XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 24 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 

Audizione della Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo, Maria Concetta Falivene e di rappresentanti dell'Autorità Garante:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 3 
Boggia Andrea  ... 4 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 5 
Cavandoli Laura , Presidente ... 10 
Battilocchio Alessandro (FI)  ... 10 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 10 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Cantone Carla (PD)  ... 12 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Avossa Eva (PD)  ... 12 
Falivene Maria Concetta , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 13 

(La seduta, sospesa alle 14.45, riprende alle 14.50) ... 13 

Audizione della Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte, Ylenia Serra:
Cavandoli Laura , Presidente ... 13 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 13 
Cavandoli Laura , Presidente ... 19 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 19 
Cavandoli Laura , Presidente ... 19 
Fregolent Sonia  ... 20 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 20 
Cavandoli Laura , Presidente ... 20 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 20 
Cavandoli Laura , Presidente ... 20 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 20 
Cavandoli Laura , Presidente ... 20 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 21 
Cavandoli Laura , Presidente ... 21 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 21 
Cavandoli Laura , Presidente ... 21 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 21 
Cavandoli Laura , Presidente ... 21 
Serra Ylenia , Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte ... 21 
Cavandoli Laura , Presidente ... 22 

Comunicazioni della Presidente:
Cavandoli Laura , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA CAVANDOLI

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo, Maria Concetta Falivene e di rappresentanti dell'Autorità Garante.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza per la regione Abruzzo, l'avvocato Maria Concetta Falivene, che ringraziamo per aver accolto l'invito della Commissione. L'avvocato Falivene ha assunto l'incarico nell'agosto 2020 in attuazione della legge regionale n. 24/2018, che ha istituito la figura e previsto le funzioni. Ha avviato un importante lavoro di costruzione di un sistema informativo regionale di contatto diretto con le famiglie e i minori, non limitato alla tematica dei minori fuori famiglia.
  La Commissione ha particolare interesse ad acquisire notizie e informazioni sulla situazione in Abruzzo sotto diversi profili. Un primo profilo riguarda la situazione dei minori fuori famiglia in Abruzzo. Le chiediamo se ci può indicare dei dati e le principali problematiche aperte. Ricordo a tale proposito che uno dei nostri auditi, il dottor Fulvi, ha fatto alcune affermazioni un po' generiche sulla situazione in Abruzzo e in particolare relativamente alle comunità familiari, in cui ha affermato che l'Abruzzo parte da rette di 45 euro al giorno, cito testualmente, «al che ci domandiamo qual è la qualità di queste strutture» – su questo magari le chiediamo una conferma o una smentita, se per caso ha certi dati – «e perché la regione non ha sempre dato attuazione alla legge n. 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali».
  L'altro profilo riguarda le buone pratiche poste in opera dall'Autorità Garante. Faccio riferimento al protocollo d'intesa sull'informazione e la semplificazione del coordinamento delle modalità di gestione dei dati sui minori in Abruzzo e alla costruzione dei sistemi di informazione e comunicazione che sono stati attivati.
  Lascio la parola all'audita per la relazione, che invito a contenere in una quarantina di minuti in modo da lasciare spazio ai quesiti. Eventualmente, avendo noi programmato un'altra audizione successivamente, le chiedo la disponibilità a rispondere ai quesiti anche in forma scritta, se i tempi non ci permettono di avere una risposta immediata. Grazie, le lascio la parola.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Buon pomeriggio a tutti. Ringrazio la presidente Laura Cavandoli, e voi componenti tutti che mi avete onorata di poter illustrare, unitamente al collega Andrea Boggia, il nostro contributo di analisi del sistema di monitoraggio dei minori ospiti nelle case famiglia, l'applicazione della legge n. 184 e 328 in materia di affido, e le nostre proposte attuative sui controlli.
  In primis vi evidenzierò la raccolta dei dati e la metodologia. Accennerò anche alla proposta di legge nazionale sull'istituzione Pag. 4dell'Ispettorato della funzione sociale e alla redazione in itinere dei requisiti delle strutture. Abbiamo analizzato le disfunzioni del sistema ed elaborato, pertanto, le singole e possibili soluzioni che illustreremo.
  Ora cedo la parola all'avvocato Andrea Boggia, il quale renderà una sintetica e tecnica illustrazione del quadro normativo inerente all'affido, che è prodromico all'analisi delle case famiglia. Prego, avvocato Boggia.

  ANDREA BOGGIA. Buongiorno. Non vi è certamente bisogno in questa sede che sia io a definire particolarmente sofferta la materia della quale andiamo a relazionare oggi, alla luce degli eventi di cronaca e della casistica generale. Pertanto, al netto delle premesse, mi limito brevemente a fornire un quadro sintetico generale, così da definire il campo d'azione sul quale può opportunamente operare il legislatore.
  La configurazione odierna dell'affido familiare è la conseguenza di una lunga ma lenta evoluzione, che trova dei paletti di riferimento all'interno di un'ampia serie di testi legislativi che ne costituiscono il quadro di riferimento sia teorico che operativo. Va da sé che è opportuno richiamare innanzitutto la Carta costituzionale, con menzione agli articoli 30 e 31, che affermano il diritto non negoziabile del minore di essere educato all'interno della famiglia e consegna allo Stato il compito di intervenire a sostegno delle famiglie in difficoltà.
  D'altronde, nel 1989 la Convenzione dell'ONU sui diritti dell'infanzia, approvata e riconosciuta dall'Italia, stabilisce la famiglia come nucleo fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare dunque dei bambini e dei ragazzi, riconoscendo altresì che il bambino per il pieno armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare e in un'atmosfera di felicità, di amore e di comprensione.
  Nello specifico, l'istituto dell'affidamento è regolato dalla n. legge n. 184 del 1983, così come modificata nel 2001 dalla n. 149, rubricata al diritto del minore a una famiglia e dal libro primo del codice civile, che individuano dunque i presupposti per l'attuazione del diritto di ogni bambino di crescere in una famiglia, come dicevamo, prioritariamente la propria, e assegnano allo Stato, alle regioni e agli enti locali il compito di sostenere i nuclei familiari in difficoltà al fine di prevenire l'abbandono.
  Proprio in riferimento al codice civile recito testualmente l'articolo 333: «Quando la condotta di uno o di entrambi i genitori non è tale da dare luogo alla pronuncia di decadenza prevista dal 330, ma appare comunque pregiudizievole al figlio, il giudice secondo le circostanze può adottare i provvedimenti convenienti e può anche disporre l'allontanamento di lui dalla residenza familiare. Allorché la famiglia di origine nonostante gli aiuti non riesca a garantire il concreto diritto del minore a essere cresciuto ed educato in maniera adeguata, sorge la necessità di offrire un valido aiuto al minore attraverso l'istituto dell'affidamento familiare, che rappresenta innanzitutto un aiuto al minore e indirettamente un aiuto alla famiglia di origine, allo scopo di superare il temporaneo stato di difficoltà».
  Anche qui la famiglia è al centro, con l'obiettivo di preservare il legame del bambino preservando la sua storia, la sua identità personale, i legami familiari che non sono solo quelli di sangue, l'ambiente socioaffettivo. Tutto ciò contribuisce ovviamente alla propria crescita.
  L'affidamento a terzi nello specifico, quindi la legge 184, è funzionale dunque, cito anche qui «al minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, in modo da assicurargli mantenimento, educazione, istruzione e relazioni affettive di cui ha bisogno, all'articolo 2, comma 1». «Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nella propria famiglia» – questo è l'articolo 1 del Titolo primo – «ed è il principio ispiratore dell'intera disciplina dopo la riforma del 2001. Per espressa previsione del richiamato articolo 1 della 184, si deve necessariamente dar luogo all'applicazione degli istituti che quella norma speciale prevede, ossia con graduazione delle ipotesi l'affidamento del minore al di fuori della famiglia. Il cosiddettoPag. 5 affido è contemplato nel citato articolo 2 e seguenti della summenzionata legge speciale».
  Più nello specifico, al comma 2 dello stesso articolo 2 si fa riferimento alle cosiddette «case famiglia». Anche qui cito testualmente: «Ove non sia possibile l'affidamento nei termini di cui al comma 1, è consentito l'inserimento del minore in una comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico o privato che abbia sede preferibilmente nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza».
  Le vicende degli ultimi anni hanno dimostrato che c'è una confusione nell'individuare le tipologie delle strutture di accoglienza dei bambini e dei ragazzi allontanati dalle famiglie di origine, e alla voce «case famiglia» corrispondono una serie di comunità educative. È fondamentale distinguere dunque le varie tipologie e i diversi tipi di accoglienza che devono rispondere ai diversi bisogni.
  Chiudo sulla legge citata: «Con l'articolo 4 si rimette poi al servizio sociale il compito di disporre l'affidamento, mentre spetta al giudice tutelare rendere esecutivo il provvedimento che suggella il giudice stesso con decreto, esplicitando al comma 3 che il provvedimento deve contenere specificatamente motivazioni e tempistiche».
  Cito anche la 338/2000, la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, che disciplina tra l'altro i livelli essenziali delle prestazioni e gli interventi sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. La materia poi è regolata anche in ambito regionale con interventi normativi specifici.
  Quali sono i principi generali a cardine del quadro normativo al quale stiamo facendo riferimento? Innanzitutto il diritto del minore, come già richiamato in premessa, a essere educato all'interno della famiglia, che sottende poi al diritto alla continuità dei rapporti affettivi dei minori in affido familiare. Il quadro così definito ci restituisce una definizione poco armonica, mi permetto di dire, della disciplina di legge in materia.
  I testi legislativi mancano di coerenza sia per le scelte di politica del diritto sia per gli aspetti tecnico giuridici. Questo settore non è ancora oggetto di un ripensamento che sia davvero organico, che faccia chiarezza, eliminando tra l'altro le sovrapposizioni tra i vari livelli normativi e gli istituti originati nel tempo. A ciò si aggiunga questa applicazione di norme locali spesso difformi tra loro.
  In conclusione, la principale riflessione dalla quale partire è che la normativa c'è. Va certamente armonizzata e soprattutto deve essere rispettata, non eludendo le indagini socio familiari che sono prodromiche, nel giudizio prognostico spettante al giudice di merito. È un sistema che, di fatto, così com'è non funziona come invece fissato dalla norma di riferimento, che invece prevede in modo cristallino che i bambini vengano collocati nelle strutture residenziali quale ultima analisi, quindi quale extrema ratio.
  Tale assunto è confortato anche dalla giurisprudenza della Cassazione. Faccio richiamo alla 28257/2019. Qui la Suprema Corte ha cassato la decisione del giudice di merito, che aveva disposto l'affidamento temporaneo eterofamiliare di un minore senza valutare la possibilità di affido ai nonni, in questo caso. In materia di affido temporaneo di minori, il giudizio sull'adeguatezza del familiare prescelto quale affidatario temporaneo, cito la sentenza, «ai sensi del 333 del codice civile deve essere svolto dal giudice di merito, valorizzando tra figure vicarie inter familiari, che è criterio guida di ogni scelta in tema di affido minorile».
  Io concludo e vi ringrazio, restituendo la parola all'avvocato Falivene, con l'auspicio di ritornare alla ratio degli interventi normativi sulla tutela e sulla protezione del minore da ogni obiettivo o pregiudizio, garantendo a lui i diritti fondamentali nel periodo di crescita, formazione e in generale attinenti alla sua vita.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Grazie, collega Boggia. Illustre presidente, illustri componenti della Commissione, avete tutti un compito arduo Pag. 6ma nobile, che può condurre io credo veramente a una riforma epocale. Sono certa che voi riuscirete a districare il ginepraio del sistema, o meglio, del meccanismo degli affidi, delle case famiglia, dei contenuti delle relazioni redatte dagli assistenti sociali e della legittimità stessa dei giudizi espressi, della ormai ordinaria filiera psichiatrica in cui tutti potremmo imbatterci e che si è imposta ed è sovrana.
  Vi illustro i dati, perché bisogna sempre partire dagli stessi per attuare un processo di analisi. E proprio sul metodo della raccolta dei dati ho stilato un protocollo d'intesa con il dottor Massimo Rosselli Del Turco, con Stefano Boschi e Paolo Pennini, con i quali abbiamo elaborato un programma per estirpare le disfunzioni del meccanismo sul territorio abruzzese.
  Vi illustro ora i dati, perché sempre dagli stessi, grazie al prezioso supporto del mio ufficio, e quindi dalla dirigente, dottoressa Michela Leacche, dalla responsabile, dottoressa Emiliana Di Sabato, e Alberico Ambrosini, abbiamo formulato richiesta semplice agli ECAD di trasmettere i dati relativi a tutti i minori presenti in struttura. Più precisamente, viene indicata la data del collocamento del minore presso la struttura, la nazionalità, l'età dello stesso al momento dell'allontanamento della propria famiglia, la struttura in accoglienza con l'individuazione della sede e della denominazione, il periodo di permanenza, il costo giornaliero, e abbiamo chiesto anche l'attuazione o meno della procedura ex articolo 403. Quindi abbiamo semplicemente inoltrato una scheda.
  È emerso che la media dei minori presenti in queste strutture, nelle case famiglia, negli anni 2020-2021 è di 466 bambini e adolescenti. Io ho suddiviso l'età: da 0 a 5 anni 96 bambini, da 5 a 10 anni 101 bambini, da 11 a 13 anni 20 adolescenti e dai 14 ai 18 anni 255, ahimè, ormai ragazzi. I minori stranieri non accompagnati o gli stranieri li ho evidenziati: sono 164 e al fine di recuperare, che è fondamentale, il mediatore culturale. Perché questi ragazzi, soprattutto per i minori e gli stranieri non accompagnati, vivono già una tragedia, ma vivono anche quella che è una difficoltà culturale e linguistica.
  Il numero delle strutture residenziali, che ovviamente ho estratto dall'individuazione delle schede, sono sul territorio abruzzese 107. Ho richiesto ai tribunali ordinari i dati degli affidi intrafamiliari ed eterofamiliare. Questo è un punto fondamentale a cui vi prego di porre attenzione: è stata trasmessa un'ulteriore richiesta agli uffici dei minori presso le questure per reperire il numero delle comunicazioni da parte degli assistenti sociali relativi ai casi da loro messi in evidenza di sospetti maltrattamenti. Vi è l'Ufficio Minori in questura, che è deputato proprio per l'individuazione del maltrattamento. Ho compulsato a tal punto tutti i reparti di pediatria della regione Abruzzo di comunicarmi il numero dei casi rilevati di maltrattamento. Fortunatamente sono isolatissimi, mentre devo dire che una testata giornalistica aveva evidenziato che i ragazzi abruzzesi fossero tra i più maltrattati d'Italia: dato smentito.
  Una delle criticità tecniche giuridiche da me evidenziate è che manca un database ministeriale così come individuato già dalla legge n. 149/2001, ma sostanzialmente il database fa riferimento soltanto ai ragazzi in stato di adottabilità. Manca quindi un database regionale, però devo dire che con il tribunale per i minorenni della regione Abruzzo, quindi dell'Aquila, e la stessa procura stiamo stilando un protocollo di trasparenza – ovviamente qui parliamo di minori, quindi sostanzialmente parliamo di dati oggettivi – che genererà nel nostro territorio trasparenza e consentirà di attuare i controlli in tempo reale.
  In merito alle strutture residenziali, purtroppo, ahimè, con il DM 328/2000 facciamo riferimento a quelli che sono i criteri strutturali del decreto ministeriale di allora, e non abbiamo una legge attuativa per quanto riguarda una legge regionale del 2005. Però la mia osservazione giuridica anche qui, e vi chiedo di avere attenzione, è che in merito ai servizi – perché parliamo di servizi quando parliamo di minori – si dovrebbe essere in regime di autorizzazione provvisoria e non di appalto. Ricordo che il mio professore, Gianfranco Pag. 7Campobasso, mi compulsò proprio questo aspetto in sede di esame. Pertanto la ratio giuridica è ancora immutata.
  Pertanto, oltre a questa criticità sugli appalti per quanto riguarda anche i servizi, devo dire che nella nostra regione manca questa norma attuativa; però ho costituito un tavolo regionale sull'affido con la guida della dottoressa Libardi e il dottor Donatelli, al fine di elaborare una valida proposta di legge in cui verranno ben definiti i requisiti tutti, ossia: strutturali di servizi e, a titolo di esempio, per noi fondamentale, differenziare le strutture per età, perché non vi può essere promiscuità tra gli adolescenti; poi le qualifiche e soprattutto le specializzazioni del personale dedicato e anche dei mediatori culturali; e poi prevedere, visto che sono servizi ed è di rilievo, un programma personalizzato di riabilitazione, perché spesso questi ragazzi nelle strutture residenziali sono lì senza seguire un reale percorso di recupero.
  Mi preme ribadire, come ha illustrato tecnicamente il collega Boggia, che il quadro normativo per quanto riguarda la legge sull'affido è un quadro chiaro. Per me la legge è chiara, sia l'intervento della legge del 1983 e sia per quanto riguarda il legislatore del 1942 con l'articolo 333 del codice civile; codice ben redatto allora e di supporto con l'Accademia della Crusca, pertanto ogni virgola ha un significato. Devo dire che tutta la struttura, per quanto riguarda la legge sull'affido, se noi l'applicassimo realmente, è una struttura valida, perché anche la Cassazione, come ha evidenziato il collega Boggia, va a individuare che vi deve essere l'affido prima intrafamiliare, e anche con la normativa successiva, la 149/2001, noi abbiamo sostanzialmente l'affido intrafamiliare. Quindi sostanzialmente prognostico il giudizio sull'intera famiglia e anche le persone a essa vicine, e poi la famiglia affidataria. Abbiamo tante famiglie che danno la disponibilità. In extrema ratio abbiamo le strutture residenziali.
  Parto dal principio di legalità. Io ho studiato su testi un po' antichi, come sul Calamandrei o Carnelutti o Emanuele Orlando, i classici. Io parto dal principio di legalità perché è importante tutt'oggi, nel nostro sistema giuridico, il principio destinato a conformare l'azione amministrativa; ed è importante che, in virtù dell'accezione invalsa dalla giurisprudenza costituzionale, si imponga alla pubblica amministrazione di uniformare il proprio operato tanto alla norma di legge attributiva, perché in ambito di pubblica amministrazione il potere va attribuito, quanto alla norma di legge regolativa del potere.
  Io vi voglio comunicare una mia osservazione tecnica, e spero che comunque sia fondata. Io ci credo fermamente, però vi è l'opponibilità per quanto riguarda l'interpretazione legislativa. Con riferimento alla norma di legge e per quanto riguarda il principio cardine che impone alle pubbliche amministrazioni di rispettare il paradigma normativo di riferimento, noi abbiamo nell'ambito dei poteri e delle funzioni degli assistenti sociali il disposto della legge 84 e quello della 328.
  Io ho letto e riletto i testi anche integrandoli tra di loro, e mi riferisco ai testi legislativi, da non confondere con le linee guida o con i protocolli, e da non confondere neanche con tutti questi testi che girano su Internet in cui si parla di come ci si arroga di allargare la legge. Non è così. Nell'esegesi delle fonti del diritto, come diceva il Crisafulli, vi è la legge che si impone. Pertanto io ho ravveduto che il diritto è altro. La legge conferisce il potere agli uffici dei minori della questura di individuare i maltrattamenti. Noi abbiamo gli agenti di pubblica sicurezza che hanno il potere di individuare il maltrattamento, ossia anche gli uffici dei dirigenti medici presso i pronto soccorsi possono individuare un maltrattamento fisico.
  Sostanzialmente è emerso che gli assistenti sociali, in caso di presunti maltrattamenti, non comunicano loro i sospetti maltrattamenti dei minori agli uffici deputati, l'Ufficio dei Minori presso le questure. Io ho compulsato tutte le questure e gli uffici minorili che insistono sul mio territorio. È fondamentale e indispensabile il colloquio tra le pubbliche amministrazioni. Il circolo virtuoso è questo. Il potere agli uffici va conferito con la legge.Pag. 8
  A questo punto io mi dico che gli assistenti sociali nell'individuare non possono esprimere giudizi e, ancor più, nelle relazioni non possono individuare maltrattamenti. Ma neanche io come avvocato potrei andare a cristallizzare il maltrattamento. Ognuno ha le proprie competenze. Ci sono state centinaia di e-mail che mi hanno sommersa in tutta Italia, in cui mandavano queste relazioni dei servizi sociali. Ora vi leggo soltanto dei tratti piccoli. In alcune relazioni redatte dagli stessi vi sono dichiarazioni che racchiudono valutazioni tipo: «che tutte le azioni messe in atto dalla stessa» – si riferiva alla madre – «si possano configurare come una sorta di maltrattamento al figlio». Questa è una relazione degli assistenti sociali. E ancora, altra relazione: «Si chiede un provvedimento che possa destrutturare l'attuale situazione e che ridia il giusto status a ogni ruolo di riferimento del minore». È un involucro vuoto. Ancora: «È incapace di seguire il figlio ed è riuscito a creare un'alleanza perversa che ha contaminato in modo distruttivo il rapporto con l'altro genitore». Infine le operatrici chiedono «la decadenza della potestà genitoriale», non la responsabilità genitoriale ovviamente, perché ho anche individuato che spesso in molte università e corsi di formazione non studiano il diritto minorile «in quanto ha danneggiato la salute psicologica e la crescita equilibrata del figlio». Ma io di relazioni delle assistenti sociali in cui vi è questo non ho trovato fonte normativa che individuasse il potere. Il potere va conferito. Questi sono giudizi severi sui genitori e non rappresentazioni oggettive. Quelli sarebbero abilitati a rappresentazioni oggettive, ad assistere nel sociale, ovviamente lo status per quanto riguarda situazioni oggettive dell'abitazione strutturale, della casa, e altri compiti, ma non a individuare il maltrattamento.
  Ho letto e riletto le relazioni pervenutemi da tutta Italia: «sembrava», «pare», «pazzo», «sta arrecando danno», «maltratta». Io ho quasi 54 anni, io non potrei esprimere un giudizio su nessuno. Non sono una tecnica, non sono una psichiatra, non sono una psicologa. Oltre a leggere e rileggere le fonti normative, che come ne La lettera rubata di Allan Poe la soluzione era nella lettura asettica, decontestualizzando e tornando ai tempi dell'università ho letto queste leggi, le norme, cercando di non farmi incidere su quella che è una realtà processuale e giuridica di quello che vediamo. Non è stato semplice. Per me è stato difficile isolarmi nella lettura tecnica.
  A tal punto ho avuto una chiara visione della distorsione del meccanismo consuetudinario e mi sono anche confrontata – perché il colloquio è fondamentale, bisogna unirsi e confrontarsi, ognuno ha le proprie competenze – con il professore e presidente Roberto Veraldi, che è presidente del corso di laurea in servizi sociali all'università Chieti-Pescara, il quale ha confermato il mio assunto, ossia che gli assistenti sociali non possono esprimere giudizi né individuare maltrattamenti, ma devono svolgere un'indagine sociale che è diversa, ossia avulsa dalle indagini di Polizia giudiziaria.
  Io che mi sono formata sui testi antichi, come diceva il maestro Carnelutti, so che tra il testo normativo, ben illustrato dal collega Boggia, e l'applicazione della legge, che fa capo alla magistratura, vi è il fatto, la narrazione del fatto. Se riflettiamo in ambito familiare, e pertanto nella fattispecie dell'affido, il fatto che consacra, che va a fotografare il vissuto familiare, le dinamiche genitoriali che ognuno di noi ha, che tutti noi viviamo, e dinamiche custodite nella nostra mente tra le mura domestiche, i fatti familiari e genitoriali sono rappresentati dagli avvocati in sede processuale che illustrano quello che è stato riferito dal cliente.
  Ma ad oggi devo dire, ahimè, noi avvocati veniamo ascoltati in modo parziale, perché è come se prendessimo soltanto voce e dessimo voce in modo parziale. Invece ci sono avvocati nell'ambito del diritto minorile che realmente assumono il vero e superiore interesse del minore. Poi abbiamo gli assistenti sociali, su cui penso che io sia stata chiara. Essi esprimono giudizi e valutazioni. Vi ho letto prima quelle dichiarazioni estratte da un campione parziale di relazioni che mi sono pervenute da tutta Italia, e quindi esprimonoPag. 9 giudizi. Esprimono giudizi quando vi è un momento di fragilità del vivere, che può essere sostanzialmente una crisi coniugale, economica, esistenziale, una perdita di radici. In tale momento veniamo noi esaminati dagli assistenti sociali e dagli psicologi.
  Io vi dico che vi è un chiaro vuoto normativo. Siamo tutti ad oggi sottoposti a un controllo, ed è giusto che sia così perché dal controllo vi può essere un colloquio e nessuno è immune da errori, come diceva il Voltaire. Allora a quel punto, evidenziando e analizzando il sistema, vi è l'Ispettorato dell'agricoltura, l'Ispettorato della funzione pubblica, vi è l'Ispettorato del lavoro. Però manca un Ispettorato degli assistenti sociali, dei servizi sociali. Pertanto ho redatto questa proposta di legge semplicissima in cui viene statuito un controllo ispettivo sulle relazioni degli assistenti sociali.
  Ovviamente la proposta di legge è un testo approvato dal Consiglio regionale. Qui è presente la consigliera Sabrina Bocchino. È un testo che hanno approvato tutti. Vi è stata una cordata, perché è stato approvato in modo trasversale. Ora è all'esame. Ovviamente devo terminare quella che è la relazione di clausola di invarianza finanziaria, ma ci siamo. Io confido anche in un vostro supporto. Vi ho portato anche il testo legislativo con la relazione.
  Poi abbiamo altro. Tra la legge e l'applicazione da parte dei magistrati vi è la rappresentazione del fatto. Oltre agli avvocati e gli assistenti sociali, ci sono anche gli psicologi. Quindi in ambito processuale ci sono le CTU. Sostanzialmente, della CTU (Consulente tecnico d'ufficio) per quanto riguarda i test e i capitoli degli stessi non è mia materia, però sostanzialmente quello che vedo è che bisognerebbe analizzare. Ci si confonde tra la capacità giuridica e la capacità psicologica. Il 337-ter parla della capacità giuridica, non della capacità psicologica. Spesso nei tribunali vi sono questi test in cui si va a esaminare esclusivamente la capacità psicologica. Non è così, perché il rapporto del proprio genitore con il figlio è un rapporto unico. Non esiste una capacità genitoriale oggettiva. Io credo che anche in questa illustrissima Commissione, ognuno di noi ha acquisito un metodo diverso educativo in quanto i minori sono diversi. Bisogna analizzare il rapporto genitoriale e bisogna anche contestualizzarlo da un profilo sociale.
  Io evidenzio che è fondamentale anche la cultura che abbiamo, quindi la cultura sociale che viene infusa nella cultura professionale per quanto riguarda i corsi di aggiornamento, i convegni, i congressi ai quali sono sottoposti. Io leggo con sommo stupore l'identificazione del maltrattamento, ormai monopolio di un unico ente formativo o quasi, che ovviamente è quello che va a individuare il maltrattamento. Ma il maltrattamento è una parola generica, e quindi nel maltrattamento che ho letto in questi corsi di aggiornamento, che ormai sono sovrani, c'è la patologia della cura. Abbiamo quindi ipercuria, incuria e discuria. Io vorrei capire noi mamme o padri quando siamo adeguati. Discuria, per esempio, cure fornite in modo distorto; ma è semplice parlare di questo? Oppure nell'alimentazione, se un bambino è sovrappeso siamo genitori inadeguati? Oppure, nei suoi bisogni affettivi, ad esempio, se assumono importanza quella che si deve avere nelle attività scolastiche, quindi tutti voi genitori avete aiutato i figli a svolgere i propri compiti?
  Noi veniamo eruditi ormai che il maltrattamento è generalizzato, e forse si può instillare la caccia alle streghe, ossia ai genitori.
  Anche per quanto riguarda il maltrattamento psicologico io leggo che anche le critiche e le ironie svalutanti vengono individuate come maltrattamento. Allora, e concludo, sulla scorta del metodo attuativo in itinere nella nostra regione, abbiamo volto l'attenzione e la trasparenza al colloquio tra le pubbliche amministrazioni, al rispetto ognuno delle proprie competenze, ma soprattutto all'analisi che la famiglia va aiutata dall'interno e magari approvare la metodologia del programma PIPPI (Programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione), grande risorsa.
  Tutte le figure che gravitano intorno alla famiglia sono figure importanti, di supporto,Pag. 10 quali possono essere gli assistenti sociali, gli psicologi, gli educatori, ma tutti nel rispetto della propria competenza, perché bisogna avere competenza giuridica, competenza professionale. Il maltrattamento psicologico può essere individuato esclusivamente con cautela da uno psicologo, da uno psichiatra, da un agente di pubblica sicurezza e da un pediatra quando vi sono ripercussioni e pertanto vi sono lesioni. L'assistente sociale non ne è in grado, ma non ne sarei in grado neanche io.
  È palese il fallimento su tutto il territorio nazionale, che continua a generare profonde sofferenze alle vere vittime, ossia ai nostri bambini e adolescenti; ma vi è anche una vera agonia per i genitori, per i nonni, che vivono questa sensazione di impotenza. Noi tutti abbiamo il dovere di bloccare tale meccanismo, perché ormai è un meccanismo, e di ridare la guida alle famiglie con un supporto vero e concreto.
  Nel porre all'attenzione l'importanza fondamentale di colmare il vuoto normativo prevedendo l'istituzione dell'Ispettorato della funzione sociale, che può essere anche di supporto e di tutela agli assistenti stessi sociali, vi chiedo di individuare un database ministeriale regionale, quindi nazionale, che metta finalmente in rete la trasparenza, quella che ci deve essere, perché noi dobbiamo sapere quanti minori sono in casa famiglia, e dobbiamo sapere l'età. E non a caso io ho detto che ci sono minori che dovrebbero stare due anni. Non è così.
  Io quello che vi dico è di elaborare anche solo la legge, e non si può fare riferimento alle linee guida elaborate da chi. L'unica fonte applicativa a cui noi dobbiamo volgere lo sguardo è la legge, e abbiamo imparato che solo con la legge possiamo definire quelle che sono le reali competenze. Poi il potere non si può conferire.
  Illustre presidente, io credo fermamente nell'opera di ispezione di tale eccellente vostra Commissione, e credo che realmente possiate attuare una rivoluzione copernicana. Io credo che avete il potere di riesumare il principio di legalità e – come esplicita la Suprema Corte Costituzionale – fare uniformare l'operato degli assistenti sociali, e pertanto i contenuti delle relazioni alla norma.
  Vi chiedo anche di attenzionare il potere di richiedere voi a tutti i tribunali d'Italia dei casi in cui si è optato per l'affido eterofamiliare, ossia l'eccezione, in dispregio della legge. Io credo che siamo tutti corresponsabili, e che sia un atto ormai dovuto e umano porre fine agli errori in ambito minorile e quindi riscattare quello che è il dolore degli adulti, ma soprattutto degli adolescenti e dei bambini, che hanno subito l'asimmetria del potere, perché qui si parla di asimmetria del potere.
  Ringrazio la presidente, ringrazio voi tutti, con l'auspicio che si possa ormai individuare e ritornare a quello che è il principio di legalità, all'attuazione della legge, e realmente dare le giuste funzioni sulla base delle competenze e dei poteri attribuiti dalla legge. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringraziamo la Garante, l'avvocato Maria Concetta Falivene e l'avvocato Boggia per la relazione. Do la parola all'onorevole Battilocchio.

  ALESSANDRO BATTILOCCHIO. Grazie, presidente, e grazie alla Garante che ha portato avanti una relazione molto esaustiva. Tra l'altro lo spunto su un'esperienza normativa che avete lanciato in Abruzzo può essere per noi un qualcosa di interessante. Sicuramente poi lascerete la documentazione. La mia è una domanda molto puntuale sulla situazione abruzzese. Magari poi ci rispondete per iscritto. Volevo sapere tra gli ospiti minori – lei prima ci ha riportato alcuni numeri – quanti siano ragazzi e ragazze provenienti da percorsi di adozioni internazionali non andati a buon fine.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Questo è un dato che non ho, perché vi è la competenza specifica dell'avvocato Monia Scalera, e pertanto è un campo riservato a lei. I dati li avrà lei sicuramente, avrà fatto indagini in merito. Io ovviamente mi sono riservata quelli dei Pag. 11minori, ma abbiamo una rappresentanza in ambito di adozioni internazionali dell'avvocato Scalera.

  PRESIDENTE. Io le chiedo se esiste una prassi di in house visiting per il monitoraggio dei nuclei familiari fragili che hanno richiesto aiuto ai servizi sociali dei comuni abruzzesi e, se sì, in quanti casi è stato applicato, che lei sappia. Faccio una domanda alla volta, tanto non abbiamo molte richieste. Prego.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Purtroppo non ci sono dati su questi. Non si attua.

  PRESIDENTE. Quanti minori, che lei sappia, sono fuori dal Servizio Sanitario Nazionale in Abruzzo? Quanti sono i comuni, che affidano a cooperative, quindi esternalizzano il servizio sociale fra i comuni abruzzesi? Secondo la legge n. 328 i servizi sociali lavorano in un gruppo integrato di lavoro con gli psicologi della ASL; le relazioni sono congiunte. È così anche in Abruzzo?

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Per quanto riguarda i minori fuori regione, purtroppo non ho il dato. L'unica cosa che ho individuato riguarda i ragazzi che erano in strutture con problemi di disabilità, perché in regione Abruzzo abbiamo 7 mila 103 bambini disabili e vi era una criticità che poi è stata colmata grazie al dottor Montinari. Abbiamo organizzato strutture di bambini con autismo per farli rientrare in regione Abruzzo, perché prima vi erano tre o quattro bambini che erano tra la Campania e la Puglia, e fortunatamente siamo riusciti a farli rientrare.
  Però si deve intervenire. Io ho chiesto anche quante bambine soffrono di problemi di anoressia. Ho chiesto anche tutte le patologie ai reparti di pediatria. Ho il termometro delle ragazze madri, dei bambini con forma di autismo, tentativi di suicidio: io ho un quadro su questo. Non ho, per esempio, un centro per quanto riguarda l'anoressia. Dovremmo provvedere, ma stiamo riorganizzando bene il territorio regionale. Avendo i dati, ora riusciamo a incidere.

  PRESIDENTE. Sa quanti comuni hanno esternalizzato i servizi sociali a cooperative? Le chiedo se per caso nella ricerca che aveva fatto era riuscita a individuare questo numero.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Sì. Per quanto riguarda molti comuni ci sono stati appalti con delle cooperative. Devo dire che in alcuni comuni in particolare vi sono queste cooperative che svolgono la funzione di assistenti sociali che lavorano per il comune, quindi come cooperative, però hanno anche case famiglia, strutture. La situazione è ben chiara perché è stato estratto il tutto dai dati. Sono 107 case famiglia e sono state individuate anche le cooperative. Un altro dato di rilievo che sostanzialmente non viene mai evidenziato è quello degli spazi neutri, creazione giurisprudenziale. Io ho chiesto anche la spesa inerente agli spazi neutri. Non ho ancora dati su questo.

  PRESIDENTE. Scusi se mi permetto, ma è un onore averla e abbiamo un po' di domande. Siccome c'era stata una problematica in merito ai controlli nell'ambito degli affidatari e delle comunità che accolgono i minori, le chiedo se il Garante regionale dell'Abruzzo può realizzare un sistema di controllo e quindi può controllare la situazione all'interno della struttura, anche in relazione a quello che è il progetto – l'ha citato prima – che riguarda, se c'è o non c'è, o se viene rispettato, il minore allontanato.
  L'ultima cosa: visto che lei ha fatto questo studio sui dati dei minori allontanati, e ci ha dato lo spunto – poi ne parleremo in Ufficio di Presidenza proprio per chiedere quelle che sono le eccezioni – le chiedo se lei ha questi numeri, cioè quanti sono i ragazzi che negli ultimi anni sono stati Pag. 12affidati fuori dalla famiglia e dalle comunità.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Ho i numeri dei minori che sono fuori famiglia. Li ho anche suddivisi per età. Sostanzialmente sono questi i numeri che abbiamo. Come data di riferimento l'anno è il 2006. I minori impegnati nel 2020-2021 sono 466. Ho individuato tutte le case famiglia, che sono 107, che insistono sul territorio abruzzese. Un quadro noi ce l'abbiamo. È infatti in itinere anche il protocollo con il Tribunale per i minorenni e la procura. Abbiamo il termometro della situazione. Si sta installando un circolo virtuoso. Noi sappiamo tutto dei bambini, anche della disabilità. In regione si sta lavorando bene per attuare la trasparenza.

  PRESIDENTE. Perfetto. Io le chiedo una curiosità. La settimana prossima abbiamo una missione all'Istituto degli Innocenti dove c'è una raccolta dati. Le chiedo se lei ha confrontato i suoi dati con quelli che sono stati raccolti dall'Istituto degli Innocenti su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri. Se c'è una corrispondenza è una cosa che per noi è molto importante, perché ovviamente noi lamentiamo sempre l'inesistenza di dati aggiornati, verificabili e comparabili. Lei ha fatto nella regione Abruzzo un'identificazione precisa per facilità, per strutture, con dati concreti e tangibili. Questo corrisponde ai dati che vengono raccolti a livello nazionale?

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. No, io devo dire che i dati non rispondono e che con i dati che io ho raccolto... per questo abbiamo incrociato gli stessi. Li ho richiesti anche all'osservatorio che abbiamo. Ho richiesto i dati per quanto riguarda l'Assessorato, però devo dire – qui è stato maestro Massimo Rosselli Del Turco – che i dati non combaciavano. Non sono una matematica, pertanto io ho stilato questo protocollo. A ognuno il suo, la propria competenza.

  PRESIDENTE. Benissimo. Io ringrazio la Garante. Onorevole Cantone, lei vuole intervenire?

  CARLA CANTONE. Sì, vorrei chiedere due cose. La prima è se ci sono case famiglie a L'Aquila dopo il terremoto. La seconda domanda, visto che ho ascoltato una relazione molto dettagliata, se sia possibile visitare qualche casa famiglia in Abruzzo. Ovviamente se è possibile, non so se dipenda dalla dottoressa che abbiamo ascoltato, però mi incuriosiva molto capire. Grazie.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Abruzzo. Certo che è possibile con del preavviso, però è da considerare che io ho segnalato delle case famiglia in procura, nel senso che mi sono state inviate fotografie ma anche plichi anonimi, e come in ogni situazione ci sono case famiglia virtuose e altre no. Per quelle non virtuose il mio compito è stato quello di comunicare in procura quello che mi viene riferito per le ispezioni. Certo che si può. Come ultima cosa vorrei ringraziare anche il supporto del Garante della Campania, del Molise e della Basilicata, perché per noi è fondamentale fare rete. Devo dire che anche nelle Marche hanno calendarizzato questa legge e io son contenta perché ho illustrato questa proposta di legge a febbraio e hanno aderito queste regioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Avossa, che è collegata da remoto, voleva fare una domanda. Prego.

  EVA AVOSSA. Buongiorno. Ho ascoltato l'audizione, ma credo che l'ultima cosa detta dall'avvocato abbia un po' risposto a quello che stavo chiedendo, ovvero vi sono stati dei confronti tra i vari rappresentanti e i garanti per l'infanzia nelle varie regioni su questa necessità di far andare avanti questa proposta di legge di cui ha parlato l'avvocato poco fa.

  MARIA CONCETTA FALIVENE, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regionePag. 13 Abruzzo. Vi è stato un incontro il 22 e il 23 febbraio in cui ho esposto la proposta di legge a livello nazionale, perché è una legge nazionale, e hanno aderito i garanti della Campania e ultimamente anche il Garante della Lombardia. In totale hanno aderito Campania, Lombardia, Molise, Basilicata e le Marche, perché hanno calendarizzato. Anche se non ho parlato direttamente con il Garante, in ambito regionale vi è il supporto.

  PRESIDENTE. Chiudiamo l'audizione, e riprendiamo con il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Grazie a tutti.

  La seduta, sospesa alle 14.45, riprende alle 14.50.

Audizione della Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte, Ylenia Serra.

  PRESIDENTE. Proseguiamo l'attività della Commissione. L'ordine del giorno prosegue recando l'audizione dell'Autorità garante per l'infanzia e dell'adolescenza della regione Piemonte, la dottoressa Ylenia Serra, che ringraziamo sempre per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire oggi in Commissione.
  L'audizione della dottoressa Serra presenta numerosi motivi di interesse che cercherò brevemente di indicare prima di lasciarle la parola. Una prima serie di motivi di interesse riguarda la situazione specifica della regione Piemonte, perché è una regione che presenta un elevato numero di minori fuori famiglia: oltre 1.050 in comunità e oltre 2.500 sulla base dei dati ufficiali che potrebbero essere anche sottostimati o sovrastimati. Prima abbiamo avuto un chiarimento sulla difficoltà a confrontare i dati reali come raccolti dalla Garante dell'Abruzzo rispetto a quelli che sono i dati ufficiali a livello statale.
  Allo stesso tempo il Piemonte è una realtà con una struttura di accoglienza piuttosto diffusa che pure non è andata esente da critica a anche la relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sul sistema regionale di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui minori, di allontanamento dal nucleo familiare di appartenenza e della collocazione in comunità o affido approvata nel 2020 presenta un quadro in chiaroscuro soprattutto rispetto all'azione dei servizi sociali che sempre più appaiono come uno degli elementi critici del sistema.
  Sarebbe molto interessante per la Commissione avere una sua valutazione complessiva di questa situazione.
  Un secondo ordine di tematiche riguarda l'azione dell'Autorità garante che nel caso del Piemonte appare particolarmente attiva rispetto ad altri contesti regionali. Molti dati si trovano nella relazione approvata nel 2020. Inoltre, ricordo che esiste un protocollo con la regione e la procura minorile sulla vigilanza sulle strutture. Mi sembra che sia un esempio di best practice, perché abbiamo avuto queste problematiche segnalate spesso a vari livelli in questa audizione.
  Sarebbe interessante per la Commissione che lei ci desse qualche indicazione sulle linee di azione e sulle difficoltà incontrate con particolare riferimento al tema della vigilanza, della collaborazione con la magistratura minorile per la raccolta di dati affidabili, ovvero concretamente verificabili.
  Lascio ora la parola alla dottoressa Serra, riservandomi di formulare ulteriori quesiti al termine del suo intervento e similmente per i commissari che ci stanno seguendo anche da remoto. Grazie.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Grazie, presidente, per questa opportunità. Vi presenterò qual è l'azione del Garante. Io sono stata nominata nel dicembre del 2019.
  In termini generali secondo la legge del Piemonte, che in parte ricalca anche la legislazione delle altre regioni, ha innanzitutto il compito di diffondere la cultura dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, di verificarne la concreta attuazione e di farsi portavoce delle esigenze delle persone di minore età nei confronti delle istituzioni regionali.Pag. 14
  L'ufficio partecipa – o comunque promuove – a numerosissime iniziative di approfondimento, di studio di informazione e di formazione spesso anche in sinergia anche con dei protocolli di intesa con le istituzioni, le università, le scuole e il mondo dell'associazionismo.
  Infatti, il Garante fa parte di numerosi tavoli di lavoro che si occupano della vigilanza delle comunità sui minori, su cui poi tornerò diffusamente, la prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo, il rapporto tra i minori e le telecomunicazioni la sperimentazione relativa ai care leavers, cioè i ragazzi che escono dalla comunità una volta raggiunta la maggiore età, il programma PIPPI (Programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione), quindi il sostegno alle famiglie vulnerabili, le crisi adottive e il coordinamento dei centri per le famiglie.
  Un'altra funzione che ricordo in maniera brevissima, ma che impatta molto sull'attività del Garante, è quella relativa ai tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati. Già la legge prevedeva il compito di verificare le condizioni di accoglienza anche per quanto riguarda le comunità in cui sono inseriti e la legge Zampa del 2017 ha dato questo importante compito a tutti i garanti regionali di formare i tutori volontari. In questo la nostra regione è molto attiva grazie anche a una convenzione stipulata con le università, le istituzioni e le fondazioni bancarie della nostra regione e, ad esempio, abbiamo già svolto 7 corsi di formazione.
  Dal punto di vista particolare, il Garante riceve le segnalazioni da parte di chiunque, anche da parte di persone di minore età. Chiunque si può rivolgere con una segnalazione scritta e una volta ricevuta la segnalazione, il Garante svolge un'istruttoria che sostanzialmente consiste nell'interloquire con il segnalante, chiedere della documentazione e poi rivolgersi a quella che è la parte o le altre parti coinvolte.
  Le segnalazioni sono importanti per il caso specifico, sebbene mi preme sottolineare come il Garante non abbia alcun potere, ma agisce solo con la cosiddetta moral suasion. Attraverso l'autorevolezza della figura può raccomandare di tenere determinati comportamenti o richiamare l'attenzione o piuttosto a propria volta segnalare alle autorità competenti.
  Le segnalazioni sono molto importanti perché mi consentono proprio di rendermi conto di com'è lo stato dell'arte dell'attuazione di determinati diritti e forniscono anche un quadro della situazione in un certo momento storico. Nel 2020, ad esempio, moltissime segnalazioni hanno riguardato quelle che sono state le conseguenze sull'attuazione dei diritti delle persone di minore età in conseguenza delle limitazioni legate all'emergenza sanitaria.
  Vi do alcuni numeri. Nel 2020 le segnalazioni trattate sono state 153 e le tematiche hanno riguardato in ordine decrescente: problematiche con i servizi sociali per questioni attinenti all'affidamento del minore con o senza una contestazione di base anche del provvedimento giudiziario; problematiche relative alla tutela dei minori stranieri non accompagnati; criticità, ad esempio, delle terapie ABA (analisi applicata del comportamento) a sostegno dell'autismo; criticità delle strutture di accoglienza che sono solo l'8,8 per cento nel 2020; e altre problematiche. Normalmente le segnalazioni arrivano dai genitori, dai legali oppure anche da associazioni.
  Dall'inizio del 2021 il dato dovrebbe essere di circa 94. Anche qui ci sono state moltissime segnalazioni e doglianze relative alla concreta attuazione dei provvedimenti dei servizi sociali. Le criticità relative a comunità per minori sono state quattro, oltre a due relative invece a strutture per minori stranieri non accompagnati.
  Il problema principale delle segnalazioni è quando è in corso un procedimento davanti all'Autorità giudiziaria. È la problematica principale perché la legge istitutiva nulla dice al riguardo, però vi sono delle linee guida che sono state adottate e approvate dalla Conferenza dei garanti nel 2017, se non erro, che dicono letteralmente: «Quando vi è un procedimento giudiziario, il Garante deve agire solo in via sussidiaria e nel rispetto della funzione costituzionale attribuita alla giurisdizione autonoma e indipendente può chiedere informazioniPag. 15 agli enti coinvolti nella gestione del caso o, se c'è un grave pregiudizio, segnalare alla Procura della Repubblica.».
  Normalmente, quando vi sono segnalazioni di questo tipo – abbiamo visto che in effetti sono comunque una grossa parte delle segnalazioni ricevute dall'ufficio – io mi rivolgo ai servizi sociali competenti, anche ai servizi sanitari – normalmente entrambi hanno la presa in carico del nucleo familiare o del minore – e chiedo una relazione. Dopodiché chiedo un incontro per approfondire determinati aspetti e normalmente chiedo anche un incontro insieme al segnalante e al suo legale, perché spesso, soprattutto se le situazioni sono protratte da anni, ci sono in effetti proprio delle difficoltà comunicative tra uno dei genitori e i servizi di riferimento.
  Devo dire che ho sempre ricevuto riscontro alle mie richieste di avere della documentazione e delle relazioni. Molto spesso queste segnalazioni poi diventano dei veri e propri monitoraggi, perché la legge istitutiva del Piemonte prevede che io abbia il compito di monitorare le prese in carico. Questo significa che con cadenza mensile o bimestrale scrivo nuovamente agli stessi servizi per chiedere degli aggiornamenti e valutiamo insieme quale può essere la soluzione migliore all'interno di quella che è la cornice non modificabile dal mio intervento, che è il provvedimento dell'Autorità giudiziaria.
  Questo avviene spesso relativamente, per esempio, agli incontri in luogo neutro, perché ci sono dei provvedimenti dell'Autorità giudiziaria che stabiliscono un determinato regime di visita magari per uno dei due genitori con un luogo neutro una volta alla settimana o ogni due settimane eccetera, demandando poi ai servizi la possibilità di intensificare gli incontri piuttosto che poi di giungere alla liberalizzazione. Devo dire che su questa tematica non ho un numero esatto, ma le segnalazioni sono numerose. Insieme si può provare a ragionare se nell'interesse di quel minore c'è anche quello di non prolungare eccessivamente il periodo di luogo neutro con un determinato orario, ma se invece non sia opportuno provare a iniziare ad ampliare.
  La tematica del luogo neutro è una tematica che a mio avviso necessita di un approfondimento ed è per questo che proprio nell'esercizio delle mie funzioni l'ho segnalato all'Assessorato per le politiche della famiglia e a breve verrà riattivato il tavolo di confronto tra i servizi e l'Autorità giudiziaria che aveva già lavorato nel 2016 elaborando delle linee guida. A mio avviso è importante, poiché sono passati quasi sei anni, vedere come stanno andando queste procedure ed eventualmente appunto modificare le linee guida per meglio allinearle a quelle che sono le nuove esigenze.
  Per quanto riguarda i minori fuori famiglia, i dati sono pubblicati sulla mia relazione relativa all'attività del 2020 che è online. I dati sono stati forniti dall'Assessorato sanità e welfare, ma sono stati raccolti e trasmessi – così rispondo subito – all'Istituto degli Innocenti. In questo caso i dati combaciano.
  Nel 2020 i minori in struttura sono stati 1.054 – di cui 289 minori stranieri non accompagnati – per la maggioranza in comunità familiari, in comunità socioeducative, in comunità educativo-psicologiche e in comunità terapeutiche. La percentuale è lievemente più alta per i maschi rispetto alle femmine, ma questo dato dipende molto dalla presenza dei minori stranieri non accompagnati che quasi per il 90 per cento sono di sesso maschile. Per quanto riguarda l'età, la maggior parte è tra i 15 e i 17 anni che sono 614, poi a scendere tra gli 11 e i 14, tra i 6 e i 10, tra i 3 e i 5, ma anche tra gli 0 e 2 due anni con 14 bambini. Di questi sono stati dichiarati adottabili 42 minori. Per quanto riguarda la durata dell'accoglienza, almeno dal punto di vista comunitario, la maggior parte è inferiore all'anno o comunque tra uno e i due anni, poi ve ne sono 173 che durano tra i due e i quattro anni e 89 che durano più di quattro anni.
  Un dato interessante è cosa poi succede dopo, ovvero quando escono dalla comunità: 161 rientrano nella famiglia di origine, 63 vanno in affidamento familiare e poi ci sono alcuni che raggiungono una vita autonoma, ma dipende dall'età o che possono andare in affido preadottivo. La destinazionePag. 16 ignota riguarda i minori stranieri non accompagnati che lasciano la struttura.
  Nel 2020 i minori in affidamento a singoli, famiglie o parenti sono stati 1.492, di cui 102 minori stranieri non accompagnati, in affidamento eterofamiliare 840, in affidamento intrafamiliare, ovvero a parenti entro il quarto grado, 652. Qui la percentuale è praticamente identica tra maschi e femmine e anche qui la maggior parte sono tra i 15 e i 17. Sono stati dichiarati adottabili 72 minori. Di questi 1.140 trattavasi di affidamento giudiziale e 352 consensuale. Per quanto riguarda la durata, devo dire che per la maggior parte è nettamente superiore: 512 oltre i quattro anni, 379 tra i due e i quattro anni e poi a scendere.
  Per quanto riguarda i motivi dell'allontanamento, io ho i dati del 2018, perché sono i dati che la direzione ha fornito proprio durante l'indagine conoscitiva richiesta dalla Commissione IV del nostro consiglio regionale, in cui io non ero stata audita perché non ero ancora garante, ma era stata audita la precedente. Nel 56 per cento dei casi si tratta di comportamenti non adeguati dei genitori tra cui trascuratezza, incuria e mancanza di una rete familiare, il 21 per cento riguarda problemi di salute dei genitori tra cui la disabilità, il 15 per cento consiste in problemi psicologici, fisici o comportamentali dei minori e il 14 per cento riguarda maltrattamenti e abusi.
  Per quanto riguarda le strutture per minori, la nostra legislazione regionale prevede tutta una serie di tipologie. Sappiamo che anche soltanto le nomenclature non sono conformi in tutto il territorio nazionale, ma abbiamo le comunità educative, le comunità di tipo familiare, tutta un'altra serie di comunità come i pensionati integrati eccetera e poi ci sono le comunità terapeutiche e le comunità riabilitative.
  La nostra legislazione regionale è molto chiara nel prevedere che cosa devono garantire le comunità, ovvero il recupero e il potenziamento delle risorse individuali del minore, la costruzione di relazioni positive con gli adulti e con i coetanei, la ricostruzione dei rapporti con i familiari e la responsabilizzazione e l'autonomizzazione degli ospiti.
  I presìdi che accolgono i minori devono trasmettere delle relazioni alla procura della Repubblica. Nella nostra regione ogni mese ciascuna comunità trasmette i dati relativi ai minori presenti in struttura alla Commissione di vigilanza competente per territorio che poi li raccoglie e li trasmette alla procura.
  Ad oggi non ho un dato – ma posso fornirlo – di quelle che sono le comunità al momento operative all'interno del nostro territorio con la suddivisione per tutte le varie tipologie che la nostra legislazione prevede.
  Quando si tratta di accoglienza eterofamiliare, è fondamentale sottolineare che i bambini hanno gli stessi diritti dei bambini che sono all'interno della propria famiglia. Quello che è necessario verificare è che il tipo di accoglienza scelto sia adeguato, potendo intervenire nel caso in cui ciò non si verifichi, e che soprattutto siano garantiti il diritto all'istruzione e all'educazione, ma anche al gioco e al tempo libero.
  Sappiamo che nel 2017 sono state elaborate le linee guida per il diritto allo studio dei minori che vivono fuori famiglia proprio perché l'esperienza degli educatori ci dice che soprattutto nelle comunità ci sono delle carriere scolastiche più brevi e degli abbandoni precoci.
  Io ho monitorato molto la situazione su segnalazione anche dei tutori dei minori stranieri non accompagnati che rappresentano veramente un'importante sentinella anche sul territorio, soprattutto per una serie di preoccupazioni che, per esempio, si avevano nel periodo del COVID-19. Io mi ero interfacciata con la Direzione sanità e welfare che mi aveva fornito tutte le strumentazioni e le delibere che erano state assunte per consentire alle varie comunità di adattarsi, ad esempio, a quella che era la didattica a distanza, perché possiamo pensare quanto sia stato difficile per questi ragazzi seguirla. Avevamo proprio fatto una verifica anche che effettivamente tutte le comunità avessero recepito questa delibera Pag. 17e avessero richiesto e ottenuto il finanziamento in base al numero degli ospiti.
  Inoltre, durante il periodo del COVID-19 era stata data anche una grande attenzione nelle comunità a quello che era il benessere psicologico, perché il lungo periodo di chiusura e successivamente i periodi di quarantena che magari dovevano essere disposti per trasferimenti e quant'altro potevano comportare nei ragazzi delle conseguenze a carattere psicologico. Anche su questo la nostra regione aveva comunque emanato due o tre delibere – adesso non ricordo con precisione – per far fronte a queste problematiche e fornire delle adeguate risposte.
  Nelle comunità è fondamentale il progetto educativo individualizzato. Infatti, all'interno della comunità ci deve essere un progetto che tenga conto di tutti quelli che sono i vari aspetti.
  Da noi come funziona la vigilanza? Esiste questo tavolo che si riunisce una volta ogni mese e mezzo, ogni due mesi con tutte le Commissioni di vigilanza, la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, la regione e il Centro di giustizia minorile. Io sono parte di questo tavolo e quest'anno è stato rinnovato il protocollo che serve proprio a fare in modo che la vigilanza sulle strutture avvenga nel modo più utile possibile per individuare anche delle buone prassi per situazioni non adeguate. Nelle riunioni – ce ne è stata una ieri pomeriggio – ciascun presidente di Commissione o chi per lui porta quelle che sono state le visite effettuate nell'arco temporale.
  Sicuramente c'è una problematica di personale e di numero delle vigilanze che si riescono a fare, ma questo era emerso anche durante l'indagine conoscitiva, dove erano stati auditi tutti i presidenti delle Commissioni, perché il problema è proprio che non c'è un personale dedicato alle strutture, che è necessario per formare tutta quella che è la professionalità necessaria a una Commissione di vigilanza, se giustamente ognuno fa delle altre attività professionali. Il problema è più che altro questo che non si riesce magari a vigilare con la tempistica che si vorrebbe. Certamente poi il COVID-19 non ha aiutato, perché per un lungo periodo ovviamente non si è potuto farle. Al momento ovviamente invece vengono effettuate con la regolarità consentita.
  Alla luce delle criticità che sono emerse anche durante questa indagine a dicembre del 2020 è stata emessa una DGR (deliberazione della giunta regionale) dalla nostra regione che prevede proprio la creazione di una Commissione ad hoc, una Commissione con persone che siano dedicate. Inoltre, è stato previsto che vengano fatte praticamente delle checklist, ovvero un insieme di elementi fondamentali che le Commissioni devono rilevare nel momento in cui effettuano le loro visite all'interno delle comunità.
  Si è un po' in ritardo sulle tempistiche di attuazione di questa DGR, però a mio avviso la direzione presa è assolutamente quella giusta. Io stessa ho partecipato ad alcune vigilanze, anzi ho chiesto alcune vigilanze, perché anche lo scorso anno mi è capitato di ricevere delle segnalazioni relative a situazioni che non parevano adeguate all'interno di comunità. Quando mi è possibile, mi reco personalmente con la Commissione di vigilanza – ne ho eseguita una la scorsa settimana all'interno di una comunità terapeutica – e quando non mi è possibile immediatamente faccio una segnalazione o alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni oppure chiedo alla Commissione di vigilanza competente di effettuare una vigilanza e poi di fornire un riscontro in modo tale anche a mia volta da fornirlo poi a chi aveva richiesto l'intervento.
  La mia legge istitutiva, infatti, prevede proprio espressamente che il Garante concorra alla vigilanza sulle strutture. A differenza, per esempio, dell'Autorità nazionale non devo avvisare prima, è una vigilanza vera e personalmente non ho mai eseguito delle vigilanze da sola, perché non avrei le competenze tecniche per evidenziare determinate criticità.
  Per esempio, nell'ultima vigilanza che abbiamo effettuato vi erano tutte le professionalità necessarie: trattandosi di una comunità terapeutica, erano presenti il neuropsichiatraPag. 18 e l'assistente sociale e abbiamo visionato insieme alcuni fascicoli per verificare che all'interno la situazione fosse corretta e che ci fosse il progetto per quanto riguarda la scuola, il sostegno psicologico eccetera.
  Nel momento in cui io ricevo una segnalazione, anche se non riguarda, ad esempio, le condizioni in concreto della comunità, io chiedo sempre di avere notizie di quello che è il progetto, di quelle che sono le indicazioni, di quello che si sta facendo e anche quando poi facciamo le riunioni sono sempre presenti, se il tribunale ha dato questo incarico, sia i professionisti del servizio sociale sia i professionisti della neuropsichiatria infantile.
  Per quanto riguarda l'ascolto, ci tengo a parlare di un progetto europeo che il Consiglio regionale ha vinto insieme all'università di Torino e ad altre istituzioni. È un progetto che mira proprio a creare un'applicazione che si chiama «Children Digi-CORE», attraverso la quale i ragazzi si potranno rivolgere direttamente al Garante. Questo perché, nonostante la legge istitutiva preveda la possibilità anche per le persone di minore età di rivolgersi al Garante, devo dire che le segnalazioni da parte di minori sono state veramente pochissime: fino al 2019 non ne è stata fatta nessuna – ricordo che l'istituzione del Garante risale al 2016 – e ve ne sono state due nel 2020.
  Questo dipende sicuramente dalla scarsa conoscenza dei non addetti ai lavori della figura del garante. Questo l'ho potuto percepire perché all'interno di questo progetto, ad esempio, si è sottoposto un questionario ai ragazzi durante La notte dei ricercatori che c'era a Torino e oltre il 70 per cento dei ragazzi ha dichiarato di non aver mai sentito parlare della figura del garante.
  Il primo step è proprio quello di far conoscere l'esistenza di questa figura. Io partecipo a moltissimi convegni, momenti di sensibilizzazione eccetera e da quando l'emergenza sanitaria me lo consente, vado molto anche all'interno delle scuole proprio per far conoscere l'esistenza di questa figura, anche perché spesso i ragazzi non sanno quelli che sono i propri diritti e i diritti dei propri pari e non sanno che, anche se non hanno ancora compiuto 18 anni, in realtà possono denunciare la violazione di questi diritti o la violazione dei diritti dei propri pari come, ad esempio, per quanto riguarda i casi del bullismo. Questa applicazione, insieme a tutto il lavoro che stiamo svolgendo con le università e con gli altri partner, mira proprio a fare in modo che i ragazzi siano più consapevoli dei propri diritti e che possano farli valere attraverso questa applicazione.
  Una delle richieste che io ho fatto è che, dal punto di vista tecnico che io non conosco – abbiamo un partner ad hoc –, questa applicazione fosse utilizzabile anche dai ragazzi all'interno delle comunità, perché è ovvio che magari ci sono delle situazioni che non riescono a emergere e invece, attraverso questa applicazione, sarà possibile.
  Quali sono i problemi che emergono di più dalle segnalazioni, oltre alla questione dei luoghi neutri? Sicuramente l'alta conflittualità dei genitori. Infatti, c'è veramente un incremento delle separazioni ad alta conflittualità e un incremento di situazioni in cui il contesto diventa talmente esasperato che a volte viene disposto l'allontanamento del minore.
  Questa è la situazione che forse fa più male vedere, perché, mentre quando siamo di fronte a un maltrattamento, a un abuso o a una grave incuria, non ci sono dubbi su quella che può essere la soluzione migliore per il bambino, qui magari abbiamo due genitori che hanno sicuramente delle criticità, ma che a un certo punto non riescono più a gestire questa conflittualità così esagerata e a volte il provvedimento può prevedere che sia meglio un allontanamento o da entrambi o queste modalità molto molto riduttive come il luogo neutro e quant'altro.
  A mio avviso su questo è importante la prevenzione, come sto cercando di fare. Nella nostra regione era stato elaborato, prima che io venissi nominata, anche un documento sulla mediazione familiare e sull'importanza di questo, ma è mia intenzione chiedere che si ritorni a lavorare Pag. 19sulla prevenzione, magari coinvolgendo anche l'ordine del degli avvocati, perché chiaramente anche i legali hanno un ruolo importante in quello che è l'accompagnamento proprio ai clienti. Sicuramente questa è una problematica che ricorre con una certa frequenza nelle segnalazioni che ho ricevuto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Serra per la relazione. Mentre chiedo ai colleghi che sono connessi da remoto se hanno delle domande, le chiedo due parole sul programma PIPPI, sulla proposta di legge e sugli allontanamenti zero che la regione Piemonte ha mandato avanti. Sulla proposta di legge chiedo se avete qualche riscontro, se non altro perché è stata esaminata, criticata e apprezzata in modo molto variabile anche dalle altre regioni. Le chiedo quindi di parlarci dell'attuazione del programma PIPPI e del progetto di legge che è depositato presso la regione Piemonte; se magari può dirci anche a che punto è.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Sicuramente questo progetto di legge è stato oggetto di un grande dibattito anche all'interno della nostra regione. Complice anche l'emergenza sanitaria, per un certo periodo non è andato avanti, ma al momento è stato ricalendarizzato ed è in Commissione. Inoltre, sono stati proposti una serie di emendamenti anche dalla stessa assessore Caucino. Sicuramente la base – così mi ricollego anche al programma PIPPI – è proprio mettere al centro la famiglia e creare un lavoro di tipo multidisciplinare per rafforzare e sostenere la genitorialità.
  Questa sicuramente è una difficoltà che incontro, perché il sostegno genitoriale deve avvenire prima dell'allontanamento – sappiamo bene che l'allontanamento deve essere un'estrema ratio –, ma è anche importante che prosegua con delle modalità corrette durante l'allontanamento, perché è ovvio che l'affidamento in una comunità o in un'altra famiglia ha proprio questa ratio, ovvero quella di permettere nel frattempo alla famiglia di riuscire a risolvere le problematiche da cui era affetta. Tuttavia, questo sostegno alla genitorialità durante l'allontanamento non sempre viene fatto in maniera così pregnante come magari potrebbe essere fatto.
  Come è emerso anche dall'indagine conoscitiva, tutti i servizi ascoltati hanno espresso una carenza di organico e quant'altro. Sicuramente anche l'aumento dei casi di presa in carico del minore fa sì che i servizi siano sempre un po' in affanno. Non voglio ripetermi, ma pensiamo ai servizi di neuropsichiatria infantile: questo periodo storico ha portato a un aumento delle prese in carico per tutta una serie di problematiche che non fanno altro che aumentare il lavoro.
  Nella nostra regione il programma PIPPI funziona e il prossimo anno arriveremo all'undicesima sperimentazione. È un programma che viene attuato in tre aree di livello avanzato e in tre aree di livello base. È un sistema che mette al centro la famiglia proprio per creare una collaborazione tra i servizi e la famiglia e per fare in modo che anche la famiglia sia molto più pronta nel collaborare, affinché possa aiutare se stessa e soprattutto i propri figli a migliorare il rapporto, e coinvolge anche l'ambito scolastico e la comunità in genere. È un sistema che, dove viene applicato, dà ottimi risultati.
  Abbiamo fatto un convegno, perché è stato creato un tavolo proprio sull'applicazione delle linee di indirizzo all'interno della nostra regione. In un primo momento è stato presentato il programma e quelli che sono stati i risultati, poi vi è stato un percorso formativo che è terminato proprio in questo periodo e a gennaio ci sarà il momento di restituzione di quelle che sono state le risultanze di questo programma. Se non erro, dall'anno prossimo tramite il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) dovrebbe rientrare nei livelli essenziali. Si vuole arrivare a utilizzare questo programma in tutte le realtà non soltanto piemontesi. Le realtà virtuose ci sono sicuramente.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Adesso io avrei una domanda da remoto dalla senatrice Fregolent. Prego, senatrice.

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  SONIA FREGOLENT. Ringrazio la dottoressa Serra, e volevo un chiarimento. Se non ho capito male, dalla sua relazione fra gli obiettivi che avete come legge regionale vi è quello del ritorno nella famiglia di origine e la valorizzazione della stessa. Tuttavia, ascoltando i suoi dati mi sembra di capire che i ragazzi una volta che entrano in struttura non tornano nelle famiglie di origine, bensì in parte avviano un percorso autonomo e in parte vanno nelle famiglie affidatarie. Mi sembra che, quindi, l'obiettivo non venga raggiunto. Volevo capire se avevo capito male o se ho compreso bene.
  Inoltre, volevo capire se come Garante andate a vagliare anche l'attendibilità delle relazioni dei servizi sociali che suggeriscono gli allontanamenti dei bimbi, perché, da quello che ho spesso emerge, il punto critico sono i servizi sociali che sostanzialmente non sono controllati e a volte gestiscono in modo arbitrario la vita di questi bambini. Grazie.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. I dati che ho fornito prima sono i dati della mia relazione del 2020, anzi dell'anno ancora precedente. Dipende anche da quella che è l'età. Infatti, considerando che la maggior parte dei minori hanno un'età tra i 14 e i 17/18 anni, il passaggio successivo è il raggiungimento di una vita autonoma. Su questo aspetto, come ho detto all'inizio, la nostra regione è anche molto attenta ai cosiddetti care leavers, ovvero a questi ragazzi che poi escono dalla comunità.
  Vi è stata una sperimentazione che, ad esempio, si è occupata di quello che è l'aspetto abitativo, ovvero di quanto sia importante per questi ragazzi avere una casa – abbiamo fatto proprio un seminario di confronto anche con il territorio per rinvenire delle soluzioni per questi ragazzi – e l'ambito lavorativo.
  La regione vuole andare verso questa direzione, lavorando molto sulla famiglia quando ci sono delle criticità che sono in qualche modo sanabili, perché nessuno nega che ci siano delle situazioni molto difficili in cui è necessario agire con molta urgenza per sottrarre il bambino a delle situazioni di maltrattamenti o di abusi. Quando ci sono delle situazioni in cui si necessita di sostegno proprio alla funzione genitoriale, se si lavora in équipe in maniera multidisciplinare, spesso si riesce a raggiungere l'obiettivo, ad esempio attraverso l'educativa domiciliare o una serie di strumenti che possono aiutare.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, non posso incidere nelle relazioni dei servizi sociali. Peraltro, proprio per come funziona l'ufficio, nel momento in cui un genitore o un legale mi segnala un qualcosa, normalmente l'allontanamento è già avvenuto. In ogni caso io non ho il potere di sostenere che un allontanamento sia o meno corretto, perché non posso incidere su quella che è l'autonomia dell'Autorità giudiziaria. Tuttavia, posso chiedere conto ai servizi di quello che è stato fatto, soprattutto se il tribunale prevede la presa in carico del minore e il sostegno genitoriale al genitore. A quel punto chiedo di dare conto di che tipo di interventi sono stati fatti per sostenere il minore e i genitori.

  PRESIDENTE. Grazie. Io ho qualche domanda da parte dei nostri consulenti. La prima è se le risulta la presenza di giudici onorari come operatori degli spazi neutri o come consulenti di comunità.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. No, non mi risulta.

  PRESIDENTE. Qual è il costo annuale degli spazi neutri? Sa a chi è affidata la loro gestione?

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Non lo so, ma posso rispondere eventualmente per iscritto, chiedendo alla direzione.

  PRESIDENTE. Sì, grazie, così abbiamo dei dati che ci possono servire. Le chiediamo se, nei procedimenti che lei ha esaminato, ha rilevato se i tribunali hanno chiesto CTU (consulenza tecnico d'ufficio) nei provvedimenti di collocamento in struttura,Pag. 21 cioè un affidamento fuori famiglia in comunità.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Sì, capita che all'interno di un procedimento venga prevista una consulenza tecnica e a volte è anche uno dei due genitori che la chiede per valutare le capacità genitoriali dell'altro o magari viene disposta dal tribunale per approfondire anche quelle che sono determinate situazioni che i servizi hanno già portato all'attenzione dell'Autorità giudiziaria.

  PRESIDENTE. Io credo che il riferimento sia una CTU sul bambino, quando c'è un collocamento in struttura. Io lo chiamo «automatismo» in termini assolutamente tecnici, ovvero se, quando viene tolto dalla famiglia, viene effettuata una CTU per capire le condizioni del minore prima di collocarlo nella struttura che a questo punto è più idonea, sia che sia una comunità terapeutica o no, secondo i procedimenti che lei ha esaminato.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Dalla casistica che ho io, mi sembra di ricordare di no, ma una volta tornata in ufficio lo verifico. Se c'era già una presa in carico anche di tipo psicologico, magari è la neuropsichiatra infantile che prevede che, alla luce di quelle che sono una serie di problematiche, la soluzione migliore possa essere piuttosto che un affidamento eterofamiliare, un collocamento in struttura perché il minore ha delle particolari necessità.

  PRESIDENTE. Abbiamo altre due domande e poi la congediamo. Le chiediamo se sia a conoscenza che vengano nominati i cosiddetti «curatori» per i minori, che poi vengono allontanati dalla famiglia. Mi piacerebbe chiamarlo «automatismo», però dovrebbe essere nominato dai tribunali quando allontanano dalla famiglia.
  Infine, le chiedo se per caso ha istituito o vuole istituire un tavolo di lavoro con i legali rappresentanti dei minori collocati in struttura, e se c'è un canale di comunicazione fra lei e i minori, ma in realtà lei ha detto che ci sarà l'app che sarà a disposizione di tutti i minori, anche quelli in struttura. Riassumendo, le due domande sono sul curatore del minore allontanato e se c'è un tavolo con i rappresentanti dei minori collocati in struttura.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. Il tavolo con i rappresentanti dei minori, non esiste e forse sarebbe molto difficile. Esistono una serie di tavoli di lavoro in cui vengono studiate e approfondite determinate situazioni che poi io posso prendere in carico, monitorare ed eventualmente interloquire pubblicamente con i servizi e con il curatore – quando c'è – nel momento in cui mi viene fatta una segnalazione.
  Non sono certa che ci sia un automatismo nella nomina del curatore nel momento in cui viene disposto un allontanamento, poiché viene fatto nel momento in cui, come prevede la legge, o c'è una situazione di conflittualità o nelle altre situazioni previste. Nella mia casistica ho incontrato diversi curatori e di solito per me è anche un interlocutore molto importante, quando c'è.

  PRESIDENTE. Benissimo. Ho un'ultima domanda – so che l'ora è tarda – sulla quale se vuole procediamo anche in forma segreta. La nostra Commissione sta facendo degli approfondimenti sulla vicenda dei fratellini di Cuneo e sulla comunità Dafne appartenente alla rete di comunità Eidos, che fa parte del gruppo Sereni Orizzonti che gestisce diverse strutture in Piemonte. Le chiedo se ha qualche elemento su questo. Le dico che ora siamo in seduta pubblica e che la Commissione sta già seguendo queste due vicende. Se vuole, passiamo alla modalità segreta. Ci dica lei se ha degli elementi che possono servirci ai fini di un'inchiesta oppure se ha degli elementi che sono noti. Non so se lei ha fatto degli approfondimenti diversi rispetto a quello che emerge dalle notizie di cronaca e sulle quali non c'è nessun segreto, poiché sono notizie pubblicate sui giornali.

  YLENIA SERRA, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Piemonte. La Pag. 22comunità Dafne è quella che è stata visitata, e ricordo che c'era stato anche l'articolo. Non ho adesso a memoria quello che è accaduto, ma se posso poi fornirvelo, lo farò senz'altro.
  Per quanto riguarda la questione dei quattro ragazzi di Cuneo, era un fascicolo che era pervenuto alla mia attenzione. Nei limiti di quella che è la mia legge istitutiva, io ho interloquito molte volte con i servizi sociali di competenza e con gli educatori della comunità. Inoltre, mi sono recata in due delle tre comunità e successivamente alla mia visita ho mantenuto dei contatti per risolvere determinate piccole situazioni che potevano esserci state comunicate inerenti a questo. Infine, ho anche avuto dei colloqui con il curatore dei minori.

  PRESIDENTE. Benissimo. Se non ci sono altre richieste d'intervento e domande, io dichiaro chiusa la Commissione. Ringraziamo la dottoressa Serra per la cortesia e per la relazione che ci ha efficacemente illustrato. Grazie.

  (La seduta in Commissione plenaria è sospesa dalle 15.40 alle 15.45 per lo svolgimento dell'ufficio di presidenza).

Comunicazioni della Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che sono pervenuti alla Commissione quattro esposti, riservati, sui quali, come di consueto, saranno delegati agli ufficiali di collegamento alcuni approfondimenti preliminari. Comunica inoltre che la missione presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze, già deliberata, si svolgerà il prossimo martedì 30 novembre. Chiedo ai commissari interessati di confermare, entro la giornata di oggi, la propria partecipazione.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.50.