XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Martedì 29 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fratoianni Nicola , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra dell'università e della ricerca, Maria Cristina Messa, sull'organizzazione dell'accoglienza di studenti, ricercatori e docenti ucraini esuli (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Fratoianni Nicola , Presidente ... 3 
Messa Maria Cristina , Ministra dell'università e della ricerca ... 3 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 6 
Carelli Emilio (CI)  ... 6 
Toccafondi Gabriele (IV)  ... 6 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 7 
Fusacchia Alessandro (Misto-MAIE-PSI-FE)  ... 7 
Aprea Valentina (FI)  ... 9 
Belotti Daniele (LEGA)  ... 10 
Melicchio Alessandro (M5S)  ... 10 
Di Giorgi Rosa Maria (PD)  ... 10 
Bella Marco (M5S)  ... 11 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 12 
Messa Maria Cristina , Ministra dell'università e della ricerca ... 12 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE
NICOLA FRATOIANNI

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra dell'università e della ricerca, Maria Cristina Messa, sull'organizzazione dell'accoglienza di studenti, ricercatori e docenti ucraini esuli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione della Ministra dell'università e della ricerca, Maria Cristina Messa, sull'organizzazione dell'accoglienza di studenti, ricercatori e docenti ucraini esuli. All'audizione è consentita ai deputati la partecipazione da remoto, in videoconferenza, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento della Camera dei deputati nella riunione del 4 novembre 2020. Ricordo ai colleghi che partecipano da remoto che devono rendersi visibili, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, e che non possono collegarsi da luoghi aperti al pubblico o in cui siano comunque presenti altre persone, né da mezzi di trasporto. L'intervento deve essere udibile, per cui occorre assicurarsi di disporre di una connessione internet stabile. Al termine dell'intervento della Ministra darò la parola ai commissari che intendano svolgere considerazioni o porre domande. Unitamente a tutti i colleghi presenti, ringrazio la Ministra per la Sua presenza e le do la parola per lo svolgimento della relazione.

  MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'università e della ricerca. Grazie, presidente. Cari deputati vi ringrazio per questa possibilità che ci ha dato anche l'impulso per mettere ordine nelle varie iniziative che stiamo facendo, che sono molte. L'università e la ricerca sono stati fra i primi a mobilitarsi per esprimere le manifestazioni di vicinanza al popolo ucraino in generale e a tutte le persone coinvolte nella grave crisi politica e umanitaria in atto.
  Prima ancora dell'intervento governativo di cui parleremo a breve, all'emergere della crisi si sono subito moltiplicate iniziative spontanee da parte delle università, delle istituzioni AFAM (Alta formazione artistica, musicale e coreutica) e degli enti pubblici di ricerca, volte a sostenere nelle forme più varie e con atti sempre concreti la permanenza degli studenti e dei ricercatori ucraini che a qualsiasi titolo, ivi compreso il progetto Erasmus+, si trovassero in Italia.
  Non può non rilevarsi anche come il nostro Paese ospiti numerosi studenti provenienti dal quadrante geografico colpito dalla crisi e come storicamente l'Italia abbia coltivato intensi rapporti accademici tanto con l'Ucraina quanto con la Federazione Russa. Solo nel 2021 quattro atenei nazionali hanno siglato accordi di cooperazione con sette istituti universitari ucraini e in generale i rapporti tra l'Italia e i Paesi in questione sono definiti da molte collaborazioni interuniversitarie che riguardano sia didattica e formazione che ricerca e mobilità.
  Tra l'Italia e la Federazione Russa sono censiti 73 accordi interuniversitari in corso, Pag. 427 sono con l'Ucraina e quattro con la Bielorussia. Da queste collaborazioni sono gemmati 29 corsi convenzionati tra le nostre università e quelle ucraine e 10 corsi che rilasciano doppi titoli. Con la Federazione Russa abbiamo ben 489 corsi convenzionati e 66 corsi che rilasciano doppi titoli. Quindi, come vedete, i rapporti sono molto intensi e noi vorremmo evitare che a farne le spese siano gli studenti che hanno creduto in questo tipo di formazione.
  La presenza oggi sul territorio italiano di studenti ucraini e russi vede più o meno censiti come ucraini nel nostro territorio 31 studenti Erasmus e 989 non Erasmus, di cui 802 residenti in Italia; mentre, per quanto riguarda gli studenti della Federazione Russa nel nostro territorio, sono 48 gli Erasmus e 304 i non Erasmus, di cui 294 residenti in Italia.
  Di fronte a questo intenso scambio, che ha determinato una consuetudine di rapporti che abbiamo da tanti anni, l'accademia non poteva mostrarsi insensibile e valorizzando il principio di autonomia universitaria, ha agito da subito. Come sapete, è un principio basato sulla libertà di insegnamento e sull'autonomia degli ordinamenti. In nome di tale autonomia le università, gli enti pubblici di ricerca e le istituzioni AFAM hanno potuto intraprendere con tempestività le più varie iniziative per far sì che gli studenti e i ricercatori ucraini presenti in Italia al momento dello scoppio della guerra potessero proseguire nei loro percorsi di studio e di ricerca e se del caso, ad esempio, anche oltre la durata prevista per gli stessi.
  In questo contesto si è inserito l'intervento promosso dal Ministero e condiviso dal Governo di introdurre una misura specifica finanziata con fondi MUR (Ministero dell'università e della ricerca) volta a integrare e ulteriormente sostenere le iniziative delle università e degli enti di ricerca. Voglio rimarcare come questo intervento sia stato – anche in modo fortemente simbolico – una delle prime misure di sostegno adottate dal Governo a seguito dello scoppio della crisi in Ucraina. Mi riferisco alla misura prevista nel primo decreto, il numero 16 del 2022, in forza del quale è stato istituito uno specifico fondo dello stato di previsione del MUR con una dotazione di 500 mila euro volta a sostenere sostanzialmente a titolo di cofinanziamento le iniziative intraprese dalle università, dalle istituzioni AFAM e dagli enti pubblici di ricerca a favore della comunità scientifica ucraina. A tal riguardo voglio proprio ringraziare i componenti di questa Commissione, perché grazie a voi si deve la scelta fatta propria dal Parlamento in sede di conversione del decreto-legge di accrescere la consistenza del fondo, sempre con oneri a carico del Ministero, estendendola a un milione di euro e ne ha esteso anche le finalità. Questa scelta ha un forte valore non solo simbolico, ma anche concreto in quanto studenti e ricercatori di altra nazionalità, che però per questa crisi in atto non possono proseguire i propri studi, possono accedere a questo decreto di accoglienza, ivi inclusi profughi in fuga da crisi politiche e militari varie, come Afghanistan oltre che Ucraina, quindi indipendentemente dalla loro nazionalità, anche ai soggetti che in conseguenza della crisi in atto in Ucraina sia stata concessa la protezione internazionale anche temporanea. Il significato più alto di questa misura è quello che chiarisce in nome del principio universalistico tipico del mondo della ricerca, fatto proprio dalla comunità scientifica internazionale, che alle misure di sostegno possa accedere chiunque sia pregiudicato nella propria attività di studio o di ricerca da eventi bellici o da gravi crisi politiche.
  Vi sono poi ulteriori iniziative del nostro Ministero. Nell'esercizio del potere di coordinamento che abbiamo, nell'ambito del regime di autonomia che circonda le università e gli enti di ricerca italiani, stiamo intraprendendo iniziative dirette, tra le altre cose, a semplificare le forme di accoglienza, per quanto di nostra competenza. Tra queste iniziative desidero segnalarvi che è in procinto di avviarsi proprio oggi in queste ore uno specifico percorso informativo costantemente aggiornato a beneficio di tutte le istituzioni facenti parte del sistema della formazione superiore, ivi incluse, oltre a università, enti e AFAM, anche le accademie e le società scientifiche – Pag. 5con «accademie» intendo, per esempio, l'Accademia dei Lincei e l'Accademia dei Quaranta – allo scopo di segnalare tutte le iniziative di solidarietà per docenti, ricercatori, studenti e dottorandi colpiti dalla crisi internazionale che abbiano l'esigenza di trovare un luogo aperto e sicuro in cui proseguire la propria attività di ricerca e di studio.
  Vorrei evidenziare in questa direzione che la nota del 27 febbraio, che ho inviato ai rettori delle università italiane, ai presidenti AFAM e a quelli degli enti di ricerca, con cui è stato chiesto di segnalare ogni tipo di disponibilità, in particolare sotto forma di borse di studio e alloggi, ha ricevuto già una risposta massiccia, a dimostrazione del sostegno, della vicinanza e della solidarietà che la comunità scientifica nutre per il popolo ucraino. Questa vicinanza si è sostanziata in una disponibilità di ospitare approssimativamente 620 persone tra studenti, ricercatori e docenti, garantendo il riconoscimento di 580 borse di studio e per il resto, invece, sono alloggi e altre forme di sostegno. Peraltro ciò testimonia l'assoluta adesione delle istituzioni accademiche alle azioni di Governo che il MUR sta intraprendendo. Alla voce della comunità accademica, peraltro, in alcune circostanze si è accompagnata anche la manifestazione di solidarietà del terzo settore e degli enti locali.
  Con riguardo al servizio informativo di cui vi ho accennato, che sarà fruibile da oggi sul sito del MUR anche in lingua inglese, vanno segnalati i contenuti. In particolare, questa piattaforma indicherà: le misure normative adottate a finalizzare l'accoglienza di docenti, ricercatori e studenti ucraini in allineamento con le iniziative europee più ampie come quella che è nata adesso ERA4Ukraine (european research area for Ukraine) della Commissione europea; le concrete proposte, offerte di collaborazione, supporto e ospitalità che sono adottate dalle accademie italiane; i riferimenti utili per le misure generali e le informazioni adottate dalle amministrazioni pubbliche a favore della comunità ucraina distinte per argomento; le disponibilità manifestate da università enti e comparto AFAM a seguito di questa richiesta del 27 febbraio di cui vi ho appena parlato, corredate per ogni istituzione delle informazioni relative al territorio di riferimento in ordine alle esigenze abitative, sanitarie amministrative e altre informazioni di supporto; il supporto alle istituzioni di alta formazione nonché enti di ricerca e sistemi delle accademia di cui vi parlavo prima in ordine alla collocazione di docenti ricercatori e dottorandi e anche eventualmente di studenti.
  Potranno poi ottenere visibilità anche specifiche opportunità che il Ministero sta identificando a favore dei docenti che si trovino in aree a rischio e che desiderino condurre la propria ricerca e la propria attività di docenza nel nostro Paese. In particolare, potrà essere pubblicato a breve un avviso su fondi FISR (Fondo integrativo speciale per la ricerca), che avevamo già allocato a questo scopo, per un ammontare di circa un milione di euro che darà la possibilità di condurre, previa valutazione, progetti di ricerca biennali in Italia a questi accademici che si trovino in aree a rischio, come hanno già fatto altri nostri partner europei. Sarà possibile in questo frangente dedicare peculiare attenzione a docenti e ricercatori colpiti dalla crisi in corso.
  È evidente che stiamo mettendo una varietà di misure con la finalità di rendere più agevole l'incontro tra la domanda che viene da fuori e l'offerta di sostegno in ambito accademico. Ciò vuol dire che università, enti di ricerca e istituzioni AFAM, che si saranno resi disponibili ad avviare percorsi di ospitalità in connessione con le emergenze in atto, avranno un maggiore supporto da parte del Ministero in questo percorso e al contempo potranno essere fornite indicazioni, ad esempio in ambito sanitario o amministrativo, utili per il fruitore dell'ospitalità e per le loro famiglie. Le forme di accoglienza accademica, per esempio, potranno essere: incarichi di visiting professor e research fellowship, borse di studio o anche altre forme di ospitalità avviate in autonomia dalle singole istituzioni anche, come sembra dalle prime disponibilità emerse a seguito della ricognizione del 27 febbraio, con il coinvolgimento Pag. 6degli enti locali e del terzo settore. La misura nel suo complesso è indirizzata ai seguenti soggetti: le università italiane, gli enti di ricerca e le istituzioni AFAM che hanno attivato o intendono attivare iniziative di accoglienza a favore di docenti, studenti, dottorandi e ricercatori colpiti dalla crisi e anche a soggetti privati in grado di finanziare l'ospitalità dell'intera famiglia del docente interessato.
  Infine, stiamo collaborando attivamente con altri soggetti e istituzioni per rendere ancora più efficace queste misure di sostegno e ampliare il numero dei beneficiari. Speriamo che il coinvolgimento di questi ulteriori attori garantirà la massima coerenza e uniformità dell'azione solidale e istituzionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, ministra. Passiamo al dibattito. Avverto che il tempo disponibile è stato suddiviso tra i gruppi per metà in parti uguali e l'altra metà in proporzione alla consistenza numerica dei gruppi stessi. Come di consueto darò la parola a un deputato per gruppo secondo la consistenza numerica complessiva dei gruppi a partire dal meno numeroso per poi eventualmente procedere a un secondo giro di domande. Cominciamo dall'onorevole Carelli.

  EMILIO CARELLI. Grazie, presidente. Grazie, signora ministra, per questa relazione che ho trovato sicuramente molto esauriente e anche ricca di particolari.
  Lei ha ricordato che il Ministero dell'università e della ricerca ha istituito il fondo di 500 mila euro per finanziare le misure a sostegno degli studenti, dei ricercatori e dei docenti ucraini – affinché possano svolgere la propria attività presso università ed enti di ricerca italiani – che poi il Parlamento ha integrato e aumentato fino a un milione di euro. Sono molte le università in tutta Italia che hanno raccolto la chiamata e alcune, come quella di Bologna, hanno inoltre stanziato fondi propri in aggiunta a quelli del Ministero. La stessa università di Bologna, per dare da subito questa possibilità agli studenti ucraini, ha attuato anche iniziative per snellire le pratiche di accoglienza; ad esempio, introducendo la lettera di invito per il dottorato così da non dover prendere parte ad una selezione pubblica.
  Quello che vorrei chiedere è quanto segue. Le università si sono mosse in modo molto individuale e lei ha accennato anche a un'iniziativa di coordinamento che istituisce da oggi questo percorso informativo. Tuttavia, ci sono altre iniziative per rendere ancora più omogenee nel Paese e possibilmente più efficaci le iniziative delle diverse università?
  Poi, vorrei chiederle un'altra cosa. L'università e la ricerca sono due temi chiave del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), sui quali sono già stati pubblicati tre bandi. Come prevedete di comunicare i dati e i risultati di questi e soprattutto l'impatto che avranno nel sistema universitario e della ricerca? Grazie.

  GABRIELE TOCCAFONDI. Grazie, presidente. Ringrazio la ministra della relazione, delle parole dell'impegno suo, del Ministero e di tutto il mondo universitario e della ricerca. Se non erro, siamo al trentaquattresimo giorno di conflitto e di invasione dell'Ucraina. In Italia ieri erano censiti e arrivati 74 mila profughi rifugiati, di cui 29 mila bambini e 38 mila donne. L'audizione di oggi, soprattutto quella di domani con il Ministro dell'istruzione, serve a questo Parlamento e questa Commissione per avere una prima visione complessiva su un tema che è interesse oggettivo del Parlamento, cioè quello dell'accoglienza. La vera accoglienza è l'alloggio, l'assistenza sanitaria medica e psicologica, ma anche l'inserimento in un percorso, principalmente in quello educativo; anche perché, sperando che la guerra possa terminare subito, sappiamo tutti che c'è una distruzione oggettiva e quindi non sarà semplice prevedere il ritorno di tutte queste persone. Questa è solo una piccola parte di quello che si immagina potrà arrivare nei prossimi giorni e settimane: un ritorno al loro Paese non sembra oggettivamente imminente. Quindi il percorso di accoglienza deve tenere ferme alcune basi, compresa quella dell'inserimento in un percorso scolastico e universitario. Rispetto a questo Pag. 7presumo che gli strumenti che dovranno essere messi in atto – è anche una domanda – debbano essere duraturi e molto elastici rispetto alle esigenze e qui ci viene incontro un grande strumento, ovvero l'autonomia universitaria. Su questo abbiamo capito la fotografia ad oggi, ma occorre percepire qualcosa da domani in poi rispetto alle singole esigenze che arriveranno e ci saranno.
  Ho letto i dati rispetto alla sua nota del 27 febbraio con cui lei ha chiesto di segnalare ogni tipo di disponibilità. Capisco lo sforzo, però relativamente alla disponibilità di ospitare 620 persone tra studenti, ricercatori e docenti rispetto al nostro percorso universitario e degli enti di ricerca, forse è possibile fare di più, così come per le 580 borse di studio.
  Da parte nostra, come lei già ha evidenziato in precedenti atti normativi, c'è la disponibilità a collaborare con il Ministero per aiutare l'aspetto normativo e finanziario, però penso che sia necessario già da ora strutturarci, perché evidentemente le richieste aumenteranno ed è positivo che possano aumentare, perché vuol dire che stiamo facendo realmente accoglienza, cioè inserimento anche in percorsi educativi. Grazie.

  PAOLA FRASSINETTI. Grazie, presidente. Grazie, signora ministra, per essere qui oggi e per la relazione così dettagliata che ci ha fornito. Vorrei fare il punto su una questione che non è farina del mio sacco, ma mi è stata sollecitata proprio da universitari ucraini, da chi si occupa di mettere in piedi questo corridoio accademico. Loro lamentano una situazione molto grave, dicendo che è difficile portarli qui – nel senso che c'è una situazione pericolosa – e che sarebbe importante mettersi in contatto con le università della città di prima linea d'accoglienza. Mi parlavano di Varsavia o di Bucarest proprio perché il problema è riuscire a raccogliere un numero cospicuo, dai 30 ai 50 studenti, per poi portarli in Italia. Tuttavia, loro facevano presente l'importanza di creare raccordi con queste città di prima accoglienza, perché la logistica è fondamentale.
  Sono importanti la commissione e le richieste di borse di studio, ma alla fine non bastano se non si concretizza la possibilità di toglierli da quei luoghi pericolosi e portarli qui. Ad esempio, sento sempre dire «Speriamo che arrivino», però loro dicono che per arrivare bisogna dare molta più importanza a questi passaggi propedeutici a mettere in atto tutte le altre iniziative lodevoli che ci sono state.
  Volevo segnalare questo proprio per cercare di sbloccare questa situazione e riuscire ad avere gruppi consistenti di studenti da portare in Italia. Grazie.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Grazie, presidente. Ringrazio anche io e saluto la Ministra Messa per questa relazione puntuale. Volevo fare un commento generale e poi chiedere alla ministra un paio di cose molto più specifiche sulla scia di quello che hanno detto alcuni colleghi a partire dall'onorevole Toccafondi.
  Il commento generale, ministra, è che non vorrei passasse troppo in sordina una cosa fondamentale che lei ha detto, ovvero che la formazione insieme alla cultura sono i due assi strategici che uniscono, a maggior ragione quando arriviamo in situazioni in cui di nient'altro si parla. Lo dico perché anche nel nostro Paese, in questo momento, le pulsioni a fare tutt'uno fra una persona e un Paese ci sono ancora, è innegabile. Probabilmente questo non succede, mi auguro, dentro le università e dentro i centri di ricerca; ma nel Paese inteso in senso più ampio non è così scontato che noi accogliamo, ospitiamo e aiutiamo studenti russi come lo facciamo con gli studenti ucraini e invece credo che questo sia un messaggio, ministra, che lei ci deve aiutare, vista la sua posizione, a far passare con ancora più forza nelle settimane e nei mesi che verranno. Il messaggio che può essere quasi scontato in quest'Aula, ma che non lo è affatto là fuori, è che quando tutto si chiude le possibilità di formarsi insieme o di fare ricerca, di insegnare, la dimensione della formazione, dell'alta formazione e della cultura sono centrali. Questo glielo dico, perché prima il collega Carelli e forse anche il collega Toccafondi, ministra, la incoraggiavano, nel Pag. 8pieno rispetto, che nessuno di noi dimentica mai, dell'autonomia delle università, a un piglio e a un coordinamento anche più forte, ma a questo io assocerei un elemento di visibilità un po' più forte. Questo probabilmente attiene non solo alla dimensione del profilo istituzionale, ma anche del carattere personale, però io penso che si parli troppo poco dei temi di cui stiamo parlando qui oggi.
  Le chiederei anche di ragionare nel prossimo futuro su qualche occasione in cui riusciamo a portare all'attenzione del dibattito pubblico in maniera più significativa tutta questa attività e questa iniziativa che venga dal Ministero, nel rapporto di collaborazione con il Parlamento o dai singoli atenei e dai centri di ricerca. Nella difficoltà di riuscire a entrare in un dibattito pubblico nazionale, in cui non solo si parla di conflitto o di guerra in Ucraina, ma all'interno di questo si parla di attacchi, missili e morti, faremmo un lavoro molto meritorio, se potessimo costruire occasioni che plasticamente raccontano questo lavoro impressionante che si sta facendo, ma, soprattutto, che servirà, a maggior ragione, fare.
  Infine, nel concreto penso anche io che si possa e si debba fare onestamente meglio di 620 persone. Capisco che non dipende in prima battuta da lei, però sicuramente dobbiamo studiare insieme un meccanismo – vedo che c'è una dimensione di risposta all'emergenza, per cui si fanno alcune cose molto rapidamente per venire incontro a istanze molto specifiche – lo dico in positivo, usando con grande cautela la parola che sto per dire, che sia anche un'opportunità di rafforzare nel medio periodo i rapporti tra l'Italia e quell'area del mondo, i rapporti fra l'Italia e l'Ucraina da un punto di vista di ricerca. Se concepiamo queste misure, come dicevano alcuni colleghi, inevitabilmente come misure di emergenza che devono essere agili, flessibili e che devono funzionare subito, ma anche con uno sguardo e una prospettiva ai prossimi anni, sperando che la situazione si stabilizzi e si torni alla pace molto rapidamente, credo che in prospettiva sia un investimento importante, perché a me piacerebbe che i nostri ragazzi e le nostre ragazze nelle università avessero l'occasione negli anni a venire dalla scuola all'università di crescere in ambienti sempre più multiculturali. L'idea di rafforzare questa dimensione progettuale e strategica con ricercatori, professori e studenti di altri Paesi – in questo caso stiamo parlando della situazione in Ucraina – è fondamentale.
  A questo riguardo, oltre alla dimensione di ampliare la possibilità di risposta all'emergenza, credo che per il progetto, a cui lei faceva riferimento, di ricerca biennale da venire a condurre in Italia con il finanziamento di un milione, servirebbe uno sforzo collettivo per metterci più risorse e per farlo in maniera più massiccia e significativa, perché è l'iniziativa di cui lei ci ha raccontato mi sembra poter fare perfettamente da ponte fra un ragionamento più di emergenza e uno più di medio periodo.
  L'ultima cosa che volevo chiedere, che è molto concreta nello spirito anche puntuale della sua relazione, ha a che fare con alcuni aspetti collegati con il suo ragionamento. Lei ha parlato del terzo settore e degli enti locali, però vi sono dei mondi veramente contigui al mondo universitario che non ho sentito citare e quindi volevo capire se sono automaticamente ricompresi. Ne cito uno, ovvero gli spin-off universitari, quindi tutto il raccordo tra il mondo della ricerca in senso stretto e il mondo dell'impresa che parte dall'università. Quando andiamo a fare l'elenco, ci scontriamo sul fatto che se Tizio o Caio è stato classificato non come ricercatore o studente, poi abbiamo un problema di visto e tanti altri problemi concreti. Volevo capire quanto è flessibile e quanto è agile questo spazio per portare i mondi contigui attorno all'università oppure ai centri privati che sono metà culturali e metà di formazione.
  Infine, abbiamo facoltà, corsi di laurea e una tradizione nel Paese molto importante di interpreti e traduttori. Immagino, altrimenti mi dica il contrario, che la maggior parte di queste persone parlino inglese e ovviamente stiamo lavorando come lingua franca con l'inglese, però, se vogliamo Pag. 9fare accoglienza e integrazione, occorre sfruttare e utilizzare una scuola italiana importante di interpreti e traduttori che possono essere valorizzati.
  Volevo capire in che misura si sta lavorando per rafforzare la dimensione dell'integrazione, come il disagio psicologico che ricordava il collega Toccafondi e tutta questa serie di dimensioni che sono quelle apparentemente non strettamente collegate con l'attività di studio, ricerca e insegnamento, ma che fanno la differenza, per capire in che modo veramente riusciamo ad accoglierli e a integrarli. Grazie.

  VALENTINA APREA. Grazie, presidente. Ministra Messa, credo di interpretare il sentimento di tutti i colleghi, ma, in questo caso, mio e dell'onorevole Gloria Saccani Jotti – che si occupa con me in maniera più diretta di università e ricerca – e di tutto il gruppo di Forza Italia, ringraziandola innanzitutto per l'atteggiamento e la disponibilità a prevedere misure straordinarie in questo momento che dire straordinario è veramente poco.
  Ci troviamo di fronte a un'emergenza umanitaria europea per la prima volta. Stiamo trattando sicuramente una materia nuova, molto sensibile e certamente l'idea di creare connessioni e collaborazioni a livello europeo, anche in termini di finanziamenti, da un lato ci aiuta e dall'altro, ovviamente, ci complica l'azione quotidiana, perché dovremo tener presente tutta questa rete di interventi. Intanto, va benissimo aver incentivato, prolungato ed esteso tutte le iniziative che vedevano già collaborare le nostre università con studenti o docenti ucraini e della Federazione russa. Sicuramente, quando si parla di cultura, di formazione e di aiuti, almeno noi non dovremmo distinguere tra oppressori e oppressi, perché anche la situazione degli studenti della Federazione russa in questo momento, con tutte le limitazioni e le costrizioni che ci saranno, non sarà facile. Parliamo, però, degli ucraini in questo momento, perché sono loro che scappano e che hanno una condizione privilegiata di rifugiati.
  Ministra, ho solo un dubbio. Siccome la situazione è fluida, flessibile e imprevedibile, non me la sentirei di trattarla con gli stessi canoni con cui trattiamo il progetto Erasmus e i progetti canonici dell'Europa. In questo caso la scuola ha dovuto reagire diversamente. La scuola accoglie tutti: quando arrivano i bambini, si accolgono nella scuola dell'infanzia, nelle scuole dell'obbligo e nelle scuole superiori. Il mio timore è che dettando mappe e dicendo che si può andare solo in un'università piuttosto che un'altra, forse limitiamo il nostro intervento. Mi spiego meglio: oggi non possiamo immaginare con certezza quanto durerà questo periodo di ospitalità di questi studenti e di questi docenti. Arrivano con i corridoi umanitari e vengono date loro sistemazioni, come ha detto molto bene anche lei, abitative e lavorative – se si tratta di docenti – o di studio che sono molto casuali e che derivano da altri sistemi e altre reti umanitarie che oggi sono in ballo. Sarebbe molto triste sapere che se un corridoio umanitario conduce verso una determinata realtà dove non c'è disponibilità da parte delle università, non si riesce a dare un supporto di studio e di formazione. Potremmo vedere se, invece, con un rapporto più stretto con le agenzie, con la Protezione civile – io sono sicura che l'avete già fatto – e con la rete del Ministero dell'interno, si può sapere con anticipo se arrivano studenti e docenti, visto che queste reti hanno ben presente chi arriva. Si dovrebbe chiedere qualcosa di più alle università di queste realtà e di prenderli non solo con borse di studio o dando lezioni. Magari, perché non sia un tempo perso, si potrebbe studiare una validità dei percorsi che i ragazzi e gli studenti faranno nelle nostre università affinché non sia solo una permanenza di accoglienza umanitaria.
  Avendo avuto purtroppo l'esperienza del COVID-19 e dell'emergenza sanitaria, perché non ricorrere alla didattica a distanza? Gli studenti accolti dalle nostre università, con tutta una serie di collaborazioni, potrebbero anche organizzare uno studio in didattica a distanza con quei professori che chissà dove sono: magari sono anche molto vicini, o sono a Varsavia, o nelle regioni europee molto più vicine. Occorrerebbe fare in modo di ricreare una sorta di università Pag. 10parallela. Mi rendo conto che la cosa riesce meglio alla scuola che all'università. Non sto in questo momento sottovalutando l'organizzazione, la complessità e tutto quello che è oggi l'università italiana, però abbiamo reagito all'emergenza sanitaria e ai lockdown, ma per questi ragazzi, per questi studenti e per questi docenti è un lockdown continuo, poiché si sono visti togliere tutto dalla sera alla mattina. Lo si potrebbe fare o con contatti con le università, attraverso la didattica a distanza, oppure consentendo loro di poter entrare liberamente nell'università più vicina al luogo dove vengono portati. Non penso a una sorta di centri di accoglienza, però a qualcosa di simile, nel senso che in questo momento serve di più, in termini di eccezionalità di intervento, per studiare e per formarsi. Ad esempio, si potrebbe pensare a un tutoraggio. Questi ragazzi che studi hanno fatto? Cosa vorrebbero fare? Cosa hanno interrotto? Occorre aggiungere anche questi sistemi, perché questa permanenza potrebbe durare anche uno o due anni; quindi? Non si laureano più? Non studiano più? Non hanno validità i loro percorsi? Servirebbe, quindi, una sorta di tutoraggio straordinario in tutte le l'università e, se possibile, un ricorso alla didattica a distanza con i docenti, soprattutto con quei docenti ucraini che dovessero arrivare nel nostro Paese.
  Infine, sono d'accordo sul discorso dei mediatori culturali e dei docenti di lingua inglese, perché qui dobbiamo utilizzare un po' tutto. Sarebbe bello inventare qualcosa di nuovo e andare oltre gli schemi dell'università tradizionale classica, ferma restando la serietà e la qualità degli studi che non vorremmo mai mettere in discussione. Grazie, ministra, e buon lavoro.

  DANIELE BELOTTI. Grazie, ministra, per la presenza. Come ha riferito nella sua relazione, ci sono all'incirca un migliaio di studenti ucraini e circa 350 russi, di cui 48 con l'Erasmus. Mi soffermo in particolare su questi russi che con il blocco del sistema bancario hanno grosse difficoltà a far fronte al pagamento della retta, ma anche della vita quotidiana, come per l'alloggio e per qualsiasi cosa. Visto che qui nessuno li vuole incolpare per essere russi, c'è un programma per venire incontro alle minime necessità di sostentamento di questi studenti? Semplicemente questo.

  ALESSANDRO MELICCHIO. Grazie, presidente. Innanzitutto volevo manifestare il mio apprezzamento per l'operato del Governo che è stato assolutamente pronto ed efficace nella risposta alla crisi, sia con il decreto-legge n. 16 del 28 febbraio 2022, sia con le iniziative proprie del Ministero dell'istruzione di cui ci parlava durante la relazione.
  Vorrei chiedere se il Ministero dispone di dati sui progetti di ricerca dual use, di cui si è parlato nelle scorse settimane, che al momento sono stati sospesi e quanti e quali tipi di progetti sono stati sospesi e se ci sono, ma mi auguro di no, studenti italiani fra quelle poche decine che si trovino in questo momento in Ucraina o in Russia e Bielorussia.
  Tanti colleghi hanno già citato le iniziative di diverse università italiane che hanno messo in moto la macchina dell'accoglienza, istituendo borse di studio e tante altre iniziative per accogliere questi studenti ucraini. Sono iniziative assolutamente molto apprezzabili. Fra le proposte che sono balzate agli occhi vi è quella del rettore dell'Università di Perugia che ha proposto uno strumento diverso da quelli attuali, prevedendo un progetto Erasmus speciale che contribuisca maggiormente a un'integrazione degli studenti ucraini che arrivano in Europa. Mi chiedo se sia possibile pensare a un progetto diversamente modulato che li faccia uscire dalla dimensione di profughi e rifugiati e restituisca loro ancor di più la dignità di studenti e ricercatori. Grazie.

  ROSA MARIA DI GIORGI (intervento da remoto). Grazie mille. Ringrazio moltissimo la ministra perché ci ha dato questo monitoraggio a livello nazionale che era molto utile avere, perché avevamo informazioni dalle varie università e dai vari territori, però ci mancava questo quadro generale rispetto a coloro che attualmente sono nel nostro Paese.
  Pongo subito un tema che è quello che ha posto anche il collega Fusacchia, ma che Pag. 11anche a me interessa moltissimo, ossia che dobbiamo cercare di mantenere questo canale aperto. La ministra ha detto, all'inizio, che è stata la prima iniziativa del nostro Governo rispetto agli investimenti su questo fronte, perché riteniamo tutti – so che i colleghi della Commissione la pensano come me, così come al Ministero e al Governo – che la ricerca scientifica, l'università, la formazione, la conoscenza e la scienza siano qualcosa di universale da cui non possiamo mai prescindere come elemento di scambio ed elemento di pace – pronuncio proprio la parola «pace»– tra le nazioni.
  L'ultima cosa che ci deve essere – credo che su questa scia non ci stiamo muovendo ed è benissimo che così sia – sono le sanzioni relativamente agli interventi e a quanto interessa l'università, la scienza e la ricerca. I gruppi di studio devono continuare a lavorare e c'è molta interconnessione, come ci è stato ricordato, con tutti i corsi che abbiamo con la Federazione russa, con l'Ucraina e con i Paesi con i quali in questo momento – mi riferisco soprattutto alla Russia – questo filone non va interrotto. Questo è fondamentale, perché è attraverso il mantenimento di filoni di intervento e di attività comuni che si può ricostruire un ambito che in questo momento sembra così compromesso, ma che è anche nostra responsabilità far sì che non venga compromesso. È molto importante in questo momento il ruolo del Ministero dell'università e della ricerca.
  In questa fase sappiamo che purtroppo non potranno arrivare i giovani maschi, perché sono rimasti in Ucraina a combattere, tragicamente, e a dare una mano nel territorio martoriato. Ci troviamo probabilmente – questo è un tema che chiedo alla ministra – nella condizione di accogliere soprattutto ragazze, donne e figlie che sono venute con le proprie madri con i propri fratelli. Abbiamo sentito in televisione di ragazze partite con i fratellini più piccoli che sono venute qua in Italia. Quindi, probabilmente, in questa prima fase, avremo un problema di donne e di studentesse in misura maggiore. Naturalmente speriamo che la guerra si interrompa il prima possibile e che anche gli altri giovani, che hanno le università devastate e che non potranno studiare, possano venire nel nostro Paese e che si possano spostare in Europa, sempre con l'auspicio che quanto prima ci possa essere la ricostruzione nei loro Paesi.
  Come hanno già detto i colleghi, credo che dovremmo dare molto spazio all'autonomia delle università, degli enti pubblici di ricerca, delle AFAM, delle accademie e di tutti i luoghi di scienza e di cultura, perché è attraverso il loro intervento che le persone possono essere accolte nei modi più variegati nel nostro Paese, per attivare o per continuare i propri percorsi di studio.
  Naturalmente è molto importante, Ministra – le chiedo anche questo – un collegamento con la Conferenza Stato-regioni, perché sappiamo che la parte relativa alle borse di studio e agli alloggi è da queste istituzioni che viene gestita. Abbiamo esempi lodevoli già nei primi giorni. Ad esempio, cito la regione Toscana, perché conosco meglio questa situazione, in cui sono già circa 130 i posti messi a disposizione, oltre alle mense universitarie in modo gratuito per questi giovani che già sono qui e per altri e altre che giungeranno. Vi è il massimo della disponibilità, ma vi deve essere anche una programmazione seria e un intervento, anche a supporto delle misure di natura economica che mette a disposizione il Ministero, da parte delle regioni che hanno il compito di garantire nei territori, insieme ai comuni e al terzo settore, come bene veniva detto, la permanenza di queste persone nella nostra nazione.
  Credo sia molto importante attivare nuovi progetti di ricerca. Si parlava di questi progetti biennali e ritengo che siano utilissimi tra università ed enti. Abbiamo esperienze attive che devono essere tenute in vita e bisogna continuare a lavorare su questi fronti in modo tale che, ancora una volta, noi come ambito dell'università, della ricerca, della conoscenza e dell'istruzione in generale, riusciamo a dare il giusto messaggio in questo momento così drammatico per la nostra civiltà. Grazie.

  MARCO BELLA. Grazie, presidente. Mi associo alla collega Di Giorgi quando ha Pag. 12pronunciato fortemente la parola «pace». Questa è la parola che vogliamo veramente e che penso ci unisca anche nelle nostre diversità. Al momento però non c'è la pace, c'è una crisi umanitaria veramente grave che colpisce le persone più fragili e tra queste, sicuramente, vi sono gli studenti universitari. È stato molto bello che il nostro Paese, così diverso e anche un po' litigioso, su un argomento del genere si sia veramente unito e abbia saputo dimostrare che abbiamo un cuore grande.
  Tuttavia, l'accoglienza deve essere anche strutturale. È chiaro che l'emergenza è accogliere i profughi, però non possiamo sapere quando finirà questa crisi umanitaria e quindi abbiamo bisogno che queste persone possano proseguire il loro percorso formativo. Deve essere un'accoglienza ragionata, poiché vogliamo dare un aiuto vero.
  In questo ambito ho organizzato per domani una conferenza stampa con una persona che penso lei conosca bene, ovvero la professoressa Olena Motuzenko dell'università di Kiev. È una conferenza stampa senza alcun cappello politico, alla quale invito pubblicamente tutti i gruppi parlamentari. Abbiamo conosciuto la professoressa Motuzenko – che parla anche molto bene italiano e la cui cultura è veramente incredibile – tramite il professor Maurizio Oliviero, il Rettore dell'Università degli studi di Perugia, e tramite il professor Tira, il Rettore dell'università di Brescia, che è la persona che all'interno della CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane) si occupa di internazionalizzazione.
  Lei ha parlato di bellissime iniziative; tuttavia, è importante che queste iniziative siano conosciute. Il nostro sistema universitario ha un problema enorme di alloggi – uno dei problemi principali – e, soprattutto in questo momento, trovare alloggi universitari è veramente complesso. È chiaro che 600 posti in questo momento sono davvero pochi.
  So che ci sono tante famiglie che veramente vorrebbero aiutare. Se potessimo metterle in contatto e far conoscere queste iniziative, magari attraverso questo sito che avete predisposto, a cui dovremmo dare la massima visibilità, potremmo raccogliere molte disponibilità e vagliarle, perché l'accoglienza di persone fragili va fatta anche con molta attenzione. Fortunatamente non abbiamo minori – e quindi abbiamo un problema in meno – perché accogliere i minori diventa ancora più complesso: parliamo di persone maggiorenni. Sicuramente questo sito, che dovrebbe essere un database da quello che capisco, è fondamentale, perché ci permette di incrociare offerta e domanda.
  Servono le università e serve l'impegno di tutti, però una crisi così va fronteggiata in ogni modo. Vanno bene gli stanziamenti e questi sono cofinanziamenti utilissimi. Lei ha spiegato bene che è una prima tranche, perché un milione distribuito su decine di migliaia di profughi ucraini è pochissimo, anche se è soltanto per gli universitari.
  Faccio un appello a tutti, non soltanto qua, ma anche a chi ci ascolta da casa: facciamo l'impossibile! Domani, se potete, venite anche soltanto un minuto in sala stampa alla Camera deputati dalle 14 alle 15 per dimostrare la vostra grande solidarietà alla professoressa Motuzenko e, indirettamente, a tutto il popolo ucraino. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Bella. A questo punto sono conclusi gli interventi e do la parola alla ministra per la replica.

  MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'università e della ricerca. Grazie. Vado in ordine di intervento per rispondere più compiutamente.
  Onorevole Carelli, sicuramente dobbiamo rendere maggiormente omogeneo l'accoppiamento tra la domanda e la richiesta ed è quello che vogliamo fare attraverso il sito, attraverso questa iniziativa, di cui vi ho parlato, che uscirà oggi. Teniamo anche conto che ci sono le organizzazioni degli atenei stessi. Ad esempio, è stato citato il professor Tira, che è il delegato dell'internazionalizzazione della CRUI che ha una serie di dati, ma anche l'Accademia dei Lincei e l'Accademia dei Quaranta sono in Pag. 13continuo contatto con noi. Dobbiamo raggruppare tutto questo e cercare di coordinarlo meglio ed è quello che stiamo cercando di fare adesso. Nel primo mese abbiamo cercato, come si fa per prima cosa, di rispondere all'emergenza. Non credo che i bandi pubblicati nel PNRR siano un argomento, ma mi fa molto piacere risponderle che entro giugno avremo la valutazione dei progetti presentati e quando l'avremo, pubblicheremo tutti i dati relativi a questo.
  Onorevole Toccafondi, è vero, non sono tanti, ma non sono tante neanche le richieste in questo momento, come può immaginare. Questo è un primo lotto e, poiché arrivano tantissimi profughi che non sono nell'età universitaria e mancano purtroppo i ragazzi – questa è una cosa tristissima che conosciamo –, per il momento non abbiamo occupato questa disponibilità, quindi è chiaro che dobbiamo metterla meglio a frutto e lavorare in maniera molto flessibile. Se aumenta la richiesta, dobbiamo aumentarla.
  Voglio dirvi una cosa: il popolo ucraino, che, come abbiamo visto, è molto fiero e agisce con grande dignità, ha già messo in atto una sorta di didattica a distanza con le stesse università. Questo è da tenere presente anche nel prosieguo, nel follow up. Non prendiamo questi ragazzi come rifugiati senza dare loro la formazione; anzi, proseguono il corso degli studi, sono iscritti regolarmente ai corsi, fanno i crediti formativi e arrivano alla laurea attraverso le borse di studio e gli alloggi. Tuttavia, sono sicura che l'università ucraina – io ho parlato con il ministro mio corrispettivo ucraino già due o tre settimane fa, quindi all'inizio – vorrà rimettere in piedi il proprio sistema in qualsiasi modo e a qualsiasi costo. Anche questo andrà visto insieme a loro.
  Per quanto riguarda i percorsi della ricerca e la disponibilità ad avere maggiori fondi per la ricerca, avevo già riservato questo milione dal FISR per l'associazione Scholars at Risk, quindi per tutte quelle popolazioni a rischio per una serie di motivi politici o per disastri naturali. Quello è già disponibile, la somma già c'è; se poi la domanda aumenta, aumenteremo anche quello.
  Il problema – ha ragione l'onorevole Frassinetti – è anche far arrivare questi studenti. Sicuramente abbiamo un flusso che deve farci connettere con i luoghi di prima linea. Non l'abbiamo fatto per il momento, se non per rapporti personali – poiché tutti i professori si parlano fra loro – però possiamo strutturarlo in maniera più adeguata. Sicuramente c'è una grande difficoltà ad arrivare nel nostro Paese e su questo il Ministero può fare fino a un certo punto, poiché bisogna lavorare con la Protezione civile, con il Ministero degli esteri e con il Ministero degli interni, perché anche in questo senso, per gli ucraini meno, ma per gli altri studenti di altre nazionalità, come studenti russi o studenti che venivano dall'Africa e che erano in Ucraina a studiare, la difficoltà dei visti è enorme. Io sollecito molto gli altri Ministeri per aiutarci.
  Onorevole Fusacchia, sulla ricerca e gli studenti russi, abbiamo votato da subito per non mandare via nessuno e per mantenere i percorsi di doppia laurea che ci sono già. È chiaro che non se ne fanno di nuovi con la Russia in questo momento. Aspettiamo e vediamo; però tutto quello che c'è continua, proprio per non andare a discapito degli studenti.
  Questi studenti russi, onorevole Belotti, al momento vengono esentati dalle tasse – che sono state prorogate – e aiutati a livello locale. Quando avremo fatto la raccolta dei dati anche rispetto a questa situazione attraverso il sito, vedremo che cosa sarà necessario. Le università, a livello locale, lo hanno già fatto o lo stanno già facendo, sia attraverso le tasse, sia aiutandoli con il problema del cash – perché effettivamente c'è un grosso problema – attraverso le reti di solidarietà locale. Questo lo abbiamo già deciso.
  Lo sguardo ai prossimi anni sicuramente dipende anche da che cosa vorranno gli ucraini e noi dobbiamo lavorare insieme a loro per capire come aiutarli.
  Per quanto riguarda le due domande sui mondi contigui e sugli interpreti e traduttori, credo che i mondi contigui vanno Pag. 14sicuramente sollecitati sempre attraverso il sistema pubblico, perché questo è quello che noi facciamo; ma è un buon suggerimento e lo facciamo senz'altro. Per quanto riguarda gli interpreti e i traduttori, parlavo con i sindaci, poiché il problema di trovare interpreti per i bambini che vanno a scuola è enorme e sono già tutti praticamente in azione. Potremmo ulteriormente sollecitare attraverso sia la rete dell'università che delle AFAM e delle scuole come quelle civiche o di traduzione. Lo facciamo senz'altro.
  Onorevole Aprea, è vero: accoglienza non vuol dire semplicemente dare rifugio, ma continuare con il percorso. Questo è chiaro a tutti noi. Gli studenti che hanno già iniziato il loro percorso lo continuano qui, regolarmente iscritti, e anche i nuovi studenti potrebbero essere immatricolati al di là anche dei numeri programmati che abbiamo. Questo sicuramente si fa e il prosieguo dei loro studi viene garantito, magari cercando di riconnetterci con l'università di provenienza, anche per rispetto dei nostri colleghi ucraini.
  Abbiamo un rapporto continuo con la Protezione civile, quindi penso che anche attraverso il rapporto con loro avremmo meglio il quadro della situazione anche per aiutarci ad avere gli studenti qui.
  La didattica a distanza data è lo strumento fondamentale. Quasi tutte le università offriranno borse di studio e sarà molto difficile vedere dei dinieghi, conoscendo il nostro sistema. L'utilizzo della didattica a distanza è già in corso adesso e continueremo a farlo. Onorevole Belotti, le ho risposto.
  Onorevole Melicchio, per quanto riguardi i dati sui progetti di ricerca sospesi, le università più che progetti di ricerca avevano accordi di collaborazione per la formazione, fondamentalmente. Come ho detto, quelli che riguardano la formazione e la doppia laurea continuano, ma non se ne fanno di nuovi. Per quanto riguarda la sospensione di progetti che possono avere un impatto e che possono essere a rischio, questi sono soprattutto i più grandi progetti europei, per i quali stiamo seguendo le regole europee o comunque quello che la Commissaria Gabriel ha già delineato, poiché noi siamo molto in linea con queste linee. Per darle un esempio, quello che si sta tentando di fare oggi è non fare accordi nuovi e non rompere del tutto la collaborazione per evitare che i ricercatori russi, che per esempio lavorano al CERN (Comitato europeo per le ricerche nucleari), piuttosto che a Ginevra, piuttosto che da noi, debbano andare a casa con un grosso contrasto a livello europeo. Infatti, alcuni sono stati molto severi su questo, avendo già tagliato tutti i ponti, mentre noi abbiamo tenuto una linea di uso di questi punti come ponti di pace, quindi stiamo continuando. Non c'è assolutamente l'intenzione di interrompere tutti i rapporti con la Russia, soprattutto per quello che riguarda le persone e singoli, perché un conto è un Governo e un conto sono le persone. Chiaramente se ci sono progetti delicati a rischio (nella cyber sicurezza, eccetera) devono essere interrotti per ovvi motivi. In compenso in tutte queste grandi organizzazioni internazionali la Russia non è più coinvolta nelle decisioni dei board e nelle decisioni dei comitati scientifici, perché in questo momento ciò non è possibile.
  Onorevole Di Giorgi, con questo ho risposto un po' anche a lei. Per quanto riguarda la ricerca e la formazione, un buon suggerimento è quello di collegarci con la Conferenza Stato-regioni. Non abbiamo ancora avuto occasione con singoli presidenti di regione, ma non all'interno della Conferenza e anche questo possiamo farlo rapidamente. Essendo le regioni abituate a lavorare con il diritto allo studio, attraverso questo strumento si possono mettere a frutto i fondi che abbiamo messo.
  Onorevole Bella, purtroppo non potrò essere presente, ma ho parlato con la professoressa. È molto importante questo rapporto, perché è quello che poi delineerà l'accoglienza a lungo termine delle studentesse, degli studenti, dei ricercatori e delle ricercatrici ucraine, perché per diventare strutturale, va fatto insieme: non possiamo decidere che aumentiamo il nostro numero di laureati o di professori, mettendo nei nostri percorsi persone che hanno perso tutto nel loro Paese. Lo facciamo, se questo Pag. 15è fatto anche per far recuperare il loro Paese. È un'azione che secondo me va fatta proprio insieme a loro e sono contenta che ne parlerete domani. È un popolo estremamente fiero che ha tutte le intenzioni di ricominciare.

  PRESIDENTE. Ministra, la ringrazio ancora una volta per la sua presenza e per il suo contributo. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.