XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 60 di Giovedì 23 giugno 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, del presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 2 
de Pascale Michele , presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 3 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 5 
Perosino Marco  ... 5 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 6 
de Pascale Michele , presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 6 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 7 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dall'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CRISTIAN INVERNIZZI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, l'audizione, in videoconferenza, del presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.
  Il presidente de Pascale, che è stato già audito dalla Commissione nello scorso mese di settembre, avrà modo, in questa nuova occasione di confronto, di fornire ulteriori indicazioni sulle delicate questioni concernenti i rapporti finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali substatali, illustrando in particolare la posizione dell'Unione delle Province d'Italia sui numerosi temi che alimentano il dibattito.
  Lo scopo è quello di pervenire a un'analisi accurata dei punti di forza e delle debolezze dell'attuale architettura istituzionale e finanziaria nonché di condividere e approfondire proposte e soluzioni per una più efficace realizzazione del federalismo fiscale, nell'ottica di garantire un'effettiva autonomia nelle decisioni di entrata e di spesa degli enti decentrati, di favorire l'efficienza e la trasparenza dell'azione amministrativa, di promuovere la massima responsabilizzazione dei vari livelli di governo e di salvaguardare la coesione economica e sociale.
  In questa prospettiva vengono, altresì, in rilievo gli aspetti correlati alla definizione di un'adeguata perequazione, ambito che anche con riferimento a province e città metropolitane è stato interessato da recenti novità sul piano normativo, nonché alla riduzione dei divari infrastrutturali in una cornice contraddistinta dagli obiettivi di riforma e di investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, faccio presente che, in conformità a quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti di Gruppo e alla prassi già seguita in occasione delle precedenti sedute di audizioni, dopo la relazione introduttiva da parte del presidente de Pascale, darò la parola a un oratore per gruppo. Conclusa questa fase della discussione, si potrà valutare in considerazione del tempo disponibile se procedere a una eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica. Nel raccomandare ai colleghi di contenere la durata degli interventi, invito a far pervenire alla Presidenza della Commissione le richieste di iscrizione a parlare.
  A questo punto do il benvenuto al presidente de Pascale, che ringrazio a nome di tutta la Commissione per avere accettato Pag. 3l'invito, e gli cedo la parola per la sua relazione. Prego.

  MICHELE de PASCALE, presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI). Buongiorno, presidente. Ringrazio la Commissione per la consueta attenzione. Abbiamo fornito nella giornata di ieri la relazione con i dati dettagliati rispetto alle nostre tematiche e oggi cercherò di argomentarli, dando il senso del lavoro e delle implicazioni anche di un'altra serie di provvedimenti che stanno procedendo non con molta velocità in altri ambiti di riforma e che hanno un impatto anche sull'argomento di oggi.
  Noi riteniamo di essere uno degli enti per i quali i principi sanciti dall'articolo 119 della Costituzione siano stati maggiormente traditi, nel senso che, nel tortuoso e inconcluso processo di abolizione, definanziamento e perdita di funzioni delle province, sono stati violati tutti i principi costituzionali in merito al federalismo fiscale, tant'è che noi oggi, nonostante una riorganizzazione che c'è stata, abbiamo ancora un sistema ingessato su alcune imposizioni che hanno un senso relativo anche rispetto alle nostre funzioni – poi dirò qualcosa su questo – e una perequazione che non ha le logiche tipiche di quelle delle amministrazioni comunali, cioè quelle secondo le quali gli enti che incassano cifre più significative sostengono anche gli enti in maggiore difficoltà. Si tratta di una perequazione al contrario, poiché una larga parte dei tributi che noi incassiamo li versiamo allo Stato e poi parallelamente lo Stato finanziaria le province ormai sostanzialmente con trasferimenti statali. Questo è stato uno schema che negli anni è diventato sempre più forte e più significativo.
  Anche i recenti e apprezzati interventi sui nostri bilanci hanno avuto tutta la logica dell'incremento dei trasferimenti da parte dello Stato e mai della possibilità di avere una fiscalità autonoma o di gestire una fiscalità autonoma. Noi riteniamo che questo elemento necessiterebbe di un intervento di riforma più significativo con una compartecipazione a un tributo che dia alle province una linearità e una continuità nel tempo più equilibrata, come accade – noi siamo tutti sindaci – nel bilancio dei nostri comuni.
  Il primo elemento che noi sottolineiamo – lo facciamo ogni volta, però ci teniamo – è che all'atto della sua istituzione la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, disegnata dalla legge delega n. 42 del 2009, doveva avere una funzione ben diversa da quella che ha effettivamente esercitato. La Commissione si riunisce due volte all'anno e fornisce parere sul Documento di economia e finanza, ma noi ribadiamo che, a nostro avviso, quella dovrebbe essere la vera sede nella quale tutti gli enti che costituiscono la Repubblica dovrebbero trovare le strategie, le sinergie e le intese su quello che è il rapporto fra le articolazioni della Repubblica rispetto ai temi finanziari. Vorremmo che questa Conferenza facesse un salto di qualità significativo.
  Il 2022 per noi è un anno molto importante, poiché è il primo anno nel quale si intraprende un cammino molto, troppo lungo per il riconoscimento della copertura delle spese correlate alle funzioni che le province e le città metropolitane svolgono. Questo per noi è un tema molto caro, che per molto tempo abbiamo sostenuto, e non abbiamo trovato nei Governi che si sono succeduti un riconoscimento pieno.
  Nel corso del 2021 un lavoro tecnico molto serio e molto dettagliato ha concluso un'analisi che ci racconta che complessivamente, analizzando le funzioni che sono delegate alle province e alle città metropolitane e l'equilibrio fra entrate, trasferimenti e contributi allo Stato da parte delle province, il sistema delle province e delle città metropolitane ha uno squilibrio di un miliardo e 145 milioni. A noi vengono assegnate funzioni, ma per il loro esercizio equilibrato, efficiente ed efficace dovremmo ricevere un miliardo e 145 milioni in più.
  Qual è il paradosso? Il paradosso – questo è un tema di parte corrente – è connesso con il PNRR e con i fondi pluriennali di investimento che in questi anni abbiamo ottenuto in un dialogo serrato con il Parlamento, con il Governo. Noi prima del PNRR siamo tornati ad avere fondi pluriennali di investimento. Abbiamo già Pag. 4fatto i decreti di riparto per i prossimi cinque o sei anni, quindi sappiamo quante risorse avremo nel 2022, nel 2023, nel 2024 e nel 2025 sui nostri capitoli fondamentali di investimento, sia infrastrutturali che scolastici. A questi si aggiunge il PNRR, ma ci troviamo, poi, parallelamente in una situazione tragica per quello che riguarda la parte corrente, cioè le manutenzioni. Costruiremo alcune nuove scuole bellissime, in alcuni casi faremo interventi infrastrutturali importanti sulla sismica, rifaremo ponti, ma non abbiamo quella dotazione di parte corrente che consente di tenere manutenuto il nostro patrimonio e che consente anche di utilizzare tutti gli spazi di assunzione del personale che vorremmo utilizzare, qualificandoci nei settori fondamentali, come la progettazione e la stazione unica appaltante.
  Abbiamo anche il problema del «caro energia». Noi gestiamo grandi edifici, molto energivori. Anche l'incremento delle bollette ha aggravato questa situazione.
  Il dato positivo è che il Governo e le strutture tecniche preposte alla finanza pubblica riconoscono che questo squilibrio esiste e che si mette in campo un piano di recupero di questo squilibrio. Il piano di recupero ha previsto per il 2022 80 milioni, per il 2023 100 milioni, per il 2024 130 milioni e, crescendo, milione per milione, si arriva a 600 milioni dal 2031.
  In questo momento siamo molto soddisfatti per l'identificazione di questo squilibrio, ma non possiamo essere soddisfatti per un sistema di recupero che è lentissimo e che, a regime, arriva a coprire solo il 50 per cento dello squilibrio.
  Peraltro, tutti questi dati, dai quali si è partiti per giungere alla definizione dello squilibrio, non tengono conto di due elementi che tirano la coperta da due parti opposte, perché su tutto un versante sapete benissimo che i costi, anche manutentivi, sono in forte aumento, in particolare sulle spese energetiche, siamo in forte aumento e, dall'altra parte, essendo le entrate legate a due tributi dalla fortissima volatilità e totalmente fuori dalle politiche che si possono attuare in un territorio, ovvero RC-auto e IPT (imposta provinciale di trascrizione), noi abbiamo visto non in maniera omogenea su tutte le province e tutte le città metropolitane, ma in alcuni casi con cali che vanno oltre il 10 per cento, un crollo del gettito di RC-auto e di IPT. Parliamo di cali molto significativi che necessitano di un intervento, poiché come dato complessivo siamo, rispettivamente, sui 90 milioni e 240 milioni in meno.
  Questo è stato uno dei temi che abbiamo posto in maniera più forte al Governo. C'è una norma attualmente in discussione di cui fatichiamo a comprendere il senso, poiché ristora l'IPT solo agli enti che hanno avuto un calo superiore al 16 per cento, quindi dà risorse enormi a cinque enti e non aiuta chi ha un calo del 15,9 per cento. Noi abbiamo chiesto di aumentare quel fondo e di ripartirlo fra tutti gli enti. Speriamo che il Parlamento su questo ci assecondi. Spero ci sia stato un errore tecnico nella redazione di quella norma, anche perché questo calcolo delle funzioni è basato su quelle che sono le attuali funzioni delle province, ma noi stiamo lavorando con la Ministra Lamorgese e con la Ministra Gelmini per il processo di riforma del TUEL (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), la cui bozza – lo abbiamo elencato nella nostra relazione – prevede un incremento significativo delle funzioni per le province e una loro equiparazione a quelle che sono le funzioni delle città metropolitane. In Italia la scelta è stata quella di fare un numero molto ampio di città metropolitane e si fatica a comprendere perché la città metropolitana di Reggio Calabria abbia la necessità di fare un piano strategico e la provincia di Brescia no, nonostante abbia più abitanti e quantomeno una complessità territoriale di insediamenti assolutamente comparabile, o la provincia di Salerno no. Chiediamo che anche per questi territori di provincia ci sia la funzione della pianificazione strategica, che ci sia la possibilità di ricostituire un organismo collegiale di giunta, che ci sia una migliore definizione anche di quelle che sono le tematiche di competenza in ambito ambientale.
  Mi avvio alle conclusioni. Noi di fatto riassumiamo tre richieste: la prima richiestaPag. 5 è la piena operatività della Conferenza permanente per la finanza pubblica, come dicevo in apertura; la seconda è la costruzione di una vera autonomia finanziaria e tributaria per le province, poiché riteniamo che sarebbe sensato sganciarci dal sistema RC-auto e IPT, che poco descrivono i nostri enti e hanno elementi di fluttuazione che difficilmente si confanno a un ente che deve fare una programmazione pluriennale, e legarci a una compartecipazione su un tributo che garantisca un margine di discrezionalità, perché questo è uno dei principi del federalismo fiscale, ma anche un rapporto corretto di continuità del tributo; la terza è un intervento importante, strutturale per riequilibrare la parte corrente, poiché è meritorio quello che è stato fatto, ma si deve assolutamente accelerare.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, per la sintesi e la chiarezza della sua esposizione. È iscritto a parlare il senatore Perosino. Prego, senatore, ne ha facoltà.

  MARCO PEROSINO (FIBP-UDC). Grazie. Presidente de Pascale, condivido assolutamente e convintamente la sua relazione. Sono stato amministratore provinciale per tanti anni a Cuneo e so che il presidente che sta decadendo in questi giorni, perché finisce il secondo mandato di sindaco di Cuneo, è in stretti rapporti con Lei. Io sono in stretti rapporti con lui anche adesso qui da Roma, cercando di fare quello può fare un parlamentare. Forse potete fare di più voi. L'UPI ha contatti, lavora bene e ha anche una struttura organizzativa che sa tenere i rapporti e una parte politica che, soprattutto considerato che le province sono entità amministrative meno politicizzate, può lavorare e produrre delle proposte che sono assolutamente realistiche.
  La parte corrente è quella deficitaria. Dopo la riforma, la legge n. 56 e soprattutto la finanziaria, la legge n. 190 per il 2015, sono cominciati i disastri e il contributo del sistema delle province nel finanziare in qualche modo i tagli è stato eccessivo ed è tuttora eccessivo. Avevo provato un emendamento alla legge di bilancio per il 2022 che riducesse il taglio, che ancora oggi, ai sensi del famoso comma 418, è di 3 miliardi, a 2, ma un emendamento di un miliardo è fantasia di questi tempi nel bilancio dello Stato. Dal punto di vista della concretezza ci stava e l'ho anche condiviso con altri.
  Come Lei ha detto, la questione del mercato va ribadita, perché lo specchietto che è riportato nella relazione evidenzia che nel 2022 c'è una diminuzione dell'incasso di IPT e RC auto, quindi la parte corrente a fine anno, ma anche prima, piangerà parecchio. Se aggiungiamo l'aumento delle spese generali, per energia, riscaldamento e luce per le scuole e per gli edifici istituzionali, saranno dolori.
  Viceversa, negli ultimi anni ci sono stati degli stanziamenti per gli investimenti, ma c'è stata la grossa difficoltà, come Lei sa, a gestirli, a progettarli e ad appaltarli, perché manca il personale e lì manca per davvero, non piangiamo a vuoto. Manca per davvero perché alcune professionalità sono andate in quiescenza, altre si sono trasferite per maggiore tranquillità e per scelta presso altri enti e non si è potuto sopperire. Questo è un problema, perché avere fondi per investimenti notevoli e non poterli realizzare è una manchevolezza. Calcolando che il PNRR per le province prevede giustamente dei grossi finanziamenti, io mi sono fatto promotore in provincia di Cuneo di una conferenza per dire che con riferimento al PNRR dobbiamo ragionare sulle opere che riguardano non il singolo comune o il piccolo investimento, ma sulle opere intercomunali e provinciali che risolvano dei problemi veri e nello spirito del PNRR.
  Poi Lei ha accennato alla questione del TUEL che è in riforma. Le dirò che la differenziazione tra province e città metropolitane è fittizia, perché le città metropolitane hanno il territorio adiacente e sono le ex province. Ad esempio, la provincia di Torino ha 300 comuni circa e va fino a Sestriere, fino alla montagna, quindi chiamarsi città metropolitana è un eufemismo. Non vedo la differenza e non vedo tutto questo lavoro cosa può comportare.Pag. 6
  Riguardo al TUEL ci sono delle riforme interessanti che riguardano l'introduzione della giunta, le competenze e probabilmente anche un chiarimento circa la durata delle cariche, perequando consiglio e presidenza, perché adesso due anni da un lato e quattro anni dall'altro erano una complicazione molto forte. Spero che si vada in quella direzione anche sull'elezione. Il limite dei 18 mesi, secondo il quale, se mancano meno di 18 mesi alla scadenza della carica di sindaco, non si può concorrere alla presidenza e anche anche quello secondo cui se non si è sindaco non si può essere presidente della provincia, potrebbero essere superati, ma vorrei sentire se Lei ha delle idee in proposito, anche se penso che siano quelle di tutti, perché nelle province ho notato veramente che, tolti alcuni casi, si è governato proprio con perfetta aderenza al principio di realtà e si è fatta buona amministrazione.
  Ha anche accennato alla differenza che può esserci tra Brescia e Reggio Calabria. Quello è un problema che penso sia difficile anche all'interno di UPI mediare. Ci si riuscirà, ma comunque lascia ancora qualche perplessità. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, senatore. Presidente, prima di ridarle la parola per la replica, avrei anch'io una domanda, una richiesta di approfondimento, poiché vedo che Lei insiste sulla questione dell'effettiva operatività della Conferenza permanente per la finanza pubblica. È già la seconda volta che sottolinea come all'interno del processo di riforma finanziaria nell'ottica del federalismo non si possa prescindere dall'effettiva operatività di questa Conferenza. Volevo chiedere quali sono le proposte dell'UPI riguardo a questa Conferenza e come renderla più incisiva all'interno di questo procedimento, anche perché obiettivamente – ne stavamo discutendo adesso – si tratta di una Conferenza che probabilmente sta marcando un po' il passo. Avevo questa curiosità: quali sarebbero le proposte dell'UPI per rendere più incisiva l'attività della Conferenza permanente la finanza pubblica? Prego, presidente de Pascale.

  MICHELE de PASCALE, presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI). Grazie mille. Per quanto riguarda la prima domanda, ci tengo sempre ad affermare un dato. In queste circostanze, anche per non farvi perdere tempo, cerco di focalizzare sempre gli elementi di criticità, al fine di poterci concentrare su quelli e provare a trovare soluzioni. Tuttavia, mi preme segnalare un dato: il sistema delle province italiane sistematicamente negli ultimi tre anni ha avuto incrementi degli investimenti fra il 15 e il 20 per cento. Con tutte le difficoltà che venivano elencate e che abbiamo, non siamo un sistema inefficiente, ma siamo un sistema che si è attivato a fronte di linee di finanziamento di investimenti che lo Stato ha indirizzato sul settore delle province... Abbiamo scoperto di nuovo che in Italia esistono le scuole superiori e i ponti, che, se non manuteniamo i ponti, i ponti crollano e che, se non ammoderniamo le nostre scuole, non ci possiamo lamentare se poi dopo la nostra formazione perde colpi, soprattutto quella tecnica e professionale che è molto legata alle strutture laboratoriali e all'innovazione delle nostre scuole.
  Come lo Stato si è svegliato e ha scoperto che le scuole superiori esistevano, che i ponti, se non vengono manutenuti, crollano e ha identificato nuovamente linee di finanziamento su questi settori, gli investimenti delle province sono immediatamente ripartiti con percentuali di incremento che non hanno pari – sono numeri anche più piccoli di altri comparti – con nessun altro livello della Repubblica.
  Noi abbiamo bisogno di fare degli interventi di potenziamento delle nostre strutture, soprattutto se vogliamo continuare a crescere con questi trend. Più di questo sarà impossibile crescere con la struttura attuale, ma noi siamo un sistema che in larghissima parte è un sistema efficiente e che, con spese molto ridotte, riesce a mobilitare grandi quantità di investimenti.
  Come veniva detto, siamo un luogo di amministrazione e non di scontro politico. Sì, ci sono le elezioni di secondo livello per scegliere il presidente della provincia, ma, dal minuto dopo, i sindaci della provincia Pag. 7di un territorio lavorano fianco a fianco. Quindi siamo anche un elemento di coesione istituzionale.
  Sul versante della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, dico due cose. Il primo elemento è molto semplice: dovrebbe essere una sede in cui prendere le decisioni e non nella quale comunicare le decisioni che sono state prese da parte del Governo. È una sede nella quale sempre con grande cordialità ci vengono presentate decisioni assunte altrove. Il coordinamento non è coerente con questo aspetto.
  Il secondo elemento è che credo che a questa Conferenza andrebbero assegnati di anno in anno anche delle missioni specifiche e dei compiti specifici da affrontare, su cui poi proporre al Parlamento soluzioni o proposte che siano condivise.
  Faccio un esempio: noi chiediamo di uscire dal sistema IPT ed RC-auto, quindi di non avere più un sistema dove incassiamo IPT e RC-auto e ne versiamo larga parte allo Stato con tutte le problematiche che raccontavamo prima. Chiederemmo di trasferire la nostra fiscalità, di dare allo Stato IPT e RC-auto e avere una compartecipazione su un altro tributo. Quale? Con che aliquota? Con quale discrezionalità? Non possiamo affidare alla Conferenza il ruolo di elaborare una proposta per affrontare questa tematica? Peraltro, in sé e per sé, non è detto neanche che abbia un saldo. Poi noi abbiamo denunciato che mancano un miliardo e 145 milioni, che vanno recuperati in qualche modo. È solo un meccanismo di diversa organizzazione della fiscalità locale del nostro Paese.
  Ci piacerebbe che le proposte del Governo, quando arrivano lì, non fossero già blindate, ma che fosse possibile discuterne e che in maniera positiva la Conferenza potesse anche produrre proposte da portare all'attenzione del Parlamento.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente, a nome della Commissione per la sua esauriente relazione. Dispongo che la documentazione consegnata sia allegata al resoconto stenografico della seduta e dichiaro conclusa l'audizione. Grazie ancora, presidente.

  La seduta termina alle 8.50.

Pag. 8

ALLEGATO

Pag. 9

Pag. 10

Pag. 11

Pag. 12

Pag. 13

Pag. 14

Pag. 15

Pag. 16