XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 8 di Martedì 12 aprile 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco (Attività conoscitiva preliminare all'esame del Documento di economia e finanza 2022, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato):
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Gallo Luigi (M5S)  ... 8 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 9 
Manca Daniele  ... 9 
Saccone Antonio  ... 11 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 12 
Fassina Stefano (LeU)  ... 13 
Calandrini Nicola  ... 14 
Pagano Ubaldo (PD)  ... 15 
Modena Fiammetta  ... 16 
Cattoi Vanessa (LEGA)  ... 17 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 18 
Pesco Daniele , Presidente della 5a Commissione del Senato della Repubblica ... 18 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 19 
Melilli Fabio , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del Documento di economia e finanza 2022, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato.
  Avverto che, dopo l'intervento del Ministro, sono previsti interventi (fino a un massimo di quattro) per ciascun gruppo, per un tempo complessivo di circa dieci minuti per gruppo. Il tempo è ridotto a cinque minuti per i gruppi rappresentati in un solo ramo del Parlamento.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, invito altresì i rappresentanti di ciascun gruppo della Camera e del Senato a comunicare alle rispettive presidenze entro i primi dieci minuti della seduta i nominativi dei deputati e dei senatori del proprio gruppo che intendano intervenire.
  Do la parola al Ministro dell'economia e delle finanze, che ringrazio fin da ora per la partecipazione alla seduta odierna.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Questa è un'occasione per introdurre il Documento di economia e finanza che, come sapete, definisce la cornice finanziaria macroeconomica e di finanza pubblica per i prossimi anni. Il Documento quest'anno è stato redatto in un momento molto complesso. Pensavamo che già il Documento dell'anno scorso fosse redatto in un momento complesso, ma quest'anno lo è quantomeno altrettanto, anzi forse l'incertezza quest'anno è maggiore di quella dell'anno scorso. Fare previsioni è sempre difficile, farlo in questo momento è forse ancora più difficile, ma comunque è importante avere una cornice su cui impostare un ragionamento.
  Il punto di partenza, su cui è costruito il Documento, è costituito dai risultati del 2021. Come ricordate tutti, dopo la caduta del PIL del 9 per cento nel 2020, il 2021 ha rappresentato una fase di intensa ripresa con una crescita del 6,6 per cento e con due caratteristiche molto positive da tenere a mente: gli investimenti fissi lordi del Paese sono cresciuti più del 17 per cento e le esportazioni sono cresciute più del 13 per cento, più che negli altri nostri partner europei. Il PIL lo scorso anno è cresciuto più di quanto previsto nella NADEF, nella quale avevamo ipotizzato una crescita del 6 per cento.
  Quello che poi è accaduto è che, sul finire dell'anno, la quarta ondata della pandemia e l'accentuarsi dell'aumento dei prezzi dell'energia, del gas e dell'elettricità, ma in particolare del gas, hanno via via rallentato la nostra crescita, come anche la crescita degli altri Paesi europei. Il prezzo del gas Pag. 4ha raggiunto un picco a dicembre per poi attenuarsi nei primi due mesi dell'anno. L'aumento del prezzo del gas e dell'energia riflette sia fattori congiunturali sia fattori strutturali e il fatto che molti Paesi stiano passando, nella produzione, dal carbone al gas.
  A febbraio la Commissione europea dava ancora per l'Italia una previsione di crescita del 4,1 per cento, quindi una crescita significativa. Nel valutare i numeri sulla crescita, tuttavia, occorre sempre tenere a mente che il trascinamento della crescita dell'anno scorso è pari al 2,3 per cento. Quindi, se anche per ipotesi la nostra economia restasse piatta nei quattro trimestri di quest'anno, cresceremo del 2,3 per cento: questo è utile per interpretare i dati sulla crescita. A febbraio la Commissione diceva il 4,1 per cento, quindi un 1,8 in più del 2,3 per cento già acquisito.
  Tale quadro macroeconomico è cambiato in peggio bruscamente con la guerra e la crisi in Ucraina per vari motivi: la guerra ha colpito alcune catene di approvvigionamento, vi sono le sanzioni, vi è un contesto generale di maggiore incertezza e di volatilità sui mercati, vi è una spinta verso l'alto al prezzo dell'energia. Il prezzo medio del gas a marzo era del 600 per cento più alto dell'anno precedente, ma del 13 per cento più alto del picco raggiunto a dicembre. Lo stesso dicasi per l'elettricità: 400 per cento in più rispetto all'anno precedente e 10 per cento in più rispetto a dicembre.
  Come sapete, la nostra esposizione verso la Russia in termini di esportazioni è relativamente limitata, 1,5 per cento, però, non di meno, molte imprese italiane hanno una quota significativa delle proprie vendite verso la Russia. La Russia inoltre rappresenta il 3 per cento delle nostre importazioni, ma l'elemento più importante è che, lo scorso anno, rappresentava quasi il 40 per cento delle nostre importazioni di gas.
  Passando al quadro macroeconomico tendenziale del DEF, ipotizziamo quest'anno una crescita del 2,9 per cento: quindi al 2,3 per cento di trascinamento si aggiunge uno 0,6 per cento. Questo è uno scenario in cui si ipotizza una flessione del prodotto interno lordo nel primo trimestre di quest'anno, dovuta soprattutto alla flessione della produzione industriale e una graduale ripresa nei prossimi trimestri: questo è uno scenario in cui la crisi attuale viene gradualmente superata. Anche in questo scenario si cresce meno di quanto ipotizzato nella NADEF: nella NADEF infatti si ipotizzava il 4,7 per cento per quest'anno, mentre adesso siamo al 2,9 per cento.
  Quello che è cambiato soprattutto è il quadro internazionale: il commercio mondiale ha tassi di crescita molto più bassi, i tassi di interesse sono più alti e il tasso di cambio dell'euro è meno favorevole. Vi è poi la componente più collegata agli effetti della guerra, quindi ai rapporti economici bilaterali dell'Italia con Russia e Ucraina e al peggioramento del clima di fiducia di famiglie e imprese. In particolare, il clima di fiducia delle famiglie nell'ultimo sondaggio è peggiorato fortemente.
  Per gli anni prossimi si ipotizza una crescita un po' più bassa di quella ipotizzata nella NADEF: per il 2023 è ipotizzata una crescita del 2,3 per cento, anziché del 2,8 per cento precedente.
  Per quanto riguarda i conti pubblici, come sapete, abbiamo chiuso il 2021 meglio di quanto era atteso. L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è stato pari a 7,2 per cento, la spesa per interessi sul PIL è rimasta stabile al 3,5 per cento e ricordo che l'anno scorso abbiamo emesso a tassi molto bassi. Infatti, il tasso medio sulle nostre emissioni l'anno scorso è stato pari allo 0,1 per cento, quindi abbiamo potuto continuare ad emettere titoli ad un tasso basso e ad allungare la durata del nostro debito pubblico, cosa che ci tornerà utile nella fase di ripresa dei tassi.
  Un altro elemento che ricordo della politica di bilancio dell'anno scorso è l'aumento della spesa in conto capitale che lo scorso anno è aumentata del 20 per cento. Dopo molti anni in cui si cercava di far ripartire la spesa per investimenti, l'anno scorso vi è stato un forte aumento anche per effetto di tutte le misure prese negli anni precedenti, poiché sapete che i tempi degli investimenti sono tempi molto lunghi. Pag. 5È un aspetto positivo che ha caratterizzato lo scorso anno.
  Sempre lo scorso anno il debito si è ridotto di 4,5 punti rispetto al PIL, arrivando al 150,8 per cento. Su questo ha influito la dinamica del PIL che è stata molto più elevata del costo medio del debito: la dinamica del PIL nominale è sopra il 7 per cento, mentre il costo medio del debito è stato l'anno scorso al 2,4 per cento.
  Passando al quadro di finanza pubblica tendenziale per quest'anno, nella NADEF si prevedeva un indebitamento netto per quest'anno pari al 5,6 per cento, mentre ora il quadro che abbiamo sviluppato indica un indebitamento netto tendenziale del 5,1 per cento, quindi più basso di mezzo punto di PIL. Questo è un effetto di trascinamento dovuto al fatto che l'anno scorso le entrate ed anche le spese hanno avuto una dinamica più favorevole delle attese.
  Tralascio un po' di aspetti che forse non sono così rilevanti. Il miglioramento dell'indebitamento netto tendenziale rispetto alla NADEF prosegue anche negli anni prossimi, ma veniamo agli obiettivi. Abbiamo deciso di confermare gli obiettivi per l'indebitamento netto fissati già nella NADEF e negli anni precedenti: l'obiettivo era il 5,6 per il 2022; il 3,9 per il 2023; il 3,3 per il 2024 e per il 2025 abbiamo fissato un nuovo obiettivo pari al 2,8 per cento.
  Il divario tra l'andamento tendenziale dei conti pubblici e gli obiettivi determina un margine che può essere utilizzato per interventi di politica economica. Questo margine è di mezzo punto di PIL quest'anno, di 0,2 decimi nel 2023 e di 0,1 decimi nel 2024 e nel 2025. Per quest'anno il margine espresso in termini di miliardi equivale a 10,5 miliardi che poi scendono a 4 miliardi nel 2023, a 3 miliardi nel 2024 e a circa 2 miliardi nel 2025.
  Per il debito si ipotizza una discesa del rapporto debito-PIL al 147 per cento nel 2022 e una discesa poi negli anni successivi fino a circa il 141 per cento nel 2025.
  In termini strutturali il saldo di bilancio presenta un deficit del 5,9 per cento quest'anno e del 4,5 per cento nel 2023. Sono disavanzi strutturali lievemente più alti di quelli indicati nella NADEF: da qui la relazione al Parlamento in cui si chiede l'autorizzazione a modificare il percorso di rientro verso l'obiettivo di medio termine. Questo peggioramento del saldo strutturale riflette una maggiore presenza di entrate di natura temporanea. Ricordo, per l'anno in corso, il prelievo del 10 per cento sui cosiddetti extraprofitti del settore dell'energia e petrolifero.
  In questo calcolo, in ottemperanza alle convenzioni contabili, molti interventi che stiamo effettuando per contenere il prezzo dell'energia sulle bollette del gas e dell'elettricità, così come sui carburanti, circa lo 0,8 per cento del PIL fino ad adesso per quest'anno, non sono stati considerati come spese temporanee, ancorché interveniamo su queste poste con provvedimenti che hanno una natura temporanea. Quindi, nel fare il calcolo sul saldo strutturale, gli interventi sul costo dell'energia e sul costo dei carburanti non sono stati definiti strutturali.
  Il percorso di rientro che abbiamo definito è sostanzialmente in linea con quelle che erano le regole del Patto di stabilità e crescita, ma va ricordato che al momento è attiva la cosiddetta «clausola di salvaguardia» che sospende le regole per quest'anno. Vi è a livello europeo un dibattito sul fatto che la clausola di salvaguardia sia sospesa anche per l'anno prossimo. La Commissione effettuerà una proposta dopo avere presentato – credo a maggio – le proprie previsioni di primavera.
  Sapete che è in corso di svolgimento anche un dibattito sulla riforma della governance europea. È largamente condivisa l'opinione che una riforma debba muovere sulla base di un ampio consenso; un'altra considerazione è che un ritorno puro e semplice alle vecchie regole sarebbe problematico, poiché le vecchie regole non sono state sempre in grado di assicurare un giusto equilibrio tra crescita e sostenibilità. Una regola problematica è quella che prevede la riduzione del rapporto fra debito e PIL, la regola del ventesimo. Inoltre, dobbiamo domandarci se l'assetto delle regole così com'era risponda pienamente alle nuove sfide che i nostri Paesi dovranno affrontare. Stiamo superando la pandemia; abbiamoPag. 6 una grossa riconversione ambientale con grandi implicazioni sugli investimenti pubblici e privati e abbiamo adesso questo scenario economico e politico determinato dall'attacco russo all'Ucraina e, quindi, dobbiamo riflettere se le regole quali erano rispondano perfettamente a ciò che le politiche economiche dei vari Paesi e dell'Europa nel suo complesso dovranno fare negli anni.
  Un punto che credo emerga dalla comunicazione della Commissione sulle indicazioni per le politiche di bilancio per l'anno prossimo ed anche dalla dichiarazione dell'Eurogruppo è che in questo momento le politiche di bilancio devono essere flessibili e in grado di reagire alle circostanze che sono mutevoli anche in tempi rapidi.
  Vi è stata una consultazione pubblica avviata dalla Commissione sulla riforma delle regole e un punto emerso è che la politica di bilancio deve essere orientata alla crescita. La questione della riduzione e della sostenibilità del debito è ovviamente fondamentale, ma in parallelo lo è anche quella della crescita. Un altro punto emerso è il fatto che sarebbe bene approfondire l'esperienza dei piani di ripresa e resilienza, cioè del dialogo che ogni Paese ha con la Commissione e con gli altri Paesi. Un altro punto è l'esigenza di semplificare le regole.
  La nostra posizione è che la riforma della governance deve prevedere percorsi di riduzione del debito che siano graduali, realistici e che non danneggino la crescita economica, fermo restando che il debito deve essere ovviamente ridotto.
  Passando ad un altro tema importante, occorre che l'assetto delle regole promuova gli investimenti pubblici e che le regole consentano adeguate politiche anticicliche. Qui un aspetto importante è accrescere gli strumenti di politica economica europea, ovvero avere una capacità fiscale centralizzata.
  Chiusa questa parentesi sulla governance europea, che però è molto importante per come impatta sulla nostra governance e sulle nostre scelte nazionali, vengo alla questione riguardante le modalità con cui impiegare i margini di bilancio, ovvero lo 0,5 per cento di cui vi dicevo prima. Le indicazioni sono le seguenti. Penseremmo di redigere in tempi brevi un nuovo decreto-legge, il quale deve innanzitutto ripristinare alcuni dei tagli alla spesa effettuati a copertura del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 e dovrebbe intervenire di nuovo sulla questione dei prezzi dell'energia, del gas, dell'elettricità e del carburante, anche avendo a mente gli oneri per gli enti territoriali. In secondo luogo dobbiamo assicurare la liquidità alle imprese e cercare di estendere il meccanismo delle garanzie che, come era stato definito in precedenza, viene a morire il 30 giugno di quest'anno. Inoltre, bisogna rafforzare gli interventi per il sostegno ai profughi.
  Un altro tema molto importante è la revisione dei prezzi sulle opere pubbliche già avviate e la necessità di tenere conto per le nuove opere pubbliche, incluse quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza del fatto che il costo delle materie prime adesso è più alto: credo che sia una delle priorità che abbiamo davanti. Da ultimo dobbiamo assicurarci che i settori colpiti dalle attuali emergenze siano sostenuti adeguatamente.
  La Commissione europea ha formulato un nuovo temporary framework, cioè una cornice sugli aiuti di Stato, che viene a sostituire quello che era stato redatto e presentato dalla Commissione per la gestione della pandemia. Il nuovo temporary framework definisce una serie di modalità per gli aiuti di Stato e dovrebbe estendersi fino al 31 dicembre di quest'anno. Nel decreto, di cui vi dicevo prima, vorremmo tenere conto di questa nuova cornice per gli interventi sulle garanzie alle imprese attraverso il sistema creditizio.
  Tali interventi che utilizzeranno lo 0,5 per cento di margine in termini di PIL avranno un impatto, anche se contenuto, sulla dinamica del prodotto. Per cui prevediamo che la crescita del prodotto interno lordo cosiddetto programmatico sia pari al 3,1 per cento quest'anno, anziché al 2,9 per cento, e al 2,4 per cento l'anno prossimo, anziché al 2,3 per cento del quadro tendenziale.Pag. 7
  L'intonazione della politica di bilancio resta, pertanto, espansiva. Ricordo che la legge di bilancio per il 2022 ha accresciuto l'indebitamento netto, sia quest'anno sia nei prossimi anni, con tutta una serie di interventi che adesso non vi ricordo. Tuttavia, ricordo che dall'inizio di quest'anno abbiamo prodotto tre decreti-legge che, nel loro insieme, hanno definito interventi per 15,5 miliardi. Larga parte di queste risorse, ovvero 10,9 miliardi, sono state utilizzate per contenere i costi di elettricità e gas per le famiglie.
  Ricordo che, dalla metà dello scorso anno, si è via via intervenuti con provvedimenti di contenimento dei costi dell'energia: nel complesso per 5,3 miliardi l'anno scorso e finora per 14,7 quest'anno, in larga parte definiti da quei tre decreti che ricordavo, ma una prima parte, ovvero un po' meno di 4 miliardi, era stata definita con la legge di bilancio.
  Queste misure sono state via via ampliate sia come entità dell'intervento, sia come strumenti utilizzati, sia per la platea dei beneficiari. Nel primo trimestre di quest'anno e anche nel secondo sono stati eliminati gli oneri generali di sistema sulle utenze elettriche e anche su quelle del gas; è stata ridotta l'aliquota IVA sul gas; è stato rafforzato il bonus sociale per le bollette sia elettriche sia del gas. Sono stati via via poi introdotti crediti di imposta per le imprese: innanzitutto per quelle energivore, poi anche per quelle cosiddette gasivore e per tutte le imprese che hanno subìto un rilevante aumento del costo dell'energia. È stata poi ampliata la platea delle famiglie che può beneficiare del bonus sociale sulle bollette del gas e dell'elettricità, portando l'ISEE a 12 mila euro. Inoltre, sono stati introdotti interventi di riduzione delle accise, ovvero i 25 centesimi dell'abbattimento delle accise su benzina e gasolio, che adesso sono stati estesi fino al 2 maggio, e gli interventi per il settore dell'autotrasporto.
  Con questi tre decreti sono stati attuati, al di là degli interventi su energia, gas e carburante, interventi per 4,6 miliardi per altre finalità: 2,6 miliardi per le imprese; 1 miliardo e 100 milioni per la sanità; 500 milioni per gli enti territoriali e 400 milioni per i rifugiati. Sul lato impresa ricordo l'intervento sul settore dell'auto per 700 milioni.
  Come dicevo, la nostra è una politica di bilancio che cerca di essere nei limiti del possibile quanto più espansiva possibile. Nelle valutazioni della Commissione europea dello scorso autunno, l'Italia era indicata fra i Paesi europei quello con politiche di bilancio più espansive, tanto che nelle valutazioni della Commissione avevamo nel 2022 il disavanzo più elevato tra quelli dell'area dell'euro.
  Se guardiamo alle misure prese recentemente per gestire la questione dell'aumento del costo dell'energia, l'Italia ha interventi che sono in linea con quelli dei principali Paesi europei e probabilmente, in rapporto al PIL, quanto abbiamo stanziato finora è più elevato di quanto hanno stanziato Francia e Germania, sebbene la Germania stia introducendo nuove misure. È un confronto, quindi, in divenire, perché un po' tutti i Paesi europei si stanno muovendo in parallelo per cercare di limitare l'impatto dell'aumento dei costi dell'energia sulla propria economia.
  Nel definire gli obiettivi di finanza pubblica occorre tener conto del quadro complessivo. Siamo in una situazione in cui tassi di interesse stanno salendo in Europa ma anche nel mondo, perché l'inflazione sta accelerando e perché abbiamo avuto negli scorsi anni una situazione con tassi d'interesse storicamente molto bassi: vi è quindi l'attesa che la politica monetaria in Europa ma anche negli altri Paesi cambi gradualmente di orientamento. Abbiamo uno spread che sui nostri titoli è andato leggermente salendo anche alla luce dei cambiamenti nella politica monetaria e del fatto che, per esempio, gli acquisti di titoli di Stato verranno sospesi nei prossimi mesi. Di tutto questo dobbiamo tener conto nel fissare i nostri obiettivi.
  Faccio un'ultima considerazione. Nel Documento presentiamo due scenari di rischio. Come vi dicevo prima, viviamo in una situazione di estrema incertezza che dipende dall'evolvere della guerra e dall'evolvere del prezzo dell'energia sui mercati Pag. 8mondiali, quindi questi due esercizi cercano di cogliere le implicazioni di scenari meno positivi di quello che abbiamo tratteggiato.
  Un primo scenario ipotizza che le forniture di gas in termini di quantità restino sempre disponibili per il nostro Paese, ma che i prezzi crescano e sostanzialmente raddoppino. In questo scenario la crescita quest'anno sarebbe al 2,1 per cento, invece che al 2,9 per cento, e l'anno prossimo sarebbe al 1,2 per cento, invece che al 2,3 per cento. Dire 2,1 per cento vuol dire che, avendo a mente che ci sono effetti di trascinamento per il 2,3 per cento, in realtà la crescita sarebbe negativa nei trimestri di quest'anno.
  Nel secondo scenario si ipotizza che vi siano anche carenze di gas che portino a fenomeni di razionamento e, in tal caso, la crescita scenderebbe quest'anno allo 0,6 per cento e l'anno prossimo allo 0,4 per cento. Ovviamente questi sono scenari puramente esemplificativi, che tuttavia ci dicono che dobbiamo operare quanto più rapidamente possibile per trovare fonti di energia alternative e accelerare sullo sviluppo delle energie rinnovabili.
  Per concludere, credo che questi esercizi confermino che viviamo in un quadro molto incerto con forti rischi. Come vi dicevo, la politica di bilancio deve adattarsi all'evolvere delle circostanze. Credo che nessuno di noi prevedesse che nei primi tre mesi di quest'anno avremmo fatto tre decreti-legge, ognuno di rilevante entità, nel complesso per 15,5 miliardi, e che adesso potessimo utilizzare un ulteriore margine.
  Dobbiamo come Governo continuare a intervenire con tempestività, dare risposte ai problemi che via via verranno posti, contribuire al dibattito europeo e tenere conto delle soluzioni che verranno adottate a livello europeo.
  Credo vi sia un dibattito, anche nell'ambito dell'Ecofin, su come reagire, sia Paese per Paese sia collettivamente, all'attuale situazione e, ove essa dovesse perdurare, è probabile che si prendano decisioni per accrescere il sostegno per le nostre economie.
  Non dobbiamo perdere di vista quanto ci eravamo detti un anno fa, ovvero che il problema dell'economia italiana è un problema di carenza di crescita da un quarto di secolo e che, quindi, dobbiamo fare di tutto usando il Piano nazionale e altre politiche per crescere di più nei prossimi anni. È importante che la gestione della crisi, che deve essere quanto più decisa e incisiva possibile, non porti a soluzioni che poi ci facciano crescere meno negli anni successivi. Infatti, dobbiamo sempre tenere a mente che, dopo un quarto di secolo di crescita stentata, il nostro problema è investire di più, avere tassi di attività e di aumento della produttività più alti.

  LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Ministro Franco, per l'illustrazione e per tutti gli elementi che ha fornito alle Commissioni nell'analisi del DEF. Vorrei andare subito al punto del quesito. Lei ha sottolineato come, in questo quadro di incertezza, si stanno tenendo insieme le regole europee in un quadro di flessibilità e quindi ci si interroga, Paese per Paese e complessivamente, su come reagire a tali dinamiche di incertezza.
  Ritengo che poi sia necessario tenere in conto che anche l'assenza di intervento può essere considerata come un comportamento che provoca una mancata crescita, perché, anche nell'esecuzione del PNRR, come stiamo vedendo con i primi bandi, ci sono dei problemi derivanti dai colli di bottiglia che bloccano naturalmente l'espansione delle misure del PNRR. Ne cito due come esempio. Quando i comuni devono progettare degli spazi, che siano un edificio scolastico o un centro polifunzionale, se questi spazi non sono a disposizione degli enti locali, diventa difficile fare la progettazione, anche avendo risolto tutti gli altri colli di bottiglia, perché bisognerebbe recuperare nuovi spazi privati o aree dismesse per candidarle a una progettazione e a una riqualificazione ma oggi alcuni bandi, nella prima tranche di interventi, non lo permettevano, quindi tale difficoltà, ad esempio, è un elemento che va preso in considerazione. Allo stesso modo, quando intervengo con tutti i miliardi predisposti per l'edilizia scolastica, sostanzialmente Pag. 9prendo un edificio e lo impegno in una ristrutturazione e, al contempo, devo avere la possibilità di poter continuare quelle attività in altro spazio, ma oggi non sono previste possibilità di intervento da parte degli enti locali per risolvere questi colli di bottiglia.
  Quali sono i quesiti che le rivolgo? Rispetto alle difficoltà che in questo momento il Paese e le imprese stanno vivendo, come leggiamo nelle notizie – in Piemonte vi sono 1.800 imprese a rischio di allarme bollette e per le imprese bresciane 3 miliardi di euro in più in bollette – qualora ci siano questi problemi che frenano la crescita delle imprese, la possibilità di uno scostamento di bilancio, che anche oggi alcuni corpi sociali hanno posto in audizione, o la proposta di aumentare la percentuale di tassazione degli extraprofitti per intervenire con nuove entrate sono proposte che il Governo prende in considerazione oppure no?

  PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Ministro. Lei ha parlato di incertezza e questo ovviamente non si può negare, però ha usato anche un termine a me molto caro nella sua esposizione, ovvero il termine «tempestività», che, a nostro avviso, fa sempre la differenza soprattutto nei momenti di emergenza.
  Vorrei richiamare la sua attenzione sul tema dell'aumento delle materie prime e ricordarle che su questo aspetto si sta facendo un po' di confusione, poiché si sovrappone il tema dell'aumento delle materie prime al tema della guerra. In realtà ho fatto una interrogazione al Governo ad aprile 2021, che è rimasta inascoltata, poiché non ho avuto risposta, in cui vi chiedevo come pensavate di intervenire con gli aumenti del 26, del 38 e del 53 per cento su rame, legno e ferro già lo scorso anno.
  Inoltre, qualche mese fa, in occasione del monitoraggio sul PNRR, le feci la stessa domanda, cioè le chiesi se tali aumenti incidevano sul buon esito del PNRR e sulla puntualità del taglio del nastro delle nostre opere pubbliche e, se non ricordo male, lei mi rispose che erano comunque aumenti e fluttuazioni normali di prezzo che non incidevano. Questa settimana, a Roma, si sono ritrovate quasi 500 aziende grandi e importanti, provenienti da tutta Italia, molte delle quali impegnate nelle opere pubbliche del PNRR che hanno denunciato che, con l'attuale quadro normativo e con il problema dei prezzi, saranno costrette ad interrompere i lavori con un danno enorme per tutta la nazione.
  In nome della tempestività le chiedo, al netto degli errori e della mancata volontà di ascoltare l'opposizione che un anno fa vi aveva sollecitato sul tema, qual è la risposta tempestiva sulla questione per scongiurare il pericolo di non vedere realizzate le opere del PNRR?
  Un'altra domanda – sarò rapidissimo – è la seguente. L'indebitamento delle famiglie cresce sempre di più, poiché al 31 dicembre era di 574,8 miliardi e aumenta il rischio di usura per le famiglie, per le piccole imprese e per le partite IVA. Non pensa che, piuttosto dei bonus improbabili, complessi, farraginosi e difficili, non ci sia bisogno di una massiccia dose di liquidità anche per scongiurare il rischio dell'usura e magari attivare il Fondo previdenza usura che è presso il suo Ministero e praticamente è inutilizzato?
  Per ultimo – penso di essere rimasto abbondantemente nei tempi – abbiamo registrato la preoccupazione di molti sindaci di città, piccole, medie e anche grandi, sulla difficoltà di svolgere il loro mandato in assenza di liquidità e, per la verità, ieri è arrivata la denuncia del sindaco Sala che ha detto di non essere ascoltato, di non avere fiducia nei confronti del Governo, parlando proprio di un grave problema di risorse. Vorremmo sapere qual è la sua risposta a tale problema e, stante la gravità della denuncia del sindaco Sala, chiederemo che lo stesso sia audito in Commissione bilancio per avere contezza della situazione.

  DANIELE MANCA (PD). Ministro, certamente sono evidenti nel Documento di economia e finanza i segnali e i risultati positivi in modo particolare nel 2021. Tuttavia, siamo molto preoccupati degli effetti che il calo della fiducia e l'incremento dei costi dell'energia e delle materie prime determinano nel nostro Paese, cioè l'eventualitàPag. 10 che sia necessaria un'azione ulteriore per monitorare – credo – un possibile rischio che spinge anche verso forme di nuova povertà quel po' di ceto medio che è rimasto nel nostro Paese. Infatti, se non interveniamo rapidamente, rischiamo che si possano aprire pericolosissimi conflitti sociali nel nostro Paese ma non solo in Italia, proprio perché, come lei giustamente ha detto, le questioni riguardanti la fiducia, il prezzo dell'energia elettrica, la carenza talvolta di materie prime e l'incapacità di generare stabilità di fronte a una guerra così impegnativa che colpisce il cuore dell'Europa richiedono una risposta europea.
  La mia riflessione è tutta orientata a chiedere al Governo quali sono le ulteriori iniziative che intende mettere in campo per evitare possibili allargamenti della forbice sociale, ovvero il rischio che nelle dimensioni territoriali, nelle regioni e nei comuni, la spesa pubblica non trovi l'adeguato equilibrio per rispondere alle esigenze delle fragilità delle famiglie più deboli. Possiamo permetterci di tutto ma non sicuramente di avere nel nostro Paese, in questa fase del 2022, il rischio di possibili ulteriori aree di solitudine, di povertà e di emarginazione, perché, se è vero che la migliore risposta per la gestione del nostro debito è la crescita, è altrettanto vero che non possiamo puntare ad una crescita non inclusiva.
  Crediamo che sia necessaria una particolare attenzione e anche un costante monitoraggio soprattutto nelle relazioni tra lo Stato, le regioni e gli enti locali, perché sugli enti locali e sulle regioni grava una responsabilità particolarmente significativa – chi mi ha preceduto è già intervenuto su questo – e perché i comuni vanno messi probabilmente nelle condizioni adeguate anche attraverso norme di maggiore flessibilità della spesa pubblica. Dobbiamo costruire qualche riflessione aggiuntiva, perché non credo che saranno sufficienti risorse aggiuntive. Credo che sia necessario anche lavorare su una flessibilità ulteriore nella dimensione locale e regionale per la gestione dell'incremento dei costi, flessibilità che diviene indispensabile per la tenuta dei servizi sociali e anche per la garanzia dell'importante e fondamentale diritto alla salute.
  Per quello che ci riguarda, riteniamo che questo debba essere l'asse fondamentale del lavoro del Governo in questa fase, perché aprire aree di crisi e di conflitto con gli enti territoriali e le regioni può rappresentare una pericolosa frattura nella tenuta della coesione sociale.
  Le chiediamo, quindi, quali sono le ulteriori iniziative che intendiamo mettere in campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per costruire questi elementi di flessibilità e anche per definire risorse che, in qualche modo, con elementi di flessibilità, possano consentire agli enti locali di superare questa fase difficile.
  Questo vale anche per l'altro problema, a mio avviso molto importante, ossia la revisione prezzi: non credo che riusciremo a coprirla con la finanza pubblica in via esclusiva.
  Ritengo che sia necessario anche rivedere un po' le capacità della programmazione degli investimenti nella dimensione locale. Probabilmente è più opportuno coprire le procedure già avviate per la realizzazione delle opere pubbliche per evitare un pericoloso rallentamento delle stesse che poi sfocia in un conflitto che blocca l'investimento, rallentando così l'attuazione degli investimenti e del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tale finalità può essere conseguita anche attraverso modalità di riprogrammazione degli investimenti degli enti locali in modo tale che si possano spostare risorse da un progetto all'altro con maggiore flessibilità, rimanendo anche nel quadro della spesa pubblica definita nella programmazione triennale delle opere pubbliche degli enti locali. Studiamo, cioè, anche qualche elemento che consenta una migliore programmazione delle opere, tenendo conto della necessità di coprire l'incremento dei prezzi delle materie prime e dei costi necessari per attuare le opere stesse.
  Come ultima considerazione, crediamo che la sfida in sede europea sia fondamentale. Sulla partita della disattivazione delle clausole, ma nello stesso tempo della riforma del Patto di stabilità e della nuova Pag. 11governance europea, chiediamo che vi sia un approfondimento per verificare lo stato d'attuazione, perché non vi è dubbio che molte delle questioni e degli obiettivi che sono contenuti anche nel Documento di economia e finanza, a cominciare dalla grande questione delle moratorie e delle garanzie sul credito per rimodulare la restituzione dei prestiti delle imprese, dipendono dalla soluzione di questioni europee. Se c'è dunque un passo in avanti in questa direzione, continuo a considerare che la soluzione più importante sia quella di un nuovo volto nella dimensione europea. Anche in questo caso uno stato di verifica del contesto europeo è particolarmente importante nell'analisi della definizione dei saldi di finanza pubblica nel contesto macroeconomico che ci ha illustrato.

  ANTONIO SACCONE (FIBP-UDC). Innanzitutto la ringrazio, signor Ministro. Evito di fare preamboli, perché condivido appieno la sua analisi, ma le rivolgerò soltanto dei quesiti per così dire random.
  Partiamo dall'Europa. La pandemia ci ha testimoniato che senza l'Europa nessuno ce l'avrebbe fatta da solo e la solidarietà, attraverso gli eurobond, ci ha permesso di costruire una prospettiva di speranza. Evidentemente la guerra in Ucraina ci ha ridimensionato in termini anche di variabili e di indicatori.
  Detto ciò e in virtù di questo, in base a quanto deciderà l'Europa sui parametri e sulla stabilità, le chiedo se è possibile prevedere uno scostamento di bilancio nei prossimi brevissimi tempi, perché, a mio modo di vedere, non possiamo pensare di farlo a fine anno. Evidentemente c'è l'inflazione che potrebbe impattare in modo negativo, ma è un tema che va preso in considerazione.
  L'altro tema – lei ne ha parlato – riguarda la necessità di far crescere il PIL. Le dico con molta franchezza che sono molto molto scettico. Lei ha parlato di numeri in caso di situazioni e scenari drammatici, in cui vi è addirittura il raddoppio del costo del gas, per cui non dico che rischiamo una recessione ma ci avviciniamo ad essa, perché l'effetto traino del PIL dello scorso anno viene totalmente cancellato.
  In questo senso le chiedo: secondo lei un risparmiatore italiano è indotto, è convinto, è favorito e viene sostenuto nella volontà di investire i suoi soldi che ha in banca, quei 2.000 miliardi di euro che abbiamo nelle banche in liquidità? Secondo lei perché gli italiani non investono? Forse avrei la risposta: perché non c'è alcuna certezza. Non c'è alcuna voglia di investire, perché non vi è certezza: non creiamo le condizioni affinché l'italiano scommetta nella libera iniziativa in questo Paese, perché in qualunque benedetta libera iniziativa ci sono centomila lacci. L'ho provato in questi giorni chiamando i vari dicasteri, perché – ringrazio tutti i dipendenti dello Stato per l'abnegazione – talvolta non comunicano tra di loro neanche per l'espressione di un parere. Si metta nei panni di un imprenditore che deve avere una risposta. Inoltre, quando ci sono le leggi, non c'è neanche la certezza della loro applicazione, signor Ministro, e ogni volta bisogna che un funzionario zelante si alzi e scriva la circolare che non è uguale a quella dell'altro dicastero. Lei si rende conto quanto è difficile investire in questo Paese? Questo è un tema, signor Ministro, che non possiamo procrastinare nel tempo, è un fatto culturale. Dobbiamo entrare nell'ottica di agevolare gli investimenti e quindi di non campare sui sussidi che, purtroppo, alla fine non basteranno per ovviare alle varie deficienze economiche che stiamo vivendo. Le porto anche l'esempio dell'ecobonus, del sisma bonus e dello stop and go, che incide poi sull'apparato pubblico, perché anche i funzionari amministrativi non sanno più quale norma devono applicare.
  Lei si rende conto che, per quanto riguarda le ristrutturazioni e il recupero edilizio, agli imprenditori italiani impegnati nel settore edilizio, che ha avuto un boom incredibile, diciamo che adesso quel settore viene penalizzato, perché dovessero mai generare ricchezza: entro due anni devi distruggere un palazzo, progettarne la ricostruzione, lo devi ricostruire, devi comprare i materiali, devi aspettare che ti diano le concessioni edilizie e che poi ti diano anche l'abitabilità. In due anni in Italia, signor Ministro, dove lo ha visto? Io non Pag. 12l'ho mai visto. Facciamo delle bellissime norme e poi purtroppo non riusciamo a calarle nella realtà.
  Adesso, per carità, l'Europa finalmente ha deciso di procrastinare il temporary framework, per cui tutto viene rinviato al 31 dicembre: anche su quei temi strategici sarebbe opportuno adeguare immediatamente il temporary framework, signor Ministro, e non aspettare, perché il rischio è che gli investimenti si fermino e che il sistema collassi. Si metta nei panni di un costruttore che non sa se deve applicare il 110 per cento o l'85 per cento per quanto riguarda il sisma bonus, perché, secondo tutti noi, dovrebbe essere il 110 fino al 30 giugno e il giorno dopo all'85, ma invece no, signor Ministro, poiché giustamente l'Agenzia delle entrate dice: no, tu devi applicare il bonus dell'85 per cento fino al rogito. Oggi in Italia chi fa il rogito in due anni dal momento in cui avvii un cantiere? È impossibile, perché le banche fino a quando non hai l'edificabilità, non ti danno il mutuo. È un cane che si morde la coda: si chiama burocrazia. Non è colpa certo dei funzionari pubblici, ma probabilmente è colpa nostra che non abbiamo il coraggio di snellire queste benedette procedure.
  L'auspicio, signor Ministro, è che veramente si vada nella direzione di riforme che costano zero, ma che permetterebbero al Paese di non campare solo di sussidi, ma di poter scommettere, perché senza scommettere sulla propria iniziativa il futuro non è garantito con tutte le difficoltà che abbiamo. Grazie, signor Ministro.

  CLAUDIO BORGHI (LEGA). Buonasera, Ministro. Uno degli errori gravi che fece il suo meno competente predecessore fu quello di sottostimare la cifra necessaria per affrontare la prima crisi che si presentò, vale a dire quella pandemica. Eravamo in quest'Aula, se non mi ricordo male, quando, con una certa arroganza, il suo predecessore ci spiegò che bastavano 3,6 miliardi per contrastare la pandemia, perché non intendeva toccare i saldi, altrimenti l'Unione Europea l'avrebbe presa male e così via, quindi disse che erano sufficienti 3,6 miliardi. Come tutti abbiamo visto, in realtà è servito qualcosina in più, ma si poteva dirgli da subito che, nel momento stesso in cui un Paese stava andando in lockdown, forse c'erano cifre di altro ordine che dovevano essere messe in gioco e, infatti, glielo dicemmo subito. Noi avevamo ragione, lui aveva torto, peccato che in ogni caso già all'epoca il deficit di competenza era visibile. In questo caso, però, il deficit di competenza non c'è, perché lei è sicuramente persona esperta e ben consapevole di quanto accade.
  Mi domando: come mai il deficit sembra una variabile indipendente da ciò che sta avvenendo? Il deficit è lo stesso indicato nella NADEF. Possiamo aver fatto un piccolo giochetto dicendo che ci si aspettava di toglierlo, ma, invece, è stato rimesso: comunque il deficit è esattamente quello previsto dalla NADEF, ossia il 5,6 per cento. Le condizioni però non sono le stesse: le condizioni sono ictu oculi molto pericolose per quanto riguarda la nostra industria, i possibili sostegni ai cittadini e tutta una serie di possibili spese e aiuti che dovrebbero essere necessari per un'economia che, nostro malgrado, diventa simile ad un'economia di guerra, perché noi non c'entriamo, ma alla fine determinate situazioni diventano potenzialmente di enorme rischio. Abbiamo visto cosa è successo e gli interventi che hanno dovuto essere messi in atto per i carburanti, immaginate quelli sulle materie prime e immaginate tutta la crisi di intere filiere che si trovano a non riuscire a diventare potenzialmente competitive rispetto magari ad altri Paesi che hanno sistemi di approvvigionamento diversi dal nostro e così via.
  Intravedo molti rischi davanti e mi domando: perché, tenuto presente che il Patto di stabilità al momento non è in vigore, abbiamo il terrore sacro di toccare quel numero del deficit? Vorrei sapere da lei che cosa le stanno dicendo nelle segrete stanze di Bruxelles. La stanno prendendo, mettendo in un angolo e forse dicendole che il 5,6 per cento di deficit non si tocca, altrimenti veniamo e vi facciamo to' to' sulle manine? Io mi domando che cosa sta accadendo, perché altrimenti non c'è logica.Pag. 13
  In questo momento, a mio avviso, dovremmo avere un deficit molto superiore per riuscire a fronteggiare le questioni gravissime e il problema del rischio economico che abbiamo. Non vorrei che fossimo rientrati nel Patto di stabilità senza saperlo, però mi conviene saperlo prima, almeno mi so regolare e a quel punto evito anche di chiedere gli scostamenti bilancio, se mi dicono che non ci vogliono perché hanno detto che se noi li chiediamo, ci fanno salire lo spread. Ormai dovremmo aver imparato la storia dello spread che non è una questione di credibilità ma è questione di Banca centrale, perché altrimenti ritorniamo al mondo precedente senza sapere quello che è successo con le conseguenti lezioni, vale a dire che lo spread non dipende dalla credibilità delle persone ma dipende dal fatto che c'è la Banca centrale che fissa i tassi anche a lungo termine.
  La domanda delle domande che a me interessa sul DEF è la seguente. Per le proiezioni future, come per tutti i DEF e le NADEF, non sono mai stato un grande fautore delle previsioni macroeconomiche, perché domani può accadere qualcosa di imprevisto – abbiamo visto che ne succedono di cose impreviste in questi anni – e abbiamo visto come sono andate a finire tutta la marea delle parole che abbiamo versato in queste aule, dal 2018 in avanti, ragionando sullo 0,2 in più di una variabile che ci avrebbe sfasciato i conti o meno. Tenuto presente che del domani non v'è certezza ma del presente sì e, quindi, il presente è senza Patto di stabilità, perché noi spendiamo poco rispetto a quanto potremmo spendere?

  STEFANO FASSINA (LEU). Ringrazio anch'io il Ministro. Vorrei affrontare soltanto un punto della riflessione, che mi pare sia stato trattato verso la fine dell'intervento e riguarda l'inflazione. A mio avviso dobbiamo dedicare maggiore attenzione all'inflazione, all'analisi delle cause dell'inflazione e soprattutto agli interventi in atto e da prendere per combatterla, perché non c'è dubbio che va combattuta.
  Mi ha colpito vedere quest'anno, nella stima del DEF, la spesa per interessi salire di circa 9 miliardi tanto quanto il margine che utilizzeremo per intervenire sull'economia, mezzo punto di PIL. Non c'è dubbio che l'inflazione va affrontata.
  Se mi posso permettere – lo dico con rispetto per tutti coloro che hanno lavorato sul DEF – mi pare che ci sia qualche approfondimento da fare. Ad esempio, supporre che rinnovi contrattuali avvengano secondo l'IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i Paesi dell'Unione Europea) al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati è un'operazione piuttosto eroica. Abbiamo sentito anche stamattina negli interventi delle organizzazioni sindacali che non intendono scaricare sulle retribuzioni reali l'aggiustamento dell'inflazione. Il problema è molto serio e, a mio avviso, dobbiamo anche prestare attenzione agli interventi che sta facendo la Banca centrale, perché lo spread non è molto aumentato dal 10 marzo, ma è molto aumentato il livello assoluto dei nostri tassi di interesse sui BTP decennali: circa 80 punti base dal 10 marzo ad oggi.
  Ho letto le parole di una persona equilibrata come il componente italiano del board Fabio Panetta che, riconoscendo giustamente che l'inflazione è da offerta e ha cause esogene, mette in guardia i suoi colleghi sul fatto che, per ridurla, servono colpi molto pesanti alla domanda interna. È uno scenario a rischio molto elevato di recessione.
  A me pare che il punto politico che noi dovremmo affrontare – mi rendo conto che è un punto delicato – è una strada alternativa per combattere l'inflazione ed evitare la recessione. Questo è il punto politico che in questa fase deve essere affrontato e che il Governo deve affrontare. Ci sono due strade che sono complicate ma che vanno prese. La prima è l'intervento sui prezzi. Stamattina, nell'audizione, non un pericoloso pianificatore nord-coreano, ma il presidente di Confindustria ha invocato un intervento nazionale sul prezzo del gas. È chiaro che sarebbe molto meglio se si facesse a livello di Unione europea, sappiamo le complicazioni, ma in questo caso c'è bisogno di un intervento per evitare quella spirale e per evitare che la Banca centrale accentui una rotta che, ahimè, ha Pag. 14già preso. Vedremo poi giovedì. Sicuramente lei ne sa mille volte più di me, ma da quello che leggo non credo che la Banca centrale attenuerà l'intensità della correzione che ha intrapreso il 10 marzo.
  Anzitutto dunque intervento sui prezzi, quindi la seconda strada è la politica dei redditi. Bisogna convincere le parti sociali – da un lato, le imprese a non traslare i maggiori costi sui prezzi al consumo e, dall'altro, i sindacati sui rinnovi contrattuali – e lo si può fare soltanto con interventi significativi sul versante fiscale. Certamente 5 miliardi non sono sufficienti, ma va fatto ora prima che la stagione dei rinnovi contrattuali entri ancora di più in una fase accesa.
  Ci sono due strade da prendere, temo, in successione. La prima è sugli extraprofitti: perché dobbiamo limitarci al 10 per cento di contributo straordinario sugli extraprofitti che continueranno a essere accumulati, visto che quel tetto non si mette? Dobbiamo essere un po' più determinati sugli extraprofitti; affiniamo il metodo, troviamo un metodo più fine, ma 4 miliardi, il 10 per cento, è troppo poco rispetto alle esigenze che abbiamo.
  Per spezzare la spirale inflazionistica, inoltre, dobbiamo mettere sul tavolo anche uno scostamento per andare nella direzione di puntellare il potere d'acquisto delle retribuzioni e margini per le imprese senza quel circolo vizioso che deve essere evitato. A me pare questo oggi il punto.
  Probabilmente è complicato, anzi sicuramente lo è, però siamo in un passaggio cruciale: o noi ora facciamo gli interventi sui prezzi uniti ad una politica dei redditi che coinvolga attivamente le parti sociali oppure vedo molto complicato affrontare l'attuale situazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 5a COMMISSIONE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA DANIELE PESCO

  NICOLA CALANDRINI (FDI) (da remoto). Grazie, signor Ministro. Vorrei far riferimento ad alcune dichiarazioni fatte dal Ministro nel suo intervento in relazione a un fatto specifico legato alle incertezze di cui parlava, incertezze evidentemente motivate da questi venti di guerra che abbiamo alle porte della nostra Europa e che riguardano principalmente le famiglie e le imprese italiane.
  Il riferimento specifico è a due audizioni che ho sentito in questi giorni, ieri e ieri l'altro, una dei dottori commercialisti e l'altra del dottor Ruffini, direttore dell'Agenzia delle entrate, nelle quali da una parte i commercialisti ci dicono che c'è un incremento della pressione fiscale che è arrivata al 49 per cento, la più alta d'Europa, in una situazione, come diceva prima il Ministro, di crisi galoppante, di inflazione che sale sempre di più, di caro energia, di caro materiali e di caro carburante, e non mi meraviglio se abbiamo un magazzino di crediti fiscali che cresce all'interno della nostra Agenzia delle entrate. Dico questo perché nell'audizione del dottor Ruffini che c'è stata l'altro ieri, come dicevo prima, questi ha affermato che le rottamazioni sono di fatto inutili, perché i dati dimostrano che non riducono il magazzino dei crediti.
  Aggiungo che le rottamazioni sono inutili, se non vengono accompagnate da modifiche strutturali del sistema di riscossione, anzi il fatto che le rottamazioni non abbiano determinato una riduzione del magazzino dei crediti fiscali ci impone due riflessioni. La prima riflessione è che il magazzino è cresciuto certamente, come dice il dottor Ruffini, ma forse sarebbe cresciuto molto di più in assenza delle rottamazioni precedenti. L'altra riflessione è che è stato dimostrato l'errore madornale del Governo che ha proceduto a fare una rottamazione-ter senza provvedimenti di modifiche strutturali. Una nuova rottamazione dovrebbe precedere la riforma del sistema della riscossione, che è già stata avviata parzialmente – voglio ricordarlo – con l'ultima legge di bilancio, nella quale praticamente è stato eliminato l'aggio previsto nelle cartelle, ma dovrebbe anche portare ad una riduzione sensibile degli interessi di mora perché, come sappiamo, dopo alcuni anni gli importi delle cartelle sono raddoppiati rispetto agli importi originari.Pag. 15 Allo stesso modo la riforma dovrebbe essere accompagnata anche dallo scarico automatico dei crediti divenuti inesigibili.
  Per cui se si procedesse, per un verso, a fare una rottamazione-quater con uno dei prossimi provvedimenti economici e quindi in modo tempestivo – infatti, come anche i colleghi stanno dicendo, la tempestività in questo momento è molto importante per le incertezze che abbiamo – e, dall'altra, se nell'arco dei prossimi mesi fosse approvata una riforma della riscossione che, come dicevo prima, in parte è già stata fatta, potremmo avere la soluzione del problema.
  La domanda che le pongo, signor Ministro, tenendo presente l'audizione del dottor Ruffini nella quale questi palesa l'inutilità di una nuova rottamazione, è la seguente: lei può darci certezze che il magazzino dei crediti fiscali non sarebbe ulteriormente cresciuto in mancanza delle precedenti rottamazioni? È in grado di smentire tutto ciò?
  In ultimo, non pensa che, alleggerendo il magazzino dei crediti fiscali, oltre che con la previsione di un meccanismo di scarico automatico delle cartelle inesigibili, perché questo diventa inevitabile, venendo incontro alle difficoltà e alle incertezze che hanno le famiglie e le imprese italiane, si possa in qualche modo procedere con una nuova rottamazione-quater? Infatti se ne parla molto sui giornali e la maggioranza è d'accordo, ma poi il provvedimento non arriva e ci sono chiaramente grossi problemi. Si può pensare ad una nuova rottamazione sulla base della premessa che le ho fatto, accompagnata da una riforma strutturale che impedisca di tornare alla situazione di partenza cui ha fatto riferimento il dottor Ruffini?
  Vorrei capire cosa pensa, signor Ministro, sul tema.

  UBALDO PAGANO (PD). Grazie, Ministro. Innanzitutto mi lasci sottolineare la piena identità di vedute sul fatto, da lei rimarcato, che, dopo la sospensione del Patto di stabilità, il ritorno puro e semplice alle vecchie regole sarebbe problematico. Me lo sono appuntato per evitare di interpretare il pensiero e per riconfermare la piena unità di vedute, perché è evidente che le vecchie regole non sono state sempre in grado di garantire l'equilibrio tra crescita e sostenibilità.
  Venendo al Documento di economia e finanza, il quadro che viene confermato in peggioramento, sebbene all'interno comunque di una crescita che beneficia anche dell'effetto trascinamento della crescita del 2021, è evidente che tiene forse in conto parzialmente delle preoccupazioni che gli auditi fino a ora ci rassegnano sulla possibilità che un aggravamento ulteriore della crisi delle materie prime potrebbe in realtà determinare saldi ben peggiori rispetto a quelli che avete segnalato all'interno del Documento di economia e finanza.
  La domanda che mi pare sia venuta da più parti all'interno del consesso è la seguente: come sistema Paese e come maggioranza di Governo, siamo disponibili e pronti a fare tutto quanto sia necessario per tenere in piedi il Paese e le famiglie e per affrontare anche la recrudescenza del conflitto sociale che ci potrebbe essere, con l'evidente incapacità di dare risposta al potere d'acquisto dei salari, e quindi siamo disponibili a mettere in campo le misure anticicliche che potrebbero essere necessarie? Ritengo che, in una fase in cui le certezze purtroppo sono molto poche, ciò possa essere un elemento di speranza su cui il Governo e tutta la maggioranza che lo sostiene potrebbero costruire anche una nuova stagione di verità e chiarezza, nonché di prospettiva.
  Peraltro mi corre l'obbligo di sottolineare il grido di aiuto che proviene dagli enti territoriali e non soltanto nello specifico dai comuni, ma anche dalle regioni che, come lei ben sa, sono alle prese con la quadratura dei bilanci rispetto allo scorso anno. È stato un provvedimento opportuno la proroga accordata rispetto ai bilanci soprattutto del comparto sanitario, delle aziende sanitarie, perché è evidente che l'effetto trascinamento della chiusura degli ospedali e, quindi, delle prestazioni erogate dal sistema sanitario, incide moltissimo sul calcolo dei DRG (Diagnosis Related Groups), perché nel frattempo le spese non sono diminuite, anzi, paradossalmente, con tutta Pag. 16l'attività di screening e di cura che è stata fatta, addirittura sono anche aumentate.
  Stando anche alla disamina fatta dalla Conferenza delle regioni, mi pare di comprendere che molte regioni già quest'anno, senza un ulteriore aiuto da parte del Governo centrale, difficilmente riusciranno ad aggirare le procedure previste dalla normativa ormai datata del 2004. Ovviamente in questo caso il problema non è degli amministratori: il problema è degli amministrati, cioè dei cittadini che in maniera automatica si vedrebbero aumentare la tassazione per andare a coprire lo splafonamento in un momento in cui, peraltro, stante anche i dati di oggi (più di 80 mila nuovi contagi), non mi pare che siamo del tutto fuori dall'emergenza sanitaria.
  Infine mi permetta una piccola chiosa. La prospettiva di utilizzare nuovamente l'esperienza del debito congiunto, come in maniera fruttuosa stiamo provando a fare su Next Generation EU, può essere un'opzione credibile per adottare politiche energetiche comuni di natura strutturale e che siano anche utili ad affrontare la contingenza che abbiamo, che ahimè temo, come peraltro traspare anche dal DEF, possa prorogarsi ancora per qualche mese, di sicuro più di quanto immaginassimo quando abbiamo cominciato questo nuovo anno, peraltro con i fasti dell'effetto trascinamento che ci deriva dallo scorso anno.
  Mi permetto su questo di concludere. Il suo predecessore, altrettanto competente come lei, mi pare che ci avesse visto giusto, perché poi, con tutte le misure messe in atto, con la predisposizione degli atti consequenziali per tutti gli scostamenti, che hanno superato la cifra di circa 170 miliardi di euro, immagino che abbia posto le condizioni per il rimbalzo che abbiamo visto e abbiamo applaudito nel 2021.

  FIAMMETTA MODENA (FIBP-UDC). Intanto vorrei ringraziare il Ministro per il lavoro svolto, soprattutto perché ritengo che il Documento di economia e finanza abbia alcune caratteristiche fondamentali che naturalmente condivido. La principale è il pragmatismo, che tiene conto naturalmente di una situazione che è in evoluzione con i fatti accaduti che sicuramente fino a qualche mese fa non potevamo immaginare. In modo particolare vorrei approfittare di questi pochi minuti per chiederle soltanto alcune delucidazioni. Abbiamo sentito oggi le parti sociali, cioè sindacati e Confindustria, insistere moltissimo sulla misura del cuneo fiscale. Vorrei avere in merito una sua opinione, se è possibile, considerando il fatto che c'era un'intesa notevole, che vedeva cioè sindacati e Confindustria orientati verso la stessa misura.
  La seconda cosa che vorrei chiederle riguarda un annuncio che lei ha fatto, che sicuramente è molto importante e riguarda gli interventi che il Governo nell'immediato farà con riferimento al problema dell'innalzamento dei prezzi e che avranno ad oggetto, lei ha specificato, sia le opere che sono in atto sia le opere che sono programmate. È un punto che preoccupa molto i comuni. Per loro stessa ammissione – oggi l'ANCI lo ha detto – i comuni, dopo anni e anni in cui non potevano mai investire una lira, anzi un euro, si sono trovati finalmente nella possibilità di fare moltissimi investimenti, ma naturalmente devono gestire il problema relativo all'innalzamento dei prezzi.
  Altra questione riguarda, se naturalmente è possibile prevederlo – le chiedo un'opinione che se vuole è proprio di carattere personale – quanto bisognerà lavorare per far partire e far adottare come cultura di carattere generale la necessità di controllare il debito attraverso la crescita, anche se non nelle forme che ci si poteva aspettare, evitando invece di approvare misure sicuramente shock come può essere, a mio modestissimo avviso, un ulteriore scostamento di bilancio. Sappiamo tutti che l'anno prossimo si andrà a votare: non ho idea di chi prenderà il posto del Ministro Franco, ma vorrei vederlo a dover maneggiare i numeri con un ulteriore scostamento di bilancio magari di 20, 30 o 40 miliardi.
  Da questo punto di vista, però, ho notato che non c'è una rispondenza generale nell'impostazione, che invece è quella che condivido pienamente, di puntare soprattutto sulla crescita. Mi chiedo – quindi mi permetto di girarle la domanda –, per Pag. 17quale ragione e per quale motivo non c'è la convinzione sul fatto che l'Italia, a fronte di tutti i mezzi comunque che sono stati messi in campo fino a oggi, nonostante la pandemia e nonostante la crisi, assuma tale parametro come moto proprio di fiducia di un Paese.
  Un'ultima osservazione e concludo, perché l'hanno detto due colleghi e vorrei sottolinearlo. Si è parlato delle difficoltà che hanno le regioni. Sicuramente l'hanno messo in evidenza, tuttavia poiché tra l'altro nel DEF si parla anche del Patto per la salute, vorrei chiederle, Ministro, se era possibile anche un'operazione trasparenza. Giacché le regioni, a differenza dei comuni – lo sappiamo tutti – hanno avuto una serie di risorse, moltissimi riparti – se uno prova a seguirli tutti ci si perde dentro – da questo punto di vista, nel momento in cui si va a ragionare sul tipo di aiuti di cui possono aver bisogno, vorrei avere anche un quadro riguardante i supporti che via via sono stati dati nel tempo e sul modo con cui naturalmente tali supporti hanno aiutato le stesse a rientrare o a non rientrare in quelli che sono i limiti e gli obiettivi di bilancio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FABIO MELILLI

  VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie al Ministro Franco innanzitutto per l'illustrazione del Documento di economia e finanza. Sarò molto breve perché i colleghi mi hanno già anticipato nelle richieste di intervento, tuttavia vorrei sottolineare l'importanza della priorità posta all'attenzione anche negli incontri che sono stati fatti sulla presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Proprio ieri, in Trentino, ho preso parte a questo intervento – era presente anche il Ministro Messa – e i sindaci effettivamente rilevano proprio quanto già emerso anche questa sera da parte degli altri colleghi. La loro forte preoccupazione è dovuta al fatto che i comuni che hanno già ottenuto il finanziamento sui progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, quindi, sulla parte di progettazione nella fase preliminare e, quindi, nella fase ancora embrionale, di fatto oggi si ritrovano a dover intervenire con risorse proprie, andando a reperirle nei casi in cui c'è stata la capacità economico-finanziaria dell'ente locale di aver avuto, ad esempio, lo scorso anno un avanzo di amministrazione, e quindi, in tal modo, il comune è in grado comunque di coprire l'ammanco per l'aumento dei prezzi di listino che tutti i colleghi hanno già precedentemente rilevato.
  C'è inoltre un'ulteriore preoccupazione da parte dei sindaci cioè che tale situazione possa creare di fatto un fattore che inibisce e induce i sindaci a non partecipare ai bandi per il timore di potersi poi ritrovare con difficoltà legate alla necessità di contenere l'aumento che purtroppo rileviamo e che di fatto comporterebbe l'aumento del rischio di disavanzo per i bilanci degli enti locali stessi. Ovviamente lo stesso discorso può essere ripetuto a livello regionale, perché la questione è veramente dirimente. Sarebbe un peccato che sui futuri bandi, se non si decide di intervenire in modo forte e deciso, si possa avere un fattore che di fatto disincentiva la partecipazione.
  Dall'altro lato vorrei rivolgerle una domanda un po' più generale sulla questione legata al tessuto economico-produttivo nazionale ossia se da parte del Governo, tenuto conto delle ragioni che ci hanno portato ad essere purtroppo totalmente dipendenti dai fattori esteri, soprattutto per gli asset strategici che, invece, dovrebbero essere individuati in una fase così critica quale soprattutto quella dovuta alla pandemia e ora alla guerra, se c'è la volontà da parte del Governo di intervenire e individuare almeno un paio di asset strategici sui quali cercare di garantirci nell'approvvigionamento delle materie prime fino alla fase finale, in modo tale da mettere in garanzia e salvaguardare almeno un paio di asset strategici per il nostro Paese. Ciò ci consentirebbe di conseguire una forma di indipendenza rispetto ai Paesi esteri che adesso ritroviamo veramente pesante negli ambiti nei quali l'Italia è particolarmente strategica: penso al settore dell'agricoltura, ma Pag. 18penso anche a quello del mobile, poiché comunque abbiamo anche la questione del settore legno che è fortemente gravato dalla situazione di guerra in Ucraina. Chiedevo se il Governo prevede di intervenire non solo nell'immediato con misure specifiche per cercare di limitare i danni, ma anche attraverso un ragionamento che ci salvaguardi anche su possibili e futuri scenari magari di incertezza e che di fatto potrebbero esporre nuovamente l'Italia all'attuale rischio.

  YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Ministro. Ritorno brevemente sui dati dell'inflazione che sono riportati all'interno del Documento, che, devo dire la verità, mi rendono molto perplessa. Abbiamo avuto già occasione di farle notare, anche molto prima del Documento, che alcuni dati, a nostro avviso, non erano rispondenti alla realtà. Parto proprio dal grafico che riportate nel Documento, riguardante gli scenari illustrativi in cui indicate la crescita del PIL e l'inflazione.
  Probabilmente potrà aiutarmi lei a ritrovare un precedente di una dinamica di inflazione di questo tipo nella storia del mondo occidentale, perché io non ne ho memoria; ma non ne ho memoria perché in realtà, quando tracciate il grafico, non considerate che questo tipo di inflazione, così come indicata, non tiene conto dello shock di tasso, vale a dire sostanzialmente che i numeri sono praticamente sbagliati.
  Essendo comunque un documento previsionale e sapendo che la BCE ha già espresso pessimismo anche maggiore rispetto a quello espresso dal Governo italiano, le rivolgo la prima seguente domanda: a suo parere, che cosa può accadere se la BCE alza i tassi sopra il break-even dell'inflazione? Questo infatti è un elemento che all'interno del Documento non viene assolutamente considerato. Nella sostanza, se la BCE fra qualche giorno, cosa che potrebbe essere, cambia completamente la sua politica e smette di acquistare i titoli, ci ritroviamo di fronte a un Documento di economia e finanza che è assolutamente non rispondente alla realtà. Siccome stiamo immaginando il futuro attraverso questo Documento, probabilmente avremmo dovuto fare qualche riferimento a tale eventualità oppure bisognerà riscrivere un altro Documento di economia e finanza e lei dovrà tornare a riferire in questa sede.
  Vi è inoltre un'altra questione che mi rende perplessa, perché ovviamente, se i dati inflattivi sono sbagliati, di conseguenza sono sbagliati anche quelli sul tasso degli interessi passivi, che non mi sembra un elemento di poco conto.
  C'è però un'altra questione, perché avete indicato anche – faccio riferimento alla tavola 1.2 – il deflatore dei consumi. Obiettivamente anche questo mi pare molto molto irrealistico rispetto alla situazione che viviamo, perché di fatto stiamo sostituendo la matrice energetica con gas più costoso, però tutti gli altri dati rimangono esattamente allo stesso punto. Nella sostanza, partiamo da uno spike più alto ma continuiamo, invece, a scendere in tendenza perché voi indicate al costo medio del debito 0,6 punti percentuali nel 2022, 0,4 punti nel 2023, 0,5 nel 2025, e mi chiedo come sia possibile che ci sia questo se invece noi partiamo da uno spike che è molto più alto nel 2022. Evidentemente c'è qualche dato che non torna. Ciò ovviamente in relazione al deflatore dei consumi.
  Ora è chiaro che ci sono previsioni che restano tali, ma credo che il momento di difficoltà che stiamo vivendo porti con sé anche la necessità di essere molto realisti rispetto ai numeri che vengono indicati. E purtroppo mi pare che questi numeri in realtà raccontino una storia che poi non è quella reale e non è quella che ci ritroveremo a stretto giro, soprattutto in relazione alle decisioni che prenderà la BCE che, ripeto, ha già espresso molto pessimismo rispetto a quanto accade in Europa e, in particolare, a quanto sta accadendo in Italia con i nostri numeri. Credo che sia necessario specificare alcuni passaggi, ed è questo il motivo delle mie domande.

  DANIELE PESCO (M5S), Presidente della 5a Commissione del Senato della Repubblica. Grazie, signor Ministro. La situazione che stiamo vivendo è tragica, non solo per ciò che sta accadendo in Ucraina, ma anche Pag. 19per ciò che sta succedendo in Italia. Stiamo vivendo un nuovo lockdown, perché il 16 per cento delle imprese ha già rallentato la produzione o ha chiuso e un altro 31 per cento lo farà tra poche settimane, come ci ha detto oggi Confindustria. Quindi è un lockdown che riguarda le imprese, perché l'energia sta costando troppo.
  Colpa mia, solo poche settimane fa mi sono accorto che il prezzo in bolletta non ha alcuna correlazione con il prezzo che i nostri fornitori di energia stanno pagando per il gas. Prima è intervenuto un articolo della Staffetta Quotidiana, poi Cottarelli con un articolo e poi ce ne siamo accorti tutti. A dire il vero ciò non mi ha lasciato perplesso ma mi ha fatto indignare tantissimo. Poi vado a vedere le quote di mercato e mi accorgo che ENI ha il 43 per cento dell'importazione del gas in Italia, perché anche su questo dobbiamo fare nomi e cognomi: ENI nel 2021 ha fatto circa 4-6 miliardi di utili e nel 2022 ne sta facendo altrettanti.
  Ora a me dispiace che ciò avvenga e mi dispiace anche per il mio tono, perché non sono abituato a parlare così, ma la situazione è tragica e bisogna intervenire adesso, perché purtroppo abbiamo già perso troppo tempo. Vi prego di prendere con le pinze chi dice che, se fissiamo il prezzo del gas in Italia, il gas se ne va da altre parti: chi importa gas in Italia, infatti, lo fa con contratti che durano fino al 2035, contratti take or pay, cioè il gas lo devono prendere per forza, altrimenti devono pagare di più. Quindi quel gas arriva in Italia e non è così facile mandarlo da altre parti, soprattutto sul mercato tutelato. Per mia ignoranza – me ne scuso con tutti – ho sempre difeso il mercato tutelato come una cosa essenziale e poi mi accorgo che il mercato tutelato è legato al TTF (Title Transfer Facility), un indice – ormai tutti lo sappiamo benissimo – influenzato dalla speculazione. Dobbiamo fare qualcosa assolutamente adesso. In aggiunta abbiamo il problema dell'inflazione, nel senso che stiamo pagando, grazie all'aumento dell'energia, grazie a questo aumento gonfiato dalla speculazione, un'inflazione doppia di quella che dovrebbe essere e stiamo pagando anche tutto ciò che ne consegue, quindi le rivalutazioni delle pensioni, che ci costano comunque diverse centinaia di milioni, soldi che, invece, potremmo risparmiare, per poi arrivare alle misure che abbiamo fatto. Anche quelle dovremmo riguardarle un attimo, come ad esempio i 6 miliardi di euro che abbiamo messo per gli oneri di sistema, che probabilmente saranno anche meno, perché se l'energia costa così tanto, le rinnovabili sono ripagate attraverso il prezzo dell'energia e quindi 6 miliardi di euro forse sono un po' sovradimensionati. Le chiedo veramente di fare il possibile affinché si trovi, nel più breve tempo possibile, una misura finalizzata a fissare un prezzo equo dell'energia in Italia.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie delle domande a cui cercherò di rispondere nei limiti delle mie competenze. Ringrazio l'onorevole Borghi per i complimenti, ma, come l'onorevole sa, bisogna avere molta umiltà anche come economisti nell'affrontare una situazione di questo tipo. Gli economisti sbagliano ripetutamente, ma la cosa importante è imparare dai propri errori e dalle proprie esperienze.
  Rispondo all'onorevole Gallo sulla prima questione riguardante gli effetti dell'attuazione del Piano nazionale e il fatto che, al di là della realizzazione delle opere che viene finanziata, vi possono essere altri oneri complementari: ad esempio, se si risistema una scuola, occorre trovare per qualche tempo un altro locale. In realtà il Piano finanza essenzialmente le opere e dovremmo poi trovare i modi di agevolare gli enti, se si trovano in difficoltà a realizzarle. Credo sia un problema aperto di cui dovremmo discutere caso per caso.
  Sulla questione dello scostamento di bilancio che molti di voi hanno sollevato, abbiamo cercato di utilizzare tutti i margini per non cambiare in questo momento gli obiettivi per i motivi che ho ricordato. Abbiamo fatto interventi per 15,5 miliardi che non erano attesi nella politica di bilancio impostata con la legge di bilancio e li abbiamo finanziati in vari modi anche con l'imposta straordinaria sui margini tra fatture attive e fatture passive del settore dell'energia e del settore petrolifero; abbiamoPag. 20 introdotto anche un'entrata connessa alla rivalutazione dei beni di impresa – era già stato fatto in passato e l'abbiamo ripetuto – e siamo intervenuti poi con un provvedimento sulle DTA (Deferred Tax Assets), quindi abbiamo cercato di utilizzare tutti i margini possibili.
  Con l'ulteriore margine che individuiamo oggi con il provvedimento che sarà approvato a breve e che, senza considerare il rifinanziamento dei tagli di spesa che erano stati fatti con il decreto-legge n. 17, stanzia altri 6 miliardi, arriviamo a 21,5 miliardi mobilitati per sostenere l'economia in tempi relativamente brevi.
  Questo è quanto fatto sinora nei limiti di bilancio, tenendo a mente l'esigenza di non discostarci dagli obiettivi, avendo già un livello di deficit tra i più elevati nell'Unione europea, e a non discostarci ulteriormente dagli altri Paesi per non avere problemi sui mercati finanziari.
  Detto questo, è chiaro che, come ho detto prima, se questa crisi perdurasse, dovremmo fare di più, reperendo coperture: può essere fatto in vari modi ma a livello europeo dovremmo fare di più, perché a questo punto tutti in Europa dovremmo fare di più. Quello che facciamo oggi è un altro passo nel tentativo di gestire la situazione che evolve nel tempo e che mette in difficoltà moltissime imprese italiane e molte famiglie italiane attraverso un aumento del livello dei prezzi. Vedo questo passo come una tappa in cui procediamo, come qualcuno di voi ha detto in modo molto pragmatico, e faremo un decreto-legge in tempi abbastanza brevi. Dopodiché, di nuovo in tempi brevi, dovremo riesaminare la situazione e vedere se è il caso di fare ancora di più. Vorrei che questo fosse chiaro: non è che non sia chiara al Governo l'esigenza di agire, poiché c'è la massima determinazione ad agire con tempestività.
  Ogni suggerimento su come procedere da parte vostra è senz'altro molto utile, perché, come all'inizio della fase della pandemia, ci si avventura su un terreno nel gestire una crisi nuova e ci si procura strumenti e mezzi per intervenire strada facendo.
  Venendo di nuovo all'onorevole Borghi, vorrei soltanto dire una parola in difesa del mio predecessore che si è trovato anche lui a gestire una situazione nuova. Capita molto spesso anche al sottoscritto di sbagliare e poi dover correggere la propria strada.
  L'onorevole Trancassini ha sollevato la questione delle materie prime. Le materie prime sono sul mercato mondiale, quindi non è che un Governo possa cercare di contenere o gestire il prezzo di molteplici materie prime che hanno un andamento che riflette i mercati internazionali. Ciò che accade all'energia sul mercato è che la materia prima, l'energia fondamentale e la variazione dei prezzi dell'energia, in particolare del metano, ha assunto una dinamica eccezionale e assolutamente imprevedibile, a detta degli esperti del mercato. Su questo è necessario intervenire e concentrarsi nell'intervento.
  Nel Piano nazionale c'è il problema dei prezzi e, quindi, dei costi. Questo è, come dicevo prima, uno degli obiettivi che deve essere affrontato con le risorse che reperiamo attraverso il margine di bilancio e dobbiamo farlo sia avendo a mente i lavori già avviati sia i nuovi lavori: ciò vuol dire in quel caso pensare a un margine per gli anni prossimi, tenendo a mente sui nuovi lavori di avere un meccanismo asimmetrico che dia di più alle imprese nel caso in cui i prezzi salgano e che dia di meno in automatico in entrambi i casi, nel caso i prezzi tornino a scendere.
  Passiamo alla questione dell'indebitamento delle famiglie. A tutt'oggi le sofferenze sui nuovi prestiti problematici delle famiglie sono abbastanza limitate, anche grazie ai tassi che restano ancora relativamente bassi.
  La questione del fondo usura è importante, poiché serve a gestire le situazioni più difficili, quindi la riesamineremo con attenzione.
  Ho parlato oggi con il sindaco Sala e ci vedremo nei prossimi giorni. Credo che molti comuni abbiano problemi di vario tipo. Nel corso dello scorso anno abbiamo cercato di venire incontro ai comuni e di gestire con loro i vari problemi, ma lo abbiamo fatto anche all'inizio di quest'anno,Pag. 21 destinando ai comuni alcune centinaia di milioni. È un problema aperto. Penso che i 7.900 comuni italiani siano la prima linea delle amministrazioni pubbliche, perciò vanno assolutamente sostenuti, avendo a mente che, sotto il profilo dei bilanci, i comuni hanno situazioni molto molto differenziate e molti problemi che dipendono dalla loro storia e questo vale anche per il comune di Milano. Ad ogni modo, vedrò il sindaco Sala nei prossimi giorni.
  L'onorevole Manca ricordava la questione delle famiglie verso la povertà. Usciamo da una situazione in cui abbiamo perso, nel 2020, il 9 per cento del PIL, ossia una quota di reddito e una quota di occupazione molto significativa. Eravamo in una fase di ripresa accentuata che ci dava la speranza di porre il Paese su un sentiero più elevato di crescita, ma adesso credo che l'inflazione sia il punto che è più problematico, perché un'inflazione più alta taglia il potere d'acquisto delle famiglie.
  Abbiamo cercato di intervenire sulle bollette: sul lato del gas e dell'elettricità abbiamo circa 5 milioni di famiglie che, da settembre dello scorso anno, sono state tutelate sotto il profilo dell'aumento del costo dell'energia e, con uno degli ultimi decreti, abbiamo elevato l'ISEE per usufruire di tali agevolazioni da 8 mila a 12 mila euro, aumentando il numero di famiglie beneficiarie di 1,3 milioni di unità. L'energia è una parte del costo complessivo, però la tutela della fascia di famiglie più deboli deve essere senz'altro una delle nostre priorità e dovremo vedere anche in questo prossimo decreto o negli eventuali successivi interventi cosa possiamo fare, avendo a mente che la soluzione migliore è riuscire ad abbattere il costo dell'energia, quindi abbattere l'inflazione per tutti quanti. Senza considerare il costo dell'energia, il tasso di inflazione è pari al 2,5 per cento, che è più alto del livello degli scorsi anni, ma comunque è un tasso più normale rispetto al 7 per cento che include l'energia.
  La dimensione locale, come dicevo prima anch'io, è fondamentale come anche la dimensione della tutela del diritto alla salute. Siamo intervenuti quest'anno per la spesa sanitaria con 1 miliardo e 100 milioni di euro dall'inizio dell'anno che si aggiunge alla dotazione definita con la legge di bilancio, in cui vi era un aumento della dotazione di 2 miliardi e 100 milioni di euro e adesso abbiamo aggiunto in pochi mesi 1 miliardo e 100 milioni di euro.
  Sulla revisione dei prezzi lei dice di riprogrammare le opere. Questa è una possibilità, ma la soluzione ideale sarebbe ovviamente di andare avanti con tutte le opere che erano state messe in programma, perché se le ritenevamo importanti prima, adesso dovremmo cercare di farle. Se nel caso la riprogrammazione può essere una soluzione, è un po' una soluzione di ripiego. Invece di fare dieci opere è meglio farne nove, ma farle. L'intento di stanziare risorse per la revisione prezzi va nella direzione di cercare di andare avanti possibilmente su quasi tutte le opere.
  Il senatore Saccone chiedeva se è possibile prevedere uno scostamento: su questo vale quanto avevo detto prima. Se guardiamo in avanti, lo scostamento è una delle possibilità, però dovremmo vedere come evolve la situazione, come evolve la crisi ucraina e come evolvono il prezzo del gas e il prezzo dell'elettricità. Vi è la possibilità di reperire anche coperture in altri modi, come abbiamo fatto finora.
  Sui motivi per i quali i risparmiatori non investono in Italia, citavo prima il forte aumento degli investimenti l'anno scorso, il 17 per cento sull'anno prima, che ha più che recuperato la caduta del 2020, e buona parte di tali investimenti sono privati, anche se c'è anche una componente pubblica, ma la maggior parte è privata e, nella parte privata, c'è una componente che è effettuata nel settore edilizio, ma c'è anche una grossa componente che è in impianti e macchinari, dando l'idea che il nostro Paese è un Paese che continua ad avere un suo dinamismo. Ogni qualvolta giro per l'Italia, incontro imprese italiane e vi è un dinamismo che fa sperare per il futuro del nostro Paese.
  Lei ha ragione quando dice che vi è un problema di lacci e lacciuoli. Condivido assolutamente la sua lettura sull'importanza di semplificare e di ridurre eccessi di Pag. 22burocratismo e credo dovremmo cercare di farlo tutti, perché vale per il Governo, forse vale anche per il Parlamento e vale per chiunque gestisca un ente in Italia.
  Sulla questione di dare stabilità e certezza, è uno degli elementi essenziali per gestire un'impresa: ne parliamo da tanti anni in Italia e dobbiamo continuare a lavorarci.
  All'onorevole Borghi in parte ho già risposto. Lei dice che sottostimiamo le risorse necessarie, ma, come ho detto prima, abbiamo già utilizzato 15,5 miliardi e adesso ne usiamo altri 6. Vi è la massima attenzione a come evolve la situazione e la massima apertura mentale a intervenire nel modo che sarà ritenuto necessario per sostenere il sistema produttivo e le nostre famiglie.
  Non vi sono segrete stanze in cui vengo torturato. Abbiamo discussioni interessanti a livello europeo dell'Ecofin o degli altri gruppi e vi è un dibattito interessante. Non credo che adesso l'Italia abbia un problema di sottomissione e, a dire il vero, non credo lo avesse neanche in passato.
  Onorevole Fassina, sottolinea la questione molto preoccupante dell'inflazione. Come affrontare l'inflazione? Credo che sono circa trenta-trentacinque anni che abbiamo tassi di inflazione relativamente bassi e in Italia forse già dai primi anni Novanta, quindi in Italia attualmente da trenta abbiamo un'inflazione relativamente bassa.
  Come contenere l'inflazione? Un tema è il prezzo dell'energia, un'ipotesi è fissare un tetto o un prezzo in qualche modo definito, in particolare per il gas. È una delle riflessioni in corso, il Ministro Cingolani ci sta lavorando ed è uno dei temi su cui anche l'Italia si sta impegnando a livello europeo, perché siamo in un mercato aperto e integrato in Europa. Una soluzione ideale è una soluzione europea, avendo a mente che poi l'Europa è parte di un mondo dove pure il gas e il petrolio girano. Credo che una delle sfide sia riuscire in qualche modo a controllare il livello del prezzo. È una sfida non facile su cui comunque si sta cimentando il Ministro più direttamente preposto a tale settore.
  Una cosa che abbiamo fatto è che sull'estrazione di gas nazionale, cercando di far riprendere la produzione nazionale sui pozzi esistenti, abbiamo definito che il nuovo gas estratto in Italia e anche quello già estratto sia venduto a un prezzo che tenga conto dei costi di produzione. Questo è un passo, però senz'altro è necessario proseguire su questa strada.
  Passiamo alla politica monetaria, all'inflazione da offerta. L'inflazione che viviamo è in Europa prevalentemente da offerta, sebbene, anche non considerata l'energia, vi sia un po' un aumento rispetto agli anni passati, forse altra cosa è nel Nord America. Un'inflazione da offerta suggerisce che la politica monetaria non debba essere troppo restrittiva, altrimenti si rischia di avere i problemi di inflazione da un lato e una recessione dall'altro. Credo che la politica monetaria della BCE cerchi di tenere conto in qualche misura di questi aspetti, postponendo gli aumenti dei tassi. Adesso non ci aspettiamo aumenti dei tassi nei prossimi mesi, poiché la BCE ha annunciato che verranno più avanti, avendo a mente che i tassi sono ancora negativi e che il punto di partenza è un tasso piuttosto basso.
  La questione della politica dei redditi è una questione molto interessante e forse dovremmo tornare a rifletterci. Non ho una risposta da darle in questo momento, però è senz'altro un quesito.
  In riferimento alla proposta di tassare di più gli extraprofitti, abbiamo pensato all'imposta straordinaria in tempi relativamente brevi e forse si può affinare, ma senz'altro vi possono essere più opzioni per reperire il gettito, ma torno a dire che dipende da come evolverà la situazione. Occorre, tuttavia, essere sempre cauti nell'usare strumenti di finanza straordinaria che vengono introdotti in un momento di emergenza, poiché comunque vi è il rischio di introdurre iniquità.
  Senatore Calandrini, la nostra pressione fiscale è alta, ma è attorno al 43 per cento. Il 49 per cento forse fa riferimento al dato che l'Istat ha diffuso sul quarto trimestre dello scorso anno. Tutti gli anni la pressione fiscale nei diversi trimestri è diversa Pag. 23e in genere la pressione fiscale nel quarto trimestre dell'anno è particolarmente alta, però conta la pressione fiscale media nell'anno che credo sia attorno al 43 per cento.
  Passando alla questione della rottamazione, credo che abbiamo inviato al Parlamento una relazione qualche mese fa sulla riscossione, di cui la rottamazione è uno dei temi collegati. In quella relazione suggerivamo una serie di interventi di riforma, di semplificazione e di efficientamento. La rottamazione può essere uno strumento usato in circostanze di emergenza o per affrontare situazioni particolari, però non dovrebbe essere lo strumento regolare con cui si gestisce la riscossione. Forse inviterei a vedere la relazione e poi magari possiamo parlarne.
  Onorevole Pagano, siamo disponibili a fare tutto, ma dipende da come evolve la situazione. Sulla sanità quest'anno abbiamo stanziato, come dicevo prima, 1 miliardo e 100 milioni di euro a integrazione dei fondi già disponibili. Un debito europeo nuovo, come un nuovo Next Generation EU, è uno dei possibili sviluppi. Il Next Generation EU nasce in una situazione molto complicata con una pandemia devastante e la crisi attuale è per certi aspetti altrettanto drammatica sia per chi è coinvolto in Ucraina sia indirettamente anche per tutte le imprese che soffrono di prezzi dell'energia molto alti, per quelle imprese che non riescono più a esportare e così via. Credo che vi sia la consapevolezza che l'Europa debba muovere in avanti per accelerare sulla questione energetica, perché fino a un anno fa, anche ai tempi della stesura del Next Generation EU, del Piano nazionale, il passaggio verso le rinnovabili era un passaggio che si faceva per affrontare la questione climatica, che resta fondamentale, ma adesso abbiamo un secondo motivo cioè essere autonomi, perché quanto più energia produciamo all'interno di ciascuno dei nostri Paesi, tanto più siamo autonomi. Per questo motivo credo che, a livello italiano ma anche a livello europeo, vi sia l'esigenza di procedere molto più rapidamente sulla produzione di energie rinnovabili. Finanziare tale produzione con un fondo votato a questo è una delle possibilità che personalmente auspico, ma dipende dal fatto che si trovi il consenso fra tanti Paesi.
  L'onorevole Modena faceva riferimento al cuneo fiscale, che penso sia uno dei problemi più importanti del sistema fiscale italiano. Il cuneo fiscale italiano è uno dei più ampi in Europa e credo venga solo dopo quello francese e forse quello belga. Il cuneo fiscale andrebbe ridotto, ma per ridurlo servono risorse. L'intervento effettuato quest'anno sull'Irpef va in questa direzione. Infatti, il cuneo si compone dell'Irpef e di contributi sociali, quindi uno può scegliere cosa ridurre, però entrambi fanno parte del cuneo. L'intervento sui 7 miliardi è andato in quella direzione. Personalmente auspicherei che, se in futuro vi fossero altri margini di bilancio per ridurre le imposte, questi andassero di nuovo sul cuneo fiscale.
  Sulla questione del contenimento del debito attraverso la crescita, questa è la soluzione migliore per ridurre il rapporto debito-PIL, come abbiamo visto anche l'anno scorso quando il rimbalzo che abbiamo avuto del PIL ci ha consentito di ridurre il rapporto debito-PIL di 4,5 punti. Ricordo che nel DEF di un anno fa si pensava di passare dal 155 al 160 per cento e, invece, siamo scesi sotto il 151 per cento, perché il deficit è stato un po' più basso, ma anche perché la crescita è stata molto più vigorosa di quanto si ipotizzava. Quali sono gli strumenti per crescere di più è la questione difficile e torno a quanto dicevo alla fine, ovvero che dobbiamo non perdere di vista il fatto che dobbiamo puntare a far sì che il nostro Paese nei prossimi anni cresca stabilmente di più che nei 25 anni precedenti.
  Onorevole Cattoi, per quanto riguarda il costo delle opere soprattutto per gli enti locali, come dicevo prima, occorre intervenire sulla revisione dei prezzi. Sul tessuto produttivo nazionale con uno degli ultimi decreti abbiamo approvato un provvedimento che va un po' nella direzione di sostenere il nostro tessuto produttivo: abbiamo stanziato 700 milioni di euro quest'anno e 1 miliardo di euro dall'anno prossimoPag. 24 fino al 2030 per un fondo per il settore dell'automotive, che comprende l'automobile e tutto ciò che è collegato, per interventi che siano dal lato della domanda in prima istanza, ma soprattutto dal lato dell'offerta per far sì che tale settore, che si troverà ad affrontare una riconversione pesante, possa trasformarsi, e 500 milioni di euro l'anno fino al 2030 per il settore dei microprocessori.
  Sulla questione delle materie prime, credo che non possiamo che importare molte materie prime, se non sono reperibili in Italia, ma dovremmo cercare nei prossimi anni nel modo più rapido possibile di produrre energia in Italia.
  Passando all'intervento dell'onorevole Lucaselli, che non vedo più, l'inflazione viene misurata dall'Istat e, se i numeri sono sbagliati, forse il quesito andrebbe posto all'Istat. Sulla questione della BCE che aumenta subito i tassi: no, la BCE ha annunciato che non li aumenterà immediatamente, ma che ci sarà una fase di graduale aumento e teniamo conto di questo.
  Presidente Pesco, la situazione è tragica e molto difficile. Vi è la questione del gas, su cui credo che in qualche articolo si citavano dati dell'Istat, che poi sono stati corretti dall'Istat stesso, che davano il profilo dei prezzi all'importazione piatto e questo era assolutamente contrastante con quello che si vedeva. L'Istat poi ha recentemente rivisto questi dati. Quando abbiamo avuto la segnalazione che c'era questo profilo piatto, abbiamo contattato l'Istat che ha prontamente corretto l'errore, cosicché i prezzi all'importazione sono anch'essi in salita.
  I contratti di lungo periodo sono in genere contratti che definiscono una quantità minima e massima che tuttavia spesso per il prezzo fanno riferimento a un prezzo molto vicino al prezzo di mercato corrente, che non significa che il prezzo sia quello del giorno, però tende a seguire il prezzo corrente.
  Nell'importazione e nella commercializzazione di tali prodotti vi possono essere dei margini e l'intervento che abbiamo fatto cerca un po' di cogliere questa possibilità, però anche in questo caso bisogna capire esattamente e stiamo cercando di farlo.
  Una questione importante, che lei ha osservato, concerne il mercato tutelato, perché in realtà il mercato tutelato in questo momento è il mercato meno tutelato dall'andamento dei prezzi di mercato per la scelta effettuata anni fa di far riferimento al prezzo spot, al prezzo del giorno. Tale osservazione dovrebbe dare qualche suggerimento per il futuro, poiché chi aderisce al mercato tutelato, che può essere chi ha meno capacità nel gestire i propri contratti, quindi chi ha un contratto gestito indirettamente dall'autorità, si è trovato esposto a tali aumenti. Quello che abbiamo cercato di fare è di non esporre agli aumenti la fascia delle famiglie a reddito più basso. Ad ogni modo occorre una riflessione in futuro su cosa debba essere il mercato tutelato e, come dicevamo prima, anche sul prezzo dell'energia, fermo restando tutte le difficoltà nel fissare un prezzo in un contesto in cui il mercato, sia nazionale che europeo, è aperto.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Grazie a tutti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.10.