XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 58 di Mercoledì 15 giugno 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 

Audizione della Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 
Castelli Laura (M5S) , Viceministra dell'economia e delle finanze ... 4 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 15 
Perosino Marco  ... 15 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 16 
De Menech Roger (PD)  ... 16 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 17 
Presutto Vincenzo  ... 17 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 18 
Castelli Laura (M5S) , Viceministra dell'economia e delle finanze ... 18 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 19 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dalla Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CRISTIAN INVERNIZZI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione – ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera – della Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli, sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.
  L'audizione costituisce un'ulteriore tappa dell'attività conoscitiva che la Commissione sta portando avanti sul tema poc'anzi richiamato. Tale attività, secondo le determinazioni assunte dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nella riunione dell'11 maggio scorso, proseguirà nelle prossime settimane con le audizioni della Ministra per il Sud e la coesione territoriale, del direttore dell'Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie «Massimo Severo Giannini», del Consiglio nazionale delle ricerche nonché di rappresentanti dell'UPI, dell'ANCI, dell'Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d'Italia e della società SOSE.
  Questa mattina la Viceministra Castelli avrà modo di fornire il proprio prezioso apporto sui vari profili che riguardano l'autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali nell'ambito di un percorso volto a una maggiore responsabilizzazione degli amministratori pubblici, a un utilizzo efficiente delle risorse e a un miglioramento della qualità dei servizi al cittadino. Le questioni sul campo toccano aspetti complessi, come l'assetto del sistema delle entrate delle autonomie territoriali, anche alla luce delle recenti iniziative di riforma fiscale, il superamento del criterio della «spesa storica» nel riparto dei fondi, i meccanismi di determinazione di fabbisogni standard e capacità fiscali, le dinamiche della perequazione, la definizione dei livelli essenziali di assistenza, la riduzione dei divari di sviluppo tra aree geografiche, gli interventi per fronteggiare le situazioni di sofferenza finanziaria degli enti e, più in generale, gli obiettivi e le criticità dell'intero processo di attuazione del federalismo fiscale, in un contesto che deve tener conto delle sfide poste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei possibili elementi di novità collegati al regionalismo differenziato.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, faccio presente che - in conformità a quanto convenuto in sede di Ufficio di Presidenza e alla prassi già seguita in occasione delle precedenti sedute di audizioni - dopo la relazione introduttiva da parte della Viceministra Castelli, darò la parola a un oratore per Gruppo. Conclusa questa fase della discussione, si potrà valutare, in considerazione del tempo disponibile, se procedere a un'eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica da parte della rappresentante del Governo. Pag. 4Nel raccomandare ai colleghi di contenere la durata degli interventi, invito a far pervenire alla Presidenza della Commissione le richieste di iscrizione a parlare. A questo punto, rinnovo il benvenuto alla Viceministra Castelli, che ringrazio, a nome di tutta la Commissione, per aver accettato l'invito, e le cedo la parola.

  LAURA CASTELLI, Viceministra dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Dico già da ora che se volete – visto che la relazione è abbastanza corposa, essendo di una trentina di pagine – possiamo fare come la volta scorsa, ossia possiamo tornare ad approfondire con le domande, in maniera che tutti voi possiate esaminare la relazione i cui capitoli sono abbastanza corposi. L'altra volta tale schema aveva funzionato, quindi, Presidente, valutate voi.
  L'odierna audizione, che è in continuità con quella precedente e quelle degli altri esperti che sono stati interessati da questa Commissione, si pone l'obiettivo di evidenziare quali sono i traguardi raggiunti nell'ultimo periodo con riferimento ai processi di attuazione del federalismo, ma ancora di più di indicare quali sfide fondamentali si attendono, come quelle che il Parlamento vuole affrontare per definire le strategie e gli interventi normativi, ove necessari, che consentano di delineare un quadro di riferimento che possa positivamente servire a potenziare il processo di federalismo di cui alla legge n. 42 del 2009.
  Negli ultimi anni si è colto, finalmente, che l'autonoma degli enti locali, anche in termini di responsabilità sulle proprie risorse, non può prescindere dal garantire il giusto livello di risorse a ciascun ente, quindi proprio il livello necessario, previa definizione dei livelli di servizi da fornire ai cittadini. Quindi, non più lo storico, ma effettivamente che cosa serve.
  È stato avviato, pertanto, un percorso chiaro con riferimento ai LEP (Livelli essenziali delle prestazioni) e agli obiettivi di servizio sul sociale, sugli asili nido, sul servizio di trasporto degli alunni con disabilità. Un percorso che era, fino a pochi anni, fa ritenuto puramente teorico e che era di difficile attuazione concreta. D'ora in avanti occorre, quindi, proseguire in tale direzione per individuare nuovi ambiti interessati dai LEP, al fine di assicurare uguali diritti a tutti i cittadini, prescindendo dalla circostanza che siano nati in una regione piuttosto che in un'altra, attraverso un livello minimo uniforme dei servizi. È infatti necessario considerare che, come decisori politici, siamo chiamati a stabilire quali siano le funzioni e i settori di interesse degli enti territoriali che, in accordo con il quadro costituzionale che individua le funzioni fondamentali, necessitano di essere potenziati e quale sia il livello da esprimere, in termini di LEP o di livelli minimi, da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Federalismo fiscale, autonomia differenziata, perequazione infrastrutturale devono obbligatoriamente far parte di un unico disegno, finalizzato ad assicurare un livello uniforme dei servizi ai cittadini e alle imprese, indipendentemente dal livello di governo che li assicura e dal territorio nel quale tali servizi sono svolti.
  Solo dopo avere stabilito questi rilevanti fattori, saremo effettivamente in grado di capire se le risorse disponibili siano sufficienti in termini quantitativi e redistributivi e come debbano essere indirizzate al meglio per conseguire il risultato voluto.
  A tale riguardo, ritengo molto utile sottolineare che, con il comma 592 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2022, abbiamo stabilito che, a decorrere da quest'anno, al fine di garantire l'unitarietà dell'azione di governo nelle funzioni di competenza degli enti territoriali correlate con i livelli essenziali, nonché con i relativi fabbisogni, costi standard e obiettivi di servizio, i Ministri competenti per materia sono tenuti, in ordine alle modalità di riparto delle risorse finanziarie necessarie e di monitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi, ad acquisire il preventivo parere della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS).
  Questo perché una volta che abbiamo stabilito quali sono le modalità per redistribuire sul territorio in maniera congrua con nuovi criteri, non è più possibile non tornare sui criteri della Commissione tecnica per i fabbisogni standard. Questa norma è stata inserita nella legge di bilancio per il Pag. 52022 ed è operativa. Lo scopo è integrare, con la partecipazione di tutte le amministrazioni in relazione alle specifiche funzioni, la scelta fatta sulla finanza pubblica.
  Ne ha rammentato l'importanza, con una nota del 30 maggio indirizzata ai titolari di tutti i Ministeri, il Ministro Franco, che ringrazio per il convinto sostegno al percorso che abbiamo intrapreso; in essa abbiamo ricordato ai Ministeri che da quest'anno si deve assicurare che la modalità definita dalla CTFS sia congrua con il riparto. È successo tante volte in questi anni che ci siano state problematicità sulla distribuzione di fondi di alcuni Ministeri che non erano propriamente in linea con le scelte fatte sugli enti territoriali e con i criteri della CTFS. Quindi, ritengo che questa sia una cosa abbastanza importante da sottolineare.
  In tale ottica, nel corso della presente audizione, verrà posta attenzione ai diversi comparti degli enti territoriali, comuni, province, città metropolitane e regioni, ben consapevole che il processo del federalismo fiscale, in passato, non è stato caratterizzato da uniformità di applicazione e che scelte fondanti, come quelle operate in sede di PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), richiedono un pronto riallineamento.
  Non ci si può, infine, esimere dallo svolgere alcune considerazioni sulla correlazione tra il processo di federalismo fiscale e il recente avvio della riforma fiscale.
  Il comparto dei comuni, specie quello delle regioni a statuto ordinario, è il comparto nel quale il processo del federalismo fiscale si può ritenere più avanzato come stato di attuazione. Due importanti fattori si sono innestati nella sua realizzazione: l'individuazione di specifici settori nei quali stabilire obiettivi di servizio da conseguire e risorse da riconoscere, quindi servizi sociali, asili nido, trasporto per gli alunni disabili, e la riforma fiscale che avrà verosimilmente ricadute sul processo perequativo di finanziamento dei comuni, basato sulle differenze tra fabbisogno standard e capacità fiscali.
  Per quanto riguarda gli asili nido, questo è un importante servizio pubblico rivolto a bambini in età, ricordiamo, compresa tra 3 e 36 mesi. Tale servizio viene considerato nella funzione sociale dei comuni dalle regole di contabilizzazione del bilancio. Nelle recenti evoluzioni normative si colloca tale servizio all'interno del sistema integrato 0-6 anni nel comparto Istruzione.
  Il servizio comunale di asili nido, forse più degli altri, fornisce un quadro della grande differenziazione del livello dei servizi tra i diversi territori. Si osserva una rilevante mancanza di uniformità del servizio pubblico tra Centro, Nord e Sud - troverete nella relazione una tabella che specifica i dati - sia in termini di spesa per abitante sia in termini di percentuale di copertura del servizio.
  La disomogeneità territoriale nell'offerta dei servizi degli asili nido persiste anche se consideriamo il servizio offerto dai privati. Anche qui ho riportato una tabella che specifica le percentuali di copertura del servizio, considerando anche i privati. Anche aggiungendo il privato, il livello rimane scoordinato.
  Quindi, le due tabelle mostrano il dato della copertura del servizio, comprendendo non solo gli utenti serviti dalla struttura pubblica, in forma diretta ed esternalizzata, ma anche i posti messi a disposizione dalle strutture private.
  Il tasso di copertura passa dal 9,31 della Campania, per esempio, al 38,59 del Lazio. Dai dati si evince, inoltre, che nelle aree territoriali e nelle regioni dove vi è una maggiore presenza del servizio pubblico, c'è anche una maggiore presenza di posti privati.
  Abbiamo aggiunto una tabella che mostra i dati aggregati per regioni della popolazione 3-36 mesi, degli utenti degli asili nido serviti dalle strutture pubbliche e dei posti autorizzati previsti dalle strutture private.
  Le grandi differenze territoriali nell'offerta pubblica degli asili nido hanno fortemente influenzato l'evolversi della metodologia dei fabbisogni standard di questo servizio, tant'è che abbiamo cominciato proprio da lì. Fino all'anno scorso non vi era alcun indirizzo politico su quale fosse un Pag. 6livello minimo o standard di riferimento, da considerare ai fini del fabbisogno. Si segnala che il servizio di asili nido continua a essere considerato tra i servizi non obbligatori e, ai fini contabili, è ancora considerato tra i servizi a domanda individuale del decreto ministeriale 31 dicembre 1983.
  Nel 2019, per attenuare l'effetto del livello storico del servizio nel calcolo dei fabbisogni standard, la CTFS ha applicato una correzione basata su una doppia normalizzazione: da un lato, gli utenti storici, oltre la soglia del 28,88 di copertura della popolazione 0-2 anni, non confluiscono a determinare il fabbisogno standard; dall'altro lato, ai comuni senza servizio è stata riconosciuta una copertura minima da garantire attraverso il fabbisogno, quindi i famosi «bambini zero», «asili zero».
  Queste scelte applicative non hanno potuto risolvere il problema della grande differenziazione territoriale nella copertura del servizio, tuttavia esse hanno contribuito al dibattito pubblico sull'argomento, dando avvio a una nuova fase in cui il policy-maker, per garantire i livelli omogenei dei servizi locali, ha messo a disposizione delle risorse aggiuntive vincolate al raggiungimento degli obiettivi di servizio e dei LEP.
  Le risorse aggiuntive per il potenziamento degli asili nido comunali, collegate al raggiungimento degli obiettivi di servizio, sono state per la prima volta previste dal comma 791 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2021.
  Nella legge di bilancio per il 2022 abbiamo apportato un ulteriore cambiamento per il servizio degli asili nido. La legge ha individuato i LEP per tale servizio, che consistono nel raggiungimento da parte di tutti i comuni delle regioni RSO (regioni a statuto ordinario) e delle Regioni Sicilia e Sardegna di un livello di copertura del servizio tra pubblico e privato almeno pari al 33 per cento della popolazione tra 3 e 36 mesi entro il 2027.
  Per finanziare il graduale raggiungimento di tali livelli essenziali delle prestazioni, abbiamo previsto l'incremento del Fondo di solidarietà comunale (FSC), in misura pari a 120 milioni di euro nel 2022, che arriva fino a 1 miliardo e 100 milioni nel 2027.
  Sempre con la legge n. 234 del 2021, abbiamo assegnato il compito di coordinamento dei lavori per la determinazione degli obiettivi di servizio degli asili nido in transizione verso i LEP alla Commissione tecnica dei fabbisogni standard. Gli obiettivi di servizio sono da stabilire tenendo conto del finanziamento disponibile nell'FSC negli anni 2022-2026. Essi si esplicheranno nelle regole di assegnazione delle risorse per finanziare l'incremento dell'offerta pubblica nei comuni per i quali il servizio pubblico e privato risulterà inferiore al 33 per cento della popolazione.
  Per individuare i comuni che necessitano di un intervento pubblico è stata determinata la percentuale di copertura del servizio degli asili nido, pubblici e privati, con riferimento all'anno 2018. Sono confluiti in tale calcolo il numero di utenti di nidi e micronidi comunali in gestione diretta ed esternalizzata, i posti autorizzati per i nidi e i micronidi privati e infine i posti autorizzati privati e pubblici per le sezioni primavera. Il valore della popolazione di riferimento utilizzato per il calcolo della percentuale di copertura è rappresentato dalla media degli anni 2017, 2018 e 2019 della popolazione 3-36 mesi.
  Per gli enti locali aventi un livello di copertura del servizio inferiore al 33 per cento della popolazione target, viene calcolato il numero degli utenti aggiuntivi necessari a colmare la differenza tra il livello di servizio osservato e quello obiettivo, quindi il gap rispetto al 33 per cento della copertura. Il divario sarà colmato progressivamente con le risorse previste dall'FSC nel periodo 2022-2027. A decorrere dal 2027 le risorse stanziate, che sono, quindi, per sempre in misura pari a 1 miliardo e 100 milioni, concorreranno a finanziare il mantenimento del livello del servizio pari al 33 per cento di copertura della popolazione target.
  L'incremento delle risorse di parte corrente via via crescenti fino ad arrivare alla significativa cifra di un 1 miliardo e 100 milioni, è finalizzato, peraltro, a garantire ai comuni le risorse necessarie per utilizzarePag. 7 le infrastrutture realizzate con i fondi del PNRR. Quindi, sono risorse che serviranno a incrementare la parte di spesa corrente che nascerà con lo spiegamento delle risorse del PNRR, che sono spese di investimento e sono pari a 3 miliardi e 700 milioni. Se non avessimo fatto questo, saremmo caduti nel solito errore della pubblica amministrazione che non pensa che la spesa corrente e la spesa di investimento devono essere integrate.
  Questo è importante, perché ho visto che c'è stato molto dibattito su ciò: i sindaci non fanno il bando sugli asili, perché non hanno la spesa corrente. Non è vero, la spesa corrente c'è, credo che i motivi fossero in altri luoghi, tipo il bando, di per sé, che è veramente complicato. In questa relazione voi trovate i numeri che certificano che la spesa corrente, invece, è stata garantita, proprio sulla scia di quella che è la parte infrastrutturale.
  Per quanto riguarda i meccanismi di assegnazione delle risorse e le proiezioni degli obiettivi, c'è da dire che, calcolato il numero di utenti aggiuntivi necessari per raggiungere il livello dei servizi pari al 33 per cento della popolazione, si è individuato implicitamente il livello del costo pro-utente da prendere a riferimento per il finanziamento degli utenti aggiuntivi. Tale valore ammonta a circa 7.670 euro per nuovo utente e deriva dal valore medio del costo standard per bambino servito, risultante dai fabbisogni standard per i comuni delle RSO, tenendo conto della partecipazione al costo da parte delle famiglie che hanno accesso all'importo minimo dei bonus riconosciuti dall'INPS sulla base della legislazione vigente.
  Nel periodo 2022-2026 il gap rispetto al 28,88 per cento di copertura viene colmato gradualmente, secondo la disponibilità delle risorse per ciascun anno. Nel calcolo degli utenti aggiuntivi e delle rispettive risorse, oltre agli utenti necessari per colmare il gap, confluiscono anche i posti non utilizzati negli asili nido comunali dei comuni sotto obiettivo. Questo anche credo che sia importante. La scelta di assegnare nel periodo di transizione maggiori risorse ai comuni che dispongono di infrastrutture non pienamente utilizzate risponde alla logica che tali enti potranno più velocemente attivare il servizio, ricevendo il finanziamento per la gestione delle strutture già esistenti.
  Dal 2027, con piena disponibilità del finanziamento a regime, quindi 1 miliardo e 100 milioni, sarà integralmente colmato il gap rispetto all'obiettivo del 33 per cento.
  Abbiamo inserito una tabella che mostra la proiezione degli effetti che le risorse aggiuntive potranno determinare nelle diverse aree territoriali, quindi come si modificherà con queste risorse la situazione rispetto alle tabelle precedenti.
  Quanto a rendicontazione e monitoraggio, le risorse assegnate per il potenziamento degli asili sono vincolate all'attuazione di servizi per gli utenti aggiuntivi assegnati ogni anno e soggette alla rendicontazione da parte dei comuni. Ai fini della rendicontazione e del monitoraggio, tutti i comuni sono tenuti a compilare la relazione consuntiva. Gli enti sotto obiettivo dovranno, inoltre, rendicontare l'utilizzo delle risorse assegnate per il 2022, scegliendo all'interno di un paniere gli interventi finalizzati al potenziamento del servizio.
  La rendicontazione delle risorse aggiuntive da parte degli enti rappresenta un elemento fondamentale per garantire un reale incremento del servizio e su questo ci tengo a sottolineare che ritengo sia una cosa molto necessaria. Le risorse non sono poche. Noi chiediamo il monitoraggio sulla parte aggiuntiva. È necessario che le amministrazioni ci dicano che effettivamente sono riuscite a utilizzarle, sennò tutto questo lavoro è vano. Io mi rendo conto della difficoltà, della necessità di sburocratizzare, eccetera. Stiamo parlando di molte risorse, stiamo parlando della carne viva delle persone, stiamo parlando della necessità di assicurare che uno sforzo finanziario di questo tipo non sia vano e quindi mi permetto, Presidente, di sottolineare che questo per me è un tassello molto importante, perché vedrete che ne parleremo nei prossimi mesi.
  Con questi passaggi di lavoro non si può considerare ultimato il processo. Diviene, Pag. 8adesso, fondamentale il ruolo delle istituzioni nell'accompagnare questa scelta con adeguate campagne informative che mettano al corrente amministratori e cittadini di questa importante opportunità. Cioè, dobbiamo trovare la maniera per essere sicuri che anche il servizio integrato - ente locale e spesso regione che fa altri servizi - sia capace di spendere al meglio e dare al territorio la giusta offerta. Non è facile in territori dove il gap è così basso, ma neanche dove è alto, perché anche regioni dove si pensa che vada tutto meglio fanno fatica ad utilizzare le risorse, perché c'è poca capacità di decidere l'offerta sociale da far crescere.
  Io qua ritengo che forse sia necessario decidere un po' chi guida, nei concetti e nei principi, quelle che potrebbero essere le necessità per triennio, per anno. Però, siccome tutti viviamo il territorio, credo che sia importante, soprattutto per voi che fate parte di questa Commissione, capire come i territori, che hanno aree vaste e lavorano spesso in coordinamento sui servizi sociali, siano capaci di fare un upgrade di proposta, in un Paese che ha nuove necessità, ha nuovi problemi e anche nuove risorse. Quindi, da una parte c'è lo Stato che aggiunge delle risorse e che comincerà il monitoraggio per capire se le amministrazioni sono capaci di aumentare il servizio, dall'altra c'è un lavoro, poco legislativo ma molto politico, per cercare di aiutare tutta la macchina della pubblica amministrazione a proporre veramente un'offerta congrua rispetto a quelle che sono le richieste.
  Poi c'è il tema del trasporto degli studenti con disabilità. Le competenze comunali nell'ambito delle funzioni di istruzione pubblica sono molteplici e riguardano una serie di attività necessarie per consentire alla scuola dell'obbligo di poter svolgere la propria funzione. In particolare, i servizi di supporto all'istruzione di competenza dei comuni, scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, sono i seguenti: la messa a disposizione dei fabbricati scolastici e la relativa manutenzione, il trasporto studenti, il servizio di refezione, l'assistenza/trasporto agli studenti con disabilità e altri servizi complementari.
  La copertura del servizio di trasporto rispetto alla popolazione degli studenti con disabilità è piuttosto differenziata tra i comuni nelle diverse aree territoriali. Anche qui abbiamo allegato una tabella specifica; sono dati di SOSE che ringrazio sempre per il sostegno.
  Quanto all'obiettivo di servizio per il servizio comunale del trasporto scolastico di studenti con disabilità, dobbiamo dirci che il legislatore, considerata la differenza del livello dei servizi tra i diversi enti, ha individuato la necessità di definire gli obiettivi di servizio e i LEP per questa tipologia. Con l'approvazione del comma 174 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021, ha definito le risorse per garantire il potenziamento del trasporto scolastico degli studenti con disabilità e il percorso per arrivare alla determinazione dei LEP, anche qui con una cifra crescente dal 2022 al 2027, come abbiamo fatto sugli asili.
  Spesso i servizi che interagiscono con i diritti sociali e civili non sono semplici da individuare, sia per quanto riguarda la tipologia del servizio, sia per l'intensità e la qualità degli stessi. Il caso dei servizi di trasporto degli studenti con disabilità è abbastanza emblematico, in quanto le disabilità sono molto differenti. Per i primi anni di applicazione, gli obiettivi di servizio sono definiti partendo dal livello storico erogato dai diversi enti, prevedendo un incremento del servizio per i comuni sotto livello, in coerenza con l'ammontare delle risorse.
  Questo è un percorso che abbiamo fatto, molto simile a quello precedente, e anche qui trovate come con il costo storico si arriva all'obiettivo del 2027 con le differenziazioni territoriali. Quindi, su questo servizio abbiamo scelto lo stesso criterio che abbiamo utilizzato sugli asili, sostenendo che fosse abbastanza produttivo.
  Anche qui, i meccanismi di monitoraggio e di rendicontazione vogliono lo stesso approccio, quindi anche qui c'è una rendicontazione da parte dei comuni. Vi ricordo, noi abbiamo chiesto la rendicontazione della parte in più, cioè non stiamo chiedendo di rendicontare tutto, per quanto sarebbe, forse, anche necessario, essendo diritti. AbbiamoPag. 9 capito l'anno scorso che ci sarebbero state delle difficoltà a chiedere tutta la rendicontazione e abbiamo scelto, nelle more di una trattativa fatta con i rappresentanti dei comuni, di chiedere rendicontazione e monitoraggio solo della parte aggiuntiva. Io lo sottolineo, perché, ripeto, penso che sia una posizione da difendere insieme per essere sicuri di rispettare i cittadini.
  Sui servizi sociali, le competenze comunali nell'ambito delle funzioni sociali sono molteplici e riguardano diversi tipi di interventi e di popolazione. Le prestazioni sono erogate attraverso servizi, strutture, contributi e sono rivolte a famiglie e minori, disabili, utenti con dipendenze e disagi mentali, anziani, immigrati, nomadi, poveri, senza dimora e multiutenza, cioè qui c'è un mondo. Anche qui vi abbiamo inserito una tabella che esplica i livelli di servizio del 2018, che sono sempre quelli di riferimento. Ma nel 2020, con l'obiettivo di definire i fabbisogni standard per la funzione sociale che non fossero condizionati dai livelli storici dei servizi e nel contempo cogliessero le differenze territoriali dei bisogni, la CTFS ha adottato un nuovo approccio. Cioè, abbiamo pensato che la spesa sociale fosse la prima parte da aggredire con un nuovo meccanismo, avendo tutta questa tipologia di servizi e abbiamo adottato appunto questo approccio che prescinde dal vincolo della spesa storica e quantifica le risorse aggiuntive per potenziare i servizi sociali verso i livelli di prestazione benchmark, i cosiddetti obiettivi di servizio, da garantire su tutto il territorio.
  Con la legge di bilancio per il 2021 abbiamo stanziato le risorse aggiuntive quantificate nell'ambito dei fabbisogni standard necessari per il potenziamento dei servizi sociali comunali. Le risorse stanziate sono 215,9 milioni di euro nel 2021, per arrivare a 650,9 milioni a decorrere dal 2030.
  Le risorse aggiuntive, insieme alle revisioni metodologiche, permetteranno ai comuni nel corso dei prossimi anni di disporre delle risorse sufficienti per garantire un livello di servizio simile a quello delle zone territoriali che storicamente erogano maggiori servizi per questa funzione. Abbiamo messo anche qui una tabella che vi fa vedere che cosa succede nel corso degli anni e come cresce il servizio.
  Le risorse stanziate per il potenziamento dei servizi sociali sono vincolate al raggiungimento degli obiettivi di servizio e quindi soggette al monitoraggio e, anche qui, alla rendicontazione. Tra i servizi comunali quello riferito al sociale è forse il più complesso per individuare i livelli essenziali delle prestazioni, proprio perché ha tante tipologie e i servizi riconducibili a questa funzione sono molteplici. Queste variabili rendono molto complessa l'individuazione di un LEP per ogni servizio, oltre al fatto che non esiste una reale mappatura dei servizi erogati che permetta di analizzare la qualità dei servizi offerti, oltre alla quantità. Anche per i servizi sociali gli obiettivi di servizio possono essere lo strumento precursore dei LEP. Cioè, questo meccanismo ci fa dire che, per arrivare al LEP, bisogna costruire il fabbisogno e, quindi, questo grande dibattito storico ormai nel nostro Paese – per cui c'è il LEP e basta – si scontra con la realtà dei fatti: prima del LEP c'è sicuramente il fabbisogno standard. Quindi, utilizzare un meccanismo precursore dei LEP può permettere, grazie al monitoraggio e alla rendicontazione, di ottenere un quadro più preciso del livello dei servizi offerti e della qualità degli stessi. Per la difficoltà di individuare un livello dei servizi obiettivo, date le considerazioni fatte in precedenza, nell'individuazione degli obiettivi di servizio per il sociale per l'anno 2021, è stata presa come riferimento la spesa storica ed è stata confrontata con il fabbisogno standard stimato in euro, sommato alle risorse assegnate nel comma 791 per il 2021, che è il primo che abbiamo visto.
  Gli obiettivi di servizio del 2021 sono finalizzati a fare crescere la spesa dei servizi sociali dei comuni in cui la spesa storica è inferiore al fabbisogno standard. Con il monitoraggio e la rendicontazione, i comuni sotto obiettivo devono indicare le finalità delle risorse aggiuntive ricevute, oltre al livello dei servizi erogati. Questo è quello che vi dicevo prima, cioè chiediamo il monitoraggio del pezzetto in più.Pag. 10
  La rendicontazione ha l'obiettivo di monitorare i servizi, attraverso la compilazione della relazione consuntiva somministrata sul portale SOSE, che è estesa a tutti i comuni, anche quelli con un livello di spesa sociale non inferiore al rispettivo fabbisogno. Tutti i comuni, inclusi quelli sopra obiettivo, sono chiamati a compilare i quadri riguardanti il numero di utenti serviti e le liste di attesa, distinguendo per macro-interventi. Abbiamo ritenuto che questo fosse importante, perché qui entra in gioco la necessità di una mappatura, che comunque potrà variare; ci si augura di no per quei comuni che riescono a erogare i servizi, ma è importante avere una fotografia completa.
  Oltre a monitorare l'impiego delle risorse per i comuni sotto obiettivo e il livello dei servizi nei territori, la compilazione di questa relazione da parte dei comuni sia sotto che sopra obiettivo permette di valutare le scelte fatte dal proprio comune rispetto al resto degli enti simili. La relazione è rappresentata da un modulo strutturato e precompilato in alcune sue parti con i dati provenienti dalla banca dati. Quindi, le amministrazioni si troveranno una parte precompilata che assorbe i dati che già si hanno. Non chiediamo di mettere tutti i dati, quelli che sono in possesso li strutturiamo già. Fornire tali dati ai comuni è un tentativo di offrire una valutazione qualitativa del servizio che, per il momento, non è vincolante ai fini del raggiungimento degli obiettivi di servizio.
  Per ciò che concerne i problemi aperti, l'individuazione degli obiettivi di servizio e dei futuri LEP per i servizi sociali è caratterizzata da maggiore difficoltà rispetto agli obiettivi di servizio per gli asili nido e il trasporto degli studenti con disabilità. I fabbisogni a cui devono dare risposte i servizi sociali sono più articolati e multidimensionali e l'utenza potenziale non è facilmente identificabile, come abbiamo detto prima.
  Nella prima fase di determinazione e applicazione degli obiettivi di servizio, per le ragioni sopra esposte, si è presa come riferimento la spesa dell'ente per servizi e la si è confrontata al fabbisogno di ogni ente. In questo modo sono stati identificati gli enti sotto obiettivo che, attraverso le risorse aggiuntive, devono incrementare il proprio livello di spesa. È chiaro che l'incremento della spesa degli enti sotto obiettivo non garantisce automaticamente un effetto di potenziamento dell'offerta. Per questo motivo, l'intenzione è quella di inserire i livelli minimi di alcuni servizi, come ad esempio il numero di assistenti sociali in rapporto alla popolazione, in modo da renderlo uniforme su tutto il territorio nazionale.
  Ovviamente, il tema degli assistenti sociali è un tema dolente, perché sappiamo che qui sono intervenuti, oltre al lavoro fatto dal nostro Ministero, da me con la mia delega, anche altri Ministeri che hanno questa competenza e sono andati in crash. Voi ne avete parlato moltissimo. Proprio per questo l'anno scorso abbiamo deciso di fare un punto comune. A tale proposito, occorre ricordare che, nella legge n. 234 del 2021, proprio al fine di rendere coerente la misura di potenziamento dei servizi sociali in esame con quella prevista a carico del fondo povertà, si è previsto che le risorse dell'FSC siano ripartite in modo da raggiungere gradualmente entro il 2026 l'obiettivo di servizio di un rapporto tra assistenti sociali impiegati nei servizi sociali territoriali e popolazione residente. In tal modo, si può verosimilmente immaginare che all'FSC dovrà essere affidato il compito di assicurare che i comuni in maggior ritardo raggiungano gradualmente entro il 2026, alla luce dell'istruttoria condotta dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, l'obiettivo di servizio di un rapporto di assistenti sociali impiegati nei servizi sociali territoriali e di popolazione residente pari a 1 per 6.500 abitanti. Cioè, l'FSC serve per integrare la parte che lascia più scontenti i territori rispetto alle richieste del rapporto 1-6.500; questa è l'unica cosa che come Ministero dell'economia e delle finanze possiamo fare per aggiungere... perché quel rapporto poneva delle difficoltà rispetto ai dati territoriali.
  Quindi, secondo noi, occorrerà ancora intervenire affinché i due obiettivi, quello finanziario generale sulla spesa benchmarkPag. 11per il complesso dei servizi sociali e quello quantitativo specifico sul numero degli assistenti in rapporto alla popolazione, siano tra loro coerenti. Quindi noi stiamo lavorando, perché questa cosa non abbia due pezzi, ecco.
  I servizi comunali con squilibrio nel livello dei servizi sono un capitolo che abbiamo voluto aggiungervi parlando di istruzione e di trasporto pubblico locale. Con l'introduzione degli obiettivi di servizio e dei LEP, previsti dalle leggi n. 178 del 2020 e n. 234 del 2021, sono stati introdotti gli strumenti e le risorse per garantire, entro il 2027-2030, un potenziamento dei servizi e una uniformità degli stessi, tra le diverse aree territoriali e tra i diversi enti, per i servizi asili nido, trasporto studenti con disabilità e funzione sociale.
  Il settore sociale e l'asilo nido rappresentano i servizi per i quali era più urgente intervenire. Le altre funzioni dei servizi fondamentali presentano una maggiore uniformità del livello dei servizi e anche dei fabbisogni standard assegnati, i quali non vengono condizionati dal livello storico del servizio, ad eccezione della funzione Istruzione e del servizio di trasporto pubblico locale.
  Per le funzioni Istruzione e TPL (Trasporto pubblico locale) i fabbisogni standard vengono ancora condizionati dal livello storico dei servizi e, pertanto, sarà necessario pensare ad un aggiornamento metodologico, sul quale stiamo lavorando. Qua siamo nel capitolo su che cosa ci resta da fare in questo tempo che ci rimane.
  Per la funzione Istruzione, il divario riguarda soprattutto i servizi a domanda individuale, in particolare la fornitura dei servizi di refezione per gli alunni che fanno il tempo pieno o il tempo prolungato e il servizio pre e post scuola. Si tratta di servizi spesso condizionati da scelte sovracomunali, dove il singolo ente non ha la piena facoltà di scegliere se fornire o no il servizio. La scelta di istituire classi a tempo pieno o a tempo prolungato spetta alle direzioni regionali del Ministero dell'istruzione. Per l'Istruzione andrebbe definito, quindi, il livello di obiettivo da garantire in tutto il territorio nazionale e verificato se le risorse disponibili siano sufficienti. Questi sono i nodi che si incastrano con altre amministrazioni che oggi ci fanno dire che su questi servizi non è facile come per altri, per i quali non era per niente facile, ma abbiamo trovato una strada. Andrebbe anche considerato il livello dei servizi di refezione sia pre-scuola che post-scuola, che sono servizi con una forte contribuzione da parte dell'utente, contributi che in alcuni casi superano l'80 per cento dei costi.
  Invece, quanto al servizio del TPL relativo ai comuni, che riguarda il trasporto urbano, esso è un servizio finanziato in parte dal fondo nazionale dei trasporti, in parte dagli introiti dei biglietti e in parte dal finanziamento dei comuni stessi. Quindi, abbiamo molte variabili. Per il TPL il livello del servizio storico è molto differenziato: in molti comuni il servizio non esiste, in altri esiste ma con livelli di differenziazione molto spiccati. Per questo servizio è necessario che il Parlamento decida se si tratta di un servizio fondamentale per il quale individuare i LEP e/o obiettivi di servizio e, quindi, se si debba garantire in tutto il territorio nazionale. Questa è una scelta che va fatta, perché, in caso contrario, non si capisce che strada prendere. È evidente che, nel caso in cui il legislatore definisse gli obiettivi di servizio e i LEP per il TPL, le risorse disponibili potrebbero non rivelarsi sufficienti e quindi bisognerebbe integrarle, come abbiamo fatto per altri servizi. Penso, qui, molto di più rispetto alle risorse che abbiamo messo per gli altri servizi.
  Poi c'è il tema della fiscalità comunale, laddove nella riforma abbiamo il tema della sostituzione dell'addizionale comunale all'IRPEF con una sovraimposta. Sapete il disegno di legge che cosa prevede e bisognerà scrivere i decreti attuativi. Al riguardo, ricordo che l'addizionale non può essere superiore a 0,8 punti percentuali, mentre per Roma Capitale l'aliquota massima è pari allo 0,9 per cento, in relazione alla necessità di finanziare il debito pregresso, quindi la vecchia gestione commissariale. Io qui vi racconto un po' com'è strutturata. C'è tutto un discorso sul gettito standard dell'addizionale comunale dei comuniPag. 12 delle regioni a statuto ordinario che è valutato in 2,7 miliardi. Insomma, ci sono un po' di numeri, esaminateli con calma. C'è ancora un sacco di strada da fare, nel senso che quella è una delega e bisognerà poi decidere come costruire i decreti. Io credo che ci sarà un grosso lavoro.
  Passerei alle province e alle città metropolitane, dove il lavoro è stato molto importante, perché possiamo dirci che il 2022 rappresenta l'anno di avvio di un processo di federalismo fiscale che, per la prima volta, va sulle province e sulle città metropolitane delle regioni a statuto ordinario che io ho fortemente voluto e che per la prima volta, in attuazione del comma 783 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020, avvia il processo di abolizione del meccanismo della spesa storica in favore di quello perequativo. Quindi, per la prima volta, con questo processo cambiamo marcia anche su province e città metropolitane.
  In via prioritaria, è stata condotta una ricognizione di tutti i contributi e fondi di parte corrente di spettanza di province e città metropolitane per farli confluire nei due fondi che il citato comma 783 prevede di istituire e ripartire, tenendo progressivamente conto della differenza tra i fabbisogni standard e la capacità fiscale.
  La ricognizione del quadro finanziario di province e città metropolitane è poi proseguita attraverso l'individuazione del concorso alla finanza pubblica di cui alla legge n. 56 del 2014. Infine, per effetto del comma 785-bis dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020, ai due fondi di parte corrente di cui sopra è stato attribuito un contributo di risorse aggiuntive. Quindi, anche qui, abbiamo fatto un processo, come per gli altri servizi. Insomma, il meccanismo è sempre un po' lo stesso, costruiamo il modello per definire qual è il fabbisogno standard e mettiamo le risorse in progressiva crescita fino a raggiungere i 600 milioni di euro a decorrere dal 2031. Qua – ve lo dico per trasparenza – c'è un dibattito con le province e le città metropolitane che chiedono uno sforzo per provare ad aggiungere risorse nella prossima manovra, così da raggiungere in maniera più veloce gli obiettivi. Ovviamente, non lo trovate qua, ma c'è anche un discorso su cosa fare per province e città metropolitane, che riguarda come queste si finanziano, perché oggi sono finanziate da due tipologie di entrate che, ovviamente, dipendono da un mercato un po' in crisi, che è quello dell'automobile. Personalmente sto lavorando affinché possiamo trovare insieme, con un tranquillo coordinamento, una modalità per fare sì che questa parte del bilancio non sia così flessibile al ribasso. È la prima volta che ci mettiamo le mani, nel senso che in questi anni nessuno aveva attivato un percorso di questo tipo. Io spero, perché questo processo, se deve funzionare, deve avere la sicurezza di una struttura di bilancio che non sia così in flessione verso il basso in un momento in cui, appunto, il mercato di riferimento è un mercato che è in totale evoluzione, non solo perché la gente compra meno auto, ma perché cambiano anche le tipologie e le modalità del vivere la propria vita in tema di trasporti. Questo ve lo dico per trasparenza.
  Le province e le città metropolitane nel PNRR hanno una Milestone per l'attuazione del federalismo fiscale che è prevista per il primo semestre del 2026. Anche ciò credo che a questa Commissione sia noto. È un obiettivo che potremo considerare già conseguito, considerando che il meccanismo, come sopra definito in attuazione della legislazione vigente, ha preso avvio nel 2022. Quindi, su questo noi siamo stati precursori.
  Sulle regioni c'è il tema del completamento della riforma del federalismo regionale. Anche con riferimento alle regioni, il PNRR prevede un'unica Milestone per l'attuazione del federalismo. Al fine di rispettare tale scadenza, il Governo ha fissato un cronoprogramma di specifiche Milestone-Italia: entro dicembre del 2023, l'aggiornamento della normativa vigente, cioè soluzioni dei limiti tecnico-giuridici attuali, con particolare riferimento alla fiscalizzazione del fondo TPL di circa 5 miliardi, previa inclusione o meno del servizio tra i LEP, e all'addizionale regionale IRPEF, superando la disomogeneità tra le regioni a statuto ordinario e speciale; entro il 2023, individuazione dei trasferimenti dello Stato alle Pag. 13regioni a statuto ordinario che saranno fiscalizzati mediante incremento delle aliquote dei tributi o misure alternative che vanno individuate; entro dicembre del 2025, definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard.
  È chiaro che il rispetto di queste scadenze e il raggiungimento degli obiettivi richiede un impegno assai rilevante. Io su questo sono abbastanza positiva, perché la CTFS sta lavorando con gli input che diamo ad essa in maniera molto veloce.
  Va richiamato che il processo di attuazione del federalismo regionale ha risentito, fin dall'approvazione della legge n. 42 del 2009, di oggettive difficoltà tecnico-operative connesse ai meccanismi applicativi previsti da alcune norme dei decreti legislativi del 2011 e quindi dobbiamo lavorarci abbastanza. Gli obiettivi di intervento più problematici riguardano la rideterminazione dell'addizionale dell'IRPEF e la compartecipazione regionale al gettito dell'IVA. In particolare, questi sono i due punti. Le norme del decreto n. 68 del 2011 prevedono che la rideterminazione dell'addizionale regionale dell'IRPEF deve essere effettuata in modo tale da garantire alle regioni a statuto ordinario entrate corrispondenti al gettito assicurate dalle aliquote di base vigenti alla data dell'entrata in vigore del decreto e ai trasferimenti statali soppressi, ai sensi di una successiva norma dello stesso provvedimento.
  Per le regioni a statuto ordinario viene, al contempo, disposta la riduzione delle aliquote dell'IRPEF di competenza statale, al fine di mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente. L'applicazione della norma comporterebbe, però, la creazione di due scale di aliquote IRPEF sul territorio nazionale: una per le regioni a statuto ordinario e l'altra per quelle a statuto speciale. Un simile intervento normativo sulla disciplina dell'IRPEF creerebbe un sistema di doppio binario e darebbe luogo ad ingiustificate discriminazioni tra contribuenti in palese violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza che devono essere rispettati.
  Occorre, anche, soffermarsi sulla circostanza che l'obiettivo di mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente può essere perseguito solo a livello aggregato e non a livello di singolo contribuente. A questa criticità si debbono aggiungere anche le complicazioni sul piano della gestione amministrativa del tributo, che mal si conciliano con le esigenze di semplificazione che devono improntare l'attività del legislatore in maniera fiscale. Quindi, qua c'è un problema che va risolto, un po' di contrasto.
  La seconda area critica del percorso di attuazione del federalismo regionale riguarda l'aliquota di compartecipazione al gettito dell'IVA che deve essere attribuita alle regioni a statuto ordinario in base al principio di territorialità, tenendo conto, quindi, degli importi effettivamente riscossi sul territorio, che si desumono dai dati forniti dai contribuenti nelle dichiarazioni dell'IVA annuali. Il nuovo criterio consentirebbe di responsabilizzare le regioni rispetto all'opportunità di attuare politiche di contrasto all'evasione e garantirebbe il superamento delle attuali modalità di compartecipazione regionale all'IVA, che è attribuita utilizzando come indicatore di base imponibile la base dei consumi finali delle famiglie, quelli che sono stati rilevati dall'ISTAT a livello regionale negli ultimi tre anni disponibili. Detto meccanismo ha consentito, finora, a ciascuna regione di ottenere la propria quota di risorsa, a prescindere dalla fatturazione o meno dei consumi.
  L'altro capitolo che abbiamo inserito è la determinazione dei fabbisogni standard per le materie regionali assistite dai LEP diverse dalla sanità. Sulla concreta attuabilità del federalismo regionale incide la mancata definizione dei LEP e dei relativi fabbisogni standard per le materie regionali diverse dalla sanità. L'attività finalizzata alla definizione dei fabbisogni standard per il comparto delle regioni a statuto ordinario, per le materie diverse dalla sanità previste dal decreto-legge n. 50 del 2017 e in base alle disposizioni previste dal decreto legislativo n. 68 del 2011, si è focalizzata in particolare in relazione alle Pag. 14funzioni Istruzione e Assistenza. Al fine di giungere alla determinazione del fabbisogno standard per tali funzioni, la CTFS e la SOSE stanno procedendo a una ricognizione completa sia del livello di spesa di parte corrente sia del livello dei servizi offerti.
  Anche qui, è un lavoro che abbiamo avviato con grande forza e che, siamo sicuri, a breve potrà farci fare le dovute scelte, anche in termini di necessità di risorse. In riferimento alla spesa di parte corrente per le funzioni di Istruzione e Assistenza, la fonte dati di riferimento è rappresentata dai dati dei bilanci armonizzati disponibili dal 2017 al 2020. L'analisi della scomposizione della spesa per i singoli programmi, nonché per ciascun macro aggregato, ha fatto emergere la necessità di indagare la disomogenea composizione della spesa tra le singole regioni e, a tal fine, sono stati presi in considerazione anche i dati contabili DCA, quelli analitici, relativi agli esercizi dal 2016 al 2020, distinti per missione e programmi, per poter analizzare ciascun programma nelle missioni afferenti alle citate funzioni.
  Nei prossimi mesi la CTFS procederà con l'attività di valutazione dei fabbisogni per le funzioni Istruzione e Assistenza sociale delle regioni a statuto ordinario. Solo quando questa analisi sarà completata si potrà predisporre un quadro completo della situazione, che magari ci farà procedere con lo stesso meccanismo usato su altre funzioni: io questo mi auguro.
  La definizione dei livelli delle prestazioni effettivamente erogate dalle regioni previste dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 68 del 2011 prevede che, oltre alle funzioni di Assistenza e Istruzione, vengano monitorati anche i servizi TPL per la parte in conto capitale. Per quest'ultimo servizio esiste una oggettiva difficoltà a definire il livello storico sia del servizio sia degli output che, in questo caso, non sono i chilometri percorsi, ma le informazioni di natura infrastrutturale, ovvero le reti e il materiale rotabile, e per sopperire a questa difficoltà è necessario prevedere un lavoro condiviso tra la CTFS, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e SOSE. Questo è un punto abbastanza difficoltoso e, ovviamente, ci stiamo provando.
  Poi, ci sono gli interventi sulla fiscalità regionale che riguardano la delega in ordine alla progressiva abolizione dell'IRAP. Qui abbiamo avviato un percorso sulla legge di bilancio. Sulla delega ci sono dei passi avanti. Ci sarà un'altra legge di bilancio in relazione alla quale, ovviamente, si avrà sempre questo dibattito. Quindi, io qui vi lascio la cronologia delle cose che sono state fatte in maniera che vi fate un'idea. Avete seguito sicuramente tutte le scelte fatte finora.
  C'è poi un capitolo sulla sostituzione dell'addizionale regionale all'IRPEF con una sovraimposta. Analogamente a quanto stabilito per i comuni, anche per le regioni il disegno di legge delega ha la previsione della sostituzione dell'addizionale. Quindi, a seconda di come verrà fatto il decreto, cambierà il sistema.
  Poi, abbiamo aggiunto un capitolo sull'applicazione dei fabbisogni standard e dei meccanismi perequativi ai territoriali delle regioni a statuto speciale (comuni e province). Il processo di attuazione del federalismo fiscale, sebbene con le specifiche del caso, sta coinvolgendo anche gli enti locali delle autonomie speciali. In particolare, sulla base delle disposizioni della legge n. 178 del 2020, si è proceduto alla definizione di accordi tra Governo e singole autonomie e, sulla base dei predetti accordi, le singole autonomie hanno provveduto a nominare i propri rappresentanti nella CTFS. Questi incontri si sono necessariamente intensificati per poter avviare al più presto la rilevazione dei dati di interesse. Cioè, non ci può essere un meccanismo completo se non coinvolgiamo anche loro e, in questo, c'è stato un passo avanti.
  Sempre nell'ottica di un allargamento del federalismo fiscale anche alle autonomie speciali, è utile ricordare come gli interventi per il potenziamento dei servizi sociali, degli asili nido e del trasporto di alunni disabili interessino anche i comuni delle Regioni Sicilia e Sardegna che, pertanto, sono chiamati a prendere parte al processo. Anche per esse, abbiamo previsto Pag. 15norme aggiuntive, perché all'inizio siamo partiti solo da quelle ordinarie. Per quelle speciali abbiamo raggiunto le intese molto più tardi rispetto a quello che ci aspettavamo, però anch'esse hanno le risorse previste per il raggiungimento dei fabbisogni.
  Abbiamo, poi, messo un capitolo sul ruolo degli enti territoriali nel disegno e nelle prime fasi di attuazione del PNRR. Abbiamo cercato di farvi vedere i dati su questi temi, che ritrovate nel PNRR e che conoscete. Ne abbiamo già parlato. Questo, diciamo, è l'ultimo capitolo della relazione.
  Concludo. Mi scuso per l'esposizione un po' lunga, però è stata nuovamente ghiotta la vostra richiesta, tanto da mettere nero su bianco un processo che, come dico sempre, era solo scritto sulla carta. A tutto ciò, secondo me, andrà aggiunta nei prossimi anni, oltre ai temi del monitoraggio che vi raccontavo, anche una riflessione su quella che è la capacità standard degli enti. Cioè, ci sarà un passo successivo nel quale, oltre a verificare come si spendono i fondi, se si spendono, per le funzioni che i cittadini hanno diritto di ricevere dagli enti territoriali, vi sarà la misurazione proprio della capacità: ecco, qua ci sono molte variabili, quindi anche l'amministrazione, la giunta, eccetera, però ci vuole da parte dello Stato un meccanismo di tutela, cioè bisognerà andare a vedere la capacità reale standard di un ente territoriale nel fornire i servizi, proprio perché le amministrazioni cambiano e non è che le cose restano sempre tal quali. Quindi, credo che sia un processo interessante anche per il domani.
  È stato avviato un processo dispiegando molte risorse: queste risorse vanno monitorate e assicurate, non perché lo Stato deve essere cattivo nei confronti degli enti territoriali, ma perché lo Stato deve garantire davvero questi servizi, sennò non abbiamo fatto nulla. Quindi, io sono molto fiera e orgogliosa di questo lavoro, che è stato possibile solo grazie alle strutture che voi conoscete bene, ossia il Ministero dell'economia e delle finanze, la SOSE e la CTFS che ha fatto un lavoro immenso. Non disperdiamolo, perché questo è un patrimonio dello Stato, che in una legislatura, di fatto, ha cambiato l'impostazione. Vedremo attivamente nei prossimi anni se questo cambierà anche la faccia di un Paese che sarà capace di prendere queste risorse e renderle opportunità. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, Viceministra. Ha chiesto di intervenire il senatore Perosino, prego.

  MARCO PEROSINO. Grazie, Viceministra. È encomiabile che si siano affrontati questi problemi e si siano stanziate risorse ingenti. Sono punti qualificanti. Il trasporto dei disabili a scuola andava avanti a singhiozzo, a seconda di chi riusciva a organizzarsi, più o meno per le scuole superiori. Le province riuscivano con qualche contributo. Però, occorrono senza altro più fondi, ci sono, sono previsti e il servizio va organizzato per bene.
  Per quanto riguarda gli asili nido, realizzare quello che è stato deciso non è facile. Rendicontare è obbligatorio evidentemente, ma non è facile rispetto alla situazione. Bisogna raggiungere quel 33 per cento di copertura che è minimale. È uno sforzo, è un 5 per cento in più che sembra poco, ma è tantissimo. Non sarà facile rispetto all'organizzazione degli asili nido che sono nelle cittadine. Sono pochi nei comuni più piccoli e a volte bisogna fare la convenzione col comune vicino per girare i fondi. Però, poi, se gli iscritti del comune che ha girato i soldi non ci sono, bisogna restituire. Fa parte delle cose non facili.
  Invece, nel sociale, io apprendo sempre di più parlando con sindaci di ogni parte di Italia e con colleghi, che l'organizzazione del servizio sociale che, come ha detto Lei, è un mare immenso di necessità sempre nuove, a volte è lasciata in capo ai singoli comuni che da soli non riescono. Faccio il più classico degli esempi: se in un comune che gestisce da solo questo servizio si crea una situazione per cui vengono bambini che hanno i genitori con delle problematiche, i bambini vengono allontanati e vengono gestiti in apposite strutture; se in un comune piccolo capita un caso o due all'anno, o anche a volte uno ogni cinque anni, ciò assomma a delle cifre che non possono essere pagate da quel comune; Pag. 16viceversa, in una organizzazione intercomunale rileva sia la media dei fondi che sono necessari sia la media statistica dei casi che possono capitare. Credo che bisognerebbe dire che la gestione del sociale vada fatta sotto una determinata forma. La migliore, secondo me, è quella consortile, mi creda. All'interno dei consorzi si ha la divisione dei compiti tra gli assistenti sociali, ognuno prende un certo gruppo, gestisce gli anziani o i disabili o le criticità, handicap, alcool, droga, eccetera. Ognuno si specializzata e la specializzazione è benefica. E poi i comuni versano mediamente una quota. Le dico la quota che conosco. Sui 20 euro per abitante all'anno si può gestire un consorzio, magari con un contributo regionale, quindi, a quel punto, il numero di assistenti sociali per abitanti torna. Evidentemente questo è molto più difficile a livello di grande città, cosa che Lei sa, ma che dico con piacere.
  Due note su quanto detto a pagina 17, a metà, per quanto riguarda la funzione Istruzione, ossia: «Andrebbe considerato che sia il servizio di refezione sia il pre-post scuola sono servizi con una forte contribuzione da parte degli utenti...». È evidente che un bambino mangia tanto a casa quanto a scuola e quindi va pagato, ma la spesa per la gestione di una mensa parte dalle spese di investimento per la costruzione e anche dalle spese di gestione. Quindi, quello che viene pagato in percentuale è soltanto per il pasto consumato che va a favore di chi lo prepara che, in genere, è una ditta esterna. La ditta esterna lavora con il buono mensa a 3,80 o 4 o 5 euro. Vi sono liti furibonde. Sono gli argomenti delle mamme all'entrata e all'uscita delle scuole. Queste ditte, lo dico con piena cognizione di causa, a questi prezzi non possono prestare un servizio adeguato, perché non ci stanno. È una questione proprio matematica. Quindi, bisogna prendere atto che il costo della mensa dovrà aumentare. In qualche modo qualcuno lo dovrà pagare se vogliamo avere un servizio efficiente ed efficace o un deficit non troppo elevato a carico dei comuni.
  Poi, il servizio pre-scuola e post-scuola è più difficile da gestire, perché le insegnanti vanno a minuti. Non ce l'ho con le insegnanti, non me ne vogliano, però cinque minuti, quattro in più forse, andrebbero bene.
  Sulle province, a pagina 20, si legge che la ricostruzione del quadro delle province è proseguita attraverso l'individuazione del concorso alla finanza pubblica. La legge del 2014 chiede ancora oggi - c'è già stata una riduzione - uno sforzo di tre miliardi alle province che sono sottratti agli incassi propri, cosa che è molto grave, molto seria. I maggiori stanziamenti - è interessante la cifra di 80 milioni - raggiungeranno la loro efficacia, la loro significatività, ossia 600 milioni, nel 2031, ma da qui al 2031 come fa la provincia. Allora ha 80 milioni, che è già meglio di niente, ma è ancora troppo poco rispetto ai tre miliardi che vengono sottratti dalle entrate proprie che sono legate al mercato dell'auto a cui Lei ha fatto riferimento, che fa le «montagne russe». Bisognerebbe trovare qualcosa per le spese ordinarie delle province, perché hanno delle funzioni molto importanti che non possono essere rinviate. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, prego onorevole De Menech.

  ROGER DE MENECH. Grazie alla Viceministra per la relazione, che è corposa. Obiettivamente gli argomenti sono molteplici. Io cerco di riunirli su un unico grande capitolo e sfida che abbiamo davanti e che credo è - diciamo - il filo rosso che collega tutta la relazione.
  Noi abbiamo non più il desiderio, ma, io credo, l'obbligo di riconoscere le differenze, altrimenti questo Paese non ce la fa. Riconoscere le differenze vuol dire, in termini tecnici, anche e soprattutto in termini tecnici, dare il giusto valore ai servizi e alle prestazioni che i nostri enti locali fanno sul territorio. Questa sfida, ripeto, che è partita molti anni fa con la legge sui fabbisogni e sui costi standard, eccetera, oggi diventa imprescindibile, proprio perché c'è un meccanismo di finanza pubblica non infinito sul campo delle risorse. Quindi, l'unica grande domanda, l'unica grande richiesta che faccio a Lei e a tutto il Ministero è il massimo impegno perché questo processo Pag. 17possa arrivare a una conclusione, non tanto legata a degli episodi. Cioè, per essere molto chiari, oggi ci sono tre regioni che chiedono l'autonomia. Quella autonomia si basa esattamente anche su quei concetti. Le faccio un esempio collegandomi alla questione delle province. C'è da venire incontro a tagli forse - anzi senza forse - eccessivi fatti alle province, ma, se noi non riconosciamo, in maniera preliminare, le diversità dei territori italiani, da Nord a Sud, dal centro alla periferia, questa operazione, un'operazione vera di perequazione volta a garantire i servizi universali a tutti in tutti i territori, non la portiamo a casa. Le faccio un esempio molto pratico, così ci capiamo. Io provengo da una provincia che rappresenta meno del 5 per cento degli abitanti del Veneto, ma ha più del 20 per cento del territorio del Veneto. Lei capisce che, in termini di strade, quella provincia, se trasferiamo il 5 per cento, non asfalta le strade, perché il 5 per cento della popolazione non basta a manutenere il 20 per cento del territorio. Questo è un caso tipico di tutte le periferie e le aree interne. Ci sono comuni che hanno 9 chilometri quadrati e comuni che hanno 300 chilometri quadrati.
  Allora, io La ringrazio veramente, perché ho visto nell'impostazione della relazione i numeri, la tecnica, anche gli sforzi che chiediamo. Io credo che su questo, sullo sforzo di analisi, gli investimenti del PNRR rispetto agli enti locali, anche sull'aspetto della digitalizzazione, cioè del rendere molto più digitale il rapporto della pubblica amministrazione tra centro e periferia, possano essere un aiuto per raccogliere i dati e finalmente arrivare a una conclusione per avere quanto meno la base.
  Dopodiché, è vero, ci sono anche le situazioni di straordinarietà e chiudo su questo. Allora, se da una parte noi dobbiamo ricostruire un principio di perequazione e di riconoscimento delle difficoltà dei diversi territori, dall'altra dobbiamo anche essere pronti a venire incontro alle nuove difficoltà. È stato detto, perché frequentiamo tutti i sindaci di questa penisola, due minori in comunità in comuni di 5.000 abitanti mandano gambe all'aria il bilancio. Allora in questo caso, ovviamente, io capisco che possiamo avere una base solida di dati storici, ma ci sono anche le eccezionalità che dobbiamo saper riconoscere, anche dopo che l'evento accade, anche in maniera consultiva e non preventiva. Allora, su questo c'è una grande sfida. Capisco che veniamo da tantissimi anni in cui discutiamo di questa questione qui, ma io credo che oggi, per il Ministero che Lei dirige, questo punto sia un punto focale, perché è strettamente collegato all'utilizzo più razionale possibile - la dico così - delle risorse che abbiamo a disposizione.
  Oggi arrivano enormi quantità di risorse in spese di investimento, ma che devono essere supportate e rese operative dalle spese di gestione correnti. Quelle le dobbiamo saper riconoscere. Questa è la domanda e la considerazione che Le faccio, perché credo che questo sia un tema che riguarda veramente tutti i cittadini del nostro Paese. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. Do la parola al senatore Presutto.

  VINCENZO PRESUTTO (intervento da remoto). Grazie Presidente, grazie Viceministra Castelli. Complimenti anche per la relazione illustrativa di un tema complesso e che ci vede tutti pienamente coinvolti, un tema che sicuramente avrà un crescendo di interesse nei prossimi mesi.
  Noto, ovviamente, un grande lavoro fatto per quanto riguarda gli ambiti locali, dei comuni, quindi con un'estensione alle aree metropolitane e alle province, però c'è anche la necessità, come Lei giustamente ha evidenziato, di allargare questa modalità di calcolo, quella dei fabbisogni standard. E poi, giustamente, come ha evidenziato prima anche il collega, il LEP farà la differenza forse più di ogni altro elemento, tenendo conto di quelle che sono le differenze tra i vari territori. Però, effettivamente - diciamo - questo lavoro necessita di essere esteso anche alle regioni. Quindi, si nota dalla Sua relazione che c'è una differenza per quanto riguarda la profondità del tema così come affrontato.
  L'altro elemento sul quale vorrei appuntare l'attenzione è quello del monitoraggio. Pag. 18È apprezzabile che in questa fase il monitoraggio non sia estremizzato, riconoscendo quindi anche un momento di difficoltà ai comuni, però vorrei chiederLe, soprattutto rispetto al monitoraggio, quali saranno poi le valutazioni che verranno fatte a livello ministeriale rispetto alle prestazioni che i singoli enti locali garantiranno ai territori, perché il monitoraggio consente di valutare, soprattutto in base alla variazione del fabbisogno standard, quelle che sono le cosiddette compartecipazioni. Quindi, in pratica, è prevista, da parte del Ministero o di altro organo preposto, una valutazione in termini di premialità o anche, eventualmente, di sanzione, ovviamente non in maniera cruda, per tenere conto anche del valore politico dell'ente locale che riceve delle risorse in funzione dei servizi che deve garantire al proprio territorio e fare in modo che il virtuosismo sia anche finalizzato, non solo a un riconoscimento politico del proprio ruolo, ma anche in termini di possibilità di avere l'attribuzione della funzione in capo al territorio di appartenenza? Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei senatore. Lascio la parola alla Viceministra per la replica.

  LAURA CASTELLI, Viceministra dell'economia e delle finanze. Diciamo che la norma istitutiva prevedeva - per rispondere al collega Presutto che ringrazio - di ragionare su come le risorse che non si spendono nella maniera corretta e che quindi, in qualche modo, i comuni non utilizzano debbano tornare. È evidente, è nel testo della legge che abbiamo scritto. Ovviamente questo percorso va fatto con cognizione di causa e non deve spaventare nessuno. Poi, insomma, lo dice chi ha lasciato nelle casse dei comuni gli avanzi dell'emergenza Covid-19 che potevano tranquillamente tornare a casa come risorse. Quindi, io ho sempre scelto di lasciare i soldi agli enti, però qua siamo di fronte alla necessità di un monitoraggio fatto seriamente che, appunto, non riguarda neanche tutte le risorse ma quelle aggiuntive, come ho detto, con dati che servono alla collettività e anche allo stesso comune - al consiglio comunale, eccetera - per capire esattamente che cosa sta facendo. Ad oggi è previsto un percorso che ragioni di come intervenire su quei comuni, che io mi auguro siano nel minor numero possibile, che non saranno capaci di utilizzare queste risorse. Non abbiamo un meccanismo cattivo e coercitivo su questo, ci prendiamo il tempo di assicurare un monitoraggio. Però, ecco, la mia preghiera alla Commissione era di valutare il fatto che questo monitoraggio è una cosa necessaria, seppure minimale, per queste risorse, affinché davvero possiamo dirci che al cittadino viene dato un servizio. Quindi, ci sarà un dibattito su questo, anche con i rappresentanti degli enti locali, però, secondo me, per tutelare i diritti dei cittadini, dobbiamo un po' tenere la barra dritta su questa linea. Ad oggi non è previsto che quest'anno togliamo risorse agli enti se non le hanno spese, se questa era la domanda.
  Sulle altre osservazioni, nel ribadire che, appunto, stiamo cercando di costruire un meccanismo che riguarda le province, io mi auguro lo si possa inserire nella prossima manovra di bilancio. Sarei molto felice di fare l'ultima manovra con la modifica di un criterio che oggettivamente è fuori dalla storia e anche per la parte aggiuntiva di un percorso che va fatto. Mia madre mi diceva: «Hai fatto la metà del tuo dovere». Quindi, sono abituata, ecco. Però, credo che, dopo anni di cose scritte che non si realizzavano, intanto abbiamo trovato uno strumento e un metodo, perché quando abbiamo identificato lo strumento iniziale degli asili, vedendo che funziona, come avete visto, lo abbiamo poi ribaltato su tutti.
  Concordo anche io che le province - l'ho detto infatti anche prima - stanno chiedendo l'aumento delle risorse, ma abbiamo utilizzato i soldi che lo Stato ha tolto alle stesse in maniera coercitiva in questi anni per equilibrare. Certamente, il tema della dimensione del territorio è un tema importante. Io credo che andando avanti, passo dopo passo, sulle funzioni si arriverà anche alle strade. Forse dovremo accelerare su queste, perché è già la seconda volta che Pag. 19questa Commissione mi sottopone il tema delle strade, che è molto collegato alle province.
  Su resto che riguarda il grande tema dell'autonomia, io sono d'accordo che si può provare a non far male a nessuna parte d'Italia, pensando a quelle attività che rimarranno sempre al costo storico. Mi rendo conto che siamo alla fine di un processo, di una legislatura, che vede a brevissimo una campagna elettorale, che vede un tema che ha spaccato per anni l'Italia, che vede un'informazione che cavalca moltissimo su questo e quindi c'è grande cautela. Io penso che in questi cinque anni si sia raggiunto un grandissimo obiettivo che, però, sicuramente non è abbastanza e bisogna fare molto di più. Mi auguro che questi ultimi 8-9 mesi di legislatura, se saranno questi, servano per chiudere alcuni tasselli che io ritengo siano necessari e poi sarebbe bello completarli per lasciarli nelle mani di una prossima legislatura, che dovrà per forza fare qualcosa. Cioè, una volta avviato questo processo in questo modo, nessuno potrà girarsi dall'altra parte e dire: «Bene, questo processo lo interrompiamo», perché ormai è talmente avviato che obbliga lo Stato a procedere.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Viceministra Castelli. Chiedo ai membri della Commissione di fermarsi, perché dopo faremo un veloce Ufficio di Presidenza. Dispongo che la documentazione consegnata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

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