XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Martedì 18 gennaio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Paita Raffaella , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Paita Raffaella , Presidente ... 2 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale (intervento da remoto) ... 2 
Paita Raffaella , Presidente ... 9 
Butti Alessio (FDI)  ... 9 
Paita Raffaella , Presidente ... 10 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 10 
Paita Raffaella , Presidente ... 11 
Mollicone Federico (FDI)  ... 11 
Paita Raffaella , Presidente ... 12 
Mollicone Federico (FDI)  ... 13 
Paita Raffaella , Presidente ... 13 
Giuliodori Paolo (Misto-A)  ... 13 
Paita Raffaella , Presidente ... 13 
Nobili Luciano (IV)  ... 13 
Paita Raffaella , Presidente ... 15 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 15 
Paita Raffaella , Presidente ... 17 
Capitanio Massimiliano (LEGA)  ... 17 
Paita Raffaella , Presidente ... 18 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale (intervento da remoto) ... 18 
Paita Raffaella , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
RAFFAELLA PAITA

  La seduta comincia alle 12.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web-tv.

Audizione, in videoconferenza, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, dottor Vittorio Colao, sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
  Ringrazio il signor Ministro per aver accettato l'invito della Commissione e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione. A lei la parola, Ministro Colao.

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale (intervento da remoto). Grazie, signora presidente. Onorevoli deputate e deputati, durante il nostro ultimo incontro ad aprile ho avuto l'occasione di illustrare la visione strategica del Governo a supporto della transizione digitale, e allora erano i primi giorni. In quell'occasione ho indicato le priorità che avrebbero guidato l'azione del Ministero di cui ho responsabilità su quattro fronti: le infrastrutture digitali, il cloud e la pubblica amministrazione, la cybersecurity e le competenze digitali. Oggi sono passati nove mesi e vi ringrazio per questo invito, perché ho così l'opportunità di illustrare lo stato di avanzamento complessivo del nostro lavoro.
  Vorrei usare il tempo a mia disposizione per darvi un quadro sintetico degli impegni di spesa presi, indicare i traguardi che abbiamo raggiunto nel rispetto del cronoprogramma del PNRR, illustrare brevemente alcune criticità che abbiamo riscontrato e per la maggior parte avviato a risoluzione, e concludere passando in rassegna obiettivi e priorità dei prossimi mesi.
  Vorrei cominciare con un dato. A novembre la Commissione europea ha diffuso l'ultima versione, la versione 2020, dell'indice DESI (Digital economy and society index) che ci ha visto passare dalla venticinquesima posizione in Europa alla ventesima. Ci vengono riconosciuti i progressi fatti sul fronte dell'integrazione delle tecnologie digitali, dove siamo saliti di dodici posizioni, e su quello della digitalizzazione dei servizi pubblici, dove siamo andati dalla diciannovesima alla diciottesima posizione. Questo è un dato positivo registrato dal nostro Paese, che è incoraggiante ma ovviamente non è ancora soddisfacente. È un premio sicuramente per gli sforzi fatti, però ci sprona a fare di più e meglio sui punti in cui ancora registriamo debolezze. Ci concentreremo quindi da qui alla fine del mandato su tali debolezze.
  Parliamo degli importi di spesa delle attività avviate nel 2021, attingendo alle risorse disponibili per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, per la banda larga, per l'aerospazio, per la salute e per il Fondo complementare. Complessivamente stiamo parlando di 19 miliardi 800 milioni Pag. 3di euro circa, considerando in questo importo anche il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina che sono in collaborazione con il Ministero della salute, e di questi ne abbiamo già assegnati 9,5 miliardi, circa il 48 per cento del totale.
  Vi do alcuni esempi: 3,7 miliardi per il Piano «Italia a 1 Giga»; 2 miliardi 20 milioni per «Italia 5G»; 1 miliardo 70 milioni per il comparto spazio e osservazione della Terra; 220 milioni per i lanciatori; 500 milioni per la sanità connessa; 260 milioni per le scuole connesse; 90 milioni per il single digital gateway e altri 80 milioni per l'accessibilità.
  La quota rimanente consiste principalmente negli interventi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la sanità digitale, di cui parlerò un po' più avanti, che verrà attuata entro l'estate del 2022 a partire da marzo. Credo sia un buon progresso.
  Parlando degli interventi principali, per ciascuno di essi cercherei di ricapitolare gli obiettivi, spiegare cosa abbiamo fatto e anche elencare quel che c'è da fare. Le aree di intervento qui sono sei: infrastrutture, identità digitale, sistema delle deleghe, interoperabilità, cloud e sicurezza cibernetica, salute digitale e per finire competenze.
  Partiamo dalle infrastrutture. Il primo punto importante della strategia è garantire la connessione a un gigabit in download e 200 megabit in upload su tutto il territorio nazionale entro il 2026 inclusi scuole, ospedali, periferie, centri urbani di piccole dimensioni e isole.
  In parallelo lavoriamo anche per diffondere lo sviluppo delle reti e dei servizi 5G. Qui abbiamo l'obiettivo di ridurre la marginalizzazione sociale delle categorie a rischio di esclusione tecnologica, garantire flessibilità e innovazione dei processi produttivi e sostenere il processo di semplificazione della pubblica amministrazione e dei rapporti con i cittadini.
  Cosa abbiamo fatto negli ultimi mesi? Vado molto velocemente. Il 25 maggio il Comitato interministeriale ha adottato la Strategia per la banda ultralarga e il 27 luglio ha fatto partire il primo dei piani di intervento, il Piano «Italia a 1 Giga». Su questo piano abbiamo completato le mappature dei civici, siamo giunti a circa 7 milioni di civici che al 2026 non saranno coperti dagli operatori privati. Abbiamo svolto due consultazioni pubbliche con il mercato, a cui hanno partecipato 70 portatori di interesse. L'8 novembre abbiamo notificato il piano alla Commissione europea per ottenere l'autorizzazione sotto il profilo degli aiuti di Stato, il 30 novembre abbiamo avuto un parere positivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e il 16 dicembre l'autorità di regolazione ha adottato la delibera che disciplina gli obblighi in capo agli aggiudicatari della gara.
  Così il 15 gennaio abbiamo pubblicato il bando che prevede 15 lotti geografici con un tetto di aggiudicazione di massimo 8 lotti per concorrente, gli obblighi in capo all'aggiudicatario di garantire l'accesso alla rete finanziata a tutti gli operatori che ne faranno richiesta e le milestone di copertura semestrali con penali, questa volta, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di copertura. Il modello di finanziamento è il modello di incentivo in cui il massimo del contributo pubblico sulle spese sostenute sarà del 70 per cento del totale.
  Per quanto riguarda, invece, la parte mobile, ovvero «Italia 5G», il 31 agosto abbiamo concluso la mappatura delle reti mobili 4G e 5G, necessaria per identificare le aree dove l'intervento pubblico servirà per raggiungere gli obiettivi, a cui hanno partecipato quattro operatori. Il 15 dicembre abbiamo concluso la consultazione pubblica sul Piano (voglio ricordare che è un piano particolare, perché è la prima volta che si fa un intervento pubblico nazionale sul mercato del mobile), e lo finanzieremo con circa 2 miliardi di euro. A breve notificheremo formalmente il piano alla Commissione europea per avere l'autorizzazione sotto il profilo degli aiuti di Stato.
  Da ultimo, entro fine gennaio pubblicheremo i bandi per le scuole connesse e il bando per la sanità connessa, che sono entrambi elementi cruciali per l'avanzamento della Strategia nazionale BUL e complementari ovviamente ai due precedenti.Pag. 4
  Il lavoro che ci attende, andando avanti, si articola su tre priorità. La prima è aggiudicare i bandi di gara e farlo entro giugno, che è la scadenza europea.
  La seconda è superare alcune criticità che sono emerse in merito alla disponibilità di forza lavoro qualificata. Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Attualmente le società di installazione di reti danno lavoro a circa 50 mila dipendenti, se consideriamo anche l'indotto. Tuttavia, è stato stimato che queste società, per realizzare l'infrastruttura di fibra, avrebbero bisogno di almeno altre 10 mila persone. Questa carenza di manodopera qualificata è conseguenza degli scarsi investimenti che storicamente ci sono stati in formazione e riqualificazione da parte delle aziende, ma è anche dovuta al passaggio dal rame alla fibra che ha diverse modalità operative.
  Per affrontare questo problema abbiamo identificato una strada, che è quella di prevedere nel bando di gara uno specifico punteggio in sede di valutazione delle offerte per gli operatori che dimostreranno di avere una strategia adeguata per la formazione della forza lavoro.
  Approfitto anche per aggiungere che all'interno del bando abbiamo previsto significativi punteggi specificamente per misure di inclusione: a favore di soggetti svantaggiati come, ad esempio, disabili e detenuti, ma anche a favore dei giovani e delle donne. Si tratta di una parte abbastanza significativa del punteggio.
  La terza priorità, guardando avanti, è continuare la semplificazione e l'accelerazione dei tempi amministrativi. Si tratta di condizioni importanti per permettere la realizzazione delle infrastrutture all'interno del cronoprogramma, che è molto serrato.
  Posso ricordare che nel decreto-legge «semplificazioni-bis» che abbiamo varato nel 2021, poi convertito dal Parlamento nella legge n. 108, abbiamo già inserito tre importanti misure di semplificazione. La prima è una modifica che snellisce i procedimenti autorizzativi necessari alla realizzazione delle infrastrutture. Qui stiamo passando da 250 a 300 giorni circa di media a un più ragionevole termine massimo di 90 giorni, alla fine dei quali scatta il silenzio assenso o può essere esercitato il potere sostitutivo.
  La seconda è il valore strategico. È stato riconosciuto il valore strategico delle infrastrutture ad alta velocità fisse e mobili, con cui intendiamo rendere estremamente limitati i casi in cui un eventuale contenzioso davanti al TAR (Tribunale amministrativo regionale) possa portare all'annullamento di un contratto o al blocco di opere che sono strategiche e che sono finanziate con i fondi del PNRR.
  La terza misura, più pratica e più tecnica, è l'adozione delle modalità cosiddette «di microtrincea» per realizzare la banda ultralarga, con la quale abbiamo semplificato, se non proprio eliminato del tutto, gli iter.
  Concludo questo primo punto con una nota incoraggiante. L'impatto delle misure adottate e di quelle che prevediamo di adottare è stato accolto positivamente dagli operatori del settore. Anche secondo l'associazione europea FFTH Council Europe i fondi e le misure indicate nella nostra Strategia per la banda ultralarga dovrebbero consentire all'Italia di realizzare da adesso al 2026 una crescita della copertura in fibra del 136 per cento, quindi più che un raddoppio.
  Passo alle identità digitali e al sistema delle deleghe. L'obiettivo fissato nella nostra strategia è di raggiungere il 70 per cento degli italiani con l'identità digitale entro il 2026. Qui l'identità digitale diventa veramente il principale strumento di accesso a tutti i servizi della pubblica amministrazione e, grazie alla sua diffusione e al suo utilizzo, vogliamo colmare il divario competitivo che il Paese sconta rispetto ai partner europei e internazionali.
  Devo dire che nel 2021 abbiamo raggiunto in questo ottimi risultati e sono sicuro che l'indice DESI del 2022 dovrebbe rifletterli. Vi do alcuni numeri di cui credo possiamo andare orgogliosi come Paese. Lo SPID (Sistema pubblico di identità digitale) ha raggiunto 27 milioni 400 mila italiani con identità digitali attivate e solo negli ultimi dodici mesi ne abbiamo attivati 12 milioni. Abbiamo rilasciato 7,5 milioni di Pag. 5carte d'identità elettroniche e complessivamente anche le carte d'identità sono arrivate a 26 milioni.
  Ci sono oggi 4.500 enti pubblici che hanno attivato l'autenticazione tramite SPID, con una crescita del 223 per cento, e il numero di autenticazioni SPID ha raggiunto 570 milioni, che credo sia un numero tra i più alti in Europa. Invece, le autenticazioni con la carta d'identità elettronica sono state 22 milioni, che sembra un numero più piccolo, ma anche questo è in grandissimo aumento, perché due anni fa erano solo 2 milioni.
  L'applicazione IO, l'app dei servizi di Stato che tutti abbiamo imparato ad usare per il green pass, è stata scaricata complessivamente 24,5 milioni di volte da parte degli italiani, di cui solo 15,3 milioni nel 2021; è un incremento anche questo molto importante. È utilizzata mediamente da 6 milioni di utenti al mese, mentre la media del 2020 era di 2 milioni. Attualmente sull'app IO abbiamo presenti 75 mila servizi che rappresentano la quasi totalità dei comuni.
  La piattaforma PagoPA, che permette le transazioni, ne ha raggiunto 182 milioni, una crescita dell'80 per cento rispetto all'anno scorso, con un controvalore economico di quasi 34 miliardi, di cui solo 4 già nell'ultimo mese di dicembre. Credo che questo sia un altro grande successo di cui la pubblica amministrazione digitale italiana può andare fiera. Oggi su PagoPA abbiamo 7.860 comuni.
  Penso che questi numeri siano molto incoraggianti, ma adesso dobbiamo impegnarci a tutelare le categorie con minore propensione all'uso del digitale. Mi riferisco al servizio di delega che dobbiamo fornire a tutti quelli che sono privi di strumenti digitali e che rischierebbero di essere esclusi dai benefici della transizione in corso, come le persone in età di pensione, i migranti, quelli che hanno un basso livello di istruzione e quelli che vivono in zone con poca connettività. Per queste persone abbiamo pensato di rendere possibile delegare l'accesso di uno o più servizi a favore di un altro titolare di identità; la presentazione della delega potrà essere fatta online o presso gli sportelli di una qualunque amministrazione. Qui l'INPS è stata la prima che ha adeguato il suo servizio alla delega, abilitandone il ricorso a una vasta platea di utenti con cui interagisce quotidianamente, ma ovviamente contiamo su un'adozione progressiva anche da parte di tutti gli altri.
  Il punto successivo è l'interoperabilità delle banche dati. Anche questo è un requisito fondamentale per il buon funzionamento dei servizi digitali ed è quello che si chiama «la pietra miliare» del once only, ovvero del principio che prevede di evitare di chiedere a persone e imprese informazioni che sono già in nostro possesso.
  Abbiamo qui dei buoni risultati. Il primo e più importante è che abbiamo completato l'ANPR (Anagrafe nazionale della popolazione residente), in cui abbiamo 67 milioni 300 mila cittadini. Abbiamo tutti i residenti di tutti i comuni italiani (credo che l'ultimo comune sia arrivato ieri) con 7.902 comuni in totale: tutti i comuni italiani ormai sono presenti e anche una parte di italiani residenti all'estero. Attraverso l'ANPR questi possono scaricare e stampare autonomamente e gratuitamente anche in lingua straniera 14 tipologie di certificati che li riguardano. Inoltre, attraverso questa Anagrafe si possono chiedere rettifiche o integrazioni.
  Un altro elemento importante è la Piattaforma digitale nazionale dati. Si tratta di un'infrastruttura immateriale che è adibita alla gestione, all'autorizzazione e al controllo di tutti i dati che viaggiano da un ente pubblico all'altro, abilitandone lo scambio in sicurezza. Abbiamo avviato a dicembre la sperimentazione della Piattaforma, grazie all'identificazione delle pubbliche amministrazioni da coinvolgere e alla definizione delle condizioni di ingaggio dei servizi da abilitare. Coinvolgeremo in questa fase l'INPS, l'Agenzia delle entrate, il Ministero dell'interno e tre amministrazioni comunali tra quelle che l'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) individuerà. La sperimentazione durerà sei mesi e poi a giugno lanceremo ufficialmente anche questa Piattaforma.Pag. 6
  Infine, il terzo cardine, che penso sia anche molto importante, è la Piattaforma per le notifiche digitali: questa ci consente di notificare in formato digitale tutti gli atti amministrativi di lavoro e legali, garantendo un risparmio su tempi e costi sia ai cittadini sia alle aziende. Questa piattaforma è in fase di sperimentazione e dovremmo iniziare in primavera a provare sul campo a vedere come funziona.
  Rimanendo sul tema dei servizi digitali delle amministrazioni comunali, scuole e regioni, devo parlare della grande iniziativa del PNRR che è PA digitale 2026 per la quale abbiamo quasi 7 miliardi a disposizione. Questa sarà una piattaforma realizzata in collaborazione con ANCI, grazie alla quale saremo in grado di gestire efficacemente, di erogare rapidamente e monitorare anche l'assegnazione dei fondi del PNRR per la digitalizzazione dei servizi.
  In questo quadro abbiamo circa 3 miliardi destinati ai comuni: 1 miliardo andrà all'abilitazione e alla facilitazione della migrazione sul cloud; 750 milioni per favorire l'estensione di PagoPA e app IO; 613 milioni per l'esperienza dei siti e delle applicazioni pubbliche; 245 milioni per sostenere la digitalizzazione degli avvisi pubblici; 285 milioni per l'adozione delle identità digitali.
  Qui l'adozione, come ho già detto in altri consessi e come ho spiegato ai comuni, avrà due modalità: in primo luogo soluzioni standard che saranno a favore di un'ampia platea di pubbliche amministrazioni con progetti che avranno un valore economico predefinito, ma soprattutto non ci sarà richiesta di presentare un progetto, quindi la pubblica amministrazione verrà finanziata direttamente semplicemente aderendo a un avviso; questo sarà un'enorme semplificazione e una grande accelerazione dell'erogazione dei fondi. Abbiamo poi una seconda parte che invece sarà a progetto, più tradizionale, per un numero più ristretto di beneficiari, dove ci sarà un percorso guidato non di avviso ma di presentazione di progetto. Faremo poi dei check-up regolari per vedere come vengono impegnati i soldi del nel corso degli anni.
  Il quarto intervento avviato nel 2021 e che ci vedrà molto impegnati del 2022 è il cloud pubblico. Il concetto è di arrivare a realizzare il principio cloud first per la pubblica amministrazione, ovvero rendere l'opzione di sviluppo in cloud di default per la conservazione sicura dei dati, per l'elaborazione economica efficiente degli stessi e per fornire servizi pubblici digitali con altre prestazioni. L'obiettivo, vi ricordo, che abbiamo fissato a inizio del piano è che il 75 per cento delle pubbliche amministrazioni entro il 2026 utilizzino i servizi cloud.
  Come sintesi di quello che abbiamo fatto, a settembre 2021 abbiamo presentato pubblicamente la Strategia nazionale cloud, una strategia che valorizza la collaborazione tra pubblico e privato per dotare le pubbliche amministrazioni delle migliori tecnologie a disposizione offerte dagli operatori di mercato. Inoltre, questa Strategia ci permette anche di interagire efficacemente con le capacità tecniche e con la propensione all'innovazione che sono diverse da pubblica amministrazione a pubblica amministrazione, quindi ognuna potrà scegliere secondo la soluzione più adeguata rispetto alle proprie esigenze.
  Per quanto riguarda il Polo strategico nazionale che, invece, della Strategia è una componente, quella per i dati appunto più strategici e più critici, a dicembre 2021 abbiamo completato l'istruttoria di tre proposte ricevute e abbiamo valutato favorevolmente la proposta presentata da TIM, mandataria del raggruppamento di imprese con CDP (Cassa depositi e prestiti) Equity, Leonardo e Sogei S.p.A. (Società generale d'informatica). La nostra scelta è stata sostanzialmente motivata dalla piena corrispondenza tra i contenuti della proposta e i requisiti di completezza dei servizi cloud, ma anche di sicurezza dei dati strategici e critici che abbiamo indicato nella strategia di cui ho parlato prima.
  Entro fine gennaio prevediamo di pubblicare e mettere a gara questo progetto, che è stato selezionato. La centrale di committenza per queste gare sarà Difesa Servizi S.p.A., che è una società in house del Ministero della difesa.Pag. 7
  Il collaudo è programmato per la fine del 2022 e il completamento della migrazione dei dati sul cloud avverrà poi progressivamente dal 2023 al 2025; nel frattempo Sogei S.p.A. continuerà a erogare i servizi cloud alle amministrazioni, utilizzando le convenzioni già in essere.
  A Sogei S.p.A. farà anche il riferimento la neonata Agenzia per la cybersicurezza nazionale per tutti gli aspetti che riguardano la gestione dei loro sistemi. La cito perché anche questo è un altro dei target che abbiamo raggiunto nel 2021, e che ritengo particolarmente importante per accompagnare le misure di digitalizzazione del servizio pubblico di cui ho parlato con un'adeguata sicurezza dei dati in parallelo. Devo dire che la creazione di questa Agenzia ci mette alla pari con i partner europei che hanno strutture di questo tipo già da anni.
  Il quinto e penultimo pilastro dei nostri interventi è la sanità. Il comparto salute è tra quelli in cui prevediamo i benefici maggiori in termini di qualità del servizio e ottimizzazione dei costi dagli oltre 2 miliardi che sono a disposizione del PNRR.
  Il nostro progetto si basa sulle competenze e sulla collaborazione per un sistema sanitario in cui i processi di cura e l'assistenza siano migliori ed erogati più rapidamente, i controlli e le visite mediche siano più accurati e tempestivi senza essere intrusivi per i pazienti, i tempi di attesa per le prestazioni siano brevi e la ricerca scientifica avanzi più rapidamente grazie a basi dati interconnesse e applicazioni di artificial intelligence.
  Per il 2022 abbiamo quattro iniziative da realizzare. La prima è l'infrastruttura dei dati sanitari. Nel 2021 abbiamo approvato un programma per unificare quelli che si chiamano «data model», cioè le modalità con cui vengono raccolti i dati sul territorio nazionale; a marzo 2022 partirà il processo di assegnazione dei lavori per collegare tutte le infrastrutture sanitarie tra loro e a partire da giugno ogni regione avrà a disposizione tutte le informazioni necessarie per gli interventi di adeguamento dei loro sistemi, per accedere poi ai fondi del PNRR.
  La seconda è la piattaforma per la telemedicina nazionale che parte in queste settimane. La decisione, presa in accordo tra me e il Ministro Speranza, è la creazione di un partenariato pubblico-privato per questa piattaforma. Questa piattaforma sarà la sede che abiliterà i servizi specifici di telemedicina e che consentirà di gestire l'incontro tra domanda e offerta di questi servizi sanitari da remoto.
  La terza iniziativa consiste nei servizi sanitari stessi, di cui stiamo parlando. Qui abbiamo fatto una scelta diversa: abbiamo scelto di «scalare» l'esperienza delle regioni più avanzate in quest'area, ovvero quelle che, essendo più avanti nella sperimentazione della telemedicina, individueranno con gara i fornitori e identificheranno le caratteristiche per connettersi alla piattaforma nazionale. In tal modo cerchiamo di valorizzare a livello nazionale le soluzioni migliori, ma sperimentate e selezionate da chi poi la sanità la gestisce, cioè dalle regioni. La partenza delle gare è prevista per l'estate.
  Infine, la quarta riguarda le competenze della sanità digitale. Stiamo valutando con Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) un presidio forte per governare la creazione, la formazione, il reclutamento e l'omogeneizzazione di tutte le competenze digitali necessarie a questo nuovo corso della sanità.
  Il punto successivo della nostra attività è quello delle competenze digitali, sesto punto. Su di esso mi limito a interventi più strettamente pertinenti il mio mandato ministeriale, senza parlare delle azioni svolte dai colleghi Messa, Bianchi e Brunetta che hanno anche loro competenze in quest'area. Qui abbiamo due cardini del Ministero che guido, che sono il servizio civile digitale e il Fondo Repubblica digitale, che sono entrati a regime nel 2021.
  Il servizio civile digitale in Italia è lo strumento che è stato scelto per raggiungere 1 milione di cittadini attraverso attività di facilitazione e di educazione digitale. Il pilota è partito alla fine del 2021 e impiega oggi circa mille volontari su 45 programmi selezionati e 103 progetti. PrevediamoPag. 8 di pubblicare due ulteriori avvisi e di «scalare» da mille a 10 mila volontari.
  Quello che invece abbiamo sviluppato in questi mesi è Repubblica Digitale, facendo leva sull'esperienza dei due anni di attività che io definirei encomiabili, nei quali sono stati promossi 200 progetti a favore di 2 milioni di studenti, 85 mila e 230 mila lavoratori del pubblico e del privato. Adesso l'iniziativa si sviluppa a un livello diverso, più ambizioso e più importante. Infatti, da qui al 2025 prevediamo 110 azioni a favore di una platea di 20 milioni di cittadini, quindi uno sforzo formativo molto importante.
  Il Ministero è impegnato a garantire la governabilità di questo piano operando in stretta collaborazione con altri enti pubblici e privati, facendo leva sul meglio che esiste sia nel pubblico che nel privato, e misurando ogni sei mesi l'avanzamento dei processi. In questi giorni stiamo finalizzando il protocollo d'intesa con l'associazione delle fondazioni bancarie italiane, che finanzierà questo fondo per oltre 300 milioni.
  Mi avvio alle conclusioni. Vorrei parlare un attimo dei dossier più importanti che impegneranno il Ministero e il Dipartimento nei prossimi mesi; ce ne sono due di fondamentale importanza. Innanzitutto vi è il comparto spazio, sui cui si concentra un capitale immenso di innovazione e opportunità di crescita. Oggi la nostra industria aerospaziale conta circa 7 mila addetti ai lavori, 200 aziende e un fatturato annuo di 2 miliardi.
  Nel PNRR abbiamo identificato quattro principali aree di intervento: le comunicazioni satellitari, il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture satellitari per l'osservazione della Terra, la space factory, l'accesso allo spazio e l'in-orbit servicing, per aumentare anche le capacità di sorveglianza e tracciamento nello spazio.
  Con il Comint (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale) nei mesi scorsi abbiamo focalizzato l'attenzione su due segmenti. Il primo segmento è quello dei lanciatori. A fine settembre 2021 abbiamo avviato un gruppo di lavoro italo-francese per definire una strategia collaborativa in materia di lanciatori che ha portato alla firma dell'accordo italo-francese a sostegno della competitività di Ariane e di Vega, siglato con il Ministro Le Maire in occasione della firma del Trattato del Quirinale.
  Il secondo è il segmento downstream. Vogliamo rafforzare la capacità di osservazione da terra per potenziare soprattutto i servizi meteoclima, il monitoraggio costiero marittimo, la sorveglianza ambientale e delle infrastrutture critiche, lanciando una delle più importanti costellazioni di osservazione della Terra, in cui l'Italia avrà un ruolo di leader, speriamo, essendo una delle aree più promettenti dal punto di vista sia degli sviluppi che delle opportunità di lavoro. Qui diamo particolare attenzione ai satelliti a bassa quota, grazie ai quali si possono ottenere questi dati e queste immagini con una frequenza di aggiornamento regolare.
  Al riguardo abbiamo siglato a dicembre un'intesa con l'ESA (European Space Agency) per la gestione dei progetti nazionali finanziati dal PNRR di osservazione della terra e di accesso allo spazio, allocando circa 1,3 miliardi dei 2,3 disponibili tra il PNRR e il Fondo complementare. Nel frattempo abbiamo anche ultimato tutto l'iter amministrativo per allocare presso l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) 1,6 miliardi di risorse nazionali, che da quasi due anni aspettavano di essere assegnati all'Agenzia. Infine, sono in corso le attività amministrative per allocare la restante parte dei fondi PNRR sullo spazio, sulle progettualità Satcom (satellite communications), space factory e in-orbit economy.
  Circa 100 milioni verranno allocati su CDP Venture per potenziare l'apporto di capitale di rischio alle start-up, alle PMI attive nel settore spazio e i fondi di venture capital focalizzati sullo spazio. Vogliamo contribuire a rafforzare anche l'ecosistema esterno e, sperabilmente, quello più innovativo.
  L'altro dossier importante è quello dell'intelligenza artificiale. Sull'intelligenza artificiale abbiamo approvato la Strategia a novembre 2021 assieme agli altri due Ministeri coinvolti; subito dopo abbiamo provveduto a creare una struttura permanente Pag. 9di coordinamento delle politiche all'interno del Comitato. Nei prossimi tre anni il Governo sarà impegnato a realizzare 24 politiche per accelerare l'innovazione e lo sviluppo delle potenzialità dell'intelligenza artificiale nel tessuto nazionale.
  La parte che più si avvicina alle competenze del mio mandato è quella di rafforzamento del sistema di core tech italiano e in merito prevediamo di pubblicare bandi periodici per le start-up che possano fornire soluzioni nell'intelligenza artificiale utili a risolvere problemi critici del settore pubblico.
  Io mi fermerei qui. Come avete potuto constatare, abbiamo fatto veramente molto nel 2021, ma molto resta anche da fare nel 2022. Direi che il progresso complessivamente è però in linea con le scadenze stringenti del PNRR, ma anche con le ambizioni che avevo dichiarato a inizio mandato nel 2021. L'ambizione era quella – lo ricordo – di usare questi cinque anni per portare l'Italia nel plotone di testa del digitale europeo.
  Vi ringrazio veramente per questa opportunità di fare una sintesi e di relazionare sulle attività svolte. A questo punto sono a disposizione per rispondere alle domande.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Abbiamo già tutta una serie di interventi previsti. Iniziamo dall'onorevole Butti.

  ALESSIO BUTTI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Io per il momento mi dichiaro inebriato, nel senso che sono quasi ubriaco per tutti i numeri che lei ci ha fornito ed elencato, che oggettivamente per i lavori e nell'economia dei lavori di una Commissione parlamentare hanno senso ma fino a un certo punto. Alle Commissioni interessano le strategie, interessano risposte puntuali.
  Adesso – so che lo faranno anche altri colleghi – cercherò di rivolgerle qualche domanda, non prima però di averle spiegato che lei ha fotografato un Paese che io faccio fatica a trovare nella realtà: è un Paese legale, ma il Paese reale è un'altra cosa. Le cito solo un caso, ovvero quello relativo alla questione dei comuni. Ci sono comuni, anche comuni importanti, che ad esempio chiedono la tessera sanitaria non ritenendo valido il codice fiscale che c'è sul retro della carta d'identità elettronica, contravvenendo peraltro a una disposizione che, se non sbaglio, era del Ministero della salute nel 2012. Questo è lo stato di salute della nostra pubblica amministrazione.
  Inoltre, noi non abbiamo sentito granché (io ho preso qualche appunto) in ordine al recentissimo bando di gara telematica per la questione delle aree grigie. Ad esempio, con gli altri colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia sono curioso di capire e di sapere come mai c'è stato un aggiustamento in corsa questa notte dell'articolo 8 di tale bando, che solo fino a ieri – noi abbiamo evitato di polemizzare in Aula proprio perché vogliamo essere costruttivi nel nostro modo di fare politica – escludeva di fatto Open Fiber, che è una società pubblica come lei ben sa, da ogni possibilità di partecipazione a questa gara. Noi riteniamo con qualche dubbio e con qualche sospetto che potrebbe esserci celata la volontà di favorire qualche privato, magari controllato da stranieri; però questa notte come per incanto c'è stata una modifica dell'articolo 8.
  Io vorrei capire una cosa: il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale era a conoscenza dello sproloquio di quell'articolo 8 o non ne era a conoscenza? Perché questo è un bando di grandissima importanza che oltretutto vede destinare 3 miliardi 700 milioni di euro, ed è una cosa che ci ha lasciati francamente un po' perplessi. Peraltro, due errori su due cominciano a essere una reiterazione del reato, perché ci risulta che Infratel – lei lo saprà meglio di noi – abbia sbagliato anche il bando per le isole minori. Questo è un secondo bando sbagliato e ci domandiamo che succede anche in Infratel.
  Parlando superficialmente e in modo molto veloce, lei non ha citato minimamente la questione della presenza di due impianti legislativi americani, ovvero il Cloud Act e il FISA 702, relativamente alla questione del cloud. Noi l'abbiamo chiesto in Aula, ma non abbiamo ricevuto risposte. Pag. 10Mentre Francia e Germania si stanno attrezzando per arginare il potere della giurisdizione americana, l'Italia cosa sta facendo? Veramente siamo convinti che il Cloud Act e FISA 702 non possano interferire in un modo o nell'altro nel piano Cloud Italia che lei ha varato recentemente?
  E ancora: Sogei S.p.A. è o non è quella società riconosciuta qualche anno fa come Polo strategico nazionale unico in Italia? Questo status gliel'avete poi revocato recentemente, qualche mese, fa nonostante noi vi avessimo detto che sarebbe stato un errore. Sogei S.p.A. è ancora oggi Polo strategico nazionale? Può gestire i dati dei cittadini italiani? Ci faccia capire: chi è il partner tecnologico di questa cordata italiana – chiamiamola così – di cui avete premiato il progetto? Perché non riusciamo a rinvenirlo. Sarà forse Google? Allora non ci riagganciamo a quanto dicevamo poco fa relativamente al Cloud Act e al FISA 702?
  Concludo. Non occorreva Il Sole 24 Ore di stamattina, che come titolo indica un sostanziale fallimento del Ministero da lei condotto relativamente al 43 per cento dei fondi distribuiti fino a questo momento, perché è da qualche mese che noi poniamo delle domande e dei quesiti. E le voglio anche dire, al di là della simpatia personale che evidentemente esiste, per quanto mi riguarda, e anche della stima personale: politicamente c'è l'abitudine che, quando dei gruppi parlamentari presentano atti di sindacato ispettivo, i Ministri rispondano. Noi non siamo ancora stati nelle condizioni di leggere una risposta a diverse interrogazioni che abbiamo presentato in questa Commissione.
  È quindi un percorso in salita. Lei ci ha fornito i dati dell'ultimo indice DESI di novembre. Per carità, lei è un esperto ciclista, per cui i percorsi in salita certamente non la spaventano; però i problemi cominciano a essere numerosi. Io le ho posto una decina di domande, e concludo dicendo che le faccio tanti auguri in relazione ai rumor, che abbiamo letto e continuiamo a leggere, che la vorrebbero a Palazzo Chigi. Noi ovviamente non tifiamo, però assistiamo un po' curiosi. Tuttavia veramente, Ministro, la prego di spiegare alla sua Amministrazione la necessità di rispondere: quando un parlamentare o un gruppo politico rivolge delle domande e lo fa utilizzando un atto di sindacato ispettivo, la risposta va data. Se noi avessimo avuto determinate risposte, probabilmente i nostri interventi non sarebbero e non sarebbero stati nel recente passato così puntuali e a volte anche feroci. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Butti.
  A questo punto io avevo previsto come criterio che i gruppi intervenissero un rappresentante per gruppo in una prima tranche di interventi. L'onorevole Mollicone però mi chiede di poter anticipare il suo intervento che sarebbe ovviamente nella seconda tranche degli interventi. In massima trasparenza darei la parola all'onorevole Bruno Bossio, e poi se siete d'accordo darei brevemente la parola al collega Mollicone anticipando gli altri perché deve andare via. Va bene? Grazie.
  Onorevole Bruno Bossio.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Grazie. Io cercherò di essere breve anche se la questione è abbastanza strategica. Il tema delle strategie in tale questione è veramente importante, perché, siccome siamo convinti da tempo che il tema del digitale non è un problema tecnologico, bensì un problema organizzativo, l'abbiamo sempre detto, i risultati hanno bisogno sicuramente di innovazione tecnologica e di investimenti, ma anche e soprattutto di strategie.
  Questa mia osservazione è giustificata anche dal risultato che troviamo rispetto agli indicatori DESI, dove i servizi online della pubblica amministrazione sono quelli che hanno il miglioramento maggiore. Ma perché? Perché c'è un modello, una strategia. Siamo partiti con l'ANPR che era un progetto praticamente fallito; l'allora team di Piacentini, che poi è diventato il Dipartimento per la trasformazione digitale, l'ha recuperato, grazie a un'innovazione tecnologica ma anche a un modello organizzativo; da qui poi è nata anche la piattaforma PagoPA con l'interfaccia dell'app IO.
  Abbiamo quindi un modello che funziona e che bisogna implementare con un Pag. 11back office, quindi sempre più organizzazioni e sempre più enti della pubblica amministrazione che si associano e che aderiscono a tale piattaforma, anche a partire dalla banca dati dell'Anagrafe e attraverso sempre più cittadini che utilizzano attraverso l'app IO questi servizi.
  Io credo che il modo migliore per spendere i soldi del PNRR sia affrontare le questioni, i diversi punti che ha elencato il Ministro, che ringrazio per l'informazione, con un modello.
  Per le telecomunicazioni questo modello non esiste. Lo dico con matematica certezza, perché i fondi europei – da ultimo anche il PNRR – si stanno spendendo dalla programmazione del 2007 soprattutto nelle regioni meridionali, che ormai sono infrastrutturate fino all'ultima casa sparsa, checché se ne dica, ma hanno il livello più basso di domanda, ovvero di contratti per la fibra. Perché? Perché non ci sono i voucher? In parte, però abbiamo visto che anche il primo esperimento di voucher non è che abbia prodotto grandi novità; ma soprattutto perché non c'è una volontà, anche commerciale, degli operatori di andare in questa direzione (mi dispiace che il primo bando che è uscito sulle isole sia andato deserto, per esempio, forse questo ci dovrebbe far riflettere), e poi perché non c'è un modello organizzativo.
  Parlo di una terra che conosco molto bene, che è la Calabria. La Calabria ha avuto quattro modelli organizzativi: prima si è investito direttamente con Infratel che ha portato la fibra spenta in alcuni comuni; poi quelli che erano rimasti sono stati coperti attraverso il bando BUL Sud, che era un bando a investimento diverso da questo ma sempre a cofinanziamento; poi dal 2014 è nato il nuovo modello del wholesale, che è a concessione e che ancora in Calabria non ha fatto niente, perché sostanzialmente non c'è niente da fare, perché c'è da portare la connettività effettiva e non la fibra spenta soprattutto in queste regioni del Sud. Adesso vedo nella lista che ci sono migliaia di civici per oltre 600 milioni di investimento, leggo la Calabria Sud e Nord, ma non ho capito per fare che cosa. Come si misurano i risultati?
  Non è un problema che pongo al Ministro, perché lo sto ponendo da vari anni: noi non possiamo continuare a spendere soldi sull'infrastrutturazione, se non è chiaro il modello attraverso il quale si raggiunge il risultato della connettività.
  Concludo. Mi piacerebbe avere una risposta su questo e magari un approfondimento, perché ne abbiamo il dovere. Il PNRR non nasce come ulteriore investimento di fondi europei, bensì come risposta ai bisogni della popolazione affinché siano più resilienti i territori, e per essere resilienti ci devono essere famiglie che stipulano dei contratti con gli operatori per avere la fibra dentro casa con la connettività secondo quel modello. Forse non ho capito io; mi piacerebbe essermi sbagliata.
  Un'ultima cosa. Sulle competenze digitali sono d'accordo, è importante l'alfabetizzazione; ma cerchiamo in questo caso di capire che cos'è il servizio civile digitale. Se vedo come funziona il servizio civile tout court non sono tanto tranquilla, perché anche qui non è un problema solo di investimenti o di numero di persone che vengono coinvolte ma di risultati effettivi prodotti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno Bossio.
  Adesso l'onorevole Mollicone, però molto brevemente. Grazie.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie, presidente, e grazie anche alla cortesia dei colleghi. Ministro Colao, come ha ben detto il collega Butti, abbiamo grande difficoltà a recepire e accettare i suoi toni trionfalistici su presunti successi del cronoprogramma nella gestione del PNRR. Io capisco che i suoi uffici le abbiano predisposto una scheda e lei l'abbia pedissequamente letta, ma condivido lettera per lettera l'intervento della collega Bruno Bossio, che certo non appartiene a Fratelli d'Italia, bensì al Partito Democratico.
  Nell'intervento della collega, oltre a quello del collega Butti, emergono una serie di fallimenti totali nella gestione dei bandi e del cronoprogramma. Anche nella definizione: le hanno detto di dire che siamo Pag. 12migliorati nell'indice DESI, ma non le hanno spiegato, Ministro, che è cambiata la metodologia con cui viene costruito, quindi attenzione quando le fanno una nota. Lei è un grande manager – nessuno lo mette in dubbio e abbiamo grande rispetto della sua professionalità –, ma gestire una grande multinazionale e fare il ministro sono due ruoli radicalmente diversi: bisogna avere la sensibilità e la conoscenza delle procedure, pensare che vanno rispettati tutti i passaggi, soprattutto a cominciare dal Parlamento e dalle Commissioni competenti. Lei, come diceva giustamente il collega Butti, questo rapporto con il Parlamento non lo ha onorato in maniera adeguata.
  Ma veniamo nel merito. La Strategia dei bandi sia cloud che BUL del suo Ministero, ribadiamo, è un chiaro, evidente e tecnico fallimento. Com'è pensabile affidare il Polo strategico nazionale a una cordata, il cui capofila ha una governance incerta e che potrebbe essere soggetto a OPA (offerta pubblica di acquisto) da parte di un fondo americano che usa la tecnologia Google, come ha detto già correttamente il collega Butti proprio sulle implicazioni del Cloud Act?
  In questo senso, qual è la stima dei dati considerati strategici e a che punto siamo con la classificazione da parte dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa si intende per «livello intermedio» nella Strategia cloud? Nelle infrastrutture per il cloud nazionale, Ministro, userete modelli aperti già compatibili con GAIA-X?
  Sul fallimento dei bandi, lo ha detto anche la collega Bossio: il bando per le isole minori è andato deserto per le penali troppo pesanti. Questa lezione appresa, come si definisce, è stata tenuta in considerazione nella scrittura degli altri bandi?
  Tra i criteri di aggiudicazione inseriti nel Piano «Italia a 1 Giga» non si prevede alcuna specifica sulla sicurezza della rete. Come intendete rimediare a questa criticità? Come prevede il Ministero di far fronte all'assenza di competenze e di materiale nel Piano «Italia 5G»?
  A proposito del fallimento dei cronoprogrammi e della gestione dei bandi, quali tempi prevede rispetto alla decisione della Commissione europea? Lei ha detto a giugno, ma sappiamo che la Commissione europea ha 60 giorni e poi ci sono i passaggi di ritorno. Pensa davvero che recepiranno in maniera acritica ogni piano che noi mandiamo loro su questo che è un argomento strutturale per tutta l'Europa?
  Noi siamo sinceramente sconcertati da questa sua sicurezza che, lo ripeto, magari le viene dagli uffici che le preparano le note, ma ci sembra un fallimento plateale. Sono risorse enormi e in ritardo rispetto alla loro «messa a terra».
  Sull'aerospazio, Ministro, affidarsi all'ESA non rischia di avvantaggiare, di fronte anche al Trattato recentissimo tra Italia e Francia che noi abbiamo contestato perché è un trattato di vassallaggio, proprio la Francia? Qual è lo stato dell'Agenzia spaziale italiana sotto Saccoccia?
  Infine, lei ha nominato il suo staff oltre al capo di gabinetto?
  Concludendo, sull'intelligenza artificiale: quando ci saranno i primi bandi per i progetti relativi all'intelligenza artificiale? Intenderete privilegiare gli operatori nazionali, dato che saranno rivolti a imprese innovative?
  Ministro, questa è la raffica di interrogativi e anche la denuncia che, insieme al collega Butti, insieme ai colleghi membri della Commissione, le rivolge Fratelli d'Italia. Noi abbiamo avuto subito un'apertura di credito nei suoi confronti, pensando che lei, essendo molto tecnico, avesse almeno questa sensibilità e questa capacità nel gestire l'amministrazione, ma invece dobbiamo rilevare un fallimento totale.
  Concludendo, purtroppo io sarò un po' meno educato e avrò uno stile meno british del collega Butti, ma noi non auguriamo all'Italia che lei possa diventare Presidente del Consiglio, perché assistiamo e registriamo in questa sede un totale fallimento della sua gestione del Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale a prescindere dalla sua grande formazione tecnica.
  Un'ultima cosa...

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Mollicone, lei aveva garantito di tenere un Pag. 13intervento breve. L'ho fatta passare avanti a tutti, per favore concluda.

  FEDERICO MOLLICONE. Ho concluso, ho parlato per tre minuti. Sull'ordine dei lavori.
  Qualora il Ministro non abbia gli elementi per rispondere alla lettera adesso a vista a tali quesiti, chiedo la risposta scritta da parte dei suoi uffici.

  PRESIDENTE. Vediamo. A occhio, secondo me il Ministro ha tutte le possibilità di darle le risposte. A occhio.
  Andiamo comunque avanti. L'onorevole Giuliodori, che è collegato.

  PAOLO GIULIODORI(intervento da remoto). Grazie, presidente. Buongiorno, Ministro. Mi collego un po' alla questione relativa al Polo strategico nazionale. Lascio stare le vicende che hanno riguardato, che stanno riguardando la questione del bando, in particolare l'eventuale proposta del Poligrafico. Adesso abbiamo visto che il mio collega Raduzzi ha già presentato l'esposto e vedremo come andrà avanti.
  TIM, con la sua cordata pubblico-privata, probabilmente si assicurerà la vittoria di questo bando; però qui si aprono scenari abbastanza delicati, perché, tralasciando il ruolo di CDP e Sogei S.p.A., nella cordata abbiamo TIM e Leonardo, che sono due soggetti in termini di azionariato per lo più di appartenenza per lo più non italiana.
  In particolare, attualmente TIM al 24 per cento è posseduta da Vivendi, che è l'azionista di riferimento, con una manifestazione d'interesse del fondo americano KKR (Kohlberg Kravis Roberts), al quale si è aggiunto tra l'altro anche un interessamento del fondo inglese CVC, quindi parliamo di soggetti assolutamente estranei al territorio italiano. Poi abbiamo Leonardo: per quanto riguarda la quota degli investitori istituzionali, che compone il 50 per cento del suo azionariato, il 90 per cento di essi sono investitori istituzionali stranieri, quindi parliamo di soggetti che sono altamente influenzabili da Stati che non sono l'Italia.
  Qui si aprono degli scenari pericolosi, perché, oltre alla questione del Cloud Act, riferito a tecnologie che saranno probabilmente offerte da soggetti non italiani e in particolare da soggetti statunitensi, come per esempio Google che collabora direttamente con TIM, vi è anche la questione di quali strategie verranno in qualche modo messe in piedi, se verranno messe in piedi, per evitare che questi soggetti, che probabilmente non hanno interessi di sovranità nazionale, facciano pressione per certi tipi di strategie e tattiche verso un eventuale utilizzo del cloud per altri fini che non sono quelli per i quali viene disegnato e costruito. In particolare, non sto parlando direttamente di un uso del dato, ma potrebbe essere anche l'utilizzo dei cosiddetti «metadati». In un momento quindi in cui si prevede – come credo che sia già stato fatto dal progetto di TIM e della sua cordata – una sorta di crittografia dei dati, di solito viene un po' tralasciato anche l'aspetto del metadato, che potrebbe essere esso stesso strategico e molto interessante anche per fini economici. C'è un rischio sia economico sia di sicurezza nazionale.
  Vorrei capire quali strategie volete mettere in piedi per evitare che tutto questo accada, dato che ormai è abbastanza scontato che TIM, Leonardo, CDP e Sogei S.p.A. andranno a costruire il cloud nazionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giuliodori.
  Adesso è collegato l'onorevole Nobili.

  LUCIANO NOBILI(intervento da remoto). Grazie, presidente. Intanto ringrazio il Ministro per la sua esposizione e per il lavoro che il Ministero ha svolto in questi mesi che noi giudichiamo molto positivamente, perché i risultati obiettivamente ci sono. Poi uno può discuterne, i ritardi sono in alcuni ambiti oggettivi e li stiamo vedendo: la nostra Commissione incrocia diversi ambiti del PNRR, diversi Ministeri sono coinvolti, il Paese è quello che è, la struttura burocratica del nostro sistema Paese è quella che è, e quindi in ogni ambito stiamo incontrando ritardi. Oggi Il Pag. 14Sole 24 Ore fotografava la capacità di aver impegnato soltanto una parte delle risorse del PNRR; io non vorrei che confondessimo però per parziale ritardo o per parziale incidente burocratico un lavoro che io considero invece prezioso, che è stato fatto.
  Su questo vorrei sentire il Ministro, e sul fatto se una parte del tempo è stata impiegata per effettuare la mappatura della situazione preesistente. Perché una scelta che secondo me e secondo noi è stata molto saggia, proprio per evitare duplicazioni di investimenti e di disperdere risorse in Europa, è stata quella, prima di disegnare gli interventi con le risorse del PNRR sulla fibra nelle aree grigie, sul 5G e su tutti gli altri comparti che sono stati evidenziati dal Ministro, di mappare con precisione e anche con previsione a tre anni (mi correggerà il Ministro se sbaglio) gli interventi già programmati e già finanziati in modo tale da andare a intervenire esattamente dove era opportuno farlo. Da questo punto di vista, se questo ha comportato un ritardo nell'assegnazione delle risorse, è un ritardo benedetto, perché permette di arrivare chirurgicamente dove serve.
  La strategia digitale del Governo ci convince. L'ho più volte definita insieme molto pragmatica e molto ambiziosa, perché si anticipano gli impegni che l'Europa con la Bussola digitale chiedeva al 2030 addirittura al 2026, facendoli coincidere con la scadenza del PNRR, rendendo i prossimi anni decisivi per questo cambiamento fondamentale per il Paese.
  In questo senso, al di là dei dettagli del coinvolgimento di Open Fiber di cui si è parlato prima, il disegno della gara per le aree grigie è un disegno che ci convince: la scelta di non optare per il lotto unico, ma di individuare le 15 aree e insieme la scelta di individuare un limite dei lotti proprio per fare in modo che le varie realtà, che nel Paese possono cooperare a questo risultato, siano in campo.
  Mi sembra che da questo punto di vista – lo dico soprattutto a chi parlava di un approccio, di un disegno – un approccio ci sia. Noi abbiamo passato un anno e mezzo con i Governi precedenti a discutere dell'assetto societario futuro che la rete avrebbe dovuto avere: mi sembra che l'approccio del Governo Draghi sia di fare la rete e poi nel corso dei lavori in cui la rete si posa, le condizioni del mercato e le condizioni che il Governo porrà contribuiranno a definire anche l'assetto societario e l'assetto proprietario strategico, però facciamo la rete. Questo mi sembra un grande cambiamento di paradigma e di orizzonte rispetto a chi c'era prima e lo voglio rivendicare. Discutevamo della rete unica: oggi facciamo la rete e poi vediamo se sarà unica o se non sarà unica.
  Per quanto riguarda le cose che rimangono aperte, sicuramente l'indice DESI disegna dei passi avanti, in particolare quelli sul ruolo della pubblica amministrazione, su cui eravamo indietrissimo, Ministro. Passi avanti ci sono: come quello di SPID, di PagoPA, che oggettivamente sta diventando un modello; allo stesso tempo io vedo dei rischi su alcune innovazioni che abbiamo molto condiviso e molto sostenuto. Ne cito tre per tutte.
  La prima è il delegato digitale: è uno strumento potenzialmente fondamentale e ha avuto riscontro. Che riscontri abbiamo ad oggi e quanto si deve potenziare il lavoro sul delegato digitale?
  Secondo tema. Per la posa della fibra – su questo ha anche ragione la collega Bruno Bossio, perché poi bisogna giudicare i risultati –, questo è un Paese che ha avuto tanta esperienza di fiber to the cabinet e invece noi come Commissione e anche come Italia Viva avevamo pensato al digital bonus come strumento per portare dentro le case la fibra, perché poi abbiamo tante realtà in cui la fibra è a 300 metri dalle case, come sapete, e poi nei nostri palazzi c'è il rame e siamo da capo a dodici.
  Il terzo tema è il silenzio assenso. È un'introduzione fondamentale che abbiamo operato per ridurre da circa 250 ad auspicabilmente 90. Dovremo vedere se questa innovazione funziona: perché è ovvio, Ministro, che lei l'ha scritta e noi l'abbiamo condivisa in un atto di governo, però bisogna che essa diventi pratica nel momento in cui le gare vanno a bando, vengono assegnate e si realizzano. Il rischio di nuovi stop, di nuovi colli di bottiglia c'è e per Pag. 15questo occorre lavorare insieme per capire come risolverli.
  Veniamo ai bandi che sono andati deserti: non c'è solo quello sulle isole minori, c'è anche quello sul MaaS (Mobility as a Service), che a me sta molto a cuore e che riguarda la mobilità sostenibile e che incrocia in qualche modo transizione digitale e transizione ecologica. Anche in questo caso, quando qualcosa non va, non dipende semplicemente sempre e solo da un lato: noi probabilmente abbiamo un Paese, delle amministrazioni locali che fanno fatica a recepire alcune importanti innovazioni e anche alcune opportunità. Da questo punto di vista, che in qualche modo incrocia il tema delle competenze digitali, qui serve l'aiuto molto concreto di ANCI per fare in modo che queste opportunità vengano colte.
  Infine, ancora due cose e mi taccio, nel sostegno pieno al lavoro che si sta svolgendo. Sul cloud per la pubblica amministrazione abbiamo tenuto la discussione in Parlamento qualche giorno fa: eravamo indietrissimo, ma adesso l'abbiamo messo al centro. Si discute tante volte di un malinteso sovranismo digitale, ma per questo ci vuole una sovranità digitale nazionale europea. La Strategia sul cloud della pubblica amministrazione secondo noi funziona; certo c'è un tema, Ministro, che riguarda i fornitori e che riguarda il rapporto che secondo noi deve essere molto stretto con l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Da questo punto di vista, Ministro, le rinnovo l'appello che già le rivolsi in quell'occasione per il sostegno più forte possibile alla capacità di alcune aziende italiane di lavorare su una crittografia nazionale e proprietaria, perché questo in prospettiva è ciò che ci può mettere al riparo anche dai rischi che con l'utilizzo di alcuni fornitori... Per capirci, Ministro, non dobbiamo privarci del meglio che c'è sul mercato, perché dobbiamo realizzare un cloud forte che funzioni, ma dobbiamo lavorare per essere il più possibile autonomi, come ci siamo detti.
  L'ultimo punto riguarda il 5G. Secondo me e secondo noi tornerebbe d'attualità una proposta che avevamo lanciato e che, come ricorderà, Ministro, è stata oggetto di una lunga discussione. Per implementare il piano sul 5G secondo noi è indispensabile arrivare a un adeguamento ai livelli europei per quello che riguarda i limiti delle emissioni elettromagnetiche. Da questo punto di vista, si tratta di un tema che torna e tornerà anche paradossalmente per mettere meno antenne e meno smartcell e in qualche modo garantire una diffusione e un'operatività più forte. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nobili. Onorevole Liuzzi.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie. Ringrazio anche il Ministro per averci fatto un po' un aggiornamento su quelli che sono i progetti in essere, e anche sui dossier sui quali vi sarà attenzione nei prossimi mesi. Ritengo auspicabile che questo tipo di audizioni, soprattutto su un tema così trasversale come quello dell'innovazione digitale, vengano tenute in maniera cadenzata e temporalmente molto stretta, proprio perché ci sono dei piani cospicui che «cubano» miliardi di euro.
  Partiamo subito dalla parte delle infrastrutture digitali e quindi dalle infrastrutture di rete, perché abbiamo visto che è partito recentemente il piano delle aree grigie per 3,7 miliardi. Devo dire che lei ha toccato un punto che era ed è ancora oggetto di una domanda, cioè quello relativo alle risorse alla forza lavoro. Perché dico questo? Perché noi abbiamo fatto partire questo bando, ma allo stesso tempo, come ha giustamente ricordato lei, c'è una carenza di forza lavoro che è stata stimata addirittura in 10 o 15 mila persone che mancherebbero proprio per effettuare questi lavori.
  Io credo che la parte relativa a un punteggio maggiore all'interno delle gare sia chiaramente una soluzione importante, ma allo stesso tempo, leggendo anche alcune interviste e alcune dichiarazioni, mi aspettavo che il Governo facesse qualcosa più nello specifico: fare, per esempio, un percorso di formazione finanziato anche con altri soldi per aiutare le aziende a formare questi lavoratori, non dare semplicemente un punteggio maggiore agli operatoriPag. 16 che partecipano ai bandi, perché questo vuol dire aiutare il Paese e fare in modo che le scadenze si rispettino.
  Come abbiamo visto per il bando delle isole minori, probabilmente gli operatori a cui era rivolto erano chiaramente in numero molto ristretto – partiamo da questo fatto –, ma allo stesso tempo c'erano dei paletti importanti, come è stato ricordato da altri colleghi, relativi alle fideiussioni, relativi alle penali. Il che mi fa pensare una cosa: operare un'infrastrutturazione dei lavori pubblici così importante, come abbiamo già visto per le aree bianche, comporta molto spesso dei ritardi e quindi ci devono essere dei paletti prestabiliti. Così si inseriscono questi paletti e queste clausole per poter rispettare le scadenze europee che sono fortemente impegnative, perché qui come limite mettiamo il 31 dicembre 2026 anche all'interno del piano delle aree grigie.
  Secondo lei cosa si dovrebbe fare in merito per non arrivare con i prossimi Governi a dover rincorrere finanziamenti che magari non sono rispettati, perché c'è una problematica relativa come detto alla forza lavoro, alle autorizzazioni eccetera? Perché soprattutto quando si parla di lavori pubblici, questo tema esiste sui trasporti, sulle infrastrutture ma anche sulle infrastrutture di rete.
  La considerazione che colgo dalla collega Bruno Bossio, relativamente al fatto che noi stiamo costruendo da anni ormai le infrastrutture di rete relative alla banda larga, è che non vorrei che stessimo facendo lo stesso errore anche sul 5G, perché per la prima volta è stato inserito un bando proprio in relazione al Piano «Italia 5G» per infrastrutturare questo Paese, ma non è stato inserito un euro per i verticali, per i servizi aggiuntivi. In questo modo ci può essere il rischio di avere l'infrastrutturazione, avere una copertura 5G, ma non avere alcun servizio. Questo è un qualcosa che noi dobbiamo assolutamente evitare, magari anche con programmi ad hoc.
  Per questo le chiedo se magari ha avuto uno scambio di opinioni con il Ministro dello sviluppo economico, perché lì c'è già un programma in essere relativo alle tecnologie emergenti che punta proprio sul 5G, e magari ampliandolo si potrebbero ampliare anche i servizi in relazione a questa nuova tecnologia che credo non possa rimanere una semplice infrastrutturazione di rete. Perché? Si è sempre proceduto in questo modo in Italia: si faceva la mappatura, che viene fatta ogni anno tra l'altro, e a fronte dei vuoti che intervenivano in questa mappatura poi si andavano a inserire gli stanziamenti o le coperture di rete per passare molto spesso dal rame alla fibra oppure semplicemente per mettere la fibra. Questa è stata la metodologia adottata fino ad ora; però adesso, proprio perché abbiamo queste scadenze e perché ormai abbiamo un livello di infrastrutturazione avanzato, dobbiamo pensare anche ai servizi sia in relazione alle reti sia in relazione al 5G.
  A me fa piacere che per la gara sulle aree grigie sia stata presa a modello la gara che abbiamo svolto con il Governo precedente sulle scuole, perché anche sulle scuole abbiamo stabilito una divisione in lotti medio-piccoli e abbiamo introdotto anche un limite alla partecipazione dei lotti. Questo perché? Perché abbiamo imparato dal piano aree bianche fatto dai precedenti Governi che probabilmente lotti molto grandi o con poche limitazioni portavano a ritardi enormi, soprattutto se poi, come è accaduto nel caso delle aree bianche, a vincere è un'azienda che aveva appena iniziato a lavorare.
  Un'altra considerazione, passando a un tema diverso, è quella sull'incentivazione alla domanda, che si collega anche a quanto detto proprio sui servizi. Io vorrei sapere cosa ne pensa e come valuta la scelta del MiSE (Ministero dello sviluppo economico) di non proseguire sul bando del Piano Voucher, lasciando sostanzialmente le famiglie senza un altro incentivo; e considerando che in un anno è stato speso il 53 per cento delle risorse, ma ahimè senza una campagna governativa e senza un'attenzione anche da parte del Governo, insieme alle regioni, per incentivare al massimo i voucher che venivano messi a disposizione.
  L'ultimo punto è in relazione alla gara sul cloud. Abbiamo già recentemente votatoPag. 17 una mozione in Aula, però chiaramente la nostra attenzione su questo tema rimane massima: perché, come è stato detto, c'è un problema relativo a una legge statunitense, il Cloud Act, che pone dei vincoli o delle problematicità sui dati anche se sono presenti in un altro territorio.
  Su questo magari anche il suo Ministero dovrebbe fare un po' di chiarezza per capire come riuscire a superare questa problematicità, fermo restando che nella Strategia cloud il problema è giustamente evidenziato, e questo significa che sono stati certamente fatti dei ragionamenti all'interno del suo Ministero.
  Per concludere, io credo che sicuramente abbiamo delle sfide, come detto più volte, molto ambiziose in relazione ai programmi sul digitale e sull'innovazione, perché si tratta molto spesso di lavori pubblici; ma al tempo stesso credo che dobbiamo svolgere anche una riflessione su quanto per bandi similari è avvenuto in passato: prendere spunto anche non da errori del passato, ma da cattive strategie, modificandole e attuandole al meglio per i prossimi anni.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Liuzzi. Onorevole Capitanio per l'ultimo intervento.

  MASSIMILIANO CAPITANIO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la relazione. Noi abbiamo già avuto modo in passato di essere critici e allo stesso tempo propositivi con emendamenti, ordini del giorno e interrogazioni; però siamo parzialmente soddisfatti della relazione che ha portato in questa Commissione, perché riteniamo che i numeri siano inequivocabili e sarebbe scorretto aver utilizzato in tutti questi anni l'indice DESI per misurare l'arretramento digitale e tecnologico del Paese e, adesso che si iniziano a vedere dei progressi, sminuire i criteri con cui vengono appunto messi nero su bianco.
  Nonostante questo, ci aspettiamo molto di più. Siamo consapevoli delle criticità sia infrastrutturali che culturali in cui versa il nostro Paese ormai da troppi anni. Alcuni numeri sono positivi. Io non credo che l'applicazione IO, che oggi è arrivata a 24 milioni di iscritti, abbia conseguito questo successo solo grazie all'utilizzo del green pass, ma perché finalmente il Paese si sta approcciando alla pubblica amministrazione e a tanti altri servizi in maniera digitale e quindi sia uno spettro più ampio che ha portato questo progresso.
  Nonostante questo c'è molto da fare, perché i 30 milioni di cittadini che mancano per colmare il divario digitale del Paese oggi fanno fatica ad acquisire la propria identità digitale. Noi abbiamo chiesto in più sedi che questo diritto diventi gratuito, mentre oggi non è così. Presenteremo delle proposte perché l'identità digitale venga gestita, a proposito di riservatezza, privacy e tutela dei dati, solo da Poste Italiane e non da vettori privati e che sia effettivamente gratuita: perché oggi per avere l'identità digitale, nonostante le precisazioni, chi vuole accedere in maniera veloce, smart, in maniera esclusivamente digitale online deve pagare o affiliarsi ad alcuni servizi e questo è inaccettabile.
  Detto questo, della relazione e del bilancio, che continueremo a monitorare, siamo comunque abbastanza soddisfatti. Ci sono delle criticità che intravediamo per il futuro e delle domande che vorremmo rivolgere a lei. Una delle azioni che il suo Ministero ha appena intrapreso nell'ambito del PNRR è la creazione di una struttura di supporto alla pubblica amministrazione locale per la trasformazione digitale, parallelamente alla costituzione di una newco che dovrebbe fare altrettanto con la pubblica amministrazione centrale. Ci può chiarire le caratteristiche, la governance e la missione di queste due strutture e se non rischiano di essere una duplicazione di quello che ha già per mandato istituzionale l'Agenzia per l'Italia digitale?
  In passato abbiamo visto che il problema della semplificazione della pubblica amministrazione derivava da una visione eccessivamente centralizzata delle decisioni, poco attenta ai territori e alle specificità locali. Nel PNRR oltre 2 miliardi di euro sono destinati a servizi digitali, competenze digitali e cittadinanza digitale.Pag. 18
  Ci ha raccontato come verranno accompagnati i comuni, ma vorremmo sapere, visto che tante volte le misure vengono scritte ma poi purtroppo non attuate, pur a fronte di cospicui investimenti, come intendete monitorare in particolare l'inclusione digitale degli enti locali e dei suoi cittadini nei comuni sotto i 5 mila abitanti, che rappresentano il 70 per cento della popolazione.
  Nei documenti strategici del Piano triennale per l'informatica al PNRR si parla di convergenza digitale e del principio di mobile first. Tuttavia, vediamo che ci sono ancora diverse iniziative che tendono a riprodurre una proliferazione di piattaforme, per esempio l'applicazione iPatente del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili o IT-Alert del Dipartimento della protezione civile o la stessa applicazione Immuni del Ministero della salute, che continua incredibilmente ad essere ancora in vita. Come intendete governare queste strategie eterogenee che generano confusione e disorientamento negli stessi cittadini?
  Abbiamo parlato della formazione della pubblica amministrazione e delle risorse destinate, ma nel concreto come verrà attuata la formazione dei pubblici dipendenti?
  Questa domanda poi è già stata posta da un nostro collega: il principale quotidiano economico del Paese questa mattina afferma che tra i fondi del PNRR il digitale sia fermo al 43 per cento. Potrebbe fornirci una replica?
  Della gara del Polo strategico nazionale abbiamo già parlato, avevamo già espresso anche noi delle criticità per la questione Sogei S.p.A.: vorremmo sapere se ha avuto modo di leggere la mozione di maggioranza che è stata approvata la scorsa settimana e come intenda darle seguito.
  Infine, alla Lega sta a cuore il tema del territorio e dello sviluppo dell'infrastruttura digitale in collaborazione con le regioni, in modo che il processo non sia esclusivamente centralizzato. Abbiamo più volte richiesto anche di valutare il commissariamento dell'infrastruttura digitale a livello regionale. Vorremmo capire se all'interno del bando per le aree grigie sia prevista la possibilità che le società in house delle regioni possano partecipare ai lotti, dandoli poi solo in un secondo momento in gestione agli operatori di servizi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capitanio.
  A questo punto io passerei alla replica del Ministro Colao, dandoci più o meno un obiettivo di 10-15 minuti per rispondere a tutte le domande. Prego, Ministro, a lei la parola.

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale (intervento da remoto). Grazie, presidente, cercherò di stare nei 10-15 minuti.
  Inizio con un'affermazione di carattere generale: a tutte le richieste e a tutte le sollecitazioni provenienti dal Parlamento abbiamo risposto. Dalla discussione delle varie mozioni la settimana scorsa alla mia stessa presenza qui oggi, tutto questo credo che ne sia prova. Vi è altissimo rispetto, ma anche altissimo coinvolgimento su richieste e sollecitazioni.
  Andrei in ordine di intervento. Chiedo scusa perché alcuni temi sono stati toccati più volte e quindi non li ripeterò.
  Partirei dall'onorevole Butti. Lo ringrazio per l'espressione di simpatia, che ricambio e che mi permette di essere molto diretto e franco nelle mie risposte. Per quanto riguarda le strategie rispetto ai numeri, le strategie digitali noi le abbiamo illustrate, comunicate al Parlamento e pubblicate ampiamente, ma, come ben segnalato dall'onorevole Capitanio, c'è anche da fare le cose.
  Io credo che faccia parte del ruolo del Governo riferire al Parlamento sullo stato di avanzamento delle strategie, e non solo sulla presentazione o sull'enunciazione di princìpi generali. Il mio intervento di oggi ha voluto e vuole – io sono convinto che sia la cosa giusta – riportare le strategie già illustrate allo stato di attuazione. Lo stato di attuazione (tocco qui l'argomento relativo a Il Sole 24 Ore, che è stato citato sia dall'onorevole Butti che dall'onorevole Capitanio) è inequivocabilmente e incontrovertibilmente,Pag. 19 per quanto riguarda questo Ministero, al 48 per cento delle risorse assegnate. L'articolo de Il Sole 24 Ore non si riferisce al nostro Ministero, bensì alla Missione 1, a uno studio dell'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), che, sulla base di non so quali informazioni o quali valutazioni, è arrivato a scrivere quella cosa, ma non riguarda il Ministero e le nostre attività. Di fatto, non siamo neanche citati nell'articolo, a riprova del fatto che credo ci sia stata una lettura errata del perimetro di cui parlavano.
  Vengo alla sostanza. Sul discorso delle bande e delle aree grigie, che è stato toccato da più onorevoli, innanzitutto siamo in tempo e non ci sono ritardi, perché la scadenza è il 30 giugno e lo abbiamo pubblicato il 15 gennaio.
  Vorrei rassicurare anche l'onorevole Mollicone sul fatto che tutti i tempi richiesti dalle approvazioni europee sono calcolati nei processi per arrivare alle scadenze del PNRR, e in particolare per questo abbiamo anche già la comfort letter europea e avremo l'autorizzazione a giorni.
  Non corrisponde alla verità o quantomeno ai fatti che noi conosciamo che tale coinvolgimento europeo – che è rilevante, quindi è giusto che ce lo ricordiate – ci farà slittare. Su questo posso rassicurare che tutto quel che parte, parte con l'approvazione europea.
  L'intervento che riguarda le aree grigie a cui ha fatto riferimento l'onorevole Butti ha proprio lo scopo che lui ci ricordava, ovvero favorire la massima partecipazione alle gare. Da qui nel bando che scrive Infratel (perché noi non siamo gli appaltanti), tutti in accordo ci siamo accorti che c'era stata un'interpretazione restrittiva delle condizioni di qualificazione che non avrebbe permesso la partecipazione di diversi soggetti – rispondendo alla domanda posta dall'onorevole Capitanio sulla partecipazione dei soggetti minori come dimensione –, e credo che siamo intervenuti a una velocità quasi sorprendente, perché lunedì per sabato avevamo già rettificato, in coerenza anche con l'approccio del codice dei contratti pubblici, eccetera. Credo sia stato un intervento che ha addirittura dimostrato proprio la coerenza tra quello che noi facciamo e la strategia che avevamo illustrato.
  Sulle isole minori Infratel è stato citato da diversi interventi. Onorevole Butti, il bando delle isole minori, che non è un bando che abbiamo gestito noi (questo non vuole dire che io non voglia comunque spiegare perché i colleghi di Infratel hanno avuto difficoltà), è andato deserto perché le richieste di garanzie e le penali erano state commisurate all'intero ammontare, e quel particolare intervento ha il dettaglio che i cavi vengono portati da navi, perché è ovvio che per metterlo in mare il cavo deve stare sulla nave. Tuttavia, queste navi sono poche in Europa, sono altamente prenotate e quindi non si può fare un bando per le isole minori con le stesse regole del resto, perché ovviamente la pianificazione dell'intervento è molto difficile.
  Ci siamo messi a disposizione per lavorare con Infratel e con il MiSE per correggerlo, ma è una correzione francamente abbastanza piccola e comunque si trattava anche di un ammontare molto piccolo. Non sta a me fare difese di ufficio di Infratel, ma francamente non credo che stiamo parlando di cose fuori controllo.
  Passando al Cloud Act, grazie all'onorevole Butti e a tutti coloro che hanno posto domande. Mi sembra che l'onorevole Liuzzi ci abbia dato atto che nella politica del cloud abbiamo citato questo problema. È chiaro che, onorevole Butti, non per i francesi o i tedeschi, ma per tutti gli europei FISA 702 e soprattutto il Cloud Act sono elementi che dobbiamo considerare nel disegnare le nostre policy.
  Le nostre policy, come l'onorevole Liuzzi ha ricordato, sono disegnate per far sì che i dati strategici e i dati critici siano protetti rispetto a una possibile interferenza dovuta al Cloud Act. Le posso garantire che questa è una cosa che abbiamo messo nella policy e che sta in tutti i requisiti dell'Agenzia attraverso l'adozione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, e noi, come Governo, nell'esercizio del golden power chiaramente siamo sensibili a questa normativa americana. Le cosiddette interferenze che la preoccupano e che giustamente,Pag. 20 onorevole, possono preoccupare tutti, a prescindere dal fatto che il Cloud Act sia stato invocato poche volte nella storia recente, sono cose da cui dal punto di vista tecnico e ingegneristico dobbiamo garantire di essere protetti.
  Il ruolo di Sogei S.p.A. rimane, onorevole Butti. Sogei S.p.A. è il partner tecnologico, assieme a Leonardo, di Telecom e CDP (CDP è più un partner finanziario); continua, come ho detto nel mio discorso, a lavorare per le convenzioni in essere. Il consorzio che è stato prescelto come proposta, ma che non è assegnatario, ha al suo interno delle competenze tecniche che permetteranno loro di scegliere le migliori tecnologie necessarie per ogni tipo di servizio cloud, nel rispetto di quei parametri di sicurezza e di protezione anche da possibili interferenze legislative esterne che abbiamo messo nella policy. Da questo punto di vista credo di poter rassicurare anche su tale argomento.
  In ultima battuta vorrei anche dire all'onorevole Butti che conosco abbastanza bene le strategie e le decisioni francesi e tedesche, a cui non solo siamo allineati, ma rispetto a cui forse siamo addirittura più avanzati – non fosse altro perché l'abbiamo fatta per ultima rispetto a loro –; e con le stesse considerazioni a me non risulta che nessuno abbia fatto scelte diverse dalle nostre, anzi guardano alle nostre come scelte di sofisticatezza nella protezione dei dati, ma anche di apertura alle migliori tecnologie, perché poi noi dobbiamo fornirle alle pubbliche amministrazioni.
  Onorevole Mollicone, non credo di aver usato toni trionfalistici; credo tuttavia che tutti noi dobbiamo essere fattuali, dandole un po' la stessa risposta che ho dato all'onorevole Butti. Siamo un Paese che ha chiaramente delle vulnerabilità o delle deficienze, ma ci sono aree dove francamente andiamo bene: dobbiamo cominciare a chiamare quelle aree con chiarezza e anche con un po' di orgoglio.
  I comuni italiani attraverso le identità digitali, i servizi digitali, eccetera, stanno dando servizi migliori. Abbiamo ottimi servizi dell'INPS e ottimi servizi di accesso ad applicazioni centrali. Quando le abbiamo, credo faccia parte del mio ruolo andare a dire che quando l'Italia lavora bene e quando abbiamo quasi la metà della popolazione italiana che ha un'identità digitale, questo è un grande risultato. Non siamo un piccolo Paese, siamo un Paese di 60 milioni di abitanti. Questo non vuol dire essere trionfalisti, bensì dire che abbiamo uno stimolo in più a continuare.
  Mi spiace che il mio tono sia stato interpretato come trionfalistico: non lo era, corrispondeva piuttosto alla volontà di dare atto, dare credito alle tante persone che lavorano nella pubblica amministrazione. Guardate il green pass o l'app IO che è stata citata alla fine: ci sono tanti servizi alla cui digitalizzazione tante persone lavorano e questo dobbiamo riconoscerlo.
  Per quanto riguarda l'indice DESI, esso è una metodologia standard, non c'è alcun lavoro speciale fatto per noi (vorrei rassicurarla, onorevole, che l'ho analizzato molto bene); addirittura penalizza l'Italia, perché non tiene conto di cose come l'identità digitale, poiché tiene più in conto lo shopping online o l'aver utilizzato certi servizi commerciali, che possiamo discutere se è veramente un progresso digitale del Paese. Quello che vorrei richiamare è che non scappiamo dal confronto con gli altri Paesi, perché non vogliamo scappare dal confronto, che c'è stato un piccolo miglioramento e che quest'anno noi vogliamo che ce ne sia uno più forte. Lo citavo come obbligo a migliorare.
  Sul discorso delle isole minori ho già risposto. Sul cloud nazionale le confermo che noi vogliamo dare alle pubbliche amministrazioni e in generale all'Italia la maggiore apertura a tutte le tecnologie, quindi siamo assolutamente sostenitori di GAIA-X. La policy per i dati ordinari e per i dati critici, quando gestiti con crittografia nazionale, è assolutamente aperta a ogni forma di interscambio ed è interesse del Paese, e di tutti i Paesi europei, far sì che GAIA-X permetta la nascita di un'industria di cloud europeo. Non è un'alternativa: noi vogliamo sia un'industria nazionale forte sia la partecipazione al rafforzamento del progetto europeo. Credo che il nostro lavoro, congiunto con il Parlamento e il Governo,Pag. 21 sia di sostenere esattamente entrambe le cose.
  Per quanto riguarda se siano previsti criteri di sicurezza della rete, ovviamente sì, perché l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale non qualificherebbe come operatore nessuno che non abbia questi requisiti; addirittura ci siamo posti domande anche sulla sicurezza degli elementi passivi della rete.
  In ultima analisi, vorrei rassicurarla che non abbiamo recepito, e così io personalmente, in maniera acritica gli input degli uffici, ma anzi abbiamo rivisto in modo molto puntuale punto per punto lo stato di attuazione delle cose. Come ho detto, siamo in linea con tutte le scadenze previste e anche già abbastanza con quelle per il 2022, con forse un po' di pressione sul tema del 5G su cui vi devo parlare.
  Onorevole Bruno Bossio, sul modello posso parlare di quello che stiamo facendo oggi. Sicuramente ci sono stati tanti cambi di modello, ma credo che quello che lei sottolinei con il suo esempio calabrese (che mi sta particolarmente a cuore, perché il 50 per cento di me è pure calabrese) è che probabilmente quello che dev'essere rivisto e ripensato è il modello di stimolo alla domanda.
  Credo ci sia stata una domanda anche da parte dell'onorevole Liuzzi sui voucher. Lì è chiaro che i voucher non hanno funzionato bene, per una serie di motivi. Vi ricordo che i voucher sono un'attività del MiSE, quindi sto parlando di qualche cosa che non è nostra strettamente parlando, ma questo non ha un enorme rilievo. Siamo in contatto con loro, c'è un procedimento di ridisegno dei voucher che in questo momento sono sottoposti all'attenzione europea, perché di nuovo bisogna ottenere l'approvazione del regime di aiuto. Io credo che quella sarà la vera cosa, perché come sempre bisogna lavorare sulla domanda e sull'offerta, e siccome quando non c'è la rete non c'è la domanda, poi quando c'è la rete, qualche volta la domanda sembra non essere stimolata: quello è il tema importante.
  Inoltre, io sono convinto che il modello a incentivo che noi stiamo utilizzando per le aree grigie sia un modello più facile (uso una parola non tecnica) anche per gli operatori, perché possono fare molto bene i calcoli rispetto al potenziale di una specifica area. Il modello richiede l'ampia partecipazione a cui mi riferivo prima nella risposta all'onorevole Butti e chiaramente richiede che poi i tempi vengano rispettati.
  Qui vorrei toccare anche il punto delle penali. Una cosa, onorevole Bruno Bossio, che non ha funzionato nel passato, ed erano aree bianche, è stato il rispetto della tempistica. Come avrete visto, nella nostra proposta abbiamo messo delle penali e un sistema di recupero dei tempi delle penali e di penalizzazione anche oltre la fine della gara proprio per cercare di evitare che questo si ripeta. Siamo consci di quello che lei sottolinea; è solo per dire che fondamentalmente siamo d'accordo con lei, ma stiamo cercando di trovare la soluzione a questi due problemi.
  Sulle competenze digitali il punto sui risultati che lei fa è molto giusto. Lo inseriremo, come quello sui voucher, nel lavoro del Comitato interministeriale che noi coordiniamo, perché entrambi hanno un aspetto di misurazione di impatto molto importante e in particolare credo che quello dei voucher debba essere rendicontato al Parlamento. Prendo questa occasione per dire che su vostro stimolo metteremo questi due temi nell'agenda del Comitato.
  L'onorevole Mollicone ha toccato lo spazio, su cui vorrei rassicurarlo. L'ESA, l'Agenzia spaziale europea, lavora al ritorno geografico da sempre. La sua preoccupazione, di dire che il PNRR italiano serve a rafforzare le aziende non italiane, non funziona assolutamente con l'ESA.
  Vorrei anche rassicurarla che è un progetto che comunque vedrà impiegate molte risorse dell'ASI e che sia dal punto di vista umano che dal punto di vista tecnologico mette l'Italia sia sul fronte ASI che sul fronte ESA in una posizione forte nel segmento, quello dell'osservazione della Terra, che è più a sviluppo atteso e già oggi si sta sviluppando in maniera importante, quasi del 20-25 per cento all'anno. Dal punto di vista industriale siamo tutelati; dal punto di vista umano e delle competenze, che Pag. 22interessa molto anche me, credo quindi che abbiamo scelto un formato che ci permette di giocare su due campi in maniera molto importante.
  Sull'artificial intelligence sono d'accordo con lei. Personalmente ho già detto varie volte che credo bisogna tutelare i cittadini, ma anche spronare gli imprenditori italiani in quell'area. Come ho detto, abbiamo 24 campi e abbiamo deciso con gli altri due Ministri che cominceremo a stimolarli: io lo posso fare per la parte di mia competenza, che è quella della pubblica amministrazione, il MiSE sicuramente si occuperà più della parte delle imprese italiane e il MUR (Ministero dell'università e della ricerca) della parte della ricerca. Credo che anche questo sia un buon risultato, perché abbiamo sbloccato in tre mesi una policy che era ferma da anni.
  Onorevole Mollicone, concludo dicendo che lei ha parlato di totale fallimento. Io rispetto i giudizi di tutti, però le scadenze e la quantità di risorse impegnate che ho illustrato oggi – lungi dal farmi essere trionfalistico – non credo che possano chiamarsi un totale fallimento.
  L'onorevole Giuliodori ha fatto di nuovo sul cloud diversi commenti. A qualcuno di questi non so neanche rispondere: ha citato il Poligrafico, ma io non so rispondere su quel tema.
  Lei parla di vittoria della cordata Telecom-CDP-Leonardo-Sogei S.p.A.: io non la vedo così, perché la gara non è ancora partita, parte adesso. Ricordiamoci che i PPP (partenariato pubblico-privato) prevedono la presentazione di un progetto e il nostro lavoro, a prescindere dalle vicende individuali dei proponenti – lei e l'onorevole Butti avete fatto riferimento alle condizioni di un operatore rispetto all'altro –, è la scelta del progetto migliore, il più solido da tutti i punti di vista, inclusi quelli della sovranità rispetto alle leggi straniere, Cloud Act eccetera, che ci convince di più dal punto di vista tecnico. Adesso lo metteremo a gara e vedremo chi vincerà. Io non me la sento di parlare di vittoria e credo che dobbiamo anche lasciare che la gara faccia il suo corso.
  Ricordo anche a tutti (rispondo soprattutto all'onorevole Giuliodori) che questa è una concessione e noi come Stato avremo il ruolo di controllo. Quanto alla preoccupazione che poi vengano utilizzate tecnologie maligne o con secondi fini o che i metadati possano essere utilizzati diversamente: è una concessione, c'è un sistema di governo, non è una cosa che viene fatta e poi ce la dimentichiamo, ma ci sono delle leggi, c'è un'Agenzia della cybersicurezza nazionale e c'è il Cyberperimetro. Nulla di ciò che avverrà nel PSN potrà essere diverso da quello che il Parlamento vorrà e ora il Governo implementerà.
  Io credo che questo tema sia stato un po' «emozionalizzato», ma vorrei rassicurare che il disegno, non chi lo vincerà, è un disegno che tutela e salvaguarda molto. Mi sembra che questo sia stato anche recepito nella mozione parlamentare che è stata condivisa dal Governo ed è passata.
  Onorevole Nobili, credo che su alcune cose la vediamo allo stesso modo. Il tema della posa e della realizzazione dell'infrastruttura è un tema importantissimo. Noi possiamo lavorare in tre maniere (rispondo anche un po' alla preoccupazione dell'onorevole Liuzzi sul lavoro): mettere molto più punteggio o chiedere a Infratel di mettere punteggi sulla dimensione umana, sui contratti, sulla formazione e sulle persone che verranno utilizzate, in modo tale da dare un incentivo ad anticipare i tempi; mettere le penali sulla mancata realizzazione; il silenzio assenso che è stato citato e l'aiuto che poi si dà nella realizzazione.
  Qui c'è un tema che io voglio citare, perché l'ANCI e i comuni avranno un ruolo importante. Il silenzio assenso funzionerà o non funzionerà se verrà utilizzato, e servirà se poi non verrà osteggiato in qualche maniera. L'ANCI ha sicuramente un ruolo importante, così come lo hanno i comuni, nella realizzazione, a parte il tema delle persone.
  Il tema del Mobility as a Service è un tema importantissimo, che sta a cuore a Cingolani e che sta molto a cuore a Giovannini. Noi siamo contenti di aver fatto assieme questa piccola cosa. Anche questa è stata una notizia errata riportata da Il Pag. 23Sole 24 Ore, che aveva detto che la gara era andata deserta: hanno risposto 13 su 14 città metropolitane. Io sono anzi molto contento che la totalità sostanzialmente dell'Italia pensi a come ristrutturare la mobilità. È un progetto molto interessante e dovremmo cercare (l'ANCI avrà anche qui un ruolo importante) di non andare a inventare regole diverse in 13 posti su 14. Ad ogni modo, è piccolo progetto che ha un'enorme potenzialità, che poi dovremo tradurre in provvedimenti futuri.
  Sulla crittografia nazionale, di nuovo l'onorevole Nobili ha assolutamente ragione. Come dicevo, la politica del cloud ha proprio lo scopo di andare a preservare la sovranità nelle aree più importanti e in quelle che poi ci permettono di utilizzare le tecnologie più disponibili, più facili e migliori all'estero ma in completa sicurezza. Sono assolutamente d'accordo.
  Passando al 5G, l'onorevole Liuzzi ne ha parlato e una serie di cose che ha detto le ho già commentate. La forza lavoro è importantissima, sulle imprese riferiremo al Parlamento, cercheremo di aiutarle e con gli altri ministri stiamo creando sistemi di incentivi eccetera, ma in ultima analisi sono loro che devono assumere persone e formarle.
  Abbiamo alcune iniziative interessantissime. Stiamo pensando anche a come utilizzare per esempio i detenuti nel periodo in cui possono lavorare esternamente, che penso sia un progetto bellissimo, in cui di nuovo potremo fare qualcosa di diverso ma di molto utile.
  Il 5G è difficile. Onorevole, il problema del 5G è il tema degli aiuti di mercato: è l'intervento in un'area che dovrebbe essere riservata al mercato. Proprio in queste ore noi stiamo formulando il disegno della proposta da notificare all'Europa e dobbiamo percorrere un cammino molto stretto tra voler fare certe cose ma non poterne fare altre, perché altrimenti interverremmo in un mercato che è ancora competitivo.
  Credo che la nostra grande attenzione sull'area 5G andrà alle aree più sfortunate, quelle che già oggi hanno meno banda e meno possibilità di avere un servizio ad alta prestazione e che non lo avranno neanche nel 2026. Cercheremo di trovare un po' la quadra tra i servizi di mercato e i servizi individuali.
  Sui voucher ho già risposto. Sicuramente non hanno funzionato, ma ribadisco, prendo l'impegno di portare il tema al Comitato interministeriale e di chiedere a Infratel e al MiSE di condividere il processo, come già stiamo facendo, e di condividere anche i tempi di risposta.
  Infine, onorevole Capitanio, la ringrazio per le critiche propositive, che ci aspettiamo di più e che corrispondono a quanto voglio sentirmi dire anch'io. Condivido con lei che dobbiamo continuare a mantenere questo ritmo e fare di più.
  La ringrazio anche per aver riconosciuto che l'app IO è un successo. Credo che, oltre al green pass, ci siano un sacco di cose che ormai vengono fatte attraverso di essa.
  In merito agli ulteriori chiarimenti che ha chiesto, la creazione delle risorse, le famose 300 persone, non ha niente a che fare con l'AgiD (Agenzia per l'Italia digitale) ed è esattamente anche la risposta alla seconda domanda: sono persone che verranno dislocate in 7 centri sul territorio per aiutare i comuni e le amministrazioni che non sono in grado di far partire da soli i processi di digitalizzazione. È esattamente la risposta alla sua seconda domanda: queste sono persone del Ministero che non hanno niente a che vedere con l'AgID e che aiuteranno il roll out dei programmi. Ne abbiamo già assunte diverse decine e quindi siamo in linea con la tempistica che permette a marzo o ad aprile di far partire gli avvisi.
  La newco è un'altra cosa che, strettamente parlando, non c'entra con il Ministero. Tutta questa grande attività di digitalizzazione si basa oggi molto su Sogei S.p.A., che ha una capacità limitata, per via di certe regole, di lavorare per tutti. Proprio in queste ore stiamo elaborando, come era previsto dal PNRR, una proposta per sviluppare una seconda società di informatica che possa lavorare per le parti centrali e definire gli interventi necessari. Non ha niente a che vedere con l'AgID che, invece, è un'agenzia di regolazione.Pag. 24
  Per quanto riguarda il suo commento sulla proliferazione delle iniziative, la ringrazio, nel senso che da una parte è ovvio con uno non vorrebbe che ci fosse proliferazione delle iniziative, ma dall'altra dateci tempo e arriveremo progressivamente ad armonizzarle tutte. La Piattaforma digitale nazionale dati è esattamente quello che servirà per creare l'interoperabilità, per cui ogni Ministero e ogni ente non debbano replicare le proprie applicazioni. Di nuovo, è qualche cosa che teniamo d'occhio; stiamo andando per gradi. Chiaramente le cose più importanti, più grosse e con i volumi maggiori sono le prime su cui andiamo. Non le posso promettere che non ci saranno iniziative non coordinate, ma nel tempo saranno tutte sempre più sotto la forma tipo green pass di attributo digitale che poi passa da un'amministrazione all'altra, ma ci vuole questo blocco centrale che lo permetta.
  Infine, sulla formazione, questa è una domanda per il Ministro Brunetta, francamente, perché queste sono risorse dove lui sta svolgendo un eccellente lavoro. È una domanda per lui.
  Alla domanda se possano partecipare anche piccole società regionali ai vari lotti, la risposta è ovviamente sì e, come avevo detto prima, la nostra preoccupazione è permettere la più ampia partecipazione in qualunque conformazione a tutti quelli che ne hanno le qualifiche.
  Spero di aver rispettato i tempi.

  PRESIDENTE. Ministro, no, che lei abbia rispettato i tempi non posso dirglielo, perché direi una cosa inesatta; però la ringrazio moltissimo per la completezza delle risposte che ci ha voluto dare. Questa analisi e queste risposte meritavano obiettivamente di non essere interrotte.
  La ringraziamo ancora e dichiaro conclusa l'audizione. Buon lavoro.

  La seduta termina alle 14.20.