XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 135 di Mercoledì 3 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 

Audizione del Presidente del Centro di Coordinamento RAEE, Bruno Rebolini, sul tema dei flussi paralleli di rifiuti:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 2 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 2 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto.) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 4 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 5 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 6 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 9 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 14 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 19 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 20 
Lorefice Pietro  ... 20 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Rebolini Bruno , Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Longoni Fabrizio , Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto) ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente del Centro di Coordinamento RAEE, Bruno Rebolini, sul tema dei flussi paralleli di rifiuti

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza di Bruno Rebolini, presidente del Centro di coordinamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); partecipa all'audizione Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di coordinamento RAEE. Ricordo che il Centro di coordinamento è l'organismo centrale che si occupa di ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione dei RAEE in Italia, anche attraverso la gestione di un elenco a cui devono iscriversi tutti gli impianti di trattamento RAEE. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei flussi paralleli illeciti e l'abbandono di rifiuti e la Commissione è interessata a conoscere quali siano le criticità che emergono nel settore dei rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettriche. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Io vi ringrazio per la presenza e vi invito a passarvi la parola come ritenete opportuno per farci una relazione dal vostro punto di vista sulla tematica che interessa a noi come Commissione, poi eventualmente io miei colleghi faremo qualche domanda ulteriore di approfondimento. Grazie.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Buongiorno di nuovo, noi ringraziamo voi. Lascio agli atti una relazione anche per avere una migliore visione dei numeri e lascio la parola al direttore del Centro di coordinamento dottor Longoni che ha una contezza dei numeri più adeguata.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Buongiorno, già nel passato abbiamo avuto modo di interloquire con questa Commissione. Aggiornerei a questo punto i dati relativi alla situazione della gestione in particolare dei RAEE domestici, poi magari parleremo un po' dei RAEE professionali. Ricordo che entrambi gli ambiti, domestico professionale, concorrono al raggiungimento degli obiettivi che la Comunità europea ha assegnato a ogni singola nazione, definendolo il 65 per cento (???) tre anni o alternativamente l'85 per cento dei RAEE (???). Dal punto di vista dei RAEE domestici la situazione riguarda una raccolta che avviene sul territorio italiano su circa 5 mila punti di prelievo gestiti dal centro di coordinamento perché iscritti e successivamente assegnati ai sistemi collettivi. I sistemi collettivi attualmente operanti in Italia sono dodici soggetti che risultano assegnatari ognuno per la quota di Pag. 3mercato che rappresenta dei punti di prelievo per raggiungere la quota rappresentata. Nell'anno 2020 sono state raccolte oltre 365.000 tonnellate di RAEE domestici dai sistemi collettivi e il 99 per cento di questi quantitativi è quello che risulta conferito agli impianti di trattamento adeguati che hanno trattato RAEE domestici come quota totalitaria ovvero il 99 per cento di quello che è stato trattato dagli impianti è stato conferito dai sistemi collettivi. Solo l'1 per cento non è stato conferito dai servizi collettivi, ma da altri soggetti. In confronto con l'immesso sul mercato relativamente ai raggruppamenti con cui sono suddivisi i RAEE nella raccolta dà un quadro piuttosto di ciò che è oggetto di maggiore dispersione rispetto a quello che in realtà raggiunge più facilmente i centri di trattamento adeguati. Abbiamo fatto una presentazione per cinque raggruppamenti e partirei dal raggruppamento uno che riguarda gli apparecchi riduzione della temperatura quindi frigoriferi, congelatori e condizionatori. L'immesso sul mercato di questi apparecchi risulta essere superiore a 260.000 tonnellate e poco sopra alle 110.000 tonnellate la raccolta. Questo vuol dire che circa il 50 per cento di ciò che viene immesso nel mercato. La Commissione più volte ha chiesto dove possono essere destinati gli apparecchi, in questo caso di refrigerazione, ma analogamente a quelli che sono gli apparecchi di lavaggio del raggruppamento due che hanno sostanzialmente dei numeri simili cioè circa il 50 per cento rispetto all'immesso sul mercato ed effettivamente avviato al successivo trattamento. Di fatto la mancata definizione corretta di un codice dei rifiuti impedisce di tracciare i RAEE che si sono generali che vengono in questo modo dispersi più facilmente con un codice generico di ingombranti. In altri casi sono classificati spesso soltanto come metallo e materiale ferroso. Questo può sicuramente alimentare un flusso non corretto- così come sono definiti flussi paralleli- che di fatto impedisce allo Stato italiano di rendicontare quantitativi effettivamente generati e non correttamente identificati e trattati e a chi si occupa di gestire questa parte dei rifiuti- in particolare di questi due raggruppamenti uno e due e di trarne giovamento perché tratta questi RAEE in maniera sicuramente non adeguata perseguendo soltanto l'obiettivo di recuperare ciò che immediatamente può essere valorizzato. Per quanto riguarda il raggruppamento tre, quello delle televisioni, abbiamo un tasso di ritorno estremamente elevato, ancora figlio di un cambio generazionale...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, io non ho capito che cos'è il gruppo due.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Il gruppo due sono gli apparecchi di lavaggio e i grandi apparecchi bianchi: lavatrici, lavastoviglie, forni. Sono cose collegate a questa categoria.

  PRESIDENTE. L'audio si sente un po' rimbombante e un po' a tratti, quindi è meglio se si può avvicinare al microfono.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto.) Dicevamo del raggruppamento tre che riguarda gli schermi, in particolare i televisori. Non è ancora conclusa la transizione tecnologica tra gli schermi piatti attualmente in vendita e i televisori a tubo catodico precedentemente presenti nelle case degli italiani. Auspicabilmente con questa situazione del bonus televisioni probabilmente ci sarà un incremento molto forte dell'attività di conferimento anche dei tubi catodici portandone probabilmente quasi la fine della presenza nelle case degli italiani. Dicevamo però che la differenza tecnologica fa sì che il tasso di ritorno su questo raggruppamento supera addirittura il 100 per cento, ovviamente inficiato dal fatto che s'immettono materiali di un certo tipo – schermi piatti – e si recuperano sia schermi piatti che soprattutto televisori a tubo catodico molto più pesanti. Lascio per ultimo il raggruppamento quattro, mentre il raggruppamento cinque è quello delle sorgenti luminose che ha la minor quantità in assoluto immessa sul mercato e ha un tasso di ritorno sufficientementePag. 4 elevato, ma non abbastanza per raggiungere gli obiettivi della normativa. La problematica qui è leggermente differente: non sono beni da cui si possa recuperare qualcosa che sia valorizzabile in termini molto semplici. L'origine dei conferimenti- non avendo distinzione tra apparecchiature destinate al mercato domestico professionale e quindi vedendo anche coloro che professionalmente installano sorgenti luminose- spesso coincide con l'assenza di un corretto tracciamento da parte di questi soggetti nell'eliminazione di rifiuti a fronte magari di acquisti che non sono stati tracciati correttamente. L'ultimo raggruppamento è il quattro ed è quello più voluminoso dal punto di vista dei quantitativi di immesso e soprattutto eterogeneo perché ha una quantità estremamente elevata di tipologie differenti di apparecchi. Parliamo di caldaie, stufe a pellet, telefonini e piccoli apparecchi. La dispersione qui avviene per tutte le motivazioni che abbiamo addotto rispetto agli altri apparecchi e quelli molto piccoli possono essere dispersi in una raccolta indifferenziata. Sicuramente un elemento importante per contrastare questo fenomeno legato proprio a una dispersione che parte del cittadino consumatore è un'adeguata comunicazione, specificando bene che deve essere effettuata la raccolta differenziata. Questa operazione negli ultimi anni è stata fatta dai produttori con alcune campagne di sensibilizzazione dei consumatori. Altri elementi sono analoghi ad altri raggruppamenti con la presenza di metalli che possono essere distratti da coloro che hanno come principale obiettivo il recupero di questa parte valorizzabile facilmente: penso alle caldaie, alle stufe a pellet o ad apparecchi che hanno un grande quantitativo di metalli. Gli altri apparecchi che appartengono al raggruppamento sono molto vari e spesso sono di difficile identificazione, a volte anche per il consumatore, per questo c'è anche una dispersione legata alla non facilità di identificazione del rifiuto stesso. Abbiamo parlato fino adesso dei raggruppamenti e di come sono organizzati; adesso forse vale la pena di capire dove possono avvenire fenomeni d'instradamento non corretto di questi quantitativi di rifiuto.

  PRESIDENTE. Riguardo a questa classificazione mi sorprende che le caldaie siano messe con i telefonini e le piccole cose e non magari con i forni e quello che genera calore.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Attualmente siamo in attesa dell'emanazione – da parte del Ministero della transizione ecologica in concerto con il Ministero dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze – di un decreto, il cosiddetto decreto Raggruppamenti che deve aggiornare le indicazioni relativamente al cambio di normativa che è avvenuto il 15 agosto 2018. Sappiamo che l'iter è in fase di conclusione e che questo decreto vedrà a breve la pubblicazione. Nelle indicazioni attuali non c'è la classificazione, a parte il fatto che il raggruppamento quattro è quello dove vengono collocate tutte le altre apparecchiature. Oggi dai contenuti di questa bozza di decreto sembra molto probabile – come diceva lei, presidente – che possano essere collocati in un raggruppamento differente. Chiaramente come sempre è molto importante, dal punto di vista della capacità di distinguere e orientare, la comunicazione preventiva che possa pervenire in questo caso sia ai cittadini, ma anche agli operatori del settore che possano poi correttamente applicare quanto previsto nel decreto.

  PRESIDENTE. Non vedo, per esempio, i pannelli fotovoltaici. In che gruppo sono e qual è l'importanza di far parte di un gruppo piuttosto che un altro? A livello pratico cosa cambia?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). I pannelli fotovoltaici normativamente sono collocati – già dal decreto legislativo 14 marzo 2014, n. 49 – nel raggruppamento quattro, quello che raccoglie tutto ciò che non è negli altri. L'importanza di appartenere a un raggruppamentoPag. 5 è nella capacità di essere poi correttamente avviati al trattamento.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Volevo solo precisare e ricordare che i pannelli fotovoltaici nel decreto 49 sono uno di quegli RAEE che vengono suddivisi tra professionali e domestici. I domestici per la tipologia propria del AEE (il fotovoltaico è piuttosto ingombrante, sta sul tetto normalmente e viene installato dagli installatori) finiscono molto poco nelle isole, nei centri di raccolta comunali o in un luogo di distribuzione. La gran parte della raccolta dei pannelli fotovoltaici dovrebbe essere fatta con i canali professionali quindi in maniera dedicata presso l'impianto dove sono. Ricordo anche che per i pannelli fotovoltaici c'è una normativa particolare, per la garanzia del fine vita per cui vengono garantiti in un trust. Voglio dire che hanno un iter un po' particolare nel raggruppamento quattro è una tipologia di AEE domestica che si trova poco. Si potrebbero ipotizzare centri di coordinamento RAEE come abbiamo fatto insieme e di chiedere di istituire in futuro un raggruppamento dedicato per questa tipologia di AEE, perché effettivamente ha delle caratteristiche un po' particolari e all'interno del raggruppamento quattro probabilmente non si sposa così, come avviene anche per le stufe. Restituisco la parola all'ingegnere Longoni.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Torno a fare un cenno a quanto ci ha posto per spiegare che se la raccolta viene in cinque raggruppamenti per una questione di funzionalità presso i luoghi che le effettuano – pensate ai centri di raccolta comunali –, non è altrettanto vero che esistono soltanto cinque linee di trattamento. Ciò che è contenuto all'interno di raggruppamenti trova poi una collocazione differente anche a livello di trattamento secondo quanto è costituente l'apparecchio che va a essere gestito.
  Il centro di coordinamento e le associazioni delle imprese che trattano i RAEE hanno l'obbligo di sottoscrivere un accordo di programma derivante dal decreto legislativo 49. Questo accordo, già presente da svariati anni, è stato rinnovato nel corso del 2021 e in particolare ha identificato allo stato attuale 11 diverse filiere che devono essere attivate dagli impianti per trattare ciò che si trova all'interno dei singoli raggruppamenti.
  Un accenno a quello che aveva appena detto l'ingegner Rebolini è che nel raggruppamento 4 sono presenti i pannelli fotovoltaici e questi pannelli subiscono un trattamento su una linea appositamente dedicata, come una linea dedicata è quella relativa ai frigoriferi differente sicuramente dai caloriferi a olio che sono contenuti nel medesimo raggruppamento di oggetti che scambiano con l'atmosfera e con dei fluidi. Di fatto questo è il destino naturale di un'evoluzione degli aspetti di trattamento verso una specializzazione che possa favorire il recupero migliore e più performante di quelli che sono i materiali e le sostanze contenute nei singoli RAEE a vantaggio di un recupero che raggiunga gli obiettivi che la Comunità europea ha posto.
  Di fatto dalla sua domanda sicuramente la risposta è che in un raggruppamento possono essere presenti una o più tipologie differenti di RAEE che poi devono seguire uno specifico piano di trattamento che avviene in un impianto appositamente dedicato.

  PRESIDENTE. Sui fotovoltaici magari farò ulteriori domande, quindi andiamo avanti.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Dal punto di vista del trattamento, tendevamo proprio a sottolineare il fatto che sia necessario avere delle attenzioni particolari. Tornando alla base, ovvero dove possono finire dei flussi di RAEE, sappiamo che una forte quantità di ciò che viene a mancare rispetto agli obiettivi che abbiamo posto prima deriva dalla non corretta attribuzione di un codice dei rifiuti idoneo. Quindi si perde fin dall'origine la possibilità di considerare questi Pag. 6quantitativi come RAEE. Ciò avviene a vantaggio di chi può trattare questi oggetti diventati rifiuti, finalizzando tutto a una massimizzazione del proprio ritorno economico. L'origine di questi conferimenti può essere l'aspetto di raccolta più comune che è quella svolta proprio nei centri di raccolta comunali, ma non tutti i centri di raccolta comunali, in particolare per il raggruppamento due, sono iscritti al centro di coordinamento. Dal punto di vista pratico a fronte di 3.500 soggetti iscritti complessivamente come centri di raccolta non tutti conferiscono il raggruppamento due, avviandolo direttamente a quello che ritengono lo sbocco più utile. Anche la distribuzione, soggetto nel mondo dei RAEE chiamato a effettuare la raccolta, non ha un obbligo di conferimento al sistema gestito dal centro di coordinamento, ma in un sistema si può conferire questi quantitativi dove ritiene meglio e anche da questi soggetti, in particolare per i raggruppamenti uno e due, gli oggetti grandi che vengono frequentemente consegnati direttamente a casa del consumatore e in un mercato in cui avviene il ritiro contestuale di un altro apparecchio, questo secondo apparecchio ritirato diventato rifiuto, solo in una percentuale non superiore al 50 per cento si aggiunge al flusso che viene controllato e indirizzato direttamente a impianti adeguati per il trattamento dei RAEE.
  Questi dati emergono in particolare dalle dichiarazioni che gli impianti di trattamento sono tenuti a fare annualmente al centro di coordinamento, come previsto dal decreto 49, e che attestano una raccolta complessiva di 470 mila tonnellate comprensive dei rifiuti domestici e di quelli professionali – RAEE domestici e professionali – per quanto riguarda l'anno 2020 che, rispetto ai dati della media dell'immesso negli anni precedenti, ha portato il risultato di circa il 37 per cento come percentuale raggiunta. Ricordo che l'obiettivo europeo è del 65 per cento, quindi c'è una consistente distanza.

  PRESIDENTE. Nel raggruppamento due, per esempio, lei ha detto che sarebbero i forni, le lavastoviglie eccetera. Se cambio il forno e mi portano via quello vecchio, lei sta dicendo che c'è il 50 per cento di possibilità che passi per gli affiliati al centro di coordinamento, ma non ho capito che fine fa il restante 50 per cento. Ciò che è RAEE passa comunque per voi? Non è che ci sono altri RAEE, altri raggruppamenti o altri consorzi che sono equivalenti a voi?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Non è esattamente così, nel senso che il sistema RAEE italiano è un sistema all actors: chiunque abbia un RAEE, lo può gestire come meglio desidera. Oggi dei RAEE che vengono censiti a fine del percorso, quindi dagli impianti di trattamento, il 99 per cento passa tramite il centro di coordinamento e solo l'1 per cento viene avviato direttamente da chi lo detiene all'impianto di trattamento che può essere qualche comune che non ha la convenzione con il centro di coordinamento o qualche distributore che non si avvale del servizio offerto dal centro di coordinamento.
  Il problema è che questo 100 per cento che arriva agli impianti, che accumula quello che transita dal centro di coordinamento e quello che quel poco che viene avviato da altri, non è sicuramente sufficiente a dire che è tutto il mondo dei RAEE che si viene a manifestare nel corso di un anno e questa quota mancante di fatto è instradata in percorsi sicuramente non correttamente tracciati e destinati facilmente a voler valorizzare soltanto alcuni materiali.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Per esempio, il forno da cucina è fatto essenzialmente di acciaio con qualche resistenza. Probabilmente dal punto di vista economico, se viene classificato non come RAEE, ma come codice dell'acciaio, avendo l'acciaio valore, è un tipico esempio di un RAEE che può essere instradato con un codice diverso da RAEE e se ne perde traccia, perché ha una valutazione maggiore rispetto a se fosse tracciato come RAEE.

  PRESIDENTE. Io lo do per scontato, perché di questo ne abbiamo la prova, Pag. 7poiché vi sono anche diverse inchieste che evidenzino che alcuni centri commerciali e grandi catene di distribuzione gestivano male il loro magazzino e il materiale RAEE. Nel caso di un grande distributore, visto la parte del leone la fanno i grandi centri di elettronica, poiché non vi è l'obbligo, è lecito da normativa che un forno venga fatto passare come acciaio e vada direttamente ai demolitori o alle acciaierie oppure questo è un sistema sbagliato e superficiale contro la legge? Finché si tratta del piccolo operatore, va bene, ma se è una grande catena, come è probabile che sia, visto che mi sta dicendo che il 50 per cento dei rifiuti di categoria due esce da questo circuito, la cosa è illegale o no?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Non è legale attribuire un codice non corretto del catalogo dei rifiuti a un rifiuto. Di fatto se viene attribuito all'origine un codice corretto, noi lo rileviamo nelle dichiarazioni di coloro che trattano i codici dei RAEE. Se non viene attribuito in maniera corretta, questa cosa non avviene.
  Devo dire che i soggetti che sono iscritti al Centro di coordinamento per ricevere il servizio in forma diretta – una delle possibilità che viene proposta per la distribuzione – sono in realtà i soggetti grandi. Quindi, come diceva lei, le grandi catene sono quelle che poi in realtà conferiscono al sistema del Centro di coordinamento molto più facilmente di altri.
  È chiaro che questo tipo di situazione non è omogenea in tutta Italia. Infatti, ci sono delle zone dove la raccolta dal punto di vista delle quantità pro capite è estremamente elevata e in linea con quello che è la produzione dei rifiuti e altre aree d'Italia, in particolare il Sud Italia, da quello che deriva dai nostri dati, dove la raccolta è talmente scarsa da far presumere che ci sia strutturalmente una carenza sia nella raccolta sia nel conferimento e che questo possa avvenire sia da parte della distribuzione sia da parte degli stessi comuni.

  PRESIDENTE. Voi avete parlato di 360 mila tonnellate, in generale, come vengono calcolate queste percentuali fondamentali per raggiungere gli obiettivi? Ovviamente è impossibile sapere in realtà di quanti rifiuti elettronici in quest'anno i cittadini abbiano deciso di sbarazzarsi. È un calcolo approssimativo, fatto come?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Per alcune tipologie di apparecchiature sì. L'obiettivo che ci pone la Comunità europea è una media matematica fatta sull'immesso degli ultimi tre anni confrontato con la quantità dei rifiuti chiamati «RAEE» che si vengono a generare. Questo è un dato incontrovertibile e matematico. La registrazione che avviene tramite il portale del Centro di coordinamento di coloro che gestiscono RAEE è sufficientemente precisa da poter dire che questo numero può e deve sicuramente essere affinato, ma non è lontano dalla realtà.
  Differente è il discorso che facevamo adesso per il raggruppamento due, dove le indagini di mercato ci dicono che il tasso di penetrazione, ad esempio, delle lavatrici è estremamente elevato e minore è quello delle lavastoviglie, ma di fatto sappiamo che mediamente rispetto a 100 lavatrici immesse sul mercato, 98 sono quelle che si generano, perché le immense vanno a sostituire queste. È una presunzione sufficientemente indicativa.

  PRESIDENTE. Questo lo posso capire per la lavatrice e per il frigorifero, però è difficile stabilire la maggior parte dei rifiuti elettronici. Ad esempio, ho un televisore parcheggiato in garage da dieci anni. È lecito che io tenga lì quel televisore, ma dieci anni fa potevo anche decidere di prendere la macchina, girare al primo parcheggio e buttarlo lungo la strada, cosa che capita spesso di vedere. A meno che l'operatore comunale non lo raccolga e lo smaltisca correttamente, è probabile che quel rifiuto venga disperso chi sa dove, che vada a finire in discarica. È difficile sia capire in realtà di quanti oggetti elettronici effettivamente ci sia stata la volontà di disfarsene e anche capire o ipotizzare che tutti quelli Pag. 8che alla fine vanno in impianto poi siano effettivamente tutti, quando invece ce ne sono molti che vengono dispersi. Basta andare a controllare in una discarica per vedere che si trova di tutto, dai materassi – non è questo l'argomento – ai rifiuti elettronici. Mi meraviglia un po' come si faccia con una certa indicativa sufficienza a fare questi calcoli. Immagino non sia semplice.
  

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Non è semplice. Infatti, abbiamo colto l'esempio di due categorie: le lavatrici di cui parlavamo prima e i frigoriferi, di cui sappiamo in maniera piuttosto precisa il tasso di penetrazione nelle case degli italiani. È anche vero che dal punto di vista pratico, conoscendo ormai il peso di ciò che è stato immesso negli ultimi 15 anni e sapendo qual è il ciclo di vita che ha un prodotto nelle case degli italiani, rispetto a ciò che si potrebbe essere generato il risultato è sensibilmente più basso. Così come la Comunità europea ha posto l'obiettivo del 65 per cento, considerando questo un obiettivo raggiungibile probabilmente seppur con qualche sforzo, la nostra presenza a un 37 per cento ci fa sicuramente dire che ci sono dei flussi paralleli che viaggiano in altri circuiti che sono dispersi rispetto a quello che dovrebbe essere corretto come collocazione.
  Direi che dal punto di vista del quadro complessivo, avendo verificato quali sono i soggetti che conferiscono – cittadini, distributori e comuni –, sapendo che non tutti di questi stradano correttamente, considerando che ci sono dei contenuti soprattutto in metallo nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche di interesse per altre filiere del trattamento, favorite dal fatto di non chiamare questi rifiuti RAEE altrimenti avrebbero dei problemi, l'unica nota che mi viene da dire che abbiamo descritto un sistema all actors dove i produttori specificatamente richiamati nella normativa hanno degli obblighi di raggiungere delle percentuali di recupero. Quindi, di fronte a trattamento di un frigorifero, esiste una percentuale minima di materia che deve essere recuperata.
  Tuttavia, laddove il soggetto che dovesse avviare al trattamento fosse diverso dai produttori e dai terzi da questo incaricato, ovvero dai sistemi collettivi aderenti al Centro di coordinamento, non esiste nessun tipo di obbligazioni relativamente agli obiettivi da raggiungere. Questo sicuramente può contrastare con quelle che sono le necessità individuate dalla Comunità europea nel gestire alcuni materiali come critici, cercandone di favorire in realtà il recupero. Questa è una distonia del sistema che merita di essere in qualche modo osservata e alla quale porre magari rimedio dal punto di vista normativo, quando dovesse essere possibile. Questa è l'unica nota che volevo aggiungere relativamente proprio a questo specifico tema degli obblighi.

  PRESIDENTE. A volte non è neanche semplice comprendere. Faccio un esempio. Visto che le percentuali sono abbondantemente sotto lo standard richiesto, in questo filone d'inchiesta noi ci occupiamo soprattutto di quelli abbandonati. Poiché, se ho capito bene, grandi e piccoli rivenditori riescono comunque a far uscire in maniera un po' furba alcuni prodotti che sarebbero RAEE ma che non vengono classificati come tale. Come si può evitare che questo avvenga?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). La normativa italiana prevede una serie di regole, a parte alcuni piccoli ambiti di miglioramento, e come sempre le regole sono fatte nella maniera tale da poter assicurare in questo caso lo stato del fatto che, nel caso siano rispettate, si raggiungano gli obiettivi.
  Mi verrebbe da dire che l'elemento in assoluto più carente sono i controlli: come, chi e in che quantità avvengono i controlli, a partire dalla fase di immissione sul mercato – prima parlavamo della contezza dei dati di ciò che realmente i dati rappresentano, ma anche relativamente all'immesso sul mercato, nonostante le dichiarazioni che fanno i produttori, noi sappiamo che ci possono essere coloro che vengono gergalmente definiti «free rider», ovvero soggetti Pag. 9che immettono sul mercato senza curarsi delle responsabilità che hanno, non sono soggetti iscritti a nessun sistema collettivo e non dichiarano al registro AEE, quindi di fatto sul territorio italiano vengono immessi dei quantitativi non tracciati – fino ad arrivare a chi nelle tre figure di cui abbiamo parlato prima ha la facoltà di dismettere dei RAEE o di accoglierli dopo che il cittadino consumatore ha deciso di dismetterli, e chi effettivamente è portato a fare i controlli e quanti controlli avvengono sul territorio.
  Questo è un problema oggettivo che sicuramente, nel momento in cui dovesse confermarsi come elemento attivo e svolto attivamente, porterebbe un miglioramento immediato dei quantitativi risultanti. La presenza di RAEE in altri contesti come, ad esempio, in chi può lavorare materiale ferroso è inequivocabile. Una lavatrice si riconosce e se non si ha titolo di avere quella lavatrice perché non si ha il codice per poterla gestire o non si riesce a determinarne la provenienza, sicuramente è stato commesso un illecito.
  Da questo punto di vista è solo tramite i controlli in prima battuta che mi viene in mente che potrebbero essere messe in atto delle operazioni per raggiungere gli obiettivi che sicuramente l'Italia raggiunge, se venisse tutto censito. Questo è un altro dei peccati che vengono commessi, perché basterebbe registrare tutto per avere effettivamente la possibilità di raggiungere gli obiettivi e solo l'attività di controllo, se opportunamente svolta nelle logiche già presenti di fatto materialmente nelle previsioni normative, potrebbe in qualche modo dare evidenza di quelli che sono quei flussi paralleli di cui abbiamo parlato fino ad adesso e che rimangono paralleli fino a quando non vengono portati alla luce e identificati.

  PRESIDENTE. Visto che queste azioni di varia natura dovrebbero in teoria anche essere coordinate dal Comitato di vigilanza e controllo interministeriale, a noi risulta che questo Comitato di vigilanza e controllo, così come il Comitato di indirizzo, previsti insomma dal decreto 49 del 2014, non è mai entrato in funzione per una serie di motivi anche futili. Mi confermate che questo è così? Quanto questo Comitato può far migliorare le cose?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Fino a maggio del 2019 il Comitato di vigilanza e controllo era effettivo e lavorava su quelle che sono le sue dirette prerogative. Da quella data non ci risulta più che sia stato istituito una volta decaduto quello che ha lavorato negli anni precedenti e quindi, come diceva lei, in questo momento siamo in un momento di carenza di questo organo apicale. Non mi risulta mai costituito se non nella fase iniziale il Comitato di indirizzo. Peraltro, se mi permette un commento, è estremamente numeroso e di difficile gestione, così come – come nota a latere – il Comitato di vigilanza e controllo dovrebbe avere delle competenze specifiche relativamente al mondo RAEE e pile, visto che il Comitato è comune tra RAEE e pile, per poter sicuramente intervenire per quelle che sono le sue dirette obbligazioni.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). È anche la disponibilità economica per effettuare un piano di controlli efficaci, perché anche nel periodo in cui il Comitato di vigilanza e controllo era in essere, la quantità dei controlli è stata sempre assolutamente insufficiente rispetto alle necessità.

  PRESIDENTE. A noi risulta anche che prima del 2019 il vecchio Comitato di vigilanza si sia riunito pochissime volte, quindi non ha preso mai in mano la situazione.
  Vi è un'altra questione. In queste categorie non vedo le batterie. Non le considerate come RAEE generale? Le pile vanno a finire nella categoria quattro dove c'è il resto delle cose?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Gli accumulatori hanno un decreto specifico che è il decreto 188 derivante anch'esso da una direttiva europeaPag. 10 e hanno una loro specifica attività che deve essere svolta. I punti di contatto con il mondo dei RAEE sono tanti, proprio perché nei RAE sono contenute delle pile a volte rimovibili e a volte non rimovibili che per gli apparecchi a fine vita sono estratte durante l'attività di trattamento e per accordo tra il Centro di coordinamento RAEE il Centro di coordinamento nazionale pile e accumulatori, tutte le quantità di pile che vengono generati negli impianti RAEE e sono successivamente ritirate direttamente dal Centro di coordinamento nazionale pile e accumulatori. Di fatto sono due filiere distinte che però s'intersecano proprio nel fatto che hanno spesso dei punti comuni, poiché le pile sono spesso contenute direttamente nei RAEE e si manifestano dopo il trattamento delle stesse.

  PRESIDENTE. Gran parte del rifiuto RAEE arriva dall'isola ecologica. Come si può fare per migliorare la situazione?
  Ad esempio, per i climatizzatori do per scontato che stanno già aumentando. Infatti, a intuito mi viene da dire che forse la diffusione seria del rifiuto domestico dei climatizzatori risale a trenta anni fa, quindi penso che magari cominciano a cambiare gli impianti perché non funzionano più. In questo caso non vanno nell'isola ecologica, ma immagino che ci sia l'installatore che porta via il vecchio climatizzatore. Questo accade? Si può fare qualcosa in più per migliorare? Chi lo porta, dove lo porta? Ci sono i centri, i magazzini e le strutture adatte a trattare questi impianti?
  Inoltre, del pannello fotovoltaico ancora non abbiamo visto la dismissione domestica, perché si è diffuso negli ultimi venti anni, ma immagino che nei prossimi anni comincerà la sua dismissione. Ad esempio, io l'ho messo dodici anni fa e magari fra altri dieci o 15 anni dovrò toglierlo, ma sicuramente già adesso non mi ricordo più nemmeno la ditta che l'ha installato. Che faccio con questi pannelli fotovoltaici se non dovessi cambiarli con altri? Li porto all'isola ecologica? C'è una struttura in grado di recepire tutto questo materiale?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Andiamo in ordine sui tre temi che sono stati individuati. Il primo fa riferimento a se la capillarità della raccolta sia sufficiente a garantire ai cittadini la possibilità di conferimento. Sicuramente questo è un problema. È un problema in alcune aree del Paese, facendo riferimento ai centri di raccolta comunali che non sono dislocati in maniera omogenea sul territorio. Quindi andiamo da regioni che hanno una copertura del 100 per cento della popolazione con un centro di raccolta disponibile in termini di popolazione servita in maniera congrua contro regioni che, invece, non hanno una distribuzione così capillare e sufficientemente congrua per dire che chi può afferire a questo centro di raccolta si trova nella condizione di poterlo raggiungere in termini abbastanza semplici.
  Sicuramente una prima operazione da fare è quella di investire dal punto di vista della realizzazione dei centri di raccolta, favorendo in questo caso proprio la raccolta per la presenza di una certa prossimità. Questo va fatto sicuramente, visto che nelle regioni che hanno tassi elevati di centri di raccolta per abitante, si riscontra immediatamente una raccolta molto elevata nei RAEE e presumibilmente anche su altre frazioni di rifiuti. Il primo problema è sicuramente quello dell'infrastrutturazione.
  L'accordo di programma, che con l'ANCI (Associazione nazionale piccoli comuni) il Centro di coordinamento sottoscrive insieme ai produttori alle aziende che gestiscono la raccolta, prevede specificatamente un fondo destinato all'infrastrutturazione che viene bandito ogni anno e che vede una quota del 50 per cento destinata direttamente a centri di raccolta che vengono fatti dal nuovo.
  Sicuramente questo è un tema centrale per lo sviluppo futuro, così come sempre per la raccolta come il legislatore europeo ha suggerito e come legislatore italiano ha di fatto rinforzato, l'altro soggetto chiamato a fare la raccolta in termini efficienti deve essere la distribuzione, dove io, consumatore, acquisto un prodotto e mi diventaPag. 11 molto facile restituire il prodotto che ho inteso dismettere.
  Anche qui la distribuzione sul territorio italiano di coloro che gestiscono i rifiuti che il consumatore restituisce alla distribuzione non è omogenea sul territorio. Dicevo prima che si sono strutturate sicuramente in maniera più efficiente le grandi strutture di distribuzione spesso affiancate dagli operatori consegnatari, ovvero coloro che consegnano a domicilio i beni che sono oggetto di acquisto.
  Per quanto riguarda, invece – questo fa riferimento a tutto il mondo degli installatori – l'esempio posto sui condizionatori, sappiamo che la normativa prevede l'obbligo dell'impiego di un tecnico qualificato per la disinstallazione di un condizionatore. Sicuramente questo è un punto di attenzione, perché se i condizionatori che sono stati sostituiti, fossero tutti indirizzati verso un circuito che li chiama «RAEE» e conseguentemente conteggiati, probabilmente i numeri sarebbero sensibilmente più alti. È un mercato che è ancora in espansione, ma non è nuovo e di fatto ha già situazioni, come quelle che descriveva lei, di soggetti che hanno già deciso di dismettere il vecchio condizionatore per sostituirlo con uno nuovo.

  PRESIDENTE. Dunque che cosa accade? Visto che potrebbero essere molti di più, significa che questi tecnici che vengono a disinstallare, poi non lo conferiscono in maniera corretta? Se sì, come si può evitare che questo accada?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Diciamo di sì. Diciamo che un condizionatore è in realtà un gran pezzo di metallo – passatemi il termine – e quindi può molto facilmente trovare uno sbocco valorizzato magari da parte anche dello stesso installatore/distributore, perché spesso sono soggetti che vendono. Come dicevamo prima, alcuni quantitativi come i condizionatori prendono strade verso chi valorizza i metalli direttamente e meglio ancora se non c'è il nome corretto dei RAEE, ma «rottame ferroso», perché in questo caso le operazioni sono decisamente più agevoli.

  PRESIDENTE. Fare un controllo incrociato? A parte il nero, che è un'altra piaga, se viene un tecnico qualificato io do per scontato che lui rilasci una fattura e che un'azienda qualificata abbia una dichiarazione in cui in un anno ha un determinato volume d'affari. Si può fare facilmente un dato incrociato? Non è facile perché uno può anche dire: «Io l'ho installato dove non c'era.». È tutto indefinito e indeterminato. Faccio un esempio. Se questo quantitativo di RAEE conferito è equivalente a zero, si dovrebbe accendere una lampadina.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Sì, sicuramente. L'organo che è chiamato come braccio operativo, in funzione anche delle segnalazioni che può fare il Comitato di vigilanza e controllo, come dicevamo prima, è effettivamente la Guardia di finanza che spesso e volentieri in questi controlli incrociati, come lei li ha definiti, può essere piuttosto attenta a definire quali sono effettivamente i volumi che in qualche modo possono destare una certa preoccupazione.
  Questo vale anche per gli installatori di sorgenti luminose che chiaramente se acquistano 100 pezzi, è molto probabile che disinstallino qualcosa vicino ai 100 pezzi. Nel momento in cui questo non avviene, può sicuramente generare qualche dubbio. È chiaro che il fenomeno del nero di cui parlava lei prima è un fenomeno che purtroppo è difficile da contrastare. Probabilmente starò bene attento se acquisto in nero degli apparecchi a non far risultare in maniera molto evidente e censita apparecchi dismessi per numeri non coerenti con ciò che sono stati miei acquisti. Questo è sempre un problema correlato a comportamenti non corretti e controlli eventualmente carenti.
  C'era l'ultima parte relativa ai pannelli fotovoltaici, io su cui dico solo una cosa poi lascio la parola a Bruno Rebolini. Il gestore dei servizi elettrici ci dice che oggi gli impianti incentivati domestici, ovvero quelli Pag. 12al di sotto dei 10 chilowatt, sono più di 600 mila, mentre gli impianti molto grandi sono in numero molto più contenuto. La potenziale dispersione che si potrebbe avere nel non registrare un ingresso presso il Centro di raccolta comunale è piuttosto elevata, vista la numerosità molto elevata di soggetti che hanno un impianto fotovoltaico.
  A questo si aggiunge il fatto che con difficoltà ci risulta come Centro di coordinamento che vengono accolti i pannelli fotovoltaici nei centri di raccolta stessi. Spesso e volentieri il gestore in qualche modo rifiuta il conferimento di questo tipo di RAEE. Questo è sicuramente un altro elemento, per i pochi casi che stanno succedendo adesso come conferimento, che dovrà essere posto con attenzione, spiegando molto bene che dal 2014 i pannelli fotovoltaici sono apparecchiature elettriche ed elettroniche e conseguentemente sono RAEE quando il cittadino decide di dismetterli.

  PRESIDENTE. Dal 2014 sono considerati RAEE, quindi possono essere conferiti all'isola ecologica? Giusto?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Corretto.

  PRESIDENTE. Voi mi state dicendo che in realtà quando succede questo, ci sono delle isole ecologiche che dicono di no, che non è possibile?

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). In alcuni casi per ignoranza normativa, in altri casi o molto più spesso perché per la caratteristica fisica del modo fotovoltaico piuttosto grosso, mal riescono a gestirlo all'interno della cesta di R4, da cui anche il discorso che abbiamo fatto all'inizio di vedere in futuro anche una gestione con un provvedimento separato.
  Come integrazione a quello che diceva Fabrizio Longoni, noi come Centro di coordinamento per tutte quelle AEE che comunque transitano attraverso degli installatori, perché ingombranti, come i climatizzatori, i pannelli fotovoltaici e altri, stiamo lavorando con i nostri gruppi di lavoro per cercare di dare l'opportunità di creare delle reti integrative rispetto a quelle dei centri di raccolta comunali, ovvero reti tra i distributori dove vanno a finire queste AEE in modo da creare queste reti integrative parallele che, iscritte al Centro di coordinamento RAEE, possono avere i servizi del Centro coordinamento RAEE e rientrare nella stessa logica normale di gestione di un RAEE. Quindi il climatizzatore o il pannello fotovoltaico viene gestito come il computer che finisce più facilmente all'isola ecologica.
  Da ultimo solo per i moduli fotovoltaici e anche per quelli domestici – quindi molto probabilmente anche i suoi – se sono stati installati al quinto conto energia, dal 2012 in poi, sono comunque stati garantiti dal produttore in un trust di un sistema collettivo: c'è un trust, un posto, dove sono stati messi da parte dei soldi per gestire il fine vita. In questo caso nel momento in cui deve dismettere l'impianto, non deve far altro che chiamare il sistema collettivo dove sono registrati questi moduli e il sistema collettivo si farà carica della dismissione, perché i soldi sono già stati accantonati precedentemente dal produttore.

  PRESIDENTE. Io do per scontato che difficilmente fra dieci anni salirò sul tetto, smonterò da solo i pannelli fotovoltaici, li caricherò in macchina e li porterò all'isola ecologica. Presumo che sia chi voglia agire in maniera corretta sia chi non lo voglia fare, si rivolga a terzi. Per questo motivo faccio fatica a pensare che un terzo riesca e abbia il diritto di entrare nell'isola ecologica. Do per scontato che forse nei casi in cui si affatto rifiutato il conferimento in isola ecologica era perché magari era una ditta o un terzo. Anche se fosse il diretto cittadino, faccio fatica a pensare che adesso il cittadino stesso si metta lì e lo faccia, ma poi tutto può essere. Come si può ovviare a questa che mi sembra un po' una contraddizione che nei prossimi anni, quando i quantitativi saranno maggiori, potrebbe esplodere? Visto che il GSE (Gestore dei servizi energetici) segna il pannello numero per numero e codice per codice e ha voluto Pag. 13sapere questo per darmi tanti soldi, perché gli incentivi sono alti, non potrebbe essere previsto non un incentivo – il pannello fotovoltaico probabilmente ancora ha vita autonoma –, però dover dimostrare se dieci anni li ha effettivamente smaltiti? Non si potrebbe inventare una formula affinché sia garantito che questi pannelli poi vadano effettivamente nel circuito lecito e virtuoso? Questo potrebbe essere fattibile? Vedo un po' di contraddizioni, eppure GSE sa anche il numero di matricola di ogni mio pannello.
  Ricordo il fatto che ci sia questo fondo e dovrei averlo pagato, ma anche se fosse, visto che il problema è anche la comunicazione, faccio fatica a pensare che un cittadino normale dopo venti o trenta anni si ricordi e sappia che può chiamare il Centro di coordinamento per farli venire a prendere. Se non si organizza bene, rischiamo che ci siano diversi problemi.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Provo a rispondere punto per punto. In realtà buona parte di questa tematica è in qualche modo già normata.
  Come Centro di coordinamento, anche e non solo sul fotovoltaico, stiamo lavorando proprio per creare quelle reti integrative attraverso gli installatori che, come dicevamo prima, possono essere sussidiarie per queste tipologie di AEE che non passano normalmente e facilmente nei centri di raccolta comunali che non è il loro posto a prescindere da tutta la raccolta.
  Nel caso specifico, se so che sono stati garantiti da qualche parte, è vero che devo solo avere l'accortezza di avere la carta in quale sistema collettivo sono stati garantiti. Chiamo l'installatore, perché non vado sul tetto, però sia che lo faccia io o che lo faccia l'installatore, chiamo il sistema collettivo e gli dico: «Guarda che una volta che sono messe a terra o sono nel magazzino dell'installatore, vieni a prendere questi moduli, perché sei tu che hai già via i soldi per poterlo fare.».
  Ricordo, inoltre, che la normativa attuale già prevede per impianti incentivati, compresi quelli domestici e anche per i più antichi primi, una trattenuta garanzia del GSE – nel caso dei moduli domestici sono 12 euro a modulo – proprio per garantire il fine vita di questi moduli. Il GSE trattiene l'incentivo per i moduli domestici al quindicesimo anno i 12 euro a modulo che restituirà al proprietario dell'impianto solo quando lui dimostrerà, portando i documenti richiesti, l'avvenuto e corretto smaltimento.
  Nel 2020 il decreto 118 ha dato un'opzione rispetto a questo, nel senso che per la garanzia di questo fine vita il proprietario può decidere o di avere la trattenuta da parte del GSE oppure di garantire i moduli in un trust, in un sistema collettivo, come dal quinto conto in poi.
  La normativa effettivamente già esiste e si è già occupata di queste cose. Penso che una corretta applicazione normativa da questo punto di vista e con l'attività che può fare il Centro di coordinamento tra i suoi sistemi collettivi di queste reti integrative, parallele e sussidiarie per queste AEE e per altre, in questo senso ci siamo già mossi e ci sono già degli strumenti che possono far pensare il modo da poter risolvere questo che potrebbe diventare un problema ambientale importante, però che i passi sono stati fatti in questo senso.

  PRESIDENTE. Non ho capito solo una cosa. Mentre ho capito come funziona per i primi impianti: è una sorta di cauzione che mi sembra corretto dal punto di vista logico; non ho capito quale vincolo avrò per evitare che prenda quei pannelli e li butti nel campo vicino. Cosa mi chiederanno a fine vita?

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Nel caso del suo impianto, che probabilmente è da metà del quarto conto in poi, la cauzione non c'è. Probabilmente, leggendo correttamente l'articolo 40 del GSE, non c'è la cauzione, però il produttore che li ha venduti, ha dovuto mettere via dei soldi in un trust di un sistema collettivo. Se i soldi messi via sono quelli corretti, basta solo che lei o il suo disinstallatore si metta in contatto con il sistema collettivo – chi lavora nel mondo del fotovoltaicoPag. 14 è a conoscenza di questo, poiché è la consuetudine – e il sistema collettivo si deve far carico di questo.
  C'è un problema. Per quanto riguarda gli impianti di quarto e quinto conto, molto spesso per un'aberrazione di mercato, devono essere messi via dei fondi non coerenti con quello che è il corso di dismissione di un modulo fotovoltaico, però in realtà i suoi moduli sono già garantiti e i soldi per le dismissioni siano già stati accantonati. Perciò si tratta solo di chiamare il sistema collettivo che li ha accantonati che ha il diritto e il dovere di andarli a trattare.

  PRESIDENTE. Non vorrei dilungarmi troppo su questo. Se ho già pagato i fondi e li ha qualcun altro, quel qualcun altro probabilmente neanche sa che io ho un impianto lì e non credo che mi venga a citofonare e mi dica: «Ridammi i pannelli, perché me ne devo occupare io, perché è un servizio che hai già pagato.». Su questo qualche dubbio mi rimane. Magari contatteremo anche il GSE. Non so se ci sia una strategia ben consolidata e magari sono io che non ne sono a conoscenza, perché comunque sia, il problema è anche l'informazione.
  Vengo anche a una domanda in generale che non vale solo per i pannelli fotovoltaici. Giustamente lei prima diceva che la legge c'è, ma c'è anche per l'uno a zero, poiché l'abbiamo fatta noi nella scorsa legislatura. Tuttavia, il problema è che se non si comunica all'utente finale, è difficile che poi l'utente faccia lo smaltimento corretto. L'altro giorno, parlando anche con un altro parlamentare che non si occupa di questo settore – quindi è comprensibile –, non sapeva l'opportunità di poter portare un elettrodomestico, seppur di dimensioni ridotte, di 25 centimetri, al rivenditore stesso, ma non lo sa quasi nessuno. Infatti in questi rivenditori spesso questa opzione è scritta in maniera quasi illeggibile in basso. La comunicazione è fondamentale.
  Inoltre, mi risulta che addirittura c'è stato anche un fondo ministeriale sulla comunicazione che però ancora non è stato speso. Vi chiedo se mi confermate questo e cosa state facendo voi e cosa si deve fare affinché ci sia un'effettiva comunicazione. Non credo che fra 15 anni il GSE o chi per lui mi scriva e mi dica: «Caro Vignaroli, lei ha un pannello fotovoltaico, c'è un servizio gratuito...». Ad ogni modo, difficilmente altre persone si ricordano o sanno di questa opportunità. Cosa si può fare affinché, anche quando il servizio e la legge c'è ed è buona, effettivamente a livello pratico poi venga attuata?

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Aggiungo solo una cosa sulla parte dei fotovoltaici e poi per un argomento più generale sulla comunicazione lascio la parola a Fabrizio Longoni.
  C'è un incentivo e c'è un GSE che ha traccia di tutti i proprietari d'impianti. Effettivamente auspicherei il fatto che il GSE mandi a tutti i proprietari d'impianto di cui ha traccia delle comunicazioni in maniera assolutamente asettica per dire banalmente che è entrata in vigore del decreto 118 del 2020 che dà un'opzione diversa per la garanzia dei moduli, che c'è la trattenuta garanzia e ricordarlo anche periodicamente, perché, come lei, anche io, se avessi messo dei pannelli fotovoltaici anni fa, sicuramente non ricorderei che c'è la garanzia. A mio avviso sul mondo fotovoltaico il GSE potrebbe avere un'azione di comunicazione e potrebbe farla, visto vi sono anche questi incentivi.

  PRESIDENTE. Io lo darei per scontato, però anche lei usa il condizionale. Do per scontato che anche il Centro coordinamento e tutti quegli organi che devono coordinare tutte le strategie per i RAEE abbiano fatto un accordo e che si sia sensibilizzato il GSE affinché questo avvenga. Usare il condizionale significa che questo non è ancora previsto e non è stato fatto. Se non è stato previsto e non è stato fatto, mi allarma, perché mi sembra una cosa banale. Magari ci facciamo carico anche noi come Commissione di avere un'interlocuzione con il GSE per capire, sollecitare e sensibilizzare su questo punto.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da Pag. 15remoto). Non è stato seguito da questo punto di vista, ma lo auspichiamo. Anche nel mio passato ho avuto modo di interloquire con il GSE anche per cose di questo genere, però non c'è mai stato seguìto. Non so perché GSE non le ritenga far parte della loro responsabilità, però di fatto questa azione è stata fatta, per cui potrebbe essere auspicabile.
  Per quanto riguarda la comunicazione che si può fare, cedo la parola a Fabrizio Longoni che la può spiegare meglio.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Avevamo accennato già quanto sia importante la comunicazione per poter far crescere i tassi di ritorno di questi rifiuti e accrescere effettivamente il numero dei RAEE che vengono correttamente indirizzati.
  Oggi normativamente l'obbligo della comunicazione esperta con soggetti, soprattutto coloro che si occupano di fare la raccolta. Come diceva lei, nella raccolta sono compresi anche i distributori con l'uno contro uno e l'uno contro zero, ma questa comunicazione non risulta mai essere stata particolarmente attiva. Sicuramente potrebbe essere fatto uno sforzo in più.
  Devo riconoscere che i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche già da anni hanno cominciato a fare una campagna di base, proprio quella che serviva per capire che cosa sono i RAEE che devono essere raccolti in forma differenziata, pur non avendone avuto un'obbligazione diretta.
  All'interno dell'accordo di programma che riguarda il servizio che viene svolto ai comuni – presso i centri di raccolta comunali –, insieme ai fondi di infrastrutturazione è previsto anche un fondo dedicato alla comunicazione locale, quella che può pervenire proprio da parte del comune stesso verso i propri cittadini. Come nel caso della creazione o della manutenzione di centri di raccolta, anche qui tramite un bando vengono assegnati dei fondi messi a disposizione in questo caso dai produttori tramite il Centro di coordinamento affinché sia fatta della comunicazione locale.
  Ogni anno c'è una partecipazione nutrita, non numerosa, di soggetti che richiedono e poi effettuano questa comunicazione a livello locale. In realtà non è così presente la comunicazione da parte dei soggetti che il decreto 49 aveva indicato precipuamente per fare questo tipo di attività. Sicuramente è un qualcosa che deve essere rammentato loro e su cui si deve in qualche modo intervenire.

  PRESIDENTE. I sistemi di tracciamento come il QR code, il codice a barre o i dispositivi RFID (radio-frequency identification) possono in qualche tipologia aiutare oppure il RAEE è talmente scomponibile in 200 pezzi che poi alla fine sarebbe quasi inutile, una goccia in mezzo al mare come possibilità di tracciamento?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Come diceva lei, i sistemi di tracciamento che fanno riferimento a un codice apposto su un prodotto a un RFID che accompagna un prodotto hanno necessità di essere letti e identificati nel momento in cui poi devono essere rilevati. Oggi un apparecchio che debba compiere il suo viaggio verso l'impianto di trattamento, se viene inserito in un contesto come quello che si trova al Centro di coordinamento, è tracciato insieme a tutti gli altri delle unità di carico che si muovono.
  Sicuramente sarebbe necessario partire direttamente dal produttore, quando è immesso il prodotto sul mercato e questo è un problema che riguarda non tanto la gestione dei rifiuti, quanto proprio l'immissione sul mercato dei nuovi prodotti per poterli in qualche modo tracciare, ma, come sappiamo, alcune delle apparecchiature hanno una vita relativamente breve derivante dal fatto del loro utilizzo o della tipologia, mentre altre, soprattutto nei RAE, sono durevoli e hanno un'annosa presenza in casa o, come dicevamo prima per i televisori, nel box e rispetto al numero di pezzi che vengono gestiti diventa un'operazione che probabilmente non ha un'efficacia concreta.
  Probabilmente sarebbe molto meglio procedere con dei controlli precisi: quando i Pag. 16quantitativi di rifiuti si generano, presso i luoghi in cui si generano, anche con strumenti induttivi. Come si diceva prima, un negoziante che vende 100 lavatrici, non può restituirne 10, ma c'è qualcosa che sicuramente ha creato un problema.

  PRESIDENTE. Un'altra cosa che mi ha colpito è il fatto che, a parte la questione che l'obsolescenza programmata e percepita è elevatissima, essendo un grande problema per i prodotti elettronici che diventano quasi subito rifiuto e che la percentuale sia ancora lontana dagli standard di avvio al recupero, dentro questi prodotti ci sono materiali e terre rare che, anche se in percentuale piccolissime, sono dei materiali preziosissimi e il fatto che in Italia non ci sia una sola industria in grado di estrarre questo materiale. Visto che noi non abbiamo miniere – è un altro filone della nostra inchiesta – dunque da un lato non abbiamo materiale vergine, dall'altro non abbiamo un'impresa o un'industria in grado di recuperare questo materiale. Come è possibile? Qualcuno del settore anche con i fondi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha chiesto di provare a investire su questo terreno che, da quello che ho capito, è ancora da sondare?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Due i temi che ha trattato. Per quanto riguarda la tipologia dei RAEE che arrivano agli impianti di trattamento, dovete considerare che siamo di fronte a una vastissima tipologia e storia degli apparecchi. Voi sapete che, ad esempio, per quanto riguarda i gas che scambiano e che abbassano la temperatura, i clorofluorocarburi e i loro similderivati non sono più ammessi nel commercio da decine di anni, eppure noi oggi abbiamo un ingresso di circa il 50 per cento, in alcuni casi qualcosa in più, di apparecchi refrigeranti che contengono questi gas a testimoniare il fatto che in questo caso sono frigoriferi rimasti nelle case degli italiani per tanti decenni. Questo avviene un po' su tutti i raggruppamenti. Sicuramente c'è qualche apparecchio che ha una rotazione più elevata e diventa molto difficile riuscire a capire le cause dirette.
  Noi ci occupiamo di rifiuti, quindi osserviamo quello che arriva negli impianti di trattamento. Quando qualcuno viene accompagnato da noi in un impianto che tratta televisori si stupisce sicuramente della quantità di legno che esce dai televisori a tubo catodico, perché stiamo ancora lavorando con lo chassis in legno. Sembra una cosa che facciamo fatica a ricordare nel nostro passato. Su questo sicuramente c'è una valutazione che chi guarda solo i rifiuti, si rende conto che deve continuare a lavorare su un passato che in alcuni casi è molto remoto.
  Per quanto riguarda ciò che si può estrarre, ovvero il concetto di miniera urbana, che sicuramente ha un significato molto preciso ed è reale per quanto riguarda il mondo dei RAEE, ci si deve confrontare con quelle che sono le tecnologie necessarie per estrarre i materiali, da quelli preziosi a quelli che saranno sempre più preziosi perché scarsi nella crosta terrestre, che sono estremamente complesse e molto articolate.
  Con chi ho potuto parlare, spesso conosce la mia posizione: è molto facile fare un'apparecchiatura, ma è molto più difficile gestire il fine vita dal punto di vista tecnologico per arrivare a scomporre in tutti i materiali che l'hanno di fatto costituita.
  In alcuni casi come, ad esempio, per le schede elettroniche, è necessario avere una tecnologia così sofisticata e così costosa e avere volumi tali che giustificano l'investimento in questa tecnologia, tali per cui nel mondo probabilmente quattro o cinque sono gli impianti che sono in grado di essere – passatemi il termine – sfamati con i quantitativi che si raccolgono.
  Sicuramente può essere interessante focalizzarsi su alcune specifiche tipologie, dove la raccolta deve crescere molto per poter generare un volume tale da poter giustificare chiaramente un investimento tecnologico per estrarre quei materiali che sono contenuti. Forse potrebbe essere molto interessante cercare di partecipare e vincere questa competizione che avverrà anchePag. 17 con gli altri Stati europei per poter essere destinatari e importare risorse nella forma del rifiuto, che materialmente è una risorsa, per poter alimentare questi impianti.
  Allo stato attuale gli impianti presenti in Italia in termini molto raffinati effettuano una prima lavorazione separando bene alcuni materiali che avranno bisogno di una successiva operazione di trattamento che deve essere così raffinata da poter essere effettuata soltanto in impianti specificatamente strutturati e onerosamente costosi dal punto di vista dell'infrastruttura tecnologica.

  PRESIDENTE. Un'ultima questione è quella dei soldi, visto che bisogna sempre seguire i soldi. Chi guadagna cosa? Il comune che offre un servizio riceve il RAEE, ma questo RAEE lo vende a chi lo raccoglie che poi lo porta agli impianti o paga per essere prelevato oppure a costo zero? Questi scambi commerciali sono fluttuanti nel tempo, quindi sono di difficile definizione, sono molto labili oppure sono fissi e costanti? Questi impianti ricevono dei soldi per avere questa materia prima oppure vengono pagati per smaltire queste materie?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Seguiamo il flusso del denaro. Cominciamo dai comuni che sono un esempio a sé e poi aggiungeremo la distribuzione.
  Oggi il comune ha il compito di effettuare la raccolta dei rifiuti prodotti dai cittadini e per fare questa attività chiede ai cittadini il pagamento di una tariffa sui rifiuti. Nelle attività che il comune svolge ci sono anche – ma non sempre, purtroppo –, i centri di raccolta, i quali, costando al gestore e al comune che effettuano la raccolta, accolgono i RAEE che arrivano dal cittadino. Il comune a un certo punto iscrive il suo centro di raccolta e sceglie il servizio offerto dal Centro di coordinamento – prima dicevamo oltre il 99 per cento dei volumi, quindi ne parliamo per primo – per avere un servizio di ritiro gratuito che viene effettuato dal soggetto incaricato dal Centro di coordinamento dei contenitori che contengono i RAEE.
  Inoltre, se la parte di costituzione del carico è efficiente, riceve un premio per questo lavoro. Siccome non c'è un obbligo legato a quando deve essere fatta una richiesta di ritiro, poiché potenzialmente potrebbe essere fatta quando c'è un oggetto, come una lavatrice, all'interno del contenitore, abbiamo definito con l'Associazione nazionale dei comuni italiani di definire una premialità che aiuti economicamente i comuni a costituire dei carichi ben strutturati dal punto di vista del volume.

  PRESIDENTE. Questo premio è solo quantitativo o anche qualitativo?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). È quantitativo nel momento in cui si raggiungono le soglie che abbiamo concordato e vengono erogati dei contributi economici a chi effettua dei carichi efficienti. È qualitativo perché questi contributi, qualora dovessero essere conferiti dei rifiuti non correttamente gestiti, ovvero maciullati, può essere non erogato e quindi rimane il servizio gratuito ma non c'è una contribuzione in chiave economica. L'anno scorso i contributi erogati dai sistemi collettivi verso i comuni per questa attività sono stati circa 24 milioni di euro.
  Perché è particolarmente importante? Perché dal punto di vista dell'impatto ambientale un ritiro di 1.800 chilogrammi di RAEE, se viene fatto in tre ritiri da 600 o in uno solo da 1.800, capiamo tutti che, essendo lo stesso camion che va avanti e indietro, costituisce un terzo o tre volte tanto, a seconda di come lo guardiamo, uno o tre ritiri.
  A valle di questo il sistema collettivo risultato assegnatario da parte del Centro di coordinamento del luogo da servire conferisce questi RAEE ritirati dal Centro di raccolta comunale presso un impianto di trattamento.
  Analogamente il servizio avviene per la distribuzione. Anche alla distribuzione è proposto, se istituisce un luogo di raggruppamento,Pag. 18 una premialità affinché ci sia un raggruppamento quantitativo tale da ridurre il numero di viaggi che deve essere effettuato per fare i ritiri.
  Oggi mediamente ben oltre il 50 per cento di gestione dei RAEE è legato alla logistica ed è un costo comprimibile soltanto con l'efficienza nel carico, ma sicuramente è sempre un costo, perché nessuno mi dà del denaro per trasportare, ma anzi, si paga per poter trasportare.
  Dal punto di vista poi degli impianti, a seconda del valore che è contenuto all'interno di ogni tipologia di RAEE che viene conferito, il rapporto tra l'impianto e il sistema collettivo che conferisce questi rifiuti può essere economico nel senso che si paga il trattamento, perché i costi che derivano dal trattamento e da ciò che si ricava dalle materie che emergono dal trattamento è negativo ed è quindi necessario pagare questo servizio, oppure il valore contenuto all'interno dei RAEE è tale da poter generare un valore, una volta trattati, assorbendo i costi che sono stati necessari per fare il trattamento, quindi l'impianto contribuisce verso il sistema collettivo acquistando questi RAEE.
  L'eco-contributo, che è il valore che viene richiesto al consumatore per curarsi il fine vita dei RAEE che si manifestano nell'anno, è la somma algebrica di questi valori. Più alto è il valore delle materie prime, migliore ed efficiente è la logistica e dal punto di vista pratico questo tipo di elemento contribuirà a definire con dei più e dei meno quanto dovrà essere l'eco-contributo imposto ai produttori che lo trasferiranno sui consumatori.
  Da quello che risulta al Centro di coordinamento in questo momento non c'è nessuna raggruppamento di RAEE che genera un ritorno economico. Quindi è necessaria una contribuzione, perché tutto il meccanismo dei costi supera quello dei ricavi.
  L'inseguire il valore, che abbiamo in qualche modo cercato di fare, ci porta a dire che ancora oggi, nonostante il periodo di alcune materie prime sia molto elevato in questo momento, è necessario che i produttori attraverso i consumatori da cui recuperano denaro contribuiscano per poter sostenere il flusso e la gestione corretta dei RAEE.

  PRESIDENTE. Questi calcoli economici sono veritieri e controllabili? Possono essere un po' labili e di difficile controllo?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Il Ministero della transizione ecologica riceve da parte dei sistemi collettivi una serie di informazioni che contengono questi dati e ha il compito di verificarli. Di fatto c'è un soggetto terzo che verifica e che deve verificare che tutto quello che in qualche modo viene dichiarato tra costi e ricavi effettuati dai singoli sistemi collettivi, possa essere correttamente sostenibile.
  I sistemi collettivi sono in concorrenza tra di loro e l'elemento di concorrenza in un sistema multiconsortile regolato come quello del Centro di coordinamento porta sicuramente a un'ottimizzazione dei costi. Questo è quello che ci viene detto da studi che abbiamo fatto fare e che esistono sia in Europa che nel mondo.
  Sicuramente il compito primario è quello del Ministero della tradizione ecologica che valuta e riesce a comprendere se ciò che il sistema collettivo ha preventivato per l'anno successivo e consuntivato per l'anno precedente rientrano negli standard che dovrebbero in qualche modo avere e verifica – ricordo che tutti questi soggetti sono soggetti senza fini di lucro – che effettivamente i costi e i ricavi abbiano generato un corretto eco-contributo per gestire i rifiuti che sono obbligati a gestire per quota di mercato detenuta.

  PRESIDENTE. Vista l'enorme mole di materie preziose e del ferro, il fatto che i costi siano maggiori dei ricavi è un problema che non si può risolvere, dovuto forse da una scarsa efficienza di questo sistema di recupero oppure dai volumi troppo bassi e aumentando il recuperato, i ricavi possono superare i costi? In questo momento la situazione è dovuta all'inefficienza o è inevitabile che sia così? In Pag. 19futuro è prevista un'inversione di tendenza?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Diciamo che non c'è una grande inefficienza nel sistema. Come dicevamo prima, i costi della logistica, che sono oggettivi e che dal punto di vista pratico si manterranno nel futuro, sono un elemento veramente notevole. Stiamo parlando di reverse logistic, stiamo parlando di prendere da tanti punti portai in alcuni punti centrali. L'onere per la logistica è un onere che mi viene da dire rimarrà in futuro.
  L'incremento dei volumi è un elemento che può portare a un incremento dei costi, perché maggiori volumi devono essere gestiti, quindi maggiore logistica. Credo che un efficientamento tale da potersi giovare d'incremento di volumi sufficiente, per poter dire che si abbattono relativamente i costi in maniera superiore a quello che è l'incremento, non sia in questo momento alle viste. Non posso farne una previsione in matematica, però di fatto non lo vedo.
  Oggi consideriamo che le materie contenute nei RAEE hanno raggiunto dei valori molto elevati. I valori elevati sono anche spesso frutto di speculazione, perché vengono venduti diritti più che materiali dal ferro stesso all'alluminio e al rame.
  Se chiedete a un impianto di trattamento se riesce ad avere il quantitativo di denaro per cui c'è la quotazione del rame attualmente, sicuramente vi risponde che non è così, che sono saliti i valori che riescono a spuntare, ma non in proporzione così tanto come sono saliti i metalli.
  In futuro una discesa eventuale di questi valori non potrà che ulteriormente gravare sui costi, perché di fatto verranno meno dei ricavi o diventeranno più piccoli i ricavi che si possono ottenere. In una situazione attuale, nella difficoltà che c'è sempre nel fare previsioni, ritengo che nel futuro ci sia sempre una base di costo che dovrà essere sostenuta per la gestione dei RAEE a fine vita in alcuni raggruppamenti ancor più di altri, dove in realtà ciò che si recupera è sicuramente più povero anche di materiale.

  PRESIDENTE. Anche se purtroppo ci sono anche i costi esternalizzati, quelli che non vengono calcolati, perché per prendere questi nuovi materiali e i materiali rari ci sono delle guerre e si devastano altri territori. Questo è un problema morale che ovviamente non sta a voi risolvere, ma è un problema generale.
  La mia domanda è: che ne facciamo di questi benedetti materiali rari dal grande valore presenti, anche se in percentuale infinitesimale, di cui mi avete detto che per estrarli servono grossi investimenti e grossi volumi? Li mandiamo all'estero? Ci sono nel mondo – magari in Cina, faccio un'ipotesi a caso – grandi impianti che riescono a estrarre questo materiale e riutilizzarlo oppure non c'è in nessun'altra parte del mondo? Perché se ci fosse, do per scontato che, anche se non lo abbiamo noi, gli impianti, vendendo questo prodotto, seppur non estratto ma da estrarre, facciano business e si facciano pagare il giusto.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Faccio due considerazioni da tecnico e poi lascio la parola a Fabrizio Longoni. La prima è che nella tecnologia la presenza di questi materiali rari come le schede elettroniche è andata nel tempo diminuendo, nel senso che le schede elettroniche di anni fa erano più ricche dal punto di vista dei materiali rari, mentre adesso riescono a farle con materiali meno pregiati e con quantitativi minori.
  La seconda considerazione sempre da tecnico è che, poiché abbiamo accennato alle tecnologie per recuperare questi materiali dai RAEE, dai rifiuti, queste tecnologie si devono comunque confrontare nel mondo con le tecnologie che viceversa ottengono questi materiali partendo dalla materia prima. È un confronto di tecnologie e ancora tante volte spesso le tecnologie per la materia prima sono più convenienti di quelle ottengono lo stesso prodotto partendo dai RAEE.
  Questo è un problema tecnologico. Può forse essere superato, se ha senso, con del sostegno per una tecnologia rispetto all'altra, però è un confronto che comunque bisogna sempre fare, ovvero che a volte le Pag. 20tecnologie che partono dalla materia base sono più convenienti piuttosto che quelle che partono dai rifiuti.
  Sugli impianti che ci sono anche nel mondo, probabilmente Fabrizio li conosce meglio.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Ci sono impianti in Europa che si occupano, ad esempio, della gestione e della valorizzazione delle schede elettroniche contenute nei RAEE. Le schede sono una percentuale molto piccola e da questa percentuale molto piccola, da raccolte che non sono sicuramente di miliardi di tonnellate, si scende a quantitativi piuttosto contenuti e che, nel caso gli impianti europei, sono catalizzatori dal punto di vista di tutta la raccolta che avviene in Europa.
  Questi impianti sono disponibili ad acquistare, se hanno un valore, ad esempio le schede e questo valore viene retrocesso sicuramente, visto che l'impianto vende e incassa – esattamente come vende il ferro, vende anche questi oggetti – e ritorna, risalendo nella catena, fino al produttore e al consumatore iniziale, abbassando l'eco-contributo che è tenuto a pagare nel momento in cui deve contribuire ai costi della gestione.
  Esistono sicuramente degli impianti, ma, tornando a quello che affermavamo prima, sono necessarie delle dimensioni ottime minime per poter far funzionare questi impianti tecnologicamente. Non basta sicuramente la raccolta tedesca, non basta quella italiana, non basta quella francese, ma è necessario che in molti casi si mettano insieme tutte queste nazioni e altre per poter avere le dimensioni minime che servono per far funzionare impianti di questo tipo.

  PIETRO LOREFICE. Vorrei ulteriori chiarimenti, perché poco fa il presidente ha fatto una domanda relativa ai controlli, a cui voi in parte avete risposto, ma io ho necessità di avere ulteriori dettagli. Avete riferito che il MITE (Ministero della transizione ecologica) che ha anche l'onere di verificare quanto da voi trasmesso con i report periodici.
  Al di là che il controllo spetta sia al MITE ma anche al MISE (Ministero dello sviluppo economico) nei confronti del Centro di coordinamento RAEE e dei sistemi collettivi, io vi chiedo se la verifica sui vostri rapporti e relazioni è solo documentale e se negli ultimi anni avete avuto dei controlli fisici anche presso i sistemi di impianto o se il MITE si è avvalso anche dell'ausilio del SNPA (Sistema nazionale protezione ambiente) o delle ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) regionali per fare ulteriori verifiche all'interno di tutta la filiera e se sì, quanti controlli a voi risultano fatti anche dalle ARPA o se l'SNPA ha condotto un'indagine o una verifica sul piano nazionale e non soltanto su controlli regionali.
  Per quanto attiene, invece, alla programmazione e al miglioramento dei sistemi anche di efficienza – mi aggancio anche a una precedente domanda del presidente Vignaroli –, vorrei capire se voi come coordinamento RAEE assieme ai sistemi collettivi provvedete annualmente od ogni due o tre anni a fare una pianificazione strategica dandovi degli obiettivi a breve, nel medio o nel lungo termine e se sì in che modo governate questa parte. Ogni quanto tempo monitorata i risultati in merito all'efficienza del sistema? In che modo implementate o proponete i miglioramenti del sistema?
  In chiusura vi chiedo anche, in relazione alle isole maggiori, Sicilia e Sardegna e anche alle isole minori, poiché il problema della logistica legata alle isole è molto particolare, quanto è più costoso il sistema legato alla logistica?
  In ultimo vi chiedo se avete valutato l'opportunità di avere un sistema basato anche su quelli che sono i centri di raccolta collegati con le reti ferroviarie, quindi trasporto su ferro. Ricordo che c'erano alcuni accordi come la filiera del legno altro che privilegiavano quei centri che avessero a disposizione alle piattaforme logistiche legate alle linee ferrate, abbattendo i costi di trasporto già con una programmazione a monte.

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  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Relativamente alla parte dei controlli, ricordo che gli impianti non sono strutturalmente aziende o un'azienda che afferisce al Centro di coordinamento. Noi come Centro di coordinamento ci occupiamo della gestione delle informazioni e dei dati e abbiamo dei compiti ben specifici.
  Sicuramente le posso dire che la vigilanza sugli impianti che trattano RAEE è presente e piuttosto capillare e dal punto di vista del controllo avviene in termini continuativi. Molti degli impianti che trattano RAEE, soprattutto quelli pericolosi, sono autorizzati in AIA (autorizzazione integrata ambientale) e hanno dei controlli periodici costanti relativamente alle loro singole attività. Non avvengono controlli soltanto dalle ARPA, ma anche da tutti gli altri organi di controllo che sul territorio sono i deputati a fare questo tipo di singole attività.
  Per quanto riguarda il Centro di coordinamento, nell'accordo che abbiamo previsto con le associazioni di trattamento per gli impianti che indichiamo in via «esclusiva», ovvero dove possono riferirsi i sistemi collettivi nelle loro attività di trattamento, abbiamo istituito un sistema di controlli periodici tramite soggetti terzi che sono adeguatamente formati per valutare la capacità tecnologica degli impianti di effettuare ciò che è richiesto per fare il trattamento.
  Con l'inserimento delle nuove previsioni dell'accordo di programma entrato in vigore il 15 ottobre di quest'anno sono aumentati sensibilmente i dati di monitoraggio che gli impianti stessi devono comunicare a noi periodicamente affinché noi possiamo fare una verifica anche documentale e anche in remoto relativamente a quelle che sono le performance tecnologiche degli impianti.
  Sicuramente il compito primario dei controlli deputati alla verifica delle rispondenze alle autorizzazioni è comunque in mano alla parte pubblica che offre questo tipo di servizio sulla base delle sue attribuzioni.
  Per quanto riguarda l'aspetto strategico, il Centro di coordinamento, relativamente alle attività che svolge – quindi relativamente a noi stessi come azienda –, adotta un piano strategico di medio termine rinnovato di anno in anno e approvato da ogni assemblea che approva il bilancio previsionale.
  I contenuti di questo piano fanno riferimento alle attività che possono andare a miglioramento dei servizi che il Centro di coordinamento eroga a tutti i soggetti interessati – la distribuzione, i comuni italiani in particolare, ma anche installatori, grandi utilizzatori e quant'altro – e ricomprende comunque anche strategie di comunicazione, sebbene nella nostra attività non sia previsto un obbligo di comunicazione da farsi verso i cittadini. Manteniamo sostanzialmente sempre un'informazione molto dettagliata e siamo in grado di inviare direttamente le comunicazioni via e-mail a tutti i sottoscrittori italiani, che sono sostanzialmente 5 mila soggetti, relativamente a modificazioni normative o quant'altro. Il limite sta proprio nel fatto che il piano strategico è un piano strategico del Centro di coordinamento.
  Tuttavia, il Centro di coordinamento, obbligato normativamente, produce anche un piano di prevenzione attività, così definito dalla parte normativa, in cui verso il MITE in questo caso e il Comitato di vigilanza e controllo quando in attività, dà indicazioni relativamente a quelli che possono essere gli strumenti di prevenzione che lo Stato italiano dovrebbe adottare e quelli che in particolare adotta il Centro di coordinamento, finalizzati in qualche modo a soddisfare gli obiettivi che vengono posti nella normativa europea e italiana. Questo piano viene consegnato ogni anno all'inizio dell'anno solare a valere sull'anno solare appena iniziato.
  Per quanto riguarda la sua domanda relativamente alle isole, possiamo dire che esistono comunque impianti di trattamento di RAEE sulle isole maggiori. Non tutte le tipologie di RAEE hanno un impianto tecnologico collegato alle isole maggiori. Sicuramente gli oneri dal punto di vista economico sono più ingenti relativamente a Pag. 22quel costo di logistica di cui già parlavamo in termini di superamento del 50 per cento, ma non è il Centro di coordinamento che è in grado di fornirle un numero in questo caso, perché non siamo noi ad avere i contratti di logistica ma i nostri consorziati. Di fatto sono i nostri consorziati, i sistemi collettivi che, dovendo effettuare la raccolta ove noi indichiamo loro che devono andare, devono dotarsi della struttura per poter fare questa attività. Essendo un elemento concorrenziale, noi non entriamo nella valutazione del singolo contratto – soprattutto della parte economica che il singolo contratto rappresenta – tra i nostri diretti consorziati, cioè i sistemi collettivi. Sicuramente il trasporto in Sicilia è meno oneroso per alcune cose e più oneroso per altri raggruppamenti e la stessa cosa vale per la Sardegna.
  Invece, il discorso è diverso per le isole minori. Gli oneri sulle isole minori sono particolarmente elevati, stante il fatto che in piena stagione estiva spesso i rifiuti fanno fatica a essere trasportati perché secondari rispetto ad altri oggetti o altri beni e alla parte turistica, mentre nella stagione invernale ci sono pochi collegamenti. Gli oneri per servire le isole minori – mi risultano tutte iscritte, quindi di fatto ricevono il servizio – sono comunque particolarmente ingenti.
  Noi abbiamo creato, per evitare che ci sia una discrepanza anche nelle nostre assegnazioni, un cluster di isole minori che viene assegnato esattamente nella rispondenza delle quote di mercato che tutti i nostri sistemi collettivi rappresentano affinché i costi siano uniformemente distribuiti.
  L'ultima domanda era relativa al trasporto su ferro. In Italia c'è una relativa capillarità d'impianti di trattamento. Gli impianti di trattamento sono tutti relativamente vicini ai luoghi dove avviene la raccolta. Sicuramente il Nord è molto più infrastrutturato e il Sud lo è un po' meno, ma purtroppo anche le ferrovie nel Sud sono un po' meno infrastrutturate. Le ferrovie nel tempo – questo più per esperienza personale – sono state proposte per la parte di trasporto dei rifiuti, ma a lungo tratta e con tempi piuttosto lunghi.
  Non mi risulta che in questo momento i RAEE raccolti dai centri di raccolta, portati anche in centri di consolidamento e successivamente trasferiti gli impianti di trattamento, usufruiscano del trasporto ferroviario. Questa è un'attività che viene sicuramente gestita in forma diretta dai sistemi collettivi e non è una conoscenza diretta per le attività che ha il Centro di coordinamento.

  PRESIDENTE. Ho una curiosità, ritornando al discorso del fotovoltaico e al suo utilizzo. Mentre sulle batterie, su cui c'è un mondo soprattutto adesso con la loro grande, riesco anche a immaginare che si possa allungarne la vita destinandole ad altri scopi di accumulo domestico e che l'efficienza della batteria può essere nettamente inferiore, per il fotovoltaico cosa avviene? Cosa diventa? Viene smontato? Vengono estratti i materiali? Viene riutilizzato nel Terzo mondo? Cosa se ne fa del fotovoltaico?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). È un AEE e come tale diventa un RAEE come tutti gli altri. Sicuramente la previsione della Comunità europea su questo – il legislatore italiano l'ha riconosciuta – ha una gerarchia nella gestione dei rifiuti che parte sicuramente da una prevenzione nel generare un rifiuto, immediatamente sotto si colloca il riutilizzo, quindi la possibilità di riutilizzare il bene, facendo sì che di fatto prolunghi la propria vita utile e successivamente avviene tutto il processo di gestione del rifiuto per arrivare fino al recupero delle materie che lo hanno costituito.
  Per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, il pannello non è particolarmente ricco di materiali, ma ha a quantità di plastica e di vetro particolarmente rilevanti. Se arriva nel Centro di trattamento con la cornice esterna, cosa che non sempre avviene, è una cornice di metallo che può essere valorizzata. Inoltre, esistono delle quantità interne relative al silicio, alcuni ossidi d'argento, ma anche alcuni tellururi Pag. 23come quello di cadmio che devono essere poi gestiti correttamente nella fase di fine vita.
  Come Centro di coordinamento noi siamo assolutamente favorevoli a un'applicazione particolarmente rigorosa della gerarchia dei rifiuti. I pannelli fotovoltaici possono avere una vita lunga nel momento in cui vengono sostituiti ancora funzionanti e magari meno performanti e potrebbero essere collocati sicuramente in zone dove il forte irraggiamento può anche accogliere un pannello meno performante. Spesso e volentieri il riferimento ad alcune aree del pianeta meno sviluppate potrebbe essere logico.
  È chiaro che questa cosa dovrebbe essere fatta assolutamente sotto un rigido controllo. Già la normativa europea – chiaramente la normativa italiana lo ha recepito – prevede delle caratteristiche perfettamente identificate per quanto riguarda l'esportazione di AEE che potrebbero essere in realtà confuse con i RAEE. Per poter esportare una apparecchiatura usata e quindi non un rifiuto che chiaramente ha due diverse modalità di dover essere gestita, devo assicurare di aver fatto una serie di operazioni tali che dimostrino che l'apparecchiatura sia funzionante, che sia correttamente imballata e che possa essere realmente reimpiegata in qualche luogo.
  Questo è un elemento imprescindibile per non dover considerare questa esportazione come un'esportazione di rifiuti che spesso si può configurare come un'esportazione di rifiuti illegali.
  Abbiamo avuto occasione come Centro di coordinamento di collaborare e stiamo collaborando con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli proprio per fenomeni di esportazione illegale di rifiuti, di RAEE che in realtà erano spacciati dall'esportatore come beni. Devo dire che è relativamente facile identificare questi prodotti quando non sono sicuramente in grado di funzionare né qui né altrove.
  È importante fare una considerazione tecnologica su cui bisogna prestare grande attenzione. Se un apparecchio rimane tale perché viene in qualche modo reimpiegato in una seconda vita, sicuramente non ci sono particolari problemi e chi lo cede dovrà essere certo di cedere qualcosa che abbia un certo livello di sicurezza. Quando un apparecchio diventa rifiuto ed entra in un impianto che tratta rifiuti, uno degli obiettivi che si devono avere è quello di prepararlo per il riutilizzo. È chiaro a tutti che preparare per il riutilizzo un tavolo che manca di una gamba, vuol dire aggiungere una gamba, ma al limite il tavolo dondola un po', mentre preparare per il riutilizzo un apparecchio elettrico ed elettronico che rimane sotto tensione e che potrebbe in qualche modo uccidere delle persone, sicuramente ha una responsabilità molto maggiore. Questo tipo di attività deve essere fatta in maniera estremamente controllata da soggetti che abbiano le caratteristiche idonee per poterlo fare.
  Il Ministero della transizione ecologica ha in itinere un decreto relativo alla preparazione per il riutilizzo che nella sua bozza dà un'enfasi consistente e reale a quello che vuol dire preparare per il riutilizzo un'apparecchiatura elettrica ed elettronica, onde evitare che il futuro utente sia esposto a dei rischi di sicurezza che possono giungere fino al rischio mortale. Per questo motivo è particolarmente importante lavorare con attenzione su questi questa tipologia di rifiuti destinati alla preparazione per il riutilizzo.

  PRESIDENTE. Vorrei sapere, attualmente, di questi pannelli dismessi qual è la percentuale di quelli che vengono riutilizzati ed esportati all'estero e qual è la percentuale di quelli che entrano negli impianti di trattamento e che non vengono preparati per il riutilizzo, ma vengono poi smontati.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Non abbiamo questi dati. Allo stato attuale non abbiamo contezza di quanto possa essere il preparato per il riutilizzo o in qualche modo l'inviato all'estero. Non è nei dati di cui dispone il Centro di coordinamento.

  PRESIDENTE. Voi dunque non sapete questi impianti fotovoltaici che fine fanno e come vengono trattati?

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  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Come vengono trattati sì. Quelli che vanno negli impianti di trattamento, relativamente ai flussi...

  PRESIDENTE. Ma, essendo voi il consorzio, penso che dobbiate sapere quanti ne vengono raccolti e di questi quanti poi vengono trattati negli impianti.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Però oggi la stragrande maggioranza degli impianti che procedono a una dismissione sono impianti professionali. Non è un ambito che il Centro di coordinamento nella sua attività svolge, perché di fatto noi ci occupiamo delle apparecchiature domestiche, dei RAEE domestici.

  PRESIDENTE. Non esiste un impianto fotovoltaico domestico dismesso fino ad adesso?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Sì, ma sono quantitativi molto contenuti che arrivano a un impianto e la rendicontazione che gli impianti sono tenuti a fare oggi avviene per categoria e il pannello fotovoltaico è nella categoria quattro insieme a tanti altri materiali. Quindi non abbiamo un dettaglio tale da conoscere questo tipo di percentuale.

  PRESIDENTE. Questo mi sembra un po' riduttivo e grave. Voi non avete neanche la più pallida idea di che fine fanno questi pannelli fotovoltaici? Vengono macerati?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Vengono tritati.

  PRESIDENTE. Se io trito il vetro con i metalli, diventa un tritato inservibile che va in discarica. Avviene questo?

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Mi permetta il cappello da presidente del Centro di coordinamento e come ex responsabile un sistema collettivo che lavorava sul fotovoltaico. Gli impianti domestici che sono stati sostituiti fino adesso in toto sono veramente pochissimi, proprio perché siamo ancora nel periodo d'incentivazione. Per l'impianto domestico, un impianto piccolo, il proprietario non ha convenienza e preoccupazione di andare a fare una sostituzione per fare un revamping dell'impianto con pannelli più performante, perché questo ha un senso e per impianti più grandi e in quel caso ricadiamo nel professionale. Tante volte alle isole ecologiche sono arrivati dei pannelli sostituiti che magari per grandine sono stati distrutti. Come diceva l'ingegnere Longoni, per noi è indifferenziato in R4.
  Come ex responsabile di un sistema collettivo che si occupava di fotovoltaico, per tutti i moduli di cui noi eravamo responsabili o perché garantiti nel nostro trust o perché l'installatore, il proprietario si rivolgeva a noi, come nostra politica andavano tutti a trattamento. Non si faceva un riutilizzo, un riuso perché, essendo la normativa mancante a riguardo, il rischio elevatissimo concreto era quello di far finire tutta la filiera nel traffico illecito di rifiuti proprio perché non c'è una normativa chiara.

  PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, impianti fotovoltaici domestici, seppur in quantità ancora minore, ci sono ed è innegabile. Tutti noi abbiamo il dovere di vedere in prospettiva e la prospettiva è che a breve aumenteranno sempre di più in pochissimo tempo. Se ho capito bene, il 100 per cento di questo materiale viene inviato agli impianti di trattamento dove la percentuale di preparazione del riutilizzo è pari a zero.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Al riutilizzo sì, però non va assolutamente tutto in discarica.

  PRESIDENTE. Se non va niente in discarica e viene tritato, vorrei capire come si Pag. 25separa il vetro dal metallo e dal silicio. Questi materiali come vengono estratti? Dove vanno a finire se non vanno in discarica?

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Ci sono impianti che hanno linee dedicate per il fotovoltaico, perché il quantitativo di moduli, che siano professionali piuttosto che domestici, è andato aumentando. C'è subito una separazione della cornice in alluminio e delle giunzioni di rame, che sono materiali di valore, e il resto poi viene triturato, perché in Italia abbiamo impianti di triturazione e di separazione fisica.
  Infatti, esiste una separazione fisica in cui il vetro viene tutto recuperato. Il vetro recuperato, non solo dei moduli fotovoltaici, va sul mercato perché ha un valore e un costo che riesce a essere competitivo, poiché prodotto direttamente dalla sabbia, ma ci sono momenti in cui c'è difficoltà a piazzare sul mercato questo vetro perché di fatto ha la concorrenza del vetro prodotto direttamente dalla materia prima, dalla sabbia.
  C'è tutta una serie di separazioni che sono fisiche. In Italia gli impianti hanno separazioni fisiche e non chimiche, dalle quali si separa la maggior parte dei vari materiali. Complessivamente il modulo fotovoltaico è fatto un po' di alluminio e tutto di vetro, perché alla fine è quello è il peso. L'alluminio e il rame hanno sempre un mercato, ma per quanto riguarda il vetro – che viene separato e che è un vetro di buona purezza –, la triturazione non vuol dire triturare in indifferenziato e buttare in discarica, bensì triturare e poi con dei separatori fisici separare in vari materiali, ma questo avviene per tutte le AEE. Questo può avere un mercato interessante oppure un mercato meno interessante, per cui è più difficile riuscire a trovare un'uscita.
  Per quanto riguarda il sistema collettivo di cui mi occupavo io e di una serie di maggiori proprietari di impianto, proprio perché la normativa sul riutilizzo è ancora mancante ed essendoci il rischio di finire in situazioni a rischio di gestioni illecite di rifiuto, il riuso non è scarsissimo, ma lo è il recupero di buona parte dei materiali. D'altra parte trattare un modulo fotovoltaico è in questo momento un'operazione a costo, nel senso che trattarlo complessivamente e la vendita dei materiali che si ricavano non è tale, come per altre AEE, a recuperare i costi di gestione, di logistica e di trattamento.

  PRESIDENTE. Se si leva il vetro e l'alluminio nella cornice, se e quando arriva con la cornice, perché è prezioso, il resto che rimane – la circuiteria seppur minima, il silicio e tutte queste sostanze che sono quelle che ricevono i raggi solari e li convertono – viene triturato tutto insieme? A prescindere dalla triturazione, questi materiali che fine fanno? Sicuramente sul campo ci sono gli impianti stessi, quindi si può chiedere anche a loro. Vi chiedo di farci sapere questo. Ad esempio, per il rifiuto domestico si sanno la percentuale di plastica e di carta, si sa dove va la carta e dove va la plastica, ma vorrei avere uno schema di che fine fanno tutti i materiali del fotovoltaico.
  Pongo l'accento su questo, perché è prevedibile che a breve ci siano ondate e ondate di dismissioni ed è bene capire se il sistema è pronto a riceverle e cosa ne fa. Vi chiedo se ci fate sapere questo. La stessa cosa varrebbe anche per le batterie, ma quello è un capitolo a parte.

  BRUNO REBOLINI, Presidente del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Sicuramente gli impianti con le linee di trattamento all'interno degli impianti fotovoltaici sono andati aumentando. Avevamo un impianto o forse un impianto e mezzo fino a non molti anni fa, ma adesso sono aumentati.
  Per quanto riguarda il dettaglio del trattamento, oltre quello che le ho potuto fornire io, le forniremo sicuramente informazioni più dettagliate dei tecnici.

  PRESIDENTE. Sono a conoscenza di qualche imprenditore romano che sta mettendo in campo un sistema di ritiro, ma non ho mai ben capito come viene sviluppato il business. Vorrei far luce e chiarezza Pag. 26anche su questo aspetto, perché è un settore in via di sviluppo e vorremmo capire come funzionerà, quando sarà effettivamente a volumi considerevoli.
  L'ultima domanda è la domanda principe e riassuntiva. È stato detto che il Comitato di vigilanza non si è mai riunito dal 2019 e il Comitato d'indirizzo non è mai stato fatto, ma non vi ho visto preoccupati. Magari mi sbaglio io o, anche se fosse, non è la svolta che serve. A prescindere da questo, visto che gli obiettivi sono ancora lontani, io mi aspetto che da qui a breve ci sia un cambiamento e che si facciano delle cose affinché queste percentuali aumentino per raggiungere gli obiettivi. Cosa è previsto come cambiamento per migliorare il sistema? Se non è previsto nulla, cosa bisognerebbe fare, sia dal vostro punto di vista di tutta la filiera, sia dal nostro punto di vista che facciamo i legislatori?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Il Centro di coordinamento, nel suo piccolo, come diceva prima Bruno Rebolini, sta mettendo in atto delle azioni per poter andare a includere nella propria rete di conferitori di RAEE domestici nuovi soggetti o soggetti che bene o male non si sono palesati prima e ne avrebbero la possibilità.
  Rammento che c'è un decreto ministeriale che fa riferimento alle semplificazioni che possono avere nella gestione dei RAEE i distributori che se ne avvalgono, installatori e centri di assistenza tecnica, ma questi secondi dichiaratamente molto meno e potrebbe essere stimolante per loro andarli a intercettare.
  Quello che si potrebbe fare, invece, sono alcuni elementi, tra cui un investimento – prima si faceva riferimento ai fondi del PNRR – legato alla raccolta. Se io non ho i quantitativi perché mi manca la raccolta, sicuramente non avrò neanche una filiera a valle che potrà trattare questi rifiuti. Sicuramente un elemento importante è una decisa necessità di infrastrutturare i comuni che oggi non hanno il centro di raccolta o rendere la raccolta più facile per i cittadini.
  Della comunicazione ne abbiamo parlato prima, ma è un elemento che traina in maniera diretta la raccolta. Effettuare comunicazione quasi basilare iniziale per poi arrivare più nello specifico nel tempo, avendo la possibilità di raggiungere tutti i cittadini, è un elemento importante.
  All'interno della normativa ci sono delle carenze. Sul 49 ci sono delle sviste. Ad esempio, hanno sanzionato due volte una stessa condotta. Questa è chiaramente una svista, ma manca la sanzione al fatto che il distributore non versi i dati come deve fare relativamente a quanti RAEE ha trattato.
  Le considerazioni induttive che abbiamo fatto prima – ho venduto tanti oggetti e dovrei aver ritirato tanti altri oggetti – sono tanto più difficili, quanto io non ho l'obbligo in qualche modo di versare questi dati in via preventiva per poter fare un'attività di indagine un po' più sofisticata.
  L'altro elemento fondamentale per incrementare la raccolta è quello di fare emergere questi flussi paralleli di cui abbiamo parlato sin dall'inizio, ma lo strumento principe non possono che essere i controlli che devono essere puntuali, efficaci e mirati. Se adottassimo queste misure di cui abbiamo parlato adesso, sono relativamente tranquillo che la raccolta aumenterebbe in maniera tale da poterci confrontare con il raggiungimento degli obiettivi.
  Una battuta sul Comitato di vigilanza e controllo. Non siamo tranquilli, bensì sotto alcuni aspetti siamo più rassegnati e questo non è sicuramente positivo. La presenza di un organo apicale come il Comitato di vigilanza e controllo, se in piene funzioni e competente – mi permetto di dire – è sicuramente un forte aiuto alla gestione di un sistema. Questo è quello che il Centro di coordinamento e i sistemi collettivi auspicano perché può diventare sicuramente un altro volano per riuscire a incrementare le attività che devono essere fatte. Mai sono state fatte delle indagini. Ricordo che il Centro di coordinamento ha chiesto un'audizione al precedente Comitato di vigilanza e controllo e, benché ancora operativo, non è mai arrivata nessun tipo di audizione. Da normativa come Centro di coordinamento noi siamo di supporto anche al Comitato di Pag. 27vigilanza e controllo, ad esempio, per calcolare le quote di mercato. Su questo sicuramente c'è un qualcosa di positivo che si potrà fare.
  Se ci fossero queste possibilità rese concrete, sono ottimista, perché di fatto vuol dire che il sistema raggiungerebbe senza grandissimi problemi dei risultati e poi si potrebbe magari concentrare su quelle aree grigie che permarrebbero anche a seguito di questa attività.

  PRESIDENTE. Non ho capito la carenza sul 49. Non si punisce cosa?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Non è indicata una sanzione a carico del distributore che non comunica i dati relativi a quanti RAEE ha trattato. Questo è sicuramente un aiuto fondamentale perché, come le imprese iscritte nell'elenco che gestisce il Centro di coordinamento che gestiscono i RAEE e comunicano annualmente i dati di quanto hanno gestito in maniera veramente molto semplice – ci hanno sempre detto che al massimo ci mettono cinque minuti e in un anno si possono sicuramente spendere cinque minuti – la stessa cosa potrebbe essere fatta dai distributori. È un obbligo ma, non essendo sanzionato, non è osservato. Nonostante le nostre esortazioni, i pochi distributori iscritti al Centro di coordinamento comunicano, ma la stragrande maggioranza dei distributori sicuramente non comunica niente e non è neanche iscritta né al Centro di coordinamento né al registro nella categoria coerente per poter dire che tratta e trasporta correttamente i RAEE. Questa è una carenza impegnativa.

  PRESIDENTE. Con «distributore» lei intende il rivenditore?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Il distributore è colui che vende al consumatore finale.

  PRESIDENTE. Quindi lei mi sta dicendo che anche le grandi catene, come potrebbero essere MediaWorld, Unieuro e altri, potrebbero non comunicare nulla di questi dati e che non succede nulla?

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). In quel caso non sono sanzionati. Come le dicevo prima, queste catene sono quelle che si sono iscritte più facilmente, perché sono anche più attente a rispettare gli aspetti normativi. Tuttavia, valutando con chi gestisce nelle camere di commercio i codici Ateco della distribuzione e facendo riferimento a quelli che potrebbero essere i distributori di RAEE, ci aspettiamo oltre 200 mila soggetti, ma in realtà tra noi e il registro AEE siamo intorno ai 7, 8 o 10 mila soggetti al massimo. Abbiamo un gran lavoro da fare per portare tutti all'interno di questo sistema di dichiarazione. Dovendo dichiarare in maniera corretta, sicuramente si gestisce anche più correttamente il rifiuto. Io dubito che qualcuno dichiara di fare qualcosa non fatto bene.

  PRESIDENTE. Mi sembra importante. Dato per scontato che in molti non sono iscritti – non so se c'è una stima ma –, questa mancanza dei dati si bypassa, perché poi c'è un altro pezzo di filiera che raccoglie questo materiale? Effettivamente mi sembra curioso.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Sicuramente non tutta, nel senso che, come dicevamo prima, i punti da cui possono fuoriuscire i RAEE per i sistemi paralleli sono sicuramente coloro che fanno la raccolta, quindi la distribuzione e i comuni.

  PRESIDENTE. Mi ricollego alla scorsa legislatura, quando fu svolta un'indagine della Guardia forestale che aveva sanzionato diversi rivenditori, anche di catene famose, nel Lazio con irregolarità sulla gestione di questo materiale che poi andava a finire anche nei campi rom. A parte il fatto che magari non si punisce la mancanza di comunicazione, se c'è una discordanzaPag. 28 – anche chi muove queste cose deve avere un MUD (modello unico di dichiarazione ambientale) e le registrazioni –, si può punire e contrastare il fenomeno. Questo mi meraviglia perché, essendo loro i distributori e il cuore dell'immissione e del recupero del RAEE, che non ci sia un obbligo e che questa non venga dichiarato mi sembra un problema non indifferente.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Tenga conto, presidente, che dal punto di vista pratico gli effetti del decreto ministeriale 65, che è una semplificazione sacrosanta e necessaria per favorire l'attività di questi signori, può favorire un aggiramento di quelli che sono gli obblighi. Qui non c'è MUD, non ci sono dichiarazioni periodiche, ma l'unica dichiarazione avviene proprio con il meccanismo previsto dall'articolo 34 del decreto legislativo 49. L'inosservanza di questa obbligazione, non essendo sanzionata, può sicuramente favorire una mancanza molto consistente di dati che sarebbero in realtà importanti per conoscere tutti i flussi e tutte le origini dei dati. Mi permetto di dire che chi si sente controllato in un certo modo, adotta più facilmente dei comportamenti corretti, diventando così un elemento di prevenzione relativamente al fatto di commettere degli illeciti.

  PRESIDENTE. Mi dispiace, perché abbiamo già sentito i distributori e questa cosa non era non era emersa, quindi sarà nostra cura dover approfondire.

  FABRIZIO LONGONI, Direttore generale del Centro di coordinamento RAEE (intervento da remoto). Più volte come Centro di coordinamento abbiamo sollecitato in brevi memorie il Ministero della tradizione ecologica, negli interventi che poteva fare, nel sanare determinate sviste – in questo caso oggettivamente è una svista – che ha un impatto che potrebbe essere positivo nel momento in cui dovesse agire con le logiche con cui era stata pensata.

  PRESIDENTE. A maggior ragione è fondamentale che tutte le figure, compresa la vostra, si riuniscano ed ecco perché è importante anche il Comitato di vigilanza e controllo e, a mio avviso, anche quello di indirizzo. Questo potrebbe essere utile. Sicuramente approfondiremo questo aspetto.
  Vi ringrazio e se ci saranno ulteriori richieste, chiarimenti o specifiche, oltre a quella del pannello fotovoltaico che è una questione che mi interessa approfondire, tramite le segreterie vi chiederemmo un mini dossier. Vi ringrazio e dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.