XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 43 di Martedì 21 settembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 

Audizione dell'avvocato Raphaël Kempf, legale della famiglia Lang:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 
Kempf Raphaël , legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) ... 3 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 5 
Pettarin Guido Germano (CI)  ... 5 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Kempf Raphaël , legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Ungaro Massimo (IV)  ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Kempf Raphaël , legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 8 
Kempf Raphaël , legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) ... 8 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 8 
Kempf Raphaël , legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 10.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera, come convenuto in sede di Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Audizione dell'avvocato Raphaël Kempf, legale della famiglia Lang.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'avvocato Raphaël Kempf, legale della famiglia di Éric Lang, che saluto e ringrazio per la disponibilità immediatamente manifestata a collaborare con questa Commissione.
  Come è noto ai colleghi, la morte del cittadino francese Éric Lang in un carcere egiziano è stata più volte richiamata nel corso dei lavori di questa Commissione per gli evidenti elementi di comparazione con la morte di Giulio Regeni, sia dal punto di vista delle eventuali responsabilità dell'Egitto, sia dal punto di vista dell'esercizio della pressione diplomatica da parte del Paese di cittadinanza della vittima.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta dell'audito che dei colleghi che formuleranno quesiti od osservazioni, sospendendo in tal caso la partecipazione da remoto.
  Ricordo ai colleghi presenti in aula la prescrizione di indossare la mascherina, anche quando prenderanno la parola. Invito pertanto l'avvocato Kempf a svolgere la propria relazione.

  RAPHAËL KEMPF, legale della famiglia Lang. (intervento da remoto). Buongiorno, presidente. A nome della madre e della sorella di Éric Lang vi ringrazio sinceramente per questo invito che dimostra l'interesse del vostro Parlamento e dell'Italia per la situazione di Éric Lang, che sembra addirittura superiore a quello dei rappresentanti del popolo francese rispetto alla morte di un loro cittadino. È per questo che siamo molto colpiti dalla richiesta di questa audizione.
  Farò una breve relazione sulla situazione del decesso di Lang e del processo che ne è seguito, precisando che potrò parlare soltanto degli elementi che sono già pubblici in quanto resi noti dalla stampa od oggetto di udienze pubbliche in Egitto. Come avvocato sono infatti legato al segreto istruttorio e non posso parlare a nessuno che sia esterno al dossier degli aspetti segreti di questa vicenda, altrimenti sarei sottoposto a sanzioni penali. Mi scuso se non potrò parlare di alcuni elementi segreti, ma comunque molti elementi che riguardano questo procedimento sono pubblici.
  Éric Lang era un cittadino francese che abitava da circa vent'anni in Egitto dove ha svolto diversi lavori, in particolare il professore di francese in un liceo francese in Egitto. Il 6 settembre del 2013, dopo il colpo di Stato dell'attuale presidente egiziano Al-Sisi, nel quartiere delle ambasciate, passeggiava per la strada quando, davanti all'ambasciata degli Stati Uniti, venne Pag. 4fermato da un poliziotto che effettuò un controllo sulla sua persona. Lo trovò in possesso di una bottiglia di una bevanda alcolica e di un bastone e gli chiese di fare un controllo di identità. Non avendo con sé i documenti d'identità, venne portato al commissariato di Qasr el-Nil per un ulteriore controllo.
  Il giorno successivo, il 7 settembre 2013, Éric Lang venne presentato a un magistrato della Procura del Cairo, il quale dopo un interrogatorio, ne ordinò la scarcerazione e la liberazione, ma la polizia non diede seguito a quest'ordine di scarcerazione e decise di mantenerlo in detenzione all'interno del commissariato. Venne poi trasferito in una cella con altri detenuti egiziani fermati per vari reati e dopo qualche giorno si venne a sapere del suo decesso. Ciò avvenne il 13 settembre 2013.
  La famiglia verrà informata del suo decesso soltanto il 15 settembre. Da una prima autopsia effettuata in Egitto pare che il corpo di Lang avesse delle ferite sul viso, sulle mani e sulla schiena e che il decesso fosse dovuto a una frattura delle costole e un'emorragia cerebrale. Questa autopsia era comunque insufficiente e parziale. Dal 14 settembre abbiamo appreso che Éric Lang era stato ucciso da violenze subite nel commissariato di polizia.
  Il 20 settembre del 2013 ho presentato una querela presso la Procura di Nantes. Perché Nantes? Perché era la città in cui Lang aveva il suo domicilio amministrativo in Francia. Ho fatto questa denuncia alla Procura di Nantes la quale immediatamente aprì un procedimento per omicidio volontario.
  Le spoglie di Lang vennero rimpatriate a spese della giustizia francese. Lo dico perché sulle prime gli uffici del Ministero degli affari esteri francese avevano invece rifiutato di aiutare la famiglia di Éric Lang per il rimpatrio della salma. Questo comportamento da parte della diplomazia francese è veramente un'immagine della mancanza di impegno, poi continuato per i successivi otto anni fino ad oggi.
  Il corpo è stato rimpatriato e in Francia è stata effettuata una seconda autopsia molto più completa, un mese dopo il decesso. L'autopsia segnalò che la morte era stata prodotta da un trauma toracico che aveva causato il soffocamento, cosa che non era stata osservata dall'autopsia in Egitto. C'erano lesioni intorno alle caviglie che dimostravano che era stato legato, il che ha fatto pensare al medico legale che Lang fosse stato colpito, battuto, ma anche legato con delle corde, con dei fili, a livello delle caviglie. Era stato immobilizzato e questo dimostra veramente un accanimento da parte dei suoi aguzzini, responsabili della sua morte.
  A ottobre sono andato in Egitto con un avvocato egiziano. Ho fatto una denuncia al procuratore egiziano e ho anche chiesto il coinvolgimento del Ministero dell'Interno per omicidio volontario, per omissione di soccorso e abuso di autorità. Nel diritto francese l'abuso di autorità si configura in questo caso un sequestro, dato che Lang era stato trattenuto senza alcun titolo all'interno del commissariato.
  In quel periodo in Egitto l'indagine ha seguito il suo corso contro i compagni di cella di Éric Lang. L'indagine si concentrerà esclusivamente sui compagni di cella e sulle violenze volontarie che ne hanno determinato la morte in modo involontario. Questo sarà il centro del processo. Abbiamo poi appreso che i suoi compagni di cella sarebbero stati giudicati da un tribunale penale. Il processo impiegherà molto tempo per definirsi, perché saranno condannati soltanto due anni dopo, a maggio 2016. Nel frattempo riuscii a ottenere, grazie alla perseveranza dell'avvocato egiziano che mi ha aiutato, una copia dell'ordine di scarcerazione di Éric Lang emesso dal procuratore egiziano il giorno dopo il suo arresto. Vorrei dirvi che l'accesso ai documenti amministrativi e giudiziari in Egitto è veramente difficile e molto complesso, perché c'è un'assoluta mancanza di cooperazione da parte delle autorità egiziane anche soltanto per avere gli elementi del dossier in questione. Ci ho messo parecchio tempo per riuscire ad avere una copia dell'interrogatorio del 7 settembre di Éric Lang da parte del procuratore.
  Ho poi fatto tradurre questi documenti in francese e li ho trasmessi alla giustizia Pag. 5francese affinché non ci fosse soltanto un'indagine sull'omicidio ma anche sul sequestro e l'omissione di soccorso, perché c'era una responsabilità da parte dei poliziotti rispetto ai fatti di cui è stato vittima Éric Lang. Quando una persona è trattenuta in un luogo di detenzione dello Stato, come un commissariato o una prigione, questa persona è sotto la responsabilità dei titolari gerarchici di quel luogo rispetto al suo stato di salute e alla sua incolumità: questo vale sia da parte dei poliziotti sia di altre autorità. Ho comunicato questi elementi alla giustizia francese e la giustizia francese li ha accettati, almeno formalmente.
  Ci sono quindi due procedimenti paralleli: uno in Francia e uno in Egitto. Io mi batto perché la Francia vada a fare delle indagini in Egitto, ci sia una commissione rogatoria, che l'Egitto quindi sia tenuto a rispondere rispetto a una serie di elementi e a una serie di dubbi che la famiglia ha tuttora. Ma questa commissione rogatoria internazionale non è mai stata posta in essere, o meglio, lo è stata molto recentemente, eppure noi l'abbiamo chiesta sin dal primo giorno dell'indagine.
  Il procedimento contro i compagni di cella di Éric Lang è continuato ed essi furono condannati soltanto il 15 maggio 2016 a sette anni di carcere. Saranno soltanto i compagni di cella a essere condannati. Non ci saranno altri responsabili del commissariato a essere coinvolti. Inoltre ho allertato più volte in questi anni le autorità politiche francesi sul caso di Lang. Ad aprile del 2016 il presidente Hollande si è recato al Cairo e ha incontrato Al-Sisi. Durante questa visita, Hollande ha menzionato la situazione del caso di Éric Lang in un incontro ufficiale con il presidente egiziano. C'è stata poi una conferenza stampa e, un mese dopo la visita di François Hollande al Cairo, abbiamo avuto il verdetto contro i compagni di cella di Éric Lang. Questa condanna non ha però soddisfatto la famiglia, perché non era stata fatta giustizia, dato che non tutti i responsabili erano stati condannati.
  È per questo che ancora oggi la madre e la sorella di Éric Lang continuano a chiedere alla giustizia francese di fare un'indagine sul posto, in Egitto, e chiedono alle autorità politiche francesi, in particolare al Presidente della Repubblica, al Ministro della giustizia, ma anche al Ministro degli esteri, di fare pressioni sugli alleati egiziani perché venga svolta una vera indagine, ma fino a questo momento ciò non è avvenuto.
  Questo è il riassunto del caso. Sono pronto a rispondere a qualsiasi vostra domanda. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, avvocato Kempf, a nome della Commissione. La prego di portare i ringraziamenti per questa collaborazione anche alla famiglia del professor Lang.
  Do la parola al collega Pettarin.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Grazie. Tengo moltissimo a ringraziare il presidente della nostra Commissione per la ripresa dei lavori e per l'occasione che ci viene data di fare questo approfondimento. Ringrazio moltissimo l'avvocato Kempf per la sua disponibilità a essere qui con noi oggi a darci i dettagli che gli è possibile portare a nostra conoscenza su quanto accaduto al signor Lang.
  Ho poche domande da porre. Naturalmente mi rimetto alla valutazione dell'avvocato se rispondermi in seduta pubblica ovvero chiedere la segretazione dei lavori.
  Avvocato, quanto lei ci ha raccontato secondo me è estremamente riconoscibile. È come se vi fosse una specie di protocollo operativo. Succede che un cittadino viene fermato, succede che questo cittadino subisce qualsiasi tipo di tortura e di trattamento violento che lo porta alla morte. Quando la morte viene registrata, il Paese di cui quella persona è cittadino si lamenta, giustamente. Vengono individuati dei colpevoli che nel nostro caso vengono oggettivamente eliminati, mentre nel caso che la riguarda sono sottoposti a un procedimento penale con tanto di sentenza.
  A fronte di questa situazione le faccio due domande. Nei suoi contatti con le autorità francesi lei ha avuto modo di verificare se le stesse abbiano cercato effettivamente di sensibilizzare su quanto accaduto anche le autorità europee? Vi sono Pag. 6stati uno o più momenti in cui le autorità francesi hanno chiesto ai propri alleati dell'Unione europea e anche della NATO, per quanto in suo possesso come informazione, di essere ausiliati nell'attività che è stata fatta? L'altra domanda è una sua valutazione, più che un'informazione: come valuta in questo contesto il fatto che di recente la Francia arrivi al punto di consegnare la Legion d'onore al presidente dell'Egitto pur in pendenza di una situazione particolarmente delicata come quella che lei ci ha descritto? Grazie di cuore, avvocato.

  PRESIDENTE. Date le difficoltà legate alla traduzione, farei rispondere l'avvocato a ogni singolo intervento. Do la parola all'avvocato Kempf.

  RAPHAËL KEMPF, legale della famiglia Lang. (intervento da remoto) Onorevole Pettarin, circa la sua prima domanda, in questo dossier, per quanto ne so, non ci sono richieste di informazione presentate alle autorità dell'Unione europea. Io ho allertato le autorità francesi. Penso che le autorità francesi siano state particolarmente rinunciatarie in questo campo. Non hanno fatto niente per facilitare l'emersione della verità. Parlo delle autorità politiche e diplomatiche francesi, che a mio avviso non hanno cercato di fare tutto il possibile per dar modo alla verità di manifestarsi sulla morte di Éric Lang, e di questo ci rammarichiamo molto. L'unico intervento politico, forse decisivo, delle autorità politiche francesi è, e l'ho detto, l'intervento di François Hollande nell'aprile del 2016, quando ha citato il caso ad Abdel Fattah al-Sisi. Ma tale intervento a nostro avviso è stato insufficiente, perché non ha portato le autorità egiziane a rispondere a tutte le domande che con la giustizia francese e la famiglia di Éric Lang sono state poste. Io non ho indizi o tracce di contatti su questo tema con le autorità dell'UE o altri partner della Francia a livello europeo.
  Sulla seconda domanda, che riguarda la Legion d'onore conferita ad Al-Sisi, lei capisce che non posso rispondere a questa domanda in veste di avvocato della famiglia di Éric Lang. L'unico commento che posso fare al riguardo è quello di un cittadino francese qualunque che resta colpito, sorpreso, anche scioccato dal fatto che la Repubblica francese insignisca di un riconoscimento importantissimo il presidente di un Paese che è arrivato al potere con un colpo di Stato e che poi si è distinto per la repressione ignobile degli oppositori politici e per le torture che sono state attribuite ai suoi servizi di sicurezza. Come cittadino, sono veramente deluso dalla decisione di conferire questa Legion d'onore, e posso dire che è un peccato che questo evento non sia stato oggetto di un maggiore dibattito nel mio Paese.

  PRESIDENTE. Do la parola al collega Ungaro.

  MASSIMO UNGARO. Grazie, presidente. Anch'io ringrazio l'avvocato Kempf per questa sua relazione e per fornirci questi elementi. Veramente grazie all'avvocato e solidarietà alla famiglia. Ho alcune domande puntuali. La prima è se nel processo egiziano ai compagni di cella è stato valutato il movente che avrebbe portato i compagni di cella ad attaccare, picchiare, soffocare il professor Lang. Ci sono elementi su un possibile o probabile coinvolgimento delle forze di sicurezza egiziane o lo escludete? È un elemento indicativo di questo coinvolgimento il trattenimento del professor Lang in carcere malgrado l'ordine di scarcerazione dell'autorità giudiziaria? Come si spiega lei la mancanza di sostegno delle autorità diplomatiche francesi presso le autorità egiziane? Infine, cosa intendete fare adesso per assicurare verità e giustizia sul caso Lang in Francia?

  PRESIDENTE. Prego, avvocato Kempf.

  RAPHAËL KEMPF, legale della famiglia Lang. (intervento da remoto). La ringrazio. Per quanto riguarda la prima domanda, la giustizia egiziana ha detto che i sei co-detenuti di Lang l'avevano battuto a morte senza volerlo uccidere. Una lite sarebbe scoppiata tra il signor Lang e i suoi co-detenuti. Lui li avrebbe provocati e quindi Pag. 7questi ultimi per reagire avrebbero picchiato a morte il signor Lang. Queste spiegazioni sono molto carenti. Quando si è in una situazione di promiscuità come una cella in cui tutti sono accatastati, chi è stato il primo, chi ha provocato, chi ha dato il primo colpo sono questioni poco interessanti. L'unica cosa che dobbiamo constatare è che Éric Lang ha subìto dei colpi che hanno provocato la sua morte e ciò non sarebbe dovuto accadere.
  Qual è il coinvolgimento delle autorità egiziane in questo decesso? Il coinvolgimento per noi è evidente a vari livelli. Come ho detto prima, c'è una responsabilità manifesta, perché quando una persona è detenuta in una prigione o in un commissariato, la sua salute va tutelata dai responsabili della detenzione, cioè dall'amministrazione, nella fattispecie dal commissario di polizia. Un commissario di polizia come un direttore di prigione sono responsabili di ciò che accade all'interno delle celle di cui hanno la custodia. Secondo la versione della giustizia egiziana, dei detenuti lo hanno picchiato per un certo tempo, a mio avviso piuttosto lungo, perché si parla di colpi su tutto il corpo e anche del fatto che è stato legato alle caviglie, cose che richiedono tempo. Non si può immaginare che ciò accada nella calma. Non si può immaginare che non ci siano state grida, rumori, tutti elementi che avrebbero dovuto allertare il personale del commissariato. Quindi la polizia non poteva ignorare ciò che stava accadendo nella cella e sarebbe dovuta intervenire per far cessare il calvario di Éric Lang.
  Prima avevo trascurato un elemento che si evince da certi rapporti della diplomazia francese, che si è informata presso le autorità egiziane. Éric Lang sarebbe stato picchiato, poi, agonizzante, sarebbe stato trasportato in un'altra cella dove sarebbe rimasto da solo finché non sarebbe stato constatato il suo decesso l'indomani. Se anche questo sarà accertato, la direzione del commissariato non poteva ignorare che Éric Lang si trovava in uno stato di salute delicato. Come minimo sarebbe stato tassativo chiamare un medico per cercare di salvarlo. Questa è la prima responsabilità delle autorità egiziane, ciò che giuridicamente si chiama – ma credo che lo stesso valga nel diritto penale italiano – «omissione di soccorso» a persone in pericolo. La seconda responsabilità, e questo l'ho detto, è il sequestro o l'abuso di potere, il fatto cioè di arrestare e detenere qualcuno senza averne il diritto in luoghi di detenzione che appartengono allo Stato. In Francia, ma penso anche in Italia e in Egitto, un direttore di prigione o un commissario di polizia non hanno il diritto di privare della propria libertà un individuo senza avere l'autorizzazione espressa tramite procedure giudiziarie e legali previste dai testi di legge. Qui abbiamo un magistrato o un procuratore che interviene per dire: «Liberate, scarcerate Éric Lang» – cosa che non è accaduta – e noi pensiamo che qui ci sia la prova di questo reato, che è il reato di sequestro o abuso di potere.
  Infine, terzo elemento sul coinvolgimento delle autorità egiziane. Non ho molto da dire su questo. La polizia egiziana avrebbe picchiato Éric Lang essa stessa ovvero incitato i detenuti a farlo? Questa questione può essere posta perché in un rapporto della diplomazia francese si accenna al fatto che un poliziotto, uso il condizionale, avrebbe incitato i compagni di cella a picchiarlo. Questo elemento contenuto nel rapporto non ha però finora trovato né conferma né smentita nell'indagine in corso.
  Per quanto riguarda la domanda sul sostegno o sulla mancanza di sostegno delle autorità francesi, come ho detto prima, deploriamo l'assenza tragica di sostegno da parte delle autorità francesi su questo caso. Come si può spiegare? Di nuovo farò dichiarazioni che esulano dalla mia funzione di avvocato della famiglia di Éric Lang. Posso formulare l'ipotesi che questa assenza abbia la sua causa nei rapporti diplomatici e commerciali privilegiati tra Francia ed Egitto. Rapporti che dovrebbero scioccare, dovrebbero indurre ogni cittadino della Repubblica francese a farsi delle domande sulla situazione di Éric Lang, ma anche su tutta una serie di altri problemi che riguardano la violazione dei diritti umani in Egitto. Noi pensiamo che a causa di Pag. 8questi forti legami tra la Francia e l'Egitto ci sia una mancanza di sostegno della Repubblica francese su questo caso.

  PRESIDENTE. Grazie. Le rivolgo io le domande della collega Quartapelle, che ha avuto un problema di connessione da remoto. Nel periodo che precede la sentenza del tribunale egiziano nei confronti dei presunti responsabili dell'omicidio di Éric Lang, che tipo di atteggiamento hanno avuto le autorità francesi nei confronti di quelle egiziane? Nel caso che ha riguardato Giulio Regeni, sappiamo che era attenzionato dalle forze di sicurezza egiziane per ragioni legate anche alla paranoia del regime. Per come ci ha raccontato la vicenda di Éric Lang, invece, non c'è traccia di suoi interessi o di legami che potessero sembrare sospetti agli occhi degli apparati di sicurezza egiziani. Può dirci qualcosa di più su questo aspetto?

  RAPHAËL KEMPF, legale della famiglia Lang. (intervento da remoto). Presidente, circa l'atteggiamento della Francia prima del maggio 2016 e della condanna da parte del tribunale egiziano, mi riferisco all'atteggiamento delle autorità politiche e diplomatiche, non delle autorità giudiziarie. A mio avviso l'atteggiamento delle autorità politiche e diplomatiche è stato inesistente. All'inizio dell'affare, cioè al momento del decesso, c'è stato un intervento del Consolato francese in Egitto per comprendere cosa fosse successo, per cui le autorità consolari hanno potuto incontrare alcuni responsabili del sistema giudiziario e della polizia egiziana per avere qualche informazione. A parte ciò, a livello politico e diplomatico, non c'è mai stato nessun intervento di nessun tipo su questo tema a parte questo accenno dell'aprile 2016 del presidente Hollande in una conferenza stampa.
  Il secondo punto mi sembra importante. Non l'avevo fatto prima, ma esprimo tutta la mia partecipazione alla famiglia di Giulio Regeni, un giovane con cui io stesso avrei avuto forti legami perché sono vissuto in Egitto prima della rivoluzione e anch'io ho lavorato sulla questione dei movimenti sociali e della loro repressione in Egitto. Quindi rivolgo la mia partecipazione alla famiglia e sono lieto che in Italia da parte della vostra Commissione e delle autorità del vostro Paese ci sia un interesse forte sulla morte di Giulio Regeni. Penso però che le situazioni siano un po' diverse. Giulio Regeni poteva essere oggetto di sorveglianza da parte del regime egiziano per motivi politici, dati i suoi interessi di ricercatore. Éric Lang era in una situazione diversa. Non era studente, non era ricercatore. Era professore, docente, ma non penso che rappresentasse personalmente una qualunque minaccia al regime egiziano.
  Detto ciò, si era a poco tempo dal colpo di Stato e allora in Egitto – ma queste sono solo ipotesi in attesa di essere confermate da ricerche sul campo – effettivamente qualunque straniero poteva sembrare un po' sospetto agli occhi delle autorità. È vero che Éric Lang non aveva con sé il passaporto. È stato assoggettato a un controllo di identità, è stato portato in commissariato, ma non penso che fosse pedinato. Questa è una notevole differenza tra il caso su cui lavora la vostra Commissione e il caso Lang.

  PRESIDENTE. Porrei io alcune domande. Siamo ben consapevoli delle differenze tra i due casi. È interesse di questa Commissione valutare approfonditamente anche dal punto di vista egiziano, visto che si tratta di due cittadini stranieri europei sotto la custodia di apparati di sicurezza egiziane in forme diverse. Questo sarà anche oggetto delle mie domande, perché di Giulio Regeni non si avevano notizie. È stato sequestrato senza nessun elemento di formalità giudiziaria, cosa diversa nel caso del professor Lang.
  Entro nel merito di alcune domande tecniche che ci servono a capire, nell'ambito di queste differenze, quello che può essere utile per i lavori della nostra Commissione. Nello specifico, sapevamo che nel caso del professor Lang un magistrato aveva disposto la scarcerazione. Ha avuto modo di capire perché non è stato eseguito l'ordine di scarcerazione da parte delle forze di polizia?Pag. 9
  Quale interazione hanno avuto l'Ambasciata francese al Cairo e più in generale il Ministero degli esteri francese con le autorità egiziane nell'immediatezza dei fatti? Lei ha parlato di un'inattività dopo che si è avuta conoscenza della morte del professor Lang, ma nei giorni in cui egli era trattenuto le autorità francesi erano a conoscenza di questo stato di fermo? Sono intervenute per chiederne la scarcerazione? Erano a conoscenza dell'ordine di scarcerazione emanato dal giudice? Che cosa è successo in quei giorni? Che tipo di attività è stata messa in campo dalla Francia per ottenere la scarcerazione del professor Lang? Le autorità erano informate del fermo del professor Lang?
  Le chiederei di aggiungere anche qual è stata l'interazione con la famiglia. La famiglia del professor Lang era stata informata che il professor Lang fosse in stato di fermo o è stata informata solo quando è stata accertata la sua morte?
  Rispetto all'autopsia, lei ci ha detto che il professor Lang aveva segni evidenti di strozzature. È stato legato mani e piedi con l'utilizzo di altri strumenti che non si rinvengono facilmente in una cella di un commissariato o di un carcere. Secondo lei ci sono possibilità che questi segni o altri delle percosse possano far ritenere che il professor Lang sia stato interrogato e che abbia subìto tortura in qualsiasi forma durante la sua permanenza o custodia presso il commissariato?
  Una domanda che avevo preparato è già stata fatta. Peraltro le chiedo se, al di là di quello che ha fatto il governo francese, come legali avete pensato alla possibilità di portare il caso del professor Lang all'attenzione di alcuni consessi internazionali e avete mai preso in considerazione l'ipotesi che il governo francese potesse avvalersi di procedure previste dalla Convenzione ONU contro la tortura?
  I familiari della vittima hanno ricevuto una forma di risarcimento da parte delle autorità egiziane a seguito della condanna dei detenuti? Ciò, proprio per le questioni che lei poneva sulla responsabilità dello Stato, in questo caso non solo penale ma anche politica e civile, perché quello che è avvenuto è avvenuto dichiaratamente sotto la custodia delle autorità cairote a differenza, come sappiamo, della vicenda di Giulio Regeni sulla quale ancora oggi viene negata qualsiasi responsabilità da parte delle autorità cairote.

  RAPHAËL KEMPF, legale della famiglia Lang. (intervento da remoto). Presidente, sono molte le domande. Spero di averne preso nota.
  Perché Lang non è stato rilasciato? È una domanda a cui non posso rispondere con certezza al momento, perché l'indagine su questo aspetto non è stata svolta in maniera soddisfacente. È stata evocata da alcuni poliziotti egiziani. È stato detto che non è stato liberato per la necessità di fare delle verifiche amministrative riguardanti il suo soggiorno sul territorio egiziano. Ma in realtà nel nostro dossier non abbiamo chiarimenti o decisioni ulteriori che contraddicessero la decisione del procuratore di rimetterlo in libertà. Questa questione del perché non sia stato liberato è una questione fondamentale per la famiglia di Éric Lang, che aspetta un'indagine seria su questo punto per poter avere delle risposte.
  Ci sono stati contatti tra l'Ambasciata e il Consolato francese durante la detenzione di Lang? Sì. Seguendo la cronologia degli eventi, il suo arresto è avvenuto il 6 settembre, ha visto il procuratore il 7 settembre e l'8 settembre un amico di Lang gli fa visita nella cella con gli altri detenuti. Questo amico ha informato il Consolato francese in Egitto della sua detenzione. Due giorni dopo personale del Consolato fa visita a Eric Lang in questa cella e informa la famiglia, dopodiché non ci sono altri interventi. Non credo che il Consolato sia stato molto coinvolto sulle questioni del perché sia stato arrestato e perché non sia stato rilasciato. Non ci sono elementi che mi permettano di dire che il Consolato francese a settembre del 2013 avesse avuto notizia dell'ordine di scarcerazione da parte del procuratore egiziano. Non ho elementi per poter dire se lo sapessero o meno. Siamo ancora nel campo delle ipotesi. C'è stato un intervento da parte del Consolato francese in Egitto. La famiglia è stata informata, ma in maniera insufficiente, e il Pag. 10Consolato non si è mosso abbastanza e non è intervenuto per evitare questa fine tragica.
  Éric Lang ha subìto un interrogatorio e delle torture? Anche in questo caso non ho elementi per poterlo affermare. L'unica traccia di interrogatorio presente nel dossier è da parte del procuratore egiziano del 7 settembre 2013, di cui ho il verbale. Gli sono state fatte un paio di domande da parte del procuratore. Non ci sono altre tracce di ulteriori interrogatori e non posso quindi affermare che sia stato nuovamente interrogato da parte delle autorità di polizia. Ma è evidente che i colpi che hanno causato la sua morte sono stati estremamente violenti e che potrebbero essere assimilati alla tortura, ma in questo caso sarebbe un omicidio volontario. Secondo noi questo è un omicidio volontario, perché quando si colpisce con tale violenza si vuole uccidere. Ma siamo ancora nel dubbio se si sia trattato di un omicidio volontario.
  La famiglia non ha ricevuto un risarcimento per il decesso, ma questo potrebbe forse avvenire prossimamente grazie a una norma prevista dalla Francia e che riguarda tutti i cittadini francesi vittime di sevizie subite in patria o all'estero. Speriamo a tale titolo di ottenere un risarcimento, ma senza alcun intervento da parte dell'Egitto.
  Abbiamo pensato di non muoverci a livello internazionale, perché riteniamo che sia più efficace passare attraverso la giustizia francese con la convenzione di collaborazione giudiziaria tra Francia ed Egitto e quindi ottenere informazioni più precise e poter avere un'indagine più dettagliata. Spero, presidente, di aver risposto a tutte le sue domande. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato Kempf per il contributo che ha dato ai lavori della Commissione. A nome dei colleghi, ringrazio e saluto attraverso di lei la famiglia del professor Lang.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle ore 10.55.