XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 161 di Mercoledì 4 maggio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione di Massimo Centemero, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 5 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Centemero Massimo , Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori ... 14 

Audizione di Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche, e di Marco Versari, Presidente di Biorepack (gli auditi saranno in presenza):
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 15 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 20 
Bottazzoli Elisabetta , Direttore di Assobioplastiche ... 20 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Licatini Caterina (M5S)  ... 25 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 26 
Licatini Caterina (M5S)  ... 26 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 26 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 28 
Versari Marco , Presidente di Biorepack ... 28 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Bianconi Luca , Presidente di Assobioplastiche ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Massimo Centemero, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore generale del Consorzio italiano compostatori, Massimo Centemero. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei traffici illeciti di buste di plastica e sulla gestione dei fanghi. Al riguardo, la Commissione è interessata ad acquisire dati ed elementi informativi sui profili inerenti la commercializzazione all'uso delle borse di plastica, anche con riferimento alle specifiche criticità ed eventuali esigenze normative. Ricordo che il Consorzio italiano compostatori è un'organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere e valorizzare le attività di riciclo nella frazione organica dei rifiuti e ha come finalità la produzione di compost e biometano. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Quindi, ringrazio il nostro ospite che ha portato delle slide, adesso le condividiamo e poi, eventualmente, io e i miei colleghi faremo qualche ulteriore domanda.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Grazie Presidente. Io rappresento il Consorzio Italiano Compostatori, ci tengo a dire che nasciamo nel 1992, quindi quest'anno celebreremo i trent'anni. Cinque imprenditori si sono, come dire, aggregati nel 1992 e adesso siamo più di 140, verso le 150 aziende associate. Entriamo nella tematica di oggi per dirvi che le aziende associate al CIC sostanzialmente operano in riciclo organico, a partire quasi esclusivamente da rifiuti. Questo è un elenco chiaramente molto sommario delle tipologie di rifiuti che dai dati ISPRA 2021, ma riferiti all'anno 2020. Le aziende del nostro settore che per semplicità chiamo del settore del compostaggio, anche se si occupano di sistemi integrati di gestione aerobica e di compostaggio, trattano quasi 5 milioni di tonnellate di umido, quasi 2 milioni di tonnellate di verde, 1 milione di tonnellate di fanghi di depurazione e 500 mila tonnellate di altri materiali che sono normalmente degli scarti agroindustriali. Sulla destra vedete la suddivisione dei due sistemi impiantistici, ma per ora non entriamo in questa particolarità. Ci tenevo a dirvi che il quantitativo complessivo supera gli otto milioni di tonnellate e gli impianti presenti in Italia sono ad oggi, dati ISPRA, 359, quindi un numero eccezionale per l'Europa e, chiaramente, anche per il mondo. Infatti, l'Europa è avanti nel riciclo organico rispetto al resto del mondo e l'Italia è leader in Europa per quanto riguarda questo settore. La gran parte di questo materiale, l'abbiamo visto nella slide precedente, è costituito dall'umido e dal verde, sono Pag. 4rifiuti provenienti dalla nostra raccolta differenziata. Stiamo parlando sostanzialmente di quasi sette milioni di tonnellate e questa è la torta della raccolta differenziata che il cittadino italiano mette in atto. Questa torta è in gran parte costituita dal rifiuto organico e per rifiuto organico intendo la somma di quello che volgarmente noi chiamiamo umido e quello che volgarmente noi chiamiamo verde, quindi gli scarti dei nostri giardini: quasi 7 milioni di tonnellate. Una cosa molto interessante è questo dato unitario che un po' ci porta a confrontarci con tutti i Paesi di Europa e, se vogliamo, anche fare dei confronti tra le varie Regioni o tra i vari comprensori italiani. Ogni cittadino italiano differenzia come rifiuto organico, quindi somma di umido e verde, 121 chili all'anno, cioè ciascuno di noi produce mediamente più di 120 chili all'anno di rifiuto organico, la gran parte del quale, come dicevo prima, è rifiuto umido, quindi lo scarto alimentare.

  PRESIDENTE. Non ho capito se questi 121 chili rappresentano quello che viene raccolto o la stima totale.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. È il raccolto.

  PRESIDENTE. Quindi in realtà ne produciamo molto di più?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. La stima è 140 e in alcune zone anche 150, ma mediamente siamo sui 140 a livello nazionale. Questo per dirvi che siamo quasi arrivati, nel senso che su 60 milioni di abitanti in Italia fanno la raccolta differenziata dell'umido più o meno 50 milioni di abitanti. Quindi, siamo «quasi arrivati», tra virgolette, perché poi vedremo che arrivati non siamo, infatti alla quantità dobbiamo abbinare la qualità, chiaramente oggi parleremo sostanzialmente di questo. Ecco, questa è la crescita del settore, ci interessa poco fare tutta la disamina del fatto che nel 2020 anche il rifiuto organico è diminuito di un po', ma oggi non è questo il tema. Andando ad esaminare l'argomento di oggi, nel 2020 questa è la quota di generazione di rifiuto organico suddiviso per Regioni. Ci sono ancora Regioni nel Centro e nel Sud d'Italia che hanno un grado di generazione del rifiuto, soprattutto del rifiuto umido, un po' più basso rispetto alle Regioni del nord. Se questa cartina la vediamo in maniera più dinamica, la confrontiamo cioè con il 2010, ci accorgiamo che le varie colorazioni sono cambiate, pian piano tutti i territori italiani si stanno adeguando, chi più velocemente, chi meno velocemente. Pian piano arriviamo alla copertura dei servizi di raccolta differenziata della frazione organica su tutto il territorio nazionale. È importante sottolineare che l'umido, il verde e le altre matrici organiche noi le trattiamo o con il compostaggio classico – processo aerobico nato una trentina di anni fa in Italia e via via sempre sviluppato – o, da una decina d'anni, con la digestione anaerobica con produzione di energia. Quindi, noi adesso abbiamo due tipologie di impianti, il compostaggio classico e quelli che noi chiamiamo impianti integrati, cioè di compostaggio e digestione anaerobica: il prodotto finale è il fertilizzante organico che tutti noi chiamiamo compost. In Italia, dati 2020, abbiamo prodotto più di 2 milioni di tonnellate di ammendante, di compost, quindi di fertilizzante organico. Il riciclo organico c'è nel momento in cui si va a produrre del fertilizzante organico, quindi del compost. È chiaro che gli impianti di digestione anaerobica oltre al compost producono anche energia sotto forma, come dicevo prima, o di energia elettrica o di biometano, soprattutto quest'ultimo sta aumentando il numero delle casistiche. Questo ci tenevo a dirlo perché se faccio bene le raccolte differenziate riesco ad ottenere un compost di elevata qualità, viceversa le cose si complicano. Normalmente noi facciamo ogni anno più di mille analisi merceologiche sulla frazione umida, analizziamo più di mille carichi, provenienti chiaramente da mille Comuni, per verificare qual è la qualità del rifiuto organico. A parte essere un lavoraccio, soprattutto d'estate, perché potete immaginare le temperature e il materiale trattato,Pag. 5 l'obiettivo è quello di individuare ciò che noi chiamiamo MNC, cioè materiale non compostabile. Chiaramente, tutte le raccolte differenziate hanno delle purezze merceologiche, anche l'umido ha una purezza merceologica intorno, più o meno, al 95 per cento. Andiamo ora a vedere quanto MNC, cioè materiale non compostabile, c'è nell'umido. Questo è un grafico evolutivo che fa vedere come sta cambiando la qualità dell'umido in Italia, a partire dal 2019. Si vede molto bene come dal 2014 al 2018 i corpi estranei, cioè i materiali non compostabili – vetro, metalli, plastiche e così via –, erano più o meno il 4,8-5 per cento. Adesso si sta andando verso una dinamica evolutiva negativa. Si è alzata la percentuale di MNC, siamo sempre sopra il 6 per cento. Questo 1,2-1,4 per cento di differenza è importantissimo perché c'è anche un effetto di trascinamento che mi porta quasi a triplicare questo tipo di impurezze. Quindi, attenzione, perché la qualità dell'umido sta pian piano peggiorando. Quindi, se nella raccolta differenziata alla quantità non si abbina la qualità, chiaramente anche il compost finale ne risente, così come a cascata un po' tutto il settore. Dobbiamo quindi ragionare sul da farsi e siamo ancora in tempo perché le medie sono ancora basse, ma le oscillazioni sono, invece, un po' più ampie, quindi se noi andiamo a prendere i dati massimi si registrano delle situazioni veramente borderline. Da cosa è composto questo MNC? Più o meno il 45 per cento dei corpi estranei è costituito da plastica, o il sacchetto di conferimento dell'umido, o la plastica conferita per errore o per negligenza. Quindi, poiché la quota preponderante di questo MNC è la plastica bisogna lavorare soprattutto sulla sua riduzione. Sapete benissimo che la plastica pesa poco, ma volumetricamente è molto apparente, quindi quando un MNC ha dentro un 45 per cento di plastica, se voi potreste vederlo, sostanzialmente lo scambiereste per tutta plastica. Poi c'è il tema legato ai pannolini, alle lettiere in pietrisco, si tratte di tutte derivate, non indifferenti, su cui si potrebbe fare tutta una serie di ragionamenti perché nel momento in cui noi, vi faccio un esempio, massimizziamo le raccolte differenziate, alcuni elementi non serviti da raccolta differenziata li concentriamo.

  PRESIDENTE. Il pietrisco delle lettiere è così nocivo? È così negativo averlo nel compost?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. No, non è negativo, tant'è vero che noi qui lo abbiamo messo come MNC. Chiaramente se va a digestione anaerobica le tuberie rischiano di essere rovinate dal pietrisco perché si lavora con tubi, con pompe, quindi noi lo abbiamo messo nell'MNC. Il pietrisco è un inerte, quindi al compost non fa assolutamente male, ma se io dovessi scegliere tra materiale vegetale e materiale in pietrisco, preferirei il materiale vegetale che è biodegradabile di natura. Infatti, sta aumentando tantissimo il mercato delle lettiere vegetali, anche per il benessere dell'animale e così via. Quindi, ripeto, attenzione perché questo MNC è costituito da quasi il 50 per cento di plastica. Andiamo ora ad esaminare come i cittadini italiani raccolgono l'umido, andiamo a verificare quali sono i sacchetti di conferimento dell'umido, come il cittadino fa la raccolta dell'umido. Ci riferiamo a dati che vanno dal 2011 al 2021, dieci anni. Il primo dato mi suggerisce che i sacchetti compostabili sono aumentati e che il sacchetto di plastica in polietilene più o meno è costante, siamo intorno al 30-40 per cento. Si tratta di sacchetti fuori legge perché non si può raccogliere l'umido con sacchetti non compostabili. Ancora oggi abbiamo più o meno un 30 per cento – dati 2021 – di sacchetti in plastica con cui si fa la raccolta dell'organico e, chiaramente, la cosa non funziona, non va bene, nonostante ci sia stata, poi lo vedremo, una buona diminuzione. Importante quest'ultimo andamento riferito ai sacchetti che un tempo noi chiamavamo Oxo, cioè sacchetti diciamo oxo biodegradabili, o in plastica addittivata che, di fatto, non erano sacchetti compostabili, quindi non compatibili con il nostro settore. Attraverso delle azioni, anche normative, sono stati fatti sparire.

Pag. 6

  ALBERTO ZOLEZZI. La linea in alto? La prima definizione, la media?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. La verde? La verde sono i sacchetti compostabili. I sacchetti compostabili sono aumentati e vedete come è quasi una sostituzione, aumenta uno e diminuisce l'altro, quindi è la diminuzione degli Oxo, l'incremento del Bio ha sostituito l'Oxo di fatto.

  ALBERTO ZOLEZZI. L'Oxo è la linea blu?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. L'Oxo è la linea rossa. La linea blu è il polietilene, ancora oggi il 30 per cento dell'umido si raccoglie con i sacchetti di plastica, fatto chiaramente negativo. Un'altra curiosità è data dai sacchetti che normalmente si acquistano al mercato e che nella raccolta dell'umido stanno aumentando tantissimo. Questa tipologia di sacchetto è negativa per il settore, perché attraverso di essa si porta plastica negli impianti.

  PRESIDENTE. Sono i sacchetti che si vendono nei supermercati?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Sì, nei supermercati. Si tratta dei sacchetti per raccogliere l'indifferenziato.

  PRESIDENTE. Ah, perché in teoria sono per raccogliere l'indifferenziato.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Sì, in questo caso non c'entra niente il biodegradabile. Stanno aumentando i sacchetti per raccogliere l'indifferenziato. Molti cittadini utilizzano il sacchetto per raccogliere l'indifferenziato, lo utilizzano anche per raccogliere l'organico: è un disastro.

  PRESIDENTE. Forse si poteva prevedere l'obbligo di usare il sacchetto biodegradabile per raccogliere l'indifferenziata.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Una delle cause di questo fenomeno è che i Comuni stanno diminuendo sempre più la fornitura di sacchetti bio. Quindi, lasciano al cittadino l'acquisto del sacchetto e il cittadino poi acquista quello che gli conviene probabilmente, forse perché costa meno. Si tratta di tutte situazioni che vanno monitorate, dobbiamo assolutamente evitare che la plastica transiti nel nostro settore.

  PRESIDENTE. Le bustine che usano i proprietari dei cani per raccogliere le feci sono biodegradabili?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Non penso, anche perché poi vengono buttati nei vari cestini, non so se le feci animali vengono messe nell'umido, non ne ho idea. Questa tabella ci fa vedere che il sacchetto non compostabile, cioè il sacchetto con cui raccolgo l'umido, incide sull'MNC per il 20-25 per cento. Quando si utilizza il sacchetto non compostabile è chiaro che la raccolta peggiora di un punto, un punto e mezzo percentuale e questo sacchetto rappresenta, più o meno, il 20 per cento dell'MNC. Un punto di materiale non compostabile in Italia costa più o meno 50 milioni di euro, tra maggior rifiuto generato da portare a smaltimento e costi di trattamento per estrarre quel tipo di MNC. Quindi, pensate ad avere 2 o 3 punti in più rispetto agli attuali quanto può costare. Le conclusioni sono sostanzialmente una sorta di riassunto di quello che ci siamo detti e cioè che la qualità della raccolta della frazione organica sta peggiorando, la plastica rappresenta intorno al 50 per cento dell'MNC. Ancora oggi, nonostante il divieto, il 30 per cento di sacchetti utilizzati per raccogliere l'organico è in plastica. Non stiamo più parlando di shopper, di ortofrutta, di Oxo, e questo grazie alle politiche sul mercato. Ad ogni modo, vi sono altri tipi di plastiche come il rotolino che si prende al supermercato, sacchetti in plastica tradizionale impiegati per la raccolta dei rifiuti indifferenziati. Questo sta succedendo adesso nella raccolta dell'organico per quanto riguarda Pag. 7il biodegradabile e le plastiche. Riguardo alle proposte attive che noi umilmente avanziamo, caldeggiamo, faccio riferimento a politiche attive per definire e, soprattutto, per monitorare la qualità delle raccolte differenziate e il rifiuto organico. Per noi è fondamentale incentivare campagne comunicative sulla raccolta differenziata del rifiuto organico. Lo ripeto: ogni punto peggiorativo della qualità dell'umido corrisponde a 50 milioni buttati via. Le campagne comunicative costano un cinquantesimo di quei soldi, non capisco perché non si riesca a fare qualcosa del genere sulla raccolta delle frazioni organiche, posto il fatto che noi non abbiamo un sistema EPR. Noi non siamo il CONAI, o una filiera CONAI che ha un sistema EPR, nato anche per fare campagne comunicative. Inoltre – come diciamo sempre, anche se ciò può sembrare fuori tema, ma non lo è –, dobbiamo individuare anche dei meccanismi per valorizzare il compost. Infatti, solo la produzione di un compost di qualità può garantire la chiusura di questo cerchio, che, ripeto, come ho detto all'inizio, è un cerchio virtuoso che, come dire, molti Paesi nel mondo ci invidiano. Ecco, questo è un po' quello che oggi volevo dirvi su questo tema, di cose da dire ci sono tantissime, ho preparato solo queste 15 slide per rimanere al tema che oggi si intendeva affrontare.

  PRESIDENTE. Adesso va molto di moda definire gli impianti di compostaggio specificando la parola anaerobici, come se quelli aerobici fossero passati di moda, vecchi, brutti e pure puzzolenti. Possiamo fare un po' più di chiarezza su questo punto, visto che non credo proprio sia così? La cosa secondo me si deve al fatto che coloro i quali producono energia possono contare su incentivi economici, mentre invece chi si concentra sulla produzione di compost questi incentivi non li ha. È davvero così discriminante questa differenza economica? Com'è la situazione?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. La differenza economica è discriminante perché se un imprenditore deve scegliere tra un settore che non ha incentivi e l'altro che li ha, probabilmente propende per il secondo. Ricordiamoci sempre che il riciclo organico produce del compost, del fertilizzante organico, della materia che, tra l'altro, è gerarchicamente più importante rispetto all'energia. Se si vuole fare la digestione anaerobica è auspicabile che ci sia il post compostaggio, quindi la fase aerobica successiva alla digestione anaerobica. Il risultato è un compost che, pur avendo passato una fase anaerobica e una fase aerobica, risulta super mega stabile e fa registrare dei dati molto promettenti da un punto di vista agronomico. In questi ultimi anni non ho visto delle forti politiche attive sull'utilizzo del compost, non ho mai visto un chilo di compost destinato alle opere pubbliche. Siccome il compost viene generato da un rifiuto organico che deriva dall'urbe, quindi dalla città, sarebbe molto interessante che alla città tornasse la sostanza organica. Sollecito delle campagne di valorizzazione del compost nelle città, solo così si riesce a controbilanciare un po' la produzione di materia e la produzione di energia. Sappiamo tutti, soprattutto in questo momento, qual è l'importanza della produzione di energia, però se sto alla lettera di che cosa significa riciclo organico, noi per forza dobbiamo chiudere il cerchio con la produzione di un fertilizzante organico. Questo fertilizzante organico si chiama e si chiamerà ancora compost. Tutti i dati che abbiamo visto sul peggioramento della qualità riesci a migliorarli solo quando generi un prodotto che ha un valore di mercato, quindi, a catena, a domino, riesci anche a migliorare a ritroso tutta la filiera.

  PRESIDENTE. Se il fine ultimo è la produzione dell'energia, la qualità del compost non è il business prevalente, purtroppo. Il fatto che adesso c'è questa esplosione di domande, di richieste per fare degli impianti di produzione di energia da umido, come ha influenzato anche il costo di conferimento negli ultimi anni?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Pag. 8Noi abbiamo sempre a riferimento ISPRA che ci fornisce tutti dati che noi leggiamo sempre con due anni di ritardo. Un po' perché conosco i territori, un po' perché conosco le aziende, un po' perché mi informo ho, come dire, una sorta di aggiornamento quasi in tempo reale sulle autorizzazioni in corso, sugli impianti in costruzione e devo dire che si stanno verificando due o tre fenomeni. Le raccolte e l'impiantistica si stanno diffondendo in tutto il territorio nazionale e questo sta generando anche una sorta di abbassamento delle tariffe di conferimento dell'organico. Si assiste ad un tendenziale abbassamento delle tariffe di conferimento proprio perché esiste anche un'offerta di impiantistica dedicata che pian piano sta aumentando. Le proiezioni ci dicono che nel giro di due o tre anni l'impiantistica dedicata, le raccolte differenziate, saranno – lo spero – arrivate a coprire il 100 per cento del territorio. Con gli impianti già adesso in costruzione, autorizzati o in fase di avanzata autorizzazione, stiamo parlando più o meno di un quantitativo intorno ad 1 milione e mezzo di tonnellate. 1 milione e mezzo di tonnellate vanno a coprire tutto il fabbisogno nazionale per arrivare al target del 100 per cento di raccolta differenziata e di trattamento del rifiuto. Questo è quello che noi stiamo vedendo come evoluzione del settore e anche come evoluzione tariffaria.

  PRESIDENTE. Quindi, chi produce compost senza produzione di energia probabilmente soffre di più per questo abbassamento della tariffa?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Questo sarà da vedere. Finora sono, come dire, coesistiti entrambi, normalmente uno è l'evoluzione dell'altro. Esistono pochi impianti nati digestori, esistono tutti impianti di compostaggio che poi evolvendosi sono arrivati ad operare la digestione anaerobica. Normalmente la coesistenza c'è sempre stata, speriamo ci sia ancora, che non ci sia una ferita netta tra un trattamento e l'altro. Questa è chiaramente una speranza, non so dire che tipo di riverbero ci sarà sull'uno o sull'altro, certo è che uno può avere l'incentivo e l'altro no.

  PRESIDENTE. Questo, insomma, non mi sembra poco. L'esercizio anaerobico prevede una grossa produzione di liquidi che poi devono essere smaltiti nelle fogne e noi ci stiamo occupando anche di questo. In tutta Italia vi sono varie procedure di infrazione perché gli impianti di depurazione delle acque lasciano molto a desiderare, soprattutto c'è una grossa produzione di fanghi e poi, così come il compost, di fertilizzanti. Come vedete voi la situazione italiana per quanto riguarda l'adeguamento della direttiva sui fanghi e sui fertilizzanti?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Banalmente il compostaggio in Italia è nato dal compostaggio dei fanghi, stiamo parlando dei primi anni Novanta quando si generavano un po' di rifiuti vegetali e un po' di fanghi e degli imprenditori si sono messi a ricavare compost dai fanghi. Quindi, le prime esperienze italiane di compostaggio sono legate ai fanghi. Questa tecnica di compostaggio dei fanghi, di fatto, è sempre rimasta costante, adesso abbiamo visto sono 800-900 mila le tonnellate di fanghi che vanno a compostaggio. Ormai sono tanti gli anni in cui il quantitativo è rimasto sostanzialmente lo stesso, devo dire che il trattamento biologico noi lo riteniamo ancora oggi come il trattamento elettivo di una sostanza organica. Ricordiamoci infatti che il compostaggio è un trattamento biologico naturale, sono i microorganismi che trasformano questa sostanza organica, che la igienizzano. Le temperature di compostaggio arrivano a 70 gradi, quindi sicuramente degradano quei fastidiosi intermedi di degradazione. La qualità del prodotto finale è funzione della matrice con la quale costruisco il prodotto. La cosa che si è detta prima sull'umido, allo stesso modo vale anche con i fanghi. Devo cioè individuare un set analitico dei fanghi in ingresso che mi possa consentire di produrre un compost di qualità finale. Il trattamento di compostaggio dei fanghi di depurazione noi lo abbiamo sempre visto molto bene. Abbiamo sempre Pag. 9fatto un sacco di sperimentazioni su questo, con dei risultati molto buoni. Ancora oggi si produce ammendante compostato con fanghi, poi ci sono i fanghi biologici e poi anche i fanghi di depurazione di tutta l'agroindustria, che è un altro grande settore. Noi chiaramente privilegiamo il trattamento biologico ai trattamenti fisici, ai trattamenti chimici e ai trattamenti termici.

  PRESIDENTE. Il nuovo regolamento europeo esclude l'utilizzo dei fanghi per la produzione di nuovi fertilizzanti. Lo ritenete giusto? Il marchio CE viene concesso in uso solo a chi non utilizza questi fanghi, però poi viene lasciata libera possibilità ad ogni Paese. In questo non vedete una contraddizione?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. No. Ho partecipato ai lavori di costruzione del regolamento fertilizzanti, quindi no. Per la libera circolazione delle merci si è ampliata la gamma di concimi che possono essere liberamente commercializzati in Europa. Ai concimi minerali si sono aggiunti alcuni concimi organici provenienti da alcune matrici, tra le quali il compost proveniente dalla FORSU e così via. Stiamo parlando di un regolamento non obbligatorio, ma volontario. Solo quando voglio fare una transazione commerciale con un Paese CE lo devo etichettare con le caratteristiche di questo regolamento. Sappiamo benissimo che in Europa si sta ragionando sull'introduzione dei fanghi, anche se ci vorrà del tempo. In Austria, in Germania, in Spagna e in Italia si produce il compost da fanghi. Adesso questo materiale è un concime nazionale, non ha ancora lo status di concime europeo libera circolazione delle merci perché ogni Nazione sta facendo regola a sé e non si riesce a fare sintesi a Bruxelles, ma io penso che ci sarà il tempo anche per fare questo.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda i gessi di defecazione cosa mi può dire? L'argomento è stato anche trattato in una puntata di Report. Da varie inchieste si è visto che spesso è difficile tracciarli, nei campi vengono buttati prodotti dannosi per la salute del terreno. Come vede lei questa cosa?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. È un altro prodotto, non lo so. È un trattamento alternativo al compostaggio. Per quanto mi riguarda sono affezionato al nostro settore, i cui impianti sono stati aiutati dall'azione del Consorzio Italiano Compostatori, a suo tempo abbiamo creato un marchio. Dal punto di vista normativo esiste la tracciabilità, bisogna capire come è applicata. Noi lavoriamo con le aziende per garantire la tracciabilità, però siamo in un regime di autocontrollo del Consorzio Italiano Compostatori nei confronti delle aziende associate. Ci sono alcune aziende che producono ammendante compostato da fanghi, al riguardo siamo riusciti a creare anche dei lotti, delle tracciabilità molto serie e proficue. Sui trattamenti alternativi al compostaggio non mi sento di dire niente di particolare proprio perché sono alternativi e in quanto tali non fanno parte neanche della mia sfera di interesse.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Zolezzi.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sì, ringrazio il presidente e l'audito. Si tratta di temi sempre più vitali ed è giusto continuare a discuterne. La siccità che affligge il bacino padano, e un po' tutta Italia, potrebbe migliorare tramite il recupero al suolo dei vari ammendanti. Riguardo al bacino padano, secondo i report delle varie ARPA, c'è un peggioramento della situazione relativamente all'eutrofizzazione. Stiamo parlando del parametro chimico-biologico sia dei nitrati, sia del fosforo, sia di una serie di presenze batteriche varie. In queste aree l'ammendante compostato misto con il digestato ha un rapporto carbonio/azoto un po' diverso da quello del compost puro. Secondo lei, si può pensare di premiare ulteriormente il discorso relativo al compostaggio puro e vietare, di contro, lo spandimento di digestati? Per molte realtà dai dati si nota che la qualità della frazione organica dei rifiuti solidi urbani è migliore Pag. 10se c'è la raccolta porta a porta. Forse è anche questo un parametro, cioè se riesco a fare la raccolta porta a porta posso anche avviarmi ad un impianto di compostaggio diretto, senza il discorso del recupero energetico. Vi risultano studi agronomici dopo gli spandimenti pluriennali? Solo dal 2015 si sono iniziate a vedere delle modifiche in alcuni bacini ad elevato spandimento, sia di digestati sia di fanghi. Le risultano studi per capire che cosa succede dopo anni e anni di spandimenti alla flora batterica, alla capacità del suolo di trattenere acqua, al ciclo del carbonio? Ha qualche dato sul consumo energetico sia degli impianti di compostaggio puri, sia su quelli di compostaggio più di digestione anaerobica o biometano? Nella prima versione del piano nazionale di gestione rifiuti, che adesso è sottoposta alla valutazione ambientale strategica, mi risultano varie osservazioni proprio su questo argomento. Si sostiene che l'organico deve essere gestito in funzione di produzione di biometano, come una sorta di prescrizione. Credo sia metodologicamente opinabile il fatto che si dia un'indicazione così precisa, quando in realtà gli studi RCA su queste bioenergie avanzate non sono pubblici perché ISPRA in audizione non li ha consegnati e il Ministero non li ha pubblicati. Tra l'altro, in questo momento il sito è anche offline, quindi la situazione è abbastanza paradossale. Da vari dati in letteratura si desume che l'indice di ritorno energetico della digestione aerobica non è eccessivo, poco sopra all'1, anche in condizioni ottimali. Il biometano prevede spesso compressione a 90 atmosfere e raffreddamento a 20-40 gradi sotto zero e ciò rappresenta ulteriore spreco energetico. Mi risulta che vi siano anche ricorsi all'Autorità contabile per cercare di capire. Adesso abbiamo 56 centesimi per Kilowatt di incentivo al biogas da rifiuti, cioè dieci volte più del costo dell'energia sul mercato, seppure l'energia elettrica costi più del solito. Credo si rischi davvero di drogare il mercato in senso energetico rispetto a quella che deve comunque essere una circolarità ambientale. Lei ha parlato di compostaggio dei fanghi che credo sia l'opposto rispetto alla produzione dei gessi di defecazione. I gessi di defecazione comportano pochi minuti di trattamento con l'acido o con il calcio, per il compostaggio invece ci vuole qualche settimana. In quest'ultimo caso si ottiene però un prodotto finale che può essere davvero omogeneo al suolo rispetto al fast environment dei gessi.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Per quanto riguarda la direttiva nitrati bisogna dire che il compost è completamente diverso, è un'altra cosa rispetto ai digestati e agli altri materiali più freschi. Ciò, perché, banalmente, è costituito per almeno l'80 per cento da azoto organico, quindi si mineralizza nel tempo e non subito, si «solubilizza» nel tempo e non subito. Invece, i concimi minerali e i digestati hanno un azoto che è l'esatto contrario e questo non è un bene, è un male. Stiamo parlando di due cose completamente diverse, nel senso che se metto nel suolo un compost stocco del carbonio e dell'azoto che pian, piano verrà liberato: peccato che questa cosa non è stata riconosciuta da alcune Regioni. Infatti, nei coefficienti di mineralizzazione del compost alcune Regioni hanno messo uno. In nessuno dei libri su cui ho studiato c'è scritto che l'azoto del compost ha un coefficiente di mineralizzazione pari a uno, il 100 per cento dell'azoto viene liberato nel giro di qualche settimana; in questo senso, vedo una sorta di penalizzazione. Per quanto riguarda i quantitativi in gioco stiamo parlando di numeri completamente diversi, anche in questo caso si penalizza il compost. In Lombardia l'azoto da refluo zootecnico equivale a 125 mila tonnellate, ed è questo che bisogna governare. Credo che la somma di tutto il compost prodotto in Lombardia si attesti attorno alle 1.000-1.500 tonnellate, stiamo parlando di numeri neanche paragonabili. Le politiche attive nei confronti del compost non vanno a danneggiare gli effluenti zootecnici, anzi secondo me sono il complemento degli effluenti zootecnici. Per quanto riguarda la qualità dell'organico, il porta a porta garantisce normalmente 3-5 punti di MNC migliori, cioè ha meno contaminanti rispetto ad una raccolta a cassonetto stradale. Sul tema dei gessi sono Pag. 11d'accordo, nel senso che il compostaggio è un trattamento biologico. Il compostaggio avviene in 70-80-90 giorni, cioè da quando un fango di depurazione entra in un impianto a quando esce passano 70-80-90 giorni, non passano dieci o quindici minuti. C'è un livello di controlli e di verifiche molto più duraturo nel tempo. Sull'LCA non ho mai trovato grandi risposte, è vero però che il compostaggio ha un suo consumo energetico. Però, attenzione, nel momento in cui io vado a calcolare anche le nuove tariffazioni, i nuovi incentivi sul biometano mi accorgo che quelli che vengono chiamati i costi ausiliari, cioè che sono l'energia che io utilizzo per produrre biometano anche lì ci sono, e quindi bisogna sempre approcciare a tutto tondo, dopo di che c'è anche la tematica, come dire, legata al fatto che va beh, quello costa di meno. Certo, costa di meno o costa di più, chiaramente se uno mette nel bilancio complessivo degli incentivi è chiaro che dall'altra parte si rischia che il costo del classico compostaggio sia più elevato, e questo è sicuramente penalizzante. Ripeto: qui secondo me la chiave di volta è lavorare sull'utilizzo, sulla performance che può avere il compost, perché con il compost abbiamo delle rese produttive molto più alte, abbiamo degli stock di carbonio più elevati, oltre a dei buoni risultati agronomici e che l'Italia, lo sappiamo, soffre tantissimo di carenza di carbonio nei propri suoli. Questa sarà una delle prossime sfide nei prossimi anni, cioè il Governo del carbonio derivato dagli scarti genericamente intesi, siano essi reflui zootecnici, fanghi di depurazione, rifiuti urbani, organici etc. etc. etc., noi dobbiamo davvero fare una sorta di pianificazione su quella che è la conservazione del carbonio nel suolo che non ha prezzo, che non ha prezzo. Perché anche io dico: perché il carbonio che va a energia è prezzato, e il carbonio che va a compost non è prezzato? Eppure il valore di emissione di CO2, il mercato della CO2 ha un numero, ha un valore il mercato della CO2. Quindi io tenderei a, non per tirare delle linee di separazione, ma delle linee di unione tra quella che è la produzione di materia e quella che è la produzione di energia, perché ripeto quello che ho detto prima: nel momento in cui si va a produrre anche energia non posso e non devo ignorare che la produzione principale sarà la materia, perché il fertilizzante organico, che lo chiami compost, o lo chiami digestato, è sempre un fertilizzante tra virgolette da curare, da averne cura, come si dice in americano, la fase di curing dicono in americano, cioè la fase di maturazione, loro la chiamano la fase di curing, la fase di cura, proprio perché è lì che io faccio il prodotto, è lì che sono una azienda manifatturiera, e quindi questo per me è importante. E, lo dico ancora, noi abbiamo 120 impianti di compostaggio e di digestione anaerobica integrati sono 120 aziende manifatturiere, sono 120 aziende che producono un prodotto, questo è quello che noi dobbiamo fissarci bene nella testa, e giustamente anche nel piano nazionale di gestione rifiuti mi stupisco che ci sia solo, come dire, il richiamo alla produzione di biometano, e non alla produzione di compost, perché la battaglia la si vince, invece, sulla produzione anche di compost, e soprattutto di compost.

  PRESIDENTE. Tornando alle buste biodegradabili, non si potrebbe tagliare la testa al toro con un sistema tipo frangisacco che elimina queste buste? E per quanto riguarda i bicchieri, le posate, le stoviglie, insomma quelle biodegradabili, spesso e volentieri ho notato, anche parlando con le persone che conosco, che in molti non sanno la differenza e anche io a volte faccio fatica, dovrei andare a leggere il fondo per capire se è biodegradabile, compostabile, se è di plastica normale, e già faccio fatica a immaginare l'operatore che viene a raccogliere il porta a porta, faccio un esempio, che magari nell'umido si trova dei bicchieri, stoviglie, posate che non saprebbe come distinguere tra quelle biodegradabili e non. Così, a maggior ragione, in un impianto, almeno che non si facciano per delle fiere, per delle cose particolari delle linee preferenziali che uno sa che quello che viene da quella fiera, da quell'evento è tutto biodegradabile. Ma nella raccolta, quella generica, come si fa a distinguere? Se a voi arriva un carico dove dentro c'è, faccio un esempio, un bicchiere, come fate voi a stabilirePag. 12 se quello è un corpo estraneo o no? Lo stabilite a fine processo, perché quello rimane così come è, oppure ci sono dei meccanismi all'inizio? E non sarebbe opportuno, magari, rendere più distinguibile il prodotto biodegradabile, non lo so, un tipico colore, per renderlo distinguibile anche a colpo d'occhio, potrebbe essere utile?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Sì. Innanzitutto quando arriva all'impianto ormai quel che è fatto è fatto, perché non è che si può modificare niente, quando arriva lì quello ti prendi e quello devi trasformare. Noi facciamo analisi merceologiche dove, come dire, quando l'organico è in giro da qualche ora riusciamo a distinguere molto bene, addirittura anche ad individuare il logo, ma se in giro solo 24 ore quel materiale lì è molto difficile da distinguere. Per fortuna adesso, tra virgolette, il materiale compostabile, è vero che si fa tanto discutere, ma stiamo parlando di un 3 per cento sull'umido complessivamente e di questo 3 per cento una quota molto bassa è la bioplastica rigida, stiamo parlando di quantitativi molto, molto, molto bassi, quindi addirittura negli impianti di compostaggio si fa fatica anche ad individuarli. Però, certo, quello della riconoscibilità è una delle chiavi di volta di tutto il settore, e qui, secondo me, noi lo abbiamo verificato, si dovrebbe andare anche a classi merceologiche, cioè mi spiego meglio: io ho verificato che, noi abbiamo verificato, forse dai dati si vedeva un po', quando è stato vietato lo shopper in plastica, è stato sostituito quota parte dalle borse pluriuso, e quota parte dalle borse biodegradabili, però lo shopper in plastica è sparito? Cioè si è deciso di prendere una classe merceologica shopper e di sostituirla o con il materiale pluriuso, o con lo shopper, bio, compostabile. Ci sono degli oggetti che, invece, come dire non hanno questo tipo di esclusività, e quindi un bicchierino può essere fatto da quante tipologie? È chiaro che è tutta confusione in capo al cittadino, e allora a questo punto uno dice: Va beh, teniamo delle categorie merceologiche e andiamo in una direzione. Poi, certo, l'impianto di compostaggio, i compostatori più che l'impianto di compostaggio che cosa chiede? Chiede solo di sedere ai tavoli in cui si decidono queste cose, perché quello che ho verificato io in tutte le filiere, in tutte le filiere di riciclo, l'anello debole della catena è sempre l'ultimo, cioè sempre quello del riciclatore. Il compostatore che cosa è? È il riciclatore della frazione organica. Ora potrebbe alzare la manina e dire: «No, aspetta io questo riesco a farlo, questo riesco a farlo in queste condizioni, oppure riesco a farlo domani, oppure dopo domani, oppure facciamolo così, oppure facciamolo cosà». Cioè come dire sarebbe importante interloquire anche con i compostatori nel momento in cui si dovesse andare a definire, appunto, queste tipologie di manufatti, dopo di che noi ci stiamo sforzando, chiaramente, di fare della comunicazione, ma non abbiamo gli strumenti per farla.

  PRESIDENTE. Quindi, questo bicchiere, per fare un esempio indefinito, che entra non è che viene lasciato con il sacchetto, però per distinguere se il materiale è conforme o non è conforme non c'è nulla di preventivo, rimane nel calderone fino alla fine, poi però lo dovete togliere in qualche modo?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Se il materiale è falso conforme è chiaro, cioè è una cosa che noi chiamiamo un compostabile tarocco, per usare il termine molto frequente, e chiaro che fai fatica ad accorgertene, se non a fine processo quando ti rimane la plastica, tanto per intenderci.

  PRESIDENTE. Questa plastica con il processo tende a rompersi, come rimane?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Frammentata.

  PRESIDENTE. Frammentata in tanti pezzi?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Certo.

Pag. 13

  PRESIDENTE. Quindi non viene tolta, rimane intrinseca nel compost?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Ah, beh, se è la plastica, il rischio grosso della plastica è la frammentazione. Cioè quella plastica che adesso transita per errore o negligenza nei nostri impianti, se non si sta attenti poi seccandosi si rende più fragile e fa il coriandolo, e una volta che fa il coriandolo quella plastica lì fai fatica a toglierla. E poi a detrimento di che cosa? Della questa del compost.

  PRESIDENTE. Quindi, nella pratica, questo volevo sapere, avviene questo, cioè: che viene diciamo così si trasforma in detrito, oppure c'è qualcosa che ancora può essere individuato e separato?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. La plastica la si tira fuori, quell'MNC noi riusciamo a tirarlo fuori praticamente quasi tutto, salvo il fatto che comunque la normativa sui fertilizzanti ha un limite massimo di contenuto in plastiche. Però, ripeto, siccome c'è anche una tematica legata al Governo dei sorvalli, e quindi agli scarti, e normalmente i sorvalli per evitare costi di smaltimento elevatissimi vengono rimessi in flusso, io non posso ricaricare della plastica, posso ricaricare, magari il sorvallo è fatto anche di grandi pezzi di legno, e normalmente si rimettono in flusso in testa all'impianto, io non posso ricaricare sempre della plastica, perché poi concentro della plastica che, a sua volta, seccandosi fa il coriandolo, e quindi assolutamente riusciamo a tirarla fuori, ma fino a un certo punto.

  PRESIDENTE. Quindi quella plastica non viene rimessa, quella operazione di vagliatura viene fatta in coda al processo?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Sì, sì, viene fatta in coda. Sì, sì, normalmente viene fatta in coda, ma come dire l'impiantistica in Italia e molto diversificata, non esiste una classe di impianti, non è che il compostaggio fa così, e la digestione anaerobica fa cosà, tanti impianti di compostaggio hanno diversi flow shit, così come tutti i digestori a secco, ad umido, a semisecco, hanno dei flow, e quindi stiamo parlando di una varietà tecnologica molto ampia e ognuno fa da sé. Certo, il ragionamento che sta alla base di tutto è: se il materiale è compostabile chiaramente questi materiali transiteranno negli impianti nostri, perché solo gli impianti nostri che riescono a garantire la trasformazione di questi materiali.

  PRESIDENTE. Potenzialmente voi quanto materiale biodegradabile, parlo di stoviglie, insomma di grandi oggetti, questi che voi dite che comunque sono ancora pochi, ma c'è una percentuale massima tollerabile, oppure no? Mi viene un esempio: in genere questi grandi oggetti sono biodegradabili, anche questa se non sbaglio è biodegradabile, però ovviamente i tempi di degradazione sono diversi rispetto ad una buccia di banana. È ipotizzabile un impianto di compostaggio specifico per questo materiale, ovviamente mischiato anche con altro, e quindi variano i tempi di gestione dell'impianto a seconda delle percentuali di questo materiale, diciamo così, duro?

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Qui entriamo in una serie di scenari e dinamiche, e già è difficile dare una risposta. Allora i numeri adesso sono più o meno i seguenti, poi penso che Biorepack, Asso bioplastiche stanno seguendo la tematica più nel dettaglio di quanto la sto seguendo io, però io la vedo dal punto di vista dei nostri impianti. Diciamo che nel nostro settore transitano, più o meno, 60-70 mila tonnellate di materiale bioplastico compostabile, su 8 milioni stiamo parlando, boh, dell'1 per cento, quindi è ancora un numero basso. Io non so, dovrei chiedere al mondo della bioplastica qual è il target obiettivo raggiungibile in x anni di bioplastica immissibile sul mercato, questo non lo so. Però anche fosse il doppio, stiamo parlando di numeri ancora bassi? Quello che ha dimostrato l'Italia è che su tutto il Pag. 14flessibile è nata la raccolta differenziata sulla bioplastica flessibile, che ha consentito di fare anche delle buone raccolte differenziate. Quindi sul flessibile l'Italia è abituata a lavorare. L'altra cosa importante per noi è che sia collegata al food. Per noi il valore aggiunto di una bioplastica è quando si accompagna al food, e a quel punto il compostaggio, quindi la trasformazione biologica è casa sua tra virgolette, perché è nata con questo settore. Quindi queste sono alcune cosette. Poi, secondo me, davvero mi rendo conto che c'è tanta discussione, poi quando uno si mette nel frigorifero, cioè a freddo e ragiona dice: calma perché è dal 1993 che le bioplastiche sono sul mercato sono aumentate poco, poco, poco, poi c'è stato un po' una esplosione quando c'è stato il passaggio agli shopper, adesso quel mercato si è un po' stabilizzato, e adesso si sta ragionando su altri materiali che possono essere tipo il catering o altri materiali o flessibili o rigidi, non lo so. Per quanto ci riguarda noi abbiamo sempre garantito la trasformazione di questi materiali, li abbiamo monitorando, anche grazie a Biorepack, con i quali abbiamo fatto una collaborazione proprio questo inverno diciamo così, da novembre in poi, stiamo monitorando per vedere, appunto, come evolve dinamicamente tutto questo settore, come possiamo affrontarlo e che mano possiamo dare. Certo è che, ripeto, è molto importante, siccome questo settore si appoggia ai compostatori, è molto importante che i compostatori siano parte attiva di tutta questa trasformazione, anche in Europa stiamo lavorando su questa tematica. Perché anche in Europa guardano a noi per capire qual è l'approccio italiano e noi gli spieghiamo come lo abbiamo approcciato.

  PRESIDENTE. Bene. Mi pare che non ci sono altre richieste di intervento, quindi io ringrazio, e magari avremo occasione per approfondire nuovamente, se dovesse servire, grazie.

  MASSIMO CENTEMERO, Direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie Presidente.

Audizione del Presidente di Biorepack, Marco Versari e del Presidente di Assobioplastiche, Luca Bianconi, sul tema dei traffici illeciti delle buste di plastica.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei Deputati. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente di Assobioplastiche Luca Bianconi, accompagnato dalla dottoressa Elisabetta Bottazzoli, direttore dell'associazione, e dal Presidente di Biorepack Marco Versari, accompagnato dall'ingegnere Carmine Pagnozzi. Le audizioni rientrano nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei traffici illeciti delle buste di plastica. Al riguardo la Commissione è interessata ad acquisire dati ed elementi informativi sui profili inerenti la commercializzazione e l'utilizzo delle buste di plastica, anche con riferimento alle specifiche criticità. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Io ringrazio entrambi, prima abbiamo sentito i compostatori che sono quelli che poi ricevono il materiale bioplastico, e abbiamo visto come è ancora è alta la percentuale di buste non a Norma, diciamo così, all'interno, e che quindi tutto il materiale non conforme crea danno sia tecnico, ma anche economico a tutta la filiera del riciclo dell'umido. E ringrazio Assobioplastiche, con la quale abbiamo fatto un protocollo di intesa proprio per la legalità, insomma ha dato i suoi frutti, anche recentemente siamo riusciti con una azione condivisa con la Polizia locale campana e i Carabinieri forestali, abbiamo trovato diverse fabbriche che producevano materiale non conforme e quindi continuiamo su questa battaglia di legalità che sta dando da tempo, grazie a tutti gli attori in campo e soprattutto a voi, sta dando buoni frutti, perché questa percentuale sta mano, mano sempre scendendo, e speriamo che arrivi presto allo zero. Quindi ho visto che avete portato delle slide, ci fate una panoramica, e poi sentiremo anche Biorepack, e magari Pag. 15poi facciamo abbastanza flessibile, ci possiamo anche interfacciare, decidiamo come, anche con i miei colleghi eventuali domande, prego.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Grazie Presidente, grazie per il vostro invito ad essere auditi in questa Commissione. Sono il Presidente di Assobioplastiche, associazione che rappresenta la filiera di biopolimeri compostabili, nata nel 2011, ad oggi i soci di Assobioplastiche sono 58, ed annovera produttori sia italiani che esteri, trasformatori, commercianti, distributori di materiale biodegradabile compostabili, associazioni, Enti di ricerca ed anche gestori degli impianti di trattamento della frazione organica. Questi sono i numeri della nostra filiera, quindi – come vedete – sono 280 operatori in totale per 2.780 addetti dedicati, e un fatturato complessivo di 815 milioni di euro. L'andamento del mercato è in costante aumento, come vedete, dal 2012 da quando abbiamo ottenuto i dati grazie anche alla collaborazione con Plasticonsult che fa queste ricerche di mercato, quindi il rapporto che vediamo adesso è il rapporto 2021 presentato durante la nostra Assemblea, e riguarda i dati del 2020. Colgo l'occasione per invitare questa Commissione, Presidente, alla prossima Assemblea in cui pubblicheremo i dati del 2021, e quindi il 15 giugno qui a Roma effettueremo la presentazione dell'ottavo rapporto annuale Plasticonsult, per Assobioplastiche. Come dicevo, il mercato è in costante aumento, un 10%, solitamente un 10% ogni anno, come vedete c'è stato un aumento del 182% rispetto al 2012, lo spaccato in volumi, per darvi un ordine di grandezza, è di 110.000 tonnellate, queste 110.000 tonnellate sono formate per il 2020 dal 52% da Shopper, dal 17% da sacchi ultra leggeri, il 9% sacchi umido e una percentuale molto importante, come vedremo, è quello degli articoli monouso molto legati all'aspetto della SUP, più altri film, sia film a contatto alimentare e altri film agricoli. Come vedete, il best performer, se prendiamo come riferimento i dati dell'anno precedente, le stoviglie monouso hanno anticipato un po' quello che è stato il recepimento della SUP, quindi il cittadino aveva già scelto di utilizzare stoviglie monouso, e comunque sia piatti sia bicchieri. Siamo passati dalle 3 mila tonnellate del 2018, alle 14.000 tonnellate del 2020. Degna di nota è sicuramente anche la crescita dell'imballaggio del film alimentare compostabile, così anche per il film non alimentare per imballaggio di articoli vari e mentre il film, diciamo, per pacciamatura rimane pressoché invariato. Nella slide successiva vediamo come, e vediamo soprattutto gli effetti del protocollo di intesa che è stato siglato altre anche delle azioni che sono state effettuate sul mercato. Come vedete, nel 2013 avevamo 118.000 tonnellate di sacchetti per asporto merci. Dove 91 tonnellate, ovvero il 77,7 % erano fuori Norma, mentre solo 26 tonnellate erano a Norma. Siamo riusciti a ridurre in maniera costante la quantità di shopper e sacchi per asporto merci, fino allo scorso anno, al 2020, arrivando a 74.500 tonnellate, rimane sempre una percentuale significante, ovvero un sacchetto su quattro in base ai nostri dati risulta ancora non a norma di legge. I dati che ho presentato sono quelli di Plasticonsult, che sono naturalmente avvalorati, e confermati dai dati che sono stati presentati da ISPRA, e quindi sia l'immesso un consumo, e sia le quantità non a Norma risultano perfettamente allineate con i dati da parte di Plasticonsult. Nella prossima slide vediamo i principali casi di non conformità che sono stati verificati da Assobioplastiche, naturalmente per gli shopper esistono ancora shopper monouso non a norma che vengono prodotti ancora in plastica tradizionale, oppure con diciture elusive, un esempio lampante è quello di sacchi riutilizzabili che non utilizzano lo spessore indicato dalla normativa di legge, quindi sacchi che sono più sgrammati, o sacchi più leggeri rispetto a quelli riutilizzabili. La stessa cosa vale anche per i sacchetti detti ultralight per alimenti sfusi che vengono ancora fatti sia in plastica tradizionale, oppure presentano diciture elusive, oppure non contengono il contenuto bay o bay indicato dalla normativa che dal 1° gennaio del 2020 è passato al 60 per cento. Altre problematiche che riscontriamo sono relative all'identificazionePag. 16 del produttore, quindi per avere una tracciabilità industriale e per seguire tutta la filiera anche dell'illegalità, questo è un aspetto, ma anche la presenza di marchi contraffatti, quindi contraffazione dei loghi, oppure vengono apposte delle certificazioni non veritiere. Un altro aspetto, invece, riguarda sempre la normativa, riguarda la mancanza dell'obbligo di fare pagare il sacchetto, quindi il sacchetto noi sappiamo che deve essere tassativamente fatto pagare, e quindi spesso, soprattutto nei mercati rionali, vengono forniti in modo gratuito. Un altro caso molto importante e degno di nota è sicuramente anche quello dei sacchetti per la raccolta differenziata e quindi non parliamo più di sacchi per asporto merci, ma di sacchi per la raccolta differenziata dell'umido. Già nel 2015 noi abbiamo iniziato ad effettuare delle segnalazioni in base a dei controlli che sono stati effettuati su dei bandi di gara che poi sono risultati illegittimi. Questo perché? Era previsto l'utilizzo di sacchi in polietilene per la raccolta dell'organico e quindi in alcuni casi siamo riusciti anche, diciamo, a fare effettuare l'annullamento del bando di gara. Quello che vedete sotto è il rapporto di prova che noi effettuiamo con ARPA Umbria, che chi effettua le analisi sulla compostabilità e poi approfondiremo anche questo aspetto. Per darvi maggiore chiarezza, ho elencato anche tutti gli organi accertatori con cui abbiamo collaborato e le attività con cui sono state svolte. In primis: la Guardia di Finanza che, congiuntamente anche con l'Agenzia delle dogane, sono stati effettuati dal 2016 al 2020 importanti azioni nel fermare l'import da parte di produttori esteri, quindi sono stati bloccati diversi container nei porti di Trieste e Palermo con materiali che venivano sia dalla Arabia Saudita, che dalla Turchia. Altri organi sono la Polizia locale, sia le Polizie locali e provinciali, degne di nota sono quella di Napoli, di Roma, di Milano, Torino, Brescia e Siracusa con cui abbiamo effettuato agli interventi, non ultimo quello indicato dal Presidente della Commissione di pochi giorni fa, di cui faccio ancora i complimenti sia per la presenza, ma anche per la visibilità che è stato dato a questo evento. Altro aspetto molto importante è inizialmente il NOE, che poi si è trasformato in CUFA, quindi per le operazioni di Cagliari, Oristano, Salerno e Trento. Quello che fa Assobioplastiche verso questi partner, quindi questi organi accertatori è mettere a disposizione in comodato d'uso dei micrometri, quindi tre anni fa abbiamo acquistato venti micrometri con l'associazione, li abbiamo messi a disposizione delle Polizie Locali, i comandi dei Carabinieri e a chi ne faccia comunque sia richiesta. Abbiamo anche predisposto dei plafond di analisi presso il laboratorio dell'ARPA Umbria, identificando almeno cento analisi l'anno per effettuare la verifica della biodegradabilità e la presenza di plastiche nei prodotti compostabili. E poi abbiamo un accordo con Innova Campania per 40 test anno per verificare il contenuto bay o bay, quindi il contenuto di carbonio per vedere la percentuale da fonte rinnovabile. Naturalmente mettiamo sempre a disposizione tutto il nostro supporto tecnico, sia da remoto, che in campo e anche una assistenza legale continua. Naturalmente una cosa molto importante è che mettiamo anche a disposizione formazione specifica e divulgazione specifica di tutte le attività che vengono fatte da parte della associazione. Per darvi alcuni valori economici ho ripreso i valori che ci sono stati forniti dal CUFA per tutti i controlli effettuati tra il 2018 e il 2020, come vede sono state irrogate sanzioni per un ammontare di quasi 4 milioni, possiamo vedere che sono stati effettuati oltre 2 mila controlli e in questo caso sono stati riscontrati almeno 440 analisi che non erano a norma, e quindi sequestrate oltre 280 tonnellate e quindi questo ha portato ai risultati che abbiamo visto prima. Utilizzando, anche, il rapporto di Lega Ambiente nel 2016 che ha stimato il danno della filiera pari a 160 milioni, in considerazione della riduzione da 45.000 tonnellate a 18.500 tonnellate, abbiamo valutato un danno per la nostra filiera di circa 85 milioni, con un danno per l'erario di 18 milioni calcolando l'IVA, e un valore di circa 30 milioni per la gestione e lo smaltimento dei prodotti risultati non conformi che hanno creato problematiche, come diceva prima, anche negli Pag. 17impianti di compostaggio. Io passerei la parola alla dottoressa Bottazzoli per gli accordi che sono stati siglati.

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. Buonasera, l'approccio di Assobioplastiche, come avete visto, è concentrato sulla fase di controllo, affiancamento, appunto, agli Organi accertatori e quindi potremmo dire a valle dell'immesso al consumo del manufatto. È molto importante anche creare una nuova cultura e consapevolezza a monte, cioè presso le catene di distribuzione, così nel settembre del 2021 è stato firmato un accordo con Federdistribuzione, che ha un valore particolare, perché racchiude gran parte di quella che è la grande distribuzione moderna, e quindi tutta quella che è la GDO, e con loro abbiamo impostato una serie di attività di formazione, corretta informazione alla grande distribuzione proprio su che cosa sono le bioplastiche biodegradabili compostabili, per creare appunto una maggiore consapevolezza e una nuova cultura rispetto a questi materiali. Un altro accordo molto importante, di cui vi daranno anche i dettagli i colleghi, è l'accordo di collaborazione con Biorepack, con il consorzio, appunto, che si occupa anche del fine vita di questo manufatto, proprio perché l'approccio dell'intero ciclo di vita è fondamentale. In modo particolare, è stato firmato un accordo di collaborazione operativa e abbiamo già improntato una piattaforma online, che sarà ospitata sul sito di Assobioplastiche, che è in fase di aggiornamento proprio in questi giorni, per facilitare l'azione di segnalazione da parte dei cittadini di situazioni che possono indurre, appunto, dei dubbi rispetto alla norma o non a norma di un manufatto. E quindi c'è una informatizzazione di tutto quello quel processo che abbiamo visto in precedenza che mira, da un lato, ad allargare e facilitare il contatto anche con i cittadini e un maggiore presidio sul territorio e dall'altra anche ad avere dei report più puntuali rispetto ai risultati che adesso, invece, dipendono molto anche dalla volontà di condividere le informazioni. Informatizzando abbiamo una tracciabilità, ovviamente, molto maggiore. Lanceremo il progetto ufficialmente proprio in occasione dell'Assemblea di giugno, il 15 giugno qui a Roma. Quindi l'attività, le iniziative di Assobioplastiche, come vedete, puntano molto sulla collaborazione, condivisione di know how, informazione, perché solo attraverso un'azione congiunta tra tutti gli attori lungo l'intera filiera è possibile ottenere dei risultati che non sono momentanei, ma sono duraturi e possono portare davvero ad una riduzione effettiva delle percentuali che abbiamo visto adesso. A proposito di possibili interventi di aggiornamento normativo: ovviamente noi abbiamo dei suggerimenti che non mirano a stravolgere l'impianto attuale, ma che mirano, ovviamente, a migliorare per avere più efficacia nei risultati. Da un lato il fatto che si potrebbe prevedere che i proventi delle sanzioni che abbiamo visto prima possano essere, rimanere presso l'accertatore locale, questo perché potrebbe andare ad autofinanziare le attività sul territorio, questo ovviamente stiamo parlando a livello comunale, che sono il presidio fondamentale nei mercati rionali, e comunali, e in tutte quelle attività che vengono fatte, appunto, con il diretto anche contatto con la comunità. Un altro fenomeno che, invece, è molto recente, e che sul quale vi invitiamo a riflettere, è una specie di buco nelle definizioni, abbiamo definito borderline, perché è una situazione che sfrutta la mancanza di definizione di cosa è riutilizzabile nell'ambito della normativa di recepimento del SUP, quindi si è venuta a creare una situazione, questa è confermata appunto anche nella collaborazione che abbiamo con Federdistribuzione, con il fatto che molti manufatti che precedentemente erano perfettamente monouso, e quindi diventati fuorilegge, sfruttando questa lacuna nella definizione di cosa è riusabile, riutilizzabile, sono diventati riutilizzabili, con l'effetto di mettere in difficoltà anche, per esempio, la GDO, che magari si trova in difficoltà a mettere sullo scaffale il manufatto biodegradabile compostabile in quanto SUP, e si ritrova ad avere i medesimi piatti di prima, che però sono diventati riutilizzabili. Perché in realtà riescono ad essere lavati in lavastoviglie. Quindi c'è un buco nella definizionePag. 18 che consente di andare a violare quello che è il principio guida della SUP, cioè combattere non tanto il manufatto, ma quanto il littering, quindi l'abbandono di questi materiali a mare o a terra e le microplastiche, e quindi viene meno proprio in questo modo l'obiettivo finale della SUP, e quindi della legge di recepimento. Utilizzando, tra l'altro, maggiore materiale fossile, rendendo più pesanti e più costosi gli stessi materiali. Quindi questo è un elemento sul quale vi invitiamo a riflettere, perché comunque è anche una informazione sbagliata destinata ai cittadini, crediamo molta confusione nell'atteggiamento e nella consuetudine dei cittadini. E un altro suggerimento è quello di prevedere nel contrasto dell'illegalità, e quindi facciamo riferimento sia a shopper, che appunto alla SUP, al nuovo Decreto di recepimento della direttiva, di andare ad adottare un impianto sanzionatorio che sia proporzionato e modulabile, proprio perché comunque poi l'organo accertatore si trovi nelle condizioni effettivamente di applicarlo, perché se una sanzione è minima, è eccessiva per il piccolo esercente, il rapporto comunque locale con l'organo accertatore potrebbe anche indurre ad evitare di irrogare la sanzione, mentre per un grande distributore, un grande produttore alla sanzione massima troppo bassa potrebbe essere più conveniente addirittura da pagare, perché comunque il profitto che ha, mantenendo comunque il proprio manufatto illecito, è talmente alto che la sanzione è irrisoria. E quindi da modulare bene rispetto al destinatario di questo impianto sanzionatorio. Quindi caratteristiche modulabili, adeguate e proporzionate garantiscono proprio la tutela della filiera, ma soprattutto anche dei cittadini. Grazie, siamo a disposizione ovviamente per qualsiasi domanda.

  PRESIDENTE. Non ho più monitorato la situazione negli scaffali, quindi mi state dicendo che scrivendo «Riutilizzabili, lavabili in lavastoviglie» di fatto eludono la norma?

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Questo era un piatto precedente rispetto alla SUP, quindi può vedere anche la grammatura. Questi sono, diciamo, gli ultimi. Si tratta di un piatto cupo, c'è scritto «Riutilizzabile».

  PRESIDENTE. Ah, c'è semplicemente scritto «Riutilizzabile».

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. È scritto sulla confezione.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. C'è scritto uso lavastoviglie, riutilizzabili. Però non esistono norme tecniche adeguate, cioè può andare bene lavarlo una volta, due, cioè non ci sono normative armonizzate.

  PRESIDENTE. Quindi non c'è uno standard.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Non c'è uno standard.

  PRESIDENTE. Rispetto a un piatto di plastica tradizionale lavabile in lavastoviglie tecnicamente non c'è alcuna differenza.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Identici. Cioè è aumentato solamente leggermente lo spessore e quindi la quantità di materiale.

  PRESIDENTE. Ma c'è la norma che dice superato un certo spessore?

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Non ci sono definizioni.

  PRESIDENTE. Quindi uno potrebbe farlo anche fine, leggero, che si rompe tenendolo in mano?

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. Però resiste in lavastoviglie.

  PRESIDENTE. E magari ci potrebbe essere anche un tipo di plastica che in realtà non è proprio idonea per il calore della lavastoviglie?

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  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Quello della lavastoviglie, comunque sia, rimane tra i 60 e gli 80 gradi, quindi non riguarda le materie plastiche che vengono utilizzate per queste produzioni.

  PRESIDENTE. Sono molto sensibile a queste cose, quindi osservo anche molto e vedo che la maggior parte delle persone non sa la differenza tra un bicchiere compostabile, riutilizzabile e effettivamente anche io faccio fatica perché un bicchiere dovresti vedere il marchio, cioè tutte cose che nessuno valuta, questa cosa della lavastoviglie io l'ho fatta, ma non so quanti la abbiano mai fatta, forse non conosco nessuno che poi effettivamente la fa. Quindi, c'è ancora molto da fare, ma tecnicamente un bicchiere biodegradabile e uno non biodegradabile è identico nella maggior parte dei casi.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. È identico, diciamo, è identico nella forma, visivamente sì. Ci sono dei marchi identificativi che spiegano se può essere smaltito nell'organico, cioè se è compostabile, oppure non è compostabile, l'identificazione anche del materiale con cui è composto, per esempio i materiali compostabili nel rientrano nel set, che altri materiali non è identificato diciamo per i materiali compostabili e quindi è altri materiali e poi vediamo che il materiale è compostabile. La normativa sulla etichettatura ambientale, comunque sia, riporta: «Sono fatto in plastica», quello può creare qualche problematica di identità del prodotto, perché se scriviamo «Sono fatto in plastica», e poi diciamo che è compostabile può ingenerare qualche problema non per gli addetti ai lavori, però per il cittadino è sicuramente complesso da affrontare, Presidente.

  PRESIDENTE. Quindi, non avete mai pensato voi a una striscia viola, a un marchio inequivocabile e identificabile?

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. In realtà, la questione della tracciabilità è ovviamente all'ordine del giorno, è un tema che deve essere affrontato, come dicevamo prima, lungo l'intera filiera. Biorepack ha un anno di vita, ha tante attività da fare e sicuramente anche quella della tracciabilità dei manufatti è una attività che a livello di associazione, a livello di consorzio deve essere portata avanti. In realtà, è una questione che riguarda tanti materiali, non soltanto la plastica per distinguerla dalla tradizionale rispetto alla biodegradabile- compostabile, nel senso che la questione è renderla visibile al cittadino, ma soprattutto magari anche in impianto, proprio perché evitiamo che in impianto venga scartata, perché l'impianto non è in grado di riconoscerla rispetto alla plastica tradizionale.

  PRESIDENTE. Non solo l'impianto, a me avendo il porta a porta già dal 2008, se non sbaglio, nel 2010, all'inizio, poi non mi è più capitato, grazie a Dio, un operatore ecologico comunque mi ha citofonato dicendo: «Guarda che qui hai messo i bicchieri di plastica», e ho detto: «No, guardi sono biodegradabili». Secondo me è importante un segno distintivo netto che sia a favore dei non addetti ai lavori, diciamo così, faciliterebbe secondo me. Non so se ci sono domande da parte dei miei colleghi. Per quanto riguarda, invece, il vostro rapporto con tutta la filiera, fino ad arrivare ai compostatori, appunto, come è il rapporto e che si sta facendo per migliorare questa filiera? Soprattutto per gli scarti diciamo non conformi?

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. Beh, il CIC è socio dell'associazione e fa parte del comitato tecnico-scientifico dell'associazione, quindi c'è sempre una collaborazione diretta per quanto riguarda, appunto, per esempio uno dei temi è stato proprio quello della tracciabilità e della garanzia del riciclo organico di questi manufatti. Poi, ovviamente, c'è anche il lato, come spiegheranno meglio i colleghi di Biorepack, del fatto che il CIC ha uno stretto collegamento anche con il consorzio che si occupa del fine vita, perché ovviamente tutte le analisi, tutto il monitoraggio viene fatto in impianto, e dal quale poi Biorepack va a riconoscere corrispettiviPag. 20 comuni. Quindi il CIC è assolutamente coinvolto in tutti i ragionamenti, appunto, sia a livello industriale, quando si parla di associazione, e poi come spiegheranno meglio i colleghi anche a livello proprio di gestione del fine vita, tra cui appunto anche il tema della tracciabilità, assolutamente sì.

  PRESIDENTE. Prima avete detto 85 milioni i danni alla filiera attuale, ma i 18 milioni dell'erario e i 30 milioni dei danni da smaltimento, è comprensivo degli 85 o in aggiunta?

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. 85 più 18, più 30, sì.

  ELISABETTA BOTTAZZOLI, Direttore di Assobioplastiche. Sì, perché il canale è mercato nero, è il nero, quindi ovviamente è tutta elusione fiscale.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Abbiamo lasciato anche il rapporto del 2020, la filiera dei polimeri compostabili del 2020 e quindi questa è la vecchia versione, l'abbiamo lasciata anche come PDF.

  PRESIDENTE. Perfetto. Adesso passiamo la parola a Biorepack, prego dottor Versari.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Buon pomeriggio a tutti, grazie Presidente per l'invito, ovviamente saluto tutti i partecipanti che ringrazio, saluto tutti i presenti in presenza e quelli collegati, permettetemi di dire due parole su Biorepack. Intanto è un piacere presentarci, perché Biorepack oltre ad essere il settimo consorzio del sistema CONAI, è il primo sistema europeo di responsabilità estesa del produttore dedicato alla bioplastica compostabile.

  PRESIDENTE. Mi permetto di interrompere perché ci incontrammo anni fa e la mia prima domanda fu: ma perché chi ha i prodotti biodegradabili non ha un consorzio a sé, ma sta insieme a quello delle plastiche, che comunque sono materiali differenti e vanno gestiti differentemente?

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Questa è una domanda giustissima, le plastiche biodegradabili e compostabili furono assegnate al sistema COREPLA da CONAI, quindi le plastiche biodegradabili, gli imballaggi in plastica biodegradabili e compostabili hanno sempre pagato il contributo ambientale, ma fino alla nascita, e quindi al riconoscimento da parte dello Statuto da parte dell'autonomo rispetto a quello degli altri materiali plastici da parte del Ministero allora dell'ambiente, oggi della transizione ecologica e di concerto con il MISE era il sistema della plastica, pur andando naturalmente a terminare il loro percorso di vita nel sistema di trattamento della frazione organica. Quindi, a un certo punto, è stato un passaggio naturale quello di richiedere il riconoscimento di uno Statuto autonomo come filiera, che ci ha permesso anche di parlare di legalità e di riconoscibilità, oltre al fatto di pagare per la raccolta, il trasporto, e il trattamento in compostaggio degli imballaggi in bioplastica compostabile. Quindi in questo modo le risorse del contributo ambientale pagato dai produttori di imballaggi va, io dico finalmente, ma naturalmente in un sistema che si occupa in maniera specifica di questo. L'Italia ha il sistema più efficiente di raccolta dell'umido, questa è una cosa che dobbiamo sempre ricordare. Le plastiche biodegradabili e compostabili nascono come sistema ancillare della raccolta dell'umido, cioè della valorizzazione dell'umido attraverso la produzione di biogas, e di compost. E per fare questo, lo avrà detto il direttore Centemero del CIC, è fondamentale che gli impianti trattino solo cose compostabili, altrimenti il rischio è di perdere una grande quanta di materiale per togliere ciò che compostabile non è. Quindi l'industria italiana delle plastiche compostabili si è sviluppata partendo dai banalissimi, tra virgolette, sacchetti per la raccolta dell'umido che l'Italia ha reso la raccolta dell'umido obbligatoria dal 2022 quando in Europa sarà obbligatoria dal 2024, tant'è che l'Italia oggi raccoglie la metà dell'umido, frazione organica, che viene raccolto in tutta Pag. 21Europa, ed è motivo per cui l'Italia ha sviluppato anche delle industrie che sono ancillari alla raccolta dell'umido, tra cui quella delle bioplastiche. E quindi partendo dal sacchetto, passando alle buste della spesa, ai sacchetti ortofrutta e a tutto quello che si sta sviluppando oggi nel settore degli imballaggi alimentari sto pensando non solo agli imballaggi, ma anche a quello che imballaggio non è, piatti, posate, bicchieri della ristorazione, le cialde del caffé, che sono nati non perché le bioplastiche sono biodegradabili e si buttano nell'ambiente perché sono biodegradabili, ma perché offrono una soluzione di imballaggio che è coerente con quello che è il contenuto. Ecco, questo è stato il valore del modello italiano, il quale nel momento in cui diventerà un sistema moltiplicabile in Europa potrebbe trascinare anche tutta l'industria che si è sviluppata assieme ai sistemi di raccolta e di trattamento della frazione organica. Ma non mi voglio dilungare, perché poi magari avremo modo, se di interesse, di approfondire. Però la cosa importante è che l'Italia ha il primo consorzio di fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, perché ci dobbiamo fare carico anche del fine vita. Qualche numero: questi sono i numeri dell'immesso, quindi questi sono i numeri di quante tonnellate di imballaggi hanno pagato il contributo ambientale, e quindi sono dati che ci vengono forniti attraverso il CONAI, sono 74.000 tonnellate, e quindi stiamo parlando degli imballaggi, non delle bioplastiche che sono entrate. Faccio un esempio: i sacchetti per la raccolta dell'umido non sono imballaggio, quindi non li trovate in queste tonnellate. Gli imballaggi sono i flessibili, le borse asporto merci, i sacchetti ortofrutta e così via.

  PRESIDENTE. Questo non lo sapevo, cioè quello con cui si imballa il rifiuto umido non è considerato imballaggio.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Non è un imballaggio e non paga il contributo ambientale. Poi ci sono le stoviglie, la parte rigida. Voi vedete anche in questo caso 3.200 tonnellate, se ricordate quello che ha presentato il Presidente di Assobioplastiche prima è un numero superiore alle 3.200 tonnellate, il motivo è dato dal fatto che non tutte le stoviglie sono imballaggi. Il piatto che viene usato nel sistema della ristorazione è un imballaggio, il piatto che viene venduto nel supermercato non è un imballaggio e quindi non sono numeri che non si prendono tra di loro, semplicemente noi in questi numeri diamo solo quelli che sono gli imballaggi che hanno pagato il contributo ambientale e quindi non quelli che, ovviamente, pure essendo manufatti in plastica biodegradabili e compostabili non sono considerati imballaggi e quindi non pagano il contributo ambientale e quindi non sono rappresentati nel tonnellaggio. Comunque vedete che la stragrande percentuale di materiali che oggi sono, quelli di cui noi ci facciamo carico, sono le buste asporto merci e i sacchetti frutta e verdura, ovvero sia i rotolini dei supermercati, che poi sono gli strumenti principi utilizzati per la raccolta dell'umido attualmente in Italia. Per entrare in media res, una delle cose che abbiamo fortemente voluto inserire nel nostro Statuto è il contrasto della illegalità, ovviamente non ve lo sto a leggere, però ci tengo, dato che la nostra esperienza parte dalla storia dell'industria, è quello che avevamo visto precedentemente e che è stato dichiarato dal Presidente di Assobioplastiche, era naturale che Biorepack avesse nel proprio DNA la continuazione e il rafforzamento di questa azione del contrasto della illegalità. Ecco, ci tengo a dirvi che proprio oggi, se non sbaglio, o in queste ore è stata firmata la nostra prima segnalazione ufficiale agli Organi di Accertamento, dove ecco in questo caso vedete questa busta della spesa immessa sul mercato, riporta biodegradabile, 100% biodegradabile compostabile, il marchio dell'organismo accertatore, il simbolo, il numerino dentro al logo che dovrebbe indicare il produttore, ecco, nulla di quello che è stampato in questa busta è corrispondente alla verità. Si tratta di un sacchetto in polietilene come è stato verificato dal laboratorio dell'ARPA dell'Umbria con cui, come è stato detto dal Presidente di Assobioplastiche, è in corso una relazione da anni.

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  PRESIDENTE. Si sente già dal rumore.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Questo, al di là di tutti i numeri collegati alla produzione, alla vendita, l'IVA, ai contributi ambientali e così via, ci tengo a dirlo, perché è una cosa per cui io sono estremamente sensibile, un cittadino che ovviamente non può essere un esperto di materiali plastici utilizza questo sacchetto per fare la raccolta dell'umido e lo manda a un impianto di compostaggio, il quale si ritroverà a fine ciclo un sacchetto in plastica completamente integro, però con la scritta compostabile, il che potrebbe fare emergere il dubbio sulla compostabilità dei materiali compostabili. Come vi dicevo, questo materiale è in polietilene tradizionale e non potrebbe mai, in nessun modo, compostare e biodegradare in tempi collegati con la durata di una vita umana, ecco. Quindi stiamo parlando di una cosa che per noi diventerà sempre più rilevante, perché essendo noi il consorzio di fine vita, questa cosa la vediamo non solo dal punto di vista industriale, del danno di filiera industriale, ma questo crea dei problemi al raggiungimento dei nostri obiettivi di riciclo, oltre che a generare un problema con i nostri interlocutori, già l'ho detto, siamo un sistema ancillare alla raccolta dell'umido, questo non ha niente di ancillare rispetto alla raccolta dell'umido. E quindi, come dire, noi stessi faremo tutto il possibile per sostenere e supportare le attività di questa Commissione per moltiplicare le azioni che non solo generano un danno al sistema industriale, ma generano anche un danno al sistema di riciclo e quindi ai sistemi EPR. Dico cose che forse sono già state dette da altri, da quest'anno noi, anzi dall'anno scorso abbiamo attivato con il consorzio italiano compostatori un sistema di monitoraggio negli impianti di trattamento della frazione organica, questa cosa la dobbiamo fare perché ci serve per potere, poi, elaborare i nostri documenti annuali per dimostrare il raggiungimento di obiettivi di riciclo, quello che abbiamo visto è che c'è tuttora una grande presenza di plastica nel sistema della raccolta dell'umido e, ahi me, ancora non sono, vedete l'asterisco, questi sono dati che verranno presentati ufficialmente tra qualche settimana al nostro sistema consortile, perché rappresentano i nostri dati annuali di riciclo, e quello che abbiamo visto è che ahi me ancora c'è più plastica che bioplastica nel sistema del trattamenti della frazione organica, e quindi tutto questo genera tutta una serie di problemi che credo siano già stati ampiamente approfonditi dal direttore del consorzio italiano compostatori. Di cui, però questo ci tengo a dire, fa anche delle bioplastiche una vittima, perché nel momento in cui viene tolta la plastica il rischio è che venga anche tolta la bioplastica, oltre alla frazione organica, tutto questo genera dei problemi negli obiettivi di riciclo, perché delle plastiche che potrebbero essere trasformate in compost rischiano di essere trasformati in scarti, ma non certamente per nostra colpa. Ecco, quindi dovremo lavorare sempre di più e sempre meglio, anche magari insieme ad altri consorzi, e facendo comunicazione, per fare sì che la plastica vada dove deve andare e dove può essere perfettamente riciclata, come avviene quando viene raccolta in maniera corretta. Mi sto avviando verso la parte finale, comunque stiamo facendo già delle attività, inizieremo a fare delle attività di formazione, cercando di moltiplicare in maniera più strutturata quello che già sta facendo da tempo Assobioplastiche. Invece vado concludendo a quelle che sono delle esigenze normative: si parlava di etichettatura, ricordo a questa Commissione che esiste un regolamento europeo, che è il 2151, che prevede che i bicchieri e altri manufatti riportino quando contengono o sono fatti in plastica, la dicitura «Plastica nel prodotto». Peccato che il regolamento europeo non preveda che ci possa essere un bicchiere fatto in bioplastica, e quindi un bicchiere in bioplastica, come questi, riporta l'indicazione «Fatto in plastica». Biorepack, che è il consorzio che è preposto a comunicare e aiutare il cittadino a fare una buona raccolta e a posizionare un manufatto compostabile nell'umido, si trova nella situazione per cui un produttore di questo manufatto in bioplastica è obbligato a scrivere questa cosa nel pittogramma e quindi con il supporto e Pag. 23l'aiuto di CONAI stiamo cercando di far sì che sotto il pittogramma obbligatorio previsto dal regolamento europeo, almeno si possa scrivere «Compostabile», e poi dovremmo trovare il modo di spiegare ai cittadini che devono guardare molto bene oltre al pittogramma. Però capite che tutto questo non aiuta. Quindi anche per dire che l'attività di comunicazione che fa un consorzio primo in Europa a volte si scontra con delle normative che non vedono quello che sta succedendo, quello che si sta evolvendo in alcuni paesi che magari hanno la colpa di correre un po' più veloce rispetto a quella che è la velocità a cui sta correndo l'Unione Europea. Però ci tenevo a segnalare questo, perché comunque è una cosa da cui noi non possiamo prescindere, cioè noi non possiamo evitare che i produttori di bicchieri non mettano quel tipo di pittogramma. Un'altra cosa, così chiudo con la considerazione che ha fatto il Presidente, è: noi ci troviamo a trattare quando parliamo anche con l'ANCI e con i cittadini, sul fatto che ci sono dei manufatti che naturalmente entrano nel percorso dell'umido, che però non pagano il contributo ambientale. Quindi io credo, e lo abbiamo anticipato anche a CONAI che è il nostro naturale interlocutore, ovviamente, che il CAC dovrebbe essere esteso anche a manufatti che oggi non sono considerati imballaggi, ma che vanno naturalmente nel sistema del trattamento della frazione organica, di cui io credo noi saremo contenti di occuparcene, e faccio l'esempio: le posate non sono considerate un imballaggio, ma se c'è una ecofesta, in una ecofesta non è che si adoperi solo un piatto compostabile, si adopera anche una stoviglia compostabile e quindi perché un manufatto è sposto al contributo ambientale e l'altro no. Le capsule del caffé non sono considerate un imballaggio, e quindi avrete avuto modo di vedere anche le pubblicità, che a noi fanno molto piacere, in cui si incomincia a pubblicizzare l'imballaggio, prima ancora della bontà del prodotto, e quindi questo significa una grande presa di responsabilità da parte dell'industria alimentare, che su questo è molto attenta. Però sarebbe opportuno che poi questo fine vita trovasse poi dall'altra parte la possibilità da parte del consorzio di potere remunerare i Comuni che raccolgono e gli impianti che trattano. E lo stesso vale per i piatti e i bicchieri che sono venduti dalla GDO. Ricordo che i piatti se vengono utilizzati dal sistema ORECA sono imballaggi. Se vengono, invece, utilizzati dal cittadino non sono imballaggi. Quando però noi andiamo a fare le merceologiche negli impianti di compostaggio non c'è scritto ORECA o Cittadino, quindi noi siamo addivenuti a un accordo con l'ANCI per cui fino a una certa quantità possiamo pagare, ma ci assumiamo un extra costo, che non può mettere poi nel medio periodo in difficoltà il bilancio di un consorzio, che tanto riceve sotto forma di contributo ambientale e tanto paga ai Comuni per la raccolta e il trattamento, però in questa fase di partenza così importante per la filiera industriale, ci sembrava in qualche modo scorretto andare a fare sì, no. Questo è ORECA, te lo pago, e la percentuale dell'ORECA è il 20 per cento ti do il 20 per cento, perché queste cose non funzionano. Però, ecco, nel medio periodo io credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che la responsabilità estesa del manufatto non può limitarsi a certe categorie che individuiamo con imballaggi e altri che, invece, perché non sono imballaggi non hanno un fine vita o non si preoccupano del fine vita. Ecco, questo è mio ultimo messaggio che è collegato a quelle che sono delle esigenze normative di breve e di medio termine. Vi ringrazio per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. In effetti mi sto rendendo conto, a parte che anche questo insomma lo dico da anni, già questa cosa che il contributo, i consorzi sono solo sugli imballaggi, quando per me dovremmo arrivare a distinguere i materiali, non se è imballaggio o meno, e infatti di cinque milioni di plastiche immesse nel mercato, almeno la metà sono imballaggi, però il resto insomma è sempre plastica che poi va in qualche modo gestita. Però mi rendo conto che allora sono in pochi che pagano il contributo ambientale, perché in pratica la grande distribuzione penso che sia, le stoviglie della grande distribuzione sia l'uso Pag. 24più... In pratica lo paga soltanto il consumo fuori casa, il consorzio ORECA, solo loro in pratica, il resto non lo paga nessuno. Magari una conferma.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Chi paga non sono i cittadini, i cittadini che vanno al supermercato e comprano il piatto nel supermercato non pagano il contributo ambientale, questa è la Normativa. Io ho solo segnalato un problema del consorzio, ecco, che in qualche modo si vuole fare carico, perché non è che noi non vogliamo farci carico, il problema è se un domani ci fosse una preponderanza di uso familiare il rischio è che questo peso di pagare ai Comuni rischi poi, addirittura, di fare modificare il contributo ambientale. Oppure dovere entrare nel merito se un piatto è ORECA, o proveniente dal circuito urbano dei cittadini.

  PRESIDENTE. Invece quando qualcuno ordina un cibo a casa, se è imballato con materiale biodegradabile viene pagato il contributo?

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Se gli arriva da un sistema esterno, questo sistema lo utilizza come imballaggio e paga.

  PRESIDENTE. Quindi la ristorazione, diciamo così, lo paga.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Esatto.

  PRESIDENTE. Un'altra cosa che mi ha sorpreso prima, sul fatto dei rotoloni che in genere si vedono nei supermercati e che servono per il rifiuto indifferenziato, che in realtà sono di plastica e spesso e volentieri vengono utilizzati, su questo si poteva fare di più, nel senso che si può arrivare a dire perché non produciamoli e facciamoli biodegradabili anche per il rifiuto indifferenziato e così evitiamo questo problema, o non funziona così? Nel senso: non è così semplice.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Guardi, la normativa italiana, secondo me, è partita in maniera intelligente, non ha detto c'è un materiale buono, c'è un materiale cattivo. Si è occupata di come può essere raccolta la frazione organica, e dice: «La raccolta dell'umido si fa solo o senza sacchetti o con sacchetti compostabili». Basterebbe, secondo me, un po' più di attenzione sul permettere, i grandi sacchi sono principalmente dei ristoranti, cioè dei grandi produttori di organico, basterebbe non raccogliere, oppure al contrario, meglio, fare informazione o al limite, come è successo quando sono partite le raccolte fornire una qualche piccola quantità di fodere in maniera tale da evitare che i sacchi neri vengano usati in maniera indiscriminata. Andare a dire non si fanno più, non sono il soggetto titolato per dare una risposta di questo genere, ecco. La Normativa italiana mi sembrava, mi sembra tuttora sufficientemente mirata per far sì che la raccolta dell'umido si possa fare con tutti gli strumenti corretti. Poi, ovviamente, chi raccoglie può fare le azioni che ritiene necessarie per raccogliere o non raccogliere quello che viene conferito in maniera non conforme.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda, per esempio, la raccolta delle feci dei cani, quello a quanto pare è materiale che non è biodegradabile, eppure gli escrementi dei cani possono benissimo andare anche nel compostaggio domestico, e quindi a volte si fa confusione perché, ripeto, il nodo principale è che io noto molta confusi nei cittadini e nei non addetti ai lavori, e quindi ripeto la domanda che ho fatto anche a loro: ma avete pensato, si può pensare ma anche a livello, solo da parte vostra, senza che ci sia una Norma, a un simbolo identificativo, un pallino viola, una striscia, non dico tutto colorato, perché la trasparenza è bella, però senza dovere andare a ciecarci, insomma a sforzare di vedere quelle scritte in basso che non si leggono e non le vedo nessuno? Proprio un marchio identificativo che si vede a distanza, penso che aiuterebbe forse.

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  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. La domanda è pertinente, e il consorzio che, ricordo, ha 1 anno e mezzo di vita e che in questo tempo, ma di tutto, si è occupato di generare un allegato tecnico con l'ANCI che definisca i perimetri con cui i Comuni possono essere pagati per la raccolta e il trasporto e il trattamento e poi oggi stiamo portando avanti alcune centinaia di convenzioni, adesso non vi ho annoiato sul lavoro di quanta percentuale di organico intercettiamo per potere andare a misurare quante bioplastiche vengono poi, a sua volta, trattate con l'umido, ma effettivamente questa sarà una delle grandi attività che dovremo mettere in campo nel momento in cui il sistema degli accordi con i Comuni verrà messo, come dire, nella quotidianità. Faccio presente che le aziende non possono, e non vogliono essere obbligate, per esempio, a fare un piatto solo verde, o solo marrone, e la prima cosa che mi dice il produttore è: «Facciamo la festa e i piatti devono essere rosa se c'è una femmina, devono essere blu se c'è un maschio».

  PRESIDENTE. Infatti, una stellina di lato.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Stiamo lavorando proprio su questo, perché vorremmo avere un simbolo identificativo quale esso sia, ma ci stiamo lavorando e dire che ci stiamo lavorando non vuol dire passare alle calende greche, nel senso che questa è una cosa che deve essere fatta, perché nell'oggetto statutario, e quindi non rappresenterei il mio ruolo di Presidente se non dessi, come dire, una spinta forte ad avere un simbolo che possa essere unificatore e riconosciuto da tutti, perché ricordiamoci che ci sono Enti che certificano, che vogliono mettere il loro marchio, normative europee che mi obbligano a mettere delle tartarughe e che, a loro volta, dovranno essere messe e a cui dovrò aggiungere un ulteriore simbolo su cui dovrò spendere una quanta rilevante di risorse, cosa che il contributo ambientale mette a disposizione proprio per fare sì che un domani ci sia un qualche cosa e magari non in un tempo biblico la prossima volta potrebbe essere la volta in cui iniziamo a presentarlo anche in questa sede, però è corretto, e Biorepack è nato anche per questo.

  PRESIDENTE. Poi l'importanza credo che sia estesa a tutti, piatti, bicchieri, stoviglie, insomma a tutti i prodotti biodegradabili in modo tale che definitivamente ci sia...

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Imballaggi.

  PRESIDENTE. Imballaggi, bene.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Ricordiamoci, Biorepack è un consorzio che si occupa di imballaggi.

  PRESIDENTE. Però i produttori potrebbero decidere di farlo come prodotto biodegradabile.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Perché no, perché no, la collaborazione tra sistemi industriali e sistemi di fine vita deve essere sempre più stretta e più forte, assolutamente d'accordo.

  PRESIDENTE. Benissimo. Onorevole Licatini.

  CATERINA LICATINI. Grazie Presidente. Intanto ringrazio per l'importante contributo che hanno dato oggi i nostri auditi. Sicuramente il problema principale, Lei parlava di strumenti corretti per migliorare la raccolta dell'umido, e come ha già ben detto Lei oggi il problema principale e la presenza di plastiche nella raccolta. Basandosi sulla nostra vita quotidiana una domanda che mi sono sempre posta è: diceva Lei i principali contenitori per la raccolta di umido per la frazione organica sono fondamentalmente le buste che noi acquistiamo con i prodotti di frutta e verdura, no? Molto spesso questi presentano degli scontrini, che quindi hanno un inchiostro, della colla ed altro, questo rappresenta anche un materiale di un problema la Pag. 26contaminazione della frazione organica? C'è una percentuale che conosciamo o adesso in questo momento non è stato valutato, visto che c'è probabilmente un altro ancora più sostanzioso come quello del contenuto delle plastiche e quindi in questo momento non si è valutato o se già abbiamo delle stime, o anche magari un'analisi, se si è analizzato anche come potere intervenire e risolvere anche questo, grazie.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Ha toccato un punto che mi trova estremamente sensibile, io trovo che un Paese come l'Italia che ha fatto una normativa che ha fatto scuola a livello europeo sui contenitori di trasporto merci e i sacchetti ortofrutta dovrebbe, naturalmente, generare una normativa che, non ho dubbi di dirlo, lo dico apertamente, imponga il fatto che una etichetta che ha a che fare con un frutto o un trasportatore di frutta con un sacchetto ortofrutta debba avere una etichetta biodegradabile e compostabile, di qualsiasi materiale, purché biodegradabile e compostabile. Ricordo ai presenti che c'è una proposta di Legge della Senatrice Pavanelli che non so se e quando verrà discussa in Parlamento, ma che mi auguro possa trovare il tempo da parte del Parlamento di compiere il proprio ciclo, perché non è una questione di quantità di materiale per il sistema delle plastiche biodegradabili e compostabili, ma è certamente un messaggio e un aiuto che viene dato al sistema di trattamento del frazione organica, perché queste etichette non si tolgono, o per toglierle dalla busta, allora quando si pulisce un frutto è molto facile, ecco, mettiamola così, che vada a finire con la frazione organica ed è praticamente impossibile toglierlo una volta che è arrivato all'impianto di trattamento, se si tratta di un etichetta, se ti toglie dal sacchetto, il sacchetto si perde perché si rompe, quindi io credo che questo sia un atto di civiltà di un Paese che ha un sistema evoluto di raccolta e di trattamento della frazione organica, che si preoccupi di questo piccolo elemento che però piccolo non è per la valorizzazione per la frazione organica. Il sistema per farlo c'è, che sia una proposta di legge che ho citato prima, ma che sia un emendamento che vada in questi momenti in cui è possibile inserire provvedimenti del genere, che certamente in cambiano la storia dell'industria delle bioplastiche, ma la qualificano ulteriormente, perché chiariscono che la frazione organica deve essere raccolta pulita. Quindi io che cosa posso dirle? Ecco, sarei felice che entro la fine di questa legislatura ci fosse un provvedimento che chiudesse questo ciclo che è partito con i sacchetti ortofrutta e che si conclude anche con le etichette. I supermercati sono pronti, alcune catene già hanno le etichette compostabili, il Presidente di Assobioplastiche potrà certamente confermare che l'industria italiana è pronta tecnicamente e quantitativamente a fornire questo tipo di manufatto nelle forme che l'industria e la grande distribuzione può richiedere al sistema dei materiali compostabili. E dico materiali perché non necessariamente deve essere, l'importante che siano compostabili, ecco, e questo è possibile.

  CATERINA LICATINI. Avete delle stime, degli studi che sono stati fatti su quanto è la percentuale, ad esempio, non lo so come vengono realizzati i vostri studi, ma per capire e anche per sensibilizzare poi chi sta a monte di questo problema, le stime della quantità, perché poi come ha detto ben Lei è uno scontrino non lo puoi eliminare, a volte nemmeno poi lo vedi, lo identifichi, però questo al di là della quantità, come diceva benissimo Lei, parliamo di qualità e di sostanze che possono essere presenti che a volte possono essere anche più dannose rispetto alla plastica, volevo capire questo, anche per avere un qualcosa in più.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Se è un fatto di quantità di etichette chiedo l'aiuto e il supporto del Presidente di Assobioplastiche, sul fatto di fine vita penso che il direttore Centemero abbia fatto presente quanto pesi il fatto di dovere togliere quello che compostabile non è, che significa togliere molto di più di materiale compostabile, e quindi per ogni grammo di etichetta non compostabile c'è 1,7 grammi di frazione organica che viene persa. Quindi Pag. 27questo è un fatto noto, sono dati pubblici del consorzio italiano compostatori, e quindi poi basta sapere quante etichette vengono immesse sul mercato, io adesso non lo so, anche perché non essendo un fattore di legge, come dire, non è neanche possibile andare a interfacciarsi con l'industria che le produce, però non credo che sia un fatto di numeri enormi, ma certamente è un fatto di civiltà per quello che mi riguarda.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Grazie Marco per la parola. Per quanto riguarda le etichette compostabili bisogna definire le etichette che vanno, diciamo il bollino della frutta, definito proprio come bollino già sono presenti, ci sono diverse aziende che li utilizzano, bisogna anche capire poi se i centri di smistamento e che applicano le etichette vengono fatti direttamente all'estero, e quindi manualmente o con delle macchine sul posto e quindi cambia il tipo di etichetta. Quello che diceva lei per il discorso del sacchetto ortofrutta tendenzialmente è più facile trovare i numeri, nel senso: noi sappiamo quanto è la quantità di sacchetti compostabili ultralight, se li definiamo che vengono tutti, diciamo, etichettati dando un ordine di grandezza di 4 grammi, 4 grammi e mezzo con le quantità riusciamo ad ottenere il numero di etichette. Lì c'è un problema che è legato, però, alle etichette pesa bilancia che sono all'interno dei supermercati, e quindi le soluzioni ci sono, sono già attuabili, ci sono aziende che le hanno già messe in atto, tra l'altro anche tanti imballaggi che verranno utilizzati nel settore ortofrutta utilizzeranno una vaschetta in carta, un film compostabile, e un'etichetta compostabile, altrimenti perde tutto il valore del packaging, e quindi è un aspetto sicuramente interessante e intelligente quello che è venuto fuori, perché va a completare un disegno normativo già iniziato da tanto tempo e che metterebbe, diciamo, la ciliegina sulla torta per quello che ci riguarda. Però è una attenzione che c'è da parte di tante aziende, delle aziende anche ortofrutticole che producono e quindi andiamo avanti così e nella nostra Assemblea parleremo proprio di imballaggi ecosostenibili nel settore dell'ortofrutta che riteniamo sia uno degli aspetti fondamentali da sviluppare e quindi il connubio tra agricoltura e industria delle bioplastiche sostenibili.

  PRESIDENTE. Quando siamo andati in quella azienda che produceva materiale plastico fuori norma la scusante per quanto riguarda le buste che contengono frutta e verdura, infatti sopra c'era scritto, con il pennarello c'era scritto «Ortofrutta», in quei grandi rotoli, la scusa era: «No, ma sono per i prodotti di congelamento», e quindi insomma si elude, e poi è difficile anche dimostrare e quindi tecnicamente erano in produzione proprio per questo. Un'ultima domanda che mi viene in mente: quando recentemente si è vietato l'usa e getta in plastica nei locali, insomma le cannucce, io dovunque vado continuo spesso e volentieri a vedere bicchieri di plastica normali, cannucce normali, come è la situazione? Sono avanzi di magazzino? Ma su questo ci si può anche giocare molto, su questo si stanno facendo i controlli? Voi ci state lavorando, o è un settore che non avete ancora controllato?

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Per quanto riguarda i controlli su questi aspetti essendo entrata da poco la Normativa non è diciamo immediata la risposta per potere mettere in piedi dei controlli, anche perché avendo diciamo delle riserve di magazzino da dovere smaltire spesso non è nemmeno facile potere effettuare dei controlli o potere comminare delle sanzioni. Quindi, questo è un aspetto che potrebbe essere tendenzialmente anche controproducente per gli organi di controllo e gli organi di Polizia.

  PRESIDENTE. Aggiungo: conoscendo, immagino, i volumi e i consumi quanto tempo è logico, è legittimo aspettare prima di, insomma, eventualmente fare delle azioni mirate, perché ho l'impressione che parecchi ci possono anche marciare su questo.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Su questo sicuramente sì, quello che abbiamo visto sul mercato è stato proprioPag. 28 un'incetta da parte dei produttori di prodotti in plastica tradizionali, che proprio hanno accettato ordini, perché la Normativa parlava proprio di ordini arrivati, e quindi molto probabilmente grandi quantità sono state stoccate nei magazzini dei grossisti e quindi ce le ritroveremo probabilmente per molto tempo. Quindi, questa è una cosa che creerà qualche problematica.

  PRESIDENTE. Quindi il trend potrebbe essere anche come quello delle buste di plastica, delle buste biodegradabili che sono passati anni e insomma potrebbe essere così quindi?

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Ha detto bene Lei Presidente. Cioè: come si vede la Normativa è entrata sugli shopper asporto merci, sui sacchi asporto merci è entrata nel 2011, ha iniziato a vedere i primi controlli e le prime sanzioni subito dopo il 2014 e il 2015 quando siamo riusciti a completare in maniera corretta la Normativa di riferimento, e quindi la possibilità anche di effettuare sanzioni, oltre che ai controlli. Quindi l'aspetto legale è importante come quello formale.

  MARCO VERSARI, Presidente di Biorepack. Mi permetto di aggiungere una considerazione: mentre la Legge sulle buste della spesa prevedeva più o meno chiaramente quale fosse il prodotto che poteva circolare e quello che non poteva circolare attraverso il sistema degli spessori, la Normativa italiana che poi discende dalla SUP, quindi dice che possono circolare i prodotti riutilizzabili. Dopo di che, se non c'è una definizione di che cosa è riutilizzabile capite molto bene poi il perché vi sono stati fatti vedere quei manufatti poco fa dal Presidente.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Una soluzione potrebbe essere l'inserimento proprio di uno spessore minimo, qualora sia fatta in materiale plastico non biodegradabile, come è avvenuto.

  PRESIDENTE. Anche se poi basta andare in questi locali e guardi nel secchio e sono buttati nel secchio, e quindi riutilizzabili direi di no.

  LUCA BIANCONI, Presidente di Assobioplastiche. Gli shopper, i sacchetti riutilizzabili abbiamo diversi spessori e quindi 60-100-200 micron a seconda delle maniglie, a seconda dell'utilizzo e dell'esercizio in cui viene venduto, quindi quello è un aspetto. Però non è facile trovare una soluzione immediata così su due piedi diciamo.

  PRESIDENTE. Magari tra qualche anno, io non ci sarò, però bisognerà lavorarci su perché a volte prevedo le stesse dinamiche. Non so se ci sono domande, altre domande per i miei collaboratori, penso che anche questo per chiudere una relazione, insomma, quindi volevamo visto che già avevamo sentito tempo fa Assobioplastiche, quindi per avere un dato diciamo così aggiornato attuale, noi continuiamo anche in virtù del protocollo insomma quindi continueremo a fare azioni di contrasto contro l'illegalità, nel frattempo vi ringrazio.

  La seduta termina alle 17.50.