescita considerevole a partire dall'anno 2015, in relazione all'approvazione, proprio nel 2015, dell'Agenda delle Nazioni Unite per il 2030 – la cosiddetta «Agenda 2030» –, dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e del relativo Piano di azione di Addis Abeba sulla cooperazione internazionale. Questi tre accordi internazionali hanno segnato una svolta, che ha impresso una notevole enfasi e una notevole accelerazione alle attività di cooperazione dell'Italia, e in particolare del Ministero dell'Ambiente. Questa attività è cresciuta e si è anche potuto giovare dell'utilizzo delle risorse provenienti dalle vendite delle quote dei sistemi di emissioni ETS dell'Unione europea, che ha consentito al Ministero dell'Ambiente di utilizzare un adeguato attaché finanziario per le attività di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
  Da un punto di vista organizzativo le attività di cooperazione sono organizzate su tre principali filoni, che riguardano accordi bilaterali con singoli Paesi o gruppi di Paesi, accordi con organizzazioni internazionali multilaterali e accordi con sistemi finanziari, come la Banca mondiale e altre organizzazioni e banche di sviluppo regionale.
  Sinteticamente, per quanto riguarda gli accordi bilaterali, sono attualmente in vigore quarantasei accordi di cooperazione bilaterale, di cui oltre venti nella sola Africa, che riguardano complessivamente settantuno Paesi. Ne stiamo attivando altri, per cui riteniamo che nell'arco di pochi mesi questo numero potrebbe arrivare anche fino a ottanta Paesi coinvolti nelle attività di cooperazione dell'Italia per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Nell'ambito di questi accordi sono stati approvati circa 170 progetti di cooperazione – in esecuzione o in cantiere, già completati – che includono, tra gli altri elementi, anche assistenza tecnica e capacity building. A mero titolo informativo, vi posso far presente che nel 2019 sono stati impegnati ed erogati oltre 80 milioni di euro per quanto riguarda queste attività di cooperazione, di cui 13,5 milioni per attività bilaterali, 46,5 milioni per attività multilaterali e circa 27 milioni a favore di banche o fondi di sviluppo, che a loro volta finanziano iniziative e interventi nei Paesi in via di sviluppo.
  Per quanto riguarda i meccanismi e le organizzazioni internazionali multilaterali, mi limito a ricordare alcuni dei più rilevanti: Pag. 4 innanzitutto vi è il Fondo multilaterale per l'attuazione del Protocollo di Montréal, che riguarda la lotta contro il buco dell'ozono e che serve ad assistere i Paesi in via di sviluppo per il raggiungimento dei loro impegni di conformità rispetto all'eliminazione delle produzioni e del consumo di sostanze ozono-lesive. Un altro soggetto con cui abbiamo un importante interlocuzione è l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), con la quale il Ministero dell'Ambiente collabora a programmi di sicurezza alimentare, nutrizione e lotta agli sprechi alimentari, adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici. In particolare, con loro stiamo anche contribuendo all'organizzazione del cosiddetto «Food Summit» che dovrebbe svolgersi nel 2021.
  Abbiamo anche una importante collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), con il quale a gennaio 2019 è stato inaugurato a Roma uno specifico centro per il clima e lo sviluppo sostenibile, che è stato attualmente rilanciato e che quindi contribuirà in modo decisivo nel 2021 a sostenere il Ministero dell'Ambiente nella partecipazione agli eventi internazionali previsti per quest'anno. Questo centro, in particolare, svolge un ruolo primario nella lotta ai cambiamenti climatici, nella tutela della biodiversità e nella difesa del suolo su scala globale, ponendosi come hub intermediario di sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Altre Agenzie internazionali con cui il Ministero collabora sono le tre Convenzioni cosiddette di Rio: la prima è la Convenzione per combattere la desertificazione, in particolare vi è un ambizioso progetto globale con il Segretariato di questa Convenzione per il sostegno a interventi nell'area del Sahel e di sviluppo connesso al recupero ambientale di tre Paesi in particolare, ovvero il Burkina Faso, il Ghana e il Niger; altri interventi sono programmati, quindi la collaborazione con questa Convenzione è in espansione e in rafforzamento. Altri due soggetti con cui interagiamo in modo importante sono le due Agenzie internazionali che si occupano di energia: una è l'International Energy Agency, con cui il Ministero ha promosso un progetto di realizzazione di infrastrutture energetiche intelligenti, smart, e di digitalizzazione dei Paesi in via di sviluppo per la transizione energetica. Il progetto è stato sviluppato nell'ambito della coalizione sulla transizione energetica promossa e approvata durante l'Energy Action Forum del 22 settembre del 2019. L'altra Agenzia internazionale è l'International Renewable Energy Agency (IRENA) che si occupa delle energie alternative, con la quale il Ministero dell'Ambiente ha da anni un ambizioso programma di cooperazione e sviluppo, che attualmente è in fase di riconsiderazione sulla base di quelli che saranno gli esiti dell'Assemblea di questa associazione, che si dovrebbe svolgere tra pochi giorni.
  Infine, vi è lo Strumento della cooperazione a supporto di fondi e banche di sviluppo, attraverso cui il Ministero partecipa a programmi di promozione dello sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo. L'obiettivo è di coinvolgere anche il settore privato per creare nuove opportunità e prospettive di lavoro attraverso tecnologie pulite, risparmio energetico ed energie rinnovabili.
  Altri programmi avviati che meritano menzione sono: il Clean Energy Access Program (CEAP), che ha l'obiettivo di importare energia pulita e di alta qualità a oltre un miliardo di persone prive di possibilità di accedere alla rete elettrica; il Multi-Partner Trust Fund (MPTF), che è un fondo multilaterale gestito direttamente dal Segretariato Generale delle Nazioni Unite per favorire l'attuazione delle misure e degli Obiettivi dell'Agenda 2030 nei Paesi in via di sviluppo: l'Italia sta negoziando un nuovo accordo con questo soggetto in modo da rilanciare ed espandere, in modo ambizioso, le attività di sostegno che vengono svolte attraverso questo meccanismo finanziario; infine, l'Adaptation Fund (AF), che è un fondo per finanziare progetti di adattamento ai cambiamenti climatici per aiutare le comunità vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo ad adattarsi e costruire la resilienza agli effetti negativi dei cambiamenti climatici mediante progetti in settori quali la sicurezza alimentare, l'acqua, la Pag. 5gestione costiera, l'agricoltura e la riduzione del rischio da catastrofi. Il sostegno a questo programma è stato avviato nel 2015 ed è stato aggiornato e fortemente potenziato alla fine dell'anno scorso.
  Un altro elemento fondamentale che vorrei evidenziare è che ad agosto di quest'anno il Ministro ha emanato un apposito provvedimento ministeriale con il quale è stato adottato l'atto di indirizzo e programmazione per la cooperazione internazionale ambientale 2020-2022. Questo atto, quindi, include una strategia sistemica triennale che ha innanzitutto lo scopo di allinearsi e contribuire, rafforzandola, alla programmazione strategica che periodicamente viene approvata e messa in atto dal Ministero degli Affari esteri. Quindi l'obiettivo è di rendere ancora più sinergica la collaborazione tra Ministero dell'Ambiente e il Ministero degli Affari esteri per ottenere gli ambiziosi obiettivi di sostegno alla cooperazione allo sviluppo ambientale che l'Italia si è sempre prefissata. Cito brevemente alcuni dei caratteri salienti di questo provvedimento, che individua una serie di obiettivi triennali, quali le sfide di prossimità locali e globali per affrontare le sfide ambientali, laddove occorre in modo maggiore il sostegno dell'Italia e laddove si tratta di Paesi più prossimi a quella che è la nostra sfera diretta di interesse politico ed economico. Il provvedimento individua, inoltre, una revisione programmata per mantenere costantemente aggiornato il programma a quelle che sono le sfide globali in continua evoluzione e anche un meccanismo per valorizzare e promuovere la capacità ambientale italiana, sia direttamente a livello pubblico sia attraverso le eccellenze del settore privato. Le aree tematiche di intervento di questa cooperazione strategica sono: la biodiversità e gli ecosistemi marini e terrestri; le foreste; la desertificazione, con la siccità e il contrasto al degrado del suolo; la protezione del patrimonio culturale, naturalistico, materiale e immateriale; la diversità bioculturale e l'approccio equilibrato tra uomo e natura (il cosiddetto «natur-based approach ecosystem»); combattere e prevenire i rischi derivanti dai disastri naturali conseguenti ad eventi climatici estremi; l'acqua come bene comune e come diritto umano universale; la prevenzione e la riduzione delle emissioni climalteranti di tutti i fattori di inquinamento; un particolare riferimento alla prevenzione e alla lotta ai rifiuti in mare, i cosiddetti «marine litter»; e la promozione dell'economia circolare e del risanamento ambientale, quali motori fondamentali di sviluppo sostenibile.
  Per attuare questo ambizioso programma la cooperazione multilaterale avrà la priorità, proprio perché riteniamo che le organizzazioni internazionali, in particolare quelle basate all'ONU, siano un catalizzatore importante per raggruppare e rendere più sinergiche le azioni del Ministero dell'Ambiente. La cooperazione bilaterale comunque continuerà, ma sarà concentrata e focalizzata in modo da garantire e rendere più efficienti i criteri di accountability, di trasparenza e di efficienza delle iniziative che sono poste in essere. Per fare tutto ciò ci gioveremo anche del supporto e della collaborazione dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), che lavora presso il Ministero degli Affari esteri, e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), che lavora con il Ministero dell'Ambiente.
  Per quanto riguarda la cooperazione scientifica e tecnologica, la priorità verrà data alla connessione sinergica della stessa con altre iniziative di cooperazione ambientale, a programmi di cooperazione tra istituti, università e centri di ricerca per sviluppare congiuntamente le eccellenze nella ricerca e nella promozione culturale e ambientale, con azioni di formazione e di capacity building, sia per quanto riguarda persone, soggetti e funzionari dei Paesi in via di sviluppo, sia per quanto riguarda anche i funzionari del sistema amministrativo italiano. Sulla base dell'attuale situazione di emergenza sanitaria verrà data una particolare attenzione a quelli che sono i moduli in remoto e i moduli didattici online.
  Per quanto riguarda la priorità relativa all'anno 2021, anche alla luce di quelli che sono gli impegni internazionali in calendario per quest'anno, verrà data una priorità Pag. 6all'Africa, e in particolare al Sahel, ai piccoli Stati insulari pacifici e caraibici e all'area dell'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN).
  Per quanto riguarda i settori tematici, l'indirizzo è quello di dare priorità alla mitigazione al cambiamento climatico, l'energia sostenibile e la transizione energetica, l'adattamento ai cambiamenti climatici, la biodiversità e la tutela del suolo, anche per coordinarsi con gli avvenimenti che saranno realizzati quest'anno, cioè la Conferenza delle parti e le tre grandi Convenzioni di Rio sulla biodiversità contro la desertificazione e quella già citata, la COP26 sul cambiamento climatico, in cui l'Italia è co-presidente con il Regno Unito. Tutte queste attività saranno altresì riflesse in altri due importanti meccanismi di cooperazione internazionale, che sono il G20 – di cui l'Italia è presidente di turno –, che concentrerà l'attenzione sui pilastri dell'economia circolare e del cambiamento climatico, e il G7, anch'esso presieduto dal Regno Unito. Quindi questa del G7, del G20 e della COP26 è una situazione di una stretta collaborazione climatica tra Italia e Regno Unito e sarà sicuramente un elemento strategico della politica del Ministero dell'Ambiente.
  Questa è una breve sintesi dell'attività negli anni recenti per quanto riguarda la cooperazione internazionale. Vi chiedo se preferite una sosta per effettuare eventuali domande e richieste di integrazione o se volete che passi invece a una sintesi dell'attività relativa all'attuazione dell'Agenda 2030 a livello nazionale, in particolare con riferimento alla procedura di aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.

  PRESIDENTE. Le chiederei per cortesia di concludere l'intervento. Poi passiamo alle domande dei colleghi. Grazie.

  OLIVIERO MONTANARO, Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Benissimo, allora procedo. Il Ministero dell'Ambiente ha un ruolo centrale nel percorso di attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile a livello nazionale, in quanto coordina, di concerto con il Ministero degli Affari esteri e con il Ministero dell'Economia e delle finanze, il percorso di redazione e di aggiornamento della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. L'ultima è stata approvata con una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) del dicembre 2017 e, in base al comma 5 dell'articolo 3 della legge n. 221 del 2015 – il vecchio «collegato ambientale» – è previsto che tale processo avvenga ogni tre anni e sia svolto in particolare mediante un processo istituzionale inclusivo. Conseguentemente, sulla base della legge, il processo di aggiornamento triennale avrebbe dovuto essere concluso alla fine del 2020. Tuttavia, a causa della situazione del COVID-19, sin da marzo del 2020 abbiamo portato e fatto approvare in CIPE uno slittamento della tempistica che ci consente quindi di riprogrammare il percorso, alla luce dell'attuale situazione organizzativa e operativa, che si dovrebbe concludere a maggio del 2021.
  Per quanto riguarda il percorso, devo dire che è stata posta particolare attenzione a quella che è la territorializzazione dei vari livelli istituzionali di questo percorso. A tale scopo, sono stati siglati degli accordi di collaborazione con venti regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano affinché il meccanismo di aggiornamento e l'attuazione della Strategia nazionale avvenisse in modo coordinato anche a livello regionale; per fare questo sono stati anche stanziati e finanziati fondi di bilancio. Oltre al sistema delle regioni, sono stati conclusi accordi con quattordici città metropolitane italiane per la definizione e l'attuazione delle strategie provinciali e delle agende metropolitane per lo sviluppo sostenibile. Il tema della territorializzazione e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono quindi centrali nel sistema istituzionale operativo italiano e nel meccanismo promosso dal Ministero dell'Ambiente.
  Per realizzare un'attività di aggiornamento della Strategia nazionale, il Ministero dell'Ambiente ha istituito sin dal dicembre 2017 il forum nazionale per lo Pag. 7sviluppo sostenibile, al quale attualmente partecipano 187 organizzazioni di diverso tipo, come le associazioni della società civile, le imprese, le università e le organizzazioni non governative. Queste organizzazioni sono articolate in cinque gruppi di lavoro, che seguono le cosiddette «5 P» dell'Agenda 2030, ovvero persone, pianeta, prosperità, pace e partnership. Lo scopo è far sì che ciascuno di questi gruppi metta a punto, in modo inclusivo e partecipativo, delle proposte di aggiornamento della Strategia nazionale, mantenendo il riferimento ai cinque pilastri che ho appena menzionato e che sono previsti sia per la Strategia nazionale sia per l'attuazione dell'Agenda 2030 a livello internazionale.
  Per quanto riguarda l'attuale fase, devo sottolineare in particolare che, per rafforzare questo processo, è stato avviato un progetto con la Direzionale Generale per il sostegno alle riforme strutturali (DG REFORM) della Commissione europea, che si giova del supporto dell'OCSE: il progetto è denominato «Policy coherence for sustainable development: mainstreaming the SDGs in Italian decision-making process» e ha quindi lo scopo di definire una coerente politica strategica sullo sviluppo sostenibile per includere gli Obiettivi dell'Agenda 2030 nel sistema del meccanismo e nel procedimento decisionale italiano. È un obiettivo molto ambizioso. Questo progetto della Commissione europea è anche un meccanismo per restare in qualche modo agganciati al processo che altri Paesi europei stanno attivando per realizzare anche loro l'Agenda 2030 a livello nazionale.
  Per quanto riguarda l'attuale fase, era stata prevista una Conferenza nazionale di attivazione del processo istituzionale –, visto che quello tecnico, come dicevo, è già partito da oltre un anno – per la fine del 2020. Tuttavia, questa situazione di emergenza sanitaria ha imposto, anche recentemente, una riprogrammazione delle scadenze, per cui attualmente sono previsti un incontro tecnico e di confronto istituzionale per la fine di febbraio e, per la fine di maggio e l'inizio di giugno, una presentazione ufficiale con una conferenza nazionale – si spera – in persona, di quella che è la proposta di aggiornamento della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, che sarà poi presentata, attraverso il processo istituzionale, in sede di CIPE e poi agli organi parlamentari.
  Questo, molto in sintesi, è il panorama a livello nazionale, io avrei concluso e sono a vostra disposizione per ogni richiesta. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ho già delle prenotazioni per domande e osservazioni dei colleghi. La prima è l'onorevole Quartapelle Procopio da remoto. Prego.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, dottor Montanaro, per la sua relazione. Vorrei capire, dal suo punto di vista, quali sono gli Obiettivi dell'Agenda 2030 che sono più facili da raggiungere per l'Italia e su quali invece c'è da mettere più impegno politico. Grazie.

  LORENZO VIVIANI. Volevo fare questa domanda. Naturalmente non sono della Commissione Esteri, ma ha parlato anche di agricoltura, per cui mi soffermerò su un aspetto che è quello che riguarda i cambiamenti climatici, o comunque l'emissione dei gas. Volevo chiederLe una fotografia italiana, perché comunque ci siamo dati degli steps ben precisi nella scorsa legislatura, che sono stati riconfermati anche in questa. Molte volte vediamo come poi i piani energetici nazionali e la Strategia energetica nazionale prevarichi il tema ambientale, forse qualche volta in maniera giusta e altre volte non si è fatto abbastanza, finendo poi con prorogare, o comunque sia vediamo che è difficile riuscire a rispettare alcune tabelle di marcia, come lo smantellamento delle nostre centrali a carbone o la riduzione delle emissioni. Quindi volevo chiedere la fotografia di quello che sta succedendo a livello italiano su questo, e a livello europeo.
  Soprattutto, riprendendo le parole di introduzione del vicepresidente Formentini, vorrei una Sua opinione – magari non è neanche di sua competenza – su quello che è stato dichiarato dal Presidente cinese sulla neutralità carbonica, ovvero il fatto Pag. 8che entro il 2060 in Cina si possano equilibrare le emissioni e l'assorbimento dell'anidride carbonica. Sembrano degli steps molto difficili già da perseguire magari in Italia e in Europa, dove gli standard qualitativi della qualità dell'aria sono più alti, e quindi sembra ancora più difficile per un Paese che ha delle norme sull'ambiente sicuramente più basse rispetto alle nostre. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Altri colleghi? Allora lascio la parola al dottor Montanaro per la replica.

  OLIVIERO MONTANARO, Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie. Sulla prima domanda, non può che essere, anche in questo caso, un parere personale. Vorrei ricordare innanzitutto un elemento fondamentale: i diciassette Obiettivi dell'Agenda 2030 sono articolati in specifici Obiettivi operativi, però hanno una caratteristica che non dobbiamo mai dimenticare, ovvero che sono interconnessi. L'Agenda 2030 non è una shopping list di obiettivi e di indicatori che si possono conseguire indipendentemente l'uno dall'altro. Il meccanismo fondamentale è la loro coerenza sistemica. Non possiamo operare contro i cambiamenti climatici se non operiamo per l'energia pulita; non possiamo operare contro la desertificazione e la siccità se poi i cambiamenti climatici contribuiscono ad aggravare questa situazione.
  Dal punto di vista del Ministero dell'Ambiente, in particolare, noi concentriamo la nostra attenzione sui sette/otto Obiettivi dell'Agenda 2030 che sono più direttamente connessi alle componenti ambientali: la protezione della biodiversità in mare e in terra, i cambiamenti climatici, l'acqua pulita e la prevenzione del rischio di emissioni climalteranti. Questo pacchetto di Obiettivi è sempre tenuto costantemente insieme in modo sinergico. Su questi Obiettivi dovete considerare anche che l'elemento nazionale ha due fattori per poter contribuire a un adeguato raggiungimento, che non è facile da conseguire (e questo si trova anche nei report delle Nazioni Unite): non basta quello che è l'impegno a livello nazionale, che per noi non si articola soltanto una strategia nazionale, ma in tanti altri programmi e progetti; questi sono obiettivi che o si conseguono globalmente, tutti quanti, oppure non c'è alcuna possibilità che possano essere conseguiti a livello individuale. Vi ricordo soltanto un dato: per quanto riguarda le emissioni climalteranti in atmosfera, l'Europa complessivamente conta poco più del 10 per cento su scala globale. Quindi anche se tutta l'Europa fosse assolutamente perfetta nel rispettare i propri impegni e gli impegni dell'Agenda di Parigi, comunque sarebbe un contributo importante, ma che da solo non è sufficiente a raggiungere quello che poi a Parigi si è determinato.
  Perché dico questo? Perché è fondamentale, nell'ambito del meccanismo dell'Agenda 2030 e delle tre Convenzioni di Rio, a partire da quella sul cambiamento climatico, che ci sia un forte, coordinato ed efficiente supporto ai Paesi in via di sviluppo, che spesso sono i più colpiti dai problemi dei cambiamenti climatici, ma anche i meno responsabili e i meno in condizioni operative e finanziarie di poter modificare il loro paradigma produttivo ed economico-sociale per modificare sostanzialmente quelli che sono gli impatti negativi delle emissioni climalteranti.
  Per questo è tanto importante che la cooperazione italiana sia strettamente connessa non soltanto a quelle che sono le strategie nazionali per l'attuazione dell'Agenda 2030, ma anche a quelli che sono i quadri internazionali, sia europei sia globali, per cui gli obiettivi di cooperazione sono funzionalmente, in modo trasparente ed efficiente, connessi in modo specifico all'attuazione dell'Agenda 2030. Questo è l'importante sforzo che il Ministro Costa sta effettuando fin da quando ha cominciato il suo mandato, ovvero rendere più pesante ma anche più incisiva e più efficace l'azione di cooperazione internazionale per l'attuazione dell'Agenda 2030.
  Per quanto riguarda l'altra domanda, ovviamente la mia Direzione Generale non si occupa in modo diretto delle attività che Pag. 9riguardano il clima, ma soltanto in modo indiretto per quanto riguarda le attività di cooperazione internazionale e la predisposizione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Per entrambi questi meccanismi ovviamente l'aspetto climatico è fondamentale ed è probabilmente l'elemento più importante che viene tenuto presente negli ultimi anni. Devo dire che, però, anche sotto questo profilo sono stati sono stati fatti passi avanti molto importanti sotto tre punti di vista: il primo è una definizione più ambiziosa di quelli che sono gli obiettivi. Basti citare l'innalzamento – approvato anche dal Parlamento europeo – delle ambizioni per quanto riguarda il taglio delle emissioni climalteranti, prima al 2030 e poi al 2050, che quindi segna e conferma il fatto che l'Unione europea, di cui l'Italia è uno degli elementi fondamentali di propulsione, è all'avanguardia per quanto riguarda le ambizioni contro il cambiamento climatico.
  Un secondo elemento fondamentale è che sono state migliorate le strategie di efficienza e di supporto – come dicevo prima – ai Paesi in via di sviluppo, che sono un po' una chiave fondamentale che potrà segnare o meno il successo o meno delle nostre ambizioni stabilite nell'Accordo di Parigi. Da questo punto di vista, l'attuazione della cosiddetta Agenda di Addis Abeba, che di fatto è l'agenda di supporto ai Paesi in via di sviluppo per l'attuazione dell'Agenda 2030, è fondamentale. Tutte le collaborazioni che l'Italia e il Ministero dell'Ambiente stanno promuovendo in campo ambientale con organismi multilaterali, e in particolare con le Agenzie onusiane, hanno questa chiave interpretativa comune e servono anche in modo efficiente e strategico a migliorare le performances ambientali dei Paesi in via sviluppo, in particolare per quanto riguarda il discorso dei cambiamenti climatici.
  L'ultimo elemento è il monitoraggio: uno degli sforzi più importanti che si è fatto nelle ultime Conferenze delle Parti della COP sui cambiamenti climatici è stabilire e applicare un efficiente meccanismo di monitoraggio che consente di pesare, e quindi di operare e correggere di conseguenza le azioni, per quanto riguarda le emissioni climalteranti, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. È un meccanismo ambizioso, che anche in questo caso richiede tecnologie, organizzazione e supporto finanziario, ma questo è un altro elemento su cui il Ministero dell'Ambiente si è impegnato in modo importante, sia direttamente con i singoli Paesi – in quanto questo elemento della lotta ai cambiamenti climatici è sempre presente nella collaborazione bilaterale –, sia attraverso le priorità che ha stabilito negli accordi con gli organismi multilaterali. Direttamente, l'Italia sta facendo la sua parte come esempio per quanto riguarda l'attuazione dell'Agenda 2030 e ha già svolto qualche anno fa la prima voluntary national review (VNR), cioè la revisione nazionale di come sta attuando la propria Agenda 2030. Era previsto che l'Italia avrebbe nuovamente fatto il suo report sull'attuazione – la VNR – nel 2021, ma a causa della situazione COVID-19 è stato concordato con gli organi delle Nazioni Unite che l'Italia presenterà la propria VNR sull'attuazione dell'Agenda 2030 nel 2022, sempre in modo da avere una costante situazione aggiornata di quello che è l'impegno nazionale per la realizzazione degli Obiettivi dell'Agenda 2030.
  A livello nazionale il meccanismo della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è strettamente connesso all'attuazione del PNIEC, cioè della Strategia nazionale per l'energia e i cambiamenti climatici, che tra l'altro ha avuto recentemente un impulso molto forte tramite il decreto-legge n. 76 del 2020, che ha previsto tutta una serie di misure di accelerazione, di rilievo e attenzione per quanto riguarda la configurazione operativa del PNIEC e la sua attuazione a livello nazionale.
  Mi sembra che questi erano più o meno i due interventi che erano stati effettuati dai componenti della Commissione. Sono ovviamente a disposizione per ulteriori richieste e precisazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ho un'ulteriore richiesta di intervento da remoto da parte della collega Yana Ehm, a cui do la parola.

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  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ringrazio ovviamente anche il dottor Montanaro per la relazione e per le risposte già effettuate, molto pertinenti. Avrei due domande un po' puntuali. La prima concerne la grande sfida, che è sempre più pertinente e sempre più importante, che riguarda l'approvvigionamento dell'acqua: si vede che ci sono alcune zone che, a causa anche del cambiamento climatico, hanno sempre più difficoltà a garantire l'approvvigionamento dell'acqua in maniera costante, mettendo anche a repentaglio la popolazione stessa e ovviamente anche la vita, che è un diritto fondamentale di tutti gli esseri umani. Quindi su questo fronte, specialmente con queste nuove sfide che vi sono presenti per vari motivi di cambiamenti recenti e anche non recenti, bisogna di fare di più? Cosa si può fare di più affinché questo diritto possa essere garantito al massimo, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto nei Paesi in conflitto, che hanno ancora più difficoltà? Due esempi che mi vengono spontaneamente in mente sono sicuramente la questione siriana, che vede una mancanza totale, oppure lo Yemen.
  L'altra domanda invece, sempre legata alla parte ambientale, riguarda la questione della plastica. L'Italia ha già fatto molto in questo ambito, eppure recenti studi mostrano come effettivamente la questione della plastica e della mancanza di riuscire anche ad avviare un circuito positivo di riciclo fa sì che la plastica diventi una prossima sfida molto importante, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Quindi anche su questo fronte della plastica, cosa viene fatto? Cosa può essere fatto di più affinché si possa arrivare a delle soluzioni sempre più concrete, che per alcune zone invece rischiano di diventare proprio degli inadempimenti e delle problematiche molto serie per tutta la popolazione? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille, collega Yana Ehm. Se posso, aggiungerei anche una mia domanda. Ha accennato alla desertificazione del Sahel, Le chiederei se potesse dirci qualcosa di più sul partenariato dell'Italia con i Paesi del Sahel: Lei ha accennato al Burkina Faso, al Ghana e al Niger, l'attenzione della Commissione Esteri su questa tematica è alta, perché abbiamo anche un'indagine conoscitiva sul Mediterraneo allargato, quindi sappiamo benissimo che tutto ciò che succede nel Sahel fino al Corno d'Africa poi si ripercuote sul Mediterraneo e sull'Italia e quindi è nostra volontà approfondire il più possibile le tematiche sull'aiuto a questi Paesi sulla cooperazione.
  In particolare, Le chiedevo se avesse notizie, riguardo l'ambito al quale Lei ha accennato, sul Green Wall, quella grande muraglia verde che dovrebbe fermare la desertificazione proprio in quell'area. Grazie.

  OLIVIERO MONTANARO, Direttore Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie. Una piccola premessa che vale per tutte e tre le domande: l'approccio fondamentale per tutte le problematiche ambientali, anche di cooperazione internazionale, del Ministro Costa si basa sulla sinergica attuazione ad entrambi i pilastri delle politiche ambientali, che sono la prevenzione per quanto riguarda gli elementi dannosi e i rischi, e la mitigazione nel momento in cui questi meccanismi dispieghino i loro effetti negativi.
  Parlando di acqua, in particolare in quei Paesi che più risentono di questa carenza – e in questo caso c'è una forte sovrapposizione con l'area dell'Africa e del Sahel in particolare –, le strategie del Ministero dell'Ambiente in termini di cooperazione sono sostanzialmente di due tipi: la prima, più sistemica e strategica, è quella di operare su scala regionale o subregionale per prevenire quelli che sono i meccanismi che portano a una riduzione delle disponibilità di acqua; quindi, sostanzialmente, il problema della desertificazione e del degrado dei suoli. Da questo punto di vista il progetto che abbiamo in piedi con il Segretariato della Convenzione contro la desertificazione è proprio basato su questo principio. Su un'ampia area che copre i tre Paesi che ho menzionato prima, vi sono progetti che servono sia a combattere la desertificazione, quindi l'inaridimento del Pag. 11suolo, sia a ripristinare suoli già degradati. Anche da questo punto di vista, così come avviene per i cambiamenti climatici, c'è la strategia della neutralità del consumo del suolo, ovvero la tendenza, a medio e lungo termine, a far sì che il suolo non sia deteriorato ulteriormente e quindi non ci sia perdita di suolo fertile sfruttabile per le necessità umane, ma che anzi ci siano programmi e risultati di ripristino di percentuali di suolo già deteriorati. Questo è un po' il pilastro della prevenzione, ovvero prevenire e disinnescare i meccanismi che riducono la disponibilità di acqua, soprattutto a causa della progressiva desertificazione di ampie aree, in particolare del continente africano.
  La seconda è quella di aver messo come uno dei riferimenti sistemici degli accordi bilaterali che noi proponiamo ai Paesi in via di sviluppo la disponibilità di acqua e la protezione dei terreni per poter sostenere poi la vita umana. Questi ovviamente sono progetti misurati su quelle che sono le necessità dei singoli Paesi, che ci propongono i loro progetti e che ricevono da parte nostra non soltanto il supporto finanziario, ma quasi sempre anche un supporto tecnico, scientifico e di formazione in modo che poi, una volta realizzati questi interventi, siano anche in grado di mantenerli a livello sistemico e di interagire con quelli che sono i programmi su scala più globale per la prevenzione dei problemi di desertificazione. Ovviamente, il problema dell'acqua potabile e sicura ha anche una forte componente di depurazione, che è un altro elemento di sicurezza che noi inseriamo sempre in quelle che sono le nostre strategie bilaterali di Paese. Quindi non soltanto prevenire e tutelare il bene dell'acqua, ma anche far sì che sia garantita la sua salubrità, soprattutto per quanto riguarda non solo il consumo umano, ma anche l'allevamento e quello che è l'utilizzo per fini di coltivazione.
  Per quanto riguarda un'altra componente, ovvero la plastica, penso che non ci sia bisogno di ricordare che è una delle priorità del Ministro Costa, che ha speso un'enorme serie di iniziative e di impegni per quanto riguarda la prevenzione; basta menzionare tutte le iniziative contro la produzione del consumo delle plastiche monouso; tuttavia, mi fa piacere ricordare che è anche molto importante l'attività a livello internazionale: il Ministro Costa nel 2019 ha inaugurato, a partire dalla nostra Rappresentanza permanente a New York, una serie di Ambasciate plastic free, cioè di Ambasciate che non utilizzano la plastica monouso. Perché concentrare l'attenzione sulle ambasciate? Non tanto e non solo perché sono un centro operativamente molto importante, ma perché sono un messaggio e rappresentano un'eccellenza italiana che ha lo scopo, nei Paesi in cui si trovano, di portare un esempio virtuoso di come si può operare per prevenire un uso eccessivo della plastica, soprattutto monouso.
  È ovvio che il pilastro della prevenzione si basa soprattutto sul discorso del ciclo di vita del prodotto e della distribuzione, prima ancora che del riciclo e del riuso, e quindi sui sistemi di economia circolare, che ovviamente restano, visto anche l'impulso attraverso la strategia europea per la promozione dell'economia circolare. Anche in questo caso abbiamo un asse importante in tutti quelli che sono gli accordi bilaterali con i vari Paesi, ma per la plastica c'è un elemento aggiuntivo: il Ministro Costa da anni presta grande attenzione a quello che è il problema dei rifiuti marini – come accennavo prima nella mia sintesi – cioè a tutte quelle iniziative sia regionali sia globali che hanno lo scopo di prevenire l'immissione in mare dei rifiuti marini plastici, che creano tra le altre cose le famose isole di plastica – che credo voi tutti conosciate –, che sono un problema veramente importante. I rifiuti marini hanno altri impatti negativi secondari, perché poi la microplastica viene ingerita dagli organismi marini e passa poi anche attraverso il consumo umano, quindi vi sono anche grandi problemi per quanto riguarda la salute umana. C'è anche il problema del cosiddetto «soffocamento» determinato dai tetti di plastica, che quindi abbatte la percentuale di ossigeno di importanti aree che sono anche produttive e quindi crea dei problemi anche di disastro sistemico ed ecosistemico, da questo punto di vista. Pag. 12
  Infine, è un problema perché questa plastica che viaggia da mare a mare è anche un importante vettore di organismi alieni, che possono utilizzare la plastica che fluttua come elemento di trasporto, rendendo ancora più difficile il suo controllo. Per tutto questo, a livello mediterraneo e globale, il Ministro dell'Ambiente sta promuovendo da anni – con il G7, il G20 e la Convenzione di Barcellona – specifici programmi che servono a prevenire l'immissione di plastiche negli oceani e anche a promuovere campagne mirate per la pulizia. Cito soltanto, fra tutti, il problema delle cosiddette «reti abbandonate» e perse – se non lasciate –, che attraverso specifiche campagne promozionali dovrebbero essere rimosse per ripulire quegli specifici ambienti. Sono tutte iniziative che trovano un punto di caduta operativa nella cosiddetta «legge salva-mare» che il Ministro ha già presentato tempo fa e che noi auspichiamo che possa riprendere rapidamente il processo parlamentare.
  Infine, vengo alla domanda sul Sahel: come dicevo prima, posso dire che il Sahel è l'area geografica più all'attenzione del Ministro Costa, da tutta una serie di punti di vista. Il progetto del Great Green Wall, che dovrebbe servire a fermare il processo di desertificazione, in espansione soprattutto al sud, vede il supporto del Ministero dell'Ambiente da tutta una serie di punti di vista, ma queste sono tutte azioni che noi svolgiamo in modo strettamente coordinato con il Segretariato della Convenzione internazionale per combattere la desertificazione, perché siamo convinti che, al di là di quelli che sono i puntuali supporti ai Paesi a livello bilaterale, sia importante che non si operi in modo autonomo e indipendente, ma che tutti questi sforzi molto significativi da un punto di vista tecnico e finanziario abbiano una regia coordinata, che a nostro giudizio ovviamente non può che essere quello della Convenzione per combattere la desertificazione. Il Sahel per questa Convenzione è l'elemento geografico più importante e su questo stiamo realizzando una serie di progetti, come quello che menzionavo prima. Quindi il Sahel è sicuramente l'area geografica che, sia a livello bilaterale sia a livello multilaterale, è probabilmente la più attenzionata dal Ministro, sia per quanto riguarda l'impatto sulla popolazione, sia perché è l'elemento concreto che dimostra quali possono essere i danni significativi dei cambiamenti climatici.

  PRESIDENTE. Perfetto. Ringrazio ancora il dottor Montanaro e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.