XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III-XIV Camera e 3a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Giovedì 7 luglio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022:
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Amendola Vincenzo , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 3 
Fassino Piero , Presidente ... 6 
Garavini Laura  ... 6 
Bianchi Matteo Luigi (LEGA)  ... 7 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
De Luca Piero (PD)  ... 7 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Berti Francesco (M5S)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Maggioni Marco (LEGA)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Amendola Vincenzo , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Insieme per il Futuro: IPF;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti: Misto-VI-ICT;
Misto-Coraggio Italia: Misto-CI;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto dei deputati e dei senatori, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.

Comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022.

  PRESIDENTE. A nome delle Commissioni Esteri e Politiche dell'Unione Europea di Camera e Senato, saluto il Sottosegretario Amendola e Lo ringrazio per la disponibilità.
  Sappiamo tutti che si è trattato di un Consiglio europeo di particolare importanza e segnalo che il Consiglio europeo ha adottato conclusioni sul tema della «grande Europa», incentrata sulla proposta del Presidente Macron di creare una Comunità politica Europea, e che lo stesso Consiglio europeo ha esaminato e riconosciuto lo status di candidato a Ucraina, Repubblica di Moldova e – in prospettiva – Georgia e ha, nella sua dichiarazione finale, affermato la necessità di accelerare l'integrazione dei Balcani occidentali.
  Lasciando naturalmente al Sottosegretario l'illustrazione di tutti i contenuti del Consiglio, richiamo semplicemente che queste nostre Commissioni hanno più volte avuto modo di esaminare, in particolare, la questione del processo di integrazione dei Balcani occidentali, riaffermando l'assoluta necessità di accelerare quel processo e di superare le troppe lentezze che fin qui lo hanno rallentato. Detto questo, la parola al Sottosegretario Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. Grazie presidente. Saluto il presidente Fassino, il presidente Battelli, il vicepresidente Bossi, saluto le senatrici e i senatori, i deputati e le deputate, in presenza o collegati.
  Come diceva il presidente Fassino, il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha segnato un momento storico, soprattutto grazie alla decisione di concedere lo status di candidato all'Ucraina, e ha confermato la volontà di lavorare su alcuni temi posti dall'Italia, come quello di un tetto limitato e temporaneo ai prezzi del gas. Nel dettaglio, i leader dell'Unione europea hanno discusso i seguenti temi: sostegno all'Ucraina dopo la guerra di aggressione russa; la «grande Europa»; i Balcani occidentali e la richiesta di adesione di Ucraina, Repubblica di Moldova e Georgia; la situazione dell'economia europea e la Conferenza sul futuro dell'Europa.
  Il punto principale ha riguardato la storica decisione di concedere lo status di candidato all'adesione all'Unione europea a Ucraina e Moldova e di riconoscere la prospettiva europea della Georgia. I tre pareri della Commissione europea propongono un approccio graduato e ripercorrono i rapportiPag. 4 esistenti tra i tre Paesi e l'Unione europea e offrono una valutazione del rispetto dei criteri per l'adesione all'unione Europea, i cosiddetti «criteri di Copenaghen», che è un criterio politico, economico e di capacità del Paese di assumersi gli obblighi derivanti dall'adesione all'Unione. Nel caso della Georgia questi criteri non sono stati considerati ancora sufficientemente maturi per aprire un vero e proprio percorso di adesione con l'attribuzione dello status di candidato. Il dato più importante è stato quello di avere avuto su questa storica decisione l'unanimità di tutti gli Stati membri, anche di quelli tradizionalmente più cauti in tema di allargamento, in ragione del difficile contesto regionale e a condizione del rispetto dei valori e degli standard europei.
  Questo anche grazie al richiamo ai princìpi della nuova metodologia e legando ogni ulteriore passo in avanti al raggiungimento di specifici risultati sulla base dei meriti dei Paesi candidati. Su questo approccio ha avuto un ruolo importante anche l'Italia, anche con la visita in Ucraina del Presidente del Consiglio, insieme al Presidente francese Macron, al Cancelliere federale Scholz, al Presidente romeno Iohannis, il 16 giugno scorso e con l'iniziativa intrapresa con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale di chiarire gli effetti politici di un eccessiva burocratizzazione del processo e di questioni che invece meritano un approccio realistico, coerente con la guerra in corso nel nostro continente.
  Le conclusioni stabiliscono che i progressi dei tre Paesi andranno analizzati annualmente dalla Commissione, nel contesto del «pacchetto allargamento», già a partire dal 2023. Si ricorda, infine, che tali progressi dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenuta presente anche la cosiddetta capacità di assorbimento dell'Unione Europea.
  È ugualmente significativa la consapevolezza di non fare mancare analoghi segnali di attenzione verso i Balcani occidentali, da lungo tempo Paesi candidati o potenziali candidati impegnati attivamente nel percorso di avvicinamento all'Unione. Anche per questo motivo la giornata dei lavori del 23 giugno del Consiglio si è aperta con una Conferenza tra Unione Europea e Balcani occidentali, i cui risultati sono stati, purtroppo, in chiaroscuro. La pressoché contemporanea crisi di governo in Bulgaria non ha purtroppo consentito di registrare progressi formali nel percorso di adesione di Macedonia del nord e Albania in tempo utile per il 23 e 24 giugno. Nei giorni successivi al Consiglio si sono registrati importanti sviluppi, quali la formale accettazione da parte del Parlamento bulgaro della proposta presentata dalla presidenza francese di turno per superare il cosiddetto «veto bulgaro» sull'apertura nei negoziati con Skopje. Si tratta di un compromesso che è stato accettato dai Governi come l'unica strada per superare questa impasse che ormai dura da troppo tempo. Tale proposta è attualmente al vaglio del Parlamento e delle autorità nord macedoni e dovremo avere sviluppi questa settimana, in un contesto di discussione non facile. L'Italia ha fortemente sostenuto una svolta positiva per Tirana e Skopje, per Albania e Nord Macedonia. Il 5 luglio scorso il Presidente Michel, nella sua visita a Skopje, ha dato un segnale della volontà di registrare avanzamenti nel percorso europeo della Macedonia del Nord insieme all'Albania: in linea con le conclusioni del Consiglio europeo bisogna dare ora seguito alle decisioni, già prese nel marzo 2020, di avviare formalmente i negoziati con i due Paesi.
  Anche sulla possibile concessione dello status di candidato alla Bosnia Erzegovina non vi sono stati sviluppi positivi, perché non si è registrata l'unanimità tra gli Stati membri. Tuttavia, il Consiglio si è detto pronto a concedere alla Bosnia lo status di candidato, invitando la Commissione a riferire in merito all'attuazione delle quattordici priorità chiave indicate nel suo parere del 2019, con particolare attenzione a quelle che costituiscono un insieme sostanziale di riforme: ciò consentirà ai leader di tornare a decidere sulla questione.
  È stato inoltre ribadita la necessità di progressi tangibili nel quadro del dialogo Belgrado-Pristina; da sottolineare come i Capi di Stato e di Governo hanno chiesto Pag. 5un'accelerazione del processo di adesione dei Balcani occidentali; più in generale, come chiesto dal Presidente del Consiglio Draghi, si è registrato un approccio alla tematica dell'allargamento da parte degli Stati membri molto meno burocratico, cioè senza perdere la fondamentale natura trasformativa del processo e nella consapevolezza che il percorso di avvicinamento all'Unione richiederà un impegno concreto da parte dei Paesi leader.
  È in questo contesto che si colloca anche il primo dibattito dei leader sulla cosiddetta «grande Europa», nata da una proposta del Presidente Macron su una Comunità politica Europea: le conclusioni dei leader affermano che l'obiettivo è offrire una piattaforma di coordinamento politico per i Paesi europei di tutto il continente, in particolare tutti quelli con i quali l'Unione Europea ha strette relazioni. L'obiettivo è quello di promuovere il dialogo politico e la cooperazione per affrontare questioni di interesse comune, in modo da rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo. Dopo questo primo scambio di opinioni il Consiglio europeo si è impegnato ad approfondire ulteriormente la questione.
  I Capi di Stato e di Governo hanno discusso degli ultimi sviluppi della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, per confermare l'impegno dell'Unione Europea a continuare a sostenere la pace, il cessate-il-fuoco e supportare Kiev dal punto di vista politico, finanziario e militare e negli sforzi internazionali finalizzati a evitare i rischi di una crisi alimentare globale.
  La guerra in Ucraina sta affrontando una fase molto complicata: l'Italia ha sostenuto il forte impegno del Consiglio europeo a fornire ulteriore sostegno al popolo ucraino. Le forze armate ucraine stanno subendo una crescente pressione russa soprattutto nel Donbass, con pesanti perdite e bombardamenti indiscriminati che aggravano le sofferenze della popolazione civile. Tuttavia, anche le forze russe stanno incontrando difficoltà importanti. Richiamiamo con forza il rispetto del diritto umanitario internazionale. Invitiamo tutte le parti a garantire un accesso sicuro e senza ostacoli agli operatori umanitari, al fine di consentire agli aiuti necessari di raggiungere coloro che sono stati lasciati nelle condizioni più vulnerabili.
  L'Italia continuerà a sostenere il Governo ucraino ed il suo popolo: abbiamo trasferito 110 milioni di euro come sostegno del bilancio generale, 26 milioni di euro in risposta agli appelli umanitari internazionali, nonché organizzato e coordinato la spedizione per la consegna di circa 66 tonnellate di aiuti umanitari. Sono attualmente allo studio ulteriori iniziative, sia in termini di sostegno finanziario sia in termini di aiuti materiali. Intendiamo continuare sulla strada aperta dal Presidente Draghi a Kiev con un'azione infaticabile di sostegno all'Ucraina, alla sua resilienza e alla ricostruzione, così come alle sue aspirazioni europee e siamo pronti ad aumentare la pressione su Mosca, a condizione che vi sia l'impegno a garantire la sostenibilità delle misure restrittive, mitigandone l'impatto negativo. L'obiettivo finale dei leader del Consiglio è creare condizioni favorevoli per negoziati seri verso una soluzione pacifica e sostenibile, che non sia imposta da una parte all'altra, ma pienamente concordata tra le parti, nel pieno rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina e sotto il pieno controllo di Kiev.
  Sulle sanzioni, la formulazione delle conclusioni del Consiglio valorizza le decisioni già avvenute con l'adozione del sesto pacchetto di sanzioni dell'Unione Europea e si concentra sulla loro attuazione per evitarne l'aggiramento. Vengono inoltre invitati tutti i Paesi terzi ad allinearsi alle sanzioni dell'Unione, in particolare i Paesi candidati. In relazione alla crisi della sicurezza alimentare globale gli forzi italiani sono stati riconosciuti, con il Consiglio europeo che ha espresso pieno sostegno alla determinazione delle Nazioni Unite e del G7 per aiutare le catene di approvvigionamento, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, per consentire ed assistere l'Ucraina nell'esportazione dei cereali e le operazioni di trasporto marittime. Sono stati confermati gli impegni di assistenza umanitaria e Pag. 6macrofinanziaria straordinaria, con importi fino a 9 miliardi di euro.
  Il Consiglio europeo, inoltre, ha adottato conclusioni sulle questioni economiche, con la chiusura del semestre europeo e l'approvazione in linea generale delle raccomandazioni integrate e specifiche per Paese e il via libera all'adozione dell'euro da parte della Croazia dal 1° gennaio 2023, a quasi dieci anni dall'ingresso nell'Unione Europea.
  Il Vertice euro del 24 giugno è stato anche l'occasione per fare il punto sulla situazione economica; il dibattito si è poi focalizzato, in particolare, sulla risposta all'inflazione e sui prezzi dell'energia. Grazie alle proposte anche del Governo italiano, il Consiglio europeo ha confermato che si lavorerà sull'introduzione di tetti temporanei ai prezzi dell'energia e su un coordinamento rafforzato tra Stati membri in tema di energia. Sul tetto ai prezzi dell'energia anche il comunicato finale del 28 giugno dei leader del G7, riuniti a Elmau sotto la presidenza tedesca, ha confermato l'opportunità di lavorare sull'introduzione di tetti temporanei ai prezzi dell'energia. La Presidente Von der Leyen, ieri a Praga, ha fatto due annunci importanti: la Commissione presenterà tra due settimane, proprio su mandato del Consiglio europeo, un piano di emergenza basato su piani nazionali in caso di interruzione del gas russo. Inoltre, verrà presentata una proposta sulla revisione degli obblighi del Patto di stabilità e crescita dopo l'estate, previa comunicazione che ha sospeso gli obblighi del Patto di stabilità e crescita anche per il 2023.
  Con riguardo ai seguiti della Conferenza sul futuro dell'Europa, conclusasi il 9 maggio, le conclusioni confermano l'importanza di avere avviato un dialogo con i cittadini per formulare proposte di riforma, richiamando le Istituzioni europee al dovere di garantire un seguito efficace alla relazione, conformemente ai Trattati. Le conclusioni non decidono un'immediata apertura di un processo di riforma ai Trattati – come chiesto dal Parlamento europeo, sollecitato anche da una mozione del Parlamento italiano e sostenuto dallo stesso Governo italiano –, ma non chiudono a nessuna ipotesi e fanno prevedere un processo graduale.
  Infine, il Consiglio europeo ha adottato conclusioni anche sulla Bielorussia e sul Mediterraneo orientale.
  Stante questi esiti e le posizioni negoziali di cui ha dato pubblicamente conto anche il Presidente del Consiglio alla fine del Consiglio europeo, ritengo soddisfatto il mandato conferito dal Parlamento alla vigilia della riunione con le risoluzioni approvate in Senato e alla Camera. Sono a vostra disposizione per domande e per ulteriori precisazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie Sottosegretario. La parola alla senatrice Garavini.

  LAURA GARAVINI. Grazie presidente, grazie Sottosegretario Amendola per l'esaustiva relazione. Credo che vada rimarcato l'importante ruolo svolto dal Governo italiano e dal Presidente Draghi in merito agli interventi – sostenuti non soltanto in questo ultimo Consiglio europeo, ma negli ultimi mesi – rispetto alla necessità che l'Europa si doti di un tetto al prezzo del gas, proprio per cercare di fare fronte alle conseguenze gravi determinate anche dal conflitto in Ucraina rispetto all'impennata dei costi dell'energia. Non si è riusciti a pervenire a questa definizione a livello comunitario e lo stesso Presidente Draghi, nella sua conferenza stampa, ha avuto modo di rimarcare come il rischio che ci sia uno slittamento rischi di arrivare non più in tempo utile per fare fronte al fenomeno dell'impennata dei prezzi. Ci può, gentilmente, dare ulteriori elementi rispetto a queste opposizioni, che evidentemente sono emerse all'interno del Consiglio europeo? Quali sono stati gli elementi che sono stati posti come contrarietà rispetto al fatto che si pervenga a un tetto a livello comunitario?
  Inoltre, rispetto al fatto che anche in tema di Conferenza sul futuro dell'Europa non si sia pervenuti alla definizione unitaria della previsione di una Convenzione, che quindi consenta di dare seguito alle proposte emerse all'interno della ConferenzaPag. 7 stessa, per lo meno lo voglio vedere in termini costruttivi, cioè il fatto che ci fossero talmente tanti aspetti emergenziali da trattare all'interno del Consiglio europeo stesso che questo aspetto non è forse una delle priorità in questa fase storica. Condivide questa lettura? Ritiene che al prossimo Consiglio europeo si possa invece procedere celermente alla definizione del tutto? Oppure anche lì sono emerse delle contrarietà che magari sono sfuggite a un osservatore non presente come la sottoscritta? Grazie presidente.

  MATTEO LUIGI BIANCHI. Grazie presidente, grazie Sottosegretario Amendola per la relazione. Vorrei tornare sul tema della Conferenza sul futuro dell'Europa. Un processo che ha avuto dei tratti sicuramente positivi e altri invece da perfezionare, che devono essere rivisti e bisogna anche «dare il la» rispetto a quelli che sono stati una serie di intendimenti. La mia domanda è quella di cercare di fare un focus su quello che è il processo che verrà in una fase successiva, quindi qual è la posizione del Governo italiano rispetto al tema della Convenzione, piuttosto che della Conferenza intergovernativa? Anche gli altri Governi, su che tipo di impostazioni vogliono posizionarsi? Soprattutto, visto che l'intendimento della Conferenza sul futuro dell'Europa è quella di coinvolgere di più e meglio i cittadini e quindi anche i territori, gli enti locali come verranno coinvolti? Dobbiamo anche porci internamente la riflessione che se è vero che il Governo sta cercando di portare avanti un processo di autonomia che viene chiesto da parecchie regioni italiane – dalla Lombardia al Veneto, piuttosto che l'Emilia-Romagna e altri – è vero anche che in un processo di riforma dei Trattati, l'articolo 48 che ci consente di potere revisionare i Trattati europei in futuro, dobbiamo anche chiederci come posizioneremo il ruolo degli enti locali nell'Europa del domani.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole De Luca.

  PIERO DE LUCA. Grazie presidente. Ringrazio il Sottosegretario Amendola per la relazione. Noi siamo, come Partito Democratico, molto soddisfatti della gran parte dei risultati ottenuti in questo Consiglio europeo e ci tenevamo a ringraziare e a continuare a sostenere il lavoro del Governo. L'Italia obiettivamente ha assunto un ruolo da protagonista in questa situazione di difficoltà e di conflittualità a livello internazionale: il risultato del riconoscimento dello status di candidato all'Ucraina e alla Repubblica di Moldova è un risultato davvero storico, come è stato detto, e ci teniamo a rimarcarlo anche in questa sede. C'è del lavoro ancora da fare. Che condizioni ci sono per continuare a proseguire? Alcune proposte: una è quella della Comunità politica Europea: si è discusso in dettaglio? C'è la possibilità, è stata rinviata a un nuovo meeting, a un nuovo summit? Anche la valutazione tecnica di questa opzione, da percorrere non per rallentare il processo di adesione, ma per iniziare a creare davvero una comunità politica di dibattito, di dialogo e di confronto tra gli Stati candidati all'adesione, semmai per accelerare o creare le condizioni migliori per potere andare avanti in questo percorso.
  Quali sono, invece, sul tema economico – se ci sono – misure specifiche su cui si sta ragionando, anche per sostenere gli Stati rispetto all'esigenza di adottare misure, probabilmente dall'autunno, di ulteriore contenimento del costo dell'energia per le famiglie. Se si sta ragionando su programmi simili a quello SURE (Sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza) adottato per il sostegno alla cassa integrazione europea durante il COVID, o altri programmi del genere, accanto a quelli che abbiamo già commentato come Renew, REPowerEU, legato al sostegno agli Stati per le politiche di efficientamento energetico. Se ci sono dei programmi concreti su cui si sta discutendo per sostenere gli Stati affinché possano aiutare le famiglie, soprattutto in autunno, a tenere sotto controllo il prezzo di energia e gas, oltre al ragionamento, che è stato richiamato prima dalla collega, di un eventuale ipotesi di cap temporaneo al Pag. 8prezzo del gas, di cui si sta discutendo a livello europeo, ma anche internazionale.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Quartapelle, da remoto.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(intervento da remoto). Grazie mille, presidente. Vorrei fare una domanda sulla questione del grano: si è parlato più nello specifico di come affrontare un possibile fallimento della mediazione turca e un possibile fallimento di un'iniziativa a livello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? Si è ragionato sulla possibilità di una missione navale, una iniziativa che riguarda il Mare Nero e la presenza di navi europee? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Berti, da remoto.

  FRANCESCO BERTI(intervento da remoto). Buongiorno. Ringrazio il Sottosegretario per il lavoro, l'esito del Consiglio europeo è sicuramente molto importante sotto tanti punti di vista. Volevo chiedere una cosa specifica: per essere ambiziosi ed essere all'altezza delle sfide del futuro che sono state descritte bisogna cercare di non ricadere nei soliti errori del passato e quindi volevo chiedere se sta avanzando in qualche modo il tema sulla riforma del Patto di stabilità e crescita e su tutto quello che è anche il progetto presentato dall'Italia e dalla Francia su una condivisione del debito comune e la creazione di un'agenzia del debito europeo. È chiaro che sono dati molto tecnici, però da qui veramente si può stabilizzare il futuro macrofinanziario e macroprudenziale dell'unione Europea. Ci sono tantissime priorità come l'inflazione e il costo dell'energia, però anche il tema del controllo dei conti e della condivisione dei rischi è sempre più vitale per il nostro Paese e quindi volevo chiedere se in qualche modo il dibattito sta andando avanti. Grazie.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Rossini.

  EMANUELA ROSSINI. Grazie Sottosegretario. Volevo porre una domanda rispetto al progetto della «grande Europa», come Lei diceva. È stato molto importante il riconoscimento delle richieste di adesione e anche gli incontri sui Balcani occidentali; comprendiamo che il processo di adesione ha i suoi tempi, doverosamente i suoi tempi, perché è un processo di riforme anche. Quindi la gradualità vede in prospettiva un lungo lavoro. Nello stesso tempo c'è una tempestività degli eventi che ci porta a a dover rafforzare le nostre collaborazioni e anche un coordinamento con i Paesi vicini, in particolare su due aree strategiche e critiche oggi, quella di un coordinamento sul piano dell'intelligence e di mettere appunto degli strumenti comuni contro minacce ibride e l'altra della transizione energetica. Questi due settori ci vedono compatti, comunque uniti con i Paesi di nostro vicinato. Volevo chiederle se il progetto della «grande Europa» si sta orientando su questi due pilastri come primo lavoro da fare insieme.
  La seconda domanda era sui rischi e come paventare i rischi di una recessione che ieri anche Von der Leyen diceva parlando della Germania, dei rischi di un eventuale rallentamento dell'economia tedesca. A questo riguardo mi chiedevo se i Paesi dell'Eurogruppo stanno mentendo appunto un lavoro comune, vista l'interdipendenza forte delle nostre economie.
  Ultima domanda: il dialogo con i cittadini, come Lei ha detto. Stiamo puntando sul gas naturale. Ieri, sempre Von der Leyen diceva: «Le esportazioni globali del gas naturale verso l'Europa sono aumentate del 75 per cento rispetto al 2021». Noi, anche come parlamentari, siamo a cerniera con i nostri cittadini: è chiaro che il gas è sempre un materiale fossile, quindi dobbiamo in un certo senso condurre anche il Paese e i nostri cittadini a una grande sensibilità ambientale, visto che da due anni proponiamo, parliamo e chiediamo sacrifici per una strada diversa di comportamenti. Quindi abbiamo bisogno di spiegare e avviare un dialogo forse più stretto e chiaro sui tempi della transizione e della Pag. 9gradualità di dismissione dei materiali fossili. Grazie.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Maggioni.

  MARCO MAGGIONI. Grazie presidente. Ringrazio il Sottosegretario Amendola per la relazione, in cui ha toccato più volte il tema dell'allargamento dell'Unione Europea ai Balcani occidentali. L'impressione che ho avuto è che nel momento in cui non ci sono passi avanti in quell'area, il fatto che non ci siano passi avanti viene letto come un passo indietro. Questo, se è da un lato politicamente più comprensibile per la Bosnia Erzegovina, perché le dinamiche lì sono estremamente complesse, dall'altro, penso che per quei Paesi che sono già candidati, o a maggior ragione per quei Paesi che sono candidati e hanno già avviato pure i negoziati, penso che serva un'azione politica più forte, quanto meno dal nostro Paese. Altrimenti ogni tre mesi al Consiglio europeo si tocca l'argomento e poi terminato il Consiglio europeo l'argomento viene messo da parte. Quello che chiedo al Governo è se prevedete di intensificare una serie di azioni politiche in sede europea, quantomeno verso Serbia e Montenegro, per dare un segnale a tutta l'area balcanica che l'attenzione non viene posta soltanto a ridosso dei Consigli europei, ma è qualcosa che viene mantenuta nel tempo e il Consiglio europeo dovrebbe essere quel luogo e quel momento dove si va a concretizzare quel processo di allargamento, di cui probabilmente non tutti sono convinti in sede Europa, Ma verso chi non è convinto dovremmo ricordare che l'alternativa sarebbe ben peggiore rispetto all'ingresso di Paesi che, certo, andrebbero ad aumentare il numero di Paesi aderenti – andando anche ad aggravare quello che è il processo decisionale all'interno dell'Unione –, ma come dicevo l'alternativa di continuare a mantenere questi Paesi al di fuori dell'Unione europea è decisamente peggiore. Grazie.

  PRESIDENTE. Ci sono altri interventi? Voglio fare soltanto due domande al Sottosegretario, che ringrazio. La prima riguarda il nodo della Macedonia, perché la proposta francese ha già dato luogo – e questo è un punto delicato – a una doppia interpretazione. Perché la proposta francese recita che, in presenza di un impegno da parte macedone a modificare la Costituzione, si può convocare la Conferenza intergovernativa. Da parte bulgara si interpreta che in presenza della modifica della Costituzione si possa aprire, il che cambia radicalmente i tempi. La proposta francese – l'ho letta – è letteralmente molto chiara, dice «in presenza di un impegno», non dice «in presenza di una modifica»; però dobbiamo sapere che c'è molto da lavorare su questo punto.
  La seconda questione: trovo abbastanza curioso che si sia rinviato il riconoscimento dello status di candidato alla Bosnia, perché c'è stata una riunione a Bruxelles – un mese fa credo, anche di meno – di tutte le parti bosniache con Borrell, che ha sottoscritto un'intesa. Poi sappiamo bene che non è detto che un'intesa sottoscritta venga applicata, però è un passaggio politico importante, che avrebbe dovuto consigliare un atto di incoraggiamento come il riconoscimento dello status di candidato. Averlo rinviato non mi è sembrata una grande cosa.
  Terza questione: nel comunicato del Consiglio si usa un'espressione – che è anche l'espressione che abbiamo usato nella nostra risoluzione «accelerare i negoziati»; bisogna che questa accelerazione corrisponda a degli atti, a dei fatti. Una volta che dici che bisogna accelerare poi bisogna farlo. Segnalo – ma non ho bisogno di dirlo a voi, né tanto meno al Sottosegretario – che da Salonicco sono passati diciannove anni, da Dayton sono passati ventisei anni. Siamo a un tempo biblico, e mi preoccupa una cosa: sia Macron, sia Draghi – in modo più netto – e altri – anche Scholz – hanno detto che la creazione di una Comunità politica europea non è alternativa a un processo di integrazione. Sappiamo tutti, però, che ci sono alcune capitali che la pensano così. Ci sono alcune capitali che pensano che la Comunità politica europea è sostanzialmente un secondo cerchio dove Pag. 10si collocano Paesi. Si usa l'argomento che non possiamo includere questi Paesi perché è già complicato funzionare a ventisette, figurati a trentatré, bisogna prima fare l'approfondimento. Ora, io ho già una certa età, ricordo che la prima volta che è stato posto l'approfondimento è trentotto anni fa, e sono passati trentotto anni senza approfondire. In questi trentotto anni abbiamo avuto: due referendum bocciati in Olanda e in Francia; l'impossibilità di arrivare a una politica comune sulle migrazioni per l'opposizione di Paesi che stanno nell'Unione Europea da decenni; se non era per Italia, Francia e Germania il Next Generation EU non si faceva.
  I problemi del mancato approfondimento sono dentro l'Unione europea che c'è, non è che sono i Balcani che ci pongono il problema. O si affronta di petto questa questione, quindi la Conferenza Europea ha proposto di convocare una Convenzione sulla riforma dei Trattati, il Parlamento europeo ha approvano una risoluzione molto netta e impegnativa su questo: vediamo che cosa succede, sapendo che tredici Paesi – quelli che dicono che bisogna fare l'approfondimento – sono gli stessi tredici Paesi che dicono che non si tocca nulla dei Trattati; ho l'impressione che non approfondiremo se non tocchiamo nulla. Ci sarà detto che, non avendo approfondito, non si può allargare. È una logica che penso vada respinta e francamente rovesciata.
  Ultimissima questione: il Sottosegretario ha ribadito l'impegno, in tutte le sedi, a sostenere l'Ucraina, non solo oggi sul fronte della guerra, ma anche nella ricostruzione. Allo stato attuale, se non ricordo male, l'Unione europea e la Comunità internazionale forniscono circa 5 miliardi al mese all'Ucraina, più o meno. Un calcolo – presuntivo naturalmente, prendiamolo come presuntivo – dice che la ricostruzione richiederà non meno di 200 miliardi, è la valutazione del Governo tedesco. Se non si fa luogo a un qualche strumento finanziario straordinario ho l'impressione che tutte queste cose qui staranno sulla carta. Questa roba batte necessariamente e immediatamente sulla discussione sui temi di bilancio: con l'inflazione che sale, con i problemi energetici che abbiamo, con tutto quello che c'è, con gli strumenti finanziari che attualmente sono disponibili nei bilanci degli Stati ho l'impressione che noi non finanzieremo la ricostruzione. De Luca poneva un problema anche di altra natura, cioè come si sostengono ulteriori costi per imprese, famiglie, eccetera per la crisi energetica. Quindi io penso che il tema di uno strumento finanziario straordinario analogo – poi ogni cosa ha una sua specificità – a quello che abbiamo adottato per il Next Generation EU penso che sia ineludibile, vorrei sapere qual è la valutazione del Sottosegretario non solo nel merito, ma anche sul tipo di dibattito che c'è attorno a questa questione. Grazie. Prego, Sottosegretario.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei. Grazie presidente. Risponderò a tutti i quesiti che mi sono stati posti. Alla senatrice Garavini, che mi permette di rispondere anche ad altri colleghi che hanno posto il problema del gas. Andiamo per ordine: noi il tema dell'emergenza, legato agli effetti economici dell'invasione illegale russa in Ucraina, l'abbiamo posto tutti insieme, consapevoli del processo, già dal Consiglio straordinario di Versailles. È evidente che, essendo la Russia mono-fornitore per larga parte delle forniture di gas e petrolio, questo ha posto già i temi nei primi pacchetti sanzioni, anche perché, ovviamente, gli introiti della vendita di gas e petrolio fanno sì che l'economia russa sotto le sanzioni, sotto i colpi delle restrizioni, invece abbia cassa per proseguire questa sciagurata invasione militare. Questo tema noi l'abbiamo posto dall'inizio e abbiamo indicato, non solo i dati abbastanza isterici del mercato gas, soprattutto sulla borsa TTF (Title transfer facility) di Amsterdam, che ha dei sobbalzi da un prezzo medio che conoscevamo già prima della guerra, a dei prezzi che sono al di fuori del concepibile oggi. Ovviamente, questo lavoro ha portato alla comunicazione REPowerEU, che è un meccanismo complesso in cui si indicano le scalette delle azioni. Abbiamo sostenuto sempre – e penso che questa idea sia stata Pag. 11portata avanti anche nel G7 di Elmau – che un mercato come il nostro, con ventisette attori economici, sulla determinazione delle condizioni di mercato se si muovono in maniera unita io credo che possono avere dei risultati, non solo per calmierare i prezzi, come avviene in un mercato libero come quello del petrolio, ma soprattutto nel mercato del gas, che è un mercato in cui il mono-fornitore ha vie obbligate di distribuzione delle fonti fossili, a maggior ragione i ventisette uniti possono indicare in maniera emergenziale la nostra attitudine.
  A questo si lega anche una riforma del mercato energetico europeo, perché ci sono delle contraddizioni evidenti: il famoso decoupling, cioè dividere il prezzo dell'elettricità prodotta da rinnovabili da quella del gas, mi sembra una necessità ovvia, soprattutto per chi come noi vuole realizzare il green deal, quindi dare più forza alla produzione elettrica da rinnovabili. Questo è il quadro. La prima sperimentazione che si è realizzata, negoziata è quella della penisola iberica, che ha avuto la possibilità di sperimentare un decoupling. Tengo a precisare quella iberica è un'eccezione, in quanto la penisola iberica non è connessa a nessuna struttura di gasdotti o oleodotti, quindi gli si è data un'eccezione proprio perché avevano un'emergenza in più. Lo stesso tema che si è posto sul sesto pacchetto sanzioni per quanto riguarda gli oleodotti, che in una parte dell'Europa dell'est è l'unica fonte di approvvigionamento. REPowerEU vuole rispondere a questi problemi, anche con le connessioni: si discute, ad esempio, anche di una connessione tra penisola iberica e Italia, anche perché la penisola iberica ha quella mancanza di gasdotti, però ha sette stazioni di LNG (Liquefied natural gas) nella penisola, che sono un patrimonio per tutta l'Europa, non solo per la penisola iberica, viste le nuove rotte energetiche che si stanno creando. Lo stesso per gli oleodotti: se la rotta mono-fornitore verso la Russia ovviamente è bloccata, bisogna diversificare, quindi costruire rotte dall'Italia o dalla Croazia verso l'Europa centrale, proprio per approvvigionamento di oil. Il tema principale del REPowerEU è innanzitutto riscrivere una connessione infrastrutturale, che per l'Italia significa anche un vantaggio, perché la politica energetica che si diversifica dalla Russia guarderà molto più a sud, guarderà al Mediterraneo, guarderà alle rotte dell'LNG, guarderà alle rotte, anche nuove, che si apriranno quando la produzione di idrogeno verde sarà necessaria e sarà sostenuta dal punto di vista tecnologico. Quindi REPowerEU indica un meccanismo nuovo. Quello che noi poniamo, sia a livello emergenziale sia a livello stabile, sono delle riforme delle regole del mercato energetico, che non sono più all'altezza di una competizione con attori extra-UE; magari era un mercato regolato per una competizione intra ventisette, ma qui stiamo parlando dell'Europa, come ci dimostra l'emergenza, che deve diversificare, difendere il suo potere d'acquisto e cercare di lavorare a livello di competitività.
  Quindi REPowerEU, è questa la strada che si è aperta. Sul price cap io credo che sia una manovra politicamente saggia, anche e soprattutto per mitigare gli effetti dell'inflazione, che è in larga parte, a differenza degli Stati Uniti, basata sui costi energetici, quindi un'inflazione derivata dall'aumento dei prezzi dell'energia. Come sempre, le discussioni procedono, alcuni Paesi, soprattutto a livello di Gabinetto, devono fare la propria analisi di mix energetico. Io penso che questa, con il mandato pieno che abbiamo dato alla Commissione, con la Presidente Von der Leyen che addirittura prima di settembre vuole anticipare delle misure in corso di luglio, credo sia stata una scelta – non lo dico solo per bandiera, ma per interesse geopolitico ed economico dell'Europa – saggia e su questo credo che arriveremo il punto. Mi faccia anche utilizzare questa mia risposta per complimentarmi con la presidenza di turno francese, che non è stata una presidenza facile, in quanto avevano anche le elezioni presidenziali, quindi è stato anche un turno complicato. Ma è una presidenza che è riuscita da Versailles in poi, cioè da febbraio, a tenere unita l'Europa in una condizione molto complessa di reazione all'invasione Ucraina e anche di realizzare dei percorsi, Pag. 12l'ultimo è questo del Fit for 55 del Green deal europeo, ci tornerò su questo. Ma anche gli accordi sulle direttive del digitale e appunto instradare una discussione sull'energia, che sia emergenziale ma anche di lunga durata.
  Per quanto riguarda il tema della Convenzione, articolo 48, rispondendo alla senatrice Garavini, all'onorevole Bianchi e altri che l'hanno posto: la Conferenza sul futuro dell'Europa ha dato quarantanove indicazioni, la Commissione si è impegnata ad assumere alcune di queste indicazioni già a Trattati vigenti, lo farà nel discorso sullo stato dell'Unione la Presidente von der Leyen, il Consiglio europeo ha dato mandato. Il Parlamento ha chiesto, invece, la convocazione di una Convenzione, quindi di un processo molto più impegnativo, organizzato, poi con gli esiti che sappiamo – quelli del 2005 – sicuramente non all'altezza delle emergenze che abbiamo. Abbiamo fatto questo tipo di lavoro – noi e altri sei Paesi, poi si è aggiunta la Francia quando è finita la presidenza di turno –, abbiamo sollecitato la riforma dei Trattati. Sollecitato ovviamente nel rispetto delle differenzi sensibilità politiche, perché poi anche al Parlamento europeo ci sono differenti idee su come bisogna riformare i Trattati. Però su alcune grandi questioni come il voto a maggioranza o un processo decisionale molto contorto, alcune modifiche sono urgenti già da adesso, per non dire tutta la parte che riguarda la sanità o altri temi che non sono proprio presenti nei Trattati.
  L'Italia si è schierata con il Presidente del Consiglio nel discorso al Parlamento di Strasburgo – credo sia stato il primo il Presidente del Consiglio a dirlo – che noi siamo, anche sulla scorta di una risoluzione che ha votato il Parlamento italiano – il primo Parlamento nazionale a votare una risoluzione sugli esiti della Conferenza sul futuro dell'Europa – favorevoli alla riforma dei Trattati, che è un obiettivo – recito a memoria – che va indirizzato con ambizione e coraggio. Siamo disponibili nel caso ci sia una convergenza sulla Convenzione, ex articolo 48, oppure di utilizzare strumenti come quelli del 2016 di una Conferenza interistituzionale che permetta di andare su alcuni elementi già in maniera prioritaria. Questa posizione, lo dico a scanso di equivoci, non è ancora una posizione maggioritaria tra i Paesi membri, siamo un po' sul filo, cioè, se si dovesse votare nel Consiglio Affari generali su questo tema non credo ci sia una maggioranza larga. Vanno gestite con attenzione le assunzioni del Parlamento, le richieste della Commissione o l'operato della Commissione e un discorso tra i Governi che debba portarci a delle soluzioni.
  Anche l'eliminazione del veto su alcune materie non è un termine molto condiviso tra molti Paesi, purtroppo l'Italia su questo si trova molto con i sei Paesi fondatori, ma ci sono altri Paesi che hanno molte difficoltà. Non parlo solo di Paesi che hanno una linea politica conservatrice, ma anche di Paesi progressisti, questo è un discorso trasversale a tutte le forze politiche, lo dico a scanso di equivoci. Anzi, se devo essere onesto su questi temi sto avendo più problemi dalla mia parte politica del nord Europa. È un discorso che noi affronteremo adesso in un Consiglio Affari generali informale a Praga, la settimana prossima, e da qui a settembre – insieme alla Commissione, che già farà della strada – dobbiamo arrivare a una soluzione. Ma cambiare parte dei Trattati oggi mi sembra proprio la cosa più necessaria.
  Lo lego alla riforma del Patto di stabilità e crescita: ha fatto molto bene il Commissario Gentiloni, ovviamente insieme alla Commissione, a sospendere gli obblighi del Patto di stabilità e crescita per il 2023. Da settembre si aprirà il tema della riforma, ma anche lì ci sono delle regole che nessuno rispetta, soprattutto quella della riduzione del debito, che proprio perché nessuno rispetta da venti anni a questa parte non si capisce perché le dobbiamo tenere lì come un simulacro a cui nessuno dà effettività. Quindi su questo il Governo italiano è schierato, su mandato del Parlamento, in tutte le vie possibili per modificare i Trattati o parte dei Trattati, selezionando quelle che sono le priorità; ma su questo il Parlamento insieme agli enti locali Pag. 13e insieme alla Conferenza delle regioni deve avere un ruolo fondamentale.
  Per quanto riguarda le domande fatte dall'onorevole De Luca. SURE: qui – mi spiace – vorrei rispondere facendo due conti in tasca all'Unione europea. Noi con REPowerEU mobiliteremo più di 200 miliardi di risorse, che sono rinvenienze dei fondi non utilizzati dal RRF (Recovery and resilience facility), in più c'è un allargamento delle quote ETS (Emissions trading scheme), quindi utilizziamo delle risorse esistenti. Per dare vita a nuovi strumenti, sono contento anche delle dichiarazioni della Presidente Von der Leyen di ieri su SURE, che è un meccanismo, tra l'altro, che abbiamo fatto a Trattati vigenti, usando l'articolo 122. Su tutti gli strumenti di capacità fiscale europea, noi li lavoriamo a ventisette, sulla base della QFP (Quadro finanziario pluriennale), del bilancio europeo 2021/2027, che viene utilizzato nei margini per andare sui mercati ed emettere nuovi titoli di debito che finanziano le capacità. Io credo che al momento, parlando con il Commissario al bilancio Hahn, queste possibilità non ci sono più se gli Stati nazionali non danno garanzie. Parliamo di un bilancio europeo che è l'1 per cento del prodotto globale dell'Unione. Se non aumentiamo quella quota è difficile andare a emettere obbligazioni che poi alimentano strumenti fiscali comuni. Questo è un tema che va analizzato, perché se gli Stati non danno le garanzie la Commissione può scrivere tutte le proposte che vuole, ma non c'è benzina per fare cose. Per questo REPowerEU usa strumenti già esistenti, cioè risorse che sono rinvenienze di altri capitoli, non sono soldi nuovi. Sono d'accordo che bisogna strutturare una capacità fiscale – Next Generation 2, si dice – o anche strumenti come SURE che sono stati utilizzati con target appropriati, ma per fare quelle cose ci vogliono le garanzie degli Stati, non c'è nessun cattivone a Bruxelles che non li vuole fare. Se gli Stati, i ventisette, non gli danno garanzie non si può costruire la capacità fiscale su cui lavorare. Quindi tema giusto, il Governo insiste, il Governo è consapevole che dobbiamo aumentare le capacità fiscali comuni, ma su questo ovviamente serve il consenso di tutti i Paesi.
  Per quanto riguarda la domanda sul grano dell'onorevole Quartapelle, il tema ha delle specifiche: come sapete, l'entrata nel Mare Nero è regolata dalla Convenzione di Montreux, quindi tutti gli apparati militari possono entrare solo su autorizzazione. Per sminare i porti, per fare interventi di corridoio la mediazione turca è importante proprio perché sono dentro la Convenzione, essendo coloro che la gestiscono. Per navi straniere si dovrebbe attivare un meccanismo. Per questo chiediamo l'intervento delle Nazioni Unite, perché costruirebbe quel quadro giuridico di intervento per realizzare questi obiettivi. Alcune vie emergenziali sono già attivate – quelle verso la Lituania e la Romania –, e permettono un trasporto di merci su strada, su ferrovia, però hanno tempo più lunghi.
  Riforma del Patto di stabilità e crescita, chiedeva l'onorevole Berti. Il dibattito si aprirà a settembre, il Governo italiano con la lettera sul Financial Times del Presidente Draghi e del Presidente Macron hanno già presentato quella che è la nostra ambizione, cioè di cambiare regole di un Patto che ha dei termini legati all'economia degli anni ottanta, non tanto per quanto riguarda il deficit, ma per quanto riguarda il modello di rientro sui debiti, al netto che abbiamo avuto una pandemia che ha alzato il livello medio dei debiti in Europa per tutti i Paesi e che deve costruire soprattutto un'ambizione, perché nello stesso documento in cui la Commissione indica la necessità di una riforma si indicano anche i capitoli di spesa che avremo: per la transizione green e digitale da qui al 2030, esclusi i fondi del Next Generation, esclusi i fondi nazionali, il fabbisogno che indica la Commissione – non io o il vicepresidente Bossi – è di 650 miliardi di investimenti pubblici e privati all'anno. Per raggiungere questi target c'è la necessità di non avere un Patto di stabilità e austerità, ma un Patto di stabilità e crescita, soprattutto che sia in conformità con gli obiettivi che abbiamo, perché altrimenti il Fit for 55 – credo che le Commissioni lo dovranno analizzare bene adesso che si chiuderanno anche i triloghi Pag. 14tra settembre e ottobre – è una rivoluzione dal punto di vista dei modelli di consumo, di produzione, di produzione energetica, di indirizzo industriale che necessiterà grandi doti di investimento su tutte le filiere che vengono interessate, non solo per la neutralità climatica – che un'ambizione, è un obiettivo, non è più un dibattito, ma un obiettivo visto le tragedie che viviamo nell'età contemporanea –, ma soprattutto perché questa nostra industria europea ha bisogno di ricostruirsi in maniera competitiva non solo per gli obiettivi di neutralità, ma anche per una convenienza, la concorrenza su cui il prodotto europeo, come nel secolo scorso anche in questo secolo deve dettare la linea nel senso ecosostenibile. Quindi la riforma del Patto di stabilità e crescita è necessaria, credo che alcuni indirizzi sono importanti: per esempio, il documento olandese-spagnolo che indica una riformulazione della regola del ventesimo sul rientro del debito, credo sia un'apertura importante. Aspettiamo le indicazioni anche dal Governo tedesco, che dovrebbero arrivare a breve, perché questo ci consente di darci un quadro, prima del rientro negli obblighi del Patto di stabilità e crescita, per riformarlo, e questa è l'intenzione europea.
  All'onorevole Rossini, e anche alcune questioni poste da altri onorevoli, incluso il presidente Fassino: la grande Comunità politica Europea. Questa è una proposta avanzata per la prima volta dal Presidente Macron a Strasburgo, a margine della fine della Conferenza sul futuro dell'Europa. Credo innanzitutto che non bisogna sovrapporla con i processi di allargamento, perché sarebbe un segnale molto negativo adesso che stiamo trattando e dobbiamo accelerare per Serbia e Montenegro, dobbiamo risolvere – come diceva giustamente il presidente Fassino – i temi relativi alla Bosnia, la fragilità... sarebbe una contraddizione. Io credo che l'aspirazione di questo primo dibattito – poi continuerà, e anzi il Parlamento, le Commissioni parlamentari avranno un grande ruolo su una riflessione che è aperta, non c'è una traccia già formalizzata – è quella di comprendere come un continente come il nostro che ha un grande mercato, una grande capacità riformuli l'ispirazione del Consiglio d'Europa più che del Consiglio europeo. Cioè riformuli la grande capacità di una famiglia continentale ad avere legami su molti settori – dal commercio al rispetto dei diritti umani all'inclusione geopolitica di grandi formati – e a essere unita. Se questa definizione di un'unità continentale, che ha delle ambizioni anche per superare ferite come la Brexit o per guardare anche in dimensioni più larghe, si realizza verso una confederazione o si realizzasse solo su uno schema Consiglio d'Europa o si realizza solo in circuito, che poi magari ha delle difficoltà come è avvenuto in passato, questo è tutto da definire.
  È evidente che non può andare in contraddizione con l'allargamento, perché abbiamo affermato in questo Consiglio europeo che l'allargamento è un processo politico – come l'abbiamo sempre inteso come Italia –, cioè dinanzi alla guerra Ucraina, Moldova e Balcani occidentali devono essere parte di una famiglia. Ovvio, qui si riallaccia alla riforma dei Trattati: una famiglia istituzionale che si allarga ha bisogno anche di meccanismi procedurali completamente differenti, ma non perché abbiamo paura di passare da ventisette a trentacinque, ma perché molti dei meccanismi decisionali non funzionano già adesso a ventisette, quindi non sarebbe una novità, è già un'emergenza. Quando abbiamo il veto su materie complesse o altre materie, molte volte ci blocchiamo oppure tutti i temi relativi al processo decisionale tra Commissione, Consiglio, Parlamento sono abbastanza fragili in questa situazione. Per questo, sull'allargamento ribadisco la posizione italiana – espressa sia dal Ministro dei Affari esteri e della cooperazione internazionale, sia dal Governo – di un forte sostegno all'allargamento. Dico all'onorevole Maggioni che abbiamo lavorato in tutti i modi: il Presidente Draghi ha ospitato qui il Presidente bulgaro, il presidente macedone; io personalmente sono andato in Bulgaria, anche il Ministro ha ricevuto la Ministra degli Esteri bulgara. Su questo tema del confronto Bulgaria-Nord Macedonia abbiamo lavorato diplomaticamente, Pag. 15sotto il lavoro anche della presidenza francese, per addivenire a una soluzione. Quando questa soluzione è avvenuta – il 23 e il 24 giugno al Consiglio – il Governo è caduto; cioè, il Parlamento ha votato, ma il Governo bulgaro è caduto, estremamente diviso. C'è voluta pazienza diplomatica per arrivare a una via d'uscita. Adesso bisognerà lavorare molto – soprattutto con Skopje, con il governo nord macedone – per addivenire a una soluzione che porti ad aprire la Conferenza intergovernativa anche per la Nord Macedonia in quanto, per esempio, per l'Albania nella corsa ci siamo bloccati.
  Su questo io vorrei fare una specifica poco diplomatica. Credo che è necessario a raggiungere l'obiettivo, cioè quello della concessione dello status di candidato, però questa tendenza che è passata negli ultimi mesi, anche in qualche esponente della Commissione europea, per cui i diritti delle minoranze devono essere costituzionalizzati in un Paese vicino è un rischio, perché se ogni Paese ragiona così... Noi abbiamo il miglior esperimento riuscito, che è quello dell'accordo – di cui celebriamo quest'anno i cinquanta anni – nell'Alto Adige, ma se dovessimo ragionare non nell'Europa «Unione delle diversità», ma «unione delle diversità» in cui ognuno deve rispettare i diritti di minoranza di un altro Paese e costituzionalizzarli, credo che sia un rischio, soprattutto dell'est Europa. Il presidente Fassino conosce le minoranze Paese per Paese, non ce la sbrighiamo più. Non è un tema europeo questo, è un tema bilaterale, europeizzare un diritto singolo di ogni Paese per dettare... è un rischio. Per questo con la Bulgaria abbiamo avuto molta pazienza diplomatica e continuiamo, la proposta francese è sicuramente una via, ma molto complessa, però c'è un punto su cui io credo che la Commissione debba un attimo irrigidirsi e non andare appresso a tutte le rivendicazioni che girano per l'Europa, sennò qui credo che la storia europea sia piena di minoranze in tutti i Paesi e non la finiamo più. È un tema di rispetto, non sia mai che venga meno questa «unione delle diversità», però, processi costituzionali in alcuni Paesi – come avverrà anche in Nord Macedonia – non sono semplici, non si cambia la Costituzione dalla mattina alla sera, premesso che era stata già cambiata sul nome dopo l'accordo con la Grecia. Questo è un fuori sacco mio, ma è un po' una tendenza della Commissione che non condivido. Lo dico esplicitamente, l'ho detto anche al Ministro: anche firmare accordi come quelli della Bosnia e poi avere la fragilità di non spingere, dove lì le minoranze sono frutto di una tragedia storica, credo che sia molto pericoloso. Però l'Italia su questo garantisce l'impegno, garantisce di accelerare, i rapporti con i Paesi che stanno già negoziando devono continuare, per una finalità politica che la guerra ha manifestato: l'Unione europea ha un'ambizione geopolitica ed una necessità geopolitica.
  Per quanto riguarda le questioni dell'onorevole Rossini sull'economia, sono tutte legate al quadro che abbiamo. C'è stata una analisi ovviamente sui passaggi da fare, sulla natura dell'inflazione, sulla natura degli interventi della Banca centrale europea è intervenuta la Presidente Lagarde, su cui adesso aspettiamo gli esiti delle manovre che sono state predisposte. I tagli dei tassi sono ovviamente necessari per bloccare la spirale inflattiva, vedremo per quanto riguarda altre manovre annunciate.
  Il presidente Fassino poneva il tema dell'Ucraina e della ricostruzione. Assolutamente vero: la Commissione per ora ha solo indicato gli obiettivi di assistenza macrofinanziaria nell'immediato. Contiamo di arrivare a 9 miliardi, 1 miliardo è già stato destinato. Anche qui aspettiamo le garanzie degli Stati sovrani, perché pure quelle sono leve da mobilitare.
  Per quanto riguarda la ricostruzione, invece, il tema è di là da venire, i calcoli che si fanno nella comunicazione sono oltre i 500 miliardi, quindi è un impatto abbastanza alto, che però adesso nessuno ha quantificato nelle misure o negli strumenti da realizzare. Questo è un po' il quadro. Gli esiti politici forti, quindi, di unità sull'Ucraina e sull'allargamento sono stati realizzati.
  Sul mercato dell'energia aspettiamo gli esiti che la Commissione già da questo Pag. 16mese – da qui a settembre – deve formalizzare, quindi dopo un lungo lavoro; le questioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, la grande idea di una Europa politica, sono sul tavolo, su cui il Parlamento – io credo anche in rapporto con gli altri Parlamenti – può giocare un ruolo decisivo per smuovere delle resistenze che si incontrano in alcuni Paesi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario, per le risposte puntuali su tutte le questioni. Mi pare che possiamo ringraziarla, anche a nome del Presidente Battelli e dei presidenti delle Commissioni del Senato, e chiudere la nostra audizione.
  Grazie a tutti voi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.