XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 38 di Mercoledì 6 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS), professor Giampaolo Arachi, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza:
Russo Paolo , Presidente ... 3 
Arachi Giampaolo , presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) ... 4 
Russo Paolo , Presidente ... 10 
Perosino Marco  ... 10 
Russo Paolo , Presidente ... 11 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 11 
Russo Paolo , Presidente ... 12 
Ruggiero Francesca Anna (M5S)  ... 12 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 13 
Ruggiero Francesca Anna (M5S)  ... 13 
Russo Paolo , Presidente ... 13 
Turri Roberto (LEGA)  ... 13 
Russo Paolo , Presidente ... 14 
Arachi Giampaolo , presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) ... 14 
Russo Paolo , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Presidente della CTFS Giampaolo Arachi ... 17

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PAOLO RUSSO

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS), professor Giampaolo Arachi, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera e dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, l'audizione del presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard, il professor Giampaolo Arachi, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Abbiamo già avuto modo di audire più volte il professor Arachi in ragione della rilevanza delle competenze attribuite alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard istituita, ai sensi dell'articolo 1, comma 29, della legge n. 208/2015, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare in ordine all'analisi e alla valutazione delle metodologie ed elaborazioni relative alla determinazione dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali, nonché ai criteri di riparto del Fondo di solidarietà comunale.
  L'audizione odierna, nel focalizzare l'attenzione sul lavoro svolto dalla Commissione presieduta dal professore Arachi, offre l'opportunità di acquisire preziosi elementi di approfondimento in merito agli strumenti e alle soluzioni per garantire la piena affermazione dei principi di autonomia e responsabilità nelle decisioni di entrata e di spesa degli enti di cui all'articolo 119 della Costituzione.
  A questo proposito colgo l'occasione per aggiungere che l'attività conoscitiva sulle varie questioni concernenti l'assetto e l'evoluzione del federalismo fiscale proseguirà nelle prossime settimane, come stabilito da ultimo nella riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi tenutasi questa mattina, con ulteriori audizioni di soggetti istituzionali, associazioni rappresentative di enti territoriali, tecnici esperti ed esponenti del mondo accademico, anche in vista della predisposizione della relazione semestrale di cui all'articolo 3, comma 5, della legge n. 42/2009 che la Commissione è tenuta a presentare alle Camere.
  Ricordo che i componenti della Commissione, in virtù di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre del 2020, possono partecipare alla seduta anche da remoto. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori avverto che, secondo le intese intercorse in conformità alla prassi già seguita nelle precedenti sedute di audizione, dopo lo svolgimento della introduttiva da parte del presidente Arachi darò Pag. 4la parola a un oratore per gruppo. Conclusa questa fase della discussione si potrà valutare, in considerazione del tempo disponibile, se procedere a un'eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica. Invito pertanto a fare pervenire tempestivamente alla Presidenza della Commissione le richieste di iscrizione a parlare e raccomando, altresì, ai colleghi di contenere la durata degli interventi.
  A questo punto do il benvenuto al professore Giampaolo Arachi, che ringrazio a nome di tutta la Commissione per avere accettato l'invito e gli cederei la parola.

  GIAMPAOLO ARACHI, presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS). Grazie, presidente. Ringrazio lei e la Commissione per l'invito.
  Nella mia audizione cercherò innanzitutto di delineare lo stato di attuazione del federalismo fiscale, soffermandomi in particolare sugli interventi degli ultimi due anni che, come cercherò di dimostrare, hanno determinato un'accelerazione che consente di intravedere un approdo definitivo dell'assetto della finanza dei comuni e delle città metropolitane. Nella seconda parte, poi, proverò anche a evidenziare quelli che, a mio avviso, sono gli aspetti problematici ancora irrisolti e che richiedono un aggiornamento, un'integrazione del quadro normativo. Su alcuni punti della mia audizione cercherò di contenere i tempi e quindi non entrerò nei dettagli. Ho predisposto una memoria che ho depositato, in cui sono contenuti ulteriori dettagli sui temi che toccherò.
  Mi soffermerò principalmente sulla finanza comunale perché, come ben sapete, il comparto della finanza comunale, quello che per primo ha sperimentato la fiscalizzazione dei trasferimenti e la costituzione di un fondo perequativo, è quello più vicino a raggiungere un assetto definitivo. È tanto che è riconosciuto nelle interlocuzioni per il PNRR. È riconosciuto anche dalla Commissione europea come un modello di riferimento da avere anche per la sistemazione degli altri comparti. Mi sembra importante sottolineare nell'audizione quelli che sono i passi che ancora mancano perché il modello della finanza comunale sia effettivamente completato.
  Inoltre nell'audizione toccherò i temi relativi al PNRR, che potrà dare sicuramente un contributo decisivo per la realizzazione definitiva del federalismo fiscale, sia perché il PNRR prevede il federalismo fiscale come riforma abilitante da completare entro il 2020-2026, ma anche per i numerosi progetti di potenziamento della dotazione infrastrutturale degli enti territoriali, che può essere direttamente rilevante per la realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni.
  Parto dallo stato di attuazione: la legge n. 42 prevedeva un percorso molto ambizioso, che si delineava in tre tappe fondamentali: la fiscalizzazione sui trasferimenti statali, la costituzione di fondi perequativi e, soprattutto, la relativa convergenza nei livelli quantitativi e qualitativi dei servizi offerti verso standard uniformi su tutto il territorio nazionale.
  Ora, come è ben noto, questi passaggi sono stati realizzati solo parzialmente e in modo differenziato nei vari comparti, comuni, province e Regioni. Per le Regioni il processo è stato praticamente quasi del tutto inattuato; per le province e le città metropolitane si è fermato fino alla fiscalizzazione dei trasferimenti erariali; per i comuni, invece, come ho già detto, il processo è più avanzato.
  Ora cercherò di descrivere quali sono state le novità negli ultimi due anni, che fanno sì che sia nel comparto comunale sia in quello delle province si stia giungendo a una sistemazione molto definitiva. Dividerò queste novità in due parti. Innanzitutto ci sono state novità normative che hanno inciso sul disegno istituzionale. Una delle più importanti, a mio avviso, è l'eliminazione del limite della perequazione sulle risorse storiche, che era presente fino al 2019. Attualmente il Fondo di solidarietà comunale prevede una transizione che lo porterà, gradualmente, al 2030 a essere distribuito integralmente su criteri perequativi.
  Lo stesso decreto ha previsto, inoltre, che oltre ad approvare i fabbisogni standard, la Commissione tecnica sui fabbisogni standard approvi anche le capacità fiscali.Pag. 5 Quindi ha messo nelle condizioni la Commissione di valutare complessivamente il Fondo. Come sappiamo, la parte perequativa del Fondo è basata sulla differenza tra fabbisogni e capacità fiscali dei comuni. Prima del 2019 la Commissione tecnica sui fabbisogni standard approvava i fabbisogni, mentre le capacità fiscali seguivano un percorso diverso. Attualmente la CTFS si occupa di entrambi i pilastri costitutivi del Fondo.
  Poi ci sono una serie di interventi della CTFS sui fabbisogni, e questi interventi si sono mossi innanzitutto su una più corretta standardizzazione di questi fabbisogni standard. Il primo intervento è partito nel 2019 e ha avuto come riferimento gli asili nido. Per questo servizio, in precedenza, il fabbisogno veniva calcolato sulla base della fornitura storica che gli enti offrivano. Nel 2019, invece, si è previsto che a tutti gli enti fosse riconosciuto un livello minimo di copertura.
  Poi nel 2020 c'è stata una profonda revisione della metodologia di calcolo dei fabbisogni del sociale. Anche qui in passato si prendevano come riferimento i servizi storici offerti dai vari comuni. Da quest'anno i fabbisogni del sociale sono completamente standardizzati, cioè si considera per tutti i comuni un livello di servizi di riferimento che è pari a quello delle realtà più virtuose.
  Questa scelta di standardizzare, di andare verso una maggiore standardizzazione dei fabbisogni, ha consentito anche di usare per la prima volta i fabbisogni per innescare un processo di convergenza. Cioè, i fabbisogni sono stati utilizzati per valutare le risorse necessarie per incrementare i servizi nelle aree in cui questi sono più deficitari. Questa quantificazione è stata poi utilizzata dalla legge di bilancio 2020-2021 per stanziare risorse aggiuntive per il potenziamento dei servizi per il sociale e prevedere anche un meccanismo di monitoraggio basato sugli obiettivi di servizio. Quindi la CTFS ha individuato degli obiettivi di servizio, che sono dei livelli intermedi di servizi da raggiungere in un graduale processo di avvicinamento ai livelli di riferimento, ai LEP, ed è previsto un meccanismo di monitoraggio per cui i comuni dovranno rendicontare l'utilizzo delle risorse ottenute e dimostrare di avere incrementato effettivamente i servizi offerti nel sociale.
  Lo stesso modello è stato poi utilizzato anche per gli asili nido. Anche per gli asili nido la legge di Bilancio ha previsto dei fondi aggiuntivi, che sono pari a 100 milioni per il 2022 e cresceranno fino a raggiungere l'importo di 300 milioni annui a decorrere dal 2020-2026. Anche in questo caso questi fondi sono destinati al potenziamento degli asili nelle aree che hanno livelli di copertura più bassi della media, e l'utilizzo di questi fondi sarà monitorato.
  La CTFS non ha proceduto a una revisione complessiva dei fabbisogni a causa del manifestarsi dell'emergenza pandemica, che ha creato ovviamente un'elevata incertezza su quelli che poi potevano essere gli effetti anche di medio periodo. La Commissione ha preferito concentrarsi su alcuni comparti, in primis il sociale, e ha programmato invece di procedere a una revisione complessiva di tutti i fabbisogni dei comuni il prossimo anno.
  Tuttavia, sono state anche introdotte altre importanti novità, che qui mi limito a elencare. I dettagli sono nella nota che ho depositato. È stata modificata la metodologia di calcolo dei fabbisogni standard dei rifiuti e anche della funzione viabilità e territorio. È stata approvata una nuova metodologia per sterilizzare i fabbisogni dei rifiuti dal Fondo di solidarietà comunale, perché per i rifiuti vale il principio di chi inquina paga. Infine, il 30 settembre scorso la Commissione ha anche approvato una revisione del costo standard utilizzato per il calcolo del fabbisogno degli asili. Questo è importante perché verrà poi utilizzato per determinare la ripartizione delle risorse che, come ho detto, sono state stanziate per il potenziamento degli asili e determinare gli obiettivi di servizio. Questo per quanto riguarda il comparto comunale.
  Per le province e le città metropolitane, la legge di bilancio per l'anno 2020 ha previsto una revisione complessiva del finanziamento delle province con l'istituzione di due fondi perequativi, uno per le Pag. 6città metropolitane e uno le province, nei quali dovranno confluire tutti i contributi e i fondi di parte corrente delle province e delle città metropolitane. I fondi poi dovranno essere ripartiti sulla base della differenza tra fabbisogni standard e capacità fiscali a seguito di un'istruttoria della Commissione tecnica per i fabbisogni standard.
  Negli ultimi mesi la CTFS, quindi, con l'ausilio della Ragioneria ha raccolto i dati su tutti i contributi di parte corrente, ha guidato l'elaborazione della metodologia per la stima dei fabbisogni standard e ha avviato, con l'ausilio del Dipartimento delle finanze, l'analisi delle entrate per giungere a definire la capacità fiscale.
  La Commissione si è posta l'obiettivo di portare a termine l'istruttoria nelle prossime settimane per consentire l'avvio dei nuovi fondi dal prossimo anno, dal 2022. Il lavoro della Commissione è stato particolarmente intenso perché la determinazione dei fabbisogni ha degli elementi innovativi. A differenza dei comuni, per le province i fabbisogni devono essere in grado di individuare l'ammontare complessivo delle risorse necessarie per il finanziamento delle funzioni fondamentali. C'è stato anche il tema di dover calcolare dei fabbisogni per funzioni completamente innovative delle città metropolitane che non avevano un ancoraggio nella fornitura storica di questi servizi.
  I risultati preliminari dei nostri lavori indicano una criticità che dovrà essere affrontata. Indicano che gli spazi di autonomia del comparto delle province sono estremamente ridotti. Infatti, oltre al finanziamento delle funzioni fondamentali, questo comparto deve fare fronte al contributo della finanza pubblica che si è assestato intorno agli ottocento milioni di euro.
  Ora, se si tiene conto di questo contributo e dei fabbisogni, risulta che in pratica solo il 10 per cento del gettito potenziale dei principali tributi, l'IPT (imposta provinciale di trascrizione), l'RC Auto, la TEFA (tributo per l'esercizio delle funzioni ambientali), e poi altre entrate extra tributarie e contributi delle Regioni, è effettivamente disponibile per il finanziamento delle funzioni fondamentali. Per questo motivo sembra necessario che l'avvio della perequazione, che è basata su fabbisogni e capacità fiscali, sia accompagnata da un percorso di graduale restituzione a questo comparto di adeguati spazi di autonomia finanziaria.
  Questo è il quadro esistente delle novità degli ultimi anni. Adesso provo a delineare quelli che, a mio avviso, sono ancora gli elementi critici a cui occorrerà trovare soluzione nei prossimi mesi. Io ho individuato quattro aree fondamentali. Ci sono una serie di interventi che sono necessari per superare definitivamente il riferimento alla spesa storica nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale. Poi c'è il tema dei fabbisogni dei comuni, delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome. C'è un tema relativo al coordinamento tra i vari interventi, che ancora insistono su funzioni fondamentali e LEP degli enti locali. Infine c'è un tema relativo alla specificità di Roma capitale.
  Parto dal tema del superamento della spesa storica. Per superare definitivamente il riferimento alla spesa storica, innanzitutto il primo passaggio fondamentale – l'ho già citato – è la standardizzazione dei fabbisogni. Come dicevo, in passato i fabbisogni standard sono stati calcolati prendendo come riferimento i livelli storici di fornitura dei servizi. Se ci si vuole allontanare dalla spesa storica, occorre calcolare i fabbisogni su livelli di riferimento di servizi uniformi per tutti i comuni.
  Per fare questo è necessario che sia dato alla Commissione un riferimento chiaro su quali sono questi livelli di servizi che gli enti locali sono chiamati a fornire, in particolare nei servizi su cui possono essere definiti dei livelli essenziali delle prestazioni. La definizione dei livelli essenziali delle prestazioni da parte del legislatore è un elemento essenziale per poter portare a compimento la graduale transizione dei fabbisogni verso una vera standardizzazione.
  Ora il quadro normativo, però, sui LEP appare ancora incompleto e spesso non operativo. Sono molto positive, mi sembra, le indicazioni della NADEF (Nota di aggiornamento del DEF) e anche del PNRR, perché in entrambi i casi si richiama la necessità,Pag. 7 e anzi si prospetta la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in alcuni servizi che sono particolarmente rilevanti: gli asili nido, alcuni servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti, il trasporto degli alunni con diverse abilità per la scuola.
  È molto importante che queste indicazioni contenute sia nella NADEF sia nel PNRR siano realizzate, perché darebbero la possibilità alla Commissione di procedere in maniera più efficace nella standardizzazione dei fabbisogni.
  Voglio solo sottolineare – alcuni dati poi sono forniti nella memoria che ho depositato – che la definizione dei LEP non deve necessariamente tradursi nell'indicazione di un livello uniforme di servizio a livello territoriale. Ciò che deve essere garantito ai cittadini è la possibilità di accesso ai servizi in maniera uniforme sul territorio. Poi l'utilizzo effettivo dei servizi, ma anche la modalità di organizzazione dei servizi, potranno essere differenziati per tenere conto dei bisogni effettivi dei vari territori e anche delle preferenze delle comunità locali.
  La standardizzazione dei fabbisogni, come abbiamo visto nel sociale, consentirebbe di far partire un meccanismo di convergenza dei servizi effettivamente offerti, che come ho detto è stato uno degli elementi della legge n. 42 che è stato più disatteso. Secondo la legge n. 42, una volta determinato un finanziamento basato sui fabbisogni e sulle capacità fiscali, il mettere tutti gli enti sullo stesso piano dal punto di vista del finanziamento poi doveva consentire a tutti gli enti di raggiungere i livelli di servizi delle aree più virtuose.
  Questo non si è verificato in passato. Questo meccanismo di convergenza si è in parte attuato con gli interventi che ho descritto prima sul sociale e sugli asili. Bisognerebbe e sarebbe necessario estenderlo a tutte le funzioni fondamentali dei comuni e a tutte le funzioni su cui saranno previsti i LEP. Per questo motivo sarebbe opportuno prevedere un meccanismo di monitoraggio esteso a tutte le funzioni fondamentali dei comuni. Questo meccanismo di monitoraggio può avere due modalità distinte nel caso in cui si parli di funzioni fondamentali dei comuni o di funzioni su cui siano definiti i LEP.
  Per le funzioni fondamentali dei comuni probabilmente questo meccanismo di monitoraggio potrebbe prendere la forma di una pubblicazione estesa di indicatori che consentano di confrontare il livello di servizi dei vari enti. Questo garantirebbe sia la diffusione delle migliori pratiche, ma garantirebbe anche una valutazione più efficace da parte dei cittadini dell'operato dei propri amministratori. Dove saranno definiti i LEP, invece, il sistema di monitoraggio potrebbe anche prevedere delle forme di intervento nel caso in cui i LEP non siano soddisfatti, delle forme di intervento con un potere sostitutivo dello Stato centrale come previsto dall'articolo 120 della Costituzione.
  Un ulteriore elemento per superare la spesa storica poi riguarda la definizione della capacità fiscale dei comuni. Il Fondo di solidarietà comunale si basa su due pilastri: i fabbisogni e la capacità fiscale. Per allontanare il finanziamento dalla spesa storica occorre che anche la capacità fiscale sia valutata correttamente. Per quanto riguarda la capacità fiscale ci sono una serie di aspetti tecnici su cui adesso al momento non mi dilungo. Li trovate nella nota. Riguardano fondamentalmente alcuni tributi minori dei comuni, ad esempio l'imposta di soggiorno, ma anche la compartecipazione degli utenti ai servizi a domanda individuale, su cui la Commissione sta lavorando ed elaborerà una proposta nei prossimi mesi.
  C'è un tema relativo alla valutazione del cosiddetto tax gap, in particolare nel caso dell'IMU (imposta municipale unica), ma c'è soprattutto – e questo vorrei sottolinearlo – un problema relativo al disegno del Fondo, perché attualmente nel Fondo di solidarietà comunale esistono dei trasferimenti verticali che non vengono perequati. Questi trasferimenti verticali hanno a che vedere con i ristori IMU-Tasi che erano stati riconosciuti ai comuni quando ci sono stati degli interventi legislativi che hanno ridotto le basi imponibili dei comuni, esentando l'abitazione principale dal pagamento di questi tributi.Pag. 8
  I comuni hanno ricevuto una compensazione, un ristoro, per la perdita di gettito. Ora questo ristoro andrebbe perequato, perché se viene considerato come entrata propria dei comuni dovrebbe confluire nella capacità fiscale, perché incrementa la capacità fiscale del comune. Se, invece, viene valutato come trasferimento dovrebbe essere perequato, così come il resto delle componenti del Fondo di solidarietà comunale.
  Nella nota ho anche descritto gli effetti che ha la mancata perequazione di questi trasferimenti. In realtà simmetricamente ci sono anche dei tagli che vengono effettuati direttamente sui comuni e di cui non si tiene conto nella perequazione. Quindi ristori e tagli andrebbero inseriti nella perequazione, e gli effetti che produrrebbero sarebbero quelli a favore dei piccoli comuni e a favore della maggior parte dei comuni a livello territoriale, a parte l'area del Nord-Est.
  Fino a ora ho parlato del Fondo di solidarietà comunale, che si applica ai comuni delle Regioni a statuto ordinario. C'è un tema relativo a come coinvolgere anche i comuni delle autonomie speciali. Per questi comuni era stata fatta una scelta. Originariamente questi comuni sono stati esclusi dalla rilevazione relativa ai fabbisogni, quindi al momento non disponiamo dei fabbisogni per i comuni delle autonomie speciali. Questa mancanza costituisce un ostacolo rilevante sia per la verifica del raggiungimento dei LEP, ove questi ci sono, ma anche costituisce un ostacolo per verificare se esista effettivamente una corrispondenza tra le risorse messe a disposizione di questi comuni e i loro fabbisogni per soddisfare e per finanziare le funzioni fondamentali e i LEP.
  In particolare, il tema si pone per i comuni di Sardegna e Sicilia, che partecipano al Fondo di solidarietà comunale. Ma per i comuni di Sardegna e Sicilia la ripartizione avviene a compensazione delle risorse storiche. La Sicilia ha avviato un percorso per la definizione dei fabbisogni standard. È stata presentata in CTFS una prima metodologia per il calcolo dei fabbisogni della Regione Sicilia. Questa metodologia è stata validata dalla Commissione, che poi ha aperto, però, un'interlocuzione con la Regione Sicilia per chiarire quali sono stati i passi seguiti e concordare delle modalità di trasmissione dei risultati ai comuni della Regione Sicilia. L'interlocuzione è ancora aperta, ma c'è l'impegno da parte della CTFS di portarla a termine nelle prossime settimane, e quindi giungere poi a un'approvazione definitiva di questi fabbisogni.
  Resta da completare il percorso per la Sardegna, e poi resta da dare attuazione a delle norme che sono state previste nella legge di bilancio dell'anno scorso e che prevedono che anche le altre autonomie speciali partecipino alla definizione dei fabbisogni.
  Un altro tema particolarmente rilevante è quello del coordinamento degli interventi. Oltre al Fondo di solidarietà comunale, vi sono una serie di altri interventi finanziati su altri fondi, che insistono sulle funzioni fondamentali dei comuni e sui LEP. Vi faccio solo alcuni esempi, che sono stati particolarmente rilevanti nell'ultimo anno. Ad esempio, congiuntamente al potenziamento dei fondi per il sociale nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale, la legge di bilancio del 2021 ha previsto dei fondi per potenziare la dotazione di assistenti sociali.
  Un altro esempio riguarda gli asili. Il Fondo di solidarietà comunale prevede un potenziamento del finanziamento degli asili, ma c'è anche un altro fondo che riguarda il piano di azione nazionale per il sistema integrato di educazione e istruzione. Anch'esso veicola risorse significative sugli asili nido.
  Ora è ovviamente necessaria un'azione di coordinamento tra questi diversi interventi. Nel caso degli assistenti sociali questo coordinamento è stato realizzato lo scorso anno perché, negli obiettivi di servizio che sono stati fissati per la distribuzione del Fondo di solidarietà comunale, è stata anche prevista la possibilità di raggiungere l'obiettivo di servizio assumendo degli assistenti sociali. Su questo si è trovato un coordinamento. Tuttavia credo che sarebbe importante che vi fosse un'indicazionePag. 9 generale che tutti gli interventi di potenziamento dei servizi degli enti territoriali siano prioritariamente orientati a garantire la convergenza verso livelli uniformi di prestazioni e con criteri che siano coerenti con quelli utilizzati nel riparto ordinario. Bisogna sempre tenere presente che esiste un riparto ordinario che va su queste funzioni e che ha dei criteri. Questi criteri dovrebbero anche essere considerati nel momento in cui si utilizzino degli interventi ulteriori.
  Il problema del coordinamento si pone anche per quanto riguarda il potenziamento della dotazione infrastrutturale. Come sappiamo, il PNRR contiene una serie di interventi molto importanti sulle dotazioni infrastrutturali. L'esempio più chiaro e più rilevante per quanto riguarda i comuni è quello degli asilo nido. Si prevede un massiccio investimento per la creazione di circa 176.000 nuovi posti negli asili nido per portare la copertura di bambini in età verso l'obiettivo europeo del 33 per cento.
  Anche in questo caso c'è una necessità di raccordare l'intervento infrastrutturale con il finanziamento dei costi di gestione che arriva attraverso il Fondo di solidarietà comunale. Questo coordinamento deve soddisfare due requisiti. In primo luogo ci deve essere un'adeguatezza delle risorse messe in campo. A fronte della creazione di 176.000 nuovi posti, occorre prevedere nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale delle risorse sufficienti per coprire i costi di gestione aggiuntivi che si creeranno.
  Da questo punto di vista provo a dare alcuni dati. Sulla base della nuova metodologia che è stata approvata il 30 settembre per il costo standard, in media il costo standard di un bambino da riconoscere nell'ambito del finanziamento del Fondo di solidarietà comunale è di circa 6.900 euro. Questo significa che, se occorre finanziare 176.000 posti in più, sarebbe necessario stanziare risorse aggiuntive per circa 1,2 miliardi. Quindi le risorse attuali, che come vi ho detto sono pari a 300 milioni, non appaiono al momento sufficienti a sostenere l'incremento dell'offerta prevista dal PNRR.
  Poi c'è un tema relativo anche al coordinamento nella distribuzione degli interventi. È chiaro che la distribuzione degli interventi delle infrastrutture non può essere completamente slegata dalla distribuzione territoriale delle risorse per la gestione. Non significa che le due distribuzioni debbano essere identiche; non significa che lo stesso ammontare di risorse che il Fondo di solidarietà Comunale assegna per la gestione debbano essere date anche attraverso la parte corrente. Questo perché, ad esempio, non è pensabile che nei comuni molto piccoli ci sia un intervento infrastrutturale simile a quello di altre città. Bisognerà individuare dei bacini di servizi ottimali e favorire le forme associate per i comuni più piccoli. Le infrastrutture possono avere una distribuzione diversa a livello territoriale.
  Tuttavia vi deve essere coerenza tra le due distribuzioni. «Coerenza» vuol dire che, in particolare, gli interventi infrastrutturali devono andare verso le aree in cui il livello di servizi è più basso per potenziarne l'offerta. Questa operazione è complessa. Raggiungere questo obiettivo è molto complesso perché ovviamente c'è un'attenzione tra due priorità. Da un lato c'è la priorità di portare a termine l'intervento previsto dal PNRR nelle scadenze che sono state concordate con l'Europa. Quindi c'è la necessità che i comuni abbiano già pronti i progetti per le infrastrutture. Dall'altro c'è la priorità di assegnare le risorse nei comuni, nelle realtà in cui i servizi sono più bassi. Ma proprio queste realtà, quelle in cui i servizi sono più bassi, possono essere quelle più impreparate a gestire l'intervento infrastrutturale, o perché non hanno programmato, oppure perché in quel territorio la domanda, e quindi la pressione perché si abbiano nuovi servizi, è più bassa. Quindi sarà molto complesso riuscire a trovare un equilibrio.
  Delle indicazioni vengono dal primo bando che è stato effettuato nel corso dell'anno sulla prima parte delle risorse. In questo momento non trovo il dato che comunque è nella relazione. C'è stata una prima tranche di assegnazioni. Nella memoria presento un'analisi di quelli che sono Pag. 10stati gli esiti di questo bando. Emerge chiaramente che da un lato in parte si è riusciti a convogliare le risorse verso le aree più deficitarie, perché la gran parte degli interventi sono stati effettivamente assegnati a comuni che hanno un livello di copertura dei bambini in fascia 0-2 anni più basso della media nazionale; però emerge anche una forte domanda da parte di aree che già appaiono, almeno in questa prima analisi preliminare, sufficientemente coperte dal punto di vista del servizio.
  In prospettiva bisognerà affinare sia i criteri con cui le risorse sono vincolate ad alcune aree, sia i criteri di valutazione delle domande per i bandi, in modo da orientare queste risorse verso i bacini che hanno servizi più bassi. Occorre anche potenziare, così come in parte è stato già fatto con il piano di reclutamento, anche la capacità progettuale ed esecutiva dei comuni.
  Ultimo tema: Roma capitale. Roma partecipa alla ripartizione del Fondo di solidarietà comunale insieme a tutti gli altri comuni. Tuttavia Roma costituisce una realtà del tutto peculiare, sia dal punto di vista dimensionale, avendo una popolazione più che doppia rispetto alla seconda maggiore città italiana, sia dal punto di vista delle funzioni svolte in quanto capitale.
  La struttura attuale del finanziamento cerca di tener conto delle peculiarità di Roma capitale attraverso dei trasferimenti speciali. Quindi, oltre al Fondo di solidarietà comunale, ci sono altri fondi che giungono a Roma. Questa struttura articolata su più fondi crea un'asimmetria nei confronti degli altri comuni e crea delle problematiche. Le principali sono due, a mio avviso. In primo luogo la distinzione tra i diversi flussi perequativi, cioè i fondi che arrivano attraverso il Fondo di solidarietà comunale e i fondi speciali, crea una difficoltà alla corretta valutazione dei fabbisogni. Per esempio, i fabbisogni standard nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale sono stati aggiornati più volte, come abbiamo visto negli ultimi anni, mentre i fondi relativi al ruolo di Roma capitale non sono stati rivisti. Poi i trasferimenti del Fondo di solidarietà comunale sono caratterizzati da una dinamica che può rendere complessa la programmazione dell'azione amministrativa per una realtà così peculiare come quella romana.
  Per questo motivo sarebbe, probabilmente, auspicabile una riorganizzazione dei trasferimenti per Roma capitale, che preveda l'uscita di Roma dal Fondo di solidarietà comunale e la previsione di un fondo incrementale. Questa soluzione avrebbe il duplice vantaggio di consentire di valutare meglio le esigenze di finanziamento aggiuntive della capitale. Inoltre darebbe maggiore garanzia di prevedibilità delle risorse e certezza sulle risorse per Roma capitale.
  Concludo con un accenno al federalismo regionale. Come ho detto in apertura, sul federalismo regionale il quadro della legge 42 è restato quasi del tutto inattuato. Ci sono delle problematiche tecniche che hanno impedito l'attuazione delle previsioni del decreto legislativo n. 68. Queste problematiche tecniche sono state individuate da un tavolo tecnico istituito presso il MEF (Ministero dell'economia e delle finanze) e riguardano la fiscalizzazione dei trasferimenti erariali. Ci sono dei problemi relativi allo strumento che è stato individuato. È stato individuato lo strumento di una variazione dell'addizionale Irpef, che però per motivi tecnici è difficile da attuare. Poi ci sono dei temi relativi alla territorializzazione dei tributi.
  Il percorso è rimasto bloccato anche per la presenza di queste problematiche tecniche. Sul lato dei fabbisogni, la Commissione tecnica ha avviato un percorso per la stima dei fabbisogni. Il percorso purtroppo è stato rallentato dallo scoppio dell'emergenza pandemica, che ha ostacolato la raccolta dei dati, ma la Commissione intende riprendere i lavori e cercare di portare a termine rapidamente la definizione dei fabbisogni per le Regioni.
  Io avrei terminato. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, professore. Do la parola al collega Perosino.

  MARCO PEROSINO. Vorrei fare due domande. Quando parla del fatto che la Pag. 11Commissione sta ponendo l'accento – perché è previsto anche dalla legge 42 – sulla capacità fiscale e che quindi bisogna fare la perequazione laddove la capacità fiscale è più bassa, inviterei però a vedere di perequare il perequato; nel senso che chi ha capacità fiscale più alta ha anche dei servizi che sono stati implementati negli anni e che quindi vanno mantenuti, laddove sono soprattutto tipi di servizi che non possono fronteggiare i costi, essendo la domanda individuale per quel tipo di costi, soltanto con la partecipazione da parte dell'utente.
  Poi volevo chiedere una cosa riguardo le province: lei ha detto che il Fondo perequativo deve coprire le funzioni fondamentali. Io interpreto quelle della legge 56. Non ricordo più a che lettera e quale sia l'articolo, ma mi pare la lettera L). Laddove parla della viabilità, lo dice per esclusione; non lo dice in maniera chiara. Ci sono delle funzioni fondamentali che sono molto importanti per certe province e per altre no. Ad esempio, in montagna nevica; quindi c'è una spesa che è abnorme. Bisogna trovare il sistema affinché il Fondo perequativo copra veramente le funzioni fondamentali nella loro reale entità. E non vorrei dirle, professore, torniamo alla spesa storica, perché sennò ci facciamo del male. Ma bisogna avere un criterio chilometrico, qualcosa del genere.
  Ultima nota: quando parla degli asili nido parla di forme associate e del sociale in generale tra i comuni. Il sociale in generale è l'unico settore in cui è ammesso organizzarsi sotto forma di consorzi tra i comuni. La Regione Piemonte aveva fatto un'interpretazione, una proroga, per cui rimangono vivi i consorzi, che funzionano come forma giuridica di perequare all'interno.
  Però io sono per le forme associate, quando sono libere convenzioni, per gestire asili tra comuni eventualmente con dei parametri, ad esempio la contiguità, che credo sia essenziale perché la macchia di leopardo genera costi. Mi sono permesso di fare queste note su una relazione che conto di studiare bene, perché ritengo che quello che lei sta facendo sia un lavoro molto importante e molto delicato. Per un comune piccolo 50 mila euro di differenza è un importo mastodontico in proporzione al bilancio. Sta quindi trattando questioni molto delicate per i cittadini. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Fragomeli.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Grazie, presidente. Grazie, professore. Brevissimamente, alcune questioni. Lei ha richiamato giustamente il finanziamento dei costi di gestione dei nuovi servizi, e quindi i famosi trecento milioni che chiaramente, se non ricordo male, hanno una natura di perequazione però sempre orizzontale. Quindi non c'è un importo messo dallo Stato, e chiaramente il delta comunque è abbastanza impegnativo rispetto allo stimato miliardo e due.
  Oltre alla questione dei nidi molto spesso vengono sottovalutati anche altri investimenti, perché c'è una parte di Italia che è particolarmente carente anche su altri servizi. Penso alle scuole materne, alle scuole dell'infanzia, che siamo portati a sottovalutare in termini di costo ma che poi, una volta costruite, oggi molto spesso dove non esistono sono affidate al privato, alle paritarie, e si contribuisce con una determinata quota. Domani, se dovesse esserci la struttura, i costi di gestione in buona parte sono affidati ai comuni e non allo Stato, che invece si occupa dell'aspetto più formativo, degli insegnanti e via dicendo. Anche questo aspetto, oltre all'integrazione eventuale delle rette legate alla mensa o ad altri servizi collaterali, inciderebbe comunque sul bilancio comunale.
  Quindi è questa la domanda più importante che volevo porle: di fronte a una serie di investimenti che nel PNRR sono messi a terra e che quindi poi comporteranno degli aumenti di costi di gestione, abbiamo chiaro che questo aspetto non può essere affrontato solo con una perequazione orizzontale ma che ci devono essere delle risorse importanti da parte dello Stato? Questo sarebbe veramente un problema.
  In particolare, sul tema del sociale vorrei soffermarmi anche su un'altra questione,Pag. 12 che è quella legata a servizi che l'ente è obbligato a dare, che hanno una particolare incidenza pro soggetti; e mi riferisco ad esempio ai bambini in comunità o ad altre cose riguardanti i piccoli comuni. Prima il collega Perosino faceva riferimento a 50 mila euro. Un solo bambino in comunità per un comune ha un costo di circa 30 mila euro annui. È vero che ci sono dei fondi di solidarietà sul sistema ASL (Azienda sanitaria locale) e via dicendo, però posso garantire che nell'ultimo periodo, anche con l'aumento dovuto alla pandemia, in piccoli comuni è una tragedia.
  Non mi ricordo se con la legge di bilancio si era riusciti a mettere qualche milione di euro di perequazione verticale da parte del Ministero dell'interno per i piccolissimi comuni sotto i 3 mila abitanti, ma ci rendiamo conto che su quei servizi anche lì un tema di perequazione verticale andrà affrontato, perché c'è una differenza altissima tra la sostenibilità di queste spese da parte di piccoli comuni e il costo che poi hanno.
  Un'ultima cosa volevo chiederle: sul PNRR c'è tutto un tema importante. Questo va invece sul lato risparmi. Volevo capire come voi aggiornate eventualmente i vostri studi rispetto ai fabbisogni e ai costi standard, perché è chiaro che c'è un forte impegno sull'efficientamento energetico nel PNRR. Questo riguarda in particolare le scuole, gli immobili pubblici. Avviene già con altre forme di risorse che sono state messe, dall'ex articolo 39 della legge di bilancio, o altre che prevedono contributi annuali standardizzati ai comuni per un certo numero di anni. Però volevo capire: vengono aggiornati i fabbisogni rispetto al contenimento nei territori dove questo avviene? Quindi c'è un forte risparmio energetico? Penso all'illuminazione pubblica, penso agli immobili pubblici e via dicendo. Di questa cosa si tiene conto oppure no? È un elemento che, secondo me, con il PNRR noi dovremmo mettere un po' a terra.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Ruggiero.

  FRANCESCA ANNA RUGGIERO. Grazie, presidente. Bentrovato, professor Arachi. È veramente bello aver ascoltato l'excursus di tutto il lavoro che abbiamo fatto a partire dal 2019 ad oggi. Se oggi possiamo scrivere che verranno esplicitati alcuni livelli essenziali delle prestazioni nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, è perché in questi due anni abbiamo lavorato a definire innanzitutto il fabbisogno e a individuare la copertura finanziaria. Possiamo dire che cosa serve a un comune, come deve offrire questo servizio e da dove prendere le risorse per coprire sia l'avvio di quel servizio, ma poi anche il pagamento della spesa corrente negli anni. Quindi non abbiamo fatto solamente le costruzioni nel deserto come avveniva negli anni scorsi, ma abbiamo pensato ad avere da qui al 2030 una spesa corrente che vada a essere fissa e continua per permettere poi l'erogazione di quel servizio in maniera molto più stabile per tutti.
  A me piacerebbe molto che invece di parlare di problema della neve o problemi del mare – perché anche il mare distrugge la costa, anche i comuni dell'area interna hanno problemi derivanti da acqua, inondazioni o altro – si pensi più a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini italiani in base ai territori in cui vivono, a prescindere da quello in cui vive.
  Vorrei soffermarmi molto sull'importanza delle coperture finanziarie che sono state trovate in questi due anni per portarci a questo ragionamento che abbiamo fatto nella nota di aggiornamento. Abbiamo dimostrato che non era assolutamente possibile farlo a invarianza finanziaria, ma le coperture sono di competenza del Ministero dell'economia e finanze. Quindi noi, professore, con lei abbiamo sempre affrontato dal punto di vista tecnico la nota metodologica che ci avrebbe portato ad avere quel servizio esteso a tutti i comuni.
  È veramente per me un orgoglio sentir parlare dell'attuazione del 120 perché ci stiamo arrivando. Stiamo arrivando a quel punto in cui ora bisogna pensare a come monitorare, a come vigilare, a come fare in modo che quegli obiettivi siano poi veramentePag. 13 raggiunti e che quindi quei soldi che abbiamo trovato e impegnato siano poi effettivamente offerti ai cittadini in forma di servizi.
  Quindi le chiedo se secondo lei sarebbe più idoneo pensare a una struttura simile a quella prevista per il monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza, oppure se questo compito possa essere affidato alla Corte dei conti, facendo una grande riforma del Titolo VIII del TUEL (Testo unico degli enti locali), in modo tale che la Corte dei conti possa non solo monitorare la spesa in genere del comune, ma anche poi la spesa del Fondo di solidarietà comunale, con l'individuazione degli obiettivi di servizio da raggiungere.
  In quel caso, quindi, poi procedere, ancora prima magari di un commissariamento o di un predissesto, a garantire quel servizio e a capire quali sono le motivazioni nel bilancio comunale che non permettono il raggiungimento di quei servizi, proprio perché l'obiettivo che dovrebbe unirci non è tanto la volontà di commissariare un comune o di mandarlo in dissesto, ma quello di fare in modo che con quei bilanci comunali si offrano quei servizi.
  Lo diceva prima il mio collega, la settimana scorsa è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni il riparto del fondo del Ministero dell'interno per le spese sostenute dai comuni a seguito di allontanamento dei minori nelle case famiglia. Volevo capire se state portando avanti un lavoro per capire l'incidenza di queste spese in rapporto ai bilanci dei comuni, e quindi quanto pesano sui bilanci comunali queste spese e se sarà possibile parlare di un fondo che vada ad aiutare i comuni in questo senso.
  Per il resto sono veramente molto soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto tutti insieme in questi due anni. Grazie.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Ho dimenticato una cosa importantissima, perché è la notizia del testo della riforma fiscale di ieri che tra le righe enunciava un passaggio fondamentale per i comuni, rispetto agli immobili di categoria D. Noi sappiamo come avviene la perequazione orizzontale rispetto all'IMU per gli altri immobili mentre gli immobili D sono invece direttamente allo Stato e volevo capire una cosa. Se questa riforma dovesse cambiare qualcosa sia sull'utilizzo dell'IMU e sia sullo sviluppo della sostituzione dell'addizionale IRPEF e quindi in sostanza con una tassazione sempre più delegata e meno autonoma, volevo capire se avete cognizione di quello che c'è scritto, se lo affronterete a breve, nella legge delega, perché questo annuncio di immobili D e quindi questo sconquassamento sull'IMU e il passaggio sulle addizionali mi sembra abbastanza importante, proprio per la capacità fiscale e tutto il resto.

  FRANCESCA ANNA RUGGIERO. Prima parlavamo del coordinamento di tutte le norme, quindi a volte ci sono delle norme vanno a squilibrare un ragionamento che invece viene fatto in maniera generale. Non sarebbe pensabile una norma di carattere generale inserita in un decreto fiscale che vada ad applicare un algoritmo, una nota metodologica generale su tutti i fondi che vengono ripartiti da qualsiasi Ministero ai comuni, alle Regioni, alle province per un servizio? Grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Turri, che è collegato.

  ROBERTO TURRI. Buongiorno. Io purtroppo ho avuto un collegamento a intermittenza e quindi sono riuscito a sentire ben poco dell'intervento. Ho visto in ogni caso che è arrivata la mail dalla Commissione con le note che sono state depositate dal professor Arachi, quindi sicuramente avrò modo di leggerle con attenzione. Mi sembrava che si ponesse l'accento sull'accelerazione che è stata data in questi ultimi due anni per quanto riguarda i comuni rispetto alla spesa sociale e sugli asili nido.
  Io sono anche un amministratore locale perché ho fatto il sindaco e sono ancora vicesindaco nel mio comune, e se devo dire la verità non si è percepita questa evoluzione e questa accelerazione. Quando si parla di evidenziare le funzioni fondamentali dei comuni, in particolare quando si parla di sociale, i comuni sono in grossa Pag. 14difficoltà e non riescono certamente a coprire tutte le loro prerogative.
  Per questo io auspico che si possa veramente avere questa accelerazione e che possa avere degli effetti reali sugli enti territoriali. Ormai sono anni che si cerca di andare avanti con questo percorso, ma per la crisi economica e per la crisi pandemica, siamo ben lontani, sembra più che altro una missione impossibile. Mi auguro che si possa arrivare quanto prima a determinare i bisogni standard, e tutto il resto. Grazie.

  PRESIDENTE. Professore, volevo sapere se avete assunto iniziative per un monitoraggio sulla vicenda degli assistenti sociali: la distorsione prevista dalla norma che consentiva l'accesso a fondi, ma consentiva questo accesso prioritariamente a chi aveva già uno standard elevato per numero di assistenti.
  Un altro riferimento: quanto valgono complessivamente ristori, riduzioni, rettifiche che lei dice che sono sottratti alla perequazione per essere misurati in chiave solo di spesa storica?
  Essendo esauriti gli interventi, darei la parola al presidente Arachi per la replica. Prego.

  GIAMPAOLO ARACHI, presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS). Grazie. Provo a partire dalle questioni generali per poi scendere nel particolare, quindi partirei dalle questioni generali che hanno posto l'onorevole Ruggiero, l'onorevole Fragomeli e anche l'onorevole Turri. La novità principale di questi due anni è stata l'avvio del processo di convergenza e questa è la novità fondamentale
  Come veniva ricordato, per la prima volta è stato possibile individuare un percorso in cui venivano valutati i fabbisogni finanziari necessari per portare i comuni con livelli di servizio bassi a livelli di servizio delle aree più forti e queste risorse sono state messe a disposizione attraverso un finanziamento verticale da parte del bilancio dello Stato.
  Questo è il cambiamento fondamentale. Io credo che probabilmente il fatto che questo forse non sia stato ancora percepito da tutti i comuni derivi da due fattori. Il primo è l'emergenza pandemica che ha visto una risposta congiunturale molto forte. Nello scorso anno i comuni hanno ricevuto risorse ingenti per far fronte all'emergenza pandemica e forse queste risorse molto ingenti hanno, in parte, offuscato l'incremento delle risorse in termini strutturali. L'incremento delle risorse in termini strutturali è molto significativo; come ho già ricordato sono 650 milioni per il sociale e 300 milioni per l'asilo nido a regime, quindi sono risorse effettivamente molto rilevanti. Questo incremento di risorse, questo potenziamento di servizi è stato affiancato – questa è l'altra grande novità – da un meccanismo di monitoraggio per cui per la prima volta si è messo in atto quanto era previsto dalla legge 42. Questo non significa, come è stato ricordato prima, limitare l'autonomia decisionale degli enti perché il monitoraggio richiede semplicemente che gli enti che abbiano ricevuto le risorse aggiuntive dimostrino di avere potenziato i servizi. Questo potenziamento dei servizi, il monitoraggio che è stato proposto dalla CTFS è estremamente flessibile, per tenere conto del fatto che – soprattutto nel sociale – i servizi sono estremamente articolati.
  È stato ricordato prima il problema dei piccoli comuni che possono avere un'esplosione di spesa per l'affidamento di un minore. Si cerca di tenere conto di questo ovviamente nei fabbisogni, bisogna sempre ricordare però che i fabbisogni sono in qualche modo standardizzati. Per quanto si cerchi di tenere conto di questo, possono non riuscire a cogliere esattamente tutte le realtà, ma ne abbiamo sicuramente tenuto conto nel disegno del monitoraggio.
  Nel monitoraggio abbiamo anche cercato di dare una risposta al problema degli assistenti sociali e l'onorevole Paolo Russo si riferiva prima a quello che avevo segnalato. Nella legge di bilancio scorsa ci sono stati due interventi: il potenziamento delle risorse per il sociale attraverso il fondo di solidarietà comunale e un intervento che finanziava il potenziamento dei soli assistenti sociali.Pag. 15
  Questo secondo intervento era disegnato nel modo seguente. I fondi venivano erogati ai comuni, se i comuni raggiungevano un livello minimo di dotazione di assistenti sociali che era pari a un assistente sociale ogni 6.500 abitanti. La logica era di un intervento complementare: i comuni ricevono le risorse dal fondo di solidarietà comunale, ci sono anche altri fondi e quindi hanno la possibilità di raggiungere uno su 6.500 e a partire da quello poi c'è l'incremento.
  Noi abbiamo cercato di rendere molto chiara questa complementarità negli obiettivi di servizio. Negli obiettivi di servizio, quindi i fondi aggiuntivi che arriveranno ai comuni – che sono 250 milioni quest'anno, ma andranno a crescere – possono essere utilizzati per raggiungere la soglia minima. Una volta che il comune è in grado di raggiungere la soglia minima di assistenti sociali, può attingere alle risorse. Ovviamente questo coordinamento si può migliorare, dicevo che ci siamo posti il problema e abbiamo cercato di rendere le due norme in qualche modo coerenti.
  Questo riporta al tema che veniva indicato prima di quale potrebbe essere una norma generale che consenta questo. Sinceramente al momento io non sono in grado di fare una proposta specifica su una forma generale, ma penso che ci dovrebbe essere un'indicazione per cui ogni intervento di potenziamento che incide su funzioni fondamentali e sui LEP vada prioritariamente valutato utilizzando i criteri del fondo di solidarietà comunale. Ci deve essere una coerenza tra il finanziamento ordinario ed eventuali forme di potenziamento.
  Chiudo sul monitoraggio. Sul monitoraggio – ho cercato di segnalarlo nella nota, ma lo ripeto – ci possono essere due modalità differenti. L'articolo 120 della Costituzione si applica molto bene ai casi in cui sono definiti i LEP, che ricordo però attualmente sono pochi. Nel momento in cui verranno definiti dal legislatore, si potrebbe utilizzare un meccanismo che potrebbe essere mutuato dalla sanità. Si individuano gli obiettivi di servizio e si monitora il raggiungimento degli obiettivi di servizio. Se gli obiettivi di servizio non sono raggiunti in maniera persistente e gli scostamenti sono gravi, si interviene con una forma che potrebbe essere di commissariamento del comune.
  Il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni dovrebbe essere un obiettivo assolutamente garantito ai cittadini.
  Ci sono altre funzioni fondamentali, dove i LEP non sono rilevanti: penso ad esempio alle funzioni dell'amministrazione generale, alla Polizia locale e ad altre funzioni. Su quelle funzioni probabilmente un meccanismo di monitoraggio più efficace potrebbe essere quello che ho cercato di indicare, basato su una pubblicazione di indicatori di efficienza, di efficacia dell'azione che possano servire a orientare le scelte degli amministratori e le scelte dei cittadini al momento del voto, creando una pressione perché si diffondano le migliori pratiche.
  Sempre sulle questioni generali, il tema della capacità fiscale è stato sollevato dall'onorevole Fragomeli e dall'onorevole Perosino. Innanzitutto rispondo all'onorevole Perosino sul fatto che quando c'è una capacità fiscale più alta in alcuni casi ci sono fabbisogni più alti, ma questo è esattamente quello che accade nel fondo di solidarietà comunale.
  Ad esempio per i comuni turistici che hanno una fonte di finanziamento aggiuntivo rispetto agli altri che è l'imposta di soggiorno, noi cogliamo anche i maggiori fabbisogni che il turismo crea all'interno del comune. I costi vengono rilevati correttamente nei fabbisogni, il tema è di cogliere correttamente la capacità fiscale. Questo tema sarà affrontato rispetto all'imposta di soggiorno, ma vale anche per i servizi a domanda individuale. Noi riconosciamo il costo per la fornitura del servizio, ma occorre riconoscere correttamente anche le risorse che vengono, ad esempio, dalla contribuzione degli utenti. Questi sono temi su cui stiamo lavorando e dovremmo riuscire a proporre delle soluzioni il prossimo anno.
  Passo alle questioni relative alla capacità fiscale, riforma dell'IRPEF e IMU, immobili classe D. Per quanto riguarda l'IRPEF la Commissione non ha ancora affrontatoPag. 16 esplicitamente questo tema, anche se credo che per quanto riguarda l'IRPEF sicuramente l'indicazione di passare dall'addizionale alle sovraimposte mi sembra una proposta del tutto ragionevole. Più volte è stato indicato il fatto che l'addizionale crea delle criticità, ne terremo conto nella revisione. Non credo che questo avrà ripercussioni rilevanti per la determinazione della capacità fiscale, così come anche terremo conto delle variazioni del trattamento degli immobili D dello Stato. Il trattamento degli immobili D dello Stato mi porta alla domanda dell'onorevole Russo su qual è l'ammontare di questi: sono tre miliardi e mezzo di ristori e un miliardo e mezzo di tagli che sono da sottrarre, perché i tre miliardi e mezzo sono fondi che arrivano ai comuni come ristoro mentre un miliardo e 700 milioni sono i fondi che i comuni restituiscono come tagli, quindi il netto è l'effetto complessivo. Nella nota ho anche fornito dei dati per comprendere qual è l'impatto: vi è una tabella che rappresenta l'impatto che hanno per territori e per effetti dimensionali.
  I 300 milioni per gli asili sono un finanziamento verticale e quindi sono nuove risorse aggiuntive, non si tratta di finanziamento orizzontale. L'efficientamento previsto dal PNRR avrà un impatto: con i fabbisogni standard noi dobbiamo cercare di stimare i costi che strutturalmente i comuni affrontano e quindi plausibilmente l'impatto del PNRR si verificherà nei prossimi anni. Nelle revisioni che faremo nei prossimi anni dei fabbisogni ovviamente cercheremo di tenere conto anche di questo fattore.
  Rassicuro l'onorevole Perosino sul fatto che per quanto riguarda le province, per la viabilità i fabbisogni distinguono tra le varie tipologie di province e quindi si tiene conto anche della lunghezza delle strade e della conformazione del territorio.
  Sugli asili, per quanto riguarda la volontarietà occorre certamente incentivare forme volontarie di associazionismo, oltre agli asili, anche in tutti i servizi in cui il bacino di utenza ottimale non è quello del singolo comune, ma è più ampio. Bisogna ovviamente evitare di creare situazioni per cui magari il bacino è a macchia di leopardo e quindi diventa ingestibile dal punto di vista dei servizi.
  Penso di avere risposto a tutte le domande, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Arachi, per la sua esauriente relazione. Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.

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