XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Resoconto stenografico



Seduta n. 72 di Martedì 11 gennaio 2022

INDICE

Comunicazioni:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente di ACRI, dottor Francesco Profumo:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 3 
Ruocco Carla , Presidente ... 10 
Ferrazzi Andrea  ... 10 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 10 
Ferrazzi Andrea  ... 10 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 10 
Righetti Giorgio , Direttore generale di ACRI ... 10 
Ruocco Carla , Presidente ... 10 
Righetti Giorgio , Direttore generale di ACRI ... 10 
Ruocco Carla , Presidente ... 10 
Perosino Marco  ... 10 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 11 
Ruocco Carla , Presidente ... 12 
Castiello Francesco  ... 12 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 12 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
Martino Antonio (FI)  ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
Lannutti Elio  ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
Laus Mauro Antonio Donato  ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 14 
Buompane Giuseppe (M5S)  ... 14 
Ruocco Carla , Presidente ... 14 
De Bertoldi Andrea  ... 14 
Ruocco Carla , Presidente ... 15 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 15 
Laus Mauro Antonio Donato  ... 16 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 16 
Ruocco Carla , Presidente ... 18 
Profumo Francesco , Presidente di ACRI ... 18 
Ruocco Carla , Presidente ... 18 

(La seduta, sospesa alle 12, riprende alle 12.15) ... 18 

Comunicazioni:
Ruocco Carla , Presidente ... 18 

Audizione del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, professor Nicola Mattoscio:
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 18 
Ruocco Carla , Presidente ... 25 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 25 
Ruocco Carla , Presidente ... 25 
Lannutti Elio  ... 25 
Ruocco Carla , Presidente ... 26 
De Bertoldi Andrea  ... 26 
Ruocco Carla , Presidente ... 27 
Laus Mauro Antonio Donato  ... 27 
Ruocco Carla , Presidente ... 29 
Martino Antonio (FI)  ... 29 
Ruocco Carla , Presidente ... 29 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 29 
De Bertoldi Andrea  ... 30 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 30 
Ruocco Carla , Presidente ... 33 
Lannutti Elio  ... 33 
Ruocco Carla , Presidente ... 33 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 33 
Lannutti Elio  ... 34 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 34 
Lannutti Elio  ... 34 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 34 
Ruocco Carla , Presidente ... 34 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 34 
Ruocco Carla , Presidente ... 34 
De Bertoldi Andrea  ... 34 
Mattoscio Nicola , Presidente della Fondazione Pescarabruzzo ... 34 
Ruocco Carla , Presidente ... 34 

Allegato 1: Documentazione libera consegnata dal Presidente di ACRI, Francesco Profumo ... 35 

Allegato 2: Documentazione libera consegnata dal Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio ... 36

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta inizia alle 10,35.

Comunicazioni.

  PRESIDENTE. Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria, il foglio firme non verrà portato dall'assistente presso i banchi ma è a disposizione di fronte al banco della Presidenza.
  Comunico che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi dello scorso 21 dicembre ha convenuto sull'opportunità che la Commissione si avvalga della collaborazione, ai sensi dell'articolo 21 del Regolamento interno, in qualità di consulente, dell'avvocato Diego Cortina. L'avvocato Diego Cortina ha prestato il prescritto giuramento martedì 4 gennaio 2022, assumendo in tal modo il pieno esercizio delle funzioni di consulente della Commissione e le conseguenti responsabilità.
  Comunico altresì che l'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi dello scorso 21 dicembre 2021, ha convenuto sull'opportunità di conferire all'avvocato Diego Cortina l'incarico di collaborazione con il personale addetto al sistema di segnalazione dei disservizi bancari, entrato in servizio lo scorso 18 novembre 2021, con lo specifico compito di esaminare le questioni legali connesse alla trattazione delle segnalazioni, in collaborazione con la Guardia di finanza.
  Comunico che il dottor Francesco Profumo, presidente di ACRI, in vista dell'odierna audizione, ha trasmesso della documentazione alla Commissione. La documentazione, in regime libero, è oggi in distribuzione ed è stata già trasmessa per e-mail ai commissari.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Francesco Profumo, presidente di ACRI, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di ACRI, il dottor Francesco Profumo.
  La Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha avviato un'attività di studio sull'assetto organizzativo e gestionale delle fondazioni bancarie, anche al fine di formulare le proposte di carattere legislativo più idonee a garantire la tutela del risparmio come previsto dalla Costituzione.
  La Commissione è onorata di avviare l'attività di studio con un contributo dell'Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Spa (ACRI). Oggi è presente il Presidente di ACRI, dottor Francesco Profumo, accompagnato dal direttore generale, dottor Giorgio Righetti, che ringrazio per essere qui presenti.
  Invito il dottor Profumo a svolgere la sua relazione in un tempo massimo di 30 minuti in modo tale da lasciare spazio al dibattito, con possibilità da parte dei commissari di formulare domande e osservazioni. Prego, dottor Profumo.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Buongiorno a tutti voi, grazie per Pag. 4l'invito e, se me lo permettete, vi formulo i miei auguri di buon anno. Speriamo che sia un anno di serenità, ma anche di salute in questo momento così complesso.
  Come anticipava la presidente, noi abbiamo prodotto una relazione il cui obiettivo è di trasmettervi elementi conoscitivi sul mondo delle fondazioni, sia per avere una base per la discussione, ma anche per voi, in modo tale che ci siano questi elementi in una forma scritta e ordinata e che vi consentono di avere anche quell'elemento storico di continuità, che è un elemento centrale nello sviluppo delle fondazioni. Io seguirei la traccia della relazione, ma, se ci sono elementi non chiari, possiamo anche interromperci e poi riprendere la discussione come meglio credete.
  Le fondazioni di origine bancaria sono soggetti di diritto privato dotati di piena autonomia statutaria e gestionale, che hanno come missione, come dispone l'articolo 2, comma 1 del decreto legislativo del 17 maggio 1999, n. 153, quella del perseguimento di scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Sono disciplinate dalla legge Ciampi, legge delega n. 461/1998, e dal decreto attuativo n. 153/1999, nonché dalle norme del codice civile di cui agli articoli 12 e seguenti, in quanto compatibili.
  Le disposizioni normative che hanno passato anche il vaglio di legittimità da parte della Corte costituzionale nella sentenza n. 301 del 2003 mantengono tutta la loro attualità grazie a una articolazione per princìpi che consente di seguire e adeguare gli interventi all'evoluzione delle fondazioni.
  In questo contesto si innesta il protocollo di intesa ACRI-MEF del 22 aprile 2015 che, facendo leva sulla flessibilità della legge, ha reso possibile introdurre molte disposizioni che sviluppando e specificando i princìpi già enunciati dal decreto legislativo n. 153/1999, hanno un contenuto innovativo.
  Dopo l'intervento della Corte costituzionale con la sentenza n. 300 del 2003 non sono più in discussione né il loro ruolo istituzionale né la loro natura giuridica di soggetti privati no-profit. Infatti, la Corte le ha collocate fra i soggetti dell'organizzazione delle libertà sociali.
  La vigilanza di legittimità sulle fondazioni è attribuita al Ministero dell'economia e delle finanze che presenta annualmente al Parlamento entro il 30 giugno una relazione circa l'attività svolta dalle fondazioni nell'anno precedente.
  Attraverso l'investimento dei patrimoni di cui dispongono generano proventi che vengono messi a esclusiva disposizione delle comunità e del Paese. Oggi in Italia ci sono 86 fondazioni di origine bancaria, differenti per dimensione patrimoniale e operatività territoriale, di cui 83 sono associate ad ACRI, che le rappresenta collettivamente e ne promuove l'azione individuale e di sistema.
  Dal loro avvio, a seguito della legge Amato – legge delega n. 218 del 30 luglio 1990 – e dei relativi decreti applicativi, ad oggi le risorse a fondo perduto messe complessivamente a disposizione dalle 86 fondazioni sono state di circa 26 miliardi di euro.
  A queste risorse vanno aggiunte quelle che le fondazioni, grazie alla loro autorevolezza e credibilità, sono capaci di mobilitare nelle progettualità da esse promosse, generando un effetto moltiplicativo che aumenta la portata economica degli interventi e conseguentemente il loro impatto sulle comunità.
  In genere possiamo dire che per ogni euro erogato dalle fondazioni ci sono altri due euro che vengono messi in gioco da altri soggetti, e quindi complessivamente possiamo parlare di una leva 3, che è un numero particolarmente interessante.
  I beneficiari di queste risorse sono i cittadini, per il tramite delle organizzazioni del terzo settore, degli enti locali, delle istituzioni scolastiche, delle università e dei centri di ricerca.
  Una valutazione di tipo generale ci consente di dire che circa il 70 per cento delle risorse erogate passano al terzo settore o direttamente o in forma indiretta attraverso gli enti territoriali. Tuttavia, il valore delle fondazioni non è solo nella quantità delle risorse messe a disposizione, ma anche nella qualità della spesa.Pag. 5
  Le fondazioni, grazie alla loro natura privatistica, sono in grado di sperimentare e innovare, di cogliere i bisogni grazie alla loro prossimità con i territori, di intervenire con estrema rapidità ed efficienza e di adattare gli interventi al mutare dei contesti.
  Valgano come esempi la rapidità con cui le fondazioni sono intervenute nella crisi generata dalla pandemia da COVID-19, poiché in pochi mesi hanno messo a disposizione oltre 130 milioni di euro tra risorse proprie e raccolte fondi private sui territori e l'avvio di azioni a sostegno degli enti locali per rafforzare le competenze progettuali e facilitare così l'accesso alle risorse del PNRR. Sinora ai primi programmi attivati dalle fondazioni sono stati allocati contributi per circa 25 milioni di euro.
  Grazie alla loro azione, le fondazioni rappresentano un cardine fondamentale per l'attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale sancito dall'articolo 118 della nostra Costituzione. Senza la presenza delle fondazioni quel principio troverebbe meno applicazione.
  Abbiamo preso come anno di riferimento il 2020, perché per il 2021 non abbiamo ancora i bilanci approvati, quindi ci è sembrato corretto partire da numeri consolidati.
  Ecco i risultati della gestione del 2020. Nel 2020 l'insieme delle 86 fondazioni ha generato un avanzo di gestione complessivo di circa un miliardo, un miliardo e 50 milioni. Tale risultato è frutto di tre fondamentali componenti: i rendimenti dell'investimento del patrimonio, gli oneri di gestione e gli altri oneri, imposte, oneri straordinari e accantonamenti a fondi rischi.
  Con riferimento ai rendimenti, il loro ammontare complessivo è stato pari a un miliardo 421 milioni di euro, il 3,6 per cento del patrimonio netto e il 3,1 per cento sul totale dell'attivo. Questi risultati sono particolarmente significativi se si tiene presente la situazione di crisi globale del sistema economico-finanziario che ha penalizzato i mercati e i relativi rendimenti, oltre alla mancata distribuzione di dividendi da parte del sistema bancario a causa delle indicazioni della BCE. Credo che questo lo ricordiate.
  Ciò denota una particolare attenzione nella politica degli investimenti da parte delle Fondazioni, che è ispirata da obiettivi di rendimento tali da consentire un'adeguata remunerazione del capitale, contenendo i rischi attraverso la diversificazione e l'esclusione di operazioni speculative ad elevato grado di aleatorietà.
  Gli oneri operativi, al netto di accantonamenti, sono stati pari a 207,4 milioni di euro. Il numero complessivo del personale delle Fondazioni è di circa 1000 unità con una media di 11,6 addetti per singola fondazione.
  Se si considera che nel 2020 ogni Fondazione ha erogato mediamente contributi per circa 11 milioni di euro, si può senza dubbio sostenere che le strutture delle Fondazioni sono sostanzialmente snelle e dimensionate su livelli di efficienza e di attenzione alla spesa.
  Per quanto riguarda l'aspetto tributario, va osservato che dai bilanci non si evince l'effettivo carico fiscale sostenuto dalle Fondazioni, poiché la normativa contabile impone di iscrivere in bilancio i proventi al netto delle imposte trattenute a titolo sostitutivo.
  Nel 2020 le imposte a bilancio ammontano a oltre 117 milioni di euro, rappresentando il primo anno in cui si registra una loro contrazione dopo aver assistito ad una continua crescita dal 2011, anno in cui erano 22,5 milioni di euro fino a 412 milioni di euro nel 2019.
  Inoltre, se al dato di bilancio sommiamo anche le imposte che le Fondazioni scontano alla fonte, emerge che nel 2020 l'effettivo carico fiscale ha toccato la cifra di circa 257 milioni di euro derivante in particolare per 127,3 milioni da imposte sostitutive e differite sui redditi degli investimenti finanziari, per 96 milioni dall'Ires, per 12,3 milioni per imposte di bollo, per 4,6 milioni dall'IMU e per 2,4 milioni dall'IRAP, limitandoci alle tipologie principali.
  L'avanzo di gestione 2020, pari a 1.050 milioni di euro, è stato destinato prevalentemente alle seguenti finalità: accantonamenti a patrimonio per 323 milioni di euro Pag. 6e attività istituzionali correnti e future per 740 milioni di euro. Delle risorse destinate a riserve patrimoniali 212,6 milioni di euro sono relative a riserve previste per legge, mentre i restanti 110,4 milioni di euro sono riserve discrezionali a tutela dell'integrità del patrimonio.
  La decisione di destinare risorse al rafforzamento patrimoniale delle Fondazioni dimostra una forte visione di lungo periodo degli organi, consapevoli della necessità di garantire la redditività e quindi l'attività erogativa degli esercizi futuri.
  A ciò si aggiungono i cosiddetti «fondi di stabilizzazione» dell'attività istituzionale che consentono di cumulare risorse negli esercizi con risultati positivi da utilizzare nei momenti di maggiore difficoltà al fine di limitare l'erraticità dell'erogazione del tempo. Per esempio, nell'anno in cui non c'è stata la distribuzione dei dividendi, alcune Fondazioni hanno fatto ricorso a questi fondi di stabilizzazione.
  Dovete tener presente che la domanda è una domanda in molti casi di tipo continuativa e quindi abbiamo necessità di evitare che ci siano transitori troppo bruschi che potrebbero mettere in crisi le realtà dei nostri territori.
  La prudente gestione delle Fondazioni ha consentito nel tempo di cumulare significative risorse ai fondi di stabilizzazione, che a fine 2020 ammontavano complessivamente a circa 2 miliardi di euro, rappresentando circa due anni in termini di erogazioni. Quindi c'è lungimiranza, dal punto di vista delle Fondazioni.
  Per quanto riguarda il patrimonio, le Fondazioni gestiscono il loro patrimonio secondo le logiche proprie dell'investitore istituzionale e lo impiegano secondo princìpi di diversificazione con l'obiettivo di perseguire una stabilità dei rendimenti e un contenimento del rischio.
  Il patrimonio delle Fondazioni a fine 2020, a valori contabili, è pari a 39.18 milioni di euro, mentre il totale dell'attivo patrimoniale ammonta a 46.150 milioni di euro.
  L'attivo patrimoniale è investito per oltre il 52 per cento in strumenti finanziari diversificati, per il 23 per cento in partecipazioni nelle banche conferitarie (cioè gli istituti da cui, con la cosiddetta legge Amato del 1990 ha preso avvio il processo da cui le fondazioni sono nate), per il 15 per cento in altre partecipazioni, per il 5 per cento in attività liquide e per meno del 4 per cento in immobili. La restante parte dell'attivo patrimoniale è costituito da altre immobilizzazioni materiali e immateriali e da crediti.
  Se si considera che il patrimonio delle fondazioni all'atto della loro costituzione era costituito esclusivamente dalle partecipazioni delle banche conferitarie, il processo di diversificazione è stato particolarmente significativo, passando dal 100 per cento di allora al 23 per cento di oggi.
  A fine 2020, dell'insieme delle 86 fondazioni, 36 non detengono più partecipazioni dirette nelle rispettive banche conferitarie, altre 36 detengono una quota di partecipazione inferiore al 5 per cento, 8 una quota tra il 5 e il 50 per cento, e solo 6 di piccola dimensione, coerentemente con la vigente normativa (D.L. n. 143 del 2003), detengono oltre il 50 per cento del capitale della banca.
  Passiamo al perseguimento della missione. Le fondazioni perseguono la missione a loro affidata dal legislatore attraverso due strumenti che sono tra di loro complementari: l'attività erogativa e l'investimento del patrimonio. Negli anni esse hanno sviluppato una modalità di intervento in grado di utilizzare in maniera sinergica i due strumenti, facendo in modo che l'uno riesca a potenziare gli effetti dell'altro.
  Se voi siete d'accordo, a questo punto io non tratterei l'attività erogativa, perché gli elementi centrali li abbiamo già evidenziati e passerei, invece, a rispondere alle domande che voi ci avete fatto.
  Voi ci avete posto tre domande: la prima è l'indicazione alla data più recente delle banche/gruppi bancari partecipati con esplicita indicazione della quota di capitale sociale detenuta; la seconda è la descrizione dei meccanismi individuati dalle singole Fondazioni per assicurare il «periodico ricambio degli organi delle fondazioni al fine di mantenere un elevato grado di responsabilitàPag. 7 nei confronti del territorio», come da Protocollo d'intesa ACRI-MEF del 22 aprile del 2015; la terza è l'andamento negli ultimi cinque anni delle principali voci dello stato patrimoniale e del conto economico attraverso l'utilizzo di tabelle di sintesi.
  Poi naturalmente sono state allegate tutte le situazioni di bilancio di tutte le 83 Fondazioni.
  Primo punto: indicazione alla data più recente delle banche/gruppi bancari. Come messo in evidenza nella nota introduttiva, negli investimenti partecipativi delle Fondazioni assumono particolare rilievo le partecipazioni al capitale delle società bancarie conferitarie, che a livello aggregato pesano circa il 23 per cento dell'attivo patrimoniale, mentre è del 15 per cento la quota investita in altre partecipazioni, ivi inclusa Cassa depositi e prestiti, Cassa depositi e prestiti Reti, Banca d'Italia e società non finanziarie.
  In ragione della rilevanza dell'investimento in termini di importo e di numerosità delle società partecipate, di seguito ci si concentra sulle 16 società bancarie conferitarie, fornendo per ognuna di esse la quota di partecipazione al capitale sociale detenuta da ogni Fondazione alla data del 31 dicembre 2020.
  Prima di evidenziare gli assetti azionari delle predette società, appare opportuno precisare che nelle banche partecipate le fondazioni esercitano i diritti economici e amministrativi attribuiti dal codice civile agli azionisti, non fanno parte di patti di sindacato, né i loro esponenti possono essere nominati negli organi delle banche partecipate. Le fondazioni non hanno mai svolto un ruolo gestionale nelle banche di cui sono azioniste, né i componenti dei loro organi possono esercitare funzioni negli organi delle banche né in società di queste concorrenti, grazie alla presenza di rigide disposizioni statutarie e legislative che evitano l'interlocking directorate e assicurano l'autonomia e l'indipendenza delle società bancarie partecipate.
  La separazione tra fondazioni e banche trova riferimento non solo nell'attuale disciplina legislativa che dispone la totale incompatibilità tra le cariche nella fondazione e le cariche nella banca, ma anche nel protocollo d'intesa con il MEF del 22 aprile 2015, come sviluppato nell'allegato successivo.
  Nell'interpretare il ruolo di investitori le fondazioni danno rilevanza all'obiettivo di conseguire maggiori benefici economici in un orizzonte di medio-lungo periodo, secondo l'impostazione propria dell'investitore istituzionale.
  Passando all'esame della struttura delle partecipazioni delle banche conferitarie, va rilevato che l'evoluzione del processo di dismissione di tale partecipazione iniziato proprio nel 1990, anno in cui le fondazioni detenevano la totalità del pacchetto azionario delle banche partecipate, che peraltro costituiva pressoché l'unico investimento patrimoniale, ha progressivamente portato a un ridimensionamento sia del peso dell'investimento sia delle quote di partecipazione detenute.
  Dopodiché ci sono gli elementi numerici che credo possano essere utili per i vostri lavori.
  Passerei alla seconda domanda: descrizione dei meccanismi individuati dalle singole Fondazioni per assicurare il periodico ricambio degli organi delle Fondazioni al fine di mantenere un elevato grado di responsabilità nei confronti del territorio come da Protocollo d'intesa ACRI-MEF del 22 aprile 2015.
  Il Protocollo ACRI-MEF del 22 aprile 2015 costituisce, come evidenziato dalla dottrina, uno strumento originale moderno di disciplina dei rapporti tra vigilante e soggetti vigilati che si ispira ai modelli anglosassoni di soft law e di regolazione negoziata. Esso rappresenta uno sviluppo ulteriore rispetto alla prima esperienza di autoregolamentazione costituito dalla Carta delle fondazioni che fu approvata da ACRI nel 2012.
  Il Protocollo, oltre a indicare princìpi generali sull'organizzazione e sull'attività, impone alle Fondazioni obblighi e divieti puntuali cui le stesse si sono volontariamente sottoposte, dando altresì corpo ai princìpi enunciati dalla legge Ciampi, la n. 153 del 1999.Pag. 8
  Riguardo alla governance, gli articoli sono il 7 e il 10. L'articolo 7 del Protocollo individua le modalità attraverso le quali le Fondazioni assicurano il rispetto dell'articolo 4, comma 1, lettera I della legge n. 153 del 1999, richiedendo alle Fondazioni l'adeguamento degli statuti ai seguenti princìpi.
  Il punto A prevede che l'organo di amministrazione, il presidente e l'organo di controllo durano in carica per un periodo massimo di quattro anni. Tale disposizione non si applica ai mandati in corso alla data del presente Protocollo, quindi all'inizio del 2015.
  Il punto B prevede che le cariche degli organi statutari, ivi compreso il presidente, non possono essere ricoperte per più di due mandati consecutivi, indipendentemente dall'organo.
  Il punto C prevede che, ai fini della lettera B, non è computato il mandato espletato per una durata inferiore alla metà del tempo statutariamente previsto, purché per causa diversa dalle dimissioni volontarie. In ogni caso non si può escludere dal computo dei mandati complessivi più di un mandato parziale. Il soggetto che ha svolto due mandati consecutivi può essere nuovamente nominato dopo che sia trascorso un periodo almeno pari a tre anni.
  Il successivo articolo 10 individua le fattispecie concernenti le ipotesi di ineleggibilità e di incompatibilità per gli organi delle fondazioni al fine di salvaguardarne il libero e indipendente svolgimento delle funzioni degli organi, tenuto conto in particolare degli incarichi politici e dell'esigenza di assicurare una discontinuità temporale pari ad almeno un anno tra ruolo politico in precedenza ricoperto e la nomina in uno degli organi della fondazione – commi 1 e 2 – nonché degli incarichi negli organi della società bancaria conferitaria, prevedendo anche in questa ipotesi una discontinuità temporale di almeno 12 mesi – commi 3 e 4.
  Tali previsioni sono state recepite da tutte le 83 fondazioni associate ad ACRI, inserendo nei propri statuti specifiche formulazioni condivise con il MEF, secondo il percorso di seguito esplicitato e al cui rispetto provvedono sia i collegi sindacali presenti in ogni ente, ai quali gli statuti assegnano le competenze di cui all'articolo 2403 del codice civile, sia la stessa autorità di vigilanza.
  A seguito della sottoscrizione del protocollo di concerto con il MEF è stato attivato un tavolo tecnico con l'intento di dare concretezza operativa ai contenuti e pervenire alla sua implementazione.
  In relazione agli approfondimenti effettuati sono state individuate le formulazioni statutarie che l'autorità ha ritenuto idonee a dare attuazione alle previsioni degli articoli 7 e 10 – quelli di cui abbiamo parlato – del protocollo ACRI-MEF per assicurare rispettivamente il periodico ricambio degli organi e la discontinuità tra cariche interne e cariche esterne. Tutte le 83 fondazioni associate hanno recepito i testi individuati nei propri istituti.
  Vi faccio una breve sintesi di che cosa sono le formulazioni per darvi un'evidenza della chiarezza con cui sono stati trattati gli argomenti e sono riportati all'interno degli statuti delle fondazioni.
  Partiamo dalle disposizioni statutarie dirette ad assicurare il periodico ricambio degli organi, ovvero l'articolo 7 del protocollo. Le formulazioni statutarie che recepiscono i contenuti dell'articolo 7 comma 1, lettera B e C e del comma 2 del protocollo ACRI-MEF del 22 aprile 2015 sono i seguenti: i componenti degli organi di indirizzo di amministrazione e di controllo, ivi compreso il presidente della fondazione, possono esercitare nella fondazione non più di due mandati consecutivi indipendentemente dall'organo interessato (lett. B); due mandati non si considerano consecutivi qualora il secondo venga assunto dopo che sia trascorso un periodo almeno pari a tre anni dalla data di cessazione del precedente (comma 2); ai fini del computo del numero dei mandati consecutivi, si tiene conto di quello espletato per un periodo di tempo non inferiore alla metà del tempo previsto o anche di durata inferiore, se cessato per dimissioni volontarie, escluse quelle presentate a seguito di nomina in un altro organo della fondazione e, inoltre, mandati espletati per una durata inferiore Pag. 9non possono essere esclusi ai fini del computo dei mandati comprensivi per più di una volta.
  Quanto alla durata dei mandati, la generalità delle fondazioni associate ha previsto una durata massima di quattro anni, tanto per il consiglio di amministrazione quanto per il presidente, in linea con quanto disposto dalla lettera A del comma 1 del richiamato articolo 7 del Protocollo.
  Passiamo alle disposizioni statutarie in tema di discontinuità fra cariche interne ed esterne alla fondazione, ovvero l'articolo 10 del protocollo. Le norme statutarie che recepiscono le previsioni del protocollo sulle incompatibilità esterne, che si aggiungono a quelle che ogni fondazione associata ad ACRI ha inserito in applicazione della Carta delle fondazioni, sono di seguito riportate.
  Articolo 10, comma 2: non possono ricoprire la carica di componente degli organi delle fondazioni: i membri del Parlamento nazionale ed europeo o del Governo, gli assessori o i consiglieri regionali, provinciali e comunali, il presidente della provincia, il sindaco, il presidente e i componenti del consiglio circoscrizionale, il presidente e i componenti del consiglio di amministrazione dei consorzi fra enti locali, il presidente e i componenti dei consigli e delle giunte delle unioni dei comuni, i consiglieri di amministrazione e il presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all'articolo 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il presidente e i componenti degli organi delle comunità montane.
  Articolo 10, comma 3: chiunque abbia ricoperto la carica di componente degli organi della società bancaria conferitaria non può assumere cariche negli organi delle Fondazioni prima che siano trascorsi almeno dodici mesi dalla cessazione dell'incarico.
  Articolo 10, comma 4: la fondazione, nell'esercitare i diritti di azionista della società bancaria conferitaria, non può disegnare o votare candidati ovvero presentare o votare liste di candidati nelle quali sono presentati soggetti che nei 12 mesi antecedenti hanno svolto funzioni di indirizzo, amministrazione o controllo presso la fondazione.
  Tutte le associate hanno altresì previsto una discontinuità minima di 12 mesi dalla cessazione di una delle cariche di cui al predetto comma 2, prima di assumerne un'altra in un organo della fondazione.
  L'ultimo punto è l'andamento degli ultimi anni delle principali voci dello stato patrimoniale e del conto economico, naturalmente poi ci sono tutti i dettagli. Al 2020 le 86 fondazioni di origine bancaria hanno un patrimonio aggregato di circa 40 miliardi di euro che rappresenta l'86 per cento del totale dell'attivo di bilancio. L'attivo era costituito per il 5 per cento da immobilizzazioni materiali e immateriali e per circa il 95 per cento da attività finanziarie gestite secondo le logiche proprie dell'investitore istituzionale, con l'obiettivo di perseguire una stabilità dei rendimenti e un contenimento del rischio.
  Alla medesima data dal bilancio aggregato emerge che il 9 per cento del totale del passivo era costituito da fondi accantonati per lo svolgimento delle attività istituzionali, compresi i fondi di stabilizzazioni – quelli di cui abbiamo parlato prima – dell'erogazione su un orizzonte pluriennale al fine di limitare l'erraticità nel tempo. A fine 2020 le risorse accantonate erano pari a circa 4,2 miliardi di euro corrispondenti a quasi quattro annualità erogative.
  Con riferimento ai rendimenti, nel quinquennio 2016-2020 la redditività media dei patrimoni è stata pari al 4,3 per cento, al netto delle ritenute e imposte sostitutive, mentre i costi di gestione sono stati pari allo 0,62 per cento del patrimonio, corrispondenti a circa il 14,5 del totale dei proventi netti.
  Inoltre, dai bilanci emerge che nel medesimo periodo le fondazioni hanno contribuito alle entrate statali e locali, corrispondendo imposte e tasse per oltre 1,3 miliardi di euro, importo che è pari al 15,3 per cento del totale dei proventi. Tuttavia, la voce «Imposte» del conto economico approssima per difetto l'onere fiscale delle fondazioni, in quanto le disposizioni che disciplinano il loro bilancio richiedono la Pag. 10rilevazione dei proventi al netto delle ritenute alla fonte e delle imposte sostitutive.
  Se si considerano anche queste, il carico fiscale è molto più alto e nel solo 2020 è risultato pari a 257 milioni di euro, rispetto ai 117 milioni di euro evidenziati nel bilancio, perché è solo parziale quello che viene evidenziato nel bilancio.
  Infine, l'avanzo di gestione, ossia il totale dei proventi al netto degli oneri, nel periodo è stato mediamente assegnato per il 70 per cento all'attività istituzionale e per la restante parte alla salvaguardia del patrimonio, secondo le regole definite dal MEF.
  Nel periodo considerato le fondazioni hanno destinato all'attività erogativa a favore di soggetti pubblici e privati no-profit complessivamente circa 4,9 miliardi di euro, inclusi i 163,4 milioni di euro destinati al Fondo unico nazionale per il finanziamento dei centri di servizio per il volontariato, come previsto dall'articolo 62 della legge n. 117 del 2017.
  Di seguito sono riportate le tabelle di sintesi dei dati di bilancio per il periodo 2016-2020 a livello aggregato e a livello individuale per ognuna delle 83 fondazioni ACRI.

  PRESIDENTE. Grazie. Ci sono interventi? Prego, collega Ferrazzi.

  ANDREA FERRAZZI. Buongiorno, presidente, ben ritrovato. È una questione molto rapida, di cui immagino già la risposta. Risulta dalla relazione che tre fondazioni non hanno aderito all'ACRI. Relativamente al protocollo d'intesa ACRI-MEF come si collocano in base agli impegni che sono stati assunti?

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Le tre fondazioni sono la Fondazione Roma, la Fondazione Pisa e la Fondazione di Trieste. Naturalmente non hanno i vincoli aggiuntivi che sono imposti, quindi hanno questa maggiore libertà rispetto alle Fondazioni che sono socie di ACRI, che sono 83 su 86.

  ANDREA FERRAZZI. Se posso proseguire, ho una domanda un po' maliziosa. Potremmo immaginare che questo sia uno dei motivi per cui non c'è l'adesione di queste tre Fondazioni ad ACRI? Nella loro autonomia, naturalmente.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Ci sono storie abbastanza diverse sulle tre fondazioni. Fondamentalmente, se possiamo individuare una parola di sintesi, c'è stato un problema quasi conflittuale di processo.
  Le faccio un esempio. Nel caso della fondazione di Pisa il presidente, che è stato anche segretario generale, era un dipendente di ACRI, quando ACRI era l'associazione prevalentemente delle Casse di risparmio con un organico di circa 150 persone, mentre oggi sono 18. Questa persona fu licenziata a fronte di questa cosa e se la legò al dito. Queste sono un po' le motivazioni. Andando a guardare un po' oltre, poiché naturalmente queste cose devono avere la giusta dimensione, io credo che questi personalismi verranno meno.

  GIORGIO RIGHETTI, Direttore generale di ACRI. Se posso intervenire.

  PRESIDENTE. Prego.

  GIORGIO RIGHETTI, Direttore generale di ACRI. Grazie, presidente. La Fondazione di Trieste in realtà faceva parte di ACRI, aveva firmato il protocollo, quindi si attiene alla disposizione protocollo, ma poi è uscita per divergenza di vedute. Le uniche fondazioni che non hanno aderito al protocollo sono Pisa e Roma.

  PRESIDENTE. Collega Perosino, prego.

  MARCO PEROSINO. Grazie, presidente. Saluto con piacere il presidente Profumo. Io conosco la realtà delle fondazioni del Piemonte, come le conosce lei. Mi permetterei in questa sede di Commissione autorevole di ricordare il presidente della fondazione Cuneo che combatte con il COVID-19 da quasi un anno, al quale vorrei augurare da qui una pronta guarigione, seppure con i dovuti tempi.Pag. 11
  Quello che voglio dire è questo. Facendo parte della Commissione e approfondendo un po', io ero tra quelli che sosteneva alcune teorie un po' strane, che erano queste. Valeva questa teoria finché le fondazioni avevano partecipazioni molto elevate nelle banche conferitarie. È meglio che quelle banche facciano meno utile e le fondazioni distribuiscano meno, perché, facendo meno utile, applicano condizioni più favorevoli ai clienti – ero uno terra terra – con mutuo a tasso inferiore, perché era una distribuzione di tipo diverso. Poi superata dal fatto che le leggi sono andate in una direzione che ritengo giusta, ovvero quella di diminuire, e oggi siamo a percentuali che, come lei ci ha elencato, togliendo le eccezioni, sono sopportabili e sono più economicamente corrette.
  Pensavo anche che le fondazioni dovessero elargire contributi soprattutto per investimenti materiali, le opere degli enti locali, delle province e dei comuni, ma poi ho capito che – chiedo anche a lei un giudizio – questi investimenti devono essere finanziati in modo diverso e che le fondazioni, attraverso quello che hanno creato, le «braccia operative», vanno a finanziare investimenti di tipo immateriale e che guardano al futuro, alla scuola, all'ambiente, come è citato nella sua relazione. Quindi c'è stata un'evoluzione, ma vorrei un suo pensiero su questo.
  Da ultimo, con il massimo della stima verso gli amministratori delle fondazioni che conosco, ma anche dei consigli generali e dei consigli direttivi, però, lo dico qua in Commissione, bisognerebbe ancora trovare una norma – non conosco situazioni di altre regioni e di altre fondazioni – perché oggi il potere della Fondazione, che è notevole soprattutto in momenti di difficoltà, lo trovo parecchio forte nel contesto politico amministrativo che deve essere controllato e contemperato.
  Lei ci ha detto quali sono le normative vigenti e il periodo che deve intercorrere, ma forse in quello bisogna registrare qualcosa. Ad esempio, la durata di 12 mesi di spazio tra una carica e l'altra potrebbe essere aumentata, o qualche incompatibilità in più, perché noto che ci sono delle posizioni di potere che, trattandosi di possibilità di elargire contributi notevoli, potrebbero essere condizionanti. Mi perdoni, ma lo dico alla Commissione sulla base di valutazioni, dove a mio avviso – per quello che conosco – non c'è nulla di irregolare, ma la questione è politico-amministrativa.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Grazie. Innanzitutto vorrei ricordare che le 86 fondazioni hanno una distribuzione sul territorio nazionale molto disomogenea. Noi veniamo da una regione in cui ci sono molte fondazioni grandi – tra le fondazioni piemontesi tre sono tra le grandi Fondazioni, e poi ce ne sono molte piccole –, ma ci sono regioni in cui praticamente non ci sono fondazioni o ci sono fondazioni molto limitate.
  Ad esempio, un problema molto serio è al Sud. Se noi andiamo a vedere al Sud, sul totale delle regioni del Sud e aggiungendo anche le isole vi sono solo 7 fondazioni: due sono in Campania, una in Calabria, una in Puglia, una in Sicilia, una in Sardegna e una in Abruzzo. Quindi, in totale sono 7 e la capacità erogativa è di qualche per cento a fronte di un PIL che vale circa il 30 per cento del Paese.
  È un tema rilevante, per il quale in modo anticipatorio fu fatta un'operazione molto interessante che è quella della Fondazione per il Sud. La fondazione con il Sud in realtà è una fondazione interessante, perché viene finanziata dalle altre fondazioni e consente di fare investimenti sull'infrastrutturazione sociale di questa parte del Paese.
  Per dare una risposta, le fondazioni che nel corso degli anni sono maturate e sono cambiate, oggi più che mai anche in questa situazione transitoria, di queste piattaforme di risorse che nel nostro Paese non dureranno in eterno – il 2026 è domani mattina – sempre di più lavorano in termini di finanziamento di processi piuttosto che di progetti. Questo è piuttosto interessante, perché si è stabilito un ciclo virtuoso in cui c'è veramente una sussidiarietà di intervento di risorse.
  È inutile che le fondazioni facciano interventi con risorse che sono private, più agili e più veloci in segmenti in cui ci Pag. 12possono essere risorse di altro tipo. Credo che questo dovrebbe essere un po' il principio ispiratore, ma naturalmente è molto complicato. Inoltre, le dimensioni delle fondazioni sono molto diverse: per le fondazioni piccole questo è più difficile e per le fondazioni grandi questo è più facile.
  Ad ogni modo, ormai le fondazioni fanno un piano strategico pluriennale che generalmente corrisponde al periodo di mandato degli organi e quindi c'è una maturità interessante anche di interazione con i soggetti del territorio.
  Sono certamente dei soggetti autorevoli che sono in grado di far sedere intorno a un tavolo soggetti molto diversi tra di loro che avrebbero difficoltà e lavorano sempre in sussidiarietà orizzontale, quindi ogni volta che investono un euro, ci sono almeno altri due euro che provengono da altri soggetti. Quindi, in questa situazione direi che le fondazioni stanno andando nella direzione corretta.
  Per dare una risposta rispetto alle regole, su quello che lei dice naturalmente può essere posta l'attenzione, però mi sembra di poter dire che in questi ultimi anni c'è una maturazione del sistema delle fondazioni.
  Le faccio un esempio: gli enti designanti hanno una maggiore attenzione rispetto alle designazioni anche in termini di competenze relative a quelle che sono le attività delle fondazioni. Io credo che siano questi gli elementi sui quali attenzionare.
  Naturalmente le attenzioni che lei poneva rispetto all'interlocking di 12 mesi o più lungo sono un tema sul quale si può dibattere, ma mi sembra che sia necessario dare questa maggiore rotondità di operazione alle fondazioni, che è un elemento rilevante. Grazie.

  PRESIDENTE. Collega Castiello, prego.

  FRANCESCO CASTIELLO. Presidente, grazie innanzitutto per la sua puntuale e chiara relazione. Mi riferisco al brano di pagina due, nel quale lei richiama il principio di sussidiarietà orizzontale scolpito nell'articolo 118 della nostra Costituzione che viene da lei richiamato con riferimento all'obiettivo di rafforzamento delle competenze progettuali degli enti locali in vista dell'attuazione del PNRR. Su questo punto vorrei chiederle cortesemente qualche parola in più per quanto riguarda proprio il profilo fattuale.
  Parto rapidamente da una premessa molto concisa: abbiamo una realtà, che è a tutti nota, di 8 mila comuni italiani, di cui 5 mila al di sotto dei 5 mila abitanti, in una situazione spesso di grave crisi organizzativa e istituzionale. Basti dire che i piccoli paesi della dorsale appenninica meridionale per lo spopolamento gravissimo in atto, secondo le proiezioni demografiche dell'Istat attualizzate al 2040, sono condannati per l'80/85 per cento alla desertificazione, hanno una carenza di personale spaventosa, un segretario comunale che va a scavalco un giorno a settimana.
  Spesso questi piccoli comuni – questa è la macroscopica contraddizione in essere – sono scrigni di risorse storiche, artistiche, architettoniche e archeologiche di notevole levatura, che potrebbero convertirsi in fattori di attrazione turistico-culturale che potrebbe veramente risollevare le sorti di questi comuni in decadenza.
  Orbene, data questa situazione, è fortemente apprezzabile lo sforzo e l'impegno delle Fondazioni in questo settore, ovvero quello di rafforzare le competenze progettuali.
  Fatta questa premessa, arrivo alla domanda che è il corollario di questa premessa: in che consiste in definitiva e in concreto questo impegno a rafforzare le competenze progettuali? Il comune manda a voi un piano di fattibilità, un progetto di massima, un progetto preliminare e voi poi aiutate questi piccoli comuni, sovvenendo le loro carenze amministrative affinché raggiunga la dignità del livello di progetto definitivo, oppure vi è un'altra forma? Questa è la domanda che io le rivolgo.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. La ringrazio molto anche perché in queste settimane con il dottor Righetti stiamo lavorando proprio su questo tema, insieme alla Cassa depositi e prestiti.

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  PRESIDENTE. Una proposta operativa sull'ordine dei lavori, direi di ascoltare prima tutte le domande e poi lei può dare una risposta, in genere procediamo così. Prego, collega Martino.

  ANTONIO MARTINO. Grazie, presidente. Io faccio una riflessione rispetto all'individuazione del ruolo di presidente e del ruolo di management di queste Fondazioni. Io sono un liberale e in un mondo in cui anche i colleghi Cinque Stelle hanno capito che due mandati non bastano per esprimersi, spero che le fondazioni o il sistema di regolamentazione di chi gestisce questi patrimoni del Paese più che sulla persona sia sul merito, creando non tanto un discrimine sulla capacità di Giovanni o Francesco, bensì sulla capacità di individuare i parametri di patrimonializzazione e di capacità di poter gestire le fondazioni. Questo è il mio auspicio. Sono un liberale e vivo nel mondo delle imprese e quindi per me è il merito più che il nome.
  Ragionare secondo 12, 15 o 10 mesi può essere simpatico, ma quello che secondo me deve essere utile è individuare parametri chiari di performance su cui valutare chi gestisce le fondazioni. Questo è il mio invito e su questo le chiedo una riflessione. Grazie.

  PRESIDENTE. Collega Lannutti, prego.

  ELIO LANNUTTI. Grazie, presidente. Ringrazio il presidente per l'esaustiva relazione, in cui c'è tutto, però le fondazioni non sono solo rose e fiori. Tra l'altro, se mi permette, io ho fatto il bancario proprio in una di quelle banche dove il presidente Emmanuele Emanuele della fondazione Roma non ha aderito. Anche su questo bisognerebbe fare una riflessione: perché non ha aderito? Non sono solo rose e fiori.
  Inoltre, mi permetto di dire che lei conoscerà sicuramente il libro inchiesta di Alessandro Di Nunzio e Diego Gandolfo, I Signori delle città, dove vengono descritti interessi e affari, secondo i quali le fondazioni sarebbero di fatto il governo ombra di molte zone del Paese.
  Io ricordo che il Monte dei Paschi di Siena, quando ancora non era entrato in crisi – se lo ricorderà anche lei, signor presidente – elargiva non solo in Toscana, non solo a Siena ma anche in altre zone del Paese qualcosa come 200 o 300 milioni di euro l'anno, e quei criteri non sempre erano trasparenti e sindacati dall'esterno.
  Invito anche i colleghi a leggere questo libro che ho citato, che definisce anche il lato oscuro della filantropia, descrive criteri non disinteressati con cui verrebbero fatte le erogazioni. Quella foresta pietrificata ha rappresentato – con tutti i meriti, sia ben chiaro, essendo un pilastro importante della Costituzione che copre – e rappresenta anche centri di poteri e di interesse.
  Chiudo la domanda, signor presidente. Io ho conosciuto tanti, avendo lavorato in banca. Il presidente Guzzetti quanti anni è stato presidente dell'ACRI? La legge consente di fare due mandati e poi ricandidarsi, però bisogna guardare non solo a quelle che sono le norme di legge, ma anche a quello che Kant e Max Weber definivano l'etica della responsabilità: ritiene che ci sia bisogno di un vento di rinnovamento? Finisco facendole i complimenti per la bella relazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Mi associo ai complimenti. Prego, collega Laus.

  MAURO ANTONIO DONATO LAUS. Grazie, presidente. Non ho domande specifiche, particolari e puntuali, poiché alcune sono state fatte dai colleghi, ma intervengo per ringraziare il presidente, come è stato già detto, per l'esaustiva relazione che rappresenta un contributo molto importante per il lavoro che noi facciamo. Certo, dalla risposta che ha dato ad alcuni colleghi, se ci mettiamo una nota non eccessiva di buonsenso, la differenza la fanno sempre le persone, perché anche da un punto di vista normativo l'impianto normativo può essere chiaro e dettagliato, però con la nostra fantasia italiana riusciamo sicuramente ad arginare. Non si può dettagliare da un punto di vista normativo proprio tutto, perché è impossibile, anzi Pag. 14questo è uno degli elementi per cui la qualità della normazione nel nostro Paese lascia un po' a desiderare.
  Intervengo per ringraziarla. La prima domanda le è stata fatta dal collega Ferrazzi e anche a me la prima cosa della relazione che è balzata all'occhio è come mai queste due realtà – ho capito con motivazioni diverse – non aderiscono.
  C'è una riflessione che dobbiamo fare noi al nostro interno, ovvero capire se audire queste tre fondazioni e capire quali sono le motivazioni che le abbiano indotto a non aderire. Vi possono essere anche questioni di natura personale, però magari occorre sollecitare o creare le condizioni, perché è vero che c'è la volontarietà e non sono obbligati, però il dubbio da un punto di vista politico nasce spontaneo e qui si apre un uno spazio politico che noi possiamo esercitare. L'intervento era veramente per ringraziarla perché è un contributo di notevole importanza. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Prego, collega Buompane e poi De Bertoldi.

  GIUSEPPE BUOMPANE. Grazie, presidente. Anche io ho apprezzato la sua relazione e mi ricollego a quanto già detto dal senatore Castiello. Noi abbiamo una sfida nei prossimi anni che si chiama «Piano nazionale di ripresa e resilienza» e anch'io ho notato subito questo impegno dell'ACRI a supportare gli enti locali per le loro competenze progettuali al fine di concretizzare al meglio queste risorse del PNRR.
  Vorrei scendere su un altro aspetto, sempre collegato a questo argomento. L'ACRI riunisce fra le altre anche le 62 fondazioni che hanno una partecipazione al 16 per cento in Cassa depositi e prestiti. Nelle intenzioni dell'ACRI si parla magari di un coinvolgimento più attivo di Cassa depositi e prestiti? Anche per supportare non in modo estemporaneo ma in modo più strutturale tutti questi comuni ed enti locali che sappiamo saranno il primo fronte, la prima linea che dovrà mettere a terra investimenti importanti e conosciamo anche il grande gap in termini di capacità amministrativa e progettuale di cui soffrono soprattutto i comuni del Sud e delle isole.
  La mia domanda è proprio questa: c'è anche un progetto di ACRI per coinvolgere di più questa grande istituzione che è Cassa depositi e prestiti? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. C'è l'ultimo intervento dell'onorevole De Bertoldi e poi le risposte.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, presidente. Io mi associo al ringraziamento per la relazione puntuale e precisa da parte di una persona che si vede essere padrone della materia.
  Presidente, io condivido pienamente che il ruolo delle fondazioni bancarie sia un ruolo molto importante. Da commercialista, ho visto anche dai dati numerici che la resa del patrimonio, e quindi quello che poi si è calato nella realtà, è sicuramente apprezzabile.
  È proprio per questo che condivido una parte dell'intervento del collega Lannutti, quando dice che i risvolti di potere che sono nelle attività delle Fondazioni sono particolarmente importanti. Da parte di chi rappresenta un partito della destra italiana, Fratelli d'Italia – noi siamo una realtà politica più abituata a fare opposizione e certamente non siamo coloro che hanno visto particolari presenze nel mondo del potere e del sottopotere, e le Fondazioni ne fanno sicuramente parte –, vorremmo garantire al nostro territorio, al nostro popolo e alla nostra socialità che sicuramente vi sia la meritocrazia – ci mancherebbe altro – ma che ci sia anche il ricambio.
  Vorremmo soprattutto evitare – cosa che purtroppo vediamo in tante realtà nazionali – che dei ristretti gruppi di potere si susseguano negli anni, rimanendo ancorati a queste strutture che, in determinati casi, diventano sempre più non un patrimonio vero della comunità, ma un patrimonio di qualcuno o di qualche realtà più o meno familiare.
  Io mi collego anche alle sue considerazioni. Forse ho perso la prima parte perché Pag. 15sono arrivato in ritardo e me ne scuso. Quando lei ha parlato del limite dei mandati, faccio presente al collega – lo faccio anche io da liberale, di cultura liberale magari rosminiana, vista la mia provenienza trentina – che qui si tratta non di Parlamenti di centinaia di persone, bensì di consigli di amministrazione che sono spesso composti da tre, quattro o cinque elementi. È chiaro che se su tre o quattro elementi, due o tre su quattro li ritroviamo nei decenni, quello non è liberalismo, bensì è esattamente il contrario del liberalismo, è qualcos'altro e non credo che serva aggiungere altro.
  Nelle sue precisazioni io le chiedo: gli eventuali limiti ai mandati e cose di questo genere sono – mi permetta di fare la domanda – facilmente superabili? Io faccio un mandato, ne faccio un altro magari in un altro ruolo, rientro nel mandato successivo e vado avanti così per venti anni? Le chiedo se, per la sua esperienza, è possibile che accada questo: è possibile che, guardando un arco temporale di venti anni, vediamo che in quei venti anni due o tre persone hanno controllato e amministrato le stesse realtà delle fondazioni?
  Per la conoscenza che lei sicuramente ha di tutto il mondo delle Fondazioni, vorrei da parte sua una risposta veramente puntuale e precisa su questo.
  Da ultimo, vi è il tema del controllo, anche qui da commercialista. Le chiedo se da parte vostra c'è un controllo di reale indipendenza tra chi fa il sindaco, il revisore e chi fa l'amministratore, perché se io non fossi un parlamentare, potrei essere il presidente di una fondazione bancaria – ne sarei anche onorato e stimolato per le considerazioni che facevo in apertura –, ma se poi il mio collega di studio o comunque una persona legata a me è anche il presidente del collegio sindacale, lei capisce che l'indipendenza di per sé non sarebbe garantita.
  Siccome qui parliamo di realtà che hanno un grande potere economico e sociale e quindi hanno un potere anche politico, in conclusione, io chiedo a chi rappresenta le fondazioni: cosa fate affinché, a parte la meritocrazia che deve essere un valore, si possano davvero avere certezze di indipendenza nel controllo da una parte e di non creare delle riserve di potere, che non sarebbero certamente auspicabili per il futuro del nostro sistema e tessuto economico? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola al presidente Profumo per le risposte. Prego.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Innanzitutto vi ringrazio per le vostre domande estremamente interessanti e anche puntuali, a cui cercherò, per quanto ne sono capace, di dare delle risposte nella stessa direzione.
  Se mi consentite, io vorrei rispondere con una risposta unica alla prima domanda dell'onorevole Castiello e dell'onorevole Buompane, perché mi sembra che ci sia una stretta connessione, se siete d'accordo.
  In queste ultime settimane abbiamo lavorato proprio sul tema che voi state ponendo, perché chiaramente, come è stato messo da voi in evidenza, noi abbiamo molti comuni, di cui forse 5 mila hanno dimensioni ridotte, dove nel corso degli anni sono stati fatti pochi investimenti sulle professionalità all'interno dei comuni e in questo momento sono depauperati in termini di professionalità, ma anche in termini di progettualità preliminari.
  Questo è il vero tema: oggi ci troviamo in questa fase di questa piattaforma temporanea, il PNRR, dal 2021 al 2026, che terminerà. Una quota rilevante di queste risorse, ovvero i due terzi, sono a prestito, quindi noi dovremmo fare investimenti che ci consentano non solo di creare le condizioni perché queste risorse siano ritornate a chi ce le ha prestate, ma anche per determinare la crescita del nostro Paese. Per questo è fondamentale la vostra domanda.
  Su che cosa stiamo lavorando? Stiamo lavorando su un modello di accompagnamento degli enti locali, territoriali e delle unioni di enti – quelli piccoli, quelli che hanno più bisogno – affinché loro possano predisporre progetti preliminari che siano in grado di rispondere ai bandi, che saranno o a livello ministeriale o a livello Pag. 16regionale. I comuni rispondono fondamentalmente a questi tipi di bandi.
  In che modo stiamo pensando di farlo? Intanto le competenze sono piuttosto variegate, perché ci sono competenze di tipo tecnico, competenze di tipo fiscale, competenze di tipo finanziario, competenze di tipo legale e di tipo sistemistico. Quindi l'operazione è complicata.
  Noi ci stiamo lavorando, in accordo con la Cassa depositi e prestiti. Voi avete visto che la Cassa depositi e prestiti ha fatto un accordo con il MEF di advisory, come viene chiamato, per i ministeri, le regioni e le città metropolitane. Tutto l'altro di cui stiamo parlando non era coperto.
  Stiamo lavorando in che direzione? Vi do un'idea dei numeri, così vi rendete conto di cosa stiamo parlando. Rispetto agli 87 miliardi, sono circa 20 miliardi o un po' meno quelli di cui stiamo parlando, sui piccoli comuni. Su 20 miliardi di progetti di finanziamento ci sono circa 2 miliardi di progettazione esecutiva. Per attivare questa progettazione esecutiva, bisogna vincere il bando e mettere in atto dei progetti preliminari che valgono circa il 10 per cento, quindi circa 200 milioni. I 200 milioni rappresentano la progettazione preliminare che è necessaria per poter partecipare al bando, tenendo presente che noi siamo in una situazione a basso rischio, poiché abbiamo tante risorse, pochi progetti e di qualità un po'... Se noi interveniamo sui progetti – voi avete ragione – con quelle competenze di cui vi dicevo, probabilmente riusciamo a fare un match a rischio abbastanza limitato.
  Stiamo lavorando, ma non ci siamo ancora, per capire se possiamo fare un fondo di garanzia, il cui valore potrebbe essere di 20 milioni, che consenta di generare una liquidità sufficiente perché i comuni e i soggetti territoriali di cui stiamo parlando possano essere accompagnati in questa fase, che è quella della progettazione preliminare, per dare una possibilità di avere una congruenza tra le molte risorse e la qualità dei progetti.
  Se saremo capaci di fare questa operazione, che non possiamo fare da soli, ma la dobbiamo fare con la Cassa depositi e prestiti, allora daremo una risposta seria al Paese e giustamente andremo nella direzione che voi state auspicando.
  In tempi di giorni e di ore, se riusciamo a fare questa operazione, noi saremo molto contenti e credo che faremmo un buon servizio al Paese.

  MAURO ANTONIO DONATO LAUS. Mi scusi, signor presidente. Le associazioni dei comuni?

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Le unioni. Il tema è che ci sono comuni piccoli e le unioni dei comuni. Questo è un tema sul quale stiamo lavorando, perché bisogna risolverlo altrimenti il Paese, come voi dite, non raggiungerà quegli obiettivi di cui abbiamo veramente bisogno.
  La seconda domanda che mi sono segnato riguarda il tema del merito. Il merito è un tema che è ben presente alle fondazioni. Tenete presente che le fondazioni hanno dei soggetti, che sono gli enti designanti, che designano – attenzione – i soggetti che sono del consiglio generale e poi dipende dall'autonomia delle fondazioni, ma in genere è il consiglio generale che vota i membri del comitato.
  Io credo che ci sia un tema che è quello di identificare i profili che sono necessari affinché una fondazione sia ben gestita. Ci sono due tipi di profili: quelli statutari, in funzione di quello che è previsto dalle attività, ma ci possono essere dei profili aggiuntivi che sono quelli determinati da quella che è la strategia della fondazione, poiché la fondazione A è diversa dalla fondazione B.
  Se le fondazioni raggiungeranno una maturità – molte lo stanno già facendo –, identificando questo e poi gli enti designanti designano, per esempio, attraverso le terne in cui c'è anche attenzione al genere, a questo punto credo che il sistema possa migliorare anche da questo punto di vista. C'è un problema di terne, e non di secco, all'interno delle terne vi è il tema del genere in aggiunta il fatto che se ci sono delle indicazioni dal punto di vista delle competenze che sono necessarie per gestire Pag. 17progetti rilevanti per il Paese, questa mi sembra che sia una strada che possa dare una risposta.
  Sul tema dell'allungamento, io credo che ci voglia un giusto equilibrio: non può essere troppo breve, perché altrimenti non si ottengono risultati, ma non può essere nemmeno troppo lungo, come è stato messo in evidenza da alcuni dei suoi colleghi, perché poi si creano delle situazioni un po' complicate. Lì ci vuole anche un po' di buon senso, oltre alle regole.
  Passo a I Signori delle città. Prima di fare il presidente della Compagnia di San Paolo, ero stato un beneficiario, nel senso che ho fatto per tanti anni il rettore del Politecnico di Torino e come tale avevo interazione da esterno. Dico la verità: le mele marce ci sono da tutte le parti. Si può cercare di limitarle, ma qualche mela marcia c'è.
  Partiamo da un elemento. Con buone regole che siano regole semplici, trasparenti e con tutti gli elementi di verifica e di controllo, di cui diceva l'onorevole, io credo che si possa andare verso una soluzione anche migliorativa. Come dicevo, le mele marce ci sono sempre e bisogna cercare di limitarle.
  Tuttavia, se dovessi darle un giudizio da persona che si è occupata di fondazioni negli ultimi sei anni, a me sembra una comunità all'interno del nostro Paese che fa abbastanza bene il suo mestiere. Noi dobbiamo fare attenzione che, se ci sono deviazioni, debbono essere evitate, però io credo che la strada intrapresa sia quella corretta.
  Rispetto al fatto che nel passato ci sono state permanenze molto lunghe, noi dobbiamo mettere una cesura pre e post protocollo ACRI-MEF. Certamente prima non c'erano alcune condizioni, ma con il protocollo ACRI-MEF sono state messe delle condizioni. Ad esempio, all'interno sono previsti massimo due mandati, massimo quattro anni per mandato e due mandati complessivi, nel senso che se lei ha fatto un quadriennio nel consiglio generale, può fare solo un altro quadriennio come presidente. Questo ha un certo valore.
  Dopodiché c'è questo fatto dell'interruzione di tre anni su cui poteva fare un ragionamento, ma mi sembra che il sistema complessivamente sia un sistema che in questo momento è governato. Naturalmente mi auguro che nel futuro miglioriamo ancora, ed eliminiamo qualche mela marcia che probabilmente c'è ancora.
  Senatore Laus, la differenza la fanno le persone, come abbiamo detto. Tuttavia, dobbiamo cercare che il sistema fondazione si protegga un po', ed ecco il perché io sono favorevole alle terne, al tema del genere e al fatto che ci sia una proposta in termini di profili necessari perché le persone poi possano essere designate all'interno dei consigli generali. Mi sembra che la strada stia andando verso questa direzione.
  Naturalmente se voi pensate che sia opportuno audire le tre Fondazioni che non fanno parte dell'ACRI, certamente da parte mia c'è una posizione favorevole.
  Senatore De Bertoldi, ritorno a lei. Parzialmente ho risposto. I limiti di mandato sono limiti di mandato vero, l'ho già detto: ci sono massimo due mandati, se c'è un dato parziale che va oltre la metà – due anni più un giorno – viene conteggiato e se invece è inferiore, non viene conteggiato; poi bisogna vedere se è volontario o non volontario, ma il frame è quello corretto. Naturalmente bisogna far sempre fare molta attenzione.
  Lei ha ragione sul tema della trasparenza e anche sul tema degli organi di controllo. Io sono molto allineato a quello che lei dice.
  Da questo punto di vista, nelle fondazioni, quando viene presentata una candidatura di designazione, che è una candidatura che viene proposta dall'ente designante, c'è una valutazione da parte delle amministrazioni sui temi di onorabilità e di congruenza. Ci sono tutti gli strumenti perché si faccia l'operazione nella direzione che lei dice, ma bisogna che le fondazioni abbiano anche una struttura che sia in grado poi di fare questi tipi di operazioni.
  Come le dicevo, come dicevo prima, il mondo delle fondazioni è abbastanza disomogeneo, poiché ci sono fondazioni molto grandi e ci sono fondazioni molto piccole, Pag. 18quindi bisogna che da questo punto di vista si faccia un'azione anche di maieutica nei confronti di questo.
  Tuttavia, io credo che mediamente, con una media piuttosto elevata, la strada intrapresa sia quella corretta.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto e mi complimento per l'esaustività. Possiamo concludere qui l'audizione.

  FRANCESCO PROFUMO, Presidente di ACRI. Ringrazio naturalmente tutti voi per avermi ascoltato e per le vostre domande. Naturalmente siamo a disposizione, se avete bisogno di ulteriori informazioni come associazione ci mettiamo a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione, autorizzando la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione in regime libero consegnata dal Presidente di ACRI, Francesco Profumo.

  La seduta, sospesa alle 12, riprende alle 12.15.

Comunicazioni.

  PRESIDENTE. Comunico che il professor Nicola Mattoscio qui presente, che saluto, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, in vista dell'odierna audizione, ha trasmesso alla Commissione una relazione in regime libero. Tale documentazione è in distribuzione ed è stata già trasmessa via e-mail ai commissari.

Audizione del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, professor Nicola Mattoscio.

  L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Fondazione Pescarabruzzo, professor Nicola Mattoscio.
  La Commissione sta avviando – con gli stessi poteri e le medesime limitazioni dell'Autorità giudiziaria – un'attività conoscitiva sull'assetto organizzativo e gestionale di alcune fondazioni bancarie anche al fine di formulare le proposte di carattere legislativo più idonee a garantire la tutela del risparmio come previsto dalla Costituzione.
  È oggi presente il Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, accompagnato dalla dottoressa Alessia Bascietto, Responsabile investimenti, che ringrazio per essere qui presenti.
  Invito il professor Mattoscio a svolgere la relazione in un tempo massimo di 30 minuti. Seguirà il dibattito con possibilità per i commissari di formulare domande e osservazioni. Prego, professor Mattoscio.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Buongiorno a tutti. Ringrazio per l'invito e sottolineo ancora, come già fatto nella relazione, che per la Fondazione Pescarabruzzo e per me personalmente questo è un onore in quanto offre la possibilità di contribuire a un'attività di approfondimento molto importante, che potrebbe risultare migliorativo di un ruolo di sistema a cui assolvono le fondazioni in generale e le singole nelle articolazioni territoriali.
  Allo scopo ho rimesso, come già gentilmente anticipato dalla presidente, una relazione che è articolata in quattro punti. C'è una premessa e i due punti principali riguardano le informazioni, come dettagliatamente richieste nella nota della stessa Commissione: il primo ha come riferimento le informazioni principali sulla Fondazione e il secondo punto riguarda le informazioni principali sul patrimonio della stessa. Segue un'appendice a corredo della relazione che testimonia a documentazione l'organigramma e il funzionigramma dell'ente.
  In ordine alle premesse, voglio ricordare che una fondazione da sola, una fondazione più di piccole che medie dimensioni, non ha una valenza rappresentativa che possa davvero consentire a un'autorevole Commissione come questa di poter disporre di informazioni utili per intervenire, riflettere o approfondire il sistema, ma prendo atto che la mia audizione è stata preceduta da quella del Presidente dell'ACRI che ha sicuramente rappresentato la visione di sistema e ha dato sufficienti Pag. 19informazioni sul contesto generale di riferimento.
  Quello che a me preme sottolineare da subito sono le peculiarità della Fondazione, ovvero il fatto che la stessa ha caparbiamente operato e anche codificato in ogni atto che disciplina la propria attività il principio della sua autonomia e indipendenza, con stretto riferimento al ciclo elettorale del contesto ambientale di riferimento. Sulla base di questo principio ha potuto sperimentare un modello anche molto originale – io direi un caso di studio – nell'ambito delle 86 fondazioni di origine bancaria italiane che riconduce a uno stesso soggetto quelle attività che nel sistema anglosassone spesso sono specializzate in forma tematica.
  Questo per dire che la Fondazione Pescarabruzzo, nella più rigorosa adempienza delle normative di riferimento, si è voluta caratterizzare per essere al tempo stesso operating, grant making e fund raising, erogando quanto e come prevede il proprio statuto, ma contribuendo anche in maniera attiva a essere protagonista del territorio di riferimento per aiutare il più delle volte a maturare orientamenti virtuosi in capo ai cosiddetti «stakeholder» che la legge precisa e lo Statuto ulteriormente puntualizza.
  Insieme a questo, la Fondazione è stata anche beneficiaria di risorse, di donazioni e ha avuto un ruolo attivo di fund raising che è stato possibile solo grazie al fatto che nel corso del tempo ha saputo esattamente sottolineare la propria autonomia e indipendenza, da una parte, e dall'altra parte ha potuto accrescere la propria reputazione a tal punto da meritare le attenzioni da parte di numerosi stakeholder di riferimento del territorio come soggetto destinatario di donazioni importanti.
  Nel tenere insieme questa griglia di profili, operating, grant making e fund raising, la Fondazione ha promosso – unica tra le fondazioni di origine bancarie italiane – un distretto urbano dell'economia, della cultura e della conoscenza, basandosi su studi specialistici di elevato standing internazionale che ha coinvolto studiosi di notoria fama, e nella cornice del distretto urbano dell'economia, della cultura e della conoscenza ha esercitato numerose iniziative acting, come vengono indicate nella stessa nota di richiesta trasmessa da questa autorevole Commissione.
  Sulla base di queste premesse si può capire perché la Fondazione è risultata essere anche virtuosa a far crescere e, dirò di più, forse reinventare voci di bilancio coerenti che esprimessero valori veri in termini di patrimonio netto e in termini di fondo per le attività di istituto.
  Questi due indicatori, queste due variabili dimostrano che, rispetto a un campione ragionato di riferimento costituito dagli enti fondazioni del territorio di prossimità di riferimento e dalle due fondazioni leader – quella più grande nazionale (Cariplo) e quella più grande del Centro Italia (la Fondazione Roma) – ed essendo la Fondazione Pescarabruzzo diventata lei stessa nel corso del tempo la più importante per patrimonio Fondazione dell'Italia peninsulare – se si considera quello che statisticamente l'Istat considera il Mezzogiorno, comprendendo le isole maggiori, allora sarebbe seconda solo al Banco di Sardegna che ben ha ben altra storia rispetto alla Fondazione Pescarabruzzo che, invece, nasce da una delle più piccole Casse di risparmio italiane –, ecco, con queste premesse si evidenzia che dalla legge Ciampi in poi la Fondazione ha accresciuto il suo patrimonio del 175 per cento, la Fondazione Roma lo ha diminuito di poco meno del 20 per cento, la Fondazione Cariplo lo ha accresciuto del 28 per cento e invece le fondazioni di prossimità hanno delle evidenze variegate, con L'Aquila che lo ha accresciuto del 49 per cento, Tercas che lo ha diminuito di quasi il 9 per cento, Chieti che lo ha diminuito quasi vanificando il patrimonio iniziale, perché il decremento è stato di poco meno del 90 per cento – esattamente l'87 per cento –, ma se si considera anche l'altro ente che poi ha incorporato la Fondazione Chieti, ovvero la Fondazione Banco di Napoli, nello stesso periodo, dalla legge Amato in poi, anche questo ente ha perso patrimonio per il 6 per cento.
  Tutto questo che cosa ci sta a ricordare? Che la performance dell'istituto è stata possibile grazie a fattori inerenti la Pag. 20stabilità della sua conduzione, la marcata ribadita sua indipendenza e autonomia e anche una visione, un modello di governance che, coerentemente con la cornice normativa di riferimento, ha voluto interpretare ruoli anche suppletivi evidentemente carenti sul proprio territorio di riferimento.
  Ho sentito che si è fatto giustamente allusione al neo principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale, che il nostro Paese ha recepito in virtù di precise disposizioni e linee guida dell'Unione europea. Questo indirizzo, che meriterebbe ulteriori approfondimenti per il futuro, del sistema delle fondazioni di origine bancaria italiane in realtà implicherebbe che le fondazioni non si limitassero semplicemente a essere sportelli di erogazione dei propri avanzi di esercizio, ma che avessero una visione che contribuisca a implementare modelli di crescita e di sviluppo sia sociale sia economici. Con questa visione, la Fondazione Pescarabruzzo si è fortemente impegnata nel tempo.
  Aggiungo – poi vado ai punti specifici richiesti – che la Fondazione Pescarabruzzo ha due specificità ulteriori. La prima, a cui ho già fatto riferimento, è che non ha beneficiato, né ha potuto beneficiare, di un vero patrimonio ereditato dalla sua ex banca conferitaria, perché al di là dei valori nominali di bilancio, la Fondazione, dal momento in cui ne ho assunto la guida nel 1996, aveva subìto un processo di cessione da parte di una quota di capitale di minoranza in capo all'allora più grande cassa di risparmio del mondo che era Cariplo, ma questo ingresso nulla aveva portato in termini di riconoscimenti al soggetto proprietario, cioè l'ente conferitario, la fondazione allora denominata «Caripe», ma l'azionista di minoranza aveva beneficiato di clausole contrattuali che di fatto riconducevano l'ex banca conferitaria a un controllo di fatto, perché se un soggetto di mercato è sottoposto a un contratto commerciale che impone l'esclusività della distribuzione dei prodotti dell'azionista di minoranza, che prevede che si faccia migrare il sistema informatico su una piattaforma informatica controllata dall'azionista di minoranza, e se all'azionista di minoranza si viene a riconoscere anche il potere di designazione di figure apicali, gestionali ed esecutive della stessa banca, il management strategico della medesima, e se alla stessa si riconosce anche il diritto di prelazione a fronte di ulteriori operazioni di aumento di capitale sociale o di cessioni di quote azionarie, è evidente che l'ente, la banca, l'istituto di mercato si dice ancora «di mercato», ma in realtà non è contendibile sul mercato. È una contraddizione in termini, la verità è che quei valori nominali a bilancio non avevano alcun riscontro vero e sostanziale di mercato.
  Tutto questo è vero alla luce degli esiti di due referti ispettivi del momento della Banca d'Italia. La conclusione del secondo portò a chiedere l'azzeramento totale della governance dell'ente, il ricambio totale di tutto il management e quindi l'adozione di nuovi sistemi informatici, in quanto quelli cristallizzati e vigenti erano tutti inadeguati a gestire l'ordinaria amministrazione e soprattutto del tutto inadeguati a poter essere implementati dai processi di eurizzazione che si sarebbero dovuti assicurare a partire dal primo gennaio del 1999.
  Dunque, la Fondazione il patrimonio se lo è dovuta inventare, con un impegno suppletivo di normalizzazione della banca conferitaria, potendo riconfigurare il suo posizionamento non sulla base degli asset patrimoniali a sua disposizione, neanche su quello che si chiama il «capitale umano» nelle sue disponibilità, ma facendo valere la credibilità di un progetto industriale che riguardasse il futuro dell'ente, e non il passato e il presente.
  È sulla base di questa abilità che poi si è dato vita a un processo di dismissione del controllo della banca conferitaria, coerentemente con i dettati della legge Ciampi intervenuta nel 1999 al punto tale che la cessione delle partecipazioni di controllo diedero luogo a riscontri di valorizzazione che sul mercato finanziario italiano in quei mesi e in quegli anni nessun altro era riuscito a spuntare.
  Da qui nasce il primo stock di patrimonio, e poi il resto è evidente dal documento Pag. 21come sia accresciuto significativamente nel corso del tempo.
  Riguardo alle informazioni specificamente richieste, si fa riferimento ai dipendenti della Fondazione. Preciso e confermo, come già anticipato nel documento, che la Fondazione non dispone di personale diretto alle sue dipendenze, ma si avvale di personale distaccato che hanno una doppia origine, almeno nel periodo di osservazione della Commissione: una parte, quella più numerosa, è dipendente dal suo ente strumentale Gestioni culturali Srl, di cui poi dirò qualcosa ancora in seguito, e un'unità era distaccata dalla ex banca conferitaria come in continuità con questo distacco che preesisteva al mio arrivo alla stessa Fondazione.
  Riguardo ai dipendenti assunti per il periodo richiesto 2016-2020, confermo che nessun collaboratore è cessato dal servizio durante il quinquennio e nessuno è stato assunto durante lo stesso periodo.
  Con riferimento alle funzioni aziendali e alle attività affidate dalla Fondazione a soggetti esterni, preciso ancora che esistono un contratto di prestazioni di servizi che fa capo al proprio ente strumentale Gestioni culturali Srl, che al momento della redazione di questo documento esprimeva un costo annuale di 100 mila euro oltre IVA. Poi, vi è una convenzione per il distacco del personale dipendente sempre in capo a Gestione culturali. I costi nell'ultimo triennio sono stati 128 mila per il 2018, 144 mila per il 2019 e 130 mila per il 2020, come cinque unità distaccate dall'ente strumentale. Invece, con riferimento all'unica unità distaccata dalla ex banca conferitaria e poi dai soggetti che da essa hanno origine o in cui si riflette l'originaria banca conferitaria, questa unità distaccata è costata nel 2018 72 mila euro, nel 2019 72 mila euro e nel 2020 71 mila euro.
  Non è stato richiesto dalla Commissione, ma per completezza di informazione si è ritenuto di aggiungere che esistono altri contratti in essere: il primo è di consulenza generica in capo alla controparte Prometeia Advisor per 20 mila euro più IVA e l'altro, sempre in capo allo stesso soggetto, Prometeia Advisor, per prestazioni di servizio di consulenza in materia di investimenti e del servizio di ricezione e trasmissione ordini di trading sul mercato.
  Riguardo ai meccanismi per garantire la qualità del servizio esternalizzato, comincio con il contratto in capo a Prometeia Advisor che prevede clausole stringenti che regolano il conflitto di interessi e la definizione di meccanismi di controllo sull'attività svolta, mentre sui contratti sottoscritti con il proprio ente strumentale sono previsti momenti di analisi e approfondimenti con frequenza mensile.
  Preciso, in via definitiva, che l'ente strumentale costituito in base alla legge Ciampi, che ha come finalità statutaria solo ed esclusivamente gli obiettivi dell'articolo 2 dello statuto della stessa Fondazione Pescarabruzzo, è sottoposto alla attività di direzione, controllo e vigilanza della Fondazione medesima ai sensi dell'articolo 2497-bis del codice civile.
  La Fondazione è andata ben oltre le prescrizioni previste dalla normativa e ha codificato una prassi per cui ogni ordine del giorno dei suoi organi, sia del consiglio d'amministrazione sia del comitato di indirizzo, evidenzia un punto specifico che si riferisce alle attività dell'ente strumentale Gestioni culturali Srl, per cui i controlli in questo caso sono in diretta nell'ambito degli organi istituzionali con la totale trasparenza che la legge impone all'operatività della Fondazione. Quindi di riflesso l'ente strumentale è obbligato a osservare meccanismi di controllo anche se non dovuti in base al principio del codice civile.
  Si chiedono le eventuali misure previste in caso di eventi che possono compromettere la capacità di fornire il servizio, ovvero il mancato rispetto dei livelli dei servizi medesimi.
  I contratti di fornitura nel caso prevedono l'inserimento di clausole risolutive espresse e anche le previsioni di risarcimenti di eventuali danni nonché, ove ritenute performanti per gli interessi della Fondazione, clausole che prevedono penalties legate a ingiustificati ritardi o a prestazioni non puntuali secondo gli accordi convenuti.Pag. 22
  Per i contratti sottoscritti con l'ente strumentale, avendo precisato quali sono le modalità di controllo sull'operatività dello stesso, non vi sarebbe bisogno di ulteriori precisazioni che configurino le responsabilità in caso di inadempienze. Pur tuttavia, ad abundantiam la Fondazione ha ritenuto di disciplinare i rapporti con il proprio ente strumentale in modo da prevedere meccanismi di gestione di eventuali inadempimenti contrattuali.
  Questa è l'occasione anche per precisare che, per fortuna, storicamente la Fondazione non ha mai dovuto ricorrere all'attivazione di clausole o richieste di risarcimento danni per mancati adempimenti contrattuali per fornitura di servizi. Quindi, pur avendo previsto questi scrupolosi meccanismi di controllo, stringenti e monitorati almeno mensilmente, non abbiamo avuto episodi di inadempienza che avessero potuto comportare attivazioni di procedimenti volti a far constatare diritti di risarcimento.
  Si chiedono informazioni sugli attuali organi. Con riferimento al comitato di indirizzo, è stato precisato che quello in carica ha un mandato di cinque esercizi e la data di approvazione del bilancio del 2025 coincide statutariamente anche con la scadenza del mandato del comitato stesso.
  Riguardo al consiglio di amministrazione, invece, gli esercizi che definiscono il mandato sono limitati a tre. È una delle poche fondazioni di origine bancaria italiana che ha voluto definire mandati brevi, e non il massimo della durata come consentito dal protocollo d'intesa ACRI-MEF di cui ha parlato il Presidente Profumo.
  Riguardo al collegio dei revisori, invece, detta il codice civile e quindi gli esercizi sono tre. La scadenza del mandato dei revisori in carica è prevista con l'approvazione del bilancio 2021.
  Il presidente segue la duration del mandato del consiglio di amministrazione: tre esercizi – anche per il presidente non vi è il massimo consentito dal protocollo d'intesa, ma il minimo, seguendo il consiglio d'amministrazione – e il suo mandato scade con l'approvazione del bilancio di esercizio 2022.
  Ci vengono chieste informazioni sugli avvicendamenti avvenuti negli ultimi 15 anni. Sono stati rappresentati nominativamente questi avvicendamenti in capo a ciascun organo sia il comitato di indirizzo, sia il consiglio d'amministrazione, sia il collegio dei revisori, sia il presidente. Poiché ho appreso che il documento è nelle vostre disponibilità, penso che sia inutile che io faccia la lettura dei tanti nominativi che si sono avvicendati nella composizione degli organi. È nella vostra cortesia prenderne atto, seguendo l'ordine di rappresentazione.
  Invece, mi soffermo un po' di più sul presidente. Per il periodo che è stato chiesto, ovvero per il periodo di osservazione della Commissione che parte dal 2006, è stato rappresentato che il sottoscritto ha avuto un primo mandato che è scaduto nel 2011 ai sensi della legge Ciampi.
  Solo a epigono ho assistito a qualche domanda e qualche risposta fatta dal Presidente Profumo, ma forse è bene chiarire ulteriormente che nella storia delle fondazioni di origine bancaria ci sono due fasi distinte, ovvero il pre-Ciampi e il post-Ciampi: nel pre-Ciampi le fondazioni erano soltanto nella migliore delle ipotesi uffici più o meno ben organizzati come epigoni delle banche conferitarie, ma è dopo la legge Ciampi che le fondazioni si sono inventate un ruolo con il quale, grazie a quella formidabile legge di innovazione istituzionale, oggi il Paese può disporre di un patrimonio non di risorse, ma di ricchezza del protagonismo del cosiddetto «mondo intermedio», dei corpi intermedi, di cui storicamente purtroppo il Paese si era impoverito. Infatti, questi corpi nascono nel tardo medioevo e nel nostro Rinascimento, ma nel corso dei secoli li avevamo smarriti di vista e ritornano in campo con autorevolezza e incisività grazie alla legge Ciampi che io considero una delle migliori e più importanti leggi di riforma di sistema del nostro Paese. Guai a pensare che si possa relegare il ruolo di quella riforma e dei suoi esiti a discussioni attinenti solo e specificamente al mondo della finanza o al mondo bancario ristretto.Pag. 23
  Torno al presidente e al suo mandato. Il primo mandato in base alla legge Ciampi scade nel 2011. Apro e chiudo un altro inciso al riguardo: con l'emendamento Tremonti del 2001 per un lungo periodo alle fondazioni è stato impedito di operare e si era solo consentita l'ordinaria amministrazione. Ci sono volute le sentenze della Corte costituzionale dell'ottobre 2003 per ripristinare la piena legittimità operativa delle fondazioni, che a quel punto ugualmente non potevano essere realizzate perché si erano tardati, a causa dell'essere in vigore dell'emendamento Tremonti, i processi di adozione dei nuovi statuti che la legge Ciampi implicava. Ecco allora come si spiegano anche in media, per tutto il sistema, certe lunghezze di mandati, cioè mandati che in buona parte in certi periodi sono stati solo nominali e non effettivi ed è solo dalla conclusione dell'adozione degli statuti in base alla legge Ciampi che finalmente le fondazioni vanno a regime e si possono esprimere virtuosamente al servizio del Paese.
  Il mio secondo mandato rispetto alla legge Ciampi scade nel 2016. Da allora ci sono state altre due presidenze – due donne, per fortuna – e in coincidenza della tragedia della emergenza sanitaria da COVID-19 c'è stata una insistenza corale di tutti i componenti degli organi, visto che la presidente in carica purtroppo, essendo stata ed essendo ancora soggetta a long COVID e a questa maledizione – dispiace dover parlare di qualcosa di privato – non si era più nelle condizioni di firmare un solo documento, anche perché vi erano rischi enormi a mandare personale, collaboratori presso l'abitazione della presidente. Essendo una situazione di assoluta emergenza, si è insistito affinché il sottoscritto tornasse a presiedere, nell'emergenza grave che si era determinata, di nuovo la Fondazione.
  Ho visto che il mio curriculum è stato consultato molto anche da qualche autorevole componente di questa Commissione e dunque recita da solo. Il sottoscritto avrebbe avuto, e ha tuttora, possibilità per scegliersi qualunque incarico autorevole nel Paese, ma anche oltre il Paese. Invece, il sottoscritto numerose volte – basta anche in questo caso andare a consultare la rassegna stampa storica – ha rifiutato incarichi prestigiosi e ha voluto interpretare, forse in un eccesso di responsabilità verso la Fondazione Pescarabruzzo, ma ha voluto farsi carico sino in fondo di questa responsabilità per tutelarne sino in fondo – e lo sto facendo anche in queste settimane difficili – la sua autonomia e la sua indipendenza da attenzioni che forse meriterebbero qualche approfondimento rispetto alle prescrizioni dell'obbligo di rispettare l'autonomia e l'indipendenza delle fondazioni, e non di chiedere loro di eseguire ordini.
  Dunque al tempo stesso si deve anche prendere atto che questi avvicendamenti sono ampiamente in linea con quanto è avvenuto nel sistema, e anche con più mobilità di quanto è avvenuto nel sistema, a connotare che vi si evidenzia come la Fondazione Pescarabruzzo ha avuto, nel periodo osservato dalla Commissione, quattro avvicendamenti all'ufficio di Presidenza, ce ne sono importanti che ne hanno avuto solo due e qualcuno come la Fondazione Pescarabruzzo stessa.
  I compensi percepiti negli ultimi tre anni, come viene richiesto, sono evidenziati a pagina 19 per organi e per figure per comitato di indirizzo, per consiglio di amministrazione e collegio dei revisori e per il direttore generale.
  Vedete che il totale di questi compensi sommano, nel triennio richiesto, 249 mila per il 2018, 246 mila nel 2019 e 259 mila nel 2020. Sono la metà e anche meno della metà del limite consentito dall'articolo 9, comma 5 del protocollo di intesa ACRI-MEF del 22 aprile 2015. Questo considerando anche confronti al lordo, siccome il protocollo in realtà è un po' vago al riguardo, poiché non dettaglia se si devono considerare compensi al lordo o compensi al netto. Qualora considerassimo i compensi al netto, allora saremmo ancora più significativamente al di sotto del 50 per cento.
  Ci si chiede di dare informazioni su eventuali scostamenti, e relative motivazioni e cause, rispetto al piano programmaticoPag. 24 pluriennale. Tutto questo viene rappresentato attraverso gli indicatori dell'avanzo e del patrimonio netto in primo luogo, tenendo conto che siamo di fronte a confronti tra dati che hanno natura storica e dati che hanno solo natura previsionale.
  Con riguardo all'avanzo, vediamo che la Fondazione evidenzia risultati da 4 milioni e 100 mila nel 2018, 4 milioni e 59 nel 2019 e 3 milioni 352 mila nel 2020, mentre il patrimonio netto continua a crescere lo stesso anche in questo periodo con 206, 206 e 207. Il totale dell'attivo ugualmente si rafforza significativamente passando da 255 milioni a 257 e a 262 per l'ultima annualità.
  Quali sono le differenze tra questi indicatori e le previsioni del Piano pluriennale programmatico? Come vedete nella tabella di pagina 20, le differenze sono rappresentate da 1,2 milioni per l'avanzo di esercizio del 2018, 657 mila per l'esercizio 2019 e 980 mila per l'esercizio 2020.
  Sono due i fattori che portano a questi – peraltro non rilevanti – scostamenti: il primo è l'andamento dei mercati finanziari, che ha avuto effetti negativi e il secondo è dovuto alla variazione dell'asset allocation del patrimonio della Fondazione che invece ha avuto effetti positivi.
  Riguardo al primo, cioè l'andamento dei mercati finanziari, ricorderete tutti che nel 2018 ci fu una crisi gravissima sui mercati finanziari. Soltanto l'indice MIB di Milano al 31 dicembre evidenzia una perdita di oltre il 16 per cento. Nella prima parte dell'anno la vittima fu il portafoglio obbligazionario, mentre nella seconda parte dell'anno la vittima fu la parte azionaria del portafoglio.
  A quel punto si dovette prendere atto di questa anomalia, di questo shock esogeno nell'andamento dei mercati e dei loro riflessi non solo sulle fondazioni, ma anche sulle società persino quotate, che il Governo in carica, con decreto-legge n. 119 del 23 ottobre 2018, consentì di redigere bilanci al 31 dicembre per la stessa annualità per fare in modo che i valori finanziari non immobilizzati, invece di essere contabilizzati al valore di mercato alla data di chiusura dell'esercizio, potessero essere contabilizzati ancora al valore di bilancio dell'esercizio precedente.
  Tutta questa situazione turbolenta dei mercati finanziari è continuata anche nell'esercizio successivo, nel 2019, e sempre il Governo ha esteso la possibilità di mantenere ancora i valori di esercizio 2017 anche per la contabilizzazione degli asset finanziari non immobilizzati al 31 dicembre 2019.
  L'anno 2020 è sotto gli occhi di tutti, c'è la tragedia della pandemia e si registra il più grande crollo delle Borse nel nuovo secolo, appena meno di quello che avvenne improvvisamente nel 2018. Addirittura in una sola giornata, il 16 marzo del 2020 a Wall Street si ebbe la chiusura peggiore dal 1987.
  Considerando i budget che proprio in virtù di queste emergenze sui mercati finanziari e poi derivanti dalla pandemia, la Fondazione ha rafforzato la propria attività di monitoraggio nella gestione del proprio portafoglio con significati innovati da attribuire ai budget infrannuali come strumento di controllo.
  Monitorando e aggiornando mensilmente i budget infrannuali, che sono anche rappresentati nella tabella di confronto a vostra disposizione, si è evidenziato che rispetto alla chiusura di budget ci sono stati scostamenti positivi favorevoli nei risultati.
  L'asset allocation ha contribuito, invece, significativamente nella diversificazione, nella sua rimodulazione a migliorare i rendimenti e quindi a contenere l'effetto scioccante negativo dell'andamento ciclico dei mercati finanziari.
  Nel complesso, la redditività ordinaria del patrimonio della Fondazione, la redditività lorda per la Pescarabruzzo, è stata nel 2018 del 4,68 per cento, nel 2019 del 4,78 per cento e nel 2020 nel 4,86 per cento, il che significa che nel triennio, che voi ci avete chiesto, la Fondazione ha avuto una variazione media annua del 4,77 per cento, mentre quello di riferimento del sistema è del 4,30 per cento.
  Con la dinamica del patrimonio contabile complessivo si nota ancora che la Fondazione cresce nello stesso triennio per patrimonio dello 0,37 per cento, mentre il Pag. 25dato di sistema è sostanzialmente invariato, perché perde appena lo 0,03 per cento.

  PRESIDENTE. Magari se riusciamo a fare un po' una sintesi.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Le informazioni sulla Fondazione le ho date relativamente ai suoi organi e mandati, all'articolazione degli stessi e delle singole figure. Riguardo al patrimonio, mi sembra di aver detto quello che sinteticamente era rilevante. Sottolineo solo, rinviando alla vostra lettura, che poi si è dedicata attenzione a evidenziare che cosa si deve intendere per attività operating della Fondazione. Per questo motivo vi sono documentati i principali progetti che la Fondazione ha portato avanti nel corso del tempo, così come si dà risposta sul totale delle erogazioni fatte dal 2012 al 2020, come richiesto, ed è pari a un complessivo di 38 milioni variamente articolato per settori rilevanti di intervento, precisando che la Fondazione a riguardo ha fatto una scelta a mio giudizio coraggiosa, e anche molto originale rispetto al sistema, poiché ha fatto coincidere i settori rilevanti con i settori ammessi, perché in questo modo la concentrazione delle filiere di attività rende controllabile l'efficacia e l'efficienza dell'attività di erogazione e soprattutto la rende anche trasparente rispetto alle finalità perseguite. Sarebbe molto più facile fare erogazioni a pioggia senza che potessero essere ricondotte a una visione d'insieme, quindi non verificabile nella loro efficacia. Invece, la Fondazione ha ritenuto di fare questa scelta e coraggiosa.
  Si illustra poi il significato in maniera più dettagliata del distretto urbano dell'economia, della cultura e della conoscenza. Cito solo il ruolo del Cityplex a cui ha dato vita la Fondazione Pescarabruzzo, unica tra le fondazioni di origine bancaria italiana – non è un'autocelebrazione, ma, come ho detto, siamo un caso di studio come fondazione – che si è impegnata a salvare i cinema storici della città, acquisendo in proprietà o in gestione, si è assunta la responsabilità diretta di gestirli, assicurando soprattutto alla componente della popolazione dei cittadini di età non proprio facile che non dispone di mezzi propri e soprattutto nelle giornate festive neanche dei mezzi pubblici di collegamento, di poter accedere a questa importantissima possibilità di godimento culturale.

  PRESIDENTE. Bene, grazie. Ci sono interventi? Prego, collega Lannutti.

  ELIO LANNUTTI. Grazie, presidente. Ringrazio molto il professor Mattoscio per la relazione e anche per alcune puntualizzazioni che sono state fatte.
  Professor Mattoscio, essendo lei un autorevole professore la cui fama e autorevolezza trascende i confini del nostro amato Abruzzo, non ha bisogno di spiegazioni su quella orgogliosa tracotanza che porta l'uomo a pensare della propria potenza e fortuna, a ribellarsi all'ordine costituito sia divino che umano immancabilmente seguita dalla vendetta o punizione divina di fondamentale importanza in alcuni scritti greci, specialmente Eschilo, denominata «hybris».
  Mi permetta quindi di leggerle un pezzo di un articolo che è uscito proprio oggi, firmato da Rosario Dimito, su Il Messaggero che testualmente dice: «Ma Mattoscio, che è docente universitario a Roma, in una relazione di 45 pagine si è soffermato soltanto dal periodo 2016 a oggi in chiave autocelebrativa in cui ha sottolineato i punti di forza, evitando di dare spiegazione ad alcune domande tipo le modalità di selezione degli organi di controllo, la loro autonomia, la destinazione dell'erogazione, i poteri assegnati a Mattoscio segretario generale e quelli svolti attualmente da colui di cui si vuole sapere l'identità che esercita questa carica, visto che lui è tornato alla presidenza».
  Lei ha ascoltato, Presidente Mattoscio, anche le domande alla relazione molto illuminante del professor Profumo e anche lì sono state fatte delle domande importanti su questa foresta pietrificata, su questo potere descritto in un libro che sicuramente lei conoscerà di Alessandro Di NunzioPag. 26 e Diego Gandolfo I Signori delle città, dove ci sono interessi molto importanti, al capitolo 7, ovvero il lato nascosto oscuro della filantropia che descrive i criteri non disinteressati con cui verrebbero fatte le erogazioni.
  Chiudo con alcune domande che, a differenza di quanto non accada nelle conferenze stampa del nostro Presidente del consiglio, a volte aduso a rispondere a domande già note, io mi ero già permesso di rivolgerle, signor Presidente Mattoscio, tramite un quotidiano abruzzese, Il Centro, che le ripeto in questa sede affinché – bontà sua – possa fornirci risposte.
  Si tratta di quattro semplici domande. Quanti sono i fondi elargiti dal 1996 a oggi? Dico dal 1996, perché quella foresta pietrificata inizia dal 1996. Lei lo ha detto, ha parlato anche della vicenda Cariplo e di quello che ha fatto magari anche lodevolmente, perché da abruzzese io riconosco anche i meriti.
  Quali ruoli ha ricoperto lei? Per quanto tempo in questi 26 anni? Quali società hanno beneficiato di prestiti? Si ricomprendono le attività di compravendita immobiliare della Srl Gestioni culturali controllata dalla Fondazione? Infine, i componenti del collegio sindacale sono totalmente autonomi?
  Chiudo, signor Presidente, ringraziandola di nuovo perché vede, ci sono il codice civile, le leggi, gli usi, soprattutto nelle banche, le consuetudini, ma c'è anche qualcosa che sfugge e che si chiama «etica della responsabilità». Lei è uno studioso, quindi conoscerà Kant e Max Weber su questi temi che a me sono molto cari. Io la ringrazio molto, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Vi è un altro intervento. Collega De Bertoldi, vuole intervenire? Prego.

  ANDREA DE BERTOLDI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito di alcuni chiarimenti che da forza di opposizione vorrei avere, non posso non fare subito una pre-domanda, cogliendo delle parole che mi hanno un po' stupito, e che io ho virgolettato, nella sua della parte terminale della sua relazione, sulla quale io di fronte a questa Commissione vorrei che fosse possibilmente più chiaro.
  Lei ha detto: «chiedere alle fondazioni di prendere ordini», quindi io intuisco – spererei di sbagliarmi – che qualcuno o qualche realtà sociale, politica o istituzionale – non posso ovviamente averne idea – abbia cercato di dare ordini a una fondazione. Siccome noi siamo una Commissione d'inchiesta – io non faccio l'avvocato, ma sono un dottore commercialista abituato a operare nelle aziende e sto molto attento a queste situazioni – di fronte a queste sue parole, la prima domanda che io devo farle, signor Presidente, è proprio questa.
  Detto questo, entro nei ragionamenti che mi ero preparato, leggendo la documentazione che lei molto gentilmente, correttamente e anche con dovizia di particolari ci ha voluto presentare. Parto in parte da quello che ho detto e che abbiamo detto insieme ai colleghi al Presidente dell'ACRI.
  Le fondazioni sono una realtà importante per il tessuto economico del Paese, dei territori e soprattutto di quelle regioni che hanno delle fondazioni – dai numeri mi sembra anche l'Abruzzo – che esprimono positività nella gestione del patrimonio, nella crescita del patrimonio e poi nella gestione, quindi nel far ricadere nel tessuto economico i benefici della gestione patrimoniale.
  Tuttavia, proprio per questo hanno un importante ruolo anche sociale e politico, perché potendo gestire denaro, aiuti e sussidi, è chiaro che si crea un potere forse più importante del tanto bistrattato potere politico. Se si crea potere nell'ambito di realtà che sono private da un punto di vista giuridico, ma mi permetta di dire che sono pubbliche in un'ottica di beneficio, perché voi avete un ruolo «pubblico», allora è chiaro che mi interessa molto anche che non si determinino delle riserve di potere nelle fondazioni, a prescindere da dove queste si trovino.
  Se sul piano del merito, che è stato uno degli elementi che abbiamo trattato nella precedente audizione, credo che basti guardare il suo curriculum per non perdere ulteriore tempo, poiché mi sembra che la Pag. 27sua storia e il suo curriculum le attribuiscano dei valori di merito e di professionalità e non credo che nessuno di noi sia qui per contestarlo, sugli altri aspetti ai quali facevo riferimento, cioè quella trasparenza, quell'evitare delle riserve di potere che, anche per il mio ruolo politico di forza di opposizione, che vuole capire meglio certe situazioni, signor Presidente, ho qualche dubbio in più, con la massima stima e rispetto personale che ci mancherebbe altro dovesse mai venir meno nei miei interventi, non solo politici, ma anche umani e personali.
  Guardando un po' le carte, le documentazioni e anche un suo curriculum che mi è pervenuto dal mio ufficio personale, io ho visto che lei è dal 1994 – credo di non sbagliarmi – all'interno della Fondazione, quindi sono passati quasi 28 anni e ne ha poi assunto la presidenza. Inoltre, ho visto anche che c'è una coincidenza di circa tre anni, tra il 1998 e il 2001, in cui è stato anche presidente della Cassa di risparmio. Volevo capire anche questo un po' questa stranezza di essere contemporaneamente nella Fondazione e nella Cassa di risparmio, salvo poi essersi dimesso non so per quali ragioni nel 2001 o nel 2002.
  Guardando le tabelle che lei ci ha correttamente fornito, noto che di fatto soprattutto le persone che hanno un ruolo di un certo tipo tendono a ripetersi. Nello schema che ci ha riproposto dal 2006 in avanti, ad esempio, lei viene sostituito dalla dottoressa Nicoletta Di Gregorio, la quale era già precedentemente nel consiglio di amministrazione del 2013, del 2017 eccetera, se i dati che ho qui corrispondono, ma sono quelli che lei ci ha fornito.
  È in re ipsa – mi permetto di dirlo – da parte di chi analizza oggettivamente senza alcuna simpatia, antipatia o posizione precostituita, vedere che di fatto quel timore di una realtà magari di altissimo livello... Io non lo posso giudicare, perché non vivo l'Abruzzo, ma posso intuire dai curriculum che ho potuto vedere che sicuramente ci sia stata una governance di alto livello, però è stata comunque una governance che di fatto si è protratta per molti anni anche in modo molto ristretto, perché qui parliamo di consigli di amministrazione di tre o quattro persone. Il rischio che si crei o che si sia creata una riserva di potere certamente è nei fatti.
  Anche per la mia professione vedo che nel collegio dei revisori di fatto la presidente è stata quasi sempre la dottoressa Donatella Furia, e anche qui, si applica lo stesso ragionamento che ho fatto prima: il gruppo di governance e di controllo di fatto è sempre quello.
  Guardando anche i curricula della presidente Furia, della controllante e del presidente Mattoscio, cioè del controllato, devo notare una grande vicinanza almeno negli interessi accademici. Io ho visto che quasi tutte le pubblicazioni accademiche che ho letto nei curricula, se corrispondono al vero, vedono la compartecipazione del Presidente Mattoscio e della presidente Furia. Mi limito a fare questa domanda, nel senso che sul tema dell'indipendenza, che ritengo sia importantissima, in una realtà di questo di questo tipo, vorrei che non ci fossero dubbi di alcun tipo sul fatto che vi sia indipendenza vera tra il controllore e il controllato.
  Vedere nel curriculum che io ho letto, tutte queste pubblicazioni che vedono sempre Mattoscio e Furia, mi fa pensare che forse c'è qualche rapporto in più, ma io mi limito a leggere, interpretare, avere dei dubbi, e quindi porli a lei nel mio ruolo di politico che ha un solo obiettivo, quello di far emergere la verità – è una Commissione d'inchiesta – di fare emergere la chiarezza e soprattutto di determinare condizioni per il futuro per il quale questi elementi fondanti – l'indipendenza, la chiarezza, il merito e il ricambio degli organi – siano rispettati il più possibile.
  Queste sono le cose principali che volevo dirle. Credo di averle detto tutto, quindi la ringrazio, se potrà essere il più possibile puntuale nel dissipare i miei dubbi e dissiparli a tutta la Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Collega Laus, prego.

  MAURO ANTONIO DONATO LAUS. Grazie per la relazione, Presidente. Io evito Pag. 28di fare domande ripetitive rispetto al collega De Bertoldi che mi ha preceduto, quindi le sottoscrivo, soprattutto quelle in termini di nomi e cognomi dei componenti degli organi.
  Accendo anche io una questione, facendole una domanda. Più volte, nella sua relazione ed esternazione, con una nota di merito giustamente e correttamente lei parla di indipendenza del ruolo della Fondazione. Magari ho avuto io una cattiva percezione, però probabilmente anche il collega ha avuto la percezione come se ci fossero stati tentativi o forzature da parte di autorità esterne nell'interferire, che hanno poi ottenuto una risposta «negativa». Noi siamo riusciti a essere autonomi nonostante tutto. Anche io riformulo la domanda, perché questo mi è balzato subito agli occhi.
  Le volevo fare una domanda. Ci sono stati in questi anni delle modifiche inerenti le competenze del segretario generale della Fondazione?
  Sull'autonomia e l'indipendenza è vero che da un punto di vista formale, avendo dato una lettura veloce, credo che la Fondazione abbia ottemperato ai relativi dettati normativi, ma da un punto di vista sostanziale – è un mio personale giudizio – il ruolo più importante e strategico all'interno di tutte le fondazioni è il segretario generale. Per questo vorrei capire quali sono i rapporti formali e/o sostanziali tra l'ufficio del segretario generale con l'ente strumentale, perché la governance è quella relativa al fatto che, non avendo dipendenti, tutta la gestione viene affidata all'ente strumentale. L'amministratore dell'ente strumentale si interfaccia con il segretario generale? Si incrociano, si vedono, fanno riunioni assieme, fanno pianificazione assieme, ci sono state delle riunioni e degli incontri oppure l'ente strumentale è un ente autonomo, seppur partecipato al 100 per cento, che tiene poi fede ai criteri direttivi della Fondazione? O lavorano più o meno «a braccetto», se non da un punto di vista formale ma sostanziale?
  Mi fermerei qui. Non sto a soffermarmi sul ruolo sociale, politico forte e importante che assolvono le fondazioni nei territori soprattutto in momenti di difficoltà e di crisi. Parlo della mia città, Torino: se non ci fossero le due importanti fondazioni, la città avrebbe sicuramente meno risorse per fronteggiare i momenti di difficoltà, poiché nel sociale hanno un ruolo importante.
  L'autonomia e l'indipendenza della Fondazione, oltre a esserci da un punto di vista formale, emerso anche nell'interlocuzione oggi con il Presidente Profumo, deve essere – qui esprimo un giudizio politico – anche percepita.
  Le faccio una domanda. Se si va in una città, che sia la città di Pescara o in altra città dove c'è un'altra fondazione e si fa un sondaggio – sto facendo una riflessione proprio politica – e si chiede su cento persone se – sono più esplicito, non mi nascondo – il fatto che chi abbia fatto il segretario generale sia poi diventato presidente, anche se è corretto da un punto di vista formale, e tutti questi anni nella gestione della Fondazione possano generare dubbi in merito, non se sia stato esercitato bene o male – non esprimo giudizi –, ma in merito alla trasparenza che è uno dei principi a cui le fondazioni si rifanno, in base a quanto ha detto oggi il Presidente Profumo nella relazione: autonomia, indipendenza e trasparenza.
  Può essere che nella percezione collettiva vi siano dei dubbi su tutto questo passaggio in questi anni che hanno visto lei protagonista su ruoli di particolare importanza.
  Dopodiché rispondo al collega che nell'audizione precedente diceva: «Io come liberale esprimo un giudizio sul merito». Anche io esprimo un giudizio sul merito, sulla capacità e sui risultati della fondazione, ma noi abbiamo anche un ruolo politico e dobbiamo creare le condizioni affinché commissioni d'inchiesta come queste non vadano sempre – non sarà sicuramente il caso della Fondazione Pescarabruzzo – non a rincorrere, ma cercare di anticipare e capire quali possono essere poi gli interventi finalizzati a evitare la famosa «riserva di potere», che se è ben gestita, chapeau, però non è nelle corde dei dettati normativi e dei principi etici delle fondazioni. Grazie.

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  PRESIDENTE. Prego, collega Martino.

  ANTONIO MARTINO. Grazie. Essendo l'unico abruzzese di nascita presente a parte il Presidente Mattoscio e la dottoressa Bascietto, dal 1994 a oggi, se si gira, la percezione è quella di una distrazione della politica in quanto tutte le banche del territorio come Caripe, Tercas o di Chieti, dove se si fosse fatta un'attenta azione di vigilanza – l'onorevole Lannutti conosce bene l'autista del presidente che faceva i fidi, erano famose in CariChieti queste usanze – probabilmente oggi parleremmo di altro.
  Sicuramente la percezione è una cosa importante, ma torno a ribadire che i dati sono l'unico faro. Nell'attività bancaria e in un'attività privatistica quello che conta nel rispetto del codice civile e, se dovesse esserci qualche altra verifica, anche penale è poter portare a casa il risultato di quello che si fa.
  La percezione è un dato personale. La percezione abruzzese è che le altre banche nel territorio hanno avuto grande difficoltà e ci troviamo oggi in un territorio abruzzese che non ha più una banca del territorio. Probabilmente quella politica che qualche volta cerca di entrare in qualcosa che non gli compete e che è stata distratta negli ultimi anni cerca proprio di andare a fare le pulci e verificare ciò che, invece, ha nel virtuoso la sua statura.
  Su questo io voglio riportare l'attenzione, tornando anche a parlare di quello di cui ho parlato con il Presidente Profumo. Spero che questa Commissione abbia la voglia di valutare non solo il tema filosofico ed etico che è importante, ma quello che viene fatto con un patrimonio che seppur privato – qui concordo con i miei colleghi – ha una decadenza pubblica.
  Cerchiamo di capire se l'attività della Fondazione Pescara e le altre fondazioni, che spero audiremo nei prossimi giorni, riescono a fare in modo che di quello che si fa e di quello che si viene a vantaggio con l'investimento, il territorio ne abbia un vantaggio, considerando che il mondo finanziario cambia a una velocità enorme e la politica non ha sempre la velocità di adeguarsi a quello che è lo strumento finanziario dell'ultimo minuto – oggi si parla di bitcoin, ma cinque anni fa non si sapeva neanche cosa fosse un bitcoin – e anche queste strutture finanziarie anomale, private e intermedie devono intraprendere un momento di cambiamento per adeguarsi a un mondo finanziario, perché se si è nel mondo finanziario bisogna conoscere le regole e bisogna capire dove si sta cambiando. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie lei. Do la parola al professor Mattoscio.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Grazie. Ringrazio tutti per gli interventi, sono spunti per me preziosi per dare risposte ma anche per continuare a riflettere, e anche nel rendermi disponibile a ulteriori e nel caso necessarie interlocuzioni per questa autorevole Commissione.
  Il primo punto del senatore Lannutti riguarda i dati dal 1996 oggi. Intanto io devo precisare perché si tratta anche di dover prendere atto dello stile che si vuole osservare: personalmente io mi adeguo allo stile istituzionale nella sede istituzionale in cui mi trovo. Ho ricevuto una nota dettagliatissima di richieste di informazioni e la risposta non poteva che mantenere il profilo istituzionale che così autorevolmente è stato interpretato nella richiesta di informazioni stesse.
  Le informazioni che ho dato sono esattamente e puntualmente rispondenti alle informazioni richieste. Non posso dare in questa sede risposte a gossip giornalistici o non so che cosa. Sono altre le sedi dove eventualmente si può discutere anche di altro. In questa sede ho il dovere di onorare l'aspetto istituzionale dell'organo che mi ospita e quindi di non debordare e stare ai temi esattamente sollevati e richiesti.
  Il tema di quanto ha erogato la Fondazione dal 1996 mi riservo di farglielo avere, perché non ce l'ho. La Commissione mi ha chiesto l'erogato dal 2012 ed è stato dato l'erogato 2012, che è pari a 38 milioni e 600 mila euro. Mi riservo di far avere quest'altra informazione, che non era nelle richieste.Pag. 30
  Sugli immobili e i prestiti non c'è nessun legame. Stiamo davvero ai fatti, come è stato già detto. Quando mai c'è stato un acquisto della Fondazione o della Gestioni culturali, il suo ente strumentale, di immobili in capo a soggetti giuridici emittenti prestiti? Smentisco nel modo più assoluto che ci sia mai stata una dinamica simile. Chi continua a rappresentarla a livello di opinione pubblica, se ne assume la responsabilità, ma certamente non sarà la Fondazione e meno che mai il sottoscritto a perdere tempo a smentire fake news.
  Relativamente ai componenti del collegio dei revisori, sono autonomi. Su questo farò una risposta unica, perché è stato toccato anche da un altro collega.
  Anticipo subito ciò che riguarda l'etica. L'etica è il Vangelo della mia vita ed è il curriculum che lo dimostra. Ho insegnato etica ed economia e sono allievo della personalità forse eticamente più inimitabile che ha avuto il Paese negli ultimi 70 anni, ovvero Federico Caffè. Tuttora scrivo di lui e per fortuna ho motivo di continuare a imparare da lui e quindi di poter essere fertile anche nel produrre paper scientifici su di lui.
  Non ci si sforza di comprendere che sì, – questo lo dico io per primo – non è eticamente giusto presidiare così a lungo certe responsabilità, ma se non si assume che qualche volta – poi andrò ad altre risposte – si sono determinati stati di necessità per difendere l'autonomia della Fondazione che giustificano anche questo ritorno non di interessi, perché non avrei nessun interesse privato, professionale, curriculare o di smania di esercizio di potere – ho ben altre platee dove potrei farlo e dove avrei potuto farlo –, ma invece c'è il tema dell'aver dovuto difendere per assumersi eticamente una responsabilità ben oltre quello che la propria coscienza consentiva e ammetteva.
  Altre domande. Senatore De Bertoldi, prendere ordini da chi? Qui io invoco che si faccia una rassegna stampa, ma non sta a me in questa sede dire da chi si prende ordini. Si faccia un'adeguata rassegna stampa e si estrapoli dalla rassegna stampa, dalle reti, da YouTube e da siti web dedicati le richieste anche con toni aggressivi e minacciosi di interventi che la Fondazione avrebbe dovuto soddisfare.
  La Fondazione ha il suo statuto. Dietro lo statuto c'è la legge e ci sono i regolamenti. La Fondazione non può prendere ordini. La Fondazione deve essere autonoma e deve percepire e saper interpretare il senso di interesse pubblico generale, ma non prendere ordini. Basta fare un'attenta rassegna stampa e si riscontrerebbe...

  ANDREA DE BERTOLDI. Siamo una Commissione di inchiesta! È lei che ce lo deve dire, non vado a chiedere alla stampa. Faccio le domande alla Fondazione che ha fatto certe affermazioni.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Tre episodi. Un Presidente della regione pro tempore in carica che fa una conferenza stampa nella sua sede istituzionale qualche settimana prima della conclusione del suo mandato e che informa la stampa e l'opinione pubblica all'insaputa della Fondazione che un budget di 800 mila o di un milione di euro sarebbe stato reso disponibile dalla Fondazione per il restauro di una filanderia.
  Sempre da notizie di stampa vi sono recenti episodi con cui si chiede alla fondazione di fare un provvedimento speciale a favore di un'associazione no-profit che si chiama «Chase» rispetto cui la Fondazione molto aveva fatto e ha fatto nel corso del tempo. Di questo se ne fa argomento persino di polemica pubblica, per non parlare di ironia e ilarità istituzionale. Di più reputo che non debba dire.
  Quanto al ruolo sociale delle fondazioni e che le permanenze eccessive possono dar luogo a riserve di potere, sono d'accordo. Anche la mia esperienza personale ha posto ogni giorno a me stesso il tema di poter, saper e dover interpretare il ruolo nel lungo tempo ricoperto senza che si producessero dubbi nel potersi prestare all'individuazione di qualche interesse sia privato sia familiare sia di prossimità amicale.
  Qui voglio dire definitivamente una cosa, perché è una anomalia vera: io sono l'unico presidente di una fondazione di origine Pag. 31bancaria italiana nella storia di tutte le fondazioni di origine bancaria italiana che non ha origine in una designazione politica, ma ha origine in un avviso pubblico gestito da un Prefetto commissario della città di Pescara, a cui parteciparono decine e decine di candidati e ai cui esiti – bontà loro, perché io non conoscevo quei prefetti e in quel periodo addirittura ero negli Stati Uniti – risultai come meritevole di rappresentare l'amministrazione di Pescara nell'allora consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di risparmio di Pescara.
  Questo ha pesato moltissimo nella storia Fondazione. A mio giudizio è stata la mia sfortuna e la fortuna della Fondazione. È stata la mia sfortuna, perché per senso di responsabilità poi non ho accettato incarichi molto più importanti e significativi di un presidente della fondazione. È stata la fortuna della Fondazione, perché questo ha comportato come conseguenza che mai ho dovuto dare conto – non disprezzo la politica, anzi tutt'altro – a interferenze, a pressioni o a invadenze. Qualche volta bisogna chiamarla per quella che è, ovvero «mala politica», perché la politica vera, buona e nobile è il bene di Dio, invece nelle province italiane capita spesso che così non sia. È questa mia origine autonoma e indipendente che è stata la fortuna straordinaria della storia della Fondazione che adesso è Pescarabruzzo.
  Sul periodo di presidenza anche della banca, avevo fatto dei riferimenti al fatto della crisi della banca conferitaria e per rimediare a quella crisi, io sono stato ancora una volta l'unico presidente di fondazione di origine bancaria italiana che è stato autorizzato dall'autorità di vigilanza, la Banca d'Italia, a ricoprire i due incarichi, in una veste di fatto di commissariamento in nome e per conto della Banca d'Italia, perché talmente era grave la situazione della banca conferitaria che senza un intervento durissimo gestito in prima persona da chi rischiava totalmente il depauperamento del patrimonio e con un'armonia di monitoraggio mensile con commissione mista fatta da me, alcuni miei collaboratori e membri della vigilanza di Banca d'Italia, grazie a cui si è potuto far transitare una banca clamorosamente in default, facendola diventare una delle poche banche italiane che il 4 gennaio 1999 riuscì ad aprire con la sportelleria eurizzata. Il sistema bancario italiano si dovette inventare lo sciopero dei quadri – non so se il senatore Lannutti lo ricorda – per giustificare che non erano arrivati pronti a eurizzare le sportellerie.
  Questo spiega perché ho avuto un periodo di due anni e mezzo di doppio incarico e, esaurita la fase di risanamento, pur potendo continuare, mi sono immediatamente dimesso dalla banca per ripristinare le condizioni di distinzione e di non coincidenza tra controllato e controllore.
  Riguardo al tema del segretario e se ci siano state modifiche di competenze in capo a questa figura, e ai rapporti tra tale figura e l'amministrazione, in realtà è amministratore unico della gestione culturale, qui richiamo solo le disposizioni statutarie: mai sono state modificate le competenze del segretario – è stato solo cambiato il nome da «segretario» a «direttore» –, mai sono state modificate le competenze e la funzione del segretario-direttore nello statuto della Fondazione Pescarabruzzo è concepita come facoltativa e in quanto tale non è un organo.
  A che cosa ha dato luogo questo nel periodo in cui io l'ho esercitata? Prima ha dato luogo a una configurazione giuridica disciplinata da un contratto di collaborazione continuativa e non a un rapporto di lavoro alle dipendenze. Nel contratto c'erano ben specificati i compiti a cui avrebbe assolto il segretario generale che non erano certamente quelli di interloquire o presidiare alle attività della Gestioni culturali e men che mai allo staff, all'esecutivo e al personale, ma sommariamente aveva due compiti poi declinati in modo articolato: il primo era assistere la presidenza e il consiglio di amministrazione con pareri e proposte, e il secondo era relativo al fatto che, solo se il presidente voleva, il segretario poteva essere invitato alle sedute del comitato di indirizzo. Il segretario non aveva nessun potere di governo né nei confronti della governance tout court, né nei confronti della ramificazione della governancePag. 32estesa all'ente strumentale, né nei confronti dell'esecutivo, il cosiddetto «staff» in capo alla Fondazione.
  È interessante il tema della percezione, ovvero se questi mandati nel caso specifico personale – a questo punto stiamo parlando di me – abbiano dato luogo a dissensi o consensi. A me risulta che c'è un solo dissenso autorevole e pubblicamente manifestato. Per quanto riguarda i consensi, invece, ci sono migliaia e migliaia di cittadini che godono dei servizi quotidiani che ha realizzato la Fondazione nel modello originale che vi ho brevemente descritto a cominciare, come ho detto, dall'accesso ai cinema, ma anche, per esempio, dall'accesso al nuovo meraviglioso Imago Museum inaugurato dal Presidente della Repubblica, Mattarella a settembre, che in soli tre mesi ha registrato quasi 15 mila visitatori paganti che in una città di provincia, dove mai c'era stata un'esperienza del genere, gli addetti ai lavori lo considerano un risultato rivoluzionario. Questi sono consensi. Basta seguire anche i social e basta vedere le espressioni che usano anche nei confronti della mia persona, oltre che nei confronti della Fondazione che lo ha promosso.
  C'è una parte di opinione pubblica che non conosce questa verità ed è quel giornale che ieri ha ospitato le domande del senatore Lannutti. Chissà perché questo giornale, da quando è cambiata la proprietà da un gruppo nazionale, che certamente assicurava autonomia alla testata, non pubblica più una sola notizia che riguarda l'attività della Fondazione, fino ad arrivare all'inaugurazione alla presenza del Presidente Mattarella senza dire ai propri lettori che quel museo era stato promosso dalla Fondazione e che il Presidente era a Pescara su invito del Presidente della Fondazione, anzi con una documentazione fotografica dove il Presidente della Fondazione, che accoglieva il Presidente della Repubblica, è stato letteralmente tagliato.
  Su questo ci si dovrebbe interrogare, ma forse meriterebbe risposte in altre sedi che rinvia anche alla libertà di stampa e al modo in cui sta evolvendo la libertà di stampa in termini di declinazione nelle province italiane, in assenza di un'attenzione più cogente da parte della politica sana e della politica buona.
  La scomparsa delle banche del territorio, onorevole Martino, non si può continuare a leggerla senza nessuna analisi sulle responsabilità delle fondazioni che le controllavano; giustamente si chiedono spiegazioni alla Fondazione Pescarabruzzo e al suo «storico» Presidente, ed è giusto. Ma come, scompaiono patrimoni di centinaia di milioni di euro, senza andare a grandi casi nazionali, sul territorio di riferimento nella regione Abruzzo e non c'è una sola interrogazione parlamentare?
  A proposito di quella testata giornalistica, non c'è una sola nota critica e neanche l'informazione che la Fondazione aveva il controllo di quella banca per l'80 per cento, anzi era stato negato all'azionista di minoranza di avere anche un membro del consiglio di amministrazione di minoranza.
  Tutto questo non è mai stato oggetto di attenzione, di informazione, di interrogazioni, di approfondimenti o di confronti, e mi riferisco a CariChieti e alla Fondazione Carichieti, ma la stessa cosa si dovrebbe dire sulla scomparsa di Tercas e di un suo patrimonio di oltre 400 milioni, anch'essa controllata dalla Fondazione, con una maggioranza che garantiva ancora il controllo statutario oltre il 66 per cento. Anche lì mai una riflessione critica, mai una sollecitazione a capire, mai, non dico fare i processi in piazza, ai quali io sono sempre stato e sarò sempre contrario, ma provare a ricostruire, ragionare e anche vedere come evitare errori, ma soprattutto come contribuire davvero con serietà e con senso di responsabilità a tutelare e a immaginare un ruolo virtuoso delle fondazioni al servizio del Paese.
  Il problema non è un anno in più o un anno in meno nell'incarico di Nicola Mattoscio. Il problema è che ci sono – e concludo con questa indicazione, perché ho visto che forse possono rimanere nebulosi, se non ulteriormente precisati – questi soggetti che non appartengono affatto alla foresta pietrificata, quell'espressione si riferiva proprio al sistema bancario italiano fino a quel momento tutto pubblico e tutto Pag. 33pietrificato. Si vede che non è così la storia delle fondazioni e lo ha ben documentato questa mattina anche il Presidente Profumo.
  Il tema è se queste Fondazioni si devono limitare solo a essere protagoniste nel welfare di comunità che è una grande responsabilità ed è un grande contributo che già danno in maniera davvero significativa, oppure se queste Fondazioni, come è emerso ai margini di qualche sollecitazione sul tema del PNRR, debbono impegnarsi a fare anche di più, ovvero reinventare il ruolo che storicamente avevano avuto come holding di controllo della banca o essere se stesse direttamente banca ma non market oriented, o se invece debbono essere strumenti di promozione e animazione, non di vaglio di progetti che le piccole e tormentate amministrazioni comunali dovessero loro rimettere.
  Nei territori mancano le idee. Cominciamo da queste prima di tutto, c'è una miseria di idee nelle periferie del Paese, e poi occorre rendere automaticamente realizzabili le idee. In questo c'è un difetto enorme nelle periferie del Paese, ma è tragico nel Mezzogiorno d'Italia ed è per questo che la Fondazione Pescarabruzzo ha voluto prendersi più responsabilità nel corso del tempo, ovvero mettere in pista anche idee, progetti, tessere relazioni e reti.
  Non a caso nel nuovo Documento programmatico previsionale 2022 non ci si limita più a rappresentare la propria attività in termini puramente nominalistici distinti tra progetti propri e progetti terzi, ma, pur rispettando questa classificazione, voluta dalla norma e dallo statuto, si interpretano le attività della Fondazione in reti, che sono filiere che influenzano davvero e fanno la differenza sul territorio, ma anche in termini di possibilità di poter verificare quegli interventi nei loro successi, limiti e anche insuccessi.
  Il Mezzogiorno d'Italia non può essere attenzionato dalle Fondazioni solo per il tema della infrastrutturazione sociale, che nobilmente fa la Fondazione con il Sud e che si riesce a realizzare con alcuni accorgimenti vantaggiosi, ad esempio con il progetto nazionale sull'educazione infantile. Il Sud ha bisogno di capacità di impresa, di idee e di progettazione.
  I problemi sono complessi. Non dico che questi enti possono risolvere questi gravissimi deficit del Mezzogiorno nei confronti del resto del Paese e dell'Europa, ma forse potrebbero dare un maggior contributo di quel che adesso danno e possono dare, anche nella cornice normativa che c'è.
  Questa Commissione potrebbe favorire una riflessione anche finalizzata a innovazioni normative per poter ampliare le competenze di questi soggetti, responsabilizzandoli di più, sempre nell'interesse della cornice generale.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Collega Lannutti, un flash.

  ELIO LANNUTTI. Ringrazio il Presidente Mattoscio – gli abruzzesi si accalorano – però alcuni passaggi delle sue risposte, essendo lei molto colto, mi hanno rievocato Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche.
  Le volevo chiedere quante volte in veste di segretario generale ha partecipato al comitato di indirizzo. In sintesi, il presidente, quando lei era segretario generale, quante volte l'ha invitata?
  Un'ultima cosa. Concordo perfettamente con lei, Presidente Mattoscio, citando una celebre frase di Ennio Flaiano: «Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa in ogni luogo», anche nelle fondazioni bancarie. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Se vuole replicare rapidamente.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Sto intanto alla legittimità degli operati. Tutto quello che è stato fatto, compreso il rinnovo del presidente della Fondazione, è precisato nel protocollo d'intesa ACRI-MEF. Se si vuole continuare a insinuare e ad alludere, si faccia pure, però questo è quello che è avvenuto.Pag. 34
  Relativamente alla precisazione su quante volte è stato invitato dal presidente, è stato sempre invitato, ma credo che il comitato di indirizzo si riunisca soltanto tre o quattro volte l'anno o qualcosa del genere. Sul resto ho dato tutte le risposte.

  ELIO LANNUTTI. Mi permetta una cosa. Lei, Presidente Mattoscio, non si può permettere di venire in una Commissione d'inchiesta e dire che qui si fanno insinuazioni, né che si faccia gossip.
  Va bene? Io sono molto critico con i giornalisti.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Ha citato un articolo di questa mattina che io non conosco nemmeno. Se c'è scritto quello che lei ha letto ufficialmente in questa Commissione, è gossip giornalistico. Vorrei che rimanga agli atti.

  ELIO LANNUTTI. Lei ha il dovere, presidente, di venire qua e di informarsi su quello che uno gli chiede. Non può dire «gossip». Presidente Mattoscio, le cito la pagina de Il Messaggero che lei ha il dovere di farsi fare nella rassegna stampa. Non può venire a dire che non lo conosce.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Non lo conosco. Lo sto apprendendo da lei, perché è sul giornale di questa mattina. Ho fatto un viaggio complicato per arrivare nei tempi giusti, perché devo conoscere l'articolo di un giornale?

  PRESIDENTE. Il problema non è l'articolo, ma se è veritiero o no a prescindere dai commenti.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Se contiene le cose che lei ha detto, io mi metto qui e preciso alla Commissione che sono notizie prevalentemente false.

  PRESIDENTE. Abbiamo detto che è falso. Poi chiaramente potremo avere seguito. Prego, collega De Bertoldi.

  ANDREA DE BERTOLDI. Stemperiamo il clima. Visto che avevo fatto una delle mie tante domande, alla quale probabilmente il Presidente si è dimenticato di rispondermi, la domanda riguardava il rapporto con il collegio sindacale e in particolare con la presidente. Sarò onorato se può darmi qualche riscontro. Grazie.

  NICOLA MATTOSCIO, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo. I miei rapporti con la professoressa Donatella Furia sono rapporti scientifici. Non mi sembra che si possa vietare di avere rapporti scientifici, che non sono professionali, ma un'altra cosa, perché sono rapporti di ricerca e rapporti scientifici. Non credo che avere rapporti scientifici e qualificarsi come coautori significhi individuare dei rapporti anomali – per non dire «incestuosi» – o comunque che confliggano.
  Dico di più: ogni membro della Fondazione deve soggiacere alla verifica dei requisiti di onorabilità, di incompatibilità e in materia di conflitti di interesse. Questo vale per tutti ed è valso anche per la professoressa Furia. La verifica si fa in maniera indipendente, peraltro in capo a un responsabile del procedimento che agisce autonomamente all'interno dello staff della Fondazione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il professor Mattoscio. Dichiaro conclusa l'audizione, autorizzando la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta della documentazione libera consegnata dal Presidente della Fondazione Pescarabruzzo.

  La seduta termina alle 14.

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ALLEGATO 1

Documentazione libera consegnata dal Presidente di ACRI, Francesco Profumo

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ALLEGATO 2

Documentazione libera consegnata dal Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio

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