XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 129 di Mercoledì 28 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del presidente di ASSORAEE, Giuseppe Piardi:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 3 
Nepi Letizia , segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Nepi Letizia , segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto) ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Nepi Letizia , segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto) ... 4 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 9 
Briziarelli Luca  ... 10 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 13 
Nepi Letizia , segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Piardi Giuseppe , di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 16 
Nugnes Paola  ... 16 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Piardi Giuseppe , presidente di ASSORAEE (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 

Audizione del presidente di ERION, Andrea Fluttero:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 20 
Gallone Maria Alessandra  ... 21 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 21 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 24 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 26 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 27 
Fluttero Andrea , presidente di ERION (intervento da remoto) ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 29 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 29 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 29 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 29 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 29 
Arienti Giorgio , general manager di ERION (intervento da remoto) ... 29 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30 

Esame della proposta di relazione sull'evoluzione del fenomeno degli incendi negli impianti di gestione di rifiuti:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30 

Esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Audizione del presidente di ASSORAEE, Giuseppe Piardi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Giuseppe Piardi, presidente di ASSORAEE (Associazione Recupero Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), partecipa all'audizione Maria Letizia Nepi, segretaria di Fise Unicircular, associazione che rappresenta le imprese della economia circolare. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei flussi paralleli illeciti e dell'abbandono dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
  La Commissione è interessata a conoscere quali siano le criticità del settore e quali iniziative sono in fase di attuazione per raggiungere il target europeo di raccolta. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Quindi invito il nostro ospite, poi decidete voi insomma come passarvi la parola, a svolgere una relazione; noi siamo interessati al problema dell'abbandono dei rifiuti in particolar modo dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), degli inerti e degli ingombranti, un tema abbastanza complesso e variegato. Ci farebbe piacere sentire il vostro punto di vista. Ci farebbe piacere sentire innanzitutto chi rappresentate e quali sono le problematiche sul tema che andrebbero o potrebbero essere risolte. Grazie.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Darei la parola a Letizia Nepi che ci illustra chi rappresentiamo e chi è l'associazione ASSORAEE.

  LETIZIA NEPI, segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto). Ringrazio il presidente. Ringrazio la Commissione. Avevamo preparato delle slide che vorremmo condividere. Tanto per inquadrare, come richiesto, qual è l'associazione, chi rappresentiamo e come si muove ASSORAEE nel mondo delle imprese e della economia circolare, Fise Unicircular, l'associazione che rappresenta a livello sia nazionale che europeo le imprese e le associazioni italiane che svolgono attività a supporto dell'economia circolare e quindi associamo sia aziende, che associazioni, che si occupano di recupero di materie da residui da rifiuti, riciclaggio, produzione di materie e prodotti secondari, utilizzo delle materie e prodotti secondari nei cicli di produzione anti consumo, preparazione per il riutilizzo di beni, componenti e articoli e, in generale, servizi alla economia circolare, progetti e altro.
  L'obiettivo dell'associazione quindi è la promozione del riciclo e della economia circolare come elementi strategici di uno sviluppo sostenibile. Pag. 4
  Quindi, come dicevo, ad Unicircular, aderiscono sia imprese, che associazioni di imprese, in particolare ASSORAEE rappresenta le aziende che gestiscono impianti di trattamento di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
  Il numero delle aziende non è alto, sono 12 aziende, però, a seguito praticamente di processi di aggregazione e accorpamento del mercato, queste comunque, complessivamente, gestiscono e trattano più dello 80 per cento dei RAEE generati, raccolti ogni anno, dal sistema gestito dal centro di coordinamento RAEE in Italia. ASSORAEE lavora, ovviamente, a sostegno, a supporto, delle sue aziende per varie attività, varie finalità.

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, per capire: queste 12 aziende gestiscono lo 80 per cento dei RAE prodotti in Italia immagino o meglio prodotti...

  LETIZIA NEPI, segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto). No. Solo quelli gestiti dal centro di coordinamento RAEE che, come è noto, si occupa di gestire i RAEE domestici, quindi quelli che vengono praticamente raccolti, intercettati dai luoghi di raggruppamento e dai centri di raccolta comunali. Quindi non sono tutti i RAEE in Italia.

  PRESIDENTE. Quindi è l'80 per cento di quello che viene raccolto nelle isole ecologiche. E l'altro 20 per cento?

  LETIZIA NEPI, segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto). Lo spieghiamo, poi, a seguito della presentazione anche con i dati che sono stati raccolti e monitorati. ASSORAEE ha varie attività, ovviamente è nostro preciso obiettivo quello di favorire, quindi, sia la creazione di nuovi sbocchi di mercato per i prodotti riciclati, tramite la standardizzazione, la qualificazione dei materiali ottenuti dal riciclo dei RAEE e anche, soprattutto, quella di favorire l'aumento della raccolta che è un po' il vulnus, in questo momento, del sistema RAEE.
  Ovviamente, poi, ASSORAEE si occupa della standardizzazione e della qualificazione del trattamento, ed è stato proprio il primo promotore, già dal 2008, quindi risale veramente a molti anni fa, dell'accordo sul trattamento dei RAEE, sulla qualità del trattamento, quello che è stato stipulato con il Centro di coordinamento (CdC) RAEE e che, ultimamente, nel 2016 la prima volta e poi nel 2021 il rinnovo, ha visto appunto anche la partecipazione di tutte le associazioni delle imprese del trattamento. Quindi non solo ASSORAEE ma anche Assofermet, Assorecuperi, insieme, ovviamente, a CdC RAEE.
  Quindi io adesso lascerei la parola all'ingegnere Piardi che, appunto, spiegherà come funziona il sistema della raccolta dei RAEE domestici e, in generale, anche di tutti i RAEE visto che, tra l'altro, appunto, il nostro è un sistema all actors che prevede la possibilità che i RAEE vengano gestiti da tutti i soggetti che hanno una autorizzazione.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Nella slide che vi è stata proiettata ora, vedete quali sono gli attori del sistema della raccolta domestica, quindi c'è il consumatore, il produttore di RAEE, che aderisce in Italia a sistemi collettivi – non c'è nessun produttore che segue il fine vita autonomamente – quindi gli impianti, l'organizzazione del recupero, la raccolta e gli impianti di trattamento. I pilastri della raccolta sono lo «Uno contro Uno», che credo che voi conosciate, i centri di raccolta, e lo «Uno contro Zero».
  Quali solo, a nostro avviso, le criticità? Se andiamo sulla slide successiva, noi abbiamo iscritti al Centro di coordinamento, circa 1050 impianti, di cui 53 accreditati, e già qui vedete una grande differenza tra chi è accreditato a un sistema di trattamento che segue le linee europee del Cenelex e chi invece opera in base a una semplice autorizzazione.
  Prima dicevamo quanti sono gli associati ASSORAEE, dicevamo che sono un numero abbastanza contenuto, gli altri 53 soggetti, sono soggetti che magari svolgono attività di recupero RAEE, accoppiata ad Pag. 5attività di recupero metallico, come possono essere gli associati Assofermet e quindi, fondamentalmente, chi si occupa del recupero magari e dello smantellamento di automobili e così via, i cosiddetti smantellatori.
  Ora, importante è sottolineare questo aspetto, ovvero abbiamo 53 impianti e 1050 soggetti sul mercato, già questo fatto, a nostro avviso, facilita la dispersione del rifiuto. Ricordo che la raccolta italiana – prego di andare sulla slide successiva – vede queste quantità, il totale raccolto sono circa 478.817 tonnellate, tra domestico e professionale, secondo le categorie classiche definite dalla norma – che qui vedete evidenziate – con un incremento in totale sulla raccolta, direi discreto – qui vi diamo contezza di quanto è aumentata la raccolta – però con un ancora insufficiente perseguimento degli obiettivi di raccolta europea, che vedete nella slide successiva. Ovvero gli obiettivi sono...

  PRESIDENTE. Scusate se interrompo, perché voglio capire bene. Abbiamo detto che rappresentate solamente le raccolte delle isole ecologiche? Quindi nell'«Uno contro Uno» non avete nessuna azienda?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Mi scusi presidente, l'«Uno contro Uno» viene esercitato dai soggetti abilitati che poi si rivolgono comunque a impianti di trattamento, che possono essere anche i nostri impianti. Prevalentemente, le nostre aziende fanno raccolta sull'isola ecologica, ma possono operare anche sull'«Uno contro Uno» e anche sulla raccolta professionale. Mentre, invece, ci sono impianti che non operano sulla raccolta domestica, ma operano solo sulla raccolta professionale. Questa è un po' la differenza fondamentale.

  PRESIDENTE. Quindi, anche per capire i volumi trattati, voi avete detto che rappresentate l'80 per cento di chi raccoglie nelle isole ecologiche, invece quale è la percentuale di raccolta professionale?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). La percentuale complessiva del professionale è intorno al 20 per cento del domestico. Qui la percentuale ufficiale, perché poi esistono canali sotterranei, paralleli, privaders, situazioni che ne quantificano difficilmente la quantità.

  PRESIDENTE. Anche qui per capire, il 20 per cento di cosa? Nel senso state dicendo che quello che trattate voi, di professionale, è il 20 per cento di quello che trattate voi...

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Più o meno.

  PRESIDENTE. Quindi non che, in generale, il rifiuto RAEE domestico è l'80 per cento il rifiuto...

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). No, nel circuito ufficiale, chiamiamolo così, se andiamo sulla slide precedente a questa che stiamo illustrando – ecco, qua vedete come questi sono la raccolta professionale, più o meno, in generale, questa è la raccolta professionale rendicontata. Uno dei problemi che abbiamo noi è rendicontare.

  PRESIDENTE. Sì, ma ripeto, questi sono i vostri numeri. Non i numeri di tutti.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). No, questi non sono i nostri numeri. Questi sono i numeri fonte Centro di coordinamento RAEE. Sono numeri non dei nostri impianti, ma che vengono rendicontati a livello ufficiale.

  PRESIDENTE. Quindi, in teoria, nel canale ufficiale, ovviamente, questi sono numeri a livello nazionale di tutte le tipologie, di tutte le associazioni, le imprese, di tutto il mondo dei RAEE, diciamo così.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Sì. ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha una sua rendicontazione, più o meno similare, il Ministero Pag. 6dell'Ambiente... uno dei problemi grossi in Italia è anche la rendicontazione.
  È chiaro che, andando alla slide successiva che evidenzia il target di raccolta fissato a livello europeo che, nel 2016, doveva essere 45 per cento dell'immesso sul mercato, per andare al 2019 al 65 per cento. Noi, in realtà, abbiamo una raccolta insufficiente. Qui sembra che sia diminuita, anche se in realtà è aumentata, vedete gli importi sotto le ruote.
  In realtà che cosa è successo? Che con l'Open Scope, avendo inserito nuovi rifiuti tra i RAEE, abbiamo un aumento più che proporzionale dell'immesso sul mercato con un aumento meno proporzionale della raccolta di rifiuto tale per cui, in realtà, gli obiettivi, al posto di avvicinarsi, si allontanano.
  Ora la nostra considerazione è questa: l'Italia immette sul mercato, più o meno, un milione di tonnellate di AEE (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) quanto, più o meno, ne immettono Francia, Germania, tenuto conto della popolazione ovviamente, dove c'è più popolazione se ne immette di più, in realtà raccogliamo di meno. Quindi è evidente che esistono delle situazioni di mercato parallelo, sotterraneo, chiamatelo come volete. Non è realistico che, a fronte di una immissione sul mercato di AEE, più o meno omogenea – si differenzia, ovviamente, per il numero della popolazione, i tedeschi sono più degli italiani – ci sia una raccolta deficitaria. E allora ci siamo chiesti anche noi quali sono i motivi.

  PRESIDENTE. Come si fa a stabilire il milione di tonnellate di RAEE?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). No. Di AEE, di apparecchiature. AEE è l'apparecchiatura e viene stabilita con le dichiarazioni di immissione sul mercato da parte dei produttori. La norma europea definisce una quantità di rifiuto da recuperare in percentuale dell'immesso sul mercato. Dice, fondamentalmente, che se ogni anno immettiamo 100, dovremmo recuperare almeno 65, perché c'è un tasso di sostituzione.

  PRESIDENTE. Ovviamente questo è un calcolo molto indicativo. Perché se io compro una radiolina oggi, non è che la uso un giorno e il giorno dopo la smaltisco. Quindi se io, in un anno, immetto una radiolina, mi aspetto che quella radiolina sia conteggiata nel RAEE. Quindi mi domando, come si fa a calcolare le percentuali su un rifiuto che, potenzialmente, potrebbe non esserci perché io magari questa radiolina la tengo per 50 anni nel mio garage, oppure perché la butto chissà dove. Che garanzie ci sono che questi numeri siano affidabili?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Allora questo, sinceramente, dovrebbe chiederlo al legislatore europeo perché è lui che ha definito queste percentuali. Io posso dirle che questo è uno dei problemi, quello che lei ha evidenziato, se andiamo alla slide successiva, è proprio il fatto che il consumatore, molte volte, soprattutto per elettrodomestici che ritiene di valore, o elettronica di consumo che ritiene di valore, in realtà, non si reca all'isola ecologica, ma trattiene in casa l'apparecchiatura. Questo è un comportamento improprio perché, in realtà, l'aspetto sostitutivo dovrebbe comportare, poi, il corretto smaltimento di quella apparecchiatura e non il fatto di accumularla nei cassetti o nelle cantine.
  Tanto è vero, presidente, che io posso dirle che durante il lockdown abbiamo assistito a un incremento enorme della raccolta che, probabilmente, era dovuto al fatto che la gente aveva cominciato a far pulizia nelle cantine. Però, i comportamenti del cittadino incidono nella qualità e quantità del rifiuto recuperato. Posso dirle che, essendo io oltre che presidente di ASSORAEE, amministratore delegato di un grosso gruppo industriale che si occupa di RAEE, riscontriamo che la raccolta pro capite italiana è molto più bassa di quella del nord Europa. È un fatto culturale.
  Ancora molti cittadini hanno il timore a conferire, presso l'isola ecologica, il telefono cellulare obsoleto, piuttosto che un'altra apparecchiatura, in quanto non credono, a mio avviso, che ci sia un recupero opportuno, o anche un riuso, perché nella Pag. 7gerarchia del recupero del rifiuto, al primo posto, c'è il riuso.
  Ora qui noi abbiamo cercato di evidenziarvi quali sono, a nostro avviso, gli aspetti critici. Errori da parte dei cittadini, e quindi sullo «Uno contro Uno» molte volte... Scusa torna sulla slide precedente perché è molto importante, secondo me, che chiariamo questi aspetti, perché sono aspetti di vita quotidiana. Quante volte i nostri concittadini trovano resistenza nei punti vendita all'«Uno contro Uno», o addirittura all'«Uno contro Zero» e questi sono aspetti che meriterebbero, da parte della mano pubblica, una forma di più incisiva informazione al cittadino.
  E poi c'è l'aspetto, altrettanto importante, della sottrazione dei flussi di maggior valore. Nella slide successiva, si evidenzia il fatto che il cittadino, il detentore del rifiuto, non identifica il rifiuto come RAEE, lo indirizza verso canali di gestione sbagliati. Molte volte, o va nell'indifferenziato, oppure il cittadino nel recarsi all'isola ecologica viene fermato da operatori non-compliance che si offrono di farsi carico del recupero, questo avviene ahimè fuori da molte isole ecologiche.
  Quali sono le azioni possibili a nostro avviso? Sensibilizzare maggiormente il cittadino. Credo che non sia mai stata fatta una pubblicità progresso, a mia conoscenza, sul corretto smaltimento, o fine vita, delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questo anche alla luce del fatto che il proliferare, nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche di batterie al litio, dovrebbe accompagnarsi a una corretta informazione al cittadino di come recarsi all'isola ecologica e depositarvi l'apparecchiatura e le batterie. Per quanto riguarda, poi, il discorso relativo alla raccolta RAEE, io vi dico solo un principio generale: noi oggi paghiamo tutto il rifiuto che ci viene conferito. Sembrerà strano, ma le aziende che lavorano il rifiuto lo pagano, in quanto il valore del rifiuto è determinato dalla capacità nostra di recuperare i metalli in esso contenuti.
  Ed è un fatto obiettivo, dimostrabile, che all'aumentare del prezzo dei metalli – cosa che sta succedendo in questi giorni – diminuisca la quantità di rifiuto che viene conferita e ricevuta dagli impianti dalle medesime zone.
  Un caso tipico sono le lavatrici, che sono prevalentemente ferro. Il ferro è aumentato in maniera molto consistente – penso che voi ne abbiate contezza – all'aumento del prezzo del ferro è diminuito il conferimento di lavatrici. Questo sta a dimostrare il fenomeno cosiddetto del cherry picking, ovvero sia che, ahimè, anche nei luoghi di raggruppamento, nei centri di raccolta, esiste un commercio, tra virgolette, di rifiuti.
  Ciò non è totalmente illegale, perché ricordo che il 49 identifica tutti i soggetti della filiera come possibili operatori ed eco operatori e, quindi, dà la facoltà a chiunque di potere determinare il fine vita del prodotto in modo indipendente, anche fuori dal sistema ufficiale. Secondo noi, questo è un problema, perché questo visione all actor deresponsabilizza gli attori fondamentali, che sono i produttori, che hanno l'obbligo del fine vita. E aumenta la possibilità e il rischio di fenomeni paralleli o sotterranei o anche del malaffare.

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, se aumenta il valore del ferro, ovviamente, la lavatrice da buttare è più appetibile. Ma questa diminuzione del conferimento delle lavatrici parliamo nelle isole ecologiche o in generale?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Con l'aumentare del valore dei metalli, ferrosi e non ferrosi, il rifiuto nel canale ufficiale decresce.

  PRESIDENTE. Quindi i canali ufficiali sono tutti, isole ecologiche, «Uno a zero»?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Il canale ufficiale è quello che vi ho illustrato prima, quello domestico, quello più grosso. Cioè, cala la quantità di rifiuto presente nel sistema ufficiale, aumenta la quantità di rifiuto che prende altre strade, che sono quelle di impianti non accreditati, che sono Pag. 8quelle fuori dal sistema che è gestito e governato secondo il 49.

  PRESIDENTE. Ma potenzialmente anche nelle isole ecologiche ci potrebbe essere la compiacenza degli operatori; magari il cittadino porta la lavatrice e quella lavatrice, invece di essere registrata in maniera ufficiale e indirizzata alle vostre aziende di riciclo, è ceduta a qualcun altro che non è accreditato e spariscono nel nulla.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Non lo posso escludere, presidente. Anzi credo che ci sia anche questo, ci sia anche un po' di malaffare. Uno dei problemi grossi, a nostro avviso, è il controllo sulle isole ecologiche. I comuni dicono che non hanno fondi a sufficienza, io debbo ricordare che i centri di raccolta pubblici e privati percepiscono dal Centro di coordinamento, e quindi dai produttori, dei premi di efficienza per migliorare la raccolta e lo stoccaggio del prodotto.

  PRESIDENTE. Quindi questo potrebbe potenzialmente avvenire anche nei centri di raccolta dei cittadini. Quindi potrebbe avvenire anche nei centri commerciali che fanno l'«Uno a zero» e l'«Uno contro Uno»?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Esatto.

  PRESIDENTE. Anzi probabilmente forse maggiormente?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Sì, però la raccolta dell'«Uno contro Zero» è veramente molto deficitaria secondo quanto dichiarano gli operatori commerciali, perché la mole burocratica è tale per cui gli operatori commerciali sono disincentivati a pubblicizzarla.

  PRESIDENTE. Sì, in effetti, ho già verificato che nei grandi centri elettronici, l'«Uno a zero» si trova scritto praticamente sotto terra, sotto le mattonelle.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Sì. Guardi, noi abbiamo fatto un esperimento, con alcune aziende, e abbiamo fatto una raccolta diretta, pubblicizzata con una sigla commerciale nota, che ha riscosso molto successo due anni fa. È molto costoso questo tipo di raccolta perché lei può immaginare che è molto frammentata, occorre svuotare i contenitori che non sono, ovviamente, di grosse dimensioni in maniera molto ripetitiva e quindi è molto costosa anche per chi la mette in opera e anche per l'impianto. Però, secondo me, è il futuro.
  Dobbiamo rendere più semplice, per il consumatore, trovare un'isola ecologica vicina. Ricordo che il fenomeno della dispersione è tanto più alto, quanto è più lontano dall'abitazione, o dai centri abitati, l'isola ecologica. All'aumentare delle isole ecologiche, diminuisce il fenomeno della dispersione.
  Ma noi abbiamo una capillarizzazione delle isole ecologiche, dei centri di raccolta, che è molto diversificata sul territorio nazionale. Bisogna aumentarli. Perché aumentare la presenza significa che il consumatore, il cittadino, non deve farsi chilometri e chilometri per conferire, e poi aumentare anche gli strumenti che le municipalizzate mettono a disposizione del cittadino per la consegna, per esempio, di quello che lei chiamava gli ingombranti. Se uno ha un frigorifero da smaltire, e non compra il nuovo, o la municipalizzata gli mette a disposizione un servizio, sennò lo mette vicino al cassonetto. Queste sono cose obiettive, non le inventiamo. E per noi un frigorifero è fonte di reddito. È un peccato vedere situazioni di abbandono quali hanno determinate aree geografiche del Paese.

  PRESIDENTE. Come funziona attualmente l'«Uno a zero»? Se io vado in una grande catena, come Euronics, Mediaworld, che conoscono tutti, e porto due batterie o una piccola radiolina senza acquistare nulla, e vado lì dal cassiere, che succede?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Dovrebbero avere dei contenitori dedicati, perché questo Pag. 9 prevede la norma. Non è tanto il cassiere che li mette nel cassetto, dovrebbero avere dei contenitori dedicati. Ma il problema non è tanto il fatto di avere i contenitori dedicati...

  PRESIDENTE. A parte che questi contenitori dedicati, io francamente – eppure sono abbastanza attento – non è che li ho visti.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). No, li vede poco perché il problema non è tanto l'investimento nel contenitore, il problema è nella gestione.

  PRESIDENTE. È quello che succede dopo. Quindi la pratica burocratica pesante in che cosa consiste?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Nell'identificazione di quello che hanno ottenuto e tutto quello che consegue. Bisognerebbe snellire, aiutare loro, per aiutare il cittadino.

  PRESIDENTE. A me risulta che ognuno doveva lasciare – ed era questo il motivo, diciamo così, di resistenza – nome, cognome, tutti i propri dati. Se invece mi dite che c'è un cassonetto dove nel quale si conferisce e basta...

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Nell'«Uno contro Uno», sì.

  PRESIDENTE. Io avevo capito anche nello «Uno a zero».

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). A me non risulta che nell'«Uno contro Zero» bisogna identificare. Può darsi che qualcuno abbia interpretato in maniera estesa il principio del produttore del rifiuto e quindi voglia identificare il consumatore che lascia il rifiuto perché, teoricamente, uno potrebbe lasciarlo in un contenitore che è nella disponibilità del centro commerciale, quindi se tutte le volte va identificato... Può darsi che qualcuno abbia una procedura ma io su questo, francamente, non ho una risposta definitiva. Mi pare però strano che facciano l'«Uno contro zero» e poi bisogna identificare il soggetto. Forse lo identificano per motivi commerciali, non per motivi legati a questa attività.

  PRESIDENTE. Quindi il troppo burocratico è solo l'«Uno contro uno», mentre l'«Uno contro zero» non ha dei problemi...

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). È un problema relativo a tutta la filiera del rifiuto, che è la rendicontazione che viene fatta, a questo punto deve essere fatta dal punto di raccolta, della raccolta di rifiuto che, per alcuni, è francamente un po' pesante. Ora la norma che prevede il servizio «Uno contro Zero» stabilisce una serie di obblighi in capo al distributore di apparecchiatura elettriche ed elettroniche, obbligo di informare il pubblico della gratuità del ritiro, e della assenza dell'obbligo di acquisto di un'apparecchiatura equivalente, obbligo di ritiro gratuito del RAEE di piccolissime dimensioni, obbligo di predisposizione di un luogo di ritiro, dei RAEE, obbligo di deposito dei RAEE in luogo idoneo, rispettando la corretta separazione tra i vari raggruppamenti, obbligo di compilare e conservare lo schedario di carico e scarico del decreto ministeriale, obbligo di trasporto e conferimento, obbligo di iscrizione del distributore all'albo nazionale. Non c'è nessun obbligo d'identificazione. Però se lei ha sentito gli 4 obblighi, sono abbastanza pesanti per una superficie. Cioè il fatto di rendicontare così, non c'è però nessun obbligo a identificare chi lascia il rifiuto.

  PRESIDENTE. Si era prenotato il senatore Briziarelli. Io non so se deve finire con le slide.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). No, io avevo solo un'ultima slide in cui facevamo qualche proposta di buonsenso, non è che abbiamo Pag. 10 la scienza infusa, quindi cerchiamo di proporre qualcosa che sia fattibile. Ripeto prima, sensibilizziamo i cittadini, spendiamo due lire in pubblicità e progresso, è molto importante. Perché guardate che il problema del recupero dei RAEE, soprattutto alla luce dell'aumento delle batterie al litio, che sono estremamente pericolose, va accompagnato a una opportuna sensibilizzazione.
  Poi c'è un problema di responsabilità dei target di raccolta. Allora il sistema all actor, è un bel sistema, teoricamente. Però, di fatto, non pone in capo a nessuno, se non al sistema, il raggiungimento dei target di raccolta. A nostro avviso, andrebbe un po' rivisto il principio, ovvero andando a responsabilizzare il produttore che sostiene i costi anche per il target di raccolta. A questo punto, credo che sarebbe più severo il sistema della raccolta e quindi avremmo maggiore capacità anche di rendicontare quanto stiamo raccogliendo.
  E poi, per finire, credo che il miglioramento dell'attuale sistema, attraverso una scrupolosa individuazione e qualificazione di soggetti, che organizza la raccolta dei flussi di RAEE, ci garantirebbe un miglior tracciamento. Uno dei problemi più grossi che abbiamo, a mio avviso, è che noi non essendo in grado di rendicontare bene, sembriamo le pecore nere del sistema europeo. In realtà, posso garantire che gli impianti di trattamento italiani non hanno nulla da invidiare, essendo io rappresentante di una azienda multinazionale. Gli impianti italiani sono francamente tra i migliori. Il sistema è buono, vanno solo meglio identificate le responsabilità, non lasciate a una generica responsabilità del sistema. Andrebbero meglio tutelati e controllati i centri di raccolta e più informati i cittadini. Io non ho altro da aggiungere, se c'è qualcuno che ha qualche domanda, cercherò di rispondere.

  LUCA BRIZIARELLI. Ringrazio gli auditi che ci hanno fatto un quadro interessante. Vorrei porre tre domande. La prima, ovviamente mi corregga se sbaglio, io credo che il peso maggiore sul rischio di mancato raggiungimento del traguardo, riguardi, di fatto la carenza di un sistema efficiente in quattro regioni italiane, che raccolgono il 25 per cento della popolazione italiana, arrivare di fatto al traguardo giocando non con tutta la squadra sicuramente condiziona.
  Io concordo sulla proposta di dire: sensibilizziamo i cittadini, diamo loro un quadro. Ma è pur vero che se poi quel cittadino, debitamente sensibilizzato, non ha una rete, parto dei centri di raccolta perché sono sicuramente l'aspetto più rilevante, diventa ovviamente difficile.
  Quindi, vorrei capire, ci sono stati vari incontri negli ultimi due anni sui dati, se ci sono novità relativamente allo stato della rete, si fa riferimento nelle slide che avete portato, insomma, al fatto che ci siano zone che stentano un po' di più.
  Poi è chiaro che, avere il centro di raccolta, non averlo efficientato, non avere la sicurezza che non avvengano fatti criminosi, o comportamenti comunque illeciti, ha una sua valenza, ma partiamo dal dire: serve che la rete sia presente su tutto il territorio nazionale. Quindi se, su questo, aveva qualche dato in più, tenuto conto che è un problema che comunque ha citato e preso in considerazione.
  Relativamente all'altro aspetto, cioè quello dello «Uno contro Zero» e dello «Uno contro Uno», vorrei conoscere il suo parere su due aspetti, il primo, in parte è stato detto, sui centri non autorizzati, su determinati comportamenti. C'è stato un momento in cui la normativa era più stringente, anche se poi è durata per pochi mesi, ritiene che si possa agire, vincolando di più il mercato, assicurando dei comportamenti più corretti anche attraverso una normativa più stringente? Seconda cosa, tutto quello che riguarda gli acquisti online, paghiamo come cittadini quanto previsto però il ritiro non viene assicurato. Perché io potrei, magari, immaginando di risparmiare qualche decina o qualche centinaio di euro fare acquisti online, poi, in realtà, c'è un'esternalizzazione del costo, da parte della piattaforma, perché poi quel frigorifero, piuttosto che la lavatrice, oppure anche fosse solo il telefonino me li deve ritirare qualcun altro, deve garantire qualcun altro il ritiro, deve garantire qualcun Pag. 11altro lo smaltimento. Quindi, su questo argomento – che come Lega abbiamo già affrontato, tenuto conto anche di quanto il peso degli acquisti online, anche sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche, sia aumentato non solo durante la pandemia – credo sia necessario valutare la portata in negativo di fatto dell'assenza di obblighi stringenti attribuiti alle piattaforme nel momento in cui vendono dei beni, ma non hanno la volontà, o la possibilità, di ritirare quelli vecchi. Vorrei sul argomento il vostro punto di vista.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Le domande sono pertinenti, a mio avviso, ma non abbiamo, francamente, una risposta su tutto. Allora, da un lato, è sicuramente vero quanto è stato detto in premessa, cioè nella prima domanda, che ci sono alcune regioni che hanno tassi di recupero troppo bassi. Abbiamo situazioni virtuose in cui abbiamo 7-8 chili pro capite e situazioni veramente desolanti dove andiamo uno, uno e mezzo.
  Io sono convinto che non è solo una questione educativa, è anche una questione infrastrutturale. Ovvero, se non ci sono, come dicevo prima, strutture atte a raccogliere e accogliere i rifiuti, è difficile che la gente vi si rivolga. Ricordo che nel 2008, all'inizio del sistema, i rifiuti venivano conferiti in strutture che alcune volte erano le parrocchie. Sono stati fatti passi da gigante per arrivare a una raccolta moderna. Probabilmente, su quelle regioni, va investito di più nelle strutture che consentano al cittadino di rivolgersi e in informazione.
  Per quello che riguarda lo «Uno contro Uno», e lo «Uno contro Zero»: prima di tutto, una recentissima ricerca fatta da un sistema collettivo ha evidenziato che ancora il cittadino non sa di cosa si parli. E, d'altra parte, gli stessi operatori che lavorano nei centri commerciali hanno poca contezza.
  Credo che sia capitato anche a voi, tante volte, di rivolgervi per comprare un bene e sentirvi dire che dovevate pagare dei costi per il ritiro e tutte queste cose. Cioè c'è poca informazione. Facciamo informazione, perché l'informazione porta comportamenti virtuosi. Io preferisco parlare di informazione piuttosto che ulteriori vincoli.
  Il discorso dell'online è obiettivo, e non posso che concordare con chi è intervenuto. Tenuto conto che, per esempio, in quest'anno sono state significativamente cambiate le quote di mercato per un incremento molto importante delle vendite online. Quindi il problema va affrontato, certo non può essere affrontato dalle associazioni, va affrontato dal legislatore. Cioè dovrete trovare le forme di equilibrio che consentano di non penalizzare forme moderne di distribuzione, ma non penalizzare le forme tradizionali rispetto a quelle moderne, anche per questi aspetti.
  È un problema obiettivamente presente. Non so se ho risposto a tutte le domande. Però queste sono le osservazioni che tra operatori noi facciamo: informazione, infrastrutture e chiarimenti di natura legislativa.

  PAOLA NUGNES. Facendo riferimento a quanto detto dal collega Briziarelli, appunto la questione sollevata sulla difficoltà del ritiro del vecchio quando si consegna il nuovo acquistato online. Lei ritiene che sia fattibile valutare un obbligo anche per questi tipi di consegne? Cioè, se è sì, chiaramente questo influirà sui costi, ma è comunque un costo che la collettività ha già e quindi una redistribuzione di costi. O suggerire qualche altra soluzione?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Se ho capito bene, lei intende quando viene consegnato online un prodotto che, contestualmente, ci sia il ritiro dell'usato, questo?

  PAOLA NUGNES. Sì, c'è la possibilità di realizzare questo tipo di servizio?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Io credo che potrebbe essere fattibile, però, possono essere fatti attraverso strutture commerciali organizzate, oppure attraverso altre strutture organizzative. Io non vorrei fare nomi qui, ma è abbastanza evidente a chi mi riferisco. Pag. 12
  Ci sono le insegne, tradizionalmente presenti sul mercato, che fanno anche consegne online e credo si facciano carico del ritiro dell'usato, altre che utilizzano piccoli soggetti per consegnare, che credo che se dovessero farsi carico del ritiro dell'usato avremmo un grosso problema poi di rendicontazione e probabilmente anche di flussi paralleli. Non so se sono riuscito a spiegarmi.

  PRESIDENTE. Bisognerebbe vedere, per esempio, se uno compra un prodotto su Amazon, chi è che lo vende. Perché, a volte, è un negoziante come tanti altri che usa la piattaforma. Ritirare l'usato può andare bene su grandi elettrodomestici. Ma con l'elettronica di consumo? L'altro giorno ho comprato un laser, per misurare le distanze, io non avevo un usato, però, probabilmente, se quello mi si rompe o non lo userò più, è facile pure che neanche lo ricompro, e lo butto direttamente. Quindi non è così semplice. Basterebbe prevedere, penso io, un potenziamento dei centri di raccolta, piuttosto che puntare per i piccoli elettrodomestici sullo «Uno a Uno».

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Presidente, lei ha sicuramente ragione. È vero che, per i piccoli elettrodomestici, è più il comportamento individuale di recarsi al centro di raccolta, è per quello che battevo prima sulla necessità di infrastrutturare di più alcune regioni. Però è anche importante semplificare la burocrazia che sovraintende le operazioni di ritiro senza autorizzazione. Questo è un aspetto fondamentale. Perché se diventa un inferno burocratico anche il piccolo negozio, che fa l'online, ci rinuncia.

  PRESIDENTE. Invece per quanto riguarda questo milione di AEE, ovviamente le grandi catene hanno sede e sono registrati, ma se io compro online un prodotto, un AEE, non so, a Hong Kong o in qualche angolo del pianeta, sono tutti esercenti registrati che pagano il contributo? Ormai, siamo in un mondo globalizzato, quanti sono di questo milione di AEE che, in un anno, vengono immessi sul mercato italiano? Quanti sono effettivamente regolari, registrati e pagano i contributi e quanti invece sono indefiniti e indefinibili?

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Allora, , questa è una domanda che qualche volta facciamo anche noi al Ministro dell'ambiente. Teoricamente, dovrebbero essere tutti registrati, perché l'immesso sul mercato viene dichiarato da importatori, produttori e anche da chi fa operazioni online. Farò una piccola digressione, il sistema ufficiale determina il costo della raccolta a carico dei sistemi, ripartito secondo le quote di mercato. Cioè, chi ha più quote di mercato, paga di più, per intenderci. C'è stato un importante aumento del sistema collettivo che associa l'operatore che lei ha citato prima, perché durante il periodo del lockdown sono aumentati, in maniera esponenziale, gli acquisti online. Quindi, teoricamente, sono tutti ricompresi. Poi so che due anni fa, l'ultimo incontro a cui ho partecipato al Ministero dell'ambiente, il Ministero si era impegnato a fare una verifica molto serrata, con la Guardia di finanza, per capire se tutti coloro che importavano questi prodotti fossero registrati. Poi io non so qual è stato l'esito di questa ricerca, bisognerebbe chiederlo a loro.

  PRESIDENTE. Quindi, sulla carta, tutto il mondo aderisce a questo sistema dei RAEE?

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Tutti quelli che immettono prodotto nel territorio italiano, sì.

  PRESIDENTE. Sono obbligati.

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). L'obbligo riguarda importatori, distributori...

  PRESIDENTE. E questo sistema vale solo per l'Italia e l'Europa o tutti i Paesi che importano, che sono ovviamente tutti...

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  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Il sistema di cui stiamo parlando noi, che vede il produttore come responsabile del fine vita, nasce a livello europeo con una norma che poi è stata implementata nei diversi Paesi europei. Fuori dall'Europa, esistono sistemi molto diversi: negli Stati Uniti esiste un sistema, nel Far East, francamente, non so rispondervi.
  So che l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), e anche l'ONU (Organizzazione Nazione Unite), stanno valutando alcuni sistemi di organizzazione per l'Africa, per esempio – conosco personalmente un consulente che sta operando con l'ONU – cioè ci sono vari Paesi che si stanno, via via, attrezzando. La norma europea che, a nostro avviso, pecca di eccessiva burocratizzazione, tuttavia, è quella che in questo momento è un po' diventata l'esempio per tutti. Negli Stati Uniti è un po' diverso, ma è un mondo completamente diverso.

  PRESIDENTE. E quindi se io compro un prodotto che viene venduto, commercializzato, costruito in America, lo compro e lo faccio arrivare qui, quel prodotto, quindi, deve comunque, perché entra in Europa, adeguarsi e pagare il RAEE, giusto?

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Assolutamente, questo prevede la norma. Sennò è un'evasione che dovrebbe essere punita.
  Io vi ricordo, giusto per vostra memoria, che il sistema dei rifiuti in Italia sconta una tassa sui rifiuti, e sconta un contributo ecologico. Quindi il consumatore paga sia la tassa, che comprando il prodotto, paga anche il contributo. Quindi è giusto che venga perseguito chi immette, in maniera truffaldina, prodotti sul mercato evitando quello che comunque il consumatore paga.

  PRESIDENTE. Ci sono dei sistemi con QR code, radio frequenza, RFID (Radio Frequency Identification), che possano, in qualche modo, agevolare la tracciabilità, oppure è un po' irrealistico potere sperimentare, o trovare nuovi modi, di tracciare il rifiuto elettronico? Altra questione, prima parlavate d'informazione, quindi il Ministero che, a quanto mi risulta – correggetemi se sbaglio – avrebbe dei fondi sulla comunicazione, ma non li ha mai spesi, voi come aziende, visto che avete tutto l'interesse a ricevere il materiale, avete mai fatto comunicazione al riguardo a vostre spesse?
  Poi, per quanto riguarda invece alcuni prodotti. Partiamo dai condizionatori, i quali 30-40 anni fa non erano montati negli autoveicoli e ora sono di serie, e in casa li abbiamo montati quasi tutti già da anni e stanno arrivando al fine vita. Stesso discorso vale per il fotovoltaico. Come è la situazione? Nel senso, sia i produttori, ma anche chi, come voi, si occupa della gestione, potrebbero fare dei centri logistici autorizzati in grado di smaltire questi prodotti; perché spesso accade che chi ha montato il condizionatore, o il fotovoltaico, 40 anni fa, ora è morto, o non lavora più, o non ho più i contatti... Qual è la situazione dello smaltimento di questi prodotti e come si può aiutare a migliorare la situazione?
  Per quanto riguarda, invece, il Ministero, oltre a avere i fondi della comunicazione mai spesi, mi risulta – correggetemi se sbaglio – che esiste un comitato di vigilanza e controllo al quale dovrebbero far parte vari Ministeri, non è mai entrato in funzione? Oppure è stato istituito, però, di fatto, non si riuniscono e non funziona? Probabilmente anche perché non hanno nessun – questo lo dico, mi permetto di dirlo tra parentesi – contributo economico o un rimborso spese; non so se questo è l'unico problema per il quale non funziona questo comitato. In più esiste anche un comitato di indirizzo che dovrebbe rappresentare tutta la filiera, compreso quindi immagino anche voi, che addirittura non è stato mai nominato. Questo vi risulta? Secondo il vostro punto di vista, è un problema grave? Oppure questi comitati di indirizzo e di vigilanza, non sono poi così fondamentali?

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Allora rispondo alle sue domande. Il QR Code, non è che non ci Pag. 14abbia mai provato nessuno, però sono sistemi di tracciabilità un po' difficoltosi, perché il sistema di recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, di solito, prevede una riduzione volumetrica, per poi andare a separare i metalli ferrosi e non ferrosi, la plastica e così via. Quindi, alcune volte, si perde la possibilità. Il tracciamento migliore è quello che si fa sulla quadratura sui registri rifiuti, tra i volumi che entrano e quelli che escono. Normalmente, gli enti di controllo, fanno questa quadratura. In più, i soggetti accreditati al centro di coordinamento hanno un audit annuale, o biennale, in cui l'auditor terzo va proprio a verificare questi aspetti, cioè la coerenza tra quanto entrato e quanto uscito.
  Per quello che riguarda la comunicazione e il problema ministeriale, a nostro avviso, la pubblicità progresso dovrebbe contemperare anche questi aspetti e non capiamo perché non sia mai stata fatta. Tra l'altro il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dovrebbe prevedere, a nostra informazione, fondi specifici e quindi ci aspettiamo che vengano utilizzati.
  Il comitato di vigilanza – è vero – è nato e poi è rimasto, non si sa perché, non più operativo.
  Non è che non servano i comitati, anzi servirebbe avere un comitato di vigilanza in grado di stigmatizzare, intervenire e risolvere le situazioni critiche, il problema è – come dice lei – non hanno mai avuto vita propria. Io non so se per il motivo che ha detto lei, o per altri motivi, però, di fatto, il comitato di vigilanza che era nato, ed era anche diretto da un funzionario molto competente, poi non è riuscito più a svolgere la propria attività. Noi auguriamo che vengano ripristinati, anche per avere degli interlocutori, altrimenti non ci sono interlocutori operativi.
  Per quanto riguarda, infine, i condizionatori e i pannelli solari, rientrano integralmente nella norma sui RAEE. Noi trattiamo, nei nostri impianti, normalmente condizionatori, molti nostri associati hanno sviluppato tecnologie atte al recupero anche dei pannelli solari. Voi sapete che l'Italia ha una quantità di pannelli solari che è assolutamente importante e superiore alla media europea. Ci sono strutture, soprattutto sistemi collettivi, che sono in grado di intercettare ... quasi tutti questi pannelli solari volumi sono del BtoB, quindi del professionale. Credo che, aprendo un computer, e andando su internet, si trovano interlocutori affidabili a partire dai sistemi collettivi. Noi, nei nostri impianti, ne trattiamo adesso in maniera importante. I condizionatori fanno parte della categoria delle apparecchiature che generano freddo e quindi vengono conferite, in maniera molto significativa, subito dopo la pausa estiva.
  Quindi, su questo, posso tranquillizzarla: esistono sistemi di raccolta e di trattamento adeguati ma, ovviamente, non distribuiti in maniera uniforme sul territorio.

  LETIZIA NEPI, segretario di Fise Unicircular (intervento da remoto). Volevo aggiungere, per quanto riguarda la comunicazione, era stato chiesto se come associazione ci siamo impegnati. No, volevo dare giusto qualche ragguaglio. A livello di Assoambiente e di Unicircular, che sono le due associazioni che fanno parte di Fise, quindi, in particolare, per quanto riguarda la raccolta è più Assoambiente che si è impegnata a promuovere delle campagne di sensibilizzazione. Nelle scuole è stata realizzata, per esempio, la campagna «Ecologicamente», anche con i fondi delle aziende proprie e anche in collaborazione con il Sole 24 Ore. Sono state svolte anche delle campagne contro il littering, in particolare.
  Per quanto riguarda, invece, gli impianti di riciclo e di recupero, per promuovere anche una maggiore conoscenza sul territorio, presso i cittadini, presso le istituzioni, di come si svolge proprio il trattamento all'interno di queste aziende, stiamo da qualche anno, sviluppando delle campagne e recentemente abbiamo promosso sia «Impianti aperti» che «Dentro il riciclo», che sono delle campagne social con le quali le aziende possono mettere, sui nostri siti e sui nostri canali social, dei video, delle informazioni, proprio per fare una specie di tour virtuale alla scoperta dei processi di riciclo. Anche questo è importante, perché aiuta a vincere quell'atteggiamento di sospetto nei confronti di chi gestisce i rifiuti, Pag. 15per far capire che si tratta di vere e proprie aziende industriali che utilizzano delle tecnologie all'avanguardia, anche di abbattimento delle emissioni, che stanno molto attenti, che questi materiali sono di valore e sono poi destinati a dei processi di produzione e di consumo.
  Quindi questo, secondo noi, è fondamentale in questo momento perché è proprio quella cultura della economia circolare che bisogna sviluppare e che serve veramente a tutti, sia ai cittadini ma anche alle nostre aziende per farsi conoscere e per vincere questi atteggiamenti, diciamo, di diffidenza.
  Per quanto riguarda gli installatori, anche questi accedono alle agevolazioni e alle semplificazioni che sono state previste per lo «Uno contro Uno». Vero, possono stoccare presso i loro centri dei quantitativi di RAEE senza avere una autorizzazione particolare. Ovviamente sono tenuti al tracciamento e alla destinazione a impianti autorizzati. Quindi, anche per queste aziende, c'è assolutamente lo stesso tipo di agevolazioni che sussiste per lo «Uno contro Uno».
  È chiaro che poi potremo immaginare delle semplificazioni ulteriori per sburocratizzare un po' tutto il sistema e quindi aumentare ancora di più la raccolta di questi flussi.

  PRESIDENTE. Questi installatori di condizionatori, quindi, hanno dei centri di raccolta dedicati per gli impianti professionali. Quindi accedono a questi centri di raccolta che sono, immagino, privati e gestiti da voi, dai consorzi? Visto che è importante e fondamentale che il singolo cittadino sia informato, ma anche che abbia un centro di raccolta vicino nelle grandi città come Roma, e non sempre questo avviene, perché l'AMA (Azienda Municipale Ambiente), per esempio, che non ha molte isole ecologiche, anzi spesso il cittadino porta un tipo di materiale e si sente dire: «No, qui no, devi andare all'altro centro di raccolta, da tale ora a tale ora». Alla fine, spesso, uno si spazientisce e lo butta dove capita. Voi, in qualche modo, potete sollecitare o anche contribuire economicamente, avete questo interesse affinché anche le isole ecologiche, dove si smaltiscono le utenze domestica, sia implementata, oppure non ve ne occupate e non c'è collaborazione da questo punto di vista?

  GIUSEPPE PIARDI, di ASSORAEE (intervento da remoto). Presidente, voglio solo ricordarle che la raccolta viene organizzata da un accordo tra produttori e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che presiede, appunto, la raccolta dei RAEE. E voglio ricordarle che i centri di raccolta e le isole ecologiche percepiscono i cosiddetti premi di efficienza, quindi c'è già una premialità per chi si organizza, e non è cosa da poco. Consideri che se noi una lavatrice la paghiamo, a tonnellata, 70, 80 euro, l'isola ecologica virtuosa percepisce 50 euro, 75 euro.
  Quindi, il fatto che gli impianti debbano farsi carico di premialità nei confronti delle isole ecologiche, mi pare poco praticabile. Loro dovrebbero farsi carico di utilizzare gli strumenti che ci sono. Anche perché le ricordo che noi infrastrutturiamo le isole ecologiche, perché i container che sono presso le isole ecologiche, le ceste, e così via, sono tutte fornite dagli impianti.
  Quindi, in realtà, il problema è un problema organizzativo. Ora, la situazione di Roma, mi consenta, è una situazione un po' particolare. Ci sono aree del Paese in cui le isole ecologiche sono molto ben organizzate e hanno una capacità di accoglienza del cittadino di alto livello, così come ci sono numeri dedicati da parte delle municipalizzate per organizzare il ritiro degli ingombranti.
  Poi è ovvio che ci sono situazioni diverse, situazioni più critiche in cui, francamente, la nostra capacità di incidere è molto bassa, quasi nulla, mi scusi. Discutere con comuni di quelle dimensioni non è molto facile.

  PRESIDENTE Per quanto riguarda invece le pile? So che siamo ancora più in ritardo questo tipo di raccolta.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Allora, la raccolta delle batterie avviene sempre attraverso Pag. 16 le isole ecologiche, c'è un centro di coordinamento dedicato.
  Lì abbiamo una carenza impiantistica importante e i nostri associati stanno cercando di colmare il divario. Ma soprattutto abbiamo un grossissimo problema che io non smetterò mai di ricordare: come impostare la raccolta delle batterie al litio, sia di dimensioni più piccole, fino a quelle da trazione, che diventerà uno dei problemi più grossi dal punto di vista ambientale dei prossimi anni.
  Non mi pare che abbiamo più grossi divari nelle batterie di quanto ne abbiamo nei RAEE. Noi stiamo contribuendo, attivamente, ad informare il legislatore europeo che sta emanando le nuove norme sulle batterie. Ci sono dei buchi normativi che vanno colmati.
  Però, francamente, non mi pare che siamo così deficitari da un punto di vista della raccolta. Siamo un po' deficitari dal punto di vista degli impianti, quello sì.

  PRESIDENTE. Carenza impiantistica per lo smaltimento delle pile?

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Allora, voglio dire, le batterie al piombo hanno una tecnologia di recupero abbastanza definita, le alcaline e così via, quelle diciamo tradizionali. Le batterie al litio hanno una tecnologia che è tutta in fase di evoluzione.
  Se voi avete la pazienza di leggervi qualcosa delle pubblicazioni dei Vigili del fuoco sullo stoccaggio delle batterie al litio, vi rendete conto che lo sforzo dei nostri impianti per adeguarsi è immane. Perché abbiamo delle prescrizioni molto importanti, ma perché sono francamente molto pericolose.
  Tra l'altro colgo l'occasione per ricordare che, purtroppo, ogni incendio che si verifica in un impianto di trattamento, viene quasi sempre iscritto al malaffare quando, invece nel 90 per cento dei casi, deve essere iscritto a problemi, oggi, che riguardano le batterie al litio.
  Vi ricordo che le batterie al litio, che hanno portato un premio Nobel, hanno un problema nel loro recupero: che nel momento in cui viene danneggiato il contenitore gli ioni si mescolano e si creano fenomeni di autocombustione. Questi sono la causa del 90 per cento delle situazioni di esplosione, o di incendio, negli impianti RAEE. Non sto parlando di impianti di raccolta domestica di altro tipo, però nei nostri impianti, quasi tutti i fenomeni, sono iscrivibili alle batterie al litio.
  Noi abbiamo chiesto, con forza, anche all'ANCI e anche al Ministero dell'industria, di informare il consumatore e il cittadino di conferire, ove è possibile estrarle dalle apparecchiature dove non sono fuse all'interno, separatamente le batterie dall'apparecchiatura. È un problema estremamente importante che ha risvolti sulla sicurezza e sull'ambiente.

  PAOLA NUGNES. Lei ha detto che ci sono una serie di problemi e che anche, dal punto di vista della norma che si sta mettendo in campo per lo smaltimento, voi rilevate delle lacune. Quindi mi chiedevo se ci può fornire un documento, anche molto sintetico, di quelli che sono i vostri suggerimenti alla luce della vostra esperienza nel settore.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Senz'altro. Possiamo documentarvi quanto stiamo proponendo in sede di confronto con le rappresentanze a livello europeo, attraverso la nostra associazione europea, in cui abbiamo definito quali sono, a nostro avviso, gli aspetti sul testo base da modificare e quali sono gli aspetti che vanno maggiormente sottolineati. Perché l'elettrificazione, e quindi la decisione di cessare con la trazione a combustibili fossili, da una certa data in avanti, porterà a problemi di smaltimento e recupero importanti. Credetemi, molto importanti. Non siamo pronti. Ci stiamo attrezzando, ci vorranno anni e parecchi investimenti.

  PRESIDENTE. Questa cosa mi incuriosisce anche se non riguarda strettamente il nostro tema. Quindi se avete, su queste problematiche delle batterie al litio della Pag. 17documentazione, saremmo contenti di riceverla.

  GIUSEPPE PIARDI, presidente di ASSORAEE (intervento da remoto). Gliela mandiamo molto volentieri e chiediamo, se è possibile, una sensibilizzazione anche da parte vostra verso le istituzioni, l'esecutivo, perché è un problema importante.

  PRESIDENTE. Io vi ringrazio e quindi ci riaggiorneremo anche per questo.

Audizione del presidente di ERION, Andrea Fluttero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in video conferenza di Andrea Fluttero, presidente di ERION, partecipano all'audizione Giorgio Aurienti, general manager di ERION e l'ingegnere Danilo Bonato. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei flussi paralleli illeciti e dell'abbandono dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, RAEE. La Commissione è interessata a conoscere quali siano le criticità del settore e quali iniziative sono in fase di attuazione per raggiungere il target europeo di raccolta.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta.
  Stiamo affrontando un tema abbastanza complesso e vario, che riguarda i flussi paralleli, ma soprattutto anche gli abbandoni. Statisticamente abbiamo visto che tra i rifiuti abbandonati, dispersi, oltre agli inerti e agli ingombranti, ci sono anche i RAEE, e quindi occasione per vedere questa problematica dal punto specifico dei RAEE.
  Presentatevi, dicendo chi rappresentate e poi, eventualmente, qual è il vostro punto di vista su questo tema e come si può fare per migliorarlo e mitigarlo. Poi, eventualmente, vi faremo delle domande.

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Grazie, presidente Vignaroli per l'audizione che consideriamo molto importante, perché i consorzi in generale, quindi anche il sistema ERION, i consorzi di produttori esistono in quanto decisione politica.
  Non siamo aziende, ma siamo consorzi di produttori che per conto, appunto, dei nostri consorziati, adempiono a tutti quegli obblighi, a quelle incombenze, che il legislatore ha posto loro in capo.
  E quindi proprio perché siamo, in qualche modo, uno strumento della collettività e della politica, è giusto ed è molto utile, che chi ha deciso che ci fosse questo regime di responsabilità estesa nei produttori sia messo a conoscenza delle criticità e dei problemi che si frappongono al raggiungimento degli obiettivi che abbiamo come Paese in sede europea.
  L'obiettivo della raccolta delle apparecchiature elettriche ed elettroniche è del 65 per cento della media dell'immesso sul mercato degli ultimi tre anni.
  Il sistema ERION – giusto per fare una brevissima presentazione – è un sistema che è nato poco meno di un anno fa, dalla fusione dei due più importanti consorzi che da anni operavano in questo settore, Ecodom e Remedia, e ha circa 2.400 aziende consorziate, e dalla fusione di due consorzi è nato un unico sistema, ma articolato su quattro consorzi e una società consortile che è quella che presiedo io.
  La società consortile si chiama ECO (Erion Compliance Organization) ed è quella che fornisce i servizi ai quattro consorzi. La strutturazione in quattro consorzi è nata, come scelta strategica, per ottimizzare ed efficientare il sistema. Infatti, un consorzio si occupa esclusivamente dei RAEE domestici, un altro esclusivamente dei RAEE professionali, un altro di pile da accumulatori e il quarto degli imballaggi dei RAEE stessi.
  Per quanto riguarda il tema dei RAEE domestici, ERION governa quasi il 70 per cento della raccolta dei RAEE domestici. Per stare sui numeri, la media dell'immesso sul mercato nell'ultimo triennio nel nostro Paese è di 1.020.000 tonnellate e, il sistema ERION, anzi i sistemi collettivi raccolgono oggi 6,14 chili per abitante, rappresentando, Pag. 18 in questo modo, il 40 per cento circa del totale dell'immesso sul mercato e, ERION, di questo totale, rappresenta circa il 70 per cento. L'obiettivo che dovremmo raggiungere...

  PRESIDENTE. Mi scusi se interrompo, noi prima abbiamo sentito ASSORAEE che rappresenta le aziende che gestiscono e trattano il RAEE, voi, se ho capito bene, invece rappresentate chi produce, invece, gli apparecchi?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Le apparecchiature elettriche ed elettroniche, certo. E quindi, le aziende che avete sentito prima, sono dei nostri fornitori. Noi siamo uno dei sistemi consortili che i produttori hanno fatto nascere, a seguito dell'obbligo dell'istituzione del regime di responsabilità estesa, per utilizzare, in modo appropriato, le risorse che derivano dall'eco-contributo che viene applicato sui prodotti immessi sul mercato e per adempiere a tutte quelle incombenze che...

  PRESIDENTE. Però che significa che voi rappresentate il 70 per cento dei rifiuti RAEE domestici? Il 70 per cento dei rifiuti RAEE prodotti dalle utenze domestiche sono... i vostri prodotti, insomma, l'apparecchiatura elettronica, gli AEE che avete costruito voi, diciamo così?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Funziona così, che i produttori che si sono consorziati con noi, che sono i proprietari di questo sistema consortile, che sono circa 2.400, immettono sul mercato il 70 per cento del totale e quindi abbiamo l'incombenza di cercare di raccogliere, così come prevede la norma, il 65 per cento di quel 70 per cento.

  PRESIDENTE. Quindi visto che è un milione di tonnellate immesse di prodotti elettronici, il 70 per cento lo producete voi. L'altro 30?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Il 70 per cento lo immettono sul mercato i produttori che sono consorziati con noi.

  PRESIDENTE. E l'altro 30 per cento?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). È rappresentato da altri consorzi, che in virtù del meccanismo aperto che è previsto dai decreti istitutivi della responsabilità estesa, si sono costituiti. Quindi ci sono altri consorzi in competizione, tra virgolette, perché il legislatore ha voluto un sistema aperto, dove è possibile che il singolo produttore adempia, in forma singola, o in forma associata, ma non vi è un unico consorzio, ma ci sono più consorzi.

  PRESIDENTE. E perché, visto che questo milione di tonnellate, sono sia facenti parte della filiera di raccolta domestica, ma anche professionale, voi avete specificato che il 70 per cento però solo di quella domestica, cosa significa?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Perché il RAEE domestico – mi correggerà il direttore se sbaglio i produttori di RAEE domestici hanno l'obbligo di aderire ai consorzi e quindi di adempiere a queste responsabilità. Mentre, invece, per quanto riguarda i professionali, non vi è questo obbligo, infatti i grandi numeri sono sui RAEE domestici.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Ci sono due mondi separati perché la normativa è diversa sui RAEE domestici e sui RAEE professionali. In particolare, il totale dell'immesso sul mercato è circa di 1.400.000 tonnellate, sommando RAEE domestici e RAEE professionali. Sui RAEE domestici vige questo sistema multi consortile, coordinato dal centro di coordinamento, ERION e gli altri consorzi ritirano dalle isole ecologiche, pubbliche e private, e garantiscono il corretto trattamento attraverso fornitori come quelli rappresentati da ASSORAEE. Pag. 19
  Quanto riguarda, invece, i RAEE professionali ogni produttore ha la responsabilità di gestire le apparecchiature da lui immesse sul mercato quando diventano rifiuti.
  Purtroppo, nel mondo dei RAEE professionali, la dispersione è ancora più grande perché, spesso, le apparecchiature diventano rifiuti dopo una lunga vita e, quando diventano rifiuti, il detentore non chiama più in causa il produttore. Quindi c'è un fai da te, nella gestione dei RAEE professionali, che facilita la dispersione di questi rifiuti. Noi ci concentriamo, oggi, sul mondo del domestico.

  PRESIDENTE. Ma per farci capire meglio, si può fare qualche esempio di professionale con questa dispersione?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Certo. Pensi a una apparecchiatura di una cucina professionale e quindi il piano cottura, o il banco frigo, di un ristorante, diventa rifiuto dopo alcuni anni, il detentore, cioè il proprietario del ristorante, forse non si ricorda più neanche da quale produttore lo ha comprato e allora fa da sé, cerca qualcuno che gli porta via i rifiuti e li gestisce.
  È chiaro che cerca qualcuno che probabilmente massimizza il suo profitto e non ha particolare attenzione all'aspetto ambientale.
  Le faccio un altro esempio di grandi apparecchiature, non so, le lavanderie industriali o anche fai da te, le grandi lavatrici, siccome queste apparecchiature sono di fatto una miniera di materie prime, è molto facile che il detentore, cioè colui che l'ha usata fino al momento in cui è diventata rifiuto, non chiami in causa il produttore originario, ma la venda sul mercato, facendo qualche soldo, a operatori di varia natura.

  PRESIDENTE. E questa cosa può essere in qualche modo accomunata con il domestico, soprattutto per quanto riguarda tutti noi che abbiamo magari installato dei condizionatori o dei pannelli fotovoltaici? E come si fa a diminuire questa dispersione dopo tanti anni che uno non si ricorda a chi si era rivolto.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Certo. Rispondo alla prima domanda che è importante: laddove c'è di mezzo un installatore, cioè laddove c'è qualcuno che mette le mani sul prodotto diventato rifiuto per toglierlo dalla nostra abitazione, è abbastanza probabile che questo soggetto si disfi del rifiuto nel modo che ritiene più conveniente, più pratico, più semplice. Questo soggetto ha il diritto di portare l'apparecchiatura domestica all'isola ecologica, così come ha il diritto di istituire un luogo di raggruppamento, che poi è un'isola ecologica privata, e farsi servire dai consorzi come ERION. Però, se trova strade più semplici, economicamente più convenienti, è chiaro che può essere tentato di scegliere queste strade. Come si risolve il problema? Era l'oggetto della presentazione che il senatore Fluttero stava facendo, perché è un mix di soluzioni necessarie, non c'è una sola soluzione. Adesso ridarei la parola al senatore Fluttero.

  PRESIDENTE. Un ulteriore chiarimento, l'installatore essendo però una attività commerciale, professionale, ha diritto non di andare all'isola ecologica della rete domestica ma in certe dedicate o sbaglio?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche che escono dai nuclei domestici, quindi il pannello fotovoltaico tolto dal mio tetto, piuttosto che il condizionatore tolto da casa mia, anche se ovviamente tolti da un operatore professionale sono considerati RAEE domestici e quindi, in forza dei decreti legislativi, dei decreti attuativi sulla gestione dei RAEE, questi soggetti hanno il diritto di portarli nelle isole ecologiche comunali perché sono considerati rifiuti domestici. Tenga presente che c'è un ulteriore problema che, in alcuni casi, l'isola ecologica che vede arrivare un operatore professionale, non lo lascia entrare.

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  PRESIDENTE. Quindi lei mi sta dicendo che c'è un'«assimilazione», perché di fatto questo è. Però il problema è che io ho esempi anche di persone con un furgoncino che avevano delle semplici lampadine che non sono stati fatti entrare nell'isola ecologica. Quindi c'è un problema?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Infatti un tema delicato è la semplificazione e l'armonizzazione normativa, perché altrimenti i comportamenti virtuosi vanno a franare contro questi ostacoli burocratici. Se l'omino con il furgoncino, la prima volta, si sente chiudere la porta in faccia dall'isola ecologica comunale, lei cosa pensa che farà la seconda volta? Cerca una soluzione fai da te, quelle che dicevo prima, ed evita di avere rotture con l'isola ecologica. Quindi bisogna, assolutamente, semplificare la norma e renderla chiara, praticabile, perché altrimenti caschiamo dalla padella nella brace.

  PRESIDENTE. Senza considerare che se l'installatore lavora in nero, o con volumi di affari in nero, senza fattura, probabilmente neanche ci va nell'isola ecologica e va direttamente in altri canali.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Questo vale anche, purtroppo, in tutta Italia perché siamo un Paese di evasori, ma vale anche per le uscite dalle isole ecologiche. La normativa italiana prevede che gli enti locali, i gestori delle isole ecologiche, così come i negozianti che fanno la raccolta «Uno contro Uno» e «Uno contro Zero» dei RAEE, siano liberi di vendere queste apparecchiature a qualunque soggetto abbia un'autorizzazione al trattamento dei RAEE. Questo fa sì che se l'assessore del comune, piuttosto che il titolare del negozio, riceve una offerta allettante, da qualcuno che ha in mano una autorizzazione al trattamento dei RAEE, ovviamente cede i RAEE a questi soggetti, senza curarsi di quello che avviene dopo.

  PAOLA NUGNES. Questo mi fa sorgere un dubbio. Anche altri rifiuti, che provengono dagli appartamenti privati, possono essere portati dagli operatori, i tecnici, nelle isole ecologiche? Chiaramente lei non è tenuto a saperlo precisamente, ma mi risulta una anomalia, concettualmente. Perché se comunque gli scarti di lavorazione non possono essere portati nelle isole ecologiche, o per esempio, appunto, un water, un lavandino, della rubinetteria, non può essere portata da un operatore in una isola ecologica? Come mai i RAEE hanno una normativa a parte di questo punto di vista?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Faccio rapidamente un passo indietro. Perché nelle isole ecologiche, abitualmente, non si fanno entrare rifiuti di origine professionale? Cioè rifiuti speciali. Perché il comune finanzia i costi dell'isola ecologica attraverso la tassa pagata dai cittadini e quindi il comune dice: «Il cittadino entra nell'isola ecologica, l'impresa non entra nell'isola ecologica, almeno che paghi, con un accordo particolare, assimilando il rifiuto». Nel mondo dei RAEE, in forza della normativa che è stata stabilita in Italia, quando il comune gestisce i RAEE nell'isola ecologica, e li dà ai consorzi, riceve un compenso, che noi chiamiamo premio di efficienza. Quindi il comune non fa pagare la gestione dei RAEE ai suoi cittadini, e non fa pagare la gestione dei RAEE professionali impropriamente ai suoi cittadini, perché riceve un contributo dai consorzi. Quindi la logica dei RAEE è completamente ribaltata per il comune: più RAEE gestisce, più soldi fa. Più RAEE arrivano dagli operatori professionali, condizionatori, pannelli fotovoltaici, tutto quello che arriva in più, rispetto al flusso dei cittadini, rappresenta per il comune una fonte di reddito aggiuntivo.
  Quindi, per i RAEE, giustamente, la normativa ha stabilito che tutto quello che esce dalle case, chiunque sia a portarlo, e anche le apparecchiature dual use, cioè il PC (Personal Computer) usato sulla scrivania del notaio, che è identico al PC usato a casa mia, può entrare alla isola ecologica, costituendo non un costo per il comune, ma una fonte di reddito.

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  MARIA ALESSANDRA GALLONE. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla missione M2C1, sono dedicati circa 600 milioni per i RAEE, per la carta e per il tessile e quindi, ovviamente, noi tutti auspichiamo che parte di queste risorse possano essere utilizzate per aumentare i centri di raccolta, per completare la dotazione impiantistica dove è carente, soprattutto da un punto di vista territoriale e tecnologico. Sappiamo bene che oggi noi dobbiamo essere facilitatori, come Stato, come Governo, poi in accordo con le regioni e con i comuni, per facilitare il ritiro dei RAEE di piccole dimensioni da parte del punto vendita, per aumentare il numero dei centri di raccolta comunali dove sono carenti, soprattutto al sud, per contrastare la dispersione RAEE presso rottamai e simili, per contrastare l'esportazione illegale di RAEE che vengono classificati come usato e invece vengono destinati al riciclo all'estero e per inserire nel sistema le immissioni sul mercato di AEE (Apparecchiature elettriche ed elettroniche) attraverso le vendite online sempre più diffuse. Ora io volevo chiedere al presidente Fluttero, quali iniziative, secondo voi si potrebbero assumere per contrastare i comportamenti scorretti, i comportamenti illeciti della filiera e quindi per favorire quel raggiungimento del target del 65 per cento, di cui parlava prima, di raccolta sul totale immesso sul mercato?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Riprendo il ragionamento e, nel ragionamento, rispondo anche alle questioni poste. Ci provo.
  Io credo che sia molto importante tenere separato il ragionamento tra RAEE domestici e RAEE professionali, proprio perché hanno due discipline diverse e perché il target del 65 per cento riguarda i RAEE domestici.
  Correttamente, l'ingegnere Arienti ha spiegato alcune questioni relative ai RAEE professionali, nel momento in cui si vuole affrontare il tema dei RAEE professionali, ritengo che bisogna porre mano alla normativa. A normativa vigente, noi abbiamo un target sui domestici e abbiamo un gap non indifferente da raggiungere.
  Lo dicevamo prima, siamo oggi al 40 per cento della raccolta e noi, di quel 40 per cento, ne governiamo il 70 per cento, abbiamo come obiettivo il 65 per cento, tutto il sistema dei consorzi.
  Perché non raggiungiamo quel 65 per cento? Ora voi sapete che i RAEE domestici sono divisi in cinque raggruppamenti, nelle slide che vi manderemo – sono poche, ma molto utili – vedrete che ogni raggruppamento ha delle percentuali di raccolta diversa a seconda del tipo di raggruppamento.
  Faccio degli esempi concreti. R1 sono le apparecchiature per il freddo, quindi frigoriferi, i congelatori, aria condizionata, R2 sono i grandi elettrodomestici casalinghi, gli R3 sono i monitor. Gli R4 sono l'elettronica di consumo, quindi i piccoli elettrodomestici e gli R5 sono le lampadine e i vari apparecchi illuminanti.
  Ora due esempi concreti che vedrete nelle slide, per quanto riguarda gli R2, cioè i grandi elettrodomestici, siamo di fronte a una situazione dove si immagina che ci sia sostanzialmente un «Uno contro Uno»: io cambio il frigorifero, devo smaltire il frigorifero vecchio e porto in casa un frigorifero nuovo. Quindi noi abbiamo stimato che il 90 per cento dell'immesso sul mercato dei grandi elettrodomestici di casa nostra debba diventare un rifiuto, un RAEE.
  E invece siamo al 47 per cento. Che cosa vuol dire? Vuol dire che, dal 90 al 47 per cento, sparisce. E poi cerchiamo di capire, rapidamente perché sparisce.
  Parliamo degli R4, abbiamo detto sono i piccoli elettrodomestici, qui siamo di fronte non sempre a una sostituzione, faccio un esempio banale, un asciugacapelli, ne compra uno nuovo, ma non è che butta via quello vecchio, magari lo tiene. Quindi abbiamo immaginato un 50 per cento di sostituzione, il resto lo si tieni in casa. Invece siamo al 18,55 per cento di raccolta, anche qui abbiamo una dispersione. Ma abbiamo due dispersioni diverse, nel primo caso abbiamo, probabilmente, dei flussi paralleli, nel secondo caso, abbiamo una difficoltà da parte del cittadino di trovare un luogo comodo dove andare a conferire quel piccolo elettrodomestico. E quindi o te lo Pag. 22tieni nel cassetto o purtroppo lo butti nel sacchetto della raccolta indifferenziata e finisce, ahimè, in discarica o in inceneritore. Quindi non viene contabilizzato e, soprattutto, ci impedisce il recupero di materie prime importanti per il nostro Paese.
  Quindi, come vedete, all'interno di una media che è il 40 per cento abbiamo, per ogni filiera, per ogni raggruppamento, percentuali diverse e criticità diverse. Quali sono le criticità che, a grandi linee, riteniamo possano essere quelle che generano o inefficienze o addirittura illeciti, e quindi poi possono generare rifiuto trovato abbandonato nei campi, o da altre parti? Le abbiamo un po' elencate e proviamo, rapidamente, a sintetizzarle.
  C'è un problema nei centri di raccolta o nei luoghi di raggruppamento. È possibile che, in quei luoghi, come diceva prima l'ingegnere Arienti, il comune trovi più conveniente vendere questi RAEE a una azienda o a un intermediario, piuttosto che darlo ai consorzi.
  Noi abbiamo, come si diceva, un premio di efficienza che riconosciamo al comune che gestisce quel centro di raccolta, ma se quell'elettrodomestico, se quel quantitativo di RAEE finisce sotto la regia dei consorzi, i consorzi, attraverso il centro di coordinamento RAEE, effettuano sulla filiera, sia sulla logistica che sul riciclatore, una attività di controllo e di monitoraggio molto stringente, perché è il nostro ruolo, perché i nostri produttori esigono, sia per rispettare la legge, ma anche per una questione di immagine, di non finire su vicende quanto meno opache. Quindi c'è una forte attività di controllo su tutta la filiera.
  Se invece il centro di raccolta vende, legittimamente, perché ritiene che sia più conveniente, a un operatore che sta fuori dai sistemi consortili, i controlli su quegli operatori non sempre sono all'altezza di quelli che vengono effettuati dal sistema consortile e, di conseguenza, questo crea delle zone grigie e crea anche una disparità tra aziende che, inserite nei nostri sistemi consortili, sono molto controllati, al di fuori dei sistemi consortili, magari non sono così controllati e quindi si crea anche una concorrenza sleale.
  Che cosa può anche succedere all'interno di un CDR, cioè di un centro di raccolta, potrebbe anche succedere che l'operatore, che sta nel centro di raccolta, consegna un carico con 30 lavatrici all'operatore che non sta nella nostra filiera e magari, nel formulario, ne segna 10 e quei 20 spariscono. Chiaramente riceverà qualche cosa, immaginiamo noi, come compenso e quell'impresa che ha comprato 30 lavatrici, ma ne ha pagate solo 10, quelle 20 le gestisce ovviamente in maniera opaca. E questi sono rischi che ci sono e quindi un problema può stare nei centri di raccolta.
  C'è un altro problema legato ai centri di raccolta che sono il prelievo improprio all'esterno dei CDR. Quindi, casomai non ci troviamo di fronte a un operatore infedele all'interno del centro di raccolta, noi possiamo trovarcelo – lo abbiamo vissuto in tanti, lo viviamo in tanti – all'esterno del centro di raccolta, determinati soggetti che avvicinano il cittadino che sta consegnando la lavatrice e gli dicono: «Senti hai del ferro, hai delle cose? Te le prendo io». E che cosa fa il cittadino? Si mette a litigare con questi personaggi che stanno fuori dai centri di raccolta con dei furgoni e tolgono le parti, diciamo, più interessanti, i RAEE più interessanti? Ovviamente no. Uno non si mette a litigare e neanche l'operatore del centro di raccolta esce e rischia poi di trovarsi i pneumatici tagliati. Quindi c'è una riduzione dei quantitativi di RAEE che entrano nei centri di raccolta perché esiste una diffusa pratica di prelievo all'esterno dei centri di raccolta di apparecchiature, diciamo, di grandi dimensioni.
  C'è un problema, lo citava la senatrice Gallone, di esportazione illegale. Il classico metodo che funziona anche nel mondo delle auto usate, esporto delle apparecchiature elettriche ed elettroniche classificandole come usate, quindi ancora come AEE, e una volta che sono esportate, ovviamente, non mi vengono più contabilizzate come quantità da inserire nelle percentuali che devo raggiungere, e soprattutto perdo materie prime pregiate importanti. In questo caso non inquino il territorio nazionale, ma Pag. 23magari vengono inquinati territori fuori dal nostro Paese.
  C'è il problema della cannibalizzazione, sia all'interno dei centri di raccolta che altrove vengono cannibalizzati, cioè si tolgono le parti più pregiate alle apparecchiature elettriche ed elettroniche, queste parti, verosimilmente, verranno recuperate in maniera rudimentale. Facciamo l'esempio dei cavi: nei cavi c'è il rame, magari se io cannibalizzo tutta una serie di apparecchiature elettriche ed elettroniche, sottraendo tutte le cablature e tutti i cavi, poi, da qualche parte, do fuoco a questi cavi, elimino la gomma e mi tiro via il rame e lo vendo. Ovviamente pratica assolutamente illegale e dannosa per l'ambiente.
  C'è il problema dei rottamai. Laddove il rottamaio vuole, diciamo, gestire anche i RAEE, oltre agli apparecchi o comunque agli oggetti di grandi dimensione in metallo, scaffalature, vecchi macchinari in metallo, allora deve avere tutte le autorizzazioni per gestire i RAEE ma, a quel punto, deve avere gli stessi controlli che hanno gli impianti che stanno nella filiera dei RAEE. Diversamente, se raccoglie saltuariamente dei RAEE per fare magari la cortesia al cliente che gli porta altre cose, quei RAEE finiranno molto facilmente a non essere contabilizzati, a essere pressati e a finire in fonderia con tutto il materiale magari che c'è dentro, quindi perdendo valore aggiunto.
  Infine, c'è la logica dei padroncini che trasportano per conto di distributori, verso i centri di raggruppamento le apparecchiature elettriche ed elettroniche di grandi dimensione, se magari sono pagati poco e in qualche modo, tra le righe, c'è un tacito accordo per cui io che sono distributore ti do 10 lavatrici, ma non sto a controllare più di tanto se le consegni tutte e 10, dove le devi portare, cioè al centro di raggruppamento, magari per strada 5 le lasci a qualcuno che ti dà qualche soldo, che poi alimenterà una filiera sicuramente poco controllata, e le altre 5 più scadenti, più rovinate, le porti al centro di raggruppamento.
  Quindi sono diverse le falle che possono, in qualche modo, generare dispersione, che ci impediscono o ci rendono difficile raggiungere il 65 per cento previsto e, al tempo stesso, alimentano filiere che essendo poco controllate, perché sono fuori dai circuiti di controllo del centro di coordinamento RAEE, alimentano sia illegalità dal punto di vista economico e fiscale, sia concorrenza sleale, rispetto agli impianti di riciclo che lavorano correttamente, e sia danni di tipo ambientale.
  Per chiudere anche sul tema degli R4, dei piccoli elettrodomestici, esiste un grosso problema di nell'informare i cittadini. Noi siamo impegnati, come tutti gli altri consorzi, a fare attività di informazione perché i cittadini sappiano quali sono i loro diritti. Ad esempio, pochi conoscono lo «Uno contro Zero». Pochi sanno che se hanno un monitor, o un computer di cui devono disfarsi, anche se non ne compra uno nuovo, è loro diritto recarsi presso un punto vendita specializzato e se è superiore, mi pare, ai 400 metri quadri conferirlo lì e lì te lo devono prendere.
  Ma non tutti lo sanno e pensano di doversi rivolgere solo all'eco-centro comunale, il quale però, magari, è aperto solo alcuni giorni, solo in alcune fasce orarie e in più, in tutto il territorio nazionale, non vi è una copertura omogenea. Qui vengo a quanto diceva la senatrice Gallone, noi, come sistema ERION, abbiamo confezionato una proposta di utilizzo, di orientamento per l'utilizzo dei fondi del PNRR, proprio a valere sulla misure M2C1, che riguarda due aspetti: Uno, l'aumento dei centri di raccolta, perché se noi non aumentiamo i quantitativi è inutile che aumentiamo impianti per riciclare. Dobbiamo aumentare i quantitativi sia perché ce lo chiede il target che ci siamo auto-imposti a livello europeo e sia perché da lì escono materie prime pregiate, materie prime critiche, che è strategico per il nostro Paese, per l'Europa in generale, non disperdere in ambiente e neanche distruggere in termovalorizzatori.
  Quindi, uno degli obiettivi che abbiamo segnalato come importanti per il nostro settore, è l'aumento della distribuzione sul territorio di centri di raccolta, e anche centri di raccolta moderni, il più possibile Pag. 24automatizzati, con fasce orarie comode. Ci sono sistemi che consentono anche di poterli utilizzare in assenza di personale in determinate fasce orarie.
  C'è poi un'altra cosa su cui bisogna lavorare che è la semplificazione, lo diceva prima l'ingegnere Arienti, per gestire e raccogliere le piccole apparecchiature del raggruppamento R4, e quindi immaginiamo, ad esempio, potrebbe giocare un ruolo se si semplifica tutto il pacchetto di norme a cui si deve adempiere nel momento in cui raccoglie un po' di piccole apparecchiature elettriche ed elettroniche.
  L'altro aspetto sul quale vale la pena di puntare l'attenzione per investimenti, è quello del riciclo di secondo livello. In Italia siamo molto bravi a fare il riciclo di primo livello, nel quale sostanzialmente, una volta estratte le parti pericolose dai vari RAEE, si procede alla triturazione e, attraverso una serie di meccanismi, dalle vagliature ad altre tecnologie, si separano i principali componenti: il ferro, il rame, l'alluminio e le plastiche. Servono impianti di secondo livello per potere riciclare, in modo evoluto, tutti quei componenti che sono di tipo elettronico e che compongono le cosiddette critical raw materials. Oggi, una volta che le varie apparecchiature elettriche ed elettroniche vengono disassemblate, quasi sempre questi componenti vengono imballati e spediti, venduti ad aziende del nord Europa, tipicamente impianti di pirometallurgia che ne ricavano materie prime critiche e metalli preziosi.
  È un peccato, perché perdiamo materiali strategici, perdiamo occasione anche di sviluppare economia e posti di lavoro.
  Quindi, le due segnalazioni che abbiamo fatto e magari aggiungeremo alla presentazione che vi abbiamo annunciato anche questo brevissimo documento che abbiamo inviato al Governo e alle Commissioni parlamentari e ai Ministeri già nei mesi passati, sono quindi questi due aspetti, uno: potenziare e omogeneizzare i sistemi per raccogliere di più, e in modo più efficiente, e l'altro quello di completare la dotazione impiantistica del nostro Paese con alcuni impianti che ci consentano di sfruttare, di valorizzare al meglio le parti più pregiate che stanno all'interno delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questo era un po' il ragionamento che volevo farvi.
  L'ingegnere Arienti può integrare, ovviamente, dove ho saltato delle parti e poi siamo a vostra disposizione per le domande e vi invieremo i due file di cui ho fatto cenno, grazie.

  ALBERTO ZOLEZZI(intervento da remoto). Proprio su quest'ultimo punto volevo capire se ci riferiamo alla vexata quaestio degli impianti che chiudono la filiera. E a questo punto, ripeto la domanda che ho già fatto altre volte: qual è il problema di quantità per cui non riusciamo ad avere gli impianti che chiudono la filiera, che recuperano materie prime critiche, o adesso sono impianti maggiormente modulabili? Dalle audizioni fatte sul PNRR, parliamoci chiaro, dall'audizione degli enti di ricerca statale come ENEA (Energia Nucleare ed Energie Alternative) viene fuori che adesso non sarebbe più neanche necessario fare dei grossi impianti presenti in Germania, in Belgio, che recuperano l'oro e altre cose, ci sono altre metodiche, tra l'altro, anche meno inquinanti.
  Però chiedo a voi, insomma, se avete, anche dal vostro punto di vista, più industriale che di ricerca, novità sul fatto che siano maturi i tempi in cui non sia più necessario convogliare tutti i RAEE in un unico punto. Premesso che, secondo me, se è necessario avere questi flussi si può cercare di convogliare i RAEE italiani, in un unico posto, non è quello il problema. Però se ci sono già impianti più agili che poi creano addirittura... (inc.) l'audizione adesso la stavo cercando, prima non l'ho trovata, perché erano stati dati i dettagli da ENEA, però immagino che voi abbiate questi dettagli e capire insomma di che tipo di impianti si tratta.
  Ricordo il fatturato del recupero dell'oro in Germania è oltre un miliardo di euro l'anno, che comunque è interessante anche perché si tratterebbe anche di esportare meno rifiuti quindi ci sarebbe anche il risparmio legato al fatto che non si esporterebbero questi rifiuti.

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  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Sì, onorevole Zolezzi, lei dice delle cose che collimano anche con le informazioni che abbiamo noi e poi l'ingegnere Arienti, magari, integra. Anche noi pensiamo, non da industriali, ma da sistema che, in qualche modo, monitora e governa tutta una filiera che ha forti incidenze industriali, che oggi non sia più necessario fare quegli impianti che in nord Europa sono stati fatti decenni fa. ENEA ci risulta abbia brevetti su idrometallurgia, impianti più piccoli e meno impattanti, e quindi le tecnologie oggi sono evolute e sarebbe possibile affrontare la realizzazione nel nostro Paese di qualche impianto di questo tipo. Che cosa serve? Serve sicuramente aumentare i quantitativi di raccolta, perché per fare questi impianti hai bisogno di avere una certa sicurezza e di avere maggiori quantitativi. Dopodiché, bisogna che questi impianti siano anche competitivi, quindi qui entriamo in una logica di mercato per cui magari l'impianto tedesco, di grandi dimensioni, stra-ammortizzato potrebbe venire a fare offerte competitive sui prodotti, sulle parti provenienti dal disassemblaggio dei RAEE per portarsi il materiale da lavorare a casa sua.
  Quindi se lo Stato considera strategico il fatto di tenere sul proprio territorio materie critiche che provengono dai consumi di 60 milioni di cittadini – noi non siamo un bacino piccolo, siamo un bacino importante per gli impianti del nord Europa – se c'è una valutazione di strategicità di questa scelta, ovviamente, serve anche un impegno. Non si può immaginare che l'impresa, l'imprenditore, da solo, faccia un investimento di questo tipo per poi magari trovarsi ad avere un impianto che deve ancora ammortizzare con i tedeschi che gli vengono a soffiare il materiale.
  Quindi credo che servano una serie di accortezze, sia per quanto riguarda il rendere competitivo anche l'investimento sul nostro territorio, e per questo il PNRR potrebbe essere uno strumento utile perché riduce la necessità di ammortizzare almeno parte dell'investimento. Inoltre bisogna tenere conto di un'altra cosa, è vero che ci sono periodi nei quali alcuni materiali crescono molto, ma ci sono anche periodi nei quali i prezzi sui mercati internazionali calano. Allora se, ripeto, queste materie prime sono considerate strategiche, anche lì ci vorrà qualche strumento che, in qualche modo accompagni, affianchi l'impresa che ha fatto quell'investimento nell'evitare che si trovi totalmente spiazzata e si trovi a dover chiudere.
  Il sistema ERION, da questo punto di vista, per le materie prime tradizionali ha messo a punto un sistema piuttosto sofisticato che consente di intervenire sulla quota di contributo che diamo ai riciclatori, alle imprese che riciclano per noi e che, mese per mese, è parametrata sulle oscillazioni dei prezzi di questi materiali – parlo del ferro, del rame, dell'alluminio – riscontrati sul mercato internazionale.
  Quindi servono sistemi di questo genere, non si può immaginare che, se si ritiene un set di metalli come materie prime critiche, il mercato da solo faccia tutto. Questo è uno dei motivi per i quali il PNRR è importante e per i quali è importante un'occasione come questa nella quale, avendo noi l'opportunità di vedere dal vivo tutta la filiera e di capire quelli che sono i pregi, i difetti e le criticità, riusciamo a manifestarle e a spiegarvele, perché se poi il decisore politico decide di assumere qualche scelta lo possa fare in modo consapevole, conoscendo i dati e gli elementi utili per completare la scelta. Quindi condividiamo il fatto che ci sono tecnologie molto più moderne di quelle del nord Europa, ci sono problemi di tipo commerciale che vanno affrontati per creare un contesto perché questi investimenti possano essere messi a terra, come si usa dire oggi.

  PRESIDENTE. Premesso che tante tematiche le abbiamo anche affrontate nell'audizione precedente, quindi cerchiamo anche di vedere se i punti di vista coincidono.
  Prima è stato detto dei padroncini se avete qualche soluzione per rendere questo fenomeno meno importante dal punto di vista negativo, compreso anche magari eventuali connessioni anche con i campi Rom, che sono anche loro protagonisti insieme ai padroncini. Pag. 26
  Per quanto riguarda, invece, la vendita online che abbiamo già affrontato, qual è il vostro punto di vista? Mi domando se ci sono dei produttori di AEE che magari non sono registrati, qual è la situazione? E se quel milione di tonnellate, se ho capito bene, si riferiscono soltanto a quello che poi sarà il RAEE domestico, oppure comprensivo...

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Domestico.

  PRESIDENTE. Solo domestico?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). 1.020.000 tonnellate è la media degli ultimi 3 anni dei RAEE domestici.

  PRESIDENTE. A quanto ammontano i RAEE professionali?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Altri 400 mila tonnellate circa.

  PRESIDENTE. Quindi, per renderci bene conto, un milione di tonnellate di RAEE domestici e circa la metà diciamo do RAEE professionali.

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). La metà. Perfetto, presidente.

  PRESIDENTE. Come è che la vendita online crea dei problemi e che controlli ci sono? E cosa si può fare per far sì che ognuno, anche chi vende online, anche dall'estero, non si defili dal contributo di fare funzionare questo sistema di raccolta?
  Ci sono tecnologie innovative che possono essere introdotte come il QR code, RFID (Radio Frequency Identification) per aiutare il tracciamento, anche se una volta smantellato il rifiuto è difficile tener traccia di tutti i pezzi. Apprendo adesso – a questo non avevo mai pensato, – che tutta questa fatica nel separare i rifiuti nel riciclo di primo livello, è vanificata quando arriviamo, invece, a quello di secondo livello, e i materiali, che sono comunque molto preziosi, non sono trattati in Italia ma sono esportati. Spero che non si paghi per portarli fuori, spero io che...

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). No, no, ce li comprano.

  PRESIDENTE. Va bene, comunque quindi vi è un guadagno che in parte compensa. Però immagino che trattarli e utilizzarli qui in Italia aumenterebbe ancora il benessere collettivo. Altra questione riguarda la misurazione del milione e 400 mila tonnellate di RAEE domestici che, mi permetto di dire, è credibile perché esiste un tracciamento. Ma a partire da questo dato, per ricavare quanto poi sarà effettivamente il RAEE, quanto è credibile che poi nella pratica... mi lascia un po' perplesso, perché abbiamo detto che uno, magari, una radiolina se la può tenere per 5, 20 anni in garage, dimenticarla chissà dove. Quanto questo sistema di calcolo è realistico?
  Abbiamo sempre detto che è importante la comunicazione. Voi produttori fate comunicazione anche al posto del Ministero che comunque ha dei fondi che, mi risulta, non usa? Ci risulta che il comitato di vigilanza ormai è morto, è stato convocato poche volte e non funziona; il comitato di indirizzo addirittura non è stato mai messo in piedi. Lo ritenete una cosa grave? Vi interessa riattivarlo e farlo funzionare affinché poi ci possa essere, appunto, una rappresentanza e una gestione del problema molto più efficace e coordinata tra i vari enti e tra i vari attori?

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Chiedo all'ingegnere Arienti di completare queste risposte, non prima di avere detto che le diverse possibilità di dispersione di RAEE, che a noi comportano una riduzione dei quantitativi raccolti e quindi una difficoltà a raggiungere il target, e alla collettività comportano, verosimilmente, attività di riciclo meno qualitative, danni ambientali e opacità fiscali, può essere affrontata con Pag. 27una equivalenza dei controlli che i sistemi consortili fanno tramite il CdC (Centro di Coordinamento) RAEE agli impianti, a quegli impianti che invece non fanno parte del sistema consortile. Dove, verosimilmente, finiscono questi flussi paralleli. È lì l'ultima destinazione. Quindi se si aumenta e si equipara la quantità e la qualità dei controlli che vengono fatti sugli impianti del sistema consortile, agli altri tipi di impianto, si evita concorrenza sleale tra tipi di impianto e, probabilmente, si riescono a intercettare, a bloccare questi flussi paralleli. Detto questo, chiedo all'ingegnere Arienti, invece, di intervenire sulle altre questioni che il presidente Vignaroli ha posto.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Cerco di essere molto rapido. Il problema degli operatori online che non partecipano al sistema di gestione dei RAEE, è un problema che impatta esclusivamente sui produttori. Cioè, i produttori che oggi sono all'interno del sistema, pagano anche per i produttori che sono fuori. Quindi sono i produttori a essere impattati, non la collettività, non il sistema RAEE, vuol dire che i produttori virtuosi pagano anche per quelli che non ci sono. Però i produttori si stanno stufando di questa cosa – scusi l'espressione – perché il peso dell'online continua ad aumentare, quindi è necessario portare dentro al sistema e fare contribuire al sistema anche coloro che vendono online. Recentemente è stato fatto con il Ministero dell'ambiente un accordo di programma che ha coinvolto il principale operatore online, Amazon, più ERION, più un altro sistema collettivo e sia per i RAEE, sia per i rifiuti pile accumulatori, è stata individuata una modalità per cui Amazon partecipa ai costi del sistema RAEE. Credo che sia un grande passo avanti che deve essere seguito ed esteso anche ad altri operatori online. Però, sottolineo, non è un problema per la collettività o per il Paese, è un problema per i produttori virtuosi che pagano anche per chi sta fuori.
  Secondo tema, già lo accennava il presidente Fluttero, il modo più semplice di scovare i RAEE che mancano è andare a controllare gli impianti di destino, che si distinguono in due categorie. Impianti che hanno una autorizzazione al trattamento dei RAEE – e magari non dichiarano – e allora si prende l'elenco degli impianti autorizzati, si va lì e si dice: «Oh guarda qua, hai una tonnellata di RAEE, quanti ne hai dichiarato l'anno scorso?», «Zero», «Come mai?». E si comincia a mettere in moto una macchina, diciamo, di sollecitazione. Seconda categoria d'impianti, sono quelli che non hanno autorizzazione al trattamento dei RAEE, gestiscono altre tipologie di rifiuti, tipicamente rottami, metalli ferrosi e non ferrosi, si va a visitare questi impianti e si dice: «Oh, guarda, c'è una lavatrice lì in mezzo, come mai?» e si comincia a mettere pressione su questa gente.
  Questo è il modo più rapido per potere fare emergere flussi che oggi restano nascosti, perché a parte l'export illegale, per cui bisogna controllare i porti, i container nei porti. A parte quello, gli altri RAEE restano qua, da qualche parte sono, bisogna andare negli impianti e vedere dove sono.
  Il terzo punto, il target del 65 per cento è molto alto. Oggi siamo al 40 per cento, vorrebbe dire raccogliere 650 mila tonnellate all'anno sul domestico. Oggi ne raccogliamo soltanto 400 mila, c'è un bel gap ancora, ma è fattibile. È fattibile se si riescono a fare emergere tutti questi flussi che oggi restano sotto traccia, nascosti, anche per ragioni fiscali, perché ci sono operatori che lavorano in nero, se si fanno emergere questi flussi, il target del 65 per cento è fattibile.
  Attenzione, è un target che riguarda il Paese. Lo Stato italiano ha questo obiettivo e ne risponde alla Comunità Europea. Per cui è assolutamente necessario che lo Stato si dia una mossa – scusate l'irriverenza – per andare a colmare questo gap. E questo mi permette di agganciare l'ultimo tema in ordine di esposizione suo, il penultimo in ordine mio, che è il comitato di vigilanza e controllo.
  Lo dico da operatore, quindi da principale consorzio attivo nel mondo dei RAEE, è assolutamente ridicolo che da 3 anni a questa parte l'organismo di vertice del sistema Pag. 28 RAEE, il comitato di vigilanza e controllo, di nomina interministeriale, non sia attivo.
  È come avere un organismo senza la testa. Poi, da italiani, ce la caviamo, nel senso che fin dove possiamo, facciamo. Ma tutte le volte che c'è un dubbio interpretativo, un problema da risolvere, ci manca l'autorità ed è veramente incredibile che questa cosa possa andare avanti da 3 anni a questa parte. Do meno importanza al comitato di indirizzo, perché voleva essere un luogo di consultazione degli stakeholder, e la consultazione tra gli stakeholder la facciamo sistematicamente.
  Voi avete visto ASSORAEE, noi ci incontriamo tutti i giorni con ASSORAEE, parliamo tutti i giorni con la distribuzione, non abbiamo problemi a parlare con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italia) o con Utilitalia. Quindi, la consultazione tra gli stakeholder c'è, quello che manca è la guida, cioè un organismo di vertice che sappia guidare questo sistema e il ripristino del comitato di vigilanza e controllo è fondamentale nel tempo più rapido possibile.
  Ultimo punto che voglio toccare è quello della comunicazione. La comunicazione al consumatore, io la chiamo education perché bisogna educare il cittadino a fare la raccolta differenziata dei RAEE. Ha imparato a farla sulla carta, sulla plastica, sui RAEE non c'è ancora. Bisogna fare education, il sistema RAEE la fa con il cappello del centro di coordinamento RAEE, quindi tutti i consorzi insieme nell'ambito di un accordo di programma sottoscritto con ANCI. È una comunicazione che va principalmente sul mezzo radiofonico. Abbiamo chiesto, ripetutamente, al Ministero della transizione ecologica di fare pubblicità progresso su questo tema e non siamo mai riusciti ad ottenerla. C'è bisogno di fare un salto, un passaggio in più, perché se andate in giro per Roma e chiedete a una persona qualunque: «Cosa significa RAEE?», nel 99 per cento dei casi vi rispondono: «Non lo so».
  E se chiedete: «Che cosa devo fare di un rifiuto elettrico o elettronico?». Nel 99 per cento dei casi vi rispondono sbagliato.
  Quindi la comunicazione è fondamentale, se può avvenire un invito anche da parte vostra a utilizzare questo strumento della pubblicità progresso noi saremo estremamente felici.
  Non so se ho risposto, più o meno, a tutte le sue domande, presidente.

  ANDREA FLUTTERO, presidente di ERION (intervento da remoto). Se mi permette, presidente Vignaroli, aggiungo sul tema della comunicazione, una notizia positiva. La sottosegretaria all'istruzione Floridia, che ha avuto anche la delega alla transizione ecologica, sta lavorando a un progetto per mettere in rete tutte le iniziative di comunicazione nel mondo della scuola, e noi riteniamo che il tema dei RAEE, soprattutto gli R4, la piccola elettronica di consumo, quindi i telefoni, smartphone, tablet, e quant'altro, possano essere uno strumento molto interessante per parlare ai ragazzi, ai bambini nelle scuole che oggi sono dei grandi utilizzatori di queste apparecchiature e, attraverso loro, entrare nelle famiglie. Quindi abbiamo questo contatto con la sottosegretaria Floridia e ci auguriamo che questo suo progetto possa andare avanti e noi di poter dare un contributo, fornendo contenuti, alle attività che sta cercando di mettere in piedi nel suo ruolo di sottosegretaria.

  PRESIDENTE. Questa Commissione, innanzitutto, porta fortuna perché diverse persone che ne facevano parte sono diventate sottosegretarie, quindi grazie per la segnalazione. Sentiremo la senatrice Floridia e proveremo anche a spingere su questo tema come già diverse volte ho fatto presente; ho anche informato il Ministro sulla mancanza del comitato di vigilanza e controllo ma, fino ad adesso, non sono riuscito ad ottenere nulla, purtroppo. Continueremo.
  Vorrei affrontare anche il problema delle pile. Qual è la situazione della gestione delle pile usate in particolare quelle al litio che presentano alcune difficoltà maggiori? Infine, vorrei capire anche la qual è la situazione le R5.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Il mondo Pag. 29delle pile è disciplinato da un altro decreto legislativo, invece le R5 sono le sorgenti luminose, quindi è un raggruppamento, l'ultimo in termini di peso, del mondo RAEE. Però, giustamente, presidente, il mondo delle pile è altrettanto importante. Io distinguerei il problema in due, il primo è: la raccolta delle piccole pile. Qui c'è un problema di raccolta, di capillarità della raccolta, c'è un problema di rendere chiaro al cittadino che la destinazione migliore delle pile piccole, le portatili, non è il sacco nero della spazzatura indifferenziata. Ma per convincere il cittadino bisogna moltiplicare a dismisura i punti in cui il cittadino, passando tutti i giorni, può lasciare le proprie pile portatili, che siano pubblici o privati, che siano negozi di elettronica, o che siano negozi di tutt'altro, è fondamentale aumentare la raccolta.
  Questo è il primo aspetto. Perché, altrimenti, anche sulle pile, il ritardo rispetto agli obiettivi di raccolta è significativo.
  Il secondo problema, invece, riguarda la tecnologia di trattamento del mondo del litio, dove l'utilità è estrarre cobalto e litio; il problema tecnologico oggi non è ancora risolto o di difficile soluzione. Ci sono impianti sperimentali, non ci sono impianti su larga scala, non c'è un processo industriale consolidato, devo dire, fortunatamente, non siamo ancora di fronte allo tsunami delle batterie al litio che, probabilmente, arriverà tra 15 o 20 anni quando ci sarà una significativa ondata di dismissioni di batterie, conseguenti a un'ondata di vendita di auto elettriche, ad oggi, i maggiori produttori di autovetture, hanno immaginato e hanno implementato un sistema chiuso, per cui tramite i loro concessionari le batterie se le portano indietro e o le riutilizzano principalmente per fare accumulo di energia su altre applicazioni meno critiche, per esempio lo storage di energia al di sotto di un pannello di un impianto fotovoltaico in qualche applicazione residenziale o industriale, oppure trovano il modo di riciclarle. Però, per ora, questo problema non riguarda i consorzi.
  Cioè è autogestito dai produttori di autovetture. Certo bisognerà rifletterci, bisogna studiarci, bisognerà capire che cosa si può fare e tutti i soggetti che dicono di volere fare gigafactory, cioè impianti per la produzione di batterie d'uso automotive, dicono anche che vogliono abbinare a questi impianti, un impianto di riciclo, in modo tale da chiudere il cerchio su loro stessi.
  Ecco, per ora è solo teoria, almeno per la conoscenza che ho io.

  PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, per quanto riguarda queste grandi batterie delle autovetture, voi non siete coinvolti ma le aziende automobilistiche hanno previsto semplicemente di riutilizzarle per impieghi meno energivori. Ma ancora la rigenerazione e il riciclo sono a livello teorico e quindi, se non si investe in questo settore, potrebbe essere un problema in futuro perché non si può pretendere di poter riutilizzare tutte le batterie meno efficienti in altri sistemi, potrebbe insomma quindi creare un forte problema.

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Sì, ha ragione.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda le piccole pile ricordo che a Roma l'AMA (Azienda Municipale Ambiente) aveva predisposto dei cassonetti per la raccolta che adesso non ci sono più. Ma visto che è anche interesse, è obiettivo vostro quello di raccogliere, non potete voi privati, voi produttori, o chiunque abbia l'interesse, a prescindere dal gestore del rifiuto comunale, predisporre centri di raccolta e contenitori in ogni dove?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). È quello che viene fatto.

  PRESIDENTE. Non è economicamente vantaggioso, visto che non è così capillare?

  GIORGIO ARIENTI, general manager di ERION (intervento da remoto). Devo dire che è quello che viene fatto. Nel senso che ogni consorzio attivo nel settore delle pile e degli accumulatori, organizza sistemi di raccolta volontaria piazzando contenitori Pag. 30nei luoghi dove i cittadini passano. Però è una iniziativa costosa, come può immaginare. Perché poi la micro-logistica, cioè andare a prendere pochi chili in più punti è una attività onerosa, ma questo viene fatto. Devo dire che, come sempre, nella gestione dei rifiuti, la soluzione vincente è un mix pubblico-privato. Cioè, i soggetti che già presidiano il territorio, quindi le municipalizzate, i comuni, i soggetti che appunto fanno la raccolta degli urbani, hanno una facilità di intervento, una economicità di intervento, molto superiore a qualunque rete venga costituita ex novo. Per cui se riusciamo – come si riesce a fare in alcuni territori – ad abbinare il più possibile lo sforzo, questo dà il massimo del risultato. Non so se avete già audito, o se audirete, Utilitalia, o ANCI, comunque i soggetti che sono preposti alla raccolta degli urbani. Ecco, chiedete anche qual è il loro parere, secondo me, una azione sinergica pubblico-privata è la soluzione vincente.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, aspettiamo la documentazione che avete predisposto e dichiaro conclusa l'audizione.

Esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. Ricordo che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sulla opportunità di predisporre una relazione sulle procedure di localizzazione del deposito unico nazionale dei rifiuti.
  Comunico di avere presentato, insieme agli altri due relatori, onorevole Muroni e onorevole Vianello, una proposta di relazione che sarà distribuita a tutti i componenti della Commissione via e-mail. Avverto che il termine della presentazione delle osservazioni, e delle proposte di modifica, sarà stabilito dall'ufficio di presidenza.

Esame della proposta di relazione sull'evoluzione del fenomeno degli incendi negli impianti di gestione di rifiuti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sull'evoluzione del fenomeno degli incendi negli impianti di gestione dei rifiuti. Ricordo che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sulla opportunità di predisporre una relazione sulla evoluzione del fenomeno degli incendi negli impianti di gestione dei rifiuti.
  Comunico di avere presentato, insieme agli altri due relatori, il senatore Ferrazza e la senatrice Nugnes, una proposta di relazione che sarà distribuita a tutti i componenti della Commissione via e-mail. Se nessuno chiede di intervenire, io passerei appunto all'ufficio di presidenza e poi continueremo con i lavori per quanto riguarda queste due relazioni.
  Se non vi sono altre domande, vi ringrazio e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.10.