XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 26 di Martedì 10 novembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'AZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA PER L'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni Silveri.
Fassino Piero , Presidente ... 2 
Gentiloni Silveri Paolo , Commissario europeo per l'economia ... 3 
Fassino Piero , Presidente ... 6 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 6 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 6 
Cabras Pino (M5S)  ... 7 
Lupi Maurizio (Misto-NI-USEI-C!-AC)  ... 7 
Boldrini Laura (PD)  ... 7 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Gentiloni Silveri Paolo , Commissario europeo per l'economia ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare (AP) - Partito Socialista Italiano (PSI): Misto-AP-PSI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni Silveri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni Silveri, che saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori. Peraltro, il Commissario Gentiloni per due legislature è stato anche componente autorevole di questa Commissione nonché Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, e poi Presidente del Consiglio. Designato dal Presidente Conte come rappresentante italiano presso la Commissione europea, dal 1° dicembre 2019 ha assunto la carica di Commissario, che ha comportato, naturalmente, anche le sue dimissioni da membro della Camera dei deputati.
  Ciò premesso, l'odierna audizione è volta ad acquisire informazioni dal punto di vista della Commissione europea sui temi oggetto della nostra indagine, dal momento che nel portafoglio delle competenze del Commissario Gentiloni figura il coordinamento dell'attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel contesto del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche, che si apre ogni anno a novembre con la presentazione da parte della Commissione dell'analisi annuale della crescita e si conclude a giugno con l'approvazione delle raccomandazioni specifiche per Paese, sulla base delle quali ciascuno Stato membro imposta la propria legge di bilancio.
  Ricordo che tra le finalità dell'indagine conoscitiva, dedicata all'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, figura tra l'altro la valutazione di iniziative, aspetti finanziari ed eventuali rapporti con le istituzioni internazionali utili a qualificare la posizione dell'Italia sulle diverse questioni globali e individuare le modalità più opportune per dare maggiore visibilità, soprattutto nelle sedi europee, all'impegno italiano per la realizzazione dell'Agenda 2030.
  Come ribadito dal nostro ospite in un suo recente intervento pubblico, lo sviluppo sostenibile era e rimane il nostro obiettivo stabile per il futuro, anche dopo gli stravolgimenti economici e sanitari degli ultimi mesi.
  Il Green New Deal, il piano di rilancio dell'economia dopo la crisi dovuta al COVID-19, è infatti un'opportunità straordinaria per cambiare passo sullo sviluppo sostenibile, da articolare sulla base di tre cifre: 55, cioè una riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030; 37, che è la percentuale dei fondi di Next Generation EU direttamente spesi in obiettivi legati al Green Deal; 30, che è il 30 per cento dei 750 miliardi di Next Generation EU, che saranno da reperire attraverso green bond, obbligazioni verdi che coinvolgono il mercato finanziario nella transizione ecologica. Pag. 3
  Il combinato disposto delle tre cifre consente all'Unione europea di assumere la leadership globale sulle questioni climatiche e ambientali, pur nella consapevolezza che occorre discutere con i Paesi membri su piani di investimento ad hoc, che non ne mettano a rischio il tessuto economico e sociale.
  Fatte queste riflessioni, che richiamano il quadro di riferimento in cui si colloca l'audizione del Commissario Gentiloni, e per non dilungarmi oltre, io passo la parola al Commissario Gentiloni per il suo intervento.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Commissario europeo per l'economia. Ringrazio il presidente Fassino. Ringrazio i parlamentari che seguono questo incontro, questa audizione. Mi fa molto piacere farla con la Commissione esteri di cui, come ricordava Piero Fassino, ho avuto l'onore di far parte. Io farò un'introduzione sul contributo e il ruolo dell'Unione europea sugli obiettivi dell'Agenda 2030 e poi sono a disposizione per commenti ed eventuali domande.
  Voi sapete, innanzitutto, che la scelta di questo Green Deal europeo, che è stata compiuta alla fine di dicembre, poco dopo l'insediamento della nuova Commissione von der Leyen, è stata un po' la scelta identitaria di questa nuova Commissione europea. Prima della pandemia – dopo la pandemia ovviamente ci sono state alcune decisioni economiche addirittura storiche – in generale, come atto di nascita, certamente l'identità di questa Commissione si è definita attorno alla proposta della lotta al cambiamento climatico.
  Di fronte alla crisi sanitaria e alle sue conseguenze economiche avremmo potuto effettivamente mettere un po' in pausa o rallentare il progetto della transizione climatica, ma come ha appena ricordato il Presidente Fassino abbiamo deciso di non solo di confermare, ma addirittura di accelerare.
  Prima veniva ricordato che anche gli Obiettivi da qui al 2030, per rendere possibile la neutralità carbonica al 2050, sono stati resi più ambiziosi. Siamo passati da un obiettivo di riduzione delle emissioni del 40 per cento al 2030 a un obiettivo di riduzione del 55 per cento.
  Anche le altre cifre che ricordava Fassino testimoniano un impegno che non ha preso una pausa, ma che si è addirittura rafforzato. Quando si prendono questi impegni, poi naturalmente ne discendono delle misure legislative. Noi approveremo una legge climatica che conterrà una serie di indicazioni, di limiti, di soglie, di tempi, di obblighi, che renderanno possibile il raggiungimento di un obiettivo così ambizioso come quello della riduzione del 55 per cento, e anche una serie di misure che cercheranno di accompagnare obiettivi così ambiziosi dal punto di vista sociale, dei rischi e delle conseguenze economiche per le aree e i settori dell'economia che sono più in difficoltà.
  La conferma di questa scelta identitaria del Green Deal da parte della Commissione europea fa parte di un impegno più generale, che è l'impegno a cercare, come Paesi europei e come Unione, di essere protagonisti, o comunque attori globali importanti nel raggiungimento degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, e quindi nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
  Qui la decisione più importante che è stata presa, credo, a livello della Commissione europea è stata quella di integrare questa strategia dello sviluppo sostenibile e dei suoi diciassette Obiettivi in quella che è la nostra procedura annuale di coordinamento delle politiche economiche. Il cosiddetto «semestre europeo» ha avuto già quest'anno, e avrà per gli anni a seguire, una componente strettamente legata agli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, il che vuol dire molto semplicemente che nelle nostre relazioni annuali, per quanto riguarda le caratteristiche che dovrà avere l'economia europea, la questione della sostenibilità diventerà cruciale.
  Abbiamo anche cambiato nome. I nomi contano quello che contano, ma contano abbastanza. La nostra Annual Growth Survey è diventata Annual Sustainable Growth Survey da quest'anno. Attenzione, è un primo passo, perché incardinarlo fino in fondo nel processo del semestre sarà un percorso che avrà bisogno di qualche anno; Pag. 4ma abbiamo inserito già da quest'anno uno score-board, una tabella particolare sullo stato di avanzamento per i diciassette Obiettivi dello sviluppo sostenibile, o almeno per i quattordici che sono più coerenti con la realtà di Paesi avanzati come i Paesi europei, andando a vedere un po' come si comportano i diversi Paesi, gradualmente con l'obiettivo che anche questo criterio di valutazione concorra a valutare lo stato di salute e delle economie dei Paesi europei. Quindi non lo si deve valutare con il livello del PIL o del rapporto tra deficit, debito e PIL, ma lo si deve valutare gradualmente tenendo presente lo stato di avanzamento per ciascun Paese della traiettoria verso questi Obiettivi.
  Sempre con la stessa logica, Eurostat ha pubblicato in giugno il primo rapporto europeo sullo stato di avanzamento degli SDGs, e questo naturalmente ha comportato per Eurostat anche qualche innovazione organizzativa. Come potete immaginare, noi abbiamo una tradizione di dati molto più frequenti su alcuni indicatori economici e molto meno frequenti su altri indicatori, che sono più legati alla sostenibilità. Eurostat sta lavorando per aggiornare anche i suoi metodi di lavoro, naturalmente in coordinamento con Istat e gli altri 26 istituti nazionali, per rendere questo possibile.
  A questa scelta di integrare la sostenibilità dentro il coordinamento delle nostre politiche economiche e di bilancio si collega anche l'importanza che questo tema ha nel pacchetto di Recovery europeo. Voi sapete che in questo pacchetto, che chiamiamo Next Generation EU, lo strumento di gran lunga principale, che raccoglie il 90 per cento delle risorse, è questo strumento di ripresa e resilienza (RFF), che al proprio interno avrà un accento molto forte al tema della sostenibilità.
  È chiaro che questo RFF, con i suoi 690 miliardi, è qualcosa di completamente inedito, perché in un certo senso attribuisce al coordinamento delle nostre politiche economiche e di bilancio qualche cosa che normalmente questo coordinamento non ha mai avuto, e cioè un volume di fuoco economico, un pacchetto di centinaia di miliardi. Come queste centinaia di miliardi verranno utilizzate, anche tenendo conto del fondamentale obiettivo dell'Agenda 2030, fa parte di questa integrazione.
  C'è una strada lungo la quale si lavora e a cui la Commissione tiene moltissimo, ed è quella di integrare sempre più le nostre politiche economiche con l'indirizzo della sostenibilità. Da questo punto di vista certamente sarà molto importante guardare anche all'evoluzione di quella che ormai si definisce la «diplomazia climatica», e cioè in che modo l'Unione europea e ciascun Paese europeo, e quindi anche l'Italia – credo che questo sia un aspetto importante della vostra indagine conoscitiva – può contribuire a questo sviluppo, in vista anche della prossima COP di Glasgow sulle politiche climatiche.
  Io penso che l'Unione europea possa dare un contributo importante da questo punto di vista. È chiaro che è legittima la preoccupazione che viene avanzata da alcuni settori, da alcune imprese in Europa e da alcuni Paesi, in modo particolare sul rischio che l'Unione europea si lanci in una specie di fuga solitaria su questa questione del Green Deal, della neutralità carbonica al 2050.
  Non è che noi non siamo consapevoli del fatto che l'ambizione di questa transizione in Europa possa anche aprire il fianco a concorrenze sleali da parte di Paesi e imprese che sono meno esigenti sul piano ambientale. È proprio per questo che stiamo elaborando una proposta che io avanzerò, come d'impegno con il Parlamento europeo, entro il primo semestre del prossimo anno, che consiste in un meccanismo di aggiustamento ai confini dell'Unione europea rispetto a quella che un tempo chiamavamo «carbon tax», per intenderci, e che adesso chiamiamo «meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere», che ha esattamente lo scopo di evitare che ci sia una concorrenza sleale da parte di imprese che hanno standard nei loro Paesi meno esigenti di quelli europei.
  Tuttavia io credo che le ultime settimane ci dicano che questo rischio di una fuga solitaria dell'Unione europea, al di là del fatto che noi ci attrezzeremo comunque a proteggere il nostro ruolo di avanguardia, Pag. 5è comunque un rischio che si è andato almeno in parte riducendo.
  Abbiamo visto alcuni annunci importanti, un annuncio da parte cinese, ovviamente con tutte le cautele del caso, visto che la Cina sta costruendo capacità di centrali a carbone in modo enorme ancora in questi anni. Abbiamo visto che il Presidente Xi Jinping nell'Assemblea delle Nazioni Unite ha preso l'impegno di raggiungere la neutralità carbonica in Cina nel 2060. Qualche settimana dopo il nuovo Primo Ministro giapponese ha preso l'impegno di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050; lo stesso ha fatto la Corea del Sud; lo stesso ha fatto il Sudafrica.
  Poi, ovviamente, l'elezione del senatore Biden può rappresentare da questo punto di vista una svolta assolutamente straordinaria. Visto che qui siamo nella sede della Commissione Esteri – consentitemi questa parentesi – io non credo che ci sarà una conversione a U nella politica estera degli Stati Uniti; non credo che ci sarà nei rapporti con la Cina, nei rapporti con la Russia, in tanti altri teatri internazionali. Ci sarà probabilmente un cambiamento di stile, ma non un'inversione di sostanza. Certamente ci saranno dei cambiamenti sostanziali in alcuni settori, e uno di questi sarà costituito con ogni probabilità dalle politiche climatiche.
  Vi ricordo, tra l'altro, che il Presidente degli Stati Uniti può decidere con un ordine esecutivo di rientrare negli Accordi climatici di Parigi e che le Nazioni Unite hanno trenta giorni per prendere atto di questa eventuale decisione. Tradotto in italiano, in teoria alla fine di febbraio o ai primi di marzo gli Stati Uniti potrebbero essere di nuovo negli Accordi di Parigi.
  Infine, due ultime considerazioni. La prima riguarda la risposta economica senza precedenti che l'Unione europea sta dando a questa crisi attraverso l'emissione di un debito comune per obiettivi comuni. Una parte di questo debito, come ricordava Fassino, sarà tra l'altro con emissione di green bond. Questa decisione rafforzerà il ruolo internazionale dell'Unione europea, perché una delle componenti di un possibile ruolo internazionale dell'Unione europea è la forza o la debolezza della nostra moneta unica, che è la seconda moneta più importante del mondo, ma è ancora più o meno al 21-22 per cento delle riserve a livello globale, quindi lontana dal dollaro. Diventare una fonte di emissioni di bond così importante, come accadrà per l'Unione europea nei prossimi anni, può contribuire a rafforzare il nostro ruolo e il ruolo internazionale dell'euro.
  Faccio l'ultima osservazione. In tutto questo quadro certamente avrà la sua importanza per l'Italia la presidenza italiana del G20 l'anno prossimo, perché sapete che l'Italia ha scelto delle priorità per questo G20 incentrate sulle tre parole chiave, «persone», «pianeta», «prosperità».
  Sarà un'occasione molto importante in primo luogo, anche alla luce dell'esito delle elezioni americane, per cercare di rilanciare dinamiche multilaterali che sono state molto indebolite negli ultimi anni, e non soltanto per ragioni legate alla situazione americana, ma anche per l'emergere di nazionalismi e di divisioni a livello globale. Visto il momento in cui si colloca la nostra Presidenza, l'Italia ha una chance per svolgere un ruolo nel rilancio del multilateralismo.
  Ci sono, però, almeno un paio di altre questioni molto importanti. Io credo che la prima sia che il G20 è la sede nella quale si deve concludere la discussione sulle due grandi partite di tassazione globale che sono in discussione all'OCSE e al G20, e sono la la digital tax e la tassazione minima per le imprese, entrambe molto importanti per l'economia europea e per l'economia italiana. È ovvio che avere delle soluzioni globali sarebbe un vantaggio per tutti.
  Infine, ma non certo come ultimo dei problemi, il G20 sarà fondamentale per affrontare la questione dell'impatto sulle economie dei Paesi più poveri di questa pandemia. Noi siamo riusciti, con qualche fatica, a varare la sospensione del servizio del debito per i Paesi più poveri. Riguarda 70-75 Paesi, prevalentemente africani. Abbiamo poi prorogato di ulteriori sei mesi questa sospensione del debito, ma il contesto è un contesto terribile. Credo che le richieste di assistenza al Fondo monetario Pag. 6internazionale siano ormai 104-105 a livello internazionale.
  L'ultimo lavoro che è stato fatto sotto la presidenza saudita è stato quello di concordare un quadro comune per la ristrutturazione del debito per i Paesi che comunque non sono in condizione di affrontarlo, nonostante la sospensione dei pagamenti del servizio del debito.
  C'è stata una marcia indietro della Cina nell'ultima riunione, che però sembra rientrata, e quindi con ogni probabilità questo venerdì il G7 dei Ministri dell'economia e dei banchieri centrali approverà questo quadro per la ristrutturazione del debito.
  Questo per dire che, tra i temi che l'Italia dovrà affrontare, questi tre – multilateralismo, tassazioni globali e debito dei Paesi più poveri – saranno certamente un'occasione per svolgere un ruolo internazionale molto positivo.
  Vi ringrazio e sono pronto a rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie, Paolo, con perfetti tempi bruxellesi. Solo per informazione al Commissario, sono collegati Quartapelle Procopio, Boldrini, Migliore, Carelli, Formentini, Ribolla, Billia, Emiliozzi, e sono qui presenti in aula Cabras, Lupi, Valentini. Tutti i gruppi che costituiscono la Commissione sono autorevolmente rappresentati.
  Cominciamo gli interventi, che prego di tenere contenuti per poi consentire a Gentiloni una replica. Il primo intervento è dell'onorevole Quartapelle Procopio.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie mille, presidente. Grazie anche al Commissario, che è bello rivedere in Commissione Esteri. Io ho due domande. La prima riguarda un punto che non è stato toccato direttamente da questa audizione, però sul quale il Commissario spesso si è speso, quello cioè di una possibile revisione dei criteri del Patto di stabilità e crescita.
  Aggiungo «crescita» perché, troppo spesso lo dimentichiamo, una delle cose che il Commissario ripete spesso è aggiungere l'elemento di crescita.
  Abbiamo parlato di sostenibilità in questa audizione, che vuol dire tante cose: la sostenibilità dal punto di vista climatico, ma anche la sostenibilità dal punto di vista della riduzione delle disuguaglianze, come quella tra donne e uomini nell'occupazione o le disuguaglianze tra generazioni. È possibile che anche il tema della sostenibilità sia inserito nella discussione sulla revisione dei criteri del Patto di stabilità e crescita?
  Secondo punto, sul G20 e sulle sfide italiane durante la presidenza del G20. Per quanto riguarda la questione della sospensione e ristrutturazione del debito dei Paesi più poveri, anche qui nel passato, quando ci sono stati accordi di revisione e di ristrutturazione del debito, si è dato un quadro complessivo di obiettivi da raggiungere ai Paesi beneficiari.
  In questo caso si sta discutendo anche di inserire criteri legati alla sostenibilità, ancora una volta sulla ristrutturazione del debito? Cioè, si sta cercando di legare la ristrutturazione al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con una idea complessiva come quella che c'era negli anni Novanta e Duemila sulla riduzione della povertà? Oppure è una cosa su cui l'Italia può dare un impulso durante la presidenza del G20?

  PAOLO FORMENTINI. Buongiorno Commissario. Grazie mille per l'intervento. Io vorrei tornare su quanto Lei accennava per quanto riguarda la tassazione ambientale Ue per arginare la concorrenza sleale di Paesi come la Cina.
  Abbiamo visto tutti cosa è successo in questa fase drammatica della pandemia. Io ritengo che l'Occidente abbia mostrato il fianco, e la stessa cosa abbiano fatto gli Stati Uniti, proprio in questa corsa a essere green, però senza tener conto di una concorrenza sleale che non solo è una possibilità, ma è stata anche una certezza, e al contempo di una delocalizzazione favorita a volte anche proprio dalla diversità di normativa e tassazione. Come possiamo correre ai ripari e che tempi vede per questa tassazione?
  Mi lasci poi fare un accenno al multilateralismo che ha citato auspicando una nuova fase, un nuovo inizio. Noi speriamo proprio che sia un nuovo inizio per l'Occidente e l'Europa. Non si scordino quanto Pag. 7è successo. Faccio l'esempio dell'Organizzazione mondiale del commercio o dell'Organizzazione mondiale della sanità. Anche qui, con gli strumenti dell'Occidente abbiamo permesso alla Cina di avanzare. Grazie.

  PINO CABRAS. Uno degli effetti della pandemia, in questa fase storica, è la messa in discussione di tanti cardini dell'azione europea degli ultimi trent'anni, che è stata improntata – possiamo fare un giudizio storico e politico – in questo momento a un eccesso di austerità, che l'ha aggravata dal punto di vista sociale e politico e l'ha resa anche più vulnerabile nel contesto internazionale. Altre potenze hanno speso meglio e hanno riorientato i loro apparati industriali, le loro scelte di fondo.
  Io vorrei correggere il giudizio di qualche collega che diceva che la Cina ha fatto concorrenza sleale. È vero, su molti punti, anche sugli elementi ambientali; però è anche vero che la Cina oggi spende in tecnologie verdi più di tutti gli altri Paesi messi insieme. Sta puntando comunque sul verde. Questa è una scelta strategica che deve fare l'Europa.
  Lo deve fare abbandonando anche alcune delle vecchie strade dal punto di vista delle risorse finanziarie. C'era una parte dell'intervento del Commissario Gentiloni che mi è sembrata interessante, cioè quella sul lavoro di revisione dei dati che si sta facendo e delle classificazioni da parte di Eurostat. Questo può essere fondamentale per allargare le possibilità di strumenti, come quello italiano dei «superbonus», che potrebbero essere estesi su tantissimi campi della vita economica. Il fatto che la classificazione venga riconosciuta, una volta per tutte, da parte di Eurostat per questo tipo di interventi, nella forma che non li considera alla stregua dei debiti come sono stati trattati finora, apre un universo di possibilità enormi. Parliamo di centinaia di miliardi a livello europeo che potrebbero essere dedicati a una rivoluzione industriale segnata dall'ecologia.

  MAURIZIO LUPI. Saluto anch'io di cuore il Commissario Gentiloni. Grazie per essere qui. Ho due osservazioni, due domande, due approfondimenti, anche perché uno dei punti che tu hai toccato mi sembra un passo veramente importante, cioè quello per la prima volta delle emissioni di bond europei. È il vero passo che inizia a far sì che l'Europa non sia solo la somma di singoli Paesi, ma sia innanzitutto un'assunzione di responsabilità comune che arriva fino all'emissione di un debito comune rispetto a dei progetti. Mi sembra che questo sia il passaggio storico epocale che segna questa nuova fase.
  Le due domande sono queste, anche per la tua esperienza da Presidente del Consiglio e adesso da Commissario. Oggi la Corte dei conti europea ha parlato dei fondi strutturali e ha detto che la media di assorbimento dei fondi strutturali dei Paesi europei messi a disposizione nel 2019 è stata del 40 per cento complessivamente, e che l'Italia è il fanalino di coda con un assorbimento del 30 per cento. È evidente che questo per l'Italia, ma credo complessivamente per i Paesi europei, sia uno dei punti critici che forse state analizzando, capendo e comprendendo, perché un conto è mettere a disposizione delle risorse e un conto è poi utilizzarle e affrontarle.
  Volevo capire nei programmi che state approntando come vedete questa criticità e come questa criticità può essere risolta in autonomia per l'Italia con i problemi che noi abbiamo, ma complessivamente è vero che è un problema generalizzato.
  Rispetto al passaggio che hai fatto sui tempi, ti chiedo di aggiornarci sui tempi della partenza di questo progetto Next Generation EU o Recovery Fund, perché è evidente che c'è un'urgenza assoluta di metterli a disposizione. Vorrei capire la Commissione europea, rispetto al rapporto col Parlamento, che programma sta facendo e che tempi si propone con i Governi. Grazie.

  LAURA BOLDRINI. Ringrazio e mi fa piacere vedere il Commissario Gentiloni con noi. Lo ringrazio per questa interessante presentazione che ci ha fatto. Devo dire che mi fa piacere sentire quali siano gli obiettivi di questa Commissione. Pag. 8
  Il fatto che il Presidente Gentiloni definisca «identitario» il Green Deal a me sembra una cosa importante. Significa anche avere l'ambizione di fare della Commissione europea, e dunque dell'Unione europea, un champion della materia ambientale.
  Ritengo altrettanto importante ragionare su una transizione che preveda anche una tassazione, quella che chiamavamo la «carbon tax». È sempre una dimensione di tassazione che, se messa in atto a livello comunitario, potrebbe avere un impatto importante per mantenere degli standard.
  Si parlava anche della digital tax; la digital tax è fondamentale. Se poi si arriva in seno al G20 a farla globale, allora noi rimetteremo in ordine anche un tipo di giustizia fiscale che da anni non c'è più, perché i giganti del web, che fatturano le cifre enormi, oggi hanno una tassazione che è assolutamente irrilevante rispetto ai loro introiti. Perché un'azienda standard, un'azienda tradizionale, deve pagare profumatamente le tasse quando questi giganti, invece, hanno la possibilità di fare il buono e il cattivo tempo? La questione di una digital tax globale secondo me è un elemento fondamentale proprio per il futuro dell'equilibrio nell'ambito produttivo, perché c'è sempre più insofferenza da parte delle aziende tradizionali verso il trattamento che viene riservato ai giganti del web.
  Mi sembra del tutto razionale ragionare anche in termini di ristrutturazione del debito per quei Paesi che stanno affondando, quei Paesi colpiti al cuore anche dalla pandemia e che altrimenti rischierebbero di andare in default. Apprezzo tutto questo che è stato detto.
  Adesso la domanda che vorrei fare riguarda l'assetto economico futuro. Spesso noi ci congratuliamo con l'Unione europea per aver fatto negli ultimi mesi quello che non aveva fatto nei vent'anni precedenti. Molti di noi, europeisti convinti, sostengono che mai si ritornerà a quelle rigidità previste dal Patto di stabilità, al pareggio di bilancio e quant'altro.
  Io chiederei al Commissario Gentiloni qual è il dibattito in merito a questo, perché noi adesso siamo in una fase di sostegno del Recovery Fund, del Next Generation EU, di tutti i vari fondi messi a disposizione. È una fase espansiva; ma è una fase destinata a decollare, poi a diventare stabile, o ci sono ancora i «falchi» che invece si immaginano di riportare indietro le lancette dell'orologio e dunque di ritornare all'assetto precedente alla crisi pandemica? Su questo mi piacerebbe avere da parte del Commissario Gentiloni un po' di delucidazioni, perché sento che c'è ancora chi è nostalgico di quella fase. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Altri? Da remoto c'è qualcuno che ritiene di intervenire? In attesa pongo io una domanda al Commissario.
  Ovviamente c'è un legame strettissimo tra la strategia del New Green Deal e la maniera in cui si utilizzeranno i fondi del Recovery Fund, tant'è vero che nelle linee indicate dalla von der Leyen sull'utilizzo di questa straordinaria massa di risorse che viene messa in campo c'è una chiara sollecitazione a tutti i Paesi e a tutti i Governi ad assumere la sostenibilità come un parametro fondamentale su cui orientare investimenti.
  Nelle settimane scorse, anche alla luce di una pandemia che continua e quindi di una crisi economica che continua a essere acuta in molti Paesi europei – diciamo pure in tutti –, la Lagarde ha espresso l'auspicio che il meccanismo Recovery Fund possa essere replicato, quindi che non sia soltanto una tantum. Sappiamo che, invece, proprio questo è stato uno dei punti del dibattito sofferto dei mesi scorsi con i Paesi cosiddetti «frugali», che tendevano a sottolineare come questo intervento così cospicuo fosse però un elemento straordinario non replicabile.
  Qual è il tuo punto di vista? Sulla base del dibattito che è in corso, tu ritieni che questa ipotesi di replicabilità sia praticabile oppure per ora non lo è? Grazie. Ci sono altri? No, allora darei la parola al Commissario Gentiloni per le risposte.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Commissario europeo per l'economia. Sì, grazie. Io Pag. 9andrei nell'ordine, così rispondo alla domanda del presidente in conclusione.
  Come sapete, noi abbiamo avviato una revisione delle regole del Patto di stabilità e crescita, che si chiamano six-pack e two-pack, a gennaio di quest'anno, qualche settimana prima dei primi lockdown. Questa revisione l'abbiamo poi messa un po' in pausa e la riprenderemo l'anno prossimo, quando avremo un po' più chiare le prospettive immediate dell'economia. Non possiamo fare una revisione di questa natura, che ovviamente comporta anche una fatica enorme nella ricerca di compromessi e punti d'intesa, mentre siamo in una condizione di assoluta emergenza.
  Nel frattempo credo che stiano emergendo diverse proposte. Da ultimo, noi abbiamo avuto la proposta di un organismo che si chiama European Fiscal Board, che è un organismo ufficiale, istituzionale, e fu istituito dalla precedente Commissione. Questo organismo ha il compito, annualmente, con un suo rapporto, di riferire sull'andamento delle politiche di bilancio e del coordinamento delle politiche economiche europee. Ultimamente questo European Fiscal Board ha avanzato una proposta sui possibili temi di revisione del Patto di stabilità e crescita, in cui sostanzialmente si evocavano due o tre questioni che sono storicamente al centro della discussione.
  La prima riguarda la possibilità di introdurre una capacità di bilancio comune per rispondere a una crisi molto controversa a livello europeo, anche se ovviamente Next Generation EU è un'allusione a questo discorso; ma poi tornerò sul punto.
  L'altro tema è come riusciamo a facilitare e incentivare gli investimenti pubblici, in modo particolare a favore della transizione ambientale, perché in una crisi come questa rischiano di diminuire ed è l'ultima cosa di cui avremmo bisogno.
  Il terzo tema è quello delle modalità attraverso le quali le regole stabilite dai Trattati di Maastricht – che saranno difficili da modificare con uno schiocco delle dita – debbono o possono essere perseguite, con quali tempi, con quali modalità, con quale gradualità, con quale eventuale differenziazione tra Paesi, con quanta complicazione del meccanismo con cui la Commissione valuta il cammino dei Paesi verso questi obiettivi.
  Certamente tutto questo meccanismo è diventato molto complesso. C'è anche un'esigenza di semplificarlo, ma anche di renderlo più adatto a un contesto nel quale noi abbiamo i Trattati che ci danno l'obiettivo del 60 per cento del debito in rapporto al PIL e del 3 per cento del deficit annuale in rapporto al PIL, e abbiamo tutti i Paesi che non rispettano la regola del deficit quest'anno e probabilmente anche l'anno prossimo.
  Avremo quest'anno e l'anno prossimo una media del debito europeo superiore al 100 per cento del PIL, quindi non vicinissima a questo obiettivo fissato nei trattati. In che modo si fanno i conti con questa realtà rispetto agli obiettivi che sono posti nei Trattati sarà l'oggetto di una discussione su come rivedere le nostre regole comuni di politica economica.
  Il G20 certamente avrà tra i suoi obiettivi, nel quadro del sostegno del soccorso ai Paesi poveri attraverso la ristrutturazione del debito – la presidenza italiana in questo può essere molto importante – quello di spingere nella direzione della sostenibilità.
  Per quanto riguarda il tema della Cina, io direi che dovremmo fare una valutazione il più possibile fredda del significato dell'annuncio del Presidente Xi Jinping all'Assemblea delle Nazioni Unite. Da un lato è assolutamente vero, come ricordava l'onorevole Formentini, che la Cina sta continuando a moltiplicare le proprie capacità di centrali a carbone e le potenziali emissioni, ma è altrettanto vero, come diceva l'onorevole Cabras, che la Cina sta facendo anche investimenti che vanno in una direzione opposta. Direi che saranno i prossimi anni a dirci quale sarà la direzione effettiva, ma che non possiamo che prendere atto, comunque, con interesse del fatto che si parli di neutralità carbonica al 2060, pur essendo consapevoli che le scelte di politica energetica di questi anni vanno in una direzione molto diversa in Cina.
  Con la Cina io non credo che la nuova Amministrazione americana avrà un cambio Pag. 10 sostanziale. Penso che ci sarà certamente uno stile diverso, ma l'atteggiamento di risposta alla Cina potrebbe rimanere coerente rispetto all'Amministrazione attuale.
  Per quanto riguarda l'Europa, credo che il problema sia duplice. Da un lato, bisogna esiste come attore globale sul piano geopolitico, perché se non esisti, cioè se non riesci a mettere insieme diplomazia, difesa, commercio e ruolo internazionale dell'euro, è difficile avere un ruolo globale. In secondo luogo, certamente noi abbiamo grandissimi interessi commerciali comuni con la Cina da coltivare, ma dobbiamo, forse più che in passato, lavorare perché in questi scambi commerciali ci siano parità di condizioni, perché forse questa parità di condizioni non è stata sufficientemente sostenuta.
  Per quanto riguarda il tema posto dall'onorevole Cabras della possibilità che gli investimenti pubblici, come quelli per l'efficienza energetica degli edifici, siano conteggiati al di fuori del calcolo del debito, naturalmente questa non è una scelta che può fare in autonomia Eurostat.
  È uno degli aspetti della discussione che richiamavo prima sul futuro delle nostre regole comuni di bilancio e sulla possibilità che le modifiche al Patto di stabilità e crescita contengano anche delle misure per incoraggiare gli investimenti pubblici a fini ambientali.
  Per quanto riguarda le questioni poste dall'onorevole Lupi, sui tempi io direi che stiamo lavorando molto intensamente. Sta lavorando molto intensamente, e direi con ottimi risultati, la presidenza tedesca. Mi sembra che siamo vicini a un'intesa con il Parlamento europeo.
  Ci sono alcuni strumenti – io li ricordo anche con una certa soddisfazione personale – che sono già operativi. Il Ministero del Tesoro ha ricevuto il 27 di ottobre un bonifico di 10 miliardi dalla Commissione europea nell'ambito del programma SURE. Tale programma SURE – questo è molto interessante – quello per sostenere strumenti come la cassa integrazione, è stato utilizzato addirittura da diciassette Paesi, e ce ne sono altri due che adesso si sono manifestati; quindi diventerebbero diciannove. Si tratta di prestiti, non di trasferimenti; quindi il margine di vantaggio è il margine di vantaggio dei prestiti. Alcuni strumenti – ce ne sono altri oltre a SURE – sono già in atto.
  Il grosso intervento, che è quello di Next Generation EU, che ha al suo interno questo strumento di Recovery and Resilience, passa attraverso l'elaborazione e l'approvazione di piani nazionali e la raccolta da parte della Commissione di bond per un debito comune di centinaia e centinaia di miliardi.
  Per rispondere alla domanda sui tempi, io penso che se continuiamo a lavorare e a combattere per non avere ritardi le prime erogazioni siano legate all'approvazione di questi piani. L'approvazione è legata anche al fatto che nel frattempo la Commissione possa andare sui mercati a raccogliere, a emettere titoli di debito, e questo è legato alla ratifica nazionale dei Parlamenti nazionali delle intese che si stanno concludendo in questi giorni.
  Io credo che tutto questo porterà nella tarda primavera del prossimo anno alla prima erogazione. Ieri il Parlamento ha chiesto che la prima erogazione non sia del 10 per cento, come convenuto dal Consiglio europeo, ma possa essere più alta; vedremo. Comunque si tratta di cifre importanti per un Paese come l'Italia. Stiamo parlando del 10 per cento di un volume che si avvicina a 200 miliardi.
  Questi volumi pongono l'altra questione che ricordava Maurizio Lupi, cioè la questione della capacità di assorbimento. Io credo che non si possa dare a questa questione, che è certamente una questione molto rilevante, una risposta non all'altezza della sfida che abbiamo davanti. La risposta non all'altezza della sfida che abbiamo davanti sarebbe quella di dire: «Va beh, ridimensioniamo i nostri programmi, utilizziamo solo i trasferimenti, non utilizziamo i prestiti, facciamo una cosa più ridotta e così magari ce la caviamo meglio.» Io credo che invece dobbiamo provare a essere in tutti i Paesi all'altezza di questa sfida. Pag. 11
  Questo comporta naturalmente scelte organizzative e istituzionali sul modo in cui questo Piano verrà attuato e gestito, perché è ovvio che non possiamo permetterci ritardi, e contemporaneamente anche perché nella selezione degli obiettivi del Piano si tenga conto del fatto che le nostre capacità di assorbimento, ma anche quelle di altri Paesi che sono tra i principali beneficiari – penso alla Spagna –, non sono al top a livello europeo. Quindi dobbiamo anche fare una scelta per quanto riguarda gli obiettivi che li renda realistici, perché è inutile prendere un applauso per degli obiettivi molto ambiziosi e poi scoprire che è difficile portarli a casa.
  Per quanto il tema delle regole che poneva l'onorevole Boldrini, in parte già ho già detto. Le opinioni diverse non sono scomparse in Europa. Credo che questo noi lo abbiamo tutti molto presente. Abbiamo tutti ben presente che l'Europa è riuscita a reagire bene a questa crisi grazie al fatto che le sue istituzioni comunitarie, la Commissione e la Banca centrale europea hanno assunto delle decisioni e fatto delle proposte molto ambiziose, e grazie al fatto che alcuni Paesi molto importanti hanno trovato un'intesa per tradurre poi queste proposte in un consenso generale tra i diversi Paesi europei; ma non sono sparite le differenze.
  Non è un caso che i Capi di Governo abbiano impiegato cinque giorni e quattro notti per raggiungere l'accordo su Next Generation EU, anche con una messa in piazza delle diverse opinioni molto forte, che peraltro continua in questi mesi.
  Noi dobbiamo fare i conti con questa realtà. Certamente le nostre regole devono essere adattate alla realtà nuova in cui ci troviamo dopo la pandemia. Certamente anche senza la pandemia le nostre regole comuni avrebbero meritato una revisione che non a caso era stata avviata, ma questo avverrà con una discussione che non sarà facile e sulla quale, come sempre, bisognerà cercare di raggiungere risultati e compromessi.
  Io vorrei che questa discussione, che è già in atto nel mondo politico, nell'Accademia, tra gli economisti eccetera, si sviluppasse – e le mie proposte verranno in questo senso – direi nel momento giusto: non troverei ideale sviluppare tutta questa discussione con il suo inevitabile carattere divisivo, nel pieno di questa crisi, nella fase in cui sono in corso le ratifiche nazionali da parte dei Parlamenti nazionali di Next Generation EU. Abbiamo bisogno di un contesto meno incerto per mettere sul tavolo le proposte della Commissione e quindi lo faremo l'anno prossimo credo con grande determinazione.
  Infine, la questione che poneva il presidente Fassino è stata evocata in queste settimane, perché non c'è dubbio che la Commissione ha fatto una proposta senza precedenti, che Francia e Germania hanno accettato la logica di una proposta senza precedenti e che alla fine, dopo quella lunghissima trattativa, tutti i Paesi europei hanno accettato una proposta senza precedenti, che è banalmente quella di emettere debito comune per degli obiettivi comuni, e debito comune per centinaia e centinaia di miliardi, e conseguentemente di aumentare le cosiddette «risorse proprie» per consentire di ripagare questo debito comune con risorse comuni, perché ovviamente se questo debito comune fosse poi ripagato facendo ricorso a contributi dei singoli Stati, questo renderebbe l'intera operazione meno convincente di quanto potrebbe.
  Detto questo, io credo che chi svolge una funzione come la mia debba essere onesto nel dire le cose come stanno a questo punto. Noi abbiamo proposto, e il Consiglio europeo alla fine ha approvato, una misura, una decisione straordinaria, legata a una situazione straordinaria. Questo è scritto nei regolamenti, in tutti i testi giuridici a cui facciamo riferimento. È stata importantissima.
  Qualcuno ha evocato il Presidente Hamilton, qualcun altro ha parlato di svolta copernicana. Ho sentito anche parlare di decisione rubiconiana. Io dico che è stata una decisione molto importante; poi il suo valore storico o meno io penso che lo potremo valutare fra cinque o dieci anni, perché di sicuro questa è una misura straordinaria, non permanente. Pag. 12
  Altrettanto sicuro – basta guardare la storia degli ultimi sessanta anni – è che nel progetto europeo, nella costruzione europea, quando si prendono delle decisioni e poi queste decisioni si rivelano nella loro attuazione decisioni di successo, si apre la strada a una loro possibile replicabilità. La palla torna di nuovo nel nostro campo.
  Saranno capaci i diversi Paesi, con la qualità dei loro piani e con il rispetto dei tempi e degli obiettivi che i loro piani contengono, e la Commissione, con la ragionevolezza nel collaborare con i Paesi, a mettere al centro di questi piani le transizioni ambientali digitali? Saremo in grado di raccogliere ulteriori risorse proprie attraverso la digital tax, il meccanismo sul carbone, la tassazione sull'energia eccetera?
  Se la risposta sarà positiva, ossia se funzionerà questa operazione straordinaria che abbiamo deciso e che stiamo cercando di mettere in pratica, io credo che l'auspicio che prima Draghi e recentemente Lagarde hanno sempre espresso, cioè di poter avere accanto a una politica monetaria comune una politica economica comune – perché noi, come sapete, abbiamo una politica monetaria comune, ma anche nell'Eurozona abbiamo diciannove diverse politiche economiche – potrà essere più vicino alla realtà. Io credo che sia un motivo in più per impegnarci tutti, nei Parlamenti nazionali, nel Parlamento europeo, nei Governi e alla Commissione, perché l'operazione decisa di fronte a questa crisi senza precedenti sia un successo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a te. Mi pare che tutte le risposte siano state assolutamente puntuali rispetto ai quesiti posti dai commissari. Ovviamente, è molto importante questa audizione perché contribuisce agli esiti dell'indagine conoscitiva che stiamo conducendo, e faremo assolutamente buon uso delle preziose indicazioni che sono venute da te. Grazie.
  Speriamo di riaverti presto in presenza nella Commissione, anche perché da quando sei partito la Commissione non ha avuto modo di festeggiare la tua nomina. In presenza sarà l'occasione non solo per scambiare nuovamente le nostre opinioni, ma anche per farti un brindisi augurale. Grazie a te e buon lavoro, Paolo.
  Ricordo a tutti i membri della Commissione che alle 13,30, sempre in remoto, avremo la Commissione. Sarà dedicata a un esame della risoluzione sul Nagorno-Karabakh.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.40.