XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

Resoconto stenografico



Seduta n. 48 di Martedì 19 luglio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cavandoli Laura , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, del sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare, Luca Vecchi:
Cavandoli Laura , Presidente ... 2 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 4 
Cavandoli Laura , Presidente ... 7 

((La seduta è sospesa dalle 14.10 alle 14.20)) ... 7 

Cavandoli Laura , Presidente ... 7 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 7 
Cavandoli Laura , Presidente ... 10 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 10 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 11 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 13 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 14 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 14 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 14 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 14 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 14 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 14 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Ascari Stefania (M5S)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Vecchi Luca , sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA CAVANDOLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare, Luca Vecchi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di Luca Vecchi, delegato Anci al welfare, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire oggi in Commissione. È collegata anche la dottoressa Chiara Minicucci, del Dipartimento Area Welfare e Immigrazione dell'Anci.
  L'audizione riveste particolare importanza per la Commissione, sotto diversi profili individuati dall'articolo 3 della legge istitutiva (legge 29 luglio 2020, n. 107). In particolare, la legge istitutiva individua i seguenti ambiti di approfondimento: articolo 3, comma 1, lettera a) verificare lo stato e l'andamento degli affidatari e delle comunità di tipo familiare che accolgono minori, nonché le condizioni effettive dei minori affidati con riferimento anche al rispetto del principio della necessaria temporaneità dei provvedimenti di affidamento; articolo 3, comma 1, lettera c) verificare le modalità operative dei servizi sociali di primo e secondo livello e il loro ruolo nel processo; articolo 3, comma 1, lettera f) verificare il rispetto dei requisiti minimi strutturali e organizzativi per le strutture di tipo familiare e le comunità di accoglienza dei minori ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro per la solidarietà sociale 21 maggio 2001, n. 308, nonché il rispetto degli standard minimi dei servizi e dell'assistenza che in base alla disciplina statale e regionale devono essere forniti dalle comunità di tipo familiare che accolgono minori; articolo 3, comma 1, lettera g) effettuare controlli, anche a campione, sull'utilizzo delle risorse pubbliche e private destinate alle comunità di tipo familiare che accolgono minori e valutare la congruità dei costi anche con riferimento alle differenze di carattere territoriale;
  Molte di queste tematiche si sono rivelate piuttosto difficili da affrontare, per una cronica carenza di dati aggregati e anche per una certa polverizzazione della normativa. In molte delle audizioni svolte sono emersi i temi del sottofinanziamento del sistema e dell'esistenza di forti asimmetrie territoriali. Sarebbe tuttavia importante per la Commissione avere informazioni e valutazioni il più possibile specifiche e non impressionistiche. Sotto questo punto di vista anche l'ultimo Rapporto di monitoraggio dell'attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC) in Italia lascia aperte molte questioni.
  Tra i tanti temi su cui sarebbe importante avere una sua valutazione qualificata, ne richiamo soprattutto due. In primo luogo c'è il tema dei costi e del finanziamento del sistema. In un documento ANCI che è stato recepito nella Relazione sullo stato di attuazione della legge recante modifiche alla disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori, nonché al titolo VIII del libro primo del Codice civile (Doc. CV, n. 1) si Pag. 3osserva che «La tutela dei minori, fatta eccezione per il Fondo nazionale Infanzia e adolescenza destinato alle cosiddette “Città Riservatarie” e per una quota vincolata del Fondo nazionale politiche sociali, è l'unico settore di intervento sociale a non avere ad oggi un fondo nazionale dedicato stabile. Le risorse disponibili sono dunque inadeguate per finanziare tutte le azioni di prevenzione e tutela in materia sull'intero territorio nazionale. A ciò si aggiunge il fatto che gli interventi di tutela disposti in via di emergenza dai Tribunali determinano di fatto oneri gravosissimi a carico dei Comuni, soprattutto per quelli più piccoli». Di qui la richiesta di creare un tavolo di confronto per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e di costringere in qualche modo le Regioni a recepire nella propria legislazione le linee guida nazionali. Si tratta di considerazioni che mi sembrano largamente condivisibili. Allo stesso tempo, mi sembra giusto richiamare l'attenzione sul fatto che, da quanto la Commissione ha potuto verificare, in diversi casi le spese importanti realizzate a vantaggio dei minori derivano dal fatto che gli interventi sono tardivi, spesso legati a instabili valutazioni dell'Autorità giudiziaria, legati a una concezione della comunità come soluzione standard (laddove la normativa imporrebbe di esplorare fino in fondo la possibilità dell'affido familiare.
  Il secondo tema su cui vorrei richiamare la sua attenzione è quella del ruolo dei Servizi sociali nel procedimento minorile, che sembra presentare parecchie criticità. Da molte parti si è rilevato che i Servizi si trovano caricati di una serie di funzioni tra loro non ben armonizzate che vanno dalla valutazione preventiva delle situazioni all'esecuzione e al monitoraggio dei provvedimenti. È in fin dei conti una delle cause di vicende come quella di Bibbiano, anche il Presidente dell'ordine degli assistenti sociali, Gazzi, ha un po' minimizzato queste problematiche. Il documento ANCI che ho citato è molto chiaro sul punto e rileva – cito – che «le responsabilità dell'assistente sociale nel sistema di tutela del minore risultano eccessivamente sovradimensionate rispetto al ruolo loro riconosciuto nell'ambito dell'organizzazione comunale. Spesso lavorano e sono chiamati ad assumere decisioni in completa autonomia, prive di un'equipe di riferimento e confronto, prive di una supervisione metodologica e tecnica, sia quando richiedono l'intervento del Tribunale dei Minori che quando effettuano le valutazioni sociali e socio-educative delle competenze genitoriali e/o del benessere/malessere del minore». I rimedi individuati vanno da una maggiore formazione, allo sblocco delle assunzioni, alla creazione di équipe multidisciplinari, che spesso esistono solo sulla carta. Rimane, tuttavia, l'impressione che questi rimedi, come pure l'auspicio di maggiori finanziamenti e di un migliore coordinamento con i Tribunali per i minorenni, finiscano per dipendere dalla variabile capacità di attuare buone pratiche nei singoli comuni. Di qui la domanda se non sia invece più opportuno immaginare un quadro normativo decisamente nuovo, nel quale le funzioni di assistenza e quelle maggiormente legate all'esecuzione dei provvedimenti dell'Autorità giudiziaria vengano separate e affidate a figure diverse.
  Infine, vorrei sottoporle una ultima questione. La legge istitutiva conferisce alla Commissione il compito di «verificare il rispetto dei requisiti minimi strutturali e organizzativi per le strutture di tipo familiare e le comunità di accoglienza dei minori ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro per la solidarietà sociale 21 maggio 2001, n. 308, nonché il rispetto degli standard minimi dei servizi e dell'assistenza che in base alla disciplina statale e regionale devono essere forniti dalle comunità di tipo familiare che accolgono minori». Noi sappiamo che c'è una legislazione regionale, piuttosto alluvionale, in materia e anche dei sistemi di accreditamento, più o meno efficaci. Il tema dei controlli rimane però spesso nebuloso. Anche alcuni sindaci hanno evidenziato di non disporre di poteri significativi in merito. Lei può chiarirci meglio questi aspetti?
  Numerose altre questioni potrebbero essere oggetto di discussione, ma, dato il limitato tempo a disposizione, cedo ora la parola al sindaco Vecchi, al quale chiedo, Pag. 4come facciamo di consueto la disponibilità a rispondere anche a quesiti scritti.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Grazie, presidente. Saluto e ringrazio innanzitutto la presidente, tutta la Commissione e tutti gli onorevoli collegati per l'invito a partecipare a questa audizione.
  Preliminarmente vorrei dirvi che intervengo in questa sede oggettivamente in una duplice veste, quella di delegato Welfare dell'ANCI, quindi dell'Associazione nazionale comuni italiani, di cui io sono anche il presidente regionale ANCI Emilia Romagna, ma anche quella di sindaco di Reggio Emilia. Vi dirò alcune cose che riguardano il punto di vista nazionale di ANCI, il ruolo di ANCI, ma anche ai fini del lavoro stesso della Commissione, proprio in virtù di quello che diceva la presidente nella fase introduttiva di stare più su fatti piuttosto che su valutazioni di sensazione, credo che sia giusto portarvi anche quello che è un punto di vista di un comune che mi trovo a guidare da otto anni a questa parte, ovvero il comune di Reggio Emilia per quanto attiene alla sua organizzazione dei servizi sociali, alle politiche sui minori, alle risorse stanziate, ai numeri e quant'altro. Lo farò sulla base di quelle che sono state le sollecitazioni che già mi avete posto qui e che in parte mi avete preannunciato prima di questa Commissione anche con appositi quesiti.
  Iniziamo con il ruolo di ANCI, di cui si sono già citati dei punti di un nostro documento. ANCI Welfare svolge un lavoro di costante relazione da un lato con i comuni, quindi con il coinvolgimento di decine e decine, ma direi centinaia di sindaci e di assessori al welfare e svolge un lavoro di costante relazione con i ministeri competenti, in particolare modo con il Ministero delle politiche sociali e del lavoro. Io ho questa delega da otto anni e ho lavorato con ministri di diversi colori politici. La struttura di ANCI Welfare si è occupata in questi anni di tante tematiche, che vanno dal reddito di inserimento al Reddito di cittadinanza alla legge sul terzo settore, a tutte le tematiche sugli assistenti sociali, a tutta la parte di assistenza ai comuni sui buoni spesa per quanto attiene la vicenda più stringente del COVID-19 e naturalmente ci siamo occupati anche di politiche a sostegno della povertà minorile, politiche sui minori in generale.
  Lo abbiamo fatto con la Commissione che periodicamente si ritrova, che vede la partecipazione di assessori o dirigenti alle politiche sociali dei comuni, a cui partecipano comuni di ogni ambito del Paese e che ci ha consentito di sviluppare un confronto e un'analisi sullo stato di fatto in materia di minori nei nostri tanti comuni di elaborare un punto di vista che posso definire unitario, quindi per certi versi un po' istituzionale, perché ha visto la partecipazione a questo tavolo di sindaci, assessori e amministrazioni di ogni colore politico, Centro-Sinistra, Centro-Destra, Civici, Movimento Cinque Stelle e quant'altro. Quello che avete trovato in quel documento è un punto di sintesi a cui io ho lavorato, non ve lo nascondo, essendo sostanzialmente il delegato nazionale, in stretta relazione con il presidente, con la struttura di ANCI, ma anche naturalmente con i tanti comuni coinvolti.
  Emerge certamente un dato, cioè l'eterogeneità dell'organizzazione del sistema dei servizi sociali, dei servizi di welfare e delle politiche dei minori su scala nazionale. Se c'è un dato oggettivo che possiamo constatare è che non c'è un sistema omogeneo: abbiamo ambiti territoriali dove la struttura dei servizi è forte e ambiti territoriali dove è debole; ambiti territoriali a più presenza e a più forza pubblica e ambiti a maggiore forza del terzo settore; ambiti dove la forza dell'integrazione pubblico-privato si è sviluppata in un modo più efficace e ambiti, invece, in cui si evidenzia la debolezza non solo del pubblico, ma talvolta anche del privato stesso; ambiti in cui la programmazione si sviluppa con regolarità e ambiti in cui appare del tutto estranea a ogni forma di collaborazione e ci si cimenta quotidianamente in una logica di risposta all'emergenza, al bisogno, cercando di dare una risposta; territori dove sono destinate importanti risorse, anche pubbliche, e territori dove se ne destinano meno. Credo che questa organizzazione a Pag. 5macchia di leopardo, che rivela potenzialità e fragilità, ma che in una certa misura è la fotografia odierna dell'Italia, debba essere considerata con attenzione da parte del legislatore, in particolar modo laddove si metta in campo l'idea di nuovi provvedimenti normativi in materia.
  Noi abbiamo un settore, quello dei minori, che è fortemente indirizzato da molteplici documentazioni che stabiliscono linee guida, un quadro legislativo nazionale di riferimento e dei quadri regionali un po' articolati da regione a regione. È indubbio, come è già stato detto in premessa, che probabilmente un intervento normativo su scala nazionale in questa fase storica non sarebbe sbagliato. È chiaro che bisogna capire quali sono i contenuti della legge, ma non credo sinceramente di poter dire a priori che non vi sia oggi l'esigenza di regolare sul piano normativo determinati profili. Questo era un po' per quanto attiene al ruolo di ANCI.
  Nello specifico io volevo parlarvi anche un po' della nostra organizzazione di Reggio Emilia, di un comune capoluogo, di una città di 172 mila abitanti, quindi una città di medio-grandi dimensioni, una città che ha una storia e una cultura nei servizi all'infanzia che viene da molto lontano, e che ha sempre tenuto insieme una cultura dell'infanzia molto radicata, che va dai servizi educativi della prima infanzia alle politiche di sostegno alle condizioni di disagio minorile, di disagio socio economico, di povertà educativa di ogni tipo.
  A titolo esemplificativo dico che Reggio Emilia ha il 56 per cento di scolarizzazione nei nidi e il 95 per cento di scolarizzazione nelle scuole dell'infanzia, attraverso un sistema misto pubblico, privato sociale, scuole statali, scuole cattoliche e scuole cooperative, sottoposto a una programmazione unitaria, ma nel rispetto delle diverse autonomie pedagogiche.
  Parto da qui perché credo che affrontare il tema dei minori non lo si possa fare prescindendo da quello che è l'investimento educativo, la garanzia di una piena esigibilità di un diritto alla educazione di qualità fin dai primi anni di nascita del bambino. Io credo che sia lì il punto di partenza. La centralità del diritto all'educazione nei confronti del bambino diventa il primo atto fondamentale anche in una logica di prevenzione prima di arrivare a occuparsi di tutto quello che adesso tratteremo e tratterò e che riguarda le condizioni di quei minori che sono, invece, in difficoltà tali da richiedere interventi di sostegno di altro tipo.
  Io penso che l'Italia debba fare passi avanti sul fronte della cultura dell'infanzia e dell'investimento nell'educazione dell'infanzia. C'è un grande investimento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di oltre 2 miliardi e mi auguro che si abbia la consapevolezza che non servano soltanto i muri degli asili, ma anche una capacità di sostegno alla sostenibilità delle gestioni affinché una maggiore scolarizzazione nei bambini possa creare anche le condizioni per prevenire situazioni di disagio e di povertà educativa, di cui poi siamo inevitabilmente costretti talvolta a occuparci.
  La seconda considerazione che vorrei a fare è che a Reggio Emilia è radicata una forte cultura dei servizi alla persona, anche e soprattutto in ambito sociale. Questo riguarda non soltanto il servizio pubblico, ma anche il servizio privato e sociale. Non posso negare che qui vi sia un terzo settore particolarmente forte, strutturato, generativo di tanti posti di lavoro e fortemente integrato in una dinamica collaborativa e partecipativa con la pubblica amministrazione.
  Per quanto attiene alle politiche sui minori, proprio nello specifico delle domande di oggi, l'organizzazione che noi ci siamo dati da molti anni a questa parte – questo è un primo punto fondamentale che vorrei chiarire, perché secondo me è abbastanza decisivo –, da almeno oltre 25-30 anni a questa parte, noi non abbiamo una organizzazione di carattere settoriale ed esclusivamente specialistico. Il criterio guida è innanzitutto l'organizzazione territoriale, cioè il decentramento attraverso i poli territoriali dei servizi sui territori. È il welfare della città che va incontro ai quartieri, che va incontro alle famiglie, che va incontro al bisogno e non è, invece, il welfare della città Pag. 6che aspetta la fragilità tutti i giorni in comune.
  L'organizzazione si articola, dunque, con i quattro ambiti territoriali che hanno il compito di coprire l'analisi del fabbisogno di intervento su una fragilità nei vari ambiti della città e che agiscono sulla base di un principio ispiratore, che è quello della presa in carico: la presa in carico del nucleo familiare, la presa in carico del minore e della famiglia, la presa in carico della fragilità nel contesto di un progetto di vita che non si esaurisce nella necessità di dare una prestazione seduta stante alla bisogna, poiché un progetto di vita vuol dire prendere in carico e accompagnare in un percorso di medio termine la fragilità che si è incontrata, nel caso specifico il minore che ha bisogno.
  Questo che cosa vuol dire? Questo ha bisogno di organizzazione – da qui l'organizzazione territoriale –, ha bisogno di professionalità permanentemente impegnate e ha bisogno di uno stanziamento costante ogni anno di risorse che poi vi dirò per quanto ci riguarda. In questo senso a nostro avviso il sistema delle competenze è un elemento fondamentale per passare dall'improvvisazione alla gestione metodica sottoposta ad adeguata programmazione.
  Il minore non viene mai seguito esclusivamente da un assistente sociale, ma il minore e la sua famiglia sono presi in carico da una équipe interdisciplinare, all'interno della quale vi è un sistema di competenze, che sono quelle dell'assistente sociale, dell'educatore, dello psicologo e magari anche di altre competenze, se è necessario coinvolgere l'Unità sanitaria locale (USL) piuttosto che di altre competenze ancora, se è necessario coinvolgere l'ufficio scolastico e le strutture scolastiche.
  Questa capacità di prendere in mano la fragilità, nel caso specifico il minore... Noi lo facciamo anche con la disabilità e lo facciamo anche con gli anziani non autosufficienti. La presa in carico di un'équipe multidisciplinare del bisogno del minore nello specifico e della sua famiglia è a nostro avviso una di quelle cose che dovrebbe diventare elemento ispiratore di innovazione organizzativa a livello generale, perché supera la frammentarietà dell'intervento, l'improvvisazione dell'intervento magari di un singolo professionista, di una singola professionalità, di una singola persona. Inoltre, più teste intorno a un tavolo aiutano anche a arrivare più vicini alla verità, magari a volte si discute anche un po' su quello che può essere l'approccio giusto, ma nella misura in cui ci sono più teste intorno al tavolo, ci sono più competenze, c'è più peso e contrappeso, c'è più potere e controllo del potere, quindi anche gli elementi stessi di discrezionalità vengono attenuati e incanalati dentro una più razionale struttura organizzativa. Questo è sempre stato un elemento distintivo del nostro modo di lavorare, lo voglio dire sinceramente: organizzazione territoriale, équipe multidisciplinare e stanziamento adeguato di risorse ogni anno per consentire quella che poi nei fatti si è sviluppata come una politica a sostegno dei minori.
  Un'altra considerazione che vorrei fare, dicendo una cosa che può sembrare banale, è che i servizi sociali nascono per proteggere, per creare opportunità, per accompagnare la fragilità fuori dalla fragilità, i servizi possono essere pubblici o possono essere anche gestiti dal terzo settore, ma laddove c'è una struttura di servizi organizzati, c'è una maggiore garanzia di professionalità, di controllo e quindi di buon esito del risultato.
  All'inizio la presidente richiamava la relazione ANCI sul fabbisogno di un grande fondo nazionale. Un grande fondo nazionale deve avere anche questi obiettivi di sostenere dei livelli essenziali di assistenza, ma deve anche sostenere la nascita e il consolidamento di livelli adeguati di organizzazione del welfare dei comuni, perché è estremamente diffusa in questo Paese la divaricazione tra territori strutturati e territori in cui il welfare è destrutturato. Non dimentichiamo che noi abbiamo alle spalle una decina d'anni in cui, in particolare all'inizio del secondo decennio, i tagli alla spesa sociale in Italia sono stati una cosa importante e ne hanno risentito i comuni che hanno dovuto faticare notevolmente per continuare a garantire degli standard Pag. 7adeguati e a volte anche semplicemente minimali di qualità dei servizi.
  Presidente, se lei è d'accordo, ho provato a studiare un po' rispetto alle domande che ci avete sottoposto, quindi proverei anche a essere il più possibile, mi auguro, esaustivo, e poi resto a disposizione anche per eventuali altre ulteriori considerazioni.
  Per quanto riguarda l'elenco delle famiglie affidatarie con distinzione tra minori residenti e minori stranieri non accompagnati, a Reggio Emilia, quando si tratta di intercettare alla famiglia potenzialmente affidataria, parte una istruttoria attraverso dei colloqui che coinvolgono tante competenze, ovvero il nucleo delle competenze di cui parlavo poc'anzi. Al termine di questo percorso, che non è estemporaneo, ma selettivo, professionale e metodologico, viene individuato un elenco pubblico delle famiglie affidatarie tenuto presso i servizi sociali e territoriali. Voglio anche specificare che per quanto riguarda gli affidi a tempo parziale sono previsti sulla base di una delibera della Giunta regionale Emilia Romagna e fanno riferimento prevalentemente ad affidi diurni.
  Per quanto riguarda le tipologie di affido, ho raccolto i dati e nel mio comune dal 2018 al 202 siamo passati sostanzialmente da 258 situazioni in affido a 190, quindi siamo dentro un calo progressivo e graduale anno dopo anno. Di solito distinguiamo tra affidi a tempo pieno e affidi a tempo parziale. A titolo informativo vi do questo dato: nel 2021 gli affidi a tempo pieno di carattere giudiziale erano 94, quelli consensuali erano 8, quindi decisamente residuali come dato. Gli affidi a tempo parziale consensuali erano 74, mentre quelli giudiziali erano soltanto 8. Poi ci sono gli affidi a parenti di minori stranieri non accompagnati che sono soltanto 6. Complessivamente, come vi dicevo, sono 190 e sono in calo rispetto ai 193 del 2020, ai 228 del 2019 e ai 258 del 2018.
  Per quanto riguarda, invece, l'elenco delle comunità di accoglienza attive a Reggio Emilia dal 2018 al 2021, comunità che sono autorizzate al funzionamento di funzioni di carattere residenziale, o di carattere semiresidenziale, noi abbiamo in questo momento rapporti con 24 strutture. Alcune di queste, come dicevo, sono a carattere residenziale, altre a carattere semiresidenziale, altri sono gruppi di appartamenti. Corrispondono a fabbisogni di tipo diverso, ma assieme alla rete delle famiglie affidatarie rappresentano un pezzo della rete pubblico-privata deputata ogni giorno a mettere a disposizione questi strumenti della pubblica amministrazione per la gestione delle politiche sui minori.
  È chiaro che le comunità di accoglienza sono un pezzo fondamentale del terzo settore. Da noi non sono pubbliche, ma sono soggettività nate all'interno del terzo settore, di un privato no-profit che, come dicevo, sta dentro una più ampia rete di accoglienza funzionale alle esigenze dei comuni nell'esercizio delle loro funzioni.

  PRESIDENTE. Essendovi dei problemi tecnici nel collegamento con l'audito, sospendo la seduta per qualche minuto.

  (La seduta è sospesa dalle 14.10 alle 14.20)

  PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta e lasciamo la parola al dottor Luca Vecchi, delegato Anci al Welfare per continuare la relazione. Prego.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Mi scuso, ma abbiamo un black out sul centro storico della città, quindi per una decina di minuti non abbiamo avuto la luce.
  Ripartendo da dove eravamo arrivati, dicevo che, per quanto riguarda l'elenco delle comunità terapeutiche, in questo momento a Reggio Emilia non ci sono comunità terapeutiche accreditate per l'accoglienza dei minori, ma nei casi in cui, in accordo con il servizio di neuropsichiatria dell'USL sia necessario utilizzare una comunità terapeutica, ne viene fatta richiesta alle strutture presenti sul territorio regionale e nazionale.
  Per quanto, invece, attiene al numero complessivo dei minori in carico ai servizi sociali, noi abbiamo raccolto i dati a partirePag. 8 dal 2018 e ci tengo anche a fare alcune considerazioni. Noi avevamo nel 2018 2.649 minori in carico, di cui 75 minori stranieri non accompagnati. Questo numero è cresciuto progressivamente nel 2021, dove contiamo 3.114 minori presi in carico, di cui 143 minori stranieri non accompagnati.
  Ci tengo, però, a sottolineare una cosa, se no questo numero rischia di sviare l'interpretazione e la lettura: quando noi diciamo «minori presi in carico» intendiamo che nell'organizzazione dei servizi sociali, di cui ho parlato nella parte iniziale della mia relazione, la capacità di lettura del territorio e dei bisogni del territorio più è strutturata, più è capillare e più è capace di intercettare i bisogni e di prendere in carico gli stessi.
  È chiaro che in questi 3.100 minori seguiti ci sono problematiche di vario tipo: da chi ha bisogno di un sostegno educativo scolastico pomeridiano a chi ha bisogno di un sostegno economico nella relativa famiglia per comprare i libri di testo e a chi, invece, ha bisogno di essere aiutato in una struttura residenziale, semiresidenziale o in un contesto affidatario.
  È chiaro che c'è una relazione tra numero dei minori presi in carico e qualità complessiva dei servizi sociali organizzati e radicati sul territorio. Se noi in astratto domani procedessimo a destrutturare il sistema dei servizi sociali del comune di Reggio Emilia, nell'arco di qualche anno non avremmo più questo numero di minori presi in carico, ne avremmo molti di meno, ma non necessariamente questo vorrebbe dire che stiamo meglio di prima.
  Lo dico perché mi è molto chiaro che vi siano territori dove i minori presi in carico sono decisamente inferiori, ma questo non significa che il disagio socioeducativo sia più basso di quanto non lo sia in una città come la nostra.
  Per quanto riguarda, infatti, nello specifico rispetto alla domanda 5, ovvero il numero complessivo dei minori che sono stati allontanati dalla famiglia tra il 2018 e il 2021, nel 2021 siamo a 313, nel 2018 eravamo a 273. Di questi 313 minori 82 sono minori soli in comunità, 129 sono minori stranieri non accompagnati in comunità, 94 sono affidi giudiziari a tempo pieno e 8 sono affidi consensuali a tempo pieno.
  Per quanto, poi, riguarda il numero complessivo dal 2018 al 2021 dei minori allontanati dalla famiglia di origine per oltre due anni, noi ne abbiamo avuti 18 nel 2018, 15 nel 2019, 19 nel 2020 e di nuovo 18 nel 2021. Direi che da questo punto di vista è un dato sostanzialmente costante. Di questi, il numero complessivo di minori collocati in comunità fuori dal territorio comunale nel 2021 sono 42, 63 minori non accompagnati, mentre fuori dal territorio regionale sono 7 e a questi si aggiungono 15 stranieri non accompagnati.
  Arrivo alle ultime considerazioni, prima di approssimarmi alla chiusura, parlando dei costi e delle risorse. Per quanto riguarda il costo medio mensile per i minori fuori famiglia, esclusi i minori stranieri non accompagnati, distinguendo tra quelli collocati in affido familiare, quelli in comunità familiare e quelli in comunità terapeutica, noi abbiamo avuto delle comunità educativa costo medio mensile di 231 mila euro sul totale dei minori nel 2021 ed è un costo in crescita rispetto ai 142 mila euro del 2018. Per quanto riguarda il costo medio mensile di tutti gli affidi a tempo pieno, noi oggi viaggiamo a circa 52 mila euro mensili medi, mentre nel 2018 eravamo a 71 mila euro nel 2018. Il costo medio mensile di tutti gli affidi è in costante calo.
  A tale riguardo io vorrei farvi però le ultime due considerazioni. C'è una caratteristica delle nostre politiche pubbliche sui minori come comune di Reggio Emilia in questo caso e non come Anci – anche se io mi sono assunto anche la responsabilità di sollecitare questo tipo di proposta anche in sede Anci –, noi abbiamo lavorato enormemente sullo sviluppo dell'educativa familiare
  Che cosa intendo per educativa familiare? Intendo dire che per quanto ci riguarda, l'allontanamento dalla famiglia, che peraltro viene valutato e deciso nell'ambito di un percorso giudiziale, è l'estrema ratio. La priorità è la capacità di ricostruire contesti educativi e familiari, anche laddove Pag. 9molto fragili, che si rivelino adeguati, anche attraverso il supporto e il sostegno con la cosiddetta «educativa familiare».
  Cosa intendo dire con «educativa familiare»? Intendo dire sostanzialmente che il comune a proprie spese manda un educatore in quel contesto familiare che evidenzia delle condizioni di fragilità dei minori, ma anche delle fragilità del nucleo.
  Tenete presente che noi abbiamo raggiunto circa 150 famiglie e circa 200 minori a cui, con oneri a carico del comune di Reggio Emilia, viene mandato un educatore, a volte per qualche ora al giorno, a volte anche molto di più, a volte più sporadicamente. Questa politica di sostegno al nucleo familiare e al minore attraverso il supporto di un professionista deputato a supportare le funzioni di sostegno educativo, per quanto ci riguarda ha contribuito a ridurre gradualmente il numero dei minori che hanno abbandonato la famiglia e che si sono trovati in strutture semiresidenziali o residenziali.
  È nostra intenzione continuare in questa direzione. La struttura residenziale e semiresidenziale, la comunità è una estrema ratio valutata insieme ad altre autorità competenti che in ultima istanza devono prendere la decisione, in particolare modo il tribunale dei minori, laddove è sostanzialmente ritenuto compromesso e irrecuperabile almeno temporaneamente il contesto familiare, ma laddove non si verifica questa condizione, ogni strumento di politica pubblica funzionale a salvare il nucleo familiare e il contesto della relazione tra genitori e figli, per quanto ci riguarda, è sostanzialmente prioritario rispetto a ogni altro tipo di azione.
  L'ultima considerazione che vorrei a farvi riguarda le risorse, che la presidente ha accennato ampiamente nella sua introduzione. Le risorse non sono un dato secondario dentro queste politiche, perché queste politiche sono nella quasi totalità sulle spalle dei comuni. Un comune che investe più risorse dà maggiori risposte, un comune che ha difficoltà a destinare risorse dà meno risposte.
  L'esigenza di una politica nazionale con un fondo nazionale che sia in grado di sostenere in modo più importante il lavoro dei welfare municipali nel sostegno ai minori, a mio avviso è un dato ineludibile, perché la spesa sociale di assistenza ai minori di tutti i Comuni italiani negli ultimi 4 o 5 anni è cresciuta in modo consistente e vi aggiungo qual è il paradosso: i comuni che investono di più – lasciamo stare se lo fanno a gestione pubblica o a gestione diciamo privato sociale – sono i comuni che intercettano il maggior numero di bisogni, che prendono in carico il maggior numero di minori, che investono più risorse. Nella misura in cui cresce la spesa pro capite per minori per tutta una serie di ragioni che sono note a tutti, quei comuni che sono i più virtuosi al punto di partenza, finiscono anche per essere quelli su cui poi si ricarica e si rilancia ulteriormente un aggravio di risorse. Questo aspetto si vede meno in quei comuni che, per esempio, hanno meno assistenti sociali o un welfare meno strutturato.
  Faccio un esempio: noi abbiamo un assistente sociale ogni 4 mila abitanti. Ci sono comuni italiani che hanno un assistente sociale ogni 10-15 mila abitanti. È chiaro che la capacità di presa in carico di minori, ma anche di altre fragilità, nella misura in cui il sistema del servizio sociale è meno strutturato, è inferiore e alla fine se cresce la complessità territoriale e se cresce la complessità sociale non è detto che poi tu ci investi più risorse. Se non sei strutturato, non ce la fai. Se sei strutturato e se hai garantito storicamente degli alti standard di qualità del servizio, poi finisce che a un certo punto al crescere del bisogno, c'è bisogno anche di iniettare più risorse.
  Noi come siamo messi? A titolo puramente informativo, noi abbiamo investito nel 2021 sul servizio semiresidenziale 105 mila euro, sui servizi residenziali per i minori soli abbiamo investito oltre 2 milioni di euro e sui servizi residenziali di minori con madri abbiamo investito 1 milione e 800 mila euro, ma abbiamo investito anche sui servizi residenziali per i giovani in età maggiore, a cui si aggiungono i minori stranieri non accompagnati. Complessivamente noi abbiamo investito nel 2021 6,5 milioni di euro, che sono 2 milioni Pag. 10di euro in più rispetto a quanto investimmo nel 2018, che non è un secolo fa.
  Questo trend di crescita intorno al 40-50 per cento, come fabbisogno di risorse tra il combinato disposto dei minori stranieri non accompagnati e dei minori più in generale è un trend di crescita che voi potreste trovare in tutti i comuni italiani. Poi troverete comuni che ne intercettano di più perché sono più strutturati e investono di più. I comuni che sono meno strutturati intercettano meno minori, ma anche loro hanno avuto il trend di crescita.
  Aggiungo e finisco che a questo sistema di servizi sociali a sostegno del contrasto della povertà educativa e a sostegno dei minori il comune di Reggio Emilia affianca ogni anno un investimento, che pesa circa il 16 per cento del bilancio comunale, di 21 milioni di euro per tutte quelle che sono le politiche sull'infanzia e sullo 0-6, cioè sul sistema dei nidi e delle scuole dell'infanzia.
  Noi arriviamo a quasi 30 milioni di euro su un bilancio di 150 tra servizi educativi dei nidi e delle scuole dell'infanzia e più in generale servizi ai minori. Questa è la cifra quantitativa – lascio valutare ad altri quella qualitativa – delle politiche sui minori della nostra città.
  Io mi fermerei qua, presidente, perché non vorrei tenerla troppo lunga come fanno i politici a volte – mi scusi la battuta – però sono a disposizione per ogni tipo di domanda che la Commissione volesse porre. Aggiungo che siccome ho dato molti numeri, siamo disponibili a mandarvi una relazione con le argomentazioni che io vi ho fornito in modo preciso e dettagliato anche con i relativi riferimenti economici e numerici. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Vecchi. Intanto ci tengo a dire per chi non ha seguito prima le nostre audizioni che chiediamo di restituirci il questionario a cui lei ci ha dato gentilmente risposta, perché come Commissione lo abbiamo mandato a tutti i comuni di Italia con più di 60 mila abitanti per fare quel procedimento di confronto che lei stesso auspicava, proprio per capire come si evolve la situazione in relazione ai minori allontanati o presi in carico dai servizi sociali negli ultimi anni. Le chiediamo se ce lo può restituire.
  Adesso apro per i commissari che vogliono prenotarsi per fare delle domande, ma intanto le chiedevo una cosa brevemente, un suo parere. Sul discorso dell'esternalizzazione dei servizi sociali, di cui lei ha parlato come una alternativa rispetto alla gestione interna, seppur quasi sempre parziale, le chiedevo se è possibile – è una domanda anche da tecnico – un affidamento diretto a un assistente sociale, a uno psicologo, in relazione ai singoli casi di presa in carico di un educatore, di una famiglia. È possibile un affidamento diretto a un soggetto esterno, che sia un singolo professionista o che sia un ente, un'associazione o una società di professionisti in relazione a un caso concreto?

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Le spiego un attimo come funziona da noi, ma in generale credo che sia così dappertutto. Nel momento in cui i servizi sociali intercettano un caso concreto di un minore, come dicevo all'inizio, da noi interviene un'équipe multidisciplinare che si confronta con la famiglia ripetutamente e prende in carico la situazione, la studia e approfondisce tutte le conoscenze necessarie. L'eventuale approdo finale a una struttura semiresidenziale o a una struttura residenziale è una procedura che è regolata per legge, non è affidata a esclusivi procedimenti discrezionali, quindi ha in sé anche attività di controllo dei soggetti accreditati rispetto ad altri che non lo sono, rispetto alla verifica di quali sono le strutture che danno disponibilità rispetto a quelle che non hanno disponibilità di posti. C'è una gestione della situazione che, però, sta dentro un perimetro normativo che regola il funzionamento della procedura, in tutti i comuni italiani.
  Quando si tratta, invece, di seguire il minore in famiglia, per esempio attraverso l'educativa familiare, come dicevo nella relazione, lì lo può fare direttamente con risorse proprie il comune, perché magari ha dentro gli assistenti sociali assunti e lo può fare il comune attraverso un sistema di convenzioni con soggetti del terzo settore, che a loro volta si prendono pure in carico Pag. 11di quella o di quelle famiglie individuate. Quello che entra in gioco è la relazione tra pubblico e privato sociale in quel preciso contesto locale, che naturalmente, come dicevo all'inizio, cambia da territorio a territorio.
  Ci sono ambiti territoriali in Italia dove i comuni ormai nel sociale si limitano all'attività di programmazione, indirizzo e controllo. La gestione è pressoché tutta in mano al terzo settore. Ci sono ambiti territoriali – l'Emilia Romagna da questo punto di vista lo è ancora oggi – dove la produzione del servizio è ancora in tanti casi effettuata direttamente dal comune e in altri casi direttamente gestita dal privato sociale. La situazione poi lì cambia di volta in volta, però rispetto alla sua domanda la procedura si muove in ambiti discrezionali soltanto entro il perimetro di quanto legislativamente previsto.

  PRESIDENTE. Sì, la ringrazio. Infatti, le chiedevo proprio questo. Mi scusi se le rubo un po' di tempo, ma volevo capire se questa équipe multidisciplinare sia tutta composta da dipendenti del comune, o da chi. Noi abbiamo audito anche altre realtà territorialmente diverse dal punto di vista organizzativo. Questa équipe multidisciplinare che prende in carico la famiglia o la problematica è tutta nelle dipendenze del comune o c'è proprio una convenzione già da subito con enti del terzo settore, Azienda sanitaria locale (ASL) o altri enti?

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. È un'équipe strutturata con competenze interne, perché quella è la cifra della organizzazione dei nostri servizi. In ogni ambito territoriale abbiamo l'educatore, abbiamo l'assistente sociale, abbiamo lo psicologo eccetera. Dopodiché questa équipe si avvale anche di competenze terze, soprattutto laddove è necessario, ed è in costante relazione con le competenze del Sistema sanitario territoriale. Qui si concretizza quello che è un altro concetto di integrazione non pubblico-privato, ma sociosanitario: questi casi, soprattutto quelli che hanno una esigenza anche di natura terapeutica, non vengono mai esaminati esclusivamente da competenze interne del comune, ma la relazione informale e formale con l'USL, con l'azienda sanitaria locale e con i suoi servizi competenti è sostanzialmente sviluppata metodologicamente in modo sistematico e continuativo. D'altra parte sarebbe un problema se così non accadesse. Lo dico come dato generale.

  PRESIDENTE. Certo. La ringrazio per il chiarimento perché abbiamo avuto altre organizzazioni diverse in altre realtà territoriali.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Guardi, io lo dico per esperienza. La diversa articolazione del sistema dei servizi a livello italiano nella duplice relazione tra pubblico-privato e sociosanitario... Peschiamo a caso una regione italiana, poi ne peschiamo un'altra e troviamo delle diversità enormi. Questa è una cifra distintiva dell'Italia e lo dico al legislatore. Secondo me il legislatore che fa una legge deve avere questa consapevolezza.

  PRESIDENTE. Certamente. Del resto è materia di competenza regionale, però questo permette anche la migliore organizzazione, le cosiddette «best practice», ma anche le organizzazioni diverse che sarebbe bene e bello poterle confrontare per capire – noi ci stiamo un po' impegnando anche su questo – per capire qual è l'organizzazione migliore o perlomeno quella che porta risultati più corretti nei confronti della crescita dei minori.
  Si è prenotata la commissaria onorevole Fiorini in presenza. Prego.

  BENEDETTA FIORINI. Grazie, presidente. Buongiorno al sindaco Luca Vecchi. La ringrazio per la sua audizione di oggi, perché ha detto comunque delle cose importanti. Lei sa quanto e come abbiamo con determinazione voluto questa Commissione di inchiesta, nata per cercare anche di capire, monitorare e poi successivamente intervenire a livello nazionale e legislativo per quello che riguarda anche i Pag. 12vuoti normativi che sono oggi presenti nella nostra legge in materia di affidi e di minori.
  Mi dispiace perché lei ha detto: «Prendere in mano la fragilità». Da questa audizione si capisce quanto lei sia concentrato anche sulle fragilità del nostro territorio e sulla fragilità dei minori, però mi chiedo ancora una volta per quale motivo non si sia accorto di ciò che gli accadeva in casa e sul suo territorio, perché, sindaco, il fatto importante è che le organizzazioni e gli investimenti devono ricadere a terra, ma devono essere anche poi costruttivi, soprattutto perché penso che la politica e le istituzioni abbiano avuto delle responsabilità importanti. Mi dispiace anche che lei non abbia fatto cenno a ciò che è avvenuto proprio sul territorio reggiano, perché Bibbiano deve servire da monito a tutti quanti affinché non accadano mai più dei fatti del genere.
  Le chiedo e le faccio una domanda specifica: perché e come mai non si è accorto di quella iperbole, di quella curva iperbolica, di quella crescita esponenziale che stava venendo sul suo territorio? Cosa avete fatto dopo i fatti di Bibbiano, sia a livello comunale, che a livello provinciale e successivamente a livello regionale?
  Sono d'accordo con lei che più teste attorno a un tavolo servono per confrontarsi, quindi sa benissimo anche il confronto che avviene quotidianamente sul territorio anche da parte nostra, che siamo in opposizione nei confronti della vostra amministrazione locale. Chiedo anche come mai non ha avuto seguito la mozione che è stata approvata nella Commissione II e Commissione III, dove è stato chiesto anche di chiedere i criteri di scelta per le case famiglie, come mai l'età dei minori... A tutte queste domande penso che lei voglia dare delle risposte anche al più presto.
  I servizi sociali devono tutelare e noi abbiamo sempre detto in questa Commissione che le mele marce devono essere buttate. Noi consideriamo che la maggior parte dei servizi sociali siano dei grandi e bravissimi professionisti, però quello che è successo non può naturalmente essere tenuto in considerazione, come quello che succede anche nelle altre parti di Italia. È proprio per questo motivo che le chiedo, sapendo anche che all'interno del suo comune che l'ASL aveva affidato, ad esempio, ad Hansel e Gretel la formazione di tutti gli addetti dei servizi dei minori, se sono stati fatti dei nuovi corsi di aggiornamento per cercare di far capire a chi aveva magari seguito una linea che in quel caso era considerata anche da tutti i sindaci come una risorsa preziosa e un modello da esportare in tutta la provincia... Chiedo se, invece, oggi è stato cancellato questo metodo, se sono stati fatti investimenti proprio sulla formazione, se state monitorando o creando delle vere e proprie banche dati o degli osservatori provinciali sull'andamento dei minori della presa in carico dai servizi, anche poi alla luce di quello che è successo, come sa benissimo, per la questione di Saman.
  Queste sono delle domande che noi ci dobbiamo porre a livello costruttivo e io glielo dico proprio in modo costruttivo. Se fosse successo a noi o a qualcuno dei nostri sindaci, io sono certa che noi avremmo preso una posizione netta e chiara fin dall'inizio. Il fatto che ancora molti non abbiano la voglia di esprimersi o la voglia di fare dichiarazioni chiare e dirette su quello che è avvenuto per me è grave, ma mi auguro che questo in futuro serva per cercare di costruire con grande responsabilità per il bene dei minori, ma soprattutto per il bene dei più fragili questo modello che lei ha illustrato oggi a livello comunale e anche a livello regionale. Sono tante belle parole, ma cerchiamo di vedere anche i fatti concreti in breve termine. Grazie.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Devo rispondere o devo ascoltare qualche altra domanda? Mi dica lei, presidente.

  PRESIDENTE. Dopo ho altri due prenotati. Risponda brevemente e poi le faccio fare le altre domande. Grazie.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Rispondo compiutamente all'onorevole Fiorini, perché non mi sembrerebbe rispettoso rispondere brevemente,Pag. 13 perché per me «brevemente» vuol dire rispondere in due parole. Per rispetto all'onorevole entro nel merito. Voglio dirle che io faccio il sindaco in una terra che ha contribuito a far nascere la Repubblica in questo Paese, la democrazia e la Costituzione. È la città del tricolore, è anche la città di donne come Nilde Iotti e tante altre che hanno contribuito a costruire la cultura dei servizi all'infanzia, la cultura dei servizi alla persona, la cultura di un welfare che, piaccia o non piaccia all'onorevole Fiorini, continua a essere punto di riferimento nazionale nel sistema delle politiche nazionali dell'infanzia e del sociale.
  Questi sono due punti di vista politici diversi, me ne rendo conto, però quella cultura politica che portò Nilde Iotti a fare la Presidente della Camera è quella cultura politica che a me porta ad avere anche una certa sensibilità istituzionale tale per cui, quando vengo chiamato in un'audizione, io cerco di portare un contributo di merito. Non mi sento dentro un'arena di competizione o di scontro politico, perché con l'onorevole Fiorini potremmo polemizzare anche fino a domani mattina. Oggi ho cercato di sottoporre a questa Commissione una relazione di merito, con dei numeri, con dei fatti oggettivi e che siamo disponibili anche a fare arrivare anche per iscritto. Non sono venuto qui attrezzato per fare polemica, perché la faremo in altri contesti e lo dico proprio per rispetto all'onorevole Fiorini.
  Perché non mi sono accorto di che cosa? Di Bibbiano? Guardi, innanzitutto io faccio il sindaco a Reggio che è un comune capoluogo e non mi occupo delle politiche sociali di tutti gli altri comuni. Tuttavia, posso dirle che quella vicenda da un lato va rispettata nella sua autonoma evoluzione giudiziaria, perché questo è l'atteggiamento di cultura politica garantista che noi tutti quanti dovremmo avere. Quella vicenda ha avuto una deflagrazione mediatica a dir poco allucinante, alla cui risposta politica ci hanno pensato i cittadini di Bibbiano alle elezioni regionali del 2020, dicendo come la pensavano, perché mi pare che il 70 per cento circa abbia detto che la pensano diversamente dall'onorevole Fiorini.
  Chiusa la polemica, ribadisco che noi siamo disponibili a fornire tutti i dati e le informazioni oggettive che ci sono state chieste sulla base delle domande precise che sono arrivate.
  Queste non sono belle parole, bensì sono risorse investite, sono oltre 6 milioni di euro all'anno sui minori, oltre 21 milioni di euro all'anno sulle politiche dell'infanzia. È una precisa organizzazione, un preciso modello organizzativo di approccio alle politiche sociali, è un approccio che si mette in discussione, perché io mi metto in ascolto, perché non ho la pretesa di vendere una verità. Il modello di welfare che noi stiamo portando avanti è figlio di una lunga storia di queste terre, che ha trovato il gradimento e la legittimazione politica e democratica in generazioni e generazioni di reggiani che periodicamente sono stati chiamati a pronunciarsi. Non è che me lo sono inventato io. Io sto cercando di introdurre elementi di innovazione e di correzione dentro una eccellenza storicamente consolidata, perché questo è. Questo è.
  Per quanto riguarda, invece, gli altri aspetti specifici che riguardano, appunto, l'organizzazione, le Commissioni che sono state citate si sono svolte, sono Commissioni pubbliche. Infatti, è possibile accedere all'esito di quel dibattito pubblico, come la Commissione di oggi, da parte di ogni singolo cittadino.
  Io oggi sono venuto e ho fornito informazioni puntuali con veri e propri numeri economici, numeri di minori, numeri di famiglie e numeri di strutture, proprio perché sono dati pubblici, non c'è niente da nascondere e non c'è niente da negare.

  PRESIDENTE. Dottor Vecchi, mi perdoni. Il mio «brevemente» era proprio in relazione al fatto dei casi concreti. Noi l'abbiamo convocata, come avrà letto, come delegato Anci al Welfare. La focalizzazione su quella che è l'esperienza locale interessa sicuramente probabilmente come best practice, come lei ci ha illustrato, ma chiaramente ci interessano anche gli elementi che riguardano l'attività in tutti i comuni, come è il suo ruolo in ANCI.

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  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Infatti ho cercato di attenermi allo spirito di questa sollecitazione. La parola «Bibbiano» non l'ho pronunciata io, solo per precisione.

  PRESIDENTE. No, ci mancherebbe. Noi ci occupiamo delle attività connesse all'allontanamento dei Minori, che ovviamente fanno riferimento anche alla vicenda di Bibbiano, ma si parlava in generale in tutta Italia. Io ho l'onorevole Fiorini brevemente, rimanendo nell'ambito dell'audizione, e poi si è prenotata da remoto l'onorevole Ascari. Prego.

  BENEDETTA FIORINI. Sindaco Vecchi, mi dispiace che lei l'abbia presa sul personale. Voleva essere un discorso assolutamente costruttivo, ma la questione della Val D'Enza è un dato di fatto, c'è un processo in corso, ci sono 17 persone rinviate a giudizio, quindi è un dato di fatto. È dagli errori che la politica e le istituzioni devono anche ripartire e devono imparare per evitare che accadano dei fatti del genere. Io non entro in merito a discorsi politici, ma entro in merito a dati di fatto ed è per quello che io le dico che c'è una responsabilità da chi amministrava, da chi monitorava o doveva monitorare. È per questo motivo che io le chiedo che cosa abbiamo o avete fatto dopo questo caso, dopo che ci siamo e vi siete anche accorti che c'era qualcosa che non andava, perché c'era qualcosa che non andava, poiché se dieci bambini sono rientrati nelle proprie famiglie e abbiamo letto quello che abbiamo letto, è stato un fatto gravissimo che ha indignato tutti quanti.
  Poi lasciamo perdere quello che è avvenuto in altri ambiti, ma questo è l'ambito e questa è la sede per parlare della questione degli affidi e per capire che cosa bisogna fare affinché i minori vengano tutelati oggi, domani e sempre.
  Se sono stati fatti degli errori anche di responsabilità, perché sono stati dati in modo appropriato degli incarichi – non potevano essere dati degli incarichi, ad esempio, alla dottoressa Anghinolfi in quel caso –, le chiedo: non è forse il caso di monitorare maggiormente? Non è forse il caso di fare delle gare d'appalto e mettere maggiore trasparenza anche quando si danno degli incarichi a persone che vanno a interagire con minori? Penso che questa sia una domanda lecita.
  Sindaco, non faccia sempre quello che viene attaccato o faccia la vittima, qui stiamo cercando in tutti i modi e in tutte le sedi di fare dei discorsi maturi e concreti affinché anche gli investimenti portino a frutti maggiori per tutto il territorio, che è anche il territorio dove io vivo.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Onorevole, mi scusi, chiedo scusa anche alla presidente, ma non c'è nulla di personale, stiamo discutendo di politica. Se lei non ha ascoltato la mia relazione, che penso sia stata una relazione molto di merito e molto oggettiva...

  BENEDETTA FIORINI. L'ho ascoltata molto attentamente.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Allora provi un po' ad ascoltare ogni tanto, che magari ha anche qualcosa da imparare. Io l'ho ascoltata con educazione, adesso provi un attimo lei ad ascoltare per favore, perché io ho fatto una relazione, come mi avete chiesto, di 40 minuti, e mi sono state sottoposte delle domande precise. Per rispetto alla Commissione ho risposto a quelle domande e ho detto che sono disposto a rispondere anche ad altre domande, ma lei viene in Commissione a tenere la pur nobile arte del comizio, che però trova il tempo che trova. È inutile che tutte le volte che lei interloquisce con me ha queste reazioni quasi ossessionate. Stia serena, onorevole Fiorini, stiamo discutendo nel merito delle questioni di politiche sui minori, faccia tutte le domande che...

  PRESIDENTE. Dottor Vecchi, per favore, cerchiamo di mantenere una discussione rispettosa.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. No, però non Pag. 15sono stato io. Lo sapevo che funziona così. Con la Fiorini funziona sempre così, la conosciamo a Reggio Emilia.

  BENEDETTA FIORINI. Guardi, conoscono anche lei e io sono serenissima.

  PRESIDENTE. Onorevole Fiorini, la prego. Non voglio sospendere la seduta. Dottore, io avrei una domanda dell'onorevole Ascari da remoto. Prego, onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Buongiorno, dottor Vecchi. Vorrei fare delle domande nel merito, se possibile. La prima è: con quali criteri vengono scelti oggi i soggetti e le strutture che operano in convenzione con il Servizio sociale territoriale? La seconda domanda è la seguente: hanno continuato a ricevere o espletare incarichi operatori e strutture coinvolti nel processo Bibbiano o in altri procedimenti penali? La terza domanda nel merito è: quali sono i meccanismi di controllo iniziale e periodico sulla attività delle strutture incaricate di somministrare trattamenti o di ricevere minorenni allontanati dalle famiglie e come vengono verificati i livelli di assistenza, di accudimento e la congruità delle spese. La quarta domanda è: quali criteri e strumenti hanno adottato le amministrazioni per prevenire il ripetersi di vicende di violazioni dei diritti dei minorenni e delle famiglie da parte delle amministrazioni e di soggetti operanti in convenzione con l'amministrazione? La quinta domanda è la seguente: quali strumenti ha adottato l'amministrazione assistenziale per fare sì che venga segnalata tempestivamente al giudice l'esigenza che un minorenne allontanato rientri in famiglia o comunque intensifichi la frequentazione con i familiari? Come viene garantita l'assiduità e continuità della frequentazione tra minorenni e genitori non conviventi? Come vengono gestiti gli incontri protetti ai fini della tutela della sicurezza di persone che hanno subìto violenza o minaccia?
  Passo agli ultimi due punti, ma poi manderò comunque tutto anche per iscritto. Come e da chi viene controllato per ogni minorenne affidato alle cure del servizio sociale, se è adottato uno specifico progetto che favorisca il ripristino, l'intensificazione e l'autonomizzazione delle relazioni familiari? Infine, quali iniziative sono state assunte nei confronti di strutture presso le quali sono stati compiuti maltrattamenti nei confronti dei minorenni ospitati o assistiti? Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ascari. Dottor Vecchi, se preferisce, le faccio trasmettere le domande scritte, anche perché c'è già l'onorevole Giannone che ci manderà le domande scritte. Se però adesso vuole rispondere ad alcune di queste domande, ci mancherebbe.

  LUCA VECCHI, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci al Welfare. Queste sono almeno una decina di domande. Io ho provato a prendere appunti, ma ne ho persa qualcuna strada, quindi se riuscite a mandarmele, noi rispondiamo anche puntualmente a tutte le domande.
  Come dato generale dico che queste strutture, nella misura in cui esercitano attività di sostegno e di presa in carico dei minori, non sono strutture che fa nascere il comune, ma sono strutture che nascono, come è noto, dentro un perimetro di legge e sulla base di autorizzazioni dagli organi competenti di controllo. È chiaro che noi interagiamo con queste strutture nella misura in cui queste strutture sono già in essere, quindi quando hanno già avuto una loro piena legittimazione giuridica ad agire. Sono strutture che vengono verificate, controllate e con cui si ha una relazione costante.
  Non mi risulta – lo dico per rispetto all'onorevole Ascari, che poi mi manda tutte le domande, così rispondiamo – che ci siano collaborazioni in corso con strutture che hanno avuto sanzioni o procedimenti di tipo penale. È una verifica che facciamo, ma francamente non credo.
  Qui sono state fatte anche delle domande che hanno a che vedere con il modo in cui si lavora nelle strutture dal punto di vista anche del servizio offerto: il comune è comunque organo terzo, un organo esterno Pag. 16che interagisce, si rapporta ed esercita una attività di controllo, ma non è un podestà assoluto con poteri invasivi di controllo in grado di sindacare ogni minima modalità operativa che accade ogni giorno all'interno delle strutture. Siccome sono state domande molto di merito, molto strutturate e secondo me meritevoli anche di una risposta, io non ho alcun problema, se mi vengono mandate nel dettaglio, a fornire una relazione scritta.

  PRESIDENTE. Grazie, dottore. Visto che c'è anche una richiesta dell'onorevole Giannone che non riesce a collegarsi, se lei è d'accordo, le faccio trasmettere dalla Segreteria, sia le domande dell'onorevole Ascari che quelle dell'onorevole Giannone. Se ci sono altri commissari che vogliono fare domande, sfruttiamo la sua disponibilità e gliele facciamo avere nel giro di una settimana, forse anche prima. Se nessun altro commissario chiede di intervenire, ringraziamo il dottor Vecchi, delegato Anci per il Welfare, per l'audizione odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.