XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Mercoledì 9 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldi Rossana , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021 (Doc. CCLXIII, n. 1) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boldi Rossana , Presidente ... 3 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 3 
Boldi Rossana , Presidente ... 8 
Gribaudo Chiara (PD)  ... 8 
Lepri Stefano (PD)  ... 9 
Noja Lisa (IV)  ... 9 
D'Arrando Celeste (M5S)  ... 10 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 11 
Boldi Rossana , Presidente ... 12 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 12 
Boldi Rossana , Presidente ... 16 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 16 
Boldi Rossana , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE ROSSANA BOLDI

  La seduta comincia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021 (Doc. CCLXIII, n. 1).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021 (Doc. CCLXIII, n. 1).
  Ricordo, che, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Saluto quindi la Ministra Bonetti e la ringrazio ancora per la disponibilità anche a nome dei presidenti delle Commissioni I e XI e di tutti i componenti delle Commissioni riunite.
  Ricordo, che, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Faccio presente che allo svolgimento della relazione della Ministra potranno seguire interventi dei deputati. Considerato che le Commissioni hanno a propria disposizione circa un'ora e mezza di tempo, al fine di assicurare alla Ministra la possibilità di svolgere la propria replica, si potrebbe procedere con l'intervento di un deputato per gruppo per un tempo massimo di cinque minuti ciascuno, per poi valutare in base al tempo residuo la possibilità di prevedere ulteriori interventi. Chiedo quindi ai deputati che intendono intervenire di far pervenire le richieste presso la segreteria delle Commissioni.
  A questo punto cedo la parola alla Ministra Bonetti.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Grazie ai Presidenti delle Commissioni riunite. Saluto tutti gli onorevoli che sono intervenuti sia in presenza che in collegamento. Vi ringrazio per l'opportunità che mi è data in questa sede di poter illustrare lo stato di avanzamento degli interventi del piano di Italia Domani, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato nell'ambito del Next Generation EU, in particolare per quanto concerne i progetti che sono di mia diretta competenza o che comunque insistono sulle deleghe che mi sono state assegnate.
  Ringrazio il Parlamento per il lavoro importante che ha fatto sia nella fase della definizione delle direzioni e delle azioni che sono state poi inserite nel Piano che per questa azione costante di monitoraggio, che risulta fondamentale anche per l'efficacia dell'attuazione dello stesso Piano.
  In premessa quello che credo sia importante individuare in questa sede è lo spirito Pag. 4attraverso il quale abbiamo costruito il Piano nazionale di ripresa e di resilienza e la motivazione per la quale le sei missioni specifiche del Piano sono attraversate da tre cosiddette «priorità» trasversali che hanno animato in modo significativo la strutturazione ex ante nella progettazione del Piano, ma che lo faranno anche nella valutazione dell'impatto e nell'indirizzo delle modalità e del metodo di attuazione dello stesso.
  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha tra gli obiettivi quello di colmare le cosiddette «disuguaglianze sostanziali» che nel nostro Paese sono disuguaglianze ormai strutturali. In particolare, mi riferisco alle disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere. Lo facciamo con uno sguardo che ha riconosciuto in queste disuguaglianze uno degli ostacoli storici principali a uno sviluppo complessivo. Quindi le azioni conseguentemente messe in campo dal Piano stesso, nella volontà di superare e rimuovere queste disuguaglianze, intendono attivare leve di sviluppo economico, sociale, culturale ed educativo per risolvere davvero una fragilità che altrimenti rischia di rimanere irreversibile nel Paese.
  L'obiettivo finale è quello di una Italia del 2027 che sia profondamente rinnovata e riformata non solo attraverso l'attuazione dei singoli progetti del Piano, ma attraverso quelle riforme strutturali che il Piano porta in sé, come azioni che insistono nel Piano o come riforme di accompagnamento. In particolare mi soffermerò in questa mia relazione su due assi: uno che riguarda le pari opportunità, la parità di genere e l'empowerment femminile, mentre l'altro tema altrettanto importante, che si connette con questo, riguarda l'elemento di carattere educativo e di sostegno alle famiglie. Infatti, ricordo che un'altra delle fragilità, che nel Piano è evidenziata nella lettura dello stato attuale della situazione, è quella di una denatalità ormai inaccettabile e insostenibile per il nostro Paese, che ulteriormente è stata aggravata dalla pandemia. Gli ultimi dati Istat ci dicono che siamo arrivati al livello minimo europeo di 1,24 figli come tasso di fecondità, ma considerate che i dati 2021 fanno presupporre che siamo scesi sotto le 400 mila nascite. Non sono ancora usciti i dati ufficiali, ma la proiezione andava in questa direzione.
  È per questo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è accompagnato in particolare da una riforma strutturale importante che riguarda non solo gli strumenti di welfare, ma complessivamente la riforma delle politiche familiari e anche del lavoro nel nostro Paese, che è il cosiddetto «Family Act», che vede per la parte della riforma del welfare l'introduzione dell'assegno unico universale che parte nell'erogazione da questo mese e che è richiamato come uno dei punti, all'interno del Piano nazionale, di riferimento e di riforma sostanziale.
  Accanto a questa riforma il Piano si avvale della prima Strategia nazionale per la parità di genere che, come sapete, il Parlamento ha approvato, intervenendo in questa direzione nell'ultima legge di bilancio. Abbiamo introdotto la Strategia nazionale per la parità di genere come uno strumento previsto a norma di legge, a cui è accompagnata una governance particolare che prevede l'Osservatorio nazionale per la parità di genere, che avrà anche il compito di valutare le misure di impatto che riguardano anche l'attuazione del piano del Next Generation EU rispetto agli obiettivi che la prima strategia approvata lo scorso agosto si è data da qui al 2026 per quanto riguarda il lavoro, il reddito femminile, le competenze, il tema della conciliazione vita-lavoro, del work-life balance, non solo per le donne, il tema del carico di cura eccessivo delle donne, quindi di una necessità di un bilanciamento di una condivisione anche con l'elemento maschile, e l'elemento della leadership femminile.
  Il primo punto sul quale vorrei soffermarmi è come il Piano stesso ha dato nelle sue attuazioni e nelle sue schede sempre una valutazione rispetto all'impatto di genere. Tutte le misure del Piano verranno misurate anche nell'efficacia e nella corrispondenza agli obiettivi perseguiti rispetto al tema della parità di genere, quindi della promozione di una maggiore parità di genere. Questo lo monitoreremo, come dicevo, anche grazie a questi strumenti di governance che abbiamo già introdotto.Pag. 5
  Per quanto riguarda l'Osservatorio, abbiamo già costituito la cabina di regia. Ieri ho inviato la prima convocazione. Lo scorso 27 febbraio ho firmato il decreto di costituzione dell'Osservatorio e oggi è agli uffici competenti per la valutazione. Una volta approvato definitivamente, procederò alle nomine.
  Il Piano – vorrei poi andare a soffermarmi su questo – attua il principio dell'obiettivo della parità di genere e dell'empowerment femminile attraverso due livelli. Un livello riguarda le azioni specifiche e in particolare ne cito quattro, sulle quali poi mi soffermerò, che sono: l'introduzione del sistema nazionale di certificazione per la parità di genere; il sostegno all'imprenditoria femminile; il Piano straordinario per gli asili nido e i servizi educativi per la prima infanzia; l'incremento e una riforma, per quanto riguarda i curriculum, per la promozione delle competenze STEM (science, technology, engineering and mathematics) in particolare per le ragazze.
  Accanto a queste quattro azioni specifiche ci sono delle azioni trasversali che sono state inserite anche per iniziativa e sollecitazione parlamentare, che riguardano le condizionalità per accedere ai fondi per le imprese ed enti di ricerca, quindi condizionalità trasversali per l'accesso agli appalti che conseguono nell'ambito del Piano stesso, premialità sempre nelle stesse gare degli appalti per politiche di parità di genere e di empowerment femminile, l'introduzione di un principio di parità di genere nel reclutamento anche nell'ambito della pubblica amministrazione e più specificatamente per le risorse che sono contenute negli investimenti in università e ricerca.
  Partirei nel dettaglio delle singole misure per poi, invece, fare un ulteriore approfondimento su queste condizioni trasversali.
  La prima misura che ho citato è quella dell'introduzione della certificazione della parità di genere nel nostro Paese. Su questo faccio riferimento al fatto che il progetto del PNRR, proprio nell'ottica di una stabilizzazione di riforma strutturale, è stato poi assunto anche nella legge che è stata approvata, a prima firma Gribaudo, dal Parlamento, la legge n. 162 del 2021, in cui negli articoli 4 e 5 abbiamo introdotto la certificazione per la parità di genere e conseguentemente l'introduzione di principi di premialità per le imprese finanziati dalla legge di bilancio in modo strutturale con un fondo di 50 milioni di euro all'anno.
  Per quanto riguarda la specificazione del progetto, siamo a buon punto. Il progetto prevedeva la definizione di un sistema per la certificazione sulla parità di genere e di un meccanismo conseguentemente premiante a partire dall'istituzione di un tavolo tecnico di certificazione di genere dell'impresa, che fosse coordinato dal Dipartimento per le pari opportunità, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dello sviluppo economico.
  Il secondo punto del progetto prevedeva la creazione di un sistema informativo presso il Dipartimento con una funzione di piattaforma di raccolta dati, che fossero disaggregati per genere, e di informazioni sulla certificazione stessa, nonché un albo degli enti accreditati per la certificazione, e, infine, l'attivazione del sistema di certificazione sulla parità di genere a partire dal secondo quadrimestre del 2022.
  Il sistema di certificazione sarà aperto a tutte le imprese, quindi sarà uno strumento che avrà quella versatilità di applicazione che va dalla microimpresa, alla piccola e media impresa, alle macroimprese.
  Ad oggi noi abbiamo già attivato il tavolo tecnico di lavoro con gli altri Ministeri competenti e abbiamo concordato con UNI, l'Ente italiano di normazione, una prima prassi di riferimento, che è stata sottoposta a consultazione pubblica ed è terminata il 22 gennaio. L'impegno di UNI è quello di adottare formalmente la prassi di riferimento, a cui farà seguito la certificazione proprio nel mese di marzo. Abbiamo già attivato un affidamento in house per quanto riguarda l'istituzione della piattaforma e del sistema informativo presso il nostro Dipartimento e stiamo predisponendo il bando per l'accreditamento degli enti che dovranno poi operare la certificazione.
  Ricordo in questa sede che nella sperimentazione da qui al 2026 con le risorse del PNRR intendiamo supportare le piccole, le Pag. 6micro e le medie imprese proprio per annullare i costi che potrebbero avere per accedere allo strumento della certificazione, quindi a far sì che queste abbiano la possibilità di accedere ai processi per l'istituzione della certificazione e per la certificazione stessa senza nessun onere aggiuntivo e avere i vantaggi fiscali che ne conseguiranno. Complessivamente la cifra stanziata su questo progetto era di 10 milioni.
  Nell'ambito della Missione 5 la seconda azione di cui parliamo è quella della creazione delle imprese femminili, che in particolare era rivolta a potenziare il livello di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, facendo leva proprio sul loro potenziale imprenditoriale, creativo e innovativo.
  Il progetto complessivamente mira a sostenere l'imprenditorialità femminile, sistematizzando, ridisegnando e anche rinnovando alcuni strumenti di supporto, quindi non semplicemente con un accesso al credito agevolato, come era quello, comunque importante, che rimane, del Fondo ad esse già dedicato, ma introducendo agevolazioni, anche erogazioni a fondo perduto, misure di accompagnamento, come mentoring e un supporto tecnico manageriale, implementazione dei servizi di sharing, anche di armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, una formazione e una valorizzazione dal punto di vista comunicativo della cultura dell'impresa e anche introduzioni di monitoraggio puntuale sugli elementi legati a questo. Il costo totale di questo intervento era di 400 milioni.
  A che punto siamo? È un progetto che ha come amministrazione competente primaria il Ministero dello sviluppo economico e noi partecipiamo come ente concertante, così come anche in tutti i conseguenti decreti amministrativi e istitutivi. Abbiamo già istituito il Comitato Impresa Donna che è un comitato di indirizzo dell'utilizzo di questi fondi sempre insieme al Ministero dello sviluppo economico e abbiamo già disegnato il processo di governance dell'utilizzo di questi fondi nonché il riparto degli stessi.
  Tra l'altro, all'interno di questi 400 milioni, oltre a forme di agevolazione dirette all'impresa, abbiamo istituito un fondo di 40 milioni che sarà attivato proprio per azioni di accompagnamento, di mentoring, di tutoraggio e di monitoraggio di tutte le azioni concernenti.
  La terza misura riguarda l'implementazione dei posti nell'offerta per i servizi educativi 0-6. Il nostro Paese sconta un'arretratezza e una non sufficiente offerta dei servizi educativi per quanto riguarda la fascia 0-6. Questo ha impatti molto pesanti da un lato sull'occupazione femminile, perché i dati dicono che siccome nel nostro Paese le donne, come anche nel contesto europeo, hanno un maggiore aggravio del carico di cura soprattutto nella prima infanzia, la mancanza di servizi educativi inibisce di fatto l'introduzione e la valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro, ma l'altro elemento altrettanto significativo è un tema di carattere educativo, perché il contrasto alla povertà educativa parte dai servizi educativi per la prima infanzia. Garantire che in tutte le regioni del nostro Paese ci sia un'adeguata presenza dei servizi educativi è anche un elemento di pari opportunità rispetto all'accesso ai percorsi educativi.
  Noi abbiamo una situazione nel nostro Paese con una media dell'offerta dei posti che è salita in questi due anni, poiché siamo al 27 per cento di offerta di posti disponibili per l'età 0-3. L'obiettivo che l'Europa ci chiede è l'impegno di arrivare ad almeno il 33 per cento. Il tema grande che abbiamo nel nostro Paese è che questo 27 per cento presenta una forte disuguaglianza territoriale. Infatti, abbiamo regioni del Sud Italia in cui abbiamo il 10, l'11 o il 12 per cento di offerta.
  L'obiettivo del Piano con un investimento di 4,6 miliardi è da un lato di arrivare al target del 33 per cento in tutte le regioni, quindi i criteri che sono stati inseriti nel bando sono esattamente indirizzati a concentrare le risorse per aumentare i posti nelle regioni oggi maggiormente carenti, e dall'altro di arrivare a una media nazionale che ci collochi a livello dei Paesi ai quali siamo paragonati in termini economici, sociali e negli investimenti pubblici, come la Francia, quindi arrivare alla copertura del 50 per cento dei posti disponibili da qui al 2026.Pag. 7
  Era già stato bandito un primo bando di 700 milioni, ma è stato bandito dal Ministero dell'istruzione, che è l'ente capofila di questo progetto, un ulteriore bando di 3 miliardi e i restanti 900 milioni sono destinati alle spese di funzionamento, perché accanto alla creazione di infrastrutture educative serve fornire agli enti territoriali adeguate risorse per la gestione.
  Su questo faccio riferimento all'ultima legge di bilancio approvata dal Parlamento, nella quale abbiamo introdotto i livelli essenziali di prestazione (LEP) per gli asili nido e conseguentemente un finanziamento per gli stessi con il target del 33 per cento per ogni regione che scattano dal 2027, perché fino al 2026 abbiamo la copertura prevista dai fondi del PNRR, ma li rendiamo stabili e strutturali a partire dal 2027 grazie all'introduzione e al finanziamento dei LEP.
  Il bando è stato pubblicato e prevede la ripartizione di 2,4 miliardi di euro per gli interventi in fascia di età 0-2 e 600 milioni nella fascia 3-5, nell'ottica dell'implementazione del servizio integrato 0-6 con l'obiettivo finale di arrivare al target 0-3 di cui avevo dato precedentemente conto.
  A seguito di una prima valutazione sugli esiti delle domande, si è visto che le domande pervenute, pur avendo dimostrato una forte risposta a livello territoriale, in alcuni contesti territoriali non darebbero seguito al pieno raggiungimento di questi obiettivi. Per questo motivo, di concerto con il Ministero dell'istruzione e il Ministero per il Sud, abbiamo deciso di riaprire i termini del bando stesso proprio per permettere ai comuni di acquisire tutte le documentazioni necessarie anche grazie a un ulteriore supporto che l'Agenzia per la coesione territoriale sta fornendo con la costituzione di una task force che possa aiutare gli enti territoriali anche in questa fase progettuale.
  L'ultima misura su cui volevo soffermarmi è quella che riguarda il progetto STEM con 1,1 miliardi di euro investiti – il Ministero di riferimento è quello dell'istruzione – per progetti che siano volti all'integrazione delle discipline curriculari a partire dai primi percorsi educativi, quindi dalla prima infanzia, per valorizzare le materie STEM nell'ottica del superamento di quegli stereotipi, quegli unconscious bias che hanno inibito nel percorso di formazione curriculare delle ragazze la scelta delle materie STEM come oggetto di formazione e professionalizzazione, anche attraverso un percorso innovativo di formazione del corpo docente.
  Su questo verrà pubblicato a breve – adesso è in fase di stesura – il bando proprio rivolto alle scuole nell'investimento che riguarda le nuove competenze e i nuovi linguaggi STEM e coding.
  Oltre a queste quattro azioni, come vi dicevo, il Piano presenta una forte scelta normativa, che io ritengo estremamente innovativa, nelle linee e nelle regole di utilizzo di tutti gli investimenti del PNRR, quindi più di 200 miliardi di euro, il cosiddetto «gender procurement».
  In particolare l'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, che poi è stato convertito con la legge n. 108, ha introdotto princìpi di condizionalità e premialità per l'accesso agli appalti e ai bandi. In particolare su questo si prevedeva la pubblicazione di linee guida che andassero a specificare queste condizionalità e queste premialità.
  Le linee guida sono state pubblicate a firma mia e della Ministra Dadone, di concerto con i Ministri Giovannini, Orlando e Stefani, il 30 dicembre 2021 e specificano le condizionalità per accedere ai bandi, ai sensi dell'articolo 46, così come rivisto dall'approvazione della legge di cui ho già dato conto, la legge n. 162 del 2021 a prima firma Gribaudo, del codice delle pari opportunità, per le imprese che hanno più di 50 dipendenti di aver operato la rendicontazione ai sensi di tale codice, pena l'esclusione dal poter accedere al bando. Nell'ambito del PNRR si fa un passaggio in più, poiché si chiede a tutte le imprese con almeno 15 dipendenti di consegnare entro sei mesi dalla conclusione del contratto tale rendicontazione. Quindi questa condizionalità si estende a una platea molto più ampia di imprese.
  Il secondo punto di condizionalità prevede il fatto che si debba assumere almeno il 30 per cento di donne e giovani, con un Pag. 8target non cumulabile, per le nuove assunzioni non solo per il primo soggetto appaltatore, poiché l'obbligo riguarda l'assunzione necessaria per l'esecuzione del contratto nella sua interezza, quindi con un nesso funzionale, estendendosi poi a tutta la filiera conseguente nell'attuazione del bando. Si prevedono nelle linee guida delle eventuali deroghe, così come previsto per legge, ma anche in questo caso si danno degli obiettivi chiari di miglioramento dei target di riferimento del settore di occupazione di cui si sta parlando.
  Questo tipo di strumento va a correggere quello che era stato evidenziato come un potenziale rischio, cioè il fatto che il Piano nella sua interezza andasse a investire soprattutto in campi come la transizione ecologica, la transizione digitale o le infrastrutture dove il target di occupazione femminile è più basso. In realtà, con questa condizionalità noi attiviamo processi, che saranno necessariamente attivati, di miglioramento dell'occupabilità proprio in quei settori di investimento nei quali oggi il target è più basso.
  Un altro principio importante è che si introducono delle premialità nei bandi stessi per quelle imprese che mettono in campo politiche per l'empowerment femminile e la parità di genere.
  Apro una parentesi, da questo punto di vista. Ritengo che questo elemento della premialità sia necessario estenderlo, grazie alla certificazione per la parità di genere in generale, come elemento di leva, di sviluppo e di investimento anche negli investimenti e negli appalti che non riguardano strettamente il PNRR.
  Condizionalità e premialità di questo tipo sono state inserite anche negli investimenti dell'università e della ricerca, con la necessità per le università di accedere al bando solo se dotate non solo del bilancio di genere ma anche del Gender Equality Plan e con il fatto che ci sia almeno il 40 per cento delle nuove ricercatrici o delle borse PhD (philosophiae doctor) destinate a ricercatrici donne. Siccome i fondi vanno in quei settori che oggi hanno meno rappresentanza femminile, questo avrà un effetto di attivazione di un processo di valorizzazione dell'elemento femminile.
  Ci sono poi delle azioni trasversali che riguardano tutto il Piano e che si collegano anche agli impegni che come Paese abbiamo assunto nell'ambito delle politiche per l'infanzia. L'infanzia ha una sua lettura trasversale nell'ambito del Piano e, come sapete, il piano di politiche nazionali di riferimento è il cosiddetto «Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza», che il 25 gennaio scorso è stato firmato dal Presidente Mattarella e che dà gli indirizzi chiari in coerenza anche con la strategia europea, la Child Garantee, e l'agenda delle Nazioni Unite per quanto riguarda i diritti dell'infanzia.
  All'interno di questo Piano si evidenziano alcuni punti che vengono realizzati attraverso il PNRR: gli asili, l'investimento sulle mense, il tempo pieno, l'introduzione dei livelli essenziali di prestazione, le infrastrutture sportive e le nuove competenze digitali e STEM. Il Piano può essere letto e sarà letto, grazie anche al monitoraggio che l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza farà, in modo trasversale, per quanto riguarda anche il suo impatto, in particolare, sulla fascia dell'infanzia. Grazie, mi fermerei qui.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministra. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie, Ministra per questa audizione molto corposa, importante e articolata. Ha toccato dei punti particolarmente sensibili per noi del Partito democratico come il tema delle clausole occupazionali per giovani e donne fortemente volute dal Partito democratico, su cui mi pare che la strada che lei ci ha tracciato oggi sia pienamente condivisibile.
  È molto importante, come lei stessa ricordava, mettere al centro dell'azione di Governo, oltre che del Parlamento, nonostante la fatica di questo momento, l'attenzione nei confronti delle più giovani generazioni e delle donne per quel che riguarda l'ingresso nel mercato del lavoro e il mantenimento dell'occupazione.Pag. 9
  Volevo chiederle meglio – in parte mi ha già risposto – come si incastra il tema della certificazione di parità con la legge n. 162 del 2021 e il PNRR, perché naturalmente il PNRR era partito con la legge non ancora approvata dal Parlamento, ma, se ho capito bene, tutto verrà esaminato – volevo un chiarimento su questo – con l'applicazione della legge n. 162, quindi l'abbassamento a 50 dipendenti del report. Su questo volevo solo essere confortata, su questo aspetto fondamentale.
  L'altra questione che volevo evidenziare è che naturalmente serve che ci sia una grande accelerazione sui decreti attuativi della legge n. 162, a maggior ragione per la prima parte.
  L'altra domanda che volevo farle era rispetto al tema degli asili nido. Sappiamo bene che si riapriranno i termini, ma è altrettanto vero che forse c'è da indagare sul perché i comuni non hanno voluto fare questi asili nido o comunque sul perché non ci sono le forze. Su questo vorrei un confronto.
  In ultimo le chiedo, relativamente alle misure che erano state individuate rispetto al contenimento del virus, se con l'abbassamento della pandemia e con la situazione che stiamo vivendo, questo tipo di impatto soprattutto sui servizi come prescuola e doposcuola avrà un allentamento per consentire non solo una maggiore socialità, ma anche la maggiore opportunità delle donne di poter usufruire di questi servizi.
  Mi fermo qui. Grazie.

  STEFANO LEPRI. Io faccio tre domande che riguardano la questione dei servizi per la prima infanzia, facendo seguito a ciò che ha detto la collega.
  Noi abbiamo il dubbio che le difficoltà che i comuni stanno manifestando nel fare avanzare i progetti non siano solo determinate dalla mancanza di tecnicalità oppure dai tempi troppo stretti, ma che vi sia un'evidente preoccupazione da parte loro circa la capacità di poter coprire questi servizi sul lungo periodo. A noi sicuramente conforta il fatto che si preveda che al 2027 questi servizi nuovi saranno coperti nella spesa corrente, però la domanda che faccio è se fino al 2027 c'è effettivamente questa copertura o le risorse vanno solo per gli investimenti. Questo non è chiaro a molti. Se uno aprisse nel 2025, dal 2025 al 2027 come fa a gestire questi servizi?
  In secondo luogo, ancora non è chiaro, dovunque si provi a capirlo – io non ce l'ho fatta –, quale possa essere il ruolo del terzo settore nella realizzazione degli stessi investimenti, perché è evidente che questi servizi sono realizzati sempre di più da imprese sociali che realizzano anche l'investimento, in una logica dove non si entra solo nelle strutture del comune, ma si realizzano le stesse. Questo è un grande limite che naturalmente non è attribuibile alla Ministra, bensì all'impostazione che prevede che tutto l'investimento non possa che essere realizzato dagli enti pubblici. Voglio domandare se si può riconsiderare questo aspetto, perché mi sembra fondamentale.
  In terzo luogo, credo che ci sia un limite piuttosto evidente nell'idea secondo cui i muri debbano essere realizzati con dei servizi tradizionali, quindi il classico asilo nido. Ben sappiamo come, invece, occorre una grandissima flessibilità, che peraltro nello stesso dibattito sul Family Act abbiamo voluto sottolineare con un emendamento che ho presentato e che è stato approvato dai colleghi circa la possibilità di introdurre elementi di flessibilità nell'erogazione dei servizi per la prima infanzia. Chiedo se non si stia pensando a dei modelli anche nella realizzazione del PNRR più flessibili e capaci anche di andare incontro al tema della sostenibilità economica.

  LISA NOJA (intervento da remoto). Io ringrazio molto la Ministra non solo per questa relazione così densa di contenuti, ma anche perché da questa relazione emerge un'attività che secondo noi di Italia Viva ha caratteristiche molto importanti dell'azione di Governo e della sua struttura: da un lato quella di pensare a misure che abbiano carattere strutturale, quindi non misure spot e limitate al periodo di realizzazione del PNRR, ma accompagnando il PNRR con misure che restino e che cambino il volto del nostro Paese, e dall'altro il fatto che sono tutte misure integrate in un disegno complessivo in cui si riconosce che Pag. 10la parità di genere richiede iniziative che si intersecano tra di loro.
  Rispetto a questo ci tenevo a chiedere anche alla Ministra un approfondimento sul tema degli appalti e di quell'elemento di premialità legato alla certificazione sulla parità di genere anche rispetto al monitoraggio. Le linee guida stanno a monte, ma è evidente che poi sarà necessario un monitoraggio sulla realizzazione di queste linee guida che sono fondamentali, perché gli obiettivi che si propongono sono funzionali a quel cambiamento strutturale di cui parlavamo.
  L'altro elemento di approfondimento riguarda, invece, il Family Act. Noi abbiamo sempre detto e riconosciuto che le due gambe fondamentali di questa riforma delle politiche familiari integrate si fondavano sull'assegno unico, che è già in essere, e su quelle misure del Family Act che vanno a coprire quella parte che ha al suo interno l'empowerment e la promozione del lavoro femminile attraverso politiche di sostegno alla famiglia e ai servizi educativi. È chiaro che arrivare all'approvazione definitiva della delega, per dare poi tempo di adottare i decreti attuativi, diventa un elemento fondamentale.
  Le chiedo quanto questo diventi fondamentale affinché tutte le misure, di cui abbiamo parlato, trovino una loro armonia in un quadro, come dicevo prima, strutturale e sistematico. Naturalmente i tempi di approvazione non dipendono da lei, però era un'occasione per sensibilizzare tutti noi, in quanto istituzioni e Parlamento, ad accelerare, e chiedo a lei la conferma di quanto questo sia indispensabile, perché tutto il resto del quadro che sta mettendo in atto il Governo e il suo Dipartimento trovino una collocazione armonica e sistematica in un quadro che ci consenta di arrivare al 2027 con delle riforme strutturali già in essere, già attive e già monitorate.

  CELESTE D'ARRANDO. Ringrazio la Ministra per la relazione, che è sicuramente molto densa di informazioni. Chiedo se, una volta acquisita, la relazione possa essere consultabile da parte nostra.
  Parto con una domanda rispetto alla certificazione della parità di genere, che è già stata fatta. Le chiediamo a che punto è la definizione dei decreti attuativi previsti dall'articolo 4, comma 2, della legge n. 162 del 2021 in tema di certificazione di parità di genere.
  La seconda domanda, a cui ci ha dato in parte una risposta, è relativa al fondo per l'imprenditoria femminile poiché, come lei ha già anticipato, si è ancora in attesa del provvedimento da parte del MISE. Chiedo se effettivamente, dato che il fondo attualmente non è ancora attivo, ci sono delle indicazioni sulla tempistica e se si riesce ad accelerare su questo aspetto, anche perché oggi più che mai c'è la necessità di dare degli strumenti alle donne e favorire l'empowerment femminile.
  Vado sulla parte del Family Act e dell'assegno unico, che noi come Movimento 5 Stelle, abbiamo sostenuto e riteniamo che siano sicuramente strumenti necessarie ed essenziali, che nella messa in campo hanno creato delle criticità, come è giusto ed è normale che sia, quando si attuano delle norme anche rivoluzionarie, da un certo punto di vista, che vanno a rivedere e riorganizzare quello che è l'assetto attuale.
  Una delle criticità che colgo l'occasione di farle presente è che prima con l'assegno al nucleo familiare con una persona con disabilità nel nucleo familiare, che non è un figlio, quindi stiamo parlando di moglie, o di compagna o compagno, si rientrava nella cosiddetta «tabella 14». Ora, con l'assegno unico, che è stato pensato solo per i figli con disabilità, dalle segnalazioni sembra che siano state escluse tutte le altre persone con disabilità nel nucleo familiare. Inoltre, un'altra criticità è il riferimento ISEE per la persona con disabilità, poiché rappresenta un'ulteriore penalizzazione. Anche non in questa sede, se riesce a darci riscontro in merito a questo, credo che potremmo dare una risposta e delle informazioni ai cittadini che ci ascoltano.
  Chiudo su due punti che mi premono dal punto di vista dell'importanza della presenza capillare degli asili nido. Quello che è il riscontro da parte dei cittadini e delle cittadine, che anche io stessa ho incontrato, è la carenza molto marcata sulla fascia 0-2 anni. Secondo me questo è un tema che è giusto affrontare, e sottolinearnePag. 11 l'importanza, proprio perché nella fascia 0-2 anni, in considerazione dell'indennità di maternità e di tutte le difficoltà di quando una donna diventa madre. Nella migliore delle ipotesi si hanno genitori, compagni e quanto altro, ma nella peggiore delle ipotesi si è soli. Credo che questa sia una delle priorità che noi ci dobbiamo porre come legislatori, cercando di far sì che questo 27 per cento aumenti nella maniera più uniforme possibile.
  Su questo mi collego anche alla carenza purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, di quelle che sono le strutture tecniche – lo ha detto anche lei nella sua relazione – che possono dare seguito all'utilizzo di risorse che sono già state destinate ai comuni attraverso il Fondo di solidarietà comunale, ma che poi non hanno gli strumenti per metterle in atto ed effettivamente aprire e avere degli asili nido in più. Questo è un tema che io chiedo vivamente che venga tenuto in considerazione.
  Concordo con il collega Lepri anche nel valutare alternative all'asilo nido, perché ci sono situazioni, condizioni e contesti ambientali e culturali diversi e non sempre quella può essere la soluzione ottimale. Anche questa è una valutazione che chiedo possa essere presa in considerazione.
  Chiudo il mio intervento sulla questione delle mense, che ho sentito citare. Anche qui occorre una maggiore attenzione all'aspetto della salute e della nutrizione dei nostri figli e delle nostre figlie proprio perché attraverso l'alimentazione e il rapporto con il cibo noi riusciamo a prevenire e a fare anche promozione della salute. Colgo l'occasione di fare questa sottolineatura, perché credo che sia un tema che è trasversalmente di interesse sanitario ma anche sociale.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Ministra, l'ho ascoltata molto attentamente e dobbiamo dirci chiaramente che il Governo al primo banco di prova ha fallito. Il bando che è stato emanato, e che ha visto poi il rinvio dal 28 febbraio al 31 marzo, è incontrovertibilmente la rappresentazione del fallimento in questo primo step e del fallimento anche della programmazione, dell'ideazione e della gestione. Vi avevamo detto come Fratelli d'Italia che era manchevole la valutazione che avete fatto, perché prima di tutto non siete stati in grado di ascoltare. Avete ideato e scritto il PNRR chiusi nelle vostre stanze senza aprirvi a un ascolto serio e puntuale e a un recepimento di quello che veniva proposto dai diretti interessati, dagli operatori del settore, dalle imprese, dalle associazioni, dalle categorie e dalle rappresentanze delle famiglie e dei genitori.
  Arrivo sul punto, perché il problema oggi più grave in Italia rispetto alla natalità, che ha raggiunto per l'ennesima volta un dato drammatico, come lei stessa ha citato, non è tanto la costruzione di nuovi asili nido, ma è dare la possibilità alle famiglie di far andare quei piccoli all'asilo nido, perché l'Italia ha delle rette di asili nido che diventano vertiginose, in alcuni casi. Per esempio, nella città di Roma le rette per gli asili nido a carico della famiglia arrivano fino a 480 euro al mese.
  Quando il vostro bando fallisce rispetto alla presentazione delle domande e non raggiunge neanche il 50 per cento, è perché un'amministrazione non vuole creare delle strutture bellissime, ecologicamente compatibili ma che poi rimangono vuote. Le amministrazioni sono state più sagge di questo Governo che non arriva a dare risposte sul tema e sul problema. Il problema è che non si hanno risorse attraverso cui sostenere le famiglie per portare i bambini, come ho detto, e per animare quei servizi di operatori.
  Io veramente rimango basita, quando lei stessa, Ministra, dice che i fondi per il funzionamento arriveranno nel 2027. Ricordo a noi tutti, prima di tutto a me stessa, che siamo all'inizio del 2022.
  Ben venga questa audizione, ben venga che lei sia qui, siamo felici e contenti di poterci confrontare con lei. Per l'ennesima volta proveremo ad aiutarvi, perché vogliamo aiutare le famiglie, i bambini e gli italiani. Voi dovete aprire le vostre menti e mettere al servizio la vostra intelligenza, perché io non dubito che l'avete, e fare cose di senso e oggi raffrontarvi con il problema. Quando lei, Ministra, dice che il problema è risolto con la proroga al 31 marzo, fa parte di una serie di errori che si concatenano,Pag. 12 perché indubbiamente la risoluzione della problematica non sta nella proroga al 31 marzo, non è che c'è bisogno di più tempo per presentare le domande. Qualcuno avrà pure difficoltà, perché conosciamo le condizioni in cui versano i nostri enti locali in termini di risorse umane e di potenziamento, ma il problema non è tanto questo, bensì è un altro. È drammatico che lei venga qui oggi a rappresentarci la soluzione della problematica soltanto nell'individuazione di una proroga di un mese, perché questo non farà che farvi collezionare l'ennesimo e ulteriore fallimento.
  Della vostra sorte, del vostro fallimento e della vostra immagine sinceramente come Fratelli d'Italia non è che ci preoccupiamo tanto. Noi ci preoccupiamo di come i soldi non vengono destinati e gestiti nel giusto modo e quindi non viene poi effettuata una programmazione, ma d'altronde avete escluso tutto il mondo «altro», cioè quello esterno del privato e del terzo settore, perché lo avete chiuso fuori dalle vostre stanze, ma sono stati loro ad accusarvi di tutto questo. Noi per interposta persona con la nostra responsabilità ve lo rappresentiamo anche nelle stanze del Parlamento.
  Iniziamo a parlare di cose che conosciamo. Se voi non le conoscete, fate un passo di lato e magari date l'opportunità ad altri di governare, che evidentemente hanno più cognizione di voi delle problematiche e dei contesti con le loro necessità, perché i colleghi che mi hanno preceduto, che fanno parte della sua maggioranza, gliel'hanno detto in maniera educata e molto pacata ma anche molto sottotono. Non c'è più tempo di utilizzare toni così bassi, ma nel merito le hanno detto la stessa cosa.
  La prima problematica è arrivare in Parlamento con delle critiche effettive e soprattutto reali sul fallimento che avete registrato. Sulla base di quelle critiche e di quelle analisi proponete delle soluzioni che siano sensate, perché quella che avete proposto non è sensata.
  A questo si aggiunge la problematica dell'assegno unico, perché se oggi la natalità in Italia è così bassa, il prossimo anno verrà documentata ancora più bassa e ci troviamo la questione degli asili nido. Ministra, lei sa benissimo che l'obiettivo di Lisbona del 33 per cento è un obiettivo che era stato stabilito nel 2000. Nel 2000 si era stabilito a livello europeo che si doveva raggiungere il 33 per cento. Sono passati 22 anni. Diciamolo, perché se no sembra che abbiamo stabilito l'obiettivo del 33 per cento lo scorso anno. Quello è già un fallimento in Italia.
  Sull'assegno unico anche i colleghi un po' hanno caratterizzato le emergenze e le criticità. Certamente la clausola di salvaguardia sarebbe stata importante, ma, invece, non l'avete introdotta. Chi ha perso, siccome non c'è una clausola di salvaguardia puntuale con una stabilità nel tempo, se non date risposte, continuerà a perdere. Chi prendeva un tot prima e oggi prende un euro di meno o anche di più, non gli viene garantito nel tempo, per la norma che avete proposto oggi, l'adeguamento a quanto almeno prendeva precedentemente.
  Poi vi è sempre la questione dell'ISEE. Avete tarato l'assegno unico sulla base di un ISEE che include la prima casa, la casa degli italiani, dove vivono, come fosse una ricchezza. Quindi chi ha la prima casa e quasi sicuramente se la sta comprando con un mutuo, e quindi ha delle spese, riceve meno soldi di chi sta in affitto, il che significa che gli italiani verranno spinti a investire di meno sul mattone, a investire di meno sulla politica del risparmio e decideranno di non farlo, quindi di non creare stabilità per le generazioni future, perché altrimenti ricevono un assegno unico inferiore o addirittura non viene erogato. Questa è l'ulteriore problematicità.
  Noi ci aspettiamo che voi diate tempestiva risposta a quelli che già sono dei fallimenti acclarati. Lei oggi, mi dispiace, Ministra, non ci ha per niente rassicurato sulla capacità di fare autocritica e di trovare soluzioni.

  PRESIDENTE. Grazie. Se non ci sono altri interventi a questo punto passerei la parola alla Ministra per le risposte.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie per le osservazioni, cui cercherò di dare risposte Pag. 13puntuali, perché puntuali sono state le osservazioni.
  Inizio da uno degli ultimi punti che è stato richiamato, dal tema dei servizi educativi per la prima infanzia, dei 4,6 miliardi. Come ho avuto modo di dire, i 4,6 miliardi sono ripartiti nell'investimento in questo modo: 3 miliardi per un bando, che è quello che il Ministero dell'istruzione, che è il soggetto capofila, ha appena bandito ed è quello che abbiamo inteso prorogare fino al 31 marzo, ma su questo poi mi soffermo; 700 milioni per un bando già chiuso, che è in fase di valutazione dei progetti, che riguardava anche le scuole dell'infanzia; la differenza che si ottiene sottraendo a 4,6 miliardi 3 miliardi e 700 milioni è quindi pari a 300 milioni.
  Quando ho detto che la rimanente parte è destinata a incrementare il fondo di solidarietà per i comuni gestito dal Ministero dell'interno e indirizzato al funzionamento attuale da qui al 2026, ovviamente non avevo specificato che sono 900 milioni, ma la matematica non è un'opinione: sono 900 milioni, per il funzionamento da qui al 2026.
  Siccome siamo un Governo responsabile e previdente, sappiamo che non basta garantire ai comuni che hanno il funzionamento garantito da oggi fino al 2026, perché una volta che l'asilo nido o il servizio educativo è costruito, deve essere tutelata la sua funzionalità anche dopo, ed è per questo che il Governo ha voluto introdurre per la prima volta, finalmente, i livelli essenziali di prestazioni che riguardano i servizi educativi per la prima infanzia, garantendo in modo strutturale e definitivo una risorsa a partire dal 2027, terminata la possibilità di utilizzare i fondi del PNRR per questo funzionamento. Questo per quanto riguarda il tema del costo comunale.
  Per quanto riguarda il tema del costo alle famiglie, il Parlamento lo sa meglio di me, rimane strutturale il bonus asilo nido. Le famiglie che oggi mandano un bambino all'asilo nido hanno un rimborso annuo da 1.500 euro per redditi molto alti, mentre nelle famiglie con reddito medio – parliamo del 90 per cento delle famiglie italiane – il rimborso è tra 2.500 e 3 mila euro all'anno, vale a dire, dividendo tale importo per 10, circa 250-300 euro al mese. Per i servizi comunali spesso questo significa di fatto l'azzeramento dei costi dell'asilo nido. Nell'ambito della legge delega del Family Act c'è anche un'indicazione sull'aumento ulteriore di questo sostegno.
  Accanto a questo giustamente è stata richiamata la necessità di incrementare e ottimizzare, mi permetto di dire, anche l'offerta dei servizi educativi nell'ambito territoriale, su due fronti: da un lato, una maggiore versatilità delle proposte fatte, ma in questa direzione vanno i bandi, proprio nell'incentivo anche della formazione dei cosiddetti «poli per l'infanzia 0-6 anni», tra l'altro previsti a norma di legge come soggetto, perché questo risponde a una continuità educativa introdotta dalla legge e dai decreti attuativi del 2017; dall'altro, si fornisce anche uno strumento di maggiore ottimizzazione dei costi per quanto riguarda, in particolare, le realtà più piccole, non quelle urbane, nelle quali una gestione integrata nella fascia 0-6 anni comporta anche un maggiore efficientamento nella gestione delle infrastrutture, dei costi del personale e quant'altro, ovviamente nelle specificità dei servizi dedicati alle varie fasce comprese.
  All'interno di questo sono fortemente convinta, come diceva anche l'onorevole Lepri, che vada incentivato e integrato un accordo nel funzionamento con il terzo settore. Al di là del fatto che i bandi hanno previsto alcuni requisiti nel possesso degli immobili o dei terreni sui quali si vada a costruire le eventuali infrastrutture o la riqualificazione di ambienti, che ci possa essere un accordo con il terzo settore su quel principio della sussidiarietà così utile e importante, penso che certamente vada incentivato nella fase del funzionamento e della co-progettazione, così come previsto anche dalla riforma del terzo settore. Quindi, raccolgo questa indicazione come un'indicazione assolutamente importante.
  Per quanto riguarda il bando e le motivazioni della proroga, fornisco qualche dettaglio in più. In realtà il bando si è chiuso con domande che superano le disposizioni. I criteri avevano previsto già un Pag. 14indirizzo delle risorse in modo premiale nel Sud Italia.
  Sul finanziamento di 2,4 miliardi di euro previsto per la fascia 0-2, sono pervenuti complessivamente quasi un miliardo 900 milioni destinati al servizio 0-2, però anche un'ulteriore parte più alta per quanto riguarda i poli dell'infanzia 0-6 con l'obiettivo, come dicevo prima, di arrivare alla copertura 0-3. Nel polo dell'infanzia 0-6 è incluso anche lo 0-2, ovviamente, e complessivamente arriviamo a una copertura già attuale di 2,1 miliardi.
  Non che il bando sia fallito, ma il tema è che ci siamo accorti di criticità che alcune amministrazioni hanno rappresentato. In particolare, l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ci ha rappresentato una difficoltà rispetto al reperimento di alcune documentazioni nonché una progettualità che va incentivata in quelle regioni che oggi sono sottodimensionate, perché è chiaro che passare dal 45 al 50 per cento come target è una cosa e passare dal 10 al 33 per cento è un'altra cosa, poiché vuol dire un investimento di risorse molto significative.
  In questo indirizzo il Ministero per il Sud e la coesione territoriale si è ulteriormente impegnato a dare un supporto – questo accadrà – di ulteriore affiancamento alle amministrazioni, proprio per assicurare una maggiore possibilità progettuale, al fine di poter ottimizzare la ricaduta delle risorse davvero in modo equo in tutto il nostro Paese.
  Per quanto concerne, invece, gli elementi che riguardano la parte ampia della certificazione per la parità di genere, che è stata richiamata, da questo punto di vista i decreti attuativi previsti dalla legge n. 162 del 2021 sono in parte collegati alla costituzione dell'Osservatorio per la parità di genere, che si avvarrà del tavolo specifico sulla certificazione per le imprese. Il decreto è stato firmato ed è in fase di registrazione (quindi non è ancora pubblicato perché è in un iter di verifica, poi verrà pubblicato e attuato).
  Il decreto che istituisce la certificazione, invece, conseguirà l'introduzione dello strumento della certificazione. Ci aspettiamo che entro la fine di marzo UNI dia seguito alla definizione della prassi di riferimento e poi daremo seguito anche all'istituzione formale dello strumento.
  Su questo mi collego, perché è stato richiamato dall'onorevole Noja, al tema degli appalti. Ritengo che la certificazione per la parità di genere possa rappresentare davvero una leva di indirizzo e di sviluppo. Da un lato, sicuramente la premialità fiscale, che andrà regolata a norma di legge, è una di queste leve, ma, dall'altro, credo che la sperimentazione che stiamo facendo nell'utilizzo di questi incentivi nell'ambito del PNRR possa rappresentare un'ulteriore leva di indirizzo e di investimento nel Paese e nelle politiche di valorizzazione delle carriere del femminile.
  È per questo che ho voluto inserire, per esempio, nell'emendamento che riguarda le concessioni demaniali, un indirizzo di premialità per le imprese che avranno la certificazione per la parità di genere. Premetto che da qui al 2026 il nostro obiettivo è sostenere le piccole e medie imprese che non avranno oneri per accedere alla certificazione e affiancarle per poterla conseguire, perché così è previsto dal progetto del PNRR, ed estendere la cosa anche nell'ambito generale di tutti gli appalti pubblici.
  Confermo che, nelle linee guida che abbiamo pubblicato, abbiamo aggiornato i requisiti di condizionalità per le imprese che devono rendicontare ai sensi del codice delle pari opportunità, come previsto a norma di legge vigente, e quindi è obbligatorio per le imprese che hanno più di 50 dipendenti, come prevede la legge n. 162 del 2021. Il PNRR, invece, lo impone ex post, una volta ottenuto il bando, a chiusura del contratto, anche per le imprese tra i 15 e 50. Quindi, sopra i 50 dipendenti è condizionalità preventiva, mentre dai 15 dipendenti è condizionalità, come l'assunzione delle donne, per la conclusione del contratto.
  Per quanto riguarda il tema del Family Act, richiamato da più parti, conto che ci sia un'analisi, e in questo momento la valutazione è al Senato. Condivido la preoccupazione di dare seguito il prima possibile ai decreti attuativi che ne conseguono proprioPag. 15 per dare le risposte, come è stato detto, al tema del sostegno dei costi per i servizi educativi, alla questione dei congedi parentali, che evidentemente non è più rimandabile, e alla parte prevista anche di sostegno sul lavoro femminile, che è particolarmente incisiva e che è del tutto coerente con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché, per esempio, prevede alcune misure di premialità fiscale per le aziende che promuovono anche strumenti innovativi che favoriscano la conciliazione tra la maternità e il lavoro, nell'ottica di sostenere questi due assi che sono di sviluppo sostanziale per il nostro Paese.
  Sul tema dell'imprenditoria mi sono stati chiesti chiarimenti sui passaggi sui decreti attuativi per il fondo sull'imprenditoria femminile. Il decreto per l'istituzione del Comitato Impresa Donna è già pubblicato, il Comitato è istituito e abbiamo già dato indicazione anche delle persone che ne faranno parte. Il 30 settembre 2021 è stato adottato un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con chi vi parla, per la prime disposizioni per l'operatività del fondo.
  Il decreto che indica i criteri di attribuzione dei finanziamenti e il riparto è stato firmato in data 24 novembre, ma risulta ancora in fase di registrazione alla Corte dei conti. Quindi siamo in attesa di questo passaggio formale per l'attuazione definitiva.
  Sulle materie del PNRR mi sembra di aver risposto a tutto. C'è stato qualche accenno, cui non mi sottraggo, se la Presidente ritiene, dal momento che non è oggetto dell'audizione, al tema dell'assegno. Visto che è stato sollevato il tema, penso sia doveroso da parte mia rispondere anche a questa sollecitazione.
  Sul tema dell'assegno e la questione dell'ISEE, che è stata richiamata, per quanto riguarda i soggetti a carico non figli: in realtà questo rimane sulla normativa previgente. Sul tema della disabilità e in generale sul tema dell'ISEE, la questione non può essere letta solo nell'ottica dell'assegno. L'assegno è riferito a uno strumento che oggi è l'indice complessivo di valutazione di tutte le politiche sociali, non potremmo fare diversamente. D'altra parte la stessa legge delega dava questo come indirizzo al Governo. Ovviamente non avremmo potuto, perché era fuori dalla legge delega, decidere di modificare l'ISEE con l'assegno unico universale.
  Se si vuole aprire una riflessione anche alla luce dell'applicazione dell'assegno unico universale, credo che sia un passaggio di cui il Parlamento certamente si può fare carico. Per quanto riguarda noi, come previsto a norma di legge, già dalla legge delega, istituiremo un osservatorio, un gruppo che farà un monitoraggio sull'applicazione dell'assegno. Ho già manifestato l'intenzione, nell'ambito dell'Osservatorio per la famiglia, di attivare alcune audizioni specifiche al riguardo proprio per istruire quel materiale su cui poi il legislatore potrà valutare eventuali ulteriori interventi. Come previsto a norma di legge, valuteremo l'applicazione, l'efficacia, gli eventuali correttivi proprio grazie a questo percorso di costante monitoraggio.
  Sul tema delle clausole di salvaguardia, in realtà di fatto la clausola è stata introdotta. Abbiamo fatto alcune simulazioni, che verranno aggiornate sulla base effettiva dei dati che avremo. Come ho avuto modo di dire in altre sedi, e ben volentieri lo faccio in questa sede, il Ministero dell'economia e delle finanze ha fatto simulazioni che sostanzialmente prevedono una platea di potenziali perdite per nuclei familiari che hanno un ISEE sotto i 25 mila euro, e in questi casi lo strumento prevede la compensazione. Per la stabilizzazione in modo definitivo, se ci saranno la volontà politica e le eventuali risorse, dobbiamo verificare anche l'effettiva necessità e la quantificazione.
  Ad oggi questa, nelle simulazioni che abbiamo, è una perdita potenziale di una media di 600 euro all'anno totalmente compensata, ma in realtà queste famiglie non riceveranno quanto ricevevano prima, perché accanto all'assegno unico universale abbiamo introdotto lo sgravio Irpef, per cui questi nuclei familiari avranno comunque un vantaggio economico.
  Analogamente, si autocompensa sull'Irpef sui nuclei con l'ISEE molto alto, ma in questo caso in realtà si parla di altri circa 200 mila nuclei, su più di 7 milioni, che si Pag. 16trovano in condizioni rispetto alle quali prima accedevano a strumenti, perché uno dei due redditi familiari era molto basso e l'alto era molto alto con un altissimo patrimonio (parliamo di patrimoni anche di milioni di euro, non della prima casa di proprietà, del ceto medio-basso). In questi casi, cumulando il reddito dei due genitori, si legge un reddito complessivo familiare, però tengo a specificare che l'assegno comunque viene erogato a tutti, perché, essendo universale, non ci sarà un nucleo familiare che non ha diritto all'assegno. La quantificazione eventualmente varia, ma l'accesso alla misura è davvero universale, per tutti.
  Il Parlamento doverosamente monitora l'applicazione e ha dato compito al Governo di operare un monitoraggio al fine dell'eventuale introduzione di correttivi. Questo lo stiamo facendo e confermo non solo la disponibilità, ma l'impegno e il dovere che abbiamo, sul quale siamo già al lavoro.

  PRESIDENTE. Mi permetto, Ministra, di fare una domanda. Premettendo che mi auguro, naturalmente, che questo allungamento dei termini dei bandi per la scuola dell'infanzia porti a un incremento delle domande, e felice di sapere che si è pensato di dare un aiuto a questi comuni per l'istruttoria, le domando se, nel caso in cui alla fine di questo ulteriore allungamento rimanessero dei fondi non utilizzati, avete già pensato alla finalizzazione di questi fondi: verranno ridistribuiti in ambito nazionale, verranno riutilizzati, non verranno più erogati e succederà quello che fa l'Europa con i fondi europei, che se li rastrella e se li riporta a casa? Grazie.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie a lei della domanda. Noi abbiamo un target, un obiettivo che dobbiamo all'Europa per ricevere i finanziamenti, ma, io mi permetto di dire, che dobbiamo al Paese, perché è un impegno che ci siamo presi di fronte al Paese, che è il raggiungimento di questo target.
  Il nodo nevralgico riguarda soprattutto le regioni del Sud. Dai dati che abbiamo non ci sono molte risorse non utilizzate, stiamo parlando di 300 milioni. Il tema è che noi vogliamo ottimizzare il risultato nei confronti di quelle regioni del Sud e il raggiungimento di quegli strumenti, quindi anche questi ulteriori strumenti li rigiocheremmo nell'ottica di arrivare in ciascuna regione al raggiungimento dell'obiettivo.
  Sono sicura che il Ministero dell'istruzione e il Ministero per il Sud e la coesione territoriale, che hanno la parte tecnica della gestione di questo bando, opereranno al fine di arrivare al raggiungimento dell'obiettivo. Anche l'ANCI ha dato una grande disponibilità al supporto. È evidente che il mio impegno, insieme a tutto il Governo, è che non possa più accadere che nel nostro Paese, come è stato richiamato, per 22 anni – direi che la responsabilità è di un intero Paese, non voglio dire di tanti Governi, ma di un intero Paese – non abbiamo raggiunto questo target. Oggi abbiamo una responsabilità storica che non tornerà mai più, e a questo dobbiamo arrivare. Non è accettabile nessun tentennamento in questa direzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Se non vi sono altre domande, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.