XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 36 di Mercoledì 22 settembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 
Fedriga Massimiliano , presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 4 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 5 
Caparini Davide Carlo , coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 5 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 9 
Perosino Marco  ... 9 
Presutto Vincenzo  ... 10 
Osnato Marco (FDI)  ... 10 
De Menech Roger (PD)  ... 11 
Turri Roberto (LEGA)  ... 12 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 13 
Caparini Davide Carlo , coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 13 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione presentata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 17

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CRISTIAN INVERNIZZI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, l'audizione in videoconferenza del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Faccio presente che assieme al presidente Fedriga interviene da remoto anche il coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Davide Carlo Caparini.
  Nell'introdurre l'audizione odierna permettetemi di sottolineare che essa offre l'opportunità di approfondire in modo più diretto e dettagliato il punto di vista delle autonomie regionali in merito alla configurazione e alle linee evolutive delle relazioni finanziarie tra lo Stato e gli enti territoriali, anche nell'ottica di analizzare eventuali criticità e di pervenire all'elaborazione di soluzioni proposte.
  Il dibattito potrà quindi estendersi a tutti i delicati aspetti che incidono su un'effettiva e compiuta realizzazione del federalismo fiscale, dal superamento del modello di finanza derivata all'integrale copertura delle spese relative, alle funzioni fondamentali, e dall'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni alla previsione di idonee forme di perequazione, dalle misure per la responsabile e trasparente amministrazione delle risorse alle esigenze di coordinamento della finanza pubblica, fino alle questioni connesse al regionalismo differenziato e all'attribuzione delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione.
  Ai temi a cui ho accennato va dedicata una particolare attenzione anche alla luce dell'attuale contesto caratterizzato dalla pandemia, che impegna significativamente proprio le Regioni e che è alla base degli importanti interventi di riforma tracciate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in funzione dell'obiettivo di rilancio dell'economia nazionale.
  Ricordo che i componenti della Commissione, in virtù di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre del 2020, possono partecipare alla seduta anche da remoto. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori avverto che, secondo Pag. 4le intese intercorse e in conformità alla prassi già seguita nelle precedenti sedute di audizioni, dopo lo svolgimento della relazione introduttiva da parte degli auditi darò la parola a un oratore per gruppo. A conclusione di questa fase della discussione si potrà valutare, in considerazione del tempo disponibile, se procedere a un'eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per le repliche.
  Invito, pertanto, a far pervenire alla Presidenza le richieste di iscrizione a parlare. Raccomando, altresì, ai colleghi di contenere la durata degli interventi. A questo punto do il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio a nome di tutta la Commissione per avere accettato l'invito, cedendo la parola al presidente Fedriga. Prego, presidente.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Grazie, presidente Invernizzi. Saluto gli onorevoli componenti della Commissione e ringrazio per l'invito e l'opportunità di fare il punto su un tema che ritengo fondamentale per l'assetto istituzionale della Repubblica.
  Sono trascorsi ormai venti anni dalla modifica del Titolo V della Costituzione, che riconosceva e riconosce l'autonomia finanziaria di entrata e di spesa per gli enti territoriali, dodici anni dall'approvazione della legge di attuazione del cosiddetto «federalismo fiscale», dieci anni dal decreto attuativo n. 68/2011 finalizzato a ridisegnare la fiscalità delle Regioni e il superamento della spesa storica a favore dei costi standard e della capacità fiscale, e tuttora è ancora in discussione l'applicazione dell'autonomia finanziaria degli enti.
  Occorre ricordare che l'autonomia finanziaria degli enti è strettamente legata alla responsabilità anche finanziaria degli stessi e, viceversa, la responsabilità finanziaria non può che essere accompagnata dall'autonomia finanziaria, e questo anche nell'operatività degli enti stessi. Questi due concetti devono essere riportati al centro della discussione sull'attuazione del federalismo fiscale. L'autonomia finanziaria degli enti, da coniugare con la responsabilità di prelievo di spesa, è il cardine del federalismo fiscale.
  Le Regioni e le Province autonome hanno dimostrato la propria responsabilità anche nel seguire il dettato della legge costituzionale del 2012, che ha introdotto il pareggio di bilancio e ha riportato in campo allo Stato la materia di armonizzazione dei bilanci pubblici. In particolare hanno sostenuto con impegno continuativo, oltre che la riforma degli ordinamenti contabili pubblici diretta a rendere i bilanci delle amministrazione pubbliche omogenei, confrontabili e aggregabili al fine di consentire il controllo dei conti pubblici nazionali a favore dell'attuazione del federalismo fiscale, l'applicazione della legge n. 42/2009, anche il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale in coerenza con gli obiettivi comunitari.
  Con questo voglio sottolineare che dal 2011 sono iniziati i contributi straordinari a saldo di finanza pubblica delle Regioni e delle Province autonome, e che servivano proprio in vista dell'attuazione del federalismo fiscale. I contributi straordinari ci sono stati e proseguono oggi sotto altra veste; il federalismo fiscale non c'è ancora stato, non è ancora stato messo in campo.
  Dopo di me parlerà l'assessore Caparini, che ringrazio. Anzi, colgo l'occasione per scusarmi perché non potrò essere presente, come sa il presidente Invernizzi. Caprini, essendo coordinatore della Commissione Affari finanziari della conferenza è sicuramente più preparato di me e anche più autorevole nel fare la relazione e nel rispondere alle domande; ripercorrerà lo stato dell'attuazione del federalismo fiscale ricordando gli elementi di novità della modifica del Titolo V della Costituzione, in particolare all'articolo 119 della Costituzione, soffermandosi sull'attuazione, sui lavori del tavolo tecnico per l'attuazione stessa e della Commissione tecnica fabbisogni standard, oltre che illustrando le previsioni del PNRR per la riforma.
  In allegato al testo che vi consegniamo troverete anche un esercizio di confronto di finanziamento della sanità e del trasporto pubblico locale per la parte corrente Pag. 5per le Regioni a statuto ordinario rispetto alla dinamica IVA-Irpef e compartecipazioni che potrebbero finanziare i due settori, esattamente come oggi avviene per le Regioni e per le Province autonome. Si farà inoltre cenno, come parte integrante del processo verso il federalismo fiscale, anche all'attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, ovvero all'assegnazione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni di particolare autonomia.
  Se permettete voglio fare un ulteriore accenno, e lo dico in qualità di presidente della Conferenza. La valorizzazione dell'autonomia, se partita principalmente da territori che guardavano al Nord del Paese, oggi ritengo sia fondamentale – e questo posso dirlo anche essendomi confrontato con colleghi presidenti delle Regioni del Mezzogiorno – anche per le Regioni del Sud Italia. Anzi, penso che proprio la pandemia e i rapporti con lo Stato centrale durante la pandemia abbiano fatto capire con chiarezza che valorizzare l'autonomia stessa di tutte le Regioni d'Italia possa portare a migliori risposte ai cittadini e a un migliore coordinamento degli enti della Repubblica nelle stesse risposte da dare. E devo dire che anche molte Regioni del Mezzogiorno hanno dimostrato la capacità amministrativa e di Governo del territorio che, coordinata dallo Stato centrale, può rappresentare un valore aggiunto per il nostro Paese.
  Evidenzio che appare necessario coordinare l'attuazione del federalismo fiscale, e comunque l'assetto istituzionale attuale, con il nuovo sistema fiscale che si sta delineando. Auguro a tutti buon lavoro. Ringrazio ancora per l'onore che ci avete fatto a convocarci. Se il presidente Invernizzi lo permette, lascerei la parola all'assessore Caparini, presidente della Commissione referente della Conferenza delle Regioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Fedriga. Siamo noi che ringraziamo lei. Do la parola al coordinatore della Commissione Affari finanziari, assessore Caparini. Prego.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Buongiorno, presidente. Buongiorno a tutti i deputati e i senatori presenti. Colgo l'invito anche del mio presidente della Conferenza delle Regioni.
  Facendo riferimento al corposo documento che vi abbiamo inoltrato, che immagino sia a vostra disposizione, io mi concentrerei sullo stato dell'arte del federalismo fiscale, in quanto noi tutti già siamo a conoscenza di quella che è la portata e quindi delle conseguenti azioni scaturite dalle modifiche del Titolo V della Costituzione con la legge n. 3/2001 e la conseguente legge n. 42/2009, che ha delegato il Governo in materia di federalismo fiscale, da cui è seguita una serie importante di atti legislativi, attuativi, tra cui il decreto legislativo n. 68/2011, il n. 118/2011 e il n. 149 sempre dello stesso anno.
  Da qui è seguita una serie di atti da parte del Parlamento, e soprattutto del Governo, che hanno portato evidentemente a una diversa interpretazione di quello che era lo spirito iniziale della legge n. 42/2009, che vi ricordo visse in piena attuazione della modifica del Titolo V e voleva come azione centrale imporre l'abbandono del criterio della spessa storica a favore della convergenza graduale ai costi standard, quindi la perequazione in base al costo e al fabbisogno standard e la perequazione in base anche alle capacità fiscali dei singoli territori. Questo avveniva – e così è stato scritto anche nei decreti attuativi – attraverso la soppressione dei trasferimenti statali e per l'attribuzione dei tributi o delle compartecipazioni al gettito di alcuni tributi da parte delle Regioni.
  In questo senso il Governo ha inteso, con i decreti legislativi del 2009, aggredire una serie di problemi in senso pratico che l'attuazione della legge n. 42 imponeva. Evidentemente, poi, nel corso degli anni, anche a fronte non solo del cambio di Governo ma soprattutto a fronte della crisi economica, l'attuazione di questi decreti legislativi ha subìto un blocco. Infatti dalla primaria intenzione del legislatore c'è stata un'impostazione completamente differente, addirittura radicalmente differente, rispetto agli indirizzi contenuti dalla legge sul federalismoPag. 6 fiscale, perché con il Parlamento o con l'azione diretta del Governo si sono sospese alcune parti fondamentali della legge n. 42. C'è stata un'azione fortissima di centralizzazione del reperimento delle risorse, con una definizione puntuale delle modalità di attuazione della spesa da parte delle Regioni e degli enti locali. In questo modo si è condizionati e si è tornati a un'era pre-legge n. 42/2009, ma addirittura anche violando lo spirito di quella che era la modifica del Titolo V.
  Questa non è una critica ai colori dei diversi Governi, perché purtroppo è stato un fil rouge dettato più da esigenze contingenti ed economiche dovute a una posizione politica. Almeno questa è la mia valutazione personale, anche da legislatore, avendo vissuto tutte quelle legislature. Posizione politica che ha portato, però, purtroppo, a un'attuazione del federalismo fiscale solo ed esclusivamente in chiave di revisione della spesa.
  L'aspetto dell'autonomia finanziaria degli enti da coniugare con la responsabilità di prelievo della spesa, che era il cardine su cui è stata costruita la legge n. 42/2009, è stato addirittura sospeso fino al 2023, come a certificare quello che vi sto dicendo. Infatti il legislatore ha posticipato in origine al 2013, poi al 2023, la piena attuazione del decreto legislativo n. 68/ 2011 che, vi ricordo, definisce l'autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario nonché la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard.
  Inoltre è venuto a mancare quel processo molto complesso di determinazione di quelli che sono i LEP (livelli essenziali delle prestazioni), in particolare per la sanità e per il TPL (trasporto pubblico locale) in parte corrente – voi sapete che la parte capitale è introdotta in modo diverso, quindi come materia non LEP – e la determinazione del fabbisogno della spesa da parte dello Stato.
  Questo, evidentemente, ha portato un pesante pregiudizio anche nella programmazione dell'azione amministrativa degli enti locali e delle Regioni. Lo dimostra il fatto che ogni anno voi stessi siete impegnati in sede di finanziaria, e non solo con il COVID ma anche attraverso numerosi decreti-legge o emendamenti, quindi azioni parlamentari, a ridefinire quelli che sono i fabbisogni dal punto di vista finanziario per andare a soddisfare quelle che sono le esigenze di erogazione del servizio degli enti locali e delle Regioni.
  Per quanto riguarda il capo quarto relativo al finanziamento del fabbisogno sanitario, questa è stata una delle poche cose realizzate, insieme alla piena attuazione del decreto legislativo n. 118/2011 in tema del processo di armonizzazione, poi avvenuto, delle amministrazioni pubbliche per il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
  Io vi ricordo che – l'ho personalmente illustrato più volte in audizione alle Commissioni bilancio della Camera e del Senato – le amministrazioni locali hanno nel corso degli anni costantemente diminuito i costi di funzionamento, hanno costantemente contribuito ai saldi di finanza pubblica, laddove invece le amministrazioni centrali purtroppo hanno visto una crescita incostante.
  Di fatto la spending review è stata fatta sulle amministrazioni locali. Vi invito a guardare il grafico che abbiamo prodotto per quanto riguarda la relazione in vostro possesso. L'attuazione della legge n. 42/2009 prevedeva la ricognizione della spesa di servizi effettivamente forniti e la determinazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e i conseguenti costi standard, e quindi successivamente la fiscalizzazione dei trasferimenti con la definizione delle compartecipazioni erariali e la necessaria quanto imprescindibile perequazione, per arrivare poi a una conseguente riduzione del carico impositivo statale. Mentre la legge n. 42 immaginava questo percorso, purtroppo per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza abbiamo assistito a tagli lineari, a un utilizzo della leva fiscale e a un aumento della pressione fiscale per mantenere i LEA. Quindi non c'è stata la conseguente quanto auspicata diminuzione del carico fiscale statale, ma c'è stato purtroppo un aumento di quello locale. Questo per i LEA.Pag. 7
  Per quanto riguarda i non LEA, abbiamo visto che purtroppo questo meccanismo ha anche determinato in molti casi, mentre si prevedeva una ricognizione dei trasferimenti, un azzeramento dei trasferimenti per quanto riguarda lo Stato versus gli enti locali e le Regioni. Questo ha portato, oltre alla mancata riduzione della pressione fiscale o addirittura in alcuni casi a un aumento, anche a una difficoltà enorme di programmazione e a una diminuzione conseguente dell'erogazione dei servizi.
  Con l'attuazione parziale del decreto legislativo n. 68/2011, che prevedeva l'istituzione di un tavolo tecnico per la definizione dei fabbisogni standard (la Commissione tecnica per i fabbisogni standard), che troverete nel documento citata come «CTFS», il lavoro fondamentale di questa Commissione purtroppo è stato anche rallentato a causa del COVID, ma è iniziato colpevolmente nell'ottobre del 2019, quindi ampiamente in ritardo rispetto a quelle che erano le previsioni del legislatore.
  Ha il compito di definire la fiscalizzazione dei trasferimenti erariali a favore delle Regioni a statuto ordinario e l'applicazione dei principi di territorialità delle entrate, che è un fondamentale correttivo per quanto riguarda l'attribuzione della compartecipazione IVA sulla base del luogo in cui vengono effettivamente realizzate le operazioni di consumo, le prestazioni di servizio, e non in base a un'ipotesi rilevata dall'ISTAT, quindi solo figurativa. Poi si sta lavorando per la definizione dei LEP, per quanto riguarda la copertura integrale o dei fabbisogni standard, e dei non LEP, con la perequazione in base alle capacità fiscali dei singoli territori.
  In ultimo – questo è un altro punto fondamentale per cui in questo momento in particolare soffrono le Regioni e che era un altro cardine della legge sul federalismo fiscale – la Commissione ha il compito di definire l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di una quota riferibile al concorso per quanto riguarda l'attività di recupero fiscale sui tributi. Anche qui siamo purtroppo in uno stallo evidente a tutti voi. Una volta superato, consentirebbe di andare ad aggredire quel mare magnum di mancata riscossione dei tributi, e quindi di evasione, che ancora oggi colpisce il nostro Paese.
  Come vi ho detto, i lavori della Commissione purtroppo sono partiti tardivamente. Sono stati anche interrotti a causa dell'emergenza COVID. Noi ci siamo impegnati a riassumere le criticità che fino a ora sono state evidenziate, perché sono evidentemente lo stato dell'arte, e danno anche un quadro molto preciso di quelli che sono i punti su cui lavorare il prima possibile per dipanare e sciogliere i nodi che sono causa del ritardo nell'applicazione della legge n. 42/2009 e dei conseguenti decreti legislativi.
  Il presidente Fedriga ha sottolineato, e lo trovate nelle appendici, come una simulazione per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 42 rispetto al trasporto pubblico locale e del finanziamento della sanità – trasporto pubblico locale sempre per la parte corrente – oltre a dare la evidente quanto imprescindibile certezza nella programmazione da parte delle Regioni, e quindi fornire alle amministrazioni la possibilità di creare economie e di migliorare i servizi, dà l'idea di come la dinamica dei tributi erariali garantirebbe maggiori risorse di entità rilevante rispetto all'attuale sistema di finanziamento, proprio per il combinato disposto delle cose che vi ho detto prima. Vi rimando all'appendice per quanto riguarda questa parte.
  Rimango sulla questione del finanziamento in parte corrente del trasporto pubblico locale, perché è nell'agenda del Parlamento. Voi sapete che, al di là dell'emergenza COVID, che ha evidentemente acuito quelle che erano le criticità e i problemi di fronte ai quali le amministrazioni locali e le Regioni si sono sempre trovate, c'è un tema di mancato finanziamento del trasporto pubblico locale. Vi ricordo che vengono erogati dallo Stato 4,9 miliardi l'anno sui 7 complessivi poi spesi da parte delle regioni, e che sulla base della normativa vigente il trasporto pubblico locale non è considerato tra i LEP, se non la parte in conto capitale.
  Questa è la decisione che è stata precisa all'unanimità tra le Regioni. Poggia su un Pag. 8accordo che fu un accordo politico, tecnico, di esclusione della perequazione delle risorse del famoso ex Fondo perequativo della legge n. 549/1995. La definizione dei costi standard in materia di trasporto pubblico locale di parte corrente andrebbe coniugata – e questo è un appello che faccio da parte di tutti i miei colleghi assessori ai trasporti e di conseguenza anche quelli al bilancio – con i lavori del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha già definito gli elementi necessari per procedere al riparto.
  Soprattutto nel momento in cui il trasporto pubblico locale ha dovuto subire tantissimi arresti a causa del lockdown, modifiche per quanto riguarda la capacità del trasporto e conseguentemente minori entrate da tariffa, maggiori costi per la sanificazione e l'adeguamento del servizio o il potenziamento stesso, io faccio un appello accorato al Parlamento affinché nella prossima legge finanziaria venga affrontato in modo strutturale questo tema, e quindi, secondo anche i criteri dell'articolo 27 del decreto-legge n. 50/2007, costi e ricavi del traffico vengano applicati, cosa che non è avvenuta nel 2020 e non sta avvenendo nel 2021, in modo tale da dare una stabilità delle risorse e consentire anche qui la programmazione.
  Io vi ricordo che le agenzie TPL lavorano – e non potrebbe essere altrimenti – con società di trasporto, e che quindi hanno bisogno anche qui di avere una programmazione e una certezza delle risorse che consentirebbe una diminuzione dei costi.
  Mi avvio al termine, perché sto già portando via parecchio tempo ai parlamentari e ai lavori della Commissione. Penso che questa informativa per quanto riguarda i lavori di questa Commissione sia fondamentale, ma vi aspetteranno anche i lavori di altre Commissioni a cui tutti voi dovete partecipare. Nella nostra relazione abbiamo comunque indicato l'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione. È stato oggetto anche della recente audizione del Ministro Mariastella Gelmini del 26 maggio per quanto riguarda il lavoro e lo stato dell'arte di quello che è stato definito «federalismo differenziato», ovvero le disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata, che in bozza era stata presentata su uno schema di intesa proposto dalle Regioni e dal Governo «Conte II», e che ha notevolmente complicato il quadro già piuttosto nebuloso per quanto riguarda le modalità di applicazione del federalismo differenziato e quindi il percorso che le regioni devono compiere per richiedere maggiori fondi in autonomia.
  Chiudo per quanto riguarda questa breve relazione. Abbiamo fatto un lavoro di sintesi proprio per darvi un quadro su cui lavorare, partendo dal punto di vista delle Regioni e dall'attuazione del federalismo fiscale inserito sulla riforma del PNRR, che evidentemente sta occupando il lavoro del Governo e dei Ministeri e che richiede una partecipazione attiva degli enti locali e delle regioni.
  Anche il Ministro Gelmini ne ha parlato in audizione. Infatti, come voi ben sapete, l'attuazione e l'aggiornamento della normativa vigente, l'individuazione dei trasferimenti statali alle Regioni a statuto ordinario e la fiscalizzazione, e la definizione del livello essenziale sono tre punti cardine della n. 42. Sono tre punti che vengono trattati e sono nell'agenda di attuazione del PNRR.
  Per quanto riguarda l'aggiornamento giuridico e l'individuazione dei trasferimenti, viene dato lo spazio temporale del 2022. Quindi addirittura viene anticipata quella che è la prescrizione del legislatore che aveva congelato questa parte al 2023. La definizione dei livelli essenziali della prestazione ai fabbisogni standard è prevista per il 2024, un termine per noi troppo distante, perché tre anni sono un lasso di tempo incredibilmente lungo nel momento in cui c'è una latenza che per quanto riguarda l'applicazione della modifica della legge costituzionale arriva ormai a venti anni, mentre per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 42 arriva a dodici anni e quella dei decreti legislativi a nove anni.
  È evidente che serva, sotto questo punto di vista, un percorso di avvicinamento tra gli enti locali, le Regioni e lo Stato affinché si possa finalmente tirare le fila di tutte le Pag. 9disposizioni previste dalle norme e finalmente dare una certezza per quanto riguarda i percorsi di realizzazione del federalismo fiscale.
  Visto che stiamo parlando di PNRR, chiudo con un velocissimo accenno a quelli che sono i rapporti tra le Regioni e lo Stato per l'attuazione di questo Piano fondamentale per quanto riguarda la ripresa post COVID, che ha visto, ahinoi, le Regioni totalmente escluse. Lo abbiamo più volte denunciato nei luoghi idonei; lo abbiamo detto sia ai Presidenti del Consiglio sia ai Ministri deputati; lo abbiamo anche formalizzato nei nostri pareri in conferenza Stato-Regioni. Non abbiamo avuto modo di intervenire né sulla definizione dei target e né sui milestone.
  Ad oggi non ci è dato modo di conoscere quelle che sono le comunicazioni fatte alla Commissione europea, che ha dato l'approvazione al nostro Piano nazionale. Essendo, si presume, le Regioni, come gli enti locali del resto, tra i soggetti attuatori, è incredibile come già erogata la prima tranche di 24,9 miliardi all'Italia per il primo pagamento di una lunga serie di tranche su cui poi verrà verificato lo stato di avanzamento, noi non abbiamo ancora contezza di quali saranno le opere di cui saremo soggetti attuatori e non sappiamo ancora quale sarà il crono-programma.
  È incredibile come in una fase così delicata del Paese, con un comportamento sempre rispettoso delle istituzioni, proattivo, e soprattutto con un ruolo cruciale svolto dalle Regioni nella fase pandemica, non si sia riusciti successivamente ad arrivare a un coinvolgimento sui progetti e che non sia possibile ancora oggi fare quella programmazione che è imprescindibile per arrivare a realizzare le opere nei tempi previsti dal PNRR. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Passiamo ora agli interventi dei colleghi che intendono porre quesiti e formulare osservazioni. Si è iscritto il senatore Perosino. Prego, ne ha facoltà.

  MARCO PEROSINO. Volevo chiedere ai nostri auditi se, ad esempio, nel primo periodo della pandemia le competenze in materia di sanità fossero chiare, perché ci sono stati dei momenti in cui è parso che ci fosse qualche carenza soprattutto dal punto di vista pratico e attuativo, poiché ogni Regione andava per proprio conto in materia sanitaria. Quando sento la parola «federalismo», ci vado a nozze, ma ho visto che in certi casi non è stato possibile lavorare di federalismo, vuoi perché non era previsto, vuoi perché non ha funzionato e parlo di materia sanitaria con una revisione chiara delle competenze.
  In materia di finanza derivata nella vostra relazione è auspicato un incremento dell'addizionale Irpef, ma non si accenna all'IRAP. La riforma fiscale che abbiamo approvato in Commissione finanze il 30 giugno ne prevede l'abolizione e quindi dovrà essere sostituita dalla fiscalità generale. Secondo me l'addizionale Irpef è buona per il fatto che è l'unico metodo sulla base del quale può essere giudicata la politica, chi alza o chi abbassa.
  Faccio degli accenni veloci. Ci sono delle situazioni che riguardano l'aspetto fiscale da chiarire, cioè le entrate delle Regioni, però bisogna definire in che direzione si va e perequare.
  Vorrei fare un accenno anche alla questione delle Regioni a statuto speciale, poiché – non me ne voglia, presidente – credo che soprattutto alcune godano di posizione di favore.
  Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, i costi standard di parte corrente probabilmente sono stati decisi su una base della differenziazione tra le Regioni, la differenza morfologica, la differenza di chilometri. Un tot per abitante non è possibile. Credo che questo tipo di competenza vada decisa dalla Regione che, all'interno del suo bilancio decida quanto immettere in questo settore, che effettivamente è molto costoso.
  Da ultimo, credo che il PNRR sarebbe veramente un banco di prova per il federalismo, se la legge che è stata approvata, che prevede la cabina di regia nazionale, non fosse stata approvata e non fosse stata accettata o venga modificata, perché credo – e questo va a favore di tutti gli enti locali, Pag. 10a partire dalle Regioni – che l'unica possibilità di progettare e realizzare nei tempi il PNRR, ammesso che ci siano tutti i soldi e che non sia necessaria una proroga (come a mio avviso sarà e se l'Europa ce la darà) sia quella di nominare commissario il presidente della Regione che a sua volta possa nominare dei subcommissari a livello provinciale o comunale per realizzare le opere. Questo potrebbe essere un banco di prova interessante, come è stato anche accennato nella parte finale della relazione.

  VINCENZO PRESUTTO. Grazie, presidente. Grazie al presidente Fedriga e al direttore Caparini. Complimenti anche per la relazione dettagliata che ha messo in evidenza tutte le criticità che riguardano un tema così delicato e importante come quello del federalismo e delle autonomie.
  Lei ha evidenziato aspetti molto delicati: il coordinamento Stato-Regioni, le autonomie e come trasferirle, i fabbisogni standard, l'aspetto dei LEP e gli aspetti finanziari connessi al trasferimento oppure i prelievi territoriali. Sono tutti temi che, però, hanno ritardato in maniera ingiustificata il federalismo.
  Voglio farle anche una domanda diretta, ma le rinnovo i complimenti per le criticità evidenziate nella relazione. Alla luce di quello che è accaduto con l'episodio della crisi da COVID-19 e, quindi del coordinamento Stato-Regione, dal suo punto di vista come vedrebbe – perché io credo che sia uno degli elementi più critici in assoluto – dal lato delle Regioni il coordinamento dello Stato? Perché nella Costituzione è indicato che lo Stato, nel momento in cui attribuisce delle funzioni alle Regioni, va a verificare come vengono applicate queste funzioni e mancano dei parametri di misurazione, almeno rispetto a come avrebbero dovuto essere indicati nella legge n. 42 del 2009.
  Da un punto di vista regionale questo coordinamento come potrebbe essere esplicitato da parte dello Stato, fermo restando che in questo momento lo Stato e noi in Parlamento stiamo lavorando a delle riforme molto importanti che sostanzialmente testimoniano un'efficienza nel funzionamento dello Stato? Lei giustamente ha evidenziato anche come sono stati gli enti locali ad applicare logiche di spending review. Comprendo la difficoltà degli enti locali, ma non è giusto, perché poi sostanzialmente più che di spending review dovremmo ragionare a livello di Stato centrale e di enti locali di spesa funzionale, quella che garantisce ai cittadini i servizi pubblici essenziali.
  La prima domanda è: come vede il coordinamento dello Stato affinché possano essere più facilmente trasferite le funzioni alle singole Regioni?
  Tralascio gli altri aspetti che sono tutti molto delicati, a partire dai trasferimenti e ai prelievi territoriali per la parte fisco.
  Le do una mia considerazione rispetto al PNRR: credo che questa sia una delle opportunità, forse la più adatta al momento, per poter portare avanti proprio la logica del federalismo. In effetti è un'occasione da cogliere, volendolo portare avanti con i criteri dettati dalla Costituzione che garantiscono un funzionamento di alto profilo misurato rispetto alle esigenze dei cittadini sia da parte dello Stato che da parte dei cittadini. Grazie.

  MARCO OSNATO. Grazie, presidente. Ringrazio il presidente Fedriga per l'introduzione e l'assessore Caparini per la relazione sicuramente molto puntuale e molto dettagliata. Tuttavia, non tanto e non solo per questa relazione di oggi, vivo dei dubbi che sfociano talvolta in frustrazione, poiché mi sembra che spesso discutiamo – per fare una metafora – della tintura su cui poggiare poi i muri di una casa che non sappiamo se e come verrà costruita.
  Mi spiego meglio. È dal 2019, quando si è insediata la Commissione, che facciamo delle audizioni, ascoltiamo problemi, ascoltiamo Ministri, ascoltiamo organismi di vario genere e abbiamo visto un alternarsi di diverso entusiasmo sul tema del federalismo e addirittura dell'autonomia.
  Ricordo i toni trionfalistici, ma probabilmente anche sinceri, del presidente Zaia e del presidente Fontana e in parte del presidente Bonaccini qualche mese fa, e per la verità ricordo anche quelli un po' meno entusiasti dell'allora Ministro Tria, ma ricordo anche tutta una serie di audizioniPag. 11 in cui si entrava su particolari tecnici, su applicazioni più meno riuscite di decreti, di articoli revisionati della Costituzione e di altre norme di vario genere molto tecniche, però poco applicate.
  Poi abbiamo avuto la pandemia che ha un po' sconvolto tutto l'iter e tutto lo scenario politico. Adesso la pandemia, purtroppo, in parte c'è ancora, però si è affacciato un nuovo palcoscenico politico, cioè un Governo di larghissime intese che ha come obiettivo il PNRR che al suo interno ha una serie di riforme e vi è un'almeno dichiarata unità di intenti. Tuttavia, abbiamo ascoltato dei ministri, prima quelli del Governo «Conte II», l'audizione del Ministro Boccia e le audizioni della Ministra Gelmini e della Ministra Carfagna, dove mi sembra che ci fosse sempre un rallentamento rispetto a un obiettivo che doveva essere quello del federalismo e dell'autonomia – ognuno lo valuta come vuole –, quello della responsabilizzazione degli enti intermedi rispetto al territorio, rispetto al rapporto con lo Stato.
  Oggi leggo e ascolto nella relazione che si fa molto accenno a difficoltà derivanti dal contesto. Mi chiedo una cosa: noi pensiamo che il federalismo fiscale, il decentramento amministrativo, l'autonomia sia una cosa positiva che aiuta a migliorare le cose, ma allora è forse proprio in un momento di difficoltà che bisogna approfittare per fare una riforma, oppure crediamo che non lo sia e allora è inutile che stiamo qui a discuterne? Il mio dubbio è che a un certo punto forse aveva ragione il Ministro Tria, quando ci diceva che era inutile, costosa e anticostituzionale, perché questo ci venne a dire. Se è utile facciamola adesso che siamo in difficoltà e abbiamo bisogno di una riforma vera dell'apparato statale. Dall'opposizione segnalo che c'è una maggioranza che si aggira intorno al 95 per cento in Parlamento. Se non si approfitta in questi momenti di un'almeno dichiarata unità di intenti, presidente, io non so quando si può fare una riforma così importante.
  Ci sono dei motivi per cui il federalismo è visto come un problema dal punto di vista della sua applicabilità? Bene, ci venga detto qual è, se è politico, se è costituzionale, se è finanziario e si affronti questo problema, ma non possiamo stare qui ancora a discutere dell'applicazione, del decreto legislativo 68 del 2011 oppure della applicazione del 118 del 2011. Siamo nel 2021, abbiamo chiesto – lo dice un partito che ha partecipato – ai cittadini di varie Regioni se erano favorevoli alla autonomia, abbiamo detto di sì, ci sono tante Regioni che hanno fatto delle strade diverse, ma hanno richiesto l'autonomia e, quindi, o diciamo che non si può fare oppure diciamo che si farà in tempi certi e si farà con un percorso certo, perché dall'inizio di questa legislatura sto ancora aspettando che qualcuno porti un progetto di legge vero, scritto su carta intestata, rispetto al tema dell'autonomia. Grazie.

  ROGER DE MENECH. Grazie, presidente. Grazie agli auditi. Partiamo dall'applicazione del PNRR, perché le parole finali di Caparini mi hanno un po' preoccupato, nel senso che, come ricordiamo tutti, l'intenzione del legislatore nazionale, quando abbiamo convertito il decreto sulla governance e migliorato proprio l'aspetto della partecipazione degli enti locali, era l'inserimento parlamentare affinché non soltanto le regioni, ma anche i comuni e le province avessero un ruolo all'interno della cabina di regia.
  Sentire dire oggi da Caparini che questo ruolo non è ancora ben definito, preoccupa, perché è chiaro che se noi vogliamo spendere quella mole di denaro così enorme nei tempi stabiliti dall'Unione europea, credo che abbiamo bisogno di una grande unità nazionale da una parte, ma anche di una grande partecipazione territoriale, perché altrimenti da un lato rischiamo di non spendere i soldi e dall'altro, magari, di non avere un controllo rispetto all'utilizzo delle risorse stesse.
  Su questo io credo che il focus e l'alert che ci ha messo la Conferenza delle Regioni vada assolutamente considerato per capire come migliorare ulteriormente il sistema della governance, anche perché dentro la sfida della spesa del PNRR c'è tutto quello che ha detto anche chi mi ha preceduto, perché vi è la grande sfida di una nuova visione dello Stato. Questa è la realtà,Pag. 12 se vogliamo affrontare questa sfida: una nuova visione dello Stato.
  La famosa legge quadro, quell'operazione e quel lavoro duro forse anche molto sottovalutato che ha fatto l'allora Ministro Boccia stava dentro questa nuova visione dello Stato, stava dentro il concetto di dare una legge quadro proprio per questo, che ovviamente poteva essere immediatamente applicabile alle tre Regioni che hanno chiesto l'autonomia differenziata, ma che doveva essere la legge di contesto su cui si basava una nuova conformazione non soltanto nei rapporti tra lo Stato e le Regioni – qui aggiungo un elemento e anche una domanda molto importante per le Regioni di oggi – e gli enti locali, comuni e province, perché se noi non prendiamo la filiera nel suo complesso, come ho ripetuto molto volte in questa Commissione, rischiamo di sostituire al centralismo il centralismo. A me poco interessa che il centralismo sia romano, milanese, veneziano, bolognese o fiorentino, mi interessa costruire un altro modello di Stato.
  È su questo che chiedo una riflessione anche alle Regioni: da una parte verso questo nuovo rapporto con lo Stato da applicare immediatamente con la sfida del PNRR; dall'altra – lo dico sempre alle Regioni, visto che qui oggi parliamo di loro in particolare – la nuova sfida è capire come anche le Regioni insieme allo Stato riescono a articolare in maniera intelligente i rapporti con il territorio, perché abbiamo Regioni completamente diverse da un punto di vista dell'estensione territoriale e del numero di abitanti, e che sono anche completamente diverse nella gestione dei territori delle cosiddette aree interne. Lo snodo delle Regioni rispetto alla nuova articolazione dello Stato e a una giusta definizione di chi fa cosa fino all'ultimo dei territori è fondamentale, ma se ne parla sempre troppo poco.
  Dentro questo contesto, la legge quadro sull'autonomia differenziata è ancora un punto fermo. C'erano dei dubbi. Personalmente è un punto fermo e un modello di nuovo Stato. È chiaro che ci sono delle difficoltà.
  Credo che forse siamo in una fase positiva nel senso che i tanti cambi di governi hanno dimostrato che la questione è molto trasversale. O ci mettiamo con la buona volontà di chi vuole cambiare l'articolazione dello Stato per renderlo più efficiente e più efficace e per fare in modo che vengano attuati appieno i diritti di ogni cittadino, da chi abita nelle metropoli a chi abita nell'ultimo del più piccolo paese di Italia, altrimenti corriamo veramente il rischio di fare solo propaganda e di non raggiungere l'obiettivo.
  Queste sono le due domande che mi vengono dalla relazione che ho sentito: da una parte l'utilizzo intelligente del PNRR, e quindi questo sforzo che dobbiamo fare tutti di condivisione e di unità all'interno del Paese e della sua articolazione; dall'altro la sfida dei territori, che è anche una sfida delle Regioni per fare in modo di dare dignità e rappresentanza a tutti i territori delle cosiddette «aree interne», delle zone più periferiche. Su questo credo che una legge quadro su cui lavoriamo tutti assieme molto velocemente per mettere nero su bianco queste cose potrebbe essere una sfida importante anche per attuare il PNRR. Grazie.

  ROBERTO TURRI. Grazie, presidente. Ringrazio anche io il presidente Fedriga e l'assessore Caparini per l'intervento.
  Per quanto riguarda l'intervento del presidente Fedriga, non posso che condividere le considerazioni che faceva rispetto al fatto che la pandemia ha dimostrato – se qualcuno già non la pensasse così – quanto non solo le Regioni, ma anche gli enti territoriali siano importanti, come hanno dimostrato soprattutto nel periodo di pandemia.
  A questo punto, sconvolge l'intervento che ha fatto l'assessore Caparini con la fotografia di quale sia la situazione, perché ha fatto capire quanto indietro siamo nel percorso di attuazione, per quanto riguarda il federalismo fiscale e i risvolti nel poter attuare l'autonomia differenziata. È un percorso che si è bloccato.
  Io ho fatto il sindaco dal 2009 al 2019, e ho vissuto sulla mia pelle dal 2014 al 2019 rispetto ai primi cinque anni come si sia Pag. 13tornati indietro rispetto all'autonomia che avevano gli enti territoriali.
  Ritorno sul lavoro che abbiamo fatto in questa Commissione con riferimento alla autonomia differenziata: secondo me non è un problema di legge quadro. In un primo momento, quando c'era il Ministro Stefani, abbiamo visto che aveva cercato di trovare l'accordo tra Governo e Regioni su queste intese da poter portare poi al Parlamento e ratificare, ma non si capiva quale era la modalità. Successivamente il Ministro Boccia ha suggerito questa legge quadro, però poi abbiamo capito che il problema non è che forma dare a questo provvedimento per arrivare alla autonomia, perché è stato detto che fintanto che non si definiscono costi, fabbisogni, LEP, LEA e quant'altro, non è possibile andare avanti con l'autonomia differenziata.
  Rispetto a quello che diceva anche il collega De Menech, secondo me il punto non è definire la legge quadro, bensì bisognerebbe andare a definire i fabbisogni standard, per i quali l'assessore Caparini ci ha detto che da ottobre 2019 – in pre-pandemia di fatto – la Commissione che se ne deve occupare si è bloccata.
  Prima Caprini ci ha ricordato che le amministrazioni locali, le Regioni – anche io al comune l'ho vissuto sulla mia pelle – hanno attuato la spending review, ma di fatto non c'è stata nessuna spending review, perché poi queste risorse risparmiate di fatto sono state spese da qualche altra parte.
  Mi ricordo anche che il presidente della Regione Veneto, Zaia, nel primo Governo Conte aveva suggerito di poter andare avanti con l'attuazione dell'autonomia differenziata, così come era stata votata nei referendum che ci sono stati in Lombardia e in Veneto, partendo dalla spesa storica. A mio avviso anche quello poteva essere il modo e lo stimolo per andare successivamente a definire costi e fabbisogni standard, perché mi sembrava che nell'intesa fosse previsto di partire con la spesa storica e poi, in un lasso di tempo determinato, determinare costi e fabbisogni standard, però si partiva dando alle Regioni che lo avevano richiesto maggiore autonomia su quelle materie che avevano chiesto.
  Di fatto anche in questa Commissione abbiamo visto che la maggior parte dei gruppi che sono in Parlamento hanno cercato in tutti i modi di bloccare e fermare il percorso dell'autonomia o del federalismo fiscale. Anche quando si andava a discutere sulla legge quadro con problemi di costituzionalità, si andava a verificare e a contestare le virgole per dare la sensazione che non ci fosse la volontà di andare avanti.
  Io rimango convinto, invece, che sia l'unica strada per risollevare le sorti di questo Paese, però evidentemente non tutti la pensano come il sottoscritto e come il nostro gruppo.
  A maggior ragione le due parole dette alla fine sono abbastanza sorprendenti, ovvero il fatto che le Regioni sostengano appunto che ad oggi non siano state ancora coinvolte sul percorso del PNRR, su queste risorse che devono essere spese sul territorio. È evidente che rimango allibito rispetto al fatto che le Regioni non siano state coinvolte.
  La scorsa settimana abbiamo sentito il presidente dell'UPI (Unione delle province d'Italia) che praticamente ci ha detto che anche loro non sono stati coinvolti, ma se anche lo fossero, siccome le Province sono state svuotate dal 2014, non avrebbero neanche la capacità di poter fungere da soggetto attuatore per quanto riguarda la spesa di queste risorse. Mi auguro che nel più breve tempo possibile si possa rimediare a questo errore madornale, perché è evidente che le Regioni, gli enti territoriali e anche i comuni debbano essere coinvolti e debbano essere soggetto principale sugli investimenti che possono servire per risollevare le sorti del nostro Paese. Grazie, presidente. Buona giornata.

  PRESIDENTE. Do la parola all'assessore Caparini per la replica, ricordando che alle 9.30 c'è una informativa urgente al Senato, per cui dovrò per forza chiudere la seduta. Prego, assessore Caparini.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, coordinatore della Commissione Affari finanziari della Pag. 14Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Colgo l'invito a mantenermi nei tempi. Per quanto riguarda la determinazione dell'aliquota addizionale Irpef a cui faceva riferimento il senatore Perosino, il lavoro della Commissione tecnica fabbisogni standard per le RSO (Regioni a statuto ordinario) è al vaglio e sono state anche esaminate molte proposte, tra cui anche quelle che fanno parte della riforma tributaria in itinere in Parlamento. Evidentemente ci sarà un combinato disposto e la Commissione non potrà che tenere conto del vostro lavoro e dei risultati prodotti.
  Per quanto riguarda la perequazione, è evidente che dobbiamo tenere in considerazione non il gettito standard effettivo, ma quello potenziale per includere poi gli effetti della lotta all'evasione. La definizione delle modalità di perequazione deve comunque prevedere, in base alla legge n. 42 del 2009, l'effettiva capacità fiscale del territorio in modo tale da ridurre adeguatamente e proporzionalmente le differenze tra i territori con maggiore e con minore capacità fiscale per abitante, garantendo la completa e totale copertura dei LEP.
  Diversamente avviene per i non LEP, perché ricordo che la norma prevede che il sistema di finanziamento debba progressivamente spostarsi dallo storico allo standard in un lasso di tempo che il legislatore ha previsto in cinque anni. In questo lasso di tempo è compito dello Stato andare a perequare e intervenire direttamente con dei meccanismi correttivi per compensare eventuali mancate risorse con il fine di garantire quelle che sono le misure e i servizi previsti.
  Per quanto riguarda i cinque anni, io ricordo che già oggi le Regioni versano 2.1 miliardi di risorse proprie per garantire il servizio e ricordo che sono tutte risorse correnti.
  Una certa totalità degli interventi verteva sul rapporto Regioni-Stato da una parte, su come poi questo si è sviluppato nel periodo di pandemia, in una fase emergenziale che ha evidentemente stressato il sistema e ha messo a nudo quelli che sono i limiti, esaltando invece quelle che sono le peculiarità e i punti di forza della nostra struttura costituzionale. È evidente che vi è la conseguente volontà, che mi sembra sia comune a tutti i parlamentari – altrimenti il Parlamento stesso non avrebbe votato la riforma costituzionale prima e la norma del 2009 poi – di dare pienamente forma e compiere quel percorso di rafforzamento delle autonomie e quindi delle responsabilità dei singoli livelli istituzionali.
  Parlando di pandemia e nello specifico della sanità, è evidente come fin da subito purtroppo non è stato chiaro che, per quanto riguarda l'emergenza – purtroppo questo è stato ribadito anche sede giudiziaria, e non solo – la competenza è dello Stato. In una prima fase, è stata proprio la mancata imputazione delle responsabilità a ingenerare confusione e una differente declinazione di quelle che erano le misure emergenziali.
  Una volta chiariti quelli che erano i rapporti tra le Regioni e lo Stato, evidentemente tutto ha funzionato ed è andato per il meglio. Purtroppo, quando si fa giustamente riferimento al fatto che mancasse un piano di emergenza nazionale, secondo me non è solo da intendere dal punto di vista prettamente tecnico, ma è da intendere anche che la nostra Nazione non era preparata con dei meccanismi automatici laddove un'emergenza richiede interventi più che tempestivi.
  È lì che io appunterei l'attenzione anche da un punto di vista legislativo di secondo livello, perché evidentemente dal punto di vista normativo è tutto molto chiaro. Tuttavia, viene a mancare quella che è la decodifica dei comportamenti che dovrebbero essere attuati in caso di emergenza.
  Condivido la visione dell'onorevole Presutto per quanto riguarda la spesa funzionale ai servizi, ed è quello che la Commissione sta faticosamente cercando di definire. Nel momento in cui noi diciamo che dobbiamo definire i fabbisogni standard e poi conseguentemente anche i costi, di questo stiamo parlando.
  Per quanto riguarda sia l'attuazione – rispondo all'onorevole Turri – dell'autonomia differenziata, sia il più ampio processo di realizzazione del federalismo fiscale, come ha accennato l'onorevole Osnato, secondo Pag. 15me il problema sta nella latenza dovuta alla difficoltà di declinazione di alcune norme. Questo non vuol dire, come spesso è accaduto, riscrivere le norme, bensì, come sta facendo oggi la Commissione, declinarle al meglio con un lavoro sistematico che poi possa trovare in una sede, la Conferenza Stato-Regioni, un luogo di sintesi tra due livelli istituzionali, che ricordo di fronte alla Costituzione sono pari.
  Sotto questo punto di vista rispondo anche alla sollecitazione di quale potrebbe essere un luogo ideale di sintesi per quanto riguarda la definizione dei rapporti e di chi fa e cosa a livello istituzionale. La Conferenza Stato-Regioni è uno strumento che trova radici ormai lontane nel passato. Ricordo – voi tutti lo saprete e ne sarete ampiamente edotti – che nel corso del dibattito per quanto riguarda prima l'ideazione della riforma costituzionale e poi l'attuazione del federalismo fiscale, sono state proposte una serie di modifiche a questo meccanismo di sintesi tra due livelli istituzionali. Al momento questo sembra il migliore, e segnalo che evidentemente vede sempre le Regioni in una posizione sfavorevole, ma questo dipenderà anche dal vostro lavoro, perché la necessità o meno di ricorrere a un'intesa con le Regioni viene inserita a livello legislativo ogni qualvolta il Parlamento lo ritiene opportuno.
  Il meccanismo dell'intesa è comunque un meccanismo debole, nel senso che, qualora non venisse raggiunta, comunque il Governo dopo trenta giorni può procedere indipendentemente da quelle che sono le posizioni espresse dalle Regioni.
  Prima di concludere con il PNRR e la cabina di regia, vi ricordo che nella nostra relazione potete trovare un'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione con una comparazione tra il periodo 2013-2019 per il finanziamento sanitario e quello del TPL. Sul sanitario è stato adeguato con l'1,1 per cento di crescita rispetto a una crescita invece dell'IVA dello stesso periodo del 3,4 per cento. Se questo finanziamento fosse stato agganciato all'IVA, come prevede la normativa oggi, la sanità in Italia potrebbe contare su maggiori risorse.
  Possiamo dire la stessa cosa sul Fondo nazionale trasporti, perché nel medesimo periodo c'è stato addirittura un calo delle risorse dello 0,2 per cento, ma contestualmente c'è stata una crescita del gettito che avrebbe consentito di crescere almeno dell'1,4 per cento con l'attuale configurazione, avendo così un differenziale che passerebbe dall'1,4 al 4,1 per cento. Questo ci avrebbe consentito migliori interventi, anche per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, sia dal punto di vista dei servizi, sia dal punto di vista della qualità.
  Passando al PNRR, l'attuale meccanismo di fatto ha escluso completamente le Regioni ed è l'unico modo che noi oggi vediamo per non bloccare quello che è il fondamentale strumento per la ripartenza del Paese: trovare tra soggetti attuatori, ovvero le Regioni – parlo anche per conto delle Province e dei Comuni in questo caso, visto che hanno espresso identiche lamentele – e lo Stato, un meccanismo di accordo istituzionale, quello che proporremo alla Conferenza delle Regioni oggi ed è quello che proporremo al Governo al primo momento utile, perché siamo convinti che solo attraverso un'interlocuzione diretta tra i soggetti titolari, ovvero i Ministeri e i soggetti attuatori, si potrà definire quali sono gli interventi, ma soprattutto i cronoprogrammi, perché di fatto i Ministeri hanno gli interventi chiusi in un cassetto, visto che non sono pubblici, ma devono essere evidentemente condivisi al più presto proprio per consentirci la necessaria programmazione e anche i necessari correttivi, laddove gli enti locali e le Regioni sono attori del territorio e, quindi, chi meglio di loro può conoscere e trovare i necessari correttivi laddove una misura, un intervento o un progetto potrebbe avere delle criticità.
  La nostra proposta in sede di Conferenza Stato-Regioni sarà parte di un accordo importante che proporremo al Governo. Nella Conferenza Stato-Regioni con i singoli Ministeri ci siederemo intorno a un tavolo e progetto dopo progetto analizzeremo sia la portata, sia i cronoprogrammi in modo tale da essere poi incidenti negli obiettivi e soprattutto rispettare i tempi che l'Europa ci sta dando. Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie a lei, assessore. Ringrazio nuovamente il presidente Fedriga. Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.

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