XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Martedì 22 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Cavo Dragone Giuseppe , Capo di Stato Maggiore della Difesa ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 10 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 10 
Donno Daniela , da remoto ... 11 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA) , da remoto ... 11 
Vattuone Vito , da remoto ... 12 
Romani Paolo  ... 12 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 13 
Cavo Dragone Giuseppe , Capo di Stato Maggiore della Difesa ... 13 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 18 
Pinotti Roberta , Presidente della Commissione difesa del Senato ... 18 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni congiunte difesa di Camera e Senato reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, l'Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.
  Saluto e do il benvenuto alla presidente della Commissione difesa del Senato, la senatrice Roberta Pinotti, a tutti i colleghi presenti e ai colleghi che partecipano alla seduta secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento del 4 novembre 2020, ai quali rivolgo l'invito a tenere spenti i microfoni per consentire una corretta fruizione dell'audio.
  Do il benvenuto all'Ammiraglio Cavo Dragone, accompagnato dal Contrammiraglio Luca Conti e dal Capitano di corvetta Michele Spada. Dopo l'intervento dell'Ammiraglio, sarà data la parola, alternativamente tra Camera e Senato, a un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi. Dopo la replica dell'Ammiraglio potrà avere luogo un secondo giro di domande, sempre nell'alternanza tra Camera e Senato, da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Chiedo ai colleghi di far pervenire fin da adesso la propria richiesta di iscrizione a parlare al banco della Presidenza.
  Do adesso la parola al Capo di Stato Maggiore della Difesa, l'Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. A lei la parola.

  GIUSEPPE CAVO DRAGONE, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Presidente Pinotti, presidente Rizzo, onorevoli senatori e deputati delle Commissioni difesa di Senato e Camera, desidero ringraziarvi per l'incontro di oggi che ci consente di riflettere assieme sul presente e sul futuro delle Forze armate, necessariamente rapportate alle sfide attuali e di cui purtroppo oggi noi siamo testimoni.
  È questo l'argomento di fondo delle linee programmatiche che intenderei sviluppare nel corso del mio mandato in aderenza alle direttive dell'autorità politica e in continuità con il lavoro dei miei predecessori e che intenderei discutere oggi insieme a voi.
  Prima di svolgere il mio intervento, mi preme porgere il caloroso saluto delle donne e degli uomini, militari e civili, che servono il nostro Paese con impegno giornaliero, sacrificio e dedizione, tanto qui in patria da noi quanto all'estero.
  Attorno a noi il mondo è in rapida trasformazione. L'acutizzarsi di vecchie tensioni in tutta l'area del Mediterraneo allargato e l'insorgere di nuove richiamano un clima di Guerra Fredda scaturito, purtroppo, dall'aggressione russa all'Ucraina e ci inducono a ritenere che pace, stabilità, prosperità, democrazia e stile di vita non siano aspetti scontati nemmeno nel nostro continente. È chiaro, invece, che per essi Pag. 4dobbiamo attrezzarci per difenderli e, forse, ancora lottare e combattere in un mondo in cui il new normal sarà sempre più competitivo e complesso.
  Lo scenario attuale evidenzia come la Federazione russa ambisca a riaffermare il proprio ruolo di superpotenza internazionale, utilizzando il suo peso strategico con estrema aggressività, come in Ucraina, conducendo sia operazioni militari classiche con l'utilizzo massiccio di mezzi pesanti e artiglieria sia multidominio, rispetto alle quali occorre adeguarsi.
  Come ha evidenziato il Ministro della difesa, in ambito NATO l'Italia ha recentemente aumentato la presenza numerica di Eurofighter in Romania per un totale di 8 velivoli dedicati all'attività di sorveglianza aerea, la cosiddetta «Air Policing», che si aggiungono ai 250 alpini con 139 mezzi in Lettonia per l'Enhanced for Presence e alle tre unità navali nel dispositivo delle Standing Naval Forces per la sorveglianza navale dell'area Sud dell'Alleanza. Come azioni di rinforzo sono pronte a essere mobilitate altre 1.350 unità facenti parte della Very High Readiness Joint Task Force, la cosiddetta «VJTF», tra cui 500 incursori, oltre 77 mezzi terrestri, due mezzi navali e cinque mezzi aerei, che al momento sono in elevato stato di prontezza.
  Il Mediterraneo è diventato sin da subito un fronte della crisi ucraina. Ne sono un pratico esempio le navi da sbarco russe che si sono trasferite dal Baltico al Mar Nero, passando in prossimità delle nostre acque territoriali.
  La NATO ha reagito con immediatezza. L'esercitazione NATO Dinamic Manta 2022, a cui abbiamo partecipato assieme a diversi Paesi alleati, ha visto anche il riposizionamento e il coinvolgimento della portaerei Truman quale chiaro segnale di deterrenza verso la controparte russa, ma non solo, poiché la crisi ucraina è una conferma di come la sicurezza della comunità internazionale dell'Italia sia una sfida che si è molto evoluta e, parallelamente, complicata.
  Accanto agli strumenti tradizionali dell'attività bellica vediamo l'impiego di nuove tecnologie, attacchi ibridi e campagne informative o disinformative sistematiche. In tale contesto la competizione nei domini cyber e spazio, amplificato dai potenziali effetti generati attraverso l'ambiente informativo ed elettromagnetico, ha esacerbato il concetto di minaccia alla sicurezza, assumendo rilevanza e centralità. Come stiamo assistendo, le reti sono già oggi teatro di combattimento, la cui intensità è destinata ad aumentare ulteriormente nel futuro.
  Mi spingo ad affermare che forse un nuovo dominio di scontro si è delineato in questa guerra. Mi riferisco a quello cognitivo, le cui armi in gioco sono il controllo dei media, le fake news, la strumentalizzazione dei social network e tutto quanto possa supportare la malign information, ovvero interferire sui sentimenti e sulle opinioni del pubblico.
  Le Forze armate devono quindi essere all'altezza delle sfide poste dall'ambiente e dalle tecnologie emergenti, pianificando l'impiego delle risorse in una prospettiva di continuità e innovazione al tempo stesso con visione di lungo termine, ma senza potersi concedere il lusso di essere meno efficaci nel breve-medio periodo, cogliendo anche le opportunità derivanti dai programmi di cooperazione europei e internazionali.
  Oggi si devono porre le premesse affinché la Difesa possa inserirsi con successo nelle iniziative industriali che nel prossimo decennio daranno vita a una nuova rivoluzione tecnologica. Cito la piattaforma aerea di sesta generazione Tempest, i nuovi assetti ad ala rotante, il Future Vertical Lift, i progetti legati ai servizi all'accesso e alle operazioni nello spazio, la costruzione di veicoli terrestri e corazzati di nuova generazione interoperabili con le più moderne tecnologie in campo navale e aeronautico, la piena operatività del carrier strike group, di cui faranno parte i nuovi cacciatorpedinieri, i DDX e gli F-35. Sono tutti esempi di integrazione di contenuti tecnologici all'avanguardia e di strumento militare di pronto impiego quale proiezione del sistema Paese e indispensabile alla politica estera, di difesa e sicurezza nazionale.
  In tale cornice le Forze armate dovranno disporre di risorse umane adeguatamentePag. 5 formate, specializzate e di mezzi finanziari stabili e adeguati. Penso solo all'opportunità di rendere strutturale il rifinanziamento del Fondo investimento pluriennale per la Difesa e al rifinanziamento dei fondi del Ministero dello sviluppo economico, che consentano una pianificazione di portata almeno decennale. Le donne e gli uomini della Difesa, i mezzi e le infrastrutture sono investimenti per la sicurezza del Paese che può disporne con immediatezza quando necessario, come testimoniano i più recenti interventi emergenziali, la pandemia, il contributo alla sicurezza interna e le crisi internazionali.
  A tale riguardo desidero ringraziare per la riflessione in sede parlamentare in materia di revisione della legge 31 dicembre 2012, n. 244, che è stata concepita in un momento storico in cui non si immaginavano ancora la crescente importanza dei domini operativi cyber e spazio, lo shock strategico causato dalla pandemia da COVID-19 con i relativi impegni aggiuntivi per la difesa e le nuove sfide alla sicurezza internazionale.
  Sul piano organizzativo puntiamo a un modello compiutamente interforze, che sia integrato con le altre agenzie dello Stato e con i nostri alleati internazionali, siano essi europei o dell'Alleanza atlantica, e che sia capace di creare sinergie con l'industria nazionale, con la ricerca e il mondo accademico. In sintesi, ricerchiamo uno strumento di difesa che sia riconosciuto nella sua piena utilità per il sistema Paese, che agisca a tutela degli interessi nazionali e quale moltiplicatore di ritorni positivi.
  Sul piano dell'alleanza, le Nazioni Unite, la NATO e l'Unione europea sono i nostri riferimenti valoriali e politici di tutela della sicurezza e di sviluppo economico e sociale. La collocazione dell'Italia è in questo perimetro, che rappresenta di fatto un affidabile riferimento per una risposta efficace a shock di portata globale. Il nostro Paese riconosce nelle Nazioni Unite l'ineludibile e condiviso strumento di legittimazione di salvaguardia della sicurezza internazionale. Il rafforzamento della nostra partecipazione alle missioni di pace onusiane viene sollecitato alla luce del contributo sostanziale e autorevole dell'Italia, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale. Mi preme ricordare che siamo il primo Paese occidentale contributore.
  La NATO è l'alleanza di riferimento per la difesa e per la deterrenza dalle minacce esterne. La strategia nazionale fondata sulla formula «Essere a est per essere supportati a sud» deve proseguire con assertività, rivendicando reciprocità in termini di proiezione di stabilità a sud mediante la definizione di strumenti di pianificazione per la difesa da minacce convenzionali e anche per la stabilizzazione per i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
  Lo sviluppo della collaborazione in ambito europeo, alimentato nel settore della difesa dalle iniziative PESCO (Permanent Structured Cooperation) ed EDF (Euopean Defence Fund), così come le convergenze politico-militare confluite nella bussola strategica, forniranno una concreta spinta per lo sviluppo di una maggiore autonomia strategica dell'Unione, interoperabilità delle forze nonché capacità di intervento. Questo intervento e questa realtà deve essere ovviamente complementare con la NATO.
  La dimensione atlantica ed europea è il cardine della nostra collocazione internazionale. Il Mediterraneo allargato è l'area di permanente primaria importanza, ove gli interessi dell'Italia si proiettano, espandendosi e devono essere protetti a tutela della sicurezza nazionale. Il Mediterraneo allargato è un crocevia di influenze e un campo di azione in materia di hard security, ma è anche un'opportunità in materia di scambi commerciali, investimenti, approvvigionamenti economici ed energetici, nonché sede di rotte marittime essenziali e cardine dell'interdipendenza sociale e culturale.
  Le Forze armate sono presenti nei punti nevralgici di questo spazio politico-strategico e i processi in atto richiedono una crescente partecipazione sulla base di un approccio pragmatico capace di coniugare realismo e capacità di intessere rapporti operativi e costruttivi con tutti nella prospettiva di gestire le tensioni e sviluppare la collaborazione. Tale impostazione si fonda sul concetto di interoperabilità e sulla capacitàPag. 6 della Difesa di proiettare l'hard power come il soft power. Tale sintesi di attività e capacità contribuisce ad accrescere il capitale di credibilità riconosciuto a livello internazionale, importante per garantire il perimetro degli interessi nazionali e abilitare nuovi spazi di manovra.
  Nei Balcani le Forze armate sono impegnate a sostegno degli sforzi della comunità internazionale per contenere le tensioni etnico-politiche e favorire l'inclusione della regione nello spazio di sicurezza europeo e atlantico.
  La Libia e il suo futuro, reso più incerto dall'ingresso di nuovi attori, quali la Russia, saranno per i prossimi anni una priorità al pari della stabilità della Tunisia e del Libano. Gli equilibri regionali dipendono anche da Paesi di fondamentale importanza, quali Israele e la Turchia, dove sono stato recentemente, con i quali esistono potenzialità per rafforzare la cooperazione sul piano militare e industriale. Francia, Spagna e Grecia sono attori di grande importanza negli equilibri mediterranei e nel fianco sud dell'Alleanza atlantica. La Giordania e l'Egitto restano punti fermi per la stabilità regionale e per la lotta al terrorismo.
  Le Forze armate sono anche nell'area del Sahel, che ha una dimensione strategica per il versante libico e per l'azione di contrasto alla minaccia terroristica e ai traffici illeciti. L'espansione della presenza russa nell'area saheliana attraverso il gruppo Wagner aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione.
  Siamo presenti in Niger con la MISIN (Missione bilaterale di supporto in Niger) e partecipiamo all'attività di capacity building nel settore della sicurezza in Mali con MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization in Mali) e UTM (Union Training Mission) e su scala regionale – con la Task Force Takuba – siamo impegnati nell'azione di contrasto alla pirateria e alla criminalità armata nel Golfo di Guinea, dove la Nigeria è diventata un partner importante per i nostri interessi in materia di sicurezza, flussi migratori e approvvigionamento energetico.
  La nostra presenza nel Golfo di Aden e in Somalia è importante per l'azione della comunità internazionale di contrasto alla pirateria, per la sicurezza delle rotte marittime e per la stabilità regionale che trova un ulteriore fattore di criticità nel conflitto in corso in Etiopia fra il Governo centrale e la regione autonomista del Tigrai.
  I Paesi del Golfo sono al centro di dinamiche nuove sul piano politico ed economico. Per esempio, i recenti Accordi di Abramo ne sono una prova. Con questi Paesi la cooperazione nel campo militare della sicurezza si è dimostrata una condizione importante per sviluppare un rapporto di più ampio respiro che ambisca a divenire strategico sul piano politico ed economico.
  Sul versante asiatico il nostro disimpegno dall'Afghanistan ha reso ancora più sensibili la nostra presenza in Iraq, dove prenderemo a maggio del 2022 il comando della missione NATO, lo sviluppo dei rapporti con il Pakistan, con il quale la difesa intrattiene importanti relazioni di collaborazione, e in prospettiva con l'India in funzione dell'evoluzione dei rapporti politici bilaterali.
  I principali alleati europei, a cominciare dalla Francia, guardano con crescente attenzione alla regione indopacifica, dove si registra una sovrapposizione di interessi securitari, politici, economici e militari a conferma di una fase molto dinamica dei rapporti di forza e di influenza.
  In parallelo, la Difesa rivolge crescente attenzione all'Artico destinato ad assumere in prospettiva una significativa rilevanza strategica ed economica. È attuale la possibilità che si aprano vie di comunicazione alternative, come il passaggio a nord-ovest, a quelle già consolidate, così come cogliamo segnali di una possibile corsa per l'accaparramento delle importanti risorse minerarie ed energetiche presenti nell'area.
  La prima priorità riguarda la prosecuzione e il perfezionamento dell'integrazione interforze fondamentale per far evolvere lo strumento militare in chiave multidominio, ovvero in grado di produrre effetti in modo sinergico e coordinato in tutti i domini operativi di riferimento. Ciò sarà Pag. 7possibile attraverso un approccio inclusivo tra tutte le realtà interdicastero e interagenzia che concorrono al sistema di difesa e sicurezza degli interessi dell'Italia.
  Nel recente passato abbiamo orientato lo sviluppo capacitivo dello strumento militare secondo un modello definito joint by design, ovvero un approccio che privilegia l'integrazione e l'interoperabilità delle diverse componenti, favorendo lo sviluppo di sistemi e piattaforme integrate. Tale principio rimane un concetto valido, ma occorre andare oltre il paradigma delle interforze per disporre di uno strumento ancor più flessibile e adeguato in grado di esportare le interforze al di fuori del perimetro militare, operando efficacemente nei nuovi domini operativi. Faccio riferimento di nuovo ai domini cyber e spazio, così come all'ambiente elettromagnetico e a quello informativo, che hanno ampliato il campo del confronto e anche dello scontro, creando uno stato di competizione permanente, quello che viene definito «continuum of competition», rinnovando la profondità delle sfide alla sicurezza nazionale.
  A riguardo per far fronte alle sfide del nuovo contesto strategico, la Difesa ha avviato una revisione continua sia della struttura operativa che organizzativa. Oltre alla recente riorganizzazione operativa centrata al Comando di vertice interforze, rinominato COVI (Comando operativo di vertice interforze), abbiamo costituito insieme allo Stato Maggiore della Difesa l'Ufficio generale innovazione quale unico referente del processo innovativo a livello strategico nonché il Reparto pianificazione generale, precedente porzione del Terzo Reparto, che sono modifiche organizzative che consentiranno una crescente spinta nello studio di nuovi domini e tecnologie, oltre a un più mirato ammodernamento dello strumento.
  La seconda priorità intrinsecamente connessa alla prima è lo sviluppo della capacità di operare nei nuovi domini operativi cyber e spazio, valorizzando a tutti i livelli le competenze che la Difesa esprime e che rappresenta da tempo anche rispetto ai tavoli di confronto con le alleanze di riferimento, quali la NATO e l'Unione europea, verso le quali dovremmo essere l'interlocutore di riferimento. La Difesa dovrà sviluppare la capacità di condurre operazioni in ambedue i domini, sviluppando parallelamente un quadro normativo in linea con l'evoluzione degli stessi, con quanto offerto dalle nuove tecnologie, ovvero richiesto dall'evoluzione dello scenario di riferimento.
  Per la parte cyber intendo implementare programmi volti a: irrobustire la capacità di gestione e protezione dei dati; potenziare le capacità di difesa contro le minacce cibernetiche; e, infine, concorrere nella protezione delle infrastrutture critiche del Paese. La salvaguardia del dominio cyber e la capacità di operare in modo stabile e prospettico devono rientrare dunque nei compiti istituzionali della Difesa che, come abbiamo visto nei recenti eventi bellici, deve avere un ruolo centrale nel dominio cyber a tutela degli interessi nazionali in sinergia continua con le altre articolazioni dello Stato.
  È altresì essenziale proseguire lo sviluppo del progetto denominato Defence Cloud, finalizzato alla realizzazione di un'unica infrastruttura cloud classificata e prevedere ulteriori risorse per abilitare la difesa, come accennato poc'anzi, a condurre l'intera gamma delle operazioni cibernetiche sviluppando le opportune progettualità in sinergia con il mondo accademico e il comparto industriale nazionale in ottica di sistema Paese, ma anche favorendo confronto e dialogo con Paesi alleati e realtà internazionali.
  Un discorso analogo vale per il dominio spaziale, dove è in atto una competizione globale senza precedenti che fa presagire possibili futuri conflitti cinetici e che si estende ad attori privati e istituzionali con incremento di rischi correlati alle minacce dallo spazio, verso lo spazio e nello spazio. A riguardo è importante affrontare questo tema lungo tre direttrici: l'evoluzione della governance; lo sviluppo della capacità operative e la cooperazione internazionale.
  Partendo dalla governance dello spazio militare, il COS (Comando delle operazioni spaziali) svolge oggi le funzioni di comando, controllo e gestione di tutte le capacità della Difesa nello spazio orbitale. Inoltre, rappresenta l'ente di riferimento Pag. 8per la cooperazione internazionale nel settore.
  Passando alla seconda direttrice, che è lo sviluppo delle capacità operative, noi continueremo ad investire nello sviluppo tecnologico delle capacità vitali a supporto delle operazioni militari e della sicurezza nazionale, sistemi di telecomunicazioni, osservazione della terra e posizionamento, navigazione e temporizzazione. Altra capacità sulla quale continueremo ad investire è quella della SDA (space domain awareness), indispensabile per avere consapevolezza della situazione del dominio, minaccia, interferenza e quant'altro. Infatti, la space domain awareness è imprescindibile per discriminare comportamenti irresponsabili e aggressivi e attribuire responsabilità, contrastando il proliferare di azioni malevole e rischi di escalation strumentali. Intendo anche promuovere studi e progettualità atti a garantire al Paese una seppur limitata e autonoma capacità di accesso allo spazio.
  La terza direttrice si rivolge alla cooperazione internazionale su base bilaterale e multinazionale, in quanto condizione irrinunciabile per operare compiutamente nel dominio spaziale. In tal senso strumenti come l'agreement siglato con la controparte statunitense o il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia rappresentano elementi chiave per cooperazioni efficaci.
  I due più recenti domini operativi, spazio e cyber, rappresentano i principali abilitanti dell'emergente concetto del multidominio. Gli alleati di tradizionale riferimento stanno sviluppando da tempo credibili capacità nel settore e, in parallelo, anche la NATO ha avviato una riflessione sul tema che porterà all'elaborazione di un discendente piano entro il corrente anno.
  In campo nazionale la Difesa ha già sviluppato un documento concettuale sull'operazione multidominio, il cui titolo è «L'approccio della Difesa alle operazioni multidominio», quale indirizzo per lo sviluppo di un'effettiva efficacia e capacità. Per operare efficacemente nel multidominio avremmo bisogno di uno strumento militare tecnologicamente avanzato, digitalizzato, interoperabile e resiliente con elevate capacità di comando e controllo. Per sviluppare le capacità di operare nel multidominio serve un vero e proprio salto culturale, nel quale la formazione avrà un ruolo fondamentale. A tale riguardo particolare attenzione dovrà essere riservata alla formazione di leadership a tutti i livelli, ispirata da un insieme di competenze sempre più trasversali, bilanciate, sia di carattere manageriale sia correlate alle cosiddette «soft skills» afferenti all'area cognitiva e relazionale. A tale scopo il CASD (Centro Alti Studi Difesa) ha assunto nuove funzioni e più ampie competenze, configurandosi in via sperimentale per un triennio in scuola superiore ad ordinamento speciale della Difesa di alta qualificazione e di ricerca nel campo delle scienze, della difesa e della sicurezza. Ciò risponde all'ineludibile necessità di assicurare la formazione di una leadership orientata al cambiamento e in grado di operare all'interno della difesa in un'ottica di interscambio e dialogo con eccellenze nazionali quali l'università, la ricerca, l'industria e il DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza). Si consoliderà il ruolo del CASD quale polo formativo cyber della Difesa – questo è un decreto del Ministro della difesa del 5 agosto 2021 – che avrà il compito di garantire l'erogazione della formazione di settore al personale militare e al personale esterno al Dicastero fino a livello di dottorato di ricerca. L'ampliamento delle responsabilità attribuite alla Difesa dei nuovi domini non può che trovare concreta soddisfazione nell'attuale sforzo del Parlamento per la revisione della citata legge n. 244 del 2012, che porterà i correttivi necessari allo sviluppo armonico delle Forze armate per rispondere inderogabilmente a queste nuove sfide.
  La terza priorità è il potenziamento della nostra capacità di proiezione, di intervento, di presenza e di deterrenza nel Mediterraneo allargato a tutela degli interessi nazionali. Così come richiamato dalle linee programmatiche del Ministro della difesa, le Forze armate devono anche essere in grado di condurre operazioni in piena autonomia, laddove chiesto per tutelare gli interessi del Paese. In tale senso rimane valido l'obiettivo di sviluppare entroPag. 9 il 2026 la capacità di condurre autonomamente un'operazione nell'area di prioritario interesse nazionale, ovvero il Mediterraneo allargato. Ciò implica la disponibilità di una forza di intervento nazionale capace di condurre un'operazione interforze in tutti e cinque i domini operativi, logisticamente autosufficiente, in grado di operare anche scenari ad alta intensità su scala regionale e di durata limitata. Detta forza di intervento dovrà poter essere rinforzata o sostituita da forze più pesanti, le cosiddette «follow-on forces», dove ciò si renda necessario.
  Per conseguire detto obiettivo, intendo potenziare i seguenti settori: i settori del comando e controllo a livello interforze; quello del joint intelligence surveillance and reconnaissance e del supporto informativo in tutte le fasi decisionali; il settore della difesa antiaerea e antimissile sea, air and ground-based da integrare attraverso la componente di riferimento nella più ampia difesa NATO integrated air and missile defence, garantendo la protezione dalle minacce proveniente dall'aria e dallo spazio e non escludendo droni, minidroni e oggetti spaziali fuori controllo; il settore delle scorte di armamento e munizionamento; quello delle capacità di trasporto strategico, rifornimento ed evacuazione strategica attraverso il loro rinnovamento e potenziamento; il settore della comunicazione strategica e dell'information operation per supportare il processo decisionale e generare effetti sull'ambiente informativo, agendo quale fattore abilitante per tutte le altre capacità; il settore delle operazioni speciali, sfruttando al massimo la sinergia interforze e le potenzialità delle diverse componenti; il settore della capacità di proiezione dello strumento militare anche attraverso il raggiungimento della joint stovl capability che permetterà l'impiego integrato e sinergico dei velivoli F-35-B assegnati alle Forze armate pur nel rispetto delle rispettive prerogative per l'esecuzione delle operazioni a connotazione sea and land-based expeditionary. Contestualmente occorre procedere al potenziamento delle capacità aviolancistiche e aviotrasportate e al potenziamento della capacità anfibia in chiave joint.
  In tale contesto desidero poi porre l'attenzione sul rapporto con l'industria nazionale della Difesa, chiaramente delineato dal signor Ministro nella sua direttiva per la politica industriale della Difesa. Le Forze armate dovranno ampliare la sinergia con l'industria della Difesa e dell'aerospazio nel segno di un percorso condiviso per affrontare con successo la sfida della modernità.
  L'Italia è fra i pochi Paesi al mondo disporre di un'industria di settore che costituisce un comparto essenziale nel sistema Paese per i suoi effetti moltiplicativi in termini di crescita economica, tecnologica e occupazionale e che conferisce capacità e autonomia strategica allo strumento militare.
  Nell'ambito della cooperazione industriale la Difesa dovrà impegnarsi per promuovere accordi G to G (government to government) anche nei confronti dei Paesi al di fuori del perimetro europeo e atlantico, valorizzando al massimo gli strumenti giuridici esistenti. Gli accordi G to G, che rappresentano un vero e proprio strumento di politica industriale, sono in costante espansione a livello europeo e globale.
  Nel complesso scenario globale, a fronte degli obiettivi assunti dalla comunità internazionale in tema di riduzione di emissioni climalteranti e di transizione energetica, le Forze armate dovranno ricercare soluzioni efficienti e sostenibili per ridurre il footprint energetico e ambientale, il tutto preservando la capacità di operare e, in parallelo, incrementando la resilienza complessiva del sistema Paese anche investendo nello sviluppo di tecnologie verdi che consentano di contenere i consumi e diminuire la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili.
  In questo senso va considerata l'attuazione del Piano per la strategia energetica della Difesa attraverso cui si intende, da un lato, perseguire gli obiettivi nazionali di sostenibilità, miglioramento dell'efficienza e riduzione delle emissioni e, dall'altro, incrementare i livelli di sicurezza resilienza dell'approvvigionamento energetico a fronte Pag. 10delle crescenti minacce a tale settore strategico. Su quest'ultimo aspetto si punta ad assicurare il mantenimento dell'operatività anche in caso di scenari degradati a causa di shock energetici, calamità naturali o attacchi ibridi. Siamo tutti consapevoli che le Forze armate sono un importante strumento di politica estera, di garanzia della pace e della stabilità internazionale, di salvaguardia dei valori democratici, della società civile e della dignità della persona umana. Tale ambizione è doverosa per mettere al servizio del Paese, della NATO, dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite uno strumento militare integrato, credibile, capace e pronto, in grado di tutelare la nostra sovranità, i nostri valori e i nostri interessi nazionali ovunque sia necessario.
  In tale contesto è importante proseguire nel consolidamento del percorso finanziario intrapreso, in particolare negli ultimi due anni, e volto a conferire maggiore stabilità e certezza al bilancio della Difesa.
  La settimana scorsa ho appreso favorevolmente dell'approvazione da parte della Camera dell'ordine del giorno teso a impegnare il Governo ad avviare l'incremento delle spese fino alla auspicata soglia NATO. Ringrazio tutti coloro che si sono impegnati e si impegneranno a tal fine. Le Forze armate sono pronte a svolgere una parte rilevante nella fase di ripresa economica del Paese, anche cogliendo nell'ambito del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), le opportunità di partnership con altri dicasteri oltre alle sinergie tra gli stakeholders pubblici e privati.
  Signori presidenti, onorevoli senatori e deputati, vi rivolgo il mio ringraziamento più sentito per il vostro sostegno, favorendo relazioni sempre più fruttuose e dirette tra la Difesa e le Commissioni parlamentari, rappresentando un forte stimolo a proseguire con appassionata dedizione al servizio, il nostro impegno per la difesa del Paese, la salvaguarda della democrazia e dei nostri valori fondamentali. Grazie per la vostra attenzione e sono pronto per le domande.

  PRESIDENTE. Grazie, Ammiraglio, per aver rappresentato un'immagine molto dettagliata anche della complessità dello strumento militare e per aver ripetutamente fatto cenno ai lavori delle nostre Commissioni per ciò che riguarda queste importanti riforme che stiamo portando avanti e che vedranno l'Aula di Montecitorio impegnata, presumibilmente, già dalla prossima settimana.
  Io ho già delle richieste di intervento e inizierei dal collega Deidda, a cui do la parola. Prego.

  SALVATORE DEIDDA. Prima di tutto un ringraziamento agli uomini e alle donne delle Forze armate da parte del gruppo di Fratelli d'Italia per tutto quello che stanno portando avanti. Sarò rapidissimo.
  Una prima domanda è più che altro un chiarimento rivolto al di fuori di queste Commissioni, perché in Commissione difesa stiamo lavorando benissimo e senza divisioni nelle forze politiche per consentire il raggiungimento degli obiettivi strategici delle Forze armate. Siccome si è sviluppato un dibattito surreale e siccome, come ha detto lei, una delle sfide è quella cognitiva, ovvero spiegare bene la verità e non credere alle fake news, potrebbe spiegare quali sono le esigenze delle Forze armate nello specifico? Quando si parla di finanziamenti alla difesa, c'è una parte che riguarda i sistemi d'arma, ma c'è un'altra parte che riguarda la vita del militare. Lei è un marinaio, quindi può spiegare all'esterno cosa vuol dire essere imbarcato sei mesi, tornare alla base ed essere richiamato per poi ripartire di nuovo? C'è bisogno di un ringiovanimento e di tutta una serie di riforme. Voi avete operato sempre in maniera eccellente nonostante i tagli lineari nel settore della Difesa, però c'è bisogno di specificare, non a noi, ma all'esterno, che l'uomo è fondamentale anche se compri tutti i sistemi d'arma più moderni.
  L'altra domanda è: come state agendo in Mali? Abbiamo letto da notizie stampa che nazioni europee stanno iniziando a disimpegnarsi per via delle situazioni geopolitiche. Com'è la situazione delle nostre Forze armate?
  Inoltre, ricollegandomi a un tema che poi sarà sviluppato anche nella seduta di question time che avremo dopo in Commissione, in Libia c'è l'idea di rinegoziare? A Pag. 11volte è bello parlare e dire che tutto va bene, che si parla e che si va avanti con il dialogo, però quando ci si trova davanti a degli ambienti ostili, magari bisogna affrontare le missioni in un'altra maniera. Grazie.

  DANIELA DONNO, da remoto. Buongiorno, Ammiraglio. Buongiorno a tutti. Mercoledì scorso, 16 marzo, a Taranto, mentre Nave Carabiniere della Marina militare transitava nel canale navigabile, un gruppo di pseudopacifisti ha lanciato sassi e urlato insulti irripetibili. È un gesto sicuramente incomprensibile, riservato a uomini e donne che annoverano tra le proprie missioni il contrasto al naviglio ostile e alla lotta antisommergibile; un gesto che denota peggiore violenza verbale e materiale.
  Non sto qui a dilungarmi, ma voglio cogliere l'occasione oggi per esprimere al Capo di Stato Maggiore, Giuseppe Cavo Dragone, e a tutto il personale civile e militare, la massima solidarietà da parte mia e del Movimento 5 Stelle, rinnovando l'ammirazione e un saluto speciale all'equipaggio e al comandante di Nave Carabiniere e, naturalmente, alla grande famiglia della Marina militare. Rinnovo, inoltre, pieno sostegno a tutte le nostre Forze armate, impegnate in tutti i contesti operativi.
  Preciso che questo gesto certamente non rispecchia l'ammirazione che la città di Taranto ha sempre avuto verso gli uomini e le donne della Marina militare, che ormai è parte integrante della storia della città di Taranto. Il mio è un intervento non volto a fare una domanda, ma a tributare un grande ringraziamento alle Forze armate e, in particolare, alla Marina militare per questa occasione. Grazie, Ammiraglio. Grazie da parte di tutti noi.

  ROBERTO PAOLO FERRARI, da remoto. Ringrazio il presidente Rizzo e anche la presidente Pinotti. Saluto il Capo di Stato Maggiore, l'Ammiraglio Cavo Dragone, attraverso il quale voglio far giungere il saluto e il ringraziamento mio e del gruppo della Lega che rappresento a tutti gli uomini e alle donne delle Forze armate che sono costantemente impegnati per la nostra sicurezza.
  Ho apprezzato molto la relazione fatta dal Capo di Stato Maggiore, da una parte, per la sua franchezza e, dall'altra, per aver colto gli elementi essenziali di quello che dovrà essere il suo impegno durante il mandato, ma soprattutto di quella che è la visione che le Forze armate, nella loro accezione interforze, dovranno assumere nei prossimi anni. È una visione che ha toccato tutti e cinque i domini che oramai fanno parte di quello che è l'impegno per la sicurezza della nazione.
  Inoltre, ha anche riconosciuto l'impegno delle Commissioni difesa della Camera e del Senato, ma io posso riferirmi particolarmente al lavoro svolto nella Commissione alla Camera, dove a una prima fase di ascolto hanno fatto seguito importanti azioni di revisione di vari ambiti dello strumento militare. Mi riferisco, come ha accennato anche l'Ammiraglio, all'aspetto della revisione della legge n. 244 del 2012 e del reclutamento, che contiamo di poter portare rapidamente in porto e, da ultimo, all'ordine del giorno sull'impegno all'aumento delle spese nel settore della Difesa, di cui sono onorato di essere il primo firmatario. Devo dire, però, che anche nelle altre proposte di legge l'impegno del movimento della Lega è stato costante e altamente propositivo.
  Facendo riferimento a questo spirito e a questa azione che l'attuale legislatura ha portato avanti, chiedo all'Ammiraglio se la revisione dello strumento militare possa e debba diventare un qualcosa di permanente, vista la mutazione degli scenari che nel corso di questo quinquennio si sono verificati nel contesto internazionale. Infatti, da situazioni in cui temevamo la guerra ibrida, in cui avevamo il terrorismo internazionale come elemento di principale opposizione, siamo passati, attraverso il ritiro dall'Afghanistan, ad una situazione caratterizzata dalla crescente assertività della Cina e ora alla crisi in Ucraina. È un modello, quello della Difesa, che deve sostanzialmente avere una revisione permanente, proprio per potersi adattare a tutti questi mutevoli scenari che richiedono anche diverse tipologie di risposta.Pag. 12
  Apprezzo particolarmente l'affermazione riguardo al fatto che il nostro Paese dovrà dotarsi di forze per intervenire nei teatri operativi che si trovano nello scenario di potenza regionale a cui ambiamo di appartenere. Sempre su questo tema chiedo se l'Ammiraglio possa valutare il rapporto tra la componente politica, la componente parlamentare e l'aspetto militare anche attraverso quello che potrebbe essere il CASD, a cui lei ha fatto cenno, e creare un tavolo di interlocuzione permanente al fine di tradurre in testi normativi quelle che possono essere le importanti esigenze dello strumento.
  Chiudo con un accenno a una questione a cui lei ha fatto riferimento. Noi siamo uno dei partner e uno dei maggiori contributori per quanto riguarda l'Organizzazione delle Nazioni Unite. C'è da dire che in questa situazione particolare le Nazioni Unite denotano tutti i limiti di un'organizzazione, forse, datata. Credo che la possibilità di trasformare un seggio permanente per l'Unione europea, anche in visione di quella che è stata la Bussola strategica piuttosto che un progetto di una forza di difesa europea, debba essere oramai all'ordine del giorno, anche se la riflessione sull'intera struttura delle Nazioni Unite non può più essere rimandata. Chiedo se, dal punto di vista militare, questa impossibilità ad agire attraverso le Nazioni Unite possa essere un limite. Grazie.

  VITO VATTUONE, da remoto. Saluto l'Ammiraglio e lo ringrazio per la relazione esaustiva, molto apprezzata. Mando un ringraziamento da parte nostra anche a tutte le Forze armate impegnate per la nostra sicurezza e di cui siamo certamente orgogliosi. La relazione è stata apprezzata, perché ha abbracciato, come si diceva nell'intervento precedente, tutti i domini, compreso il Mediterraneo allargato, che è sicuramente una parte di nostro interesse oltre che una priorità.
  È proprio di ieri la decisione del documento della Bussola strategica di approntare una forza di difesa europea complementare alla NATO. Si tratta di una nuova strategia di difesa europea che condividiamo e apprezziamo e che è certamente un primo passo. Questo si aggancia, come diceva proprio ieri l'Alto Commissario Borrell, alla spesa militare. Anche in sede europea dobbiamo attrezzarci meglio e aumentare la spesa per rendere più efficace il nostro strumento militare, ma parallelamente a questo concetto se ne esprime un altro, che è quello che, oltre a spendere di più, bisogna anche spendere meglio. Ce lo siamo sempre detti, ma ieri è apparso in modo più importante. Spendere meglio vuol dire eliminare le lacune, ma soprattutto evitare doppioni. In uno strumento militare integrato, anche in ottica europea, lo sforzo sulla cooperazione internazionale per evitare doppioni è sicuramente importante.
  Volevo un suo commento e come secondo lei possiamo inserirci in questo concetto di spendere meglio con il nostro sistema Paese e anche con le nostre eccellenze che lei ha citato molto bene. Infatti, noi abbiamo un sistema industriale molto importante nel nostro Paese, ma condividiamo certamente che spendere meglio è una necessità. Grazie.

  PAOLO ROMANI. Ammiraglio, faccio una riflessione sulle ultime guerre che si sono succedute in questi anni. Sono tutte guerre definite asimmetriche, però è cambiata anche la simmetria delle guerre stesse. Dalla guerra asimmetrica che abbiamo vissuto direttamente in Afghanistan, dove a fronte della forza convenzionale NATO, ISAF (International Security Assistance Force) o Enduring Freedom, ci siamo trovati a combattere con i talebani che sicuramente non avevano importanti tecnologie, ma avevano una diffusa condivisione con la popolazione e una diffusa presenza nei villaggi, quindi abbiamo avuto le difficoltà che poi ci hanno portato alla fuga da Kabul in una maniera un po' ignominiosa per come si è declinata.
  Tuttavia, ci sono state altre guerre asimmetriche: quella dell'Azerbaijan, dove una guerra che durava da quarant'anni fra Armenia e l'Azerbaijan stesso si è risolta in una settimana con l'intervento dei droni turchi, i famosi Bajraktar. Questo vuol dire che ci sono alcuni scenari dove la guerra tradizionale si è fermata con le tecnologie di quel tempo, ma è bastata una innovazionePag. 13 tecnologica importante, come l'utilizzo dei droni, per fare sì che la guerra cambiasse e in una settimana si risolvesse.
  In parte sta accadendo lo stesso anche adesso nella guerra in Ucraina, dove a fronte di 200 mila uomini con tecnologie forse non avanzatissime – i russi usano i T-72 e la sigla determina l'anno in cui è stato costruito quel carrarmato, e i T-90 – e a fronte dell'utilizzo di missili anticarro, di missili Stinger eccetera, pochi strumenti sofisticati messi a disposizione di forze anche non perfettamente addestrate consentono a queste di combattere con quello che è considerato il secondo o terzo esercito più forte del mondo.
  Non ho capito e non ho compreso dalla sua relazione se tutta questa serie di valutazioni determinano un cambiamento e anche una rivoluzione di quella che è la preparazione delle nostre Forze armate, perché non vorremmo trovarci in uno scenario di guerra, che non siamo oggi in grado di prevedere, dove proprio la simmetria che ho appena descritto può determinare un esito che forse noi non avevamo previsto.
  Passo alla seconda valutazione e ho concluso, presidente. Lei ha parlato di una forza di proiezione nel Mediterraneo allargato. Io condivido perfettamente la sua definizione, ma il problema è che probabilmente questa capacità che possono avere le forze militari italiane non è poi suffragata dalla volontà politica di utilizzarla. Le faccio un esempio. In Libia abbiamo lasciato campo libero a turchi e russi – i russi con la compagnia Wagner –, ma forse bastava che due Harrier facessero un sorvolo delle postazioni di Haftar, con effetto deterrenza, senza bisogno di sganciare bombe, e probabilmente avremmo evitato che i turchi arrivassero in forze e contrassegnassero tutto il territorio libero con centinaia di posti di blocco con la bandiera turca. Noi ci siamo ritratti e probabilmente è mancata la volontà politica di fare anche la minima azione di deterrenza militare, però forse alle volte chi è a capo della Difesa – lei è il numero uno della Difesa italiana – da un lato dovrebbe consigliare meglio la classe politica o il Ministro che in quel momento potrebbe attivare questa determinazione, ma dall'altro immagino ci sia un certo senso di frustrazione anche da parte vostra nel momento in cui mettete a disposizione del Paese uno strumento militare raffinato e poi, anche in un evento tutto sommato semplice come poteva essere quello, non viene utilizzato. Volevo capire da lei se queste mie valutazioni erano in parte condivise. Grazie.

  PRESIDENTE. Io non ho altre richieste di intervento, pertanto do la parola all'Ammiraglio Cavo Dragone per la replica. Prego.

  GIUSEPPE CAVO DRAGONE, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Grazie. Credo di avere scritto tutto e casomai interagiamo, se devo correggere qualcosa.
  Rispondo all'onorevole Deidda. È vero che la donna e l'uomo sono l'elemento centrale del nostro strumento, però questo mi porta a dire – è l'approccio che stiamo prendendo – che di tutti gli eventuali auspicabili incrementi che ci auguriamo possano esserci nel finanziamento dello strumento, una parte decisamente significativa va innanzitutto per rivedere i numeri della legge n. 244, che avranno sicuramente un impatto per la parte infrastrutturale, parlando anche di condizioni di vita, poiché non sono soltanto la casa o l'alloggio a essere fondamentali, ma anche l'ufficio, gli spazi, quello che noi diamo come ambiente di lavoro alla nostra gente e tutta la parte di supporto, di scorta e di quel polmone che serve per poter sostenere lo strumento a 360 gradi.
  Questo auspicabile consolidamento della crescita del bilancio per la Difesa andrà non soltanto nell'ammodernamento dello strumento militare in senso stretto, quindi armamenti o sistemi per tenerci al passo con i tempi e per essere competitivi con coloro che ci potremmo trovare di fronte, ma anche a sostenere quello che abbiamo, perché anche questo è un elemento fondamentale. Ci muoveremo in questo senso.
  L'aspetto personale in senso più ampio verrà considerato e sarà parte di quelle che sono le spese che verranno effettuate – mi auguro in maniera curata, ben distribuita ed equilibrata – per uno strumento militarePag. 14 moderno, efficace e competitivo, ma che è sicuramente centrato sul fattore uomo che è sempre stato e rimane fondamentale per noi. Le sue condizioni di lavoro e le sue condizioni di vita saranno oggetto di studio, di miglioramento e di spesa nell'ambito di quella che sarà la disponibilità che noi avremo in futuro.
  Mi ha chiesto del disimpegno in Mali. L'operazione in Mali è a framework francese. A seguito dell'espulsione dell'ambasciatore, la Francia ha deciso di smantellare l'operazione e, attualmente, noi abbiamo in corso lo studio di questo smantellamento che di massima dovrebbe prevedere il rientro in patria del contingente del nostro personale incentrato su un'unità di medical evacuation con tre elicotteri da trasporto CH-47 e tre di scorta Mangusta. Questo è il piano che noi stiamo studiando adesso e che è anche quello più impattante. Se la Francia nell'ambito dell'operazione Barkhane decidesse di rischierarsi su qualche altra nazione del Sahel, studieremo questa impresa poiché sicuramente dovremmo insieme agli altri partner alleati studiare eventuali ridislocazioni, ma attualmente noi stiamo pensando di rientrare in Italia con tutto il contingente. Dovesse esserci la richiesta della Francia di proseguire Barkhane con un'altra locazione, la esamineremo com'è giusto farlo da alleati. Questo è quanto.
  Per quanto riguarda la Libia, la nostra presenza è stata fortemente accentrata sull'operazione Ippocrate, quando, come ricorderete, nel 2019 le milizie di Misurata espugnarono Sirte, che era l'ultimo caposaldo del Daesh dell'ISIS (Islamic State of Iraq and Syria). Ci sono state tantissime attività di cura dei feriti provenienti da quel teatro e poi pian piano l'esigenza specifica di medical combat è evaporata, perché ISIS è stato quantomeno molto ridimensionato, se non sconfitto, in quelle aree e abbiamo fatto tantissime attività con l'ospedale civile. Siamo all'interno di un sedime dell'Accademia Aeronautica Libica, che ha in procinto di riprendere l'attività formativa per i propri futuri candidati piloti e questo comporterà una revisione della nostra presenza a Misurata quantomeno nei contenuti, nel senso che ci potremo rivolgere ad altre attività che ci vengano richieste dalla controparte libica, perché sia ben chiaro che dovunque noi siamo, siamo su richiesta della nazione ospitante.
  In base alle richieste che verranno fatte, facendo un esempio, potremmo ridimensionare la parte ospedaliera all'interno dell'Accademia e riconvertirla su un centro infermieristico per le visite attitudinali per i futuri piloti e, magari, orientare un po' più di attività nei confronti dell'ospedale di Misurata, che ne ha bisogno, o dell'ospedale di Tripoli. Di massima la missione in Libia rimarrà, ma la rivedremo in termini di contenuti, perché l'intrinseca necessità che c'era per Misurata, ovvero l'ospedale militare combat, adesso sta terminando, quindi ci orienteremo e si rimodulerà in altre aree. Ce l'hanno chiesti i libici e lo faremo in base alle loro richieste. Potremmo anche ricorrere a quelli che sono gli MTT (military training team), ovvero team di addestratori che vanno alla bisogna, quindi per il periodo dell'addestramento. Occorre avere comunque un riferimento logistico in Libia e sopperire alle esigenze che ci chiederanno loro in base a quella che è la situazione che li contraddistingue. Fatto sta che in questo periodo abbastanza fluttuante, per quanto riguarda le istituzioni in Libia, è difficile a volte capire bene quelle che sono le necessità, però noi siamo a loro disposizione. Io ho parlato con il mio omologo un circa un mese fa e c'è la massima sinergia e il massimo dialogo. Ci stiamo riunendo con loro per vedere come possiamo ottimizzare la nostra presenza, ridando loro degli spazi che sono necessari per l'Accademia aeronautica e rimodulandoci in funzione delle richieste. Non so se ho risposto alle sue domande.
  Senatrice Donno, grazie per la solidarietà. Stavo ragionando con l'Ammiraglio Conti che in effetti questo potrebbe essere un esempio di confronto cognitivo di cui parlavamo prima. Quando ho visto il video sembrava che fosse chissà che cosa e che ci fosse la città di Taranto schierata contro le Forze armate, che sarebbe stata una cosa abbastanza inusuale – io sono stato adottato dall'area tarantina come ufficiale di Marina –, però alla fine della fiera abbiamoPag. 15 scoperto che erano 15 persone. Le riprese, opportunamente svolte, e il tono di voce, opportunamente amplificato, sembravano chissà che cosa, ma erano solo quindici. Potevano essere state venti nella migliore ipotesi, però non ci scandalizza più di tanto, anche perché siamo ben certi dell'ospitalità e dell'affetto che la città di Taranto ci ha sempre dimostrato. Onestamente, per quanto mi riguarda, questo non mi ha assolutamente scalfito. Ci sono anche loro, siamo in un Paese democratico, quindi che si esprimano. Se ci sono dei comportamenti penalmente rilevanti, verranno opportunamente stigmatizzati e perseguiti, ma praticamente non sono neanche arrivati a metà strada fra la banchina e la nave. Onestamente non mi son sentito scandalizzato. Quando sono riuscito un po' a esaminare bene la situazione e ho visto i numeri che interessavano l'evento, c'è posto anche per loro, se vogliono e se li fa contenti. Non ho problemi su questo.
  Risponderei all'onorevole Ferrari. Grazie anche a lei per la solidarietà. La prima domanda era se la revisione dello strumento sarà permanente. Io credo di sì. Gli effetti di quello che sta succedendo adesso impongono un approfondimento, uno studio ed eventuali correttivi, poiché siamo di fronte a un attacco convenzionale con mezzi pesanti e artiglieria pesante preceduto da una intensissima attività cyber da parte dell'attaccante, un'inaspettata levata di scudi cyber da parte del resto del mondo a fronteggiare questa avanzata con decisamente dei grossi risultati; quindi, c'è una guerra convenzionale infarcita di novità estremamente interessanti che in effetti connotano il nostro periodo di adesso.
  La revisione dello strumento, che faremo e vedremo bene in dettaglio per trarre tutti gli insegnamenti da questa triste contingenza, sarà permanente e credo che sarà sicuramente duratura nel tempo, così come gli elementi che adesso abbiamo messo in campo e che probabilmente saranno seguiti da altri, perché abbiamo di fatto reagito come alleanza a tutela dei Paesi più esposti, quelli più a est facenti parte dell'alleanza. Di massima le misure che abbiamo messe in campo sono state effettivamente un rafforzamento, presente o futuro, della nostra presenza ai confini. Auspicabilmente scoppierà la pace prima o poi, ma questa configurazione rimarrà nel tempo e credo che sarà duratura. Secondo me, le garanzie che dobbiamo fornire ai nostri alleati che hanno aderito all'Alleanza devono rimanere costanti per tanto tempo, per più del termine della crisi per dare loro la garanzia che l'alleanza c'è con un impegno sostanziale in quelle aree. Abbiamo visto che parleremo di Ungheria, di Bulgaria e Romania, di Polonia e ci siamo già nei Paesi baltici. Sta di fatto che questa nuova configurazione secondo me rimarrà per parecchi anni.
  La revisione dello strumento sicuramente rimarrà, perché la NATO ha sempre ritenuto che, attualmente, siano due le grosse minacce: il terrorismo e la Russia. Alcuni elementi della NATO magari cercavano di riorientare un po' l'attenzione verso l'Indo-Pacifico, però quello che è successo recentemente ha brutalmente riportato l'attenzione a est e verso la Russia. La Russia rimarrà comunque una presenza importante e, vorrei dire, anche pesante a est e si rivelano esatte le paure e le apprensioni della NATO in questo senso. Non credo che nell'immediato futuro ci possano essere grosse evoluzioni, però anche se ci fossero, noi abbiamo assistito dagli anni della Guerra Fredda a oggi a parecchi avvicendamenti al vertice nella Federazione Russa. Questo vuol dire che, quantunque ci possano essere dei cambi e degli avvicendamenti, di massima rimane una presenza importante che strategicamente vuole dire la sua, che non vuole che si allenti l'attenzione nei suoi confronti e che vuole prepotentemente, come abbiamo visto, mettersi all'onore delle cronache e ribadire il fatto che non c'è soltanto la Cina come contendente e come antitesi alle nostre alleanze, ma c'è in maniera particolarmente assertiva anche la Russia. Non credo che la Russia terminerà di essere un Paese da tenere in considerazione. Infatti, quello che ho citato nella mia chiacchierata è il concetto che la NATO ha di new normal, nel senso che sarà una nuova normalità che però verrà generata da questi ultimi avvenimenti. Per rispondere alla sua domanda, secondo me rimarràPag. 16 per parecchio tempo nel nuovo assetto e nella nuova attenzione, insieme ai correttivi che metteremo in campo per capitalizzare le esperienze che stiamo vivendo adesso.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, sì, sarebbe auspicabile. Molte volte io mi rendo conto di non avere una sensibilità politica decente per poter operare delle valutazioni, quindi se ci fosse un tavolo di interlocuzione permanente biunivoco in cui l'osmosi va nelle due direzioni, secondo me, sarebbe manna dal cielo. A noi servirebbe senz'altro e non voglio essere presuntuoso, ma probabilmente servirebbe anche alla controparte parlamentare politica. Magari avvenisse, metterei la firma subito su un'eventualità di questo genere.
  Per quanto riguarda i limiti che le Nazioni Unite denotano e il seggio permanente per l'Unione Europea, io credo che anche le Nazioni Unite in questo cambio epocale che c'è stato e in questa doccia fredda che ci è stata recentemente fornita, rivedranno un po' la loro postura. Il seggio permanente è sempre stato un hot item per tutte le nazioni di cui non ne fanno parte come l'Italia, la Germania e, a seguire, anche la Francia e la Spagna. Probabilmente il palliativo potrebbe essere quello che il senatore Ferrari ha prospettato, anche perché l'Unione europea stessa dovrà uscirne molto cambiata da questa esperienza.
  Abbiamo parlato tanto di difesa europea, ma bisogna parlare anche di politica estera europea e da lì poi discende anche il concetto di difesa europea, cose su cui a questo punto dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare. Ci saranno tante dichiarazioni e tanti studi che verranno fatti, ma poi dobbiamo mettere mano alla realtà e far seguire azioni alle parole. L'Unione Europea, probabilmente, è l'ente super statuale che dovrà trarre più insegnamenti da questa esperienza che stiamo vivendo. Una revisione che possa prevedere un seggio per l'Unione Europea sarebbe auspicabile per un'Unione Europea che abbia assunto un ruolo decisamente differente da quello che ha adesso.
  Passerei al senatore Vattuone. La forza di Difesa europea deve sicuramente essere complementare a quella della NATO. Quella della NATO è ovviamente assai navigata e ha vissuto vicissitudini che hanno che le hanno permesso in questa occasione di reagire in maniera decisamente positiva, trovando subito un accordo e mettendo in campo subito delle misure da tutti condivise che denotano un'alleanza difensiva militare matura. Quello che farà l'Europa deve trarre da questa esperienza grossi insegnamenti e deve sicuramente incastonarsi in maniera modulare, per non avere nessun tipo di doppione e nessun tipo di duplicazione integrabile in quella della NATO.
  Sulla questione dello spendere di più e dello spendere meglio, io credo che, come nazioni che si uniscono e lavorano insieme, dobbiamo cercare di evitare che ci siano più di 135 sistemi d'arma nelle varie nazioni appartenenti all'Unione europea. Ad esempio, gli Stati Uniti ne hanno 30 o 35. Anche questo ci deve spingere a semplificare, a studiare e a produrre sistemi d'arma comuni per mille motivi come l'interoperabilità, l'interscambiabilità, l'abbattimento dei costi, le scorte che possono essere comunque messe a comune denominatore di tutti. Secondo me potremo spendere meglio se, a valle di questa esperienza, riusciremo a raggiungere degli accordi a livello internazionale nell'industria della Difesa per poter standardizzare e ridurre il numero di armamenti e renderli perfettamente compatibili fra le varie Forze armate dei vari Paesi. Spero che questo possa accadere. Io la vedo come una auspicabile ricaduta di quello che stiamo vivendo. Sicuramente – se le nazioni non si muovono come elementi singoli, ma cominciano a condividere programmi, spese e requisiti operativi – andremo a guadagnarci in termini di semplicità e di spesa, quindi spenderemo sostanzialmente meno oppure spenderemo lo stesso meglio, però questa secondo me sarà la chiave di volta. Non so se ho risposto al senatore Vattuone.
  Senatore Romani, diciamo che potremmo ancora connotare la guerra dei droni come una guerra convenzionale moderna. Io valutavo come guerre asimmetriche quelle contro attori non statuali tradizionali. Vi è l'ingresso dei droni ma, soprattutto, l'ingresso della sfera cyber, ma non stiamo Pag. 17ancora confrontandoci in maniera cinetica nella dimensione dello spazio. Vi ricordo che il 14 novembre dell'anno scorso la Russia ha lanciato un segnale fortissimo a tutti quanti noi, quando ha abbattuto un suo satellite oramai obsoleto spaventando un po' tutti con la caduta dei residui, ma il messaggio che dobbiamo cogliere è che la Russia ha dimostrato che si può combattere nello spazio ed è quello che potrebbe accadere in futuro. Detto questo, secondo me queste rientrano nelle novità di una guerra moderna.
  I russi con 200 mila uomini sono un po' meno, ma comunque sono tenuti in scacco più o meno dalle forze ucraine e c'è un fattore. C'è un fattore abbastanza inaspettato, che però sicuramente si è rivelato fondamentale, ovvero che i russi stanno combattendo una guerra di invasione e Putin ha impiegato sicuramente truppe provenienti da lontano, nel senso che non ci sono attinenze e vicinanza con il popolo ucraino, che comunque è vicino a quello russo. Vediamola come vogliamo, ma è così. Di fatto la Bielorussia non sta entrando ancora prepotentemente in campo anche per questo motivo e, presumibilmente, è proprio lo stesso Putin che non vuole che entrino in guerra, oltre che non vuole che probabilmente si armino più di tanto i bielorussi per questioni di stabilità interna. Detto questo, la Russia ha usato truppe poco motivate, molto giovani e lontane anche per questioni di info warfare, nel senso che si cercava anche di non dare notizie alle famiglie di appartenenza di quello che sta avvenendo, perché le perdite in campo russo non sono poche. Infatti, si calcola che siano intorno ai 15 mila uomini e calcolando in maniera abbastanza cinica che per ogni morto ci sono tra familiari stretti o amici circa 10 o 15 persone che lo piangono, in Russia i numeri di coloro che sono stati colpiti direttamente o indirettamente da questi avvenimenti sono abbastanza alti. Gli ucraini combattono per casa propria, quindi la loro resistenza è sicuramente superiore a qualsiasi aspettativa, però questi sono due fattori secondo me determinanti.
  Per noi cosa cambia? Noi dobbiamo sicuramente analizzare bene tutti i domini di cui siamo responsabili che, come ho detto, sono cinque, ma ve ne sono altri nuovi oltre a quelli tradizionali. Per esempio, il dominio terrestre sta facendo da padrone in Ucraina, però non sono stati esclusi sia quello aereo che quello navale con il blocco navale e con i lanci iniziali soprattutto dei missili Cruise. È una guerra convenzionale molto moderna che, secondo me, ci impone di vedere bene come è bilanciato il nostro strumento nelle varie componenti e di vedere se ci sono da fare dei correttivi o come destinare al meglio le nuove risorse nell'auspicato gettito finanziario che potrebbe arrivare per cercare di non creare dei gap capacitivi e cercare, invece, di mantenere i sistemi legacy che abbiamo allo stato dell'arte e, soprattutto, metterci in condizione di avere nuovi sistemi che siano effettivamente competitivi, perché abbiamo visto che al di là della guerra sul terreno che c'è stata, la parte high tech l'ha giocata da padrone anche in questo senso in Ucraina.
  Sulla domanda se io ho detto tutto ai miei capi politici su quello che possiamo fare nel Mediterraneo allargato, non è una questione di frustrazione eccetera. Il Capo di Stato Maggiore Difesa è responsabile della gestione, della preparazione e dell'approntamento dello strumento, con ovviamente l'apporto determinante e imprescindibile dei Capi di Stato Maggiore di Forza armata.
  Oltre a questo aspetto e oltre ai piani di contingenza, nel senso che sono quelle pianificazioni che devono tener conto di quanto potrebbe verificarsi presumibilmente nell'ambito della situazione dell'area geopolitica di nostro interesse, credo che questo sia il nostro mestiere.
  Onestamente sono qui da quattro mesi e le frustrazioni non le ho ancora provate, però sicuramente non credo che faccia parte del nostro DNA essere frustrati, perché non andiamo a fare a botte. Dovremmo essere frustrati se non fossimo capaci di andare a fare a botte e se spendessimo male i soldi del contribuente, che ci dice che dobbiamo essere pronti ad andare a fare a botte e possibilmente a darle. Questo è il bello di quando si va a fare a botte, poiché non bisogna prenderle, bensì bisognerebbePag. 18 cercare di darle. Questo secondo me è fondamentale.
  Noi dobbiamo essere pronti a situazioni che si sono verificate vicino casa e questa è una responsabilità che io sento e se non fossi in grado di avere uno strumento in grado di proteggere il nostro Paese come mi viene richiesto – dobbiamo comunque lavorare per fare in modo tale che questo sia sempre più perfezionato e sempre più rispondente alle aspettative e ai rischi che possiamo correre e alle minacce –, non dormirei e sarei frustrato, però io oggi devo rispondere alla domanda e non sono frustrato.

  PRESIDENTE. Grazie, Ammiraglio. Do adesso la parola alla presidente Pinotti. Prego.

  ROBERTA PINOTTI, Presidente della Commissione difesa del Senato. Grazie. Volevo ringraziarla, Ammiraglio, per questa audizione e dirle, a nome della Commissione difesa del Senato e della Camera, ma anche di tutto il Parlamento, di portare i nostri saluti e la nostra vicinanza a tutti gli uomini e le donne delle Forze armate che sempre svolgono il loro dovere al massimo, ma che in questo momento immagino siano anche più preoccupati e più in prontezza di quanto non siano stati normalmente.
  Volevo fare soltanto una sottolineatura, fra le tutte le cose molto interessanti e importanti che ha detto. Mi sento, avendo anche ascoltato gli interventi dei colleghi, di sottolineare quanto queste Commissioni siano perfettamente consapevoli che le nuove necessità debbano portare a un ripensamento di alcuni numeri della legge n. 244, perché, come ha detto l'onorevole Deidda, è una discussione che nelle nostre Commissioni viene fatta da tempo e abbiamo perfettamente contezza che la nuova situazione – e anche i nuovi compiti che le Forze armate hanno – impongono davvero di rivedere quel numero e di ragionarci sopra. Il lavoro della Commissione difesa della Camera è stato molto importante e speriamo che possa quanto prima arrivare nell'altro ramo del Parlamento, perché pensiamo che sia un'esigenza assolutamente imprescindibile.
  La seconda cosa che volevo dire è che fra i tanti temi che lei ha sottolineato vi è anche il tema della cyber, dicendo che è stato anche individuato il CASD come punto di formazione. La formazione è fondamentale, perché è importante investire sulla cyber, ma è importante investire anche sulle capacità delle persone che possono saper usare la cyber. Da questo punto di vista io mi sento di sottolineare l'importanza di questo settore, dato che poi dovremmo darci delle priorità. Adesso, da alcune ricostruzioni dei giornali o da alcuni interventi politici, sembra che immediatamente, dopo l'ordine del giorno votato alla Camera, si possa passare dall'1,4 al 2 per cento del PIL. Chi conosce minimamente il bilancio dello Stato e ha presente le sue complessità e anche le altre esigenze – pensiamo al tema delle bollette e al tema della crisi economica – sa che questo tipo di passaggio non è possibile immediatamente. Tuttavia, da alcuni anni c'è stato un leggero incremento, nonostante il quale siamo ancora fra i Paesi della NATO che spendono meno rispetto al 2 per cento del PIL sul quale ci si era impegnati.
  Io mi auguro che questo lavoro che sta facendo con molta attenzione il Ministro Guerini possa proseguire e, dovendo poi fare delle scelte, credo che dalla sua relazione emergano questioni che diventano prioritarie nel suo ruolo, che è quello di scegliere fra tutte le richieste delle Forze armate. Questi due temi del personale e della cyber che sono interforze, credo che debbano essere centrali, insieme a tanti altri.

  PRESIDENTE. Grazie. Ringrazio la collega presidente. Io non ho altre richieste di intervento, pertanto, ribadendo l'alto senso di vicinanza alle donne e agli uomini della Difesa, ringrazio l'Ammiraglio Cavo Dragone per l'audizione odierna, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.20