XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 33 di Giovedì 15 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione della Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 
Osnato Marco (FDI)  ... 3 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 4 
Turri Roberto (LEGA)  ... 4 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 4 
Vono Gelsomina  ... 4 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 5 
Castelli Laura (M5S) , Viceministra dell'economia e delle finanze ... 5 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 7 
Russo Paolo (FI)  ... 7 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 7 
Ruggiero Francesca Anna (M5S)  ... 7 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 8 
Castelli Laura (M5S) , Viceministra dell'economia e delle finanze ... 8 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 10 

ALLEGATO: documentazione consegnata dalla Viceministra Castelli ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CRISTIAN INVERNIZZI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione della Viceministra dell'economia e delle finanze, Laura Castelli, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento della Camera il seguito dell'audizione della Viceministra dell'economia e delle finanze, onorevole Laura Castelli, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Ricordo che nella seduta del 9 giugno 2021 la Viceministra Castelli ha svolto la relazione introduttiva sui temi oggetti dell'audizione, consegnando alla Commissione della documentazione riportata in allegato al resoconto stenografico della richiamata seduta. Hanno poi avuto luogo gli interventi di alcuni iscritti a parlare, cui è seguita una prima replica da parte della Viceministra.
  Nella seduta odierna è quindi prevista la prosecuzione del dibattito con ulteriori interventi, al termine dei quali vi sarà la replica conclusiva della Viceministra. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori avverto che, secondo le intese intercorse, darò inizialmente la parola a un oratore per Gruppo, tenendo conto degli interventi già svolti nella menzionata seduta del 9 giugno scorso.
  Esaurita questa fase della discussione, potrà avere luogo in considerazione del tempo disponibile un'eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica della Viceministra. Invito pertanto a fare pervenire alla Presidenza le richieste di iscrizione a parlare. Raccomando in ogni caso ai colleghi di contenere la durata degli interventi.
  Ricordo infine che i componenti della Commissione, in virtù di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, possono partecipare alla seduta anche da remoto. Nel dare il benvenuto alla Viceministra Castelli, e ringraziandola a nome di tutta la Commissione per la disponibilità manifestata, cedo la parola all'onorevole Osnato. Prego.

  MARCO OSNATO. Grazie, presidente. Ringrazio la Viceministra per la relazione di qualche settimana fa. Sono un po' preoccupato per la finanza locale, ma non tanto per quanto ci ha detto la Viceministra, bensì quanto per l'idea generale che mi sono fatto nelle ultime settimane. Mi sembra che ci sia dello scollamento tra il Governo centrale e le realtà locali. Lo dico perché, per esempio, nell'audizione del Ministro Speranza abbiamo sentito i grandi investimenti che da fare sulla sanità. Abbiamo parlato delle case della salute, di Pag. 4queste realtà più o meno innovative, dove l'investimento apparirebbe notevole, però non abbiamo avuto dal Ministro Speranza una risposta rispetto a un'intesa su come poi verranno gestite queste case della salute. Abbiamo compreso che c'è una vaga idea di mantenere alto lo stanziamento sul tema della salute nel bilancio dello Stato, ma non so come le regioni, che già adesso fanno fatica a mantenere gli standard attuali, potranno fare. Io vorrei capire qual è l'idea complessiva, qual è il sistema anche di dialogo che c'è in questo momento tra il Governo centrale e le realtà locali sulle prospettive, rispetto anche al Piano nazionale, di tutto quello che c'è da fare. Io non ho una grossa preoccupazione riguardo alle innovazioni; ho una preoccupazione riguardo alla tenuta del sistema per i prossimi 10-15 anni.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Osnato. Prego, onorevole Turri.

  ROBERTO TURRI. Ringrazio la Viceministra per la rinnovata disponibilità a essere qui in audizione. Io volevo fare riferimento all'intervento della scorsa volta, del 9 giugno. In tema di autonomia differenziata, lei si riferiva alla bozza di legge quadro predisposta dal Ministro Boccia, che era stata condivisa dalle regioni nella Conferenza Stato-regioni del 28 novembre 2019. Nel testo esaminato in quella sede dalle regioni, all'articolo 2 era previsto uno specifico procedimento che disciplinava le modalità di definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), degli obiettivi di servizio, dei fabbisogni standard, nelle materie oggetto di intesa che sarebbero poi dovute avvenire tramite uno o due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che dovevano essere emanati entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge di approvazione. Stante però la perdurante inerzia da parte dello Stato nel definire questi obiettivi, all'articolo 1, comma 1, lettera d, era previsto un meccanismo in via subordinata e sussidiaria che consentiva comunque l'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, qualora dopo 12 mesi, entrata in vigore la legge di differenziazione, il Governo non avesse approvato questo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui LEP. Praticamente, dal primo gennaio dell'esercizio successivo fino all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui LEP, era prevista comunque l'assegnazione di risorse alle regioni che avevano fatto un'intesa.
  Volevo capire se anche lei condivideva questo passaggio di quel testo. In ogni caso, sempre con riferimento a questo tema, abbiamo audito anche la Ministra Gelmini. Con riferimento a questo tema, nella scorsa audizione lei aveva detto che c'era l'esigenza che ci fossero tempi certi per l'avvio dell'autonomia differenziata. Ciò posto, come ritiene che questa esigenza, oggi ancora più pregnante, quanto meno per le tre regioni che per prime hanno avviato il percorso di attuazione del regionalismo differenziato, possa conciliarsi con le indicazioni contenute nel PNRR? Indicazioni che espressamente riferiscono la definizione del processo di attuazione del federalismo fiscale per le regioni nel primo quadrimestre dell'anno 2026, ovvero nel miglior termine da lei riportato per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni dei fabbisogni standard a dicembre del 2024; così aveva detto l'altra volta.
  Rispetto a quanto ha detto, sempre in questa Commissione, la Ministra Gelmini, volevo capire cosa ne pensava lei, perché la Ministra, reputando certamente molto positivo che nel PNRR fosse contenuto un esplicito riferimento alla volontà di completamento del federalismo fiscale, ha di fatto ritenuto troppo ampio l'orizzonte temporale delineato sul punto, auspicando che le relative tempistiche siano anticipate quantomeno alla fine di questa legislatura. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Turri. Prego, senatrice Vono.

  GELSOMINA VONO. Buongiorno. Io mi ricollego alla domanda del collega Osnato, notando uno scollamento con gli enti locali riguardo al federalismo. C'è una difficoltà a recepire anche le innovazioni in tema di imposizione dei tributi. Non so quale possa Pag. 5essere la modalità per rapportarsi meglio e per diffondere quello che è nella relazione, e quale aiuto possiamo dare noi parlamentari alla diffusione di queste nuove modalità previste per gli anni a venire, introdotte anche a causa della pandemia e alle nuove risorse che verranno con il PNRR. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice. Vi sono altri due iscritti che però appartengono a gruppi che erano già intervenuti nella scorsa seduta, per cui adesso lascio la parola alla Viceministra per la replica. Poi, se avanza tempo, darò la parola anche all'onorevole Russo e all'onorevole Ruggiero. Prego, Viceministra.

  LAURA CASTELLI, Viceministra dell'economia e delle finanze. Grazie. Ci tenevo a tornare perché penso che quando le relazioni sono un po' corpose è giusto lasciare il tempo. Mi scuso, ma il tema delle regioni nella relazione ha avuto una parte decisamente minore rispetto alla parte degli enti locali semplicemente perché la mia delega è sugli enti locali. Se devo dire che cosa penso di questi passaggi, io francamente sulle regioni credo che si debba trovare il modo di fare la stessa cosa. La storia dei Comuni ci insegna, su questo tipo di lavoro, che in autonomia non si riesce a calcolare il livello essenziale. La norma che citava il collega riporta il 116, quindi la facoltà della regione di calcolarselo da sola, se a un certo punto lo Stato non riesce a farlo. Il principio di sussidiarietà è molto bello ed è un paracadute, ma se dovessi scommettere anche quello rischia di non essere applicato, perché è difficile autocalcolarsi. Questo è il motivo per cui tutta la prima parte della relazione spiega come noi – devo dire un po' magicamente – abbiamo fatto a calcolarlo all'interno del CTFS (Commissione tecnica per i fabbisogni standard), e come funzioni.
  Io vorrei che si facesse lo stesso percorso, cioè che le regioni potessero dare questi dati e che – cosa che stiamo provando a fare e concludere, ma non tutte le regioni ce li hanno dati – si attivasse la stessa Cabina che si è attivata con il CTFS per la parte degli enti locali, in maniera da provare a fare lo stesso tipo di lavoro. Siccome questo lavoro sugli enti locali ha richiesto più o meno un anno di lavoro grazie ai grandi tecnici – che ringrazio, perché tutti i giorni, meticolosamente, con il righello, si mettono a calcolare quali possono essere i livelli – io penso che lo stesso processo si possa fare sulle regioni. Esiste già una norma che prevedeva ciò; l'avevamo stabilita con durante il primo Governo Conte I insieme al collega Garavaglia quando eravamo ambedue Viceministri. Dobbiamo solo provare ad attivarla con i dati che le regioni ci forniscono.
  Io penso che se non si fa così possiamo continuare a scriverci i testi, come questo Parlamento fa dal 2014, ma non si raggiungerà nulla di tutto questo, perché la verità è che ogni realtà ed ente locale ha una sua idea di costo standard, e si può fare omogeneità solo a livello centrale. Io credo che quella norma fosse stata inserita come procedimento per assicurare che da qualche parte si arrivi. Anch'io spero e lavorerò insieme ai miei colleghi per questo, affinché lo si possa fare entro la fine di questa legislatura; non tanto per promettere soldi agli enti anche se le risorse ci sono, abbiamo fatto due anni di risorse importanti. Si tratta di capire se sono distribuite nel modo giusto, senza toglierne a nessuno e vedendo quali sono i buchi di alcuni servizi.
  A questo proposito alla collega Vono, che chiede come si fa, rispondo che c'è solo un modo. Nella parte aggiuntiva della relazione di questa mattina riporto cosa è successo dal 9 di giugno a oggi: si comprende che ciò che serve adesso è stare sui territori e spronare gli enti – e delle volte i consorzi, perché stiamo parlando di servizi sociali che per molti Comuni sono gestiti in forma consorziale – a fare progettazione nuova.
  Noi stiamo lavorando su questo con i Ministeri competenti, perché le risorse in più, come da norma approvata, devono poi essere spese per quella facoltà, per quella funzione. Se non vengono spese per quella funzione, vengono tolte. Il processo è quindi quello di abbandonare il costo storico – perché di fatto oggi noi l'abbiamo abbandonatoPag. 6 – sostituendolo con un processo di crescita nei prossimi anni che aggiunge risorse sulle competenze dei servizi sociali. Quindi si prospetta un costo standard. Oggettivamente il costo standard però va verificato. Sei davvero capace di raggiungere quel costo standard? Se non sei capace che faccio? Decido di lasciarti i soldi ma tu non riesci a spenderli, o decidiamo che il comune di Reggio Calabria avrà un costo standard che in realtà non si riesce a realizzare? Questo sarà il prossimo passo.
  Prima di fare questo passo decisionale, bisognerà quindi capire quanto gli enti sono capaci di assorbire. Lo dico perché io sono certa che ci troveremo di fronte ad alcune realtà che non riusciranno a spendere queste risorse, e non è una questione dovuta al fatto che manca il personale o altro: è un problema di coordinamento. Succede anche in Comuni che hanno risorse giuste per questi servizi. Ci sono Comuni del Nord, che conosco bene, che hanno tutte le risorse necessarie, ma che non riescono a spenderle perché il consorzio non ha più in mente progettazioni nuove, e perché non riesce ad attivare velocemente il processo per capire cosa serve per stare al passo con i tempi. Questo è un lavoro di riempimento, che è abbastanza autonomo dai soldi. Manca, secondo me, una catena di aggiornamento su che cosa i Comuni devono offrire come servizi.
  Noi gli stiamo dando i soldi, ma dobbiamo trovare il modo anche per dirgli che cosa sarebbe opportuno aggiungere a quello che hanno oggi; se gli stiamo dando più risorse o se non le stanno utilizzando. Questo passaggio è molto importante, e oggettivamente è la sfida. Ci insegna anche che il tema non sono solo i soldi, ma anche che cosa ci fai. Su questo io penso che, con la rete del Terzo settore, con la rete dell'economia sociale, con tutto quello che sono i consorzi, le regioni stesse debbano attuare dei protocolli – magari in Conferenza Stato-regioni – che aiutino a capire che cosa si può andare a fare, perché sennò da qua al prossimo anno ci troveremo solo Comuni che ci chiederanno di lasciargli i soldi e che ancora non hanno pensato a come utilizzarli. Eppure necessità di servizi sociali nei Comuni ce n'è. Se al cittadino medio gli viene chiesto, probabilmente sa bene che cosa manca come servizio sociale nel proprio Comune. C'è una cinghia di trasmissione da ricostruire proprio nel contenuto, e alla Commissione chiedo di provare a riflettere come si può fare questo lavoro, come si può ancora costruire. Noi stiamo cercando di farlo in coordinamento. Non dico che mi spaventa, però chiaramente è un tema.
  Sulla parte del PNRR non mi sostituisco a nessun Ministro che citava il collega. Sicuramente vale un po' la stessa cosa. Il cordone di sicurezza sul personale e su tutto dovrebbe essere abbastanza messo a sistema. Ora bisogna capire, nel ricordare che la Camera ha deciso che sia ANCI che UPI (Unione province d'Italia) stanno dentro i processi di governance del PNRR, secondo me giustamente, come metterli a terra. Io sono d'accordo sul fatto che è un po' mancato il collegamento, perché abbiamo realtà territoriali molto diverse. Io sono più preoccupata per un tessuto imprenditoriale che sta soffrendo da due anni le conseguenze della pandemia, e che probabilmente ha problemi di liquidità e ha cose che stiamo provando ad affrontare, quindi delucidazioni da parte dello Stato sulle risorse per permettere anche solo a un'azienda di partecipare a una gara. Non sono cose banali. Stiamo costruendo anche questa parte.
  Sugli enti locali stiamo lavorando affinché la contabilità del PNRR non sia una contabilità che poi ti fa saltare i bilanci; credo che anche questo sia molto importante. Siamo riusciti a inserire dentro le risorse delle progettazioni la spesa del personale e della progettazione, quindi del personale che ha necessità in più per fare quel progetto finanziato dal PNRR. Non era una cosa banale. Anche questa l'abbiamo fatta secondo me bene, insieme alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, e questo è un primo traguardo. Stiamo decidendo ora come collocare ciò all'interno del bilancio. Lo dico perché questo tema di cui si occupa questa Commissione – quello dell'equilibrio finanziario degli enti – è un tema che va posto adesso. Pag. 7Dobbiamo essere sicuri che alla fine del processo non ci siano problemi con i bilanci degli enti locali, sennò ci troveremmo di nuovo con delle situazioni da mettere a posto. Penso al fatto che se le cose non vanno bene i soldi vanno restituiti. Allora anche su questo la scrittura va gestita bene a livello contabile.
  Questo mi sento di dire rispetto alle cose che ci siamo detti. Ovviamente oggi la sfida più grande è quella di provare a fare lo stesso processo sulle regioni. Io credo che non sia così difficile, perché abbiamo visto che sui Comuni si può fare. Bisogna avere un po' di fiducia. Peraltro, la costruzione di questi livelli poi viene sottoposta alle regioni; non è che glieli dai tout court. Secondo me si può fare con qualche mese di lavoro. Abbiamo riattivato con il Ministro dell'economia la cabina su questo discorso, e spero di potervi aggiornare presto. Non può che farlo la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, che ha la contezza dei conti con Sose (Società per gli studi di settore), e con tutti gli enti che monitorano il dettaglio delle spese. Vi è quindi la volontà di delegarli, e questa è un po' la storia di quello che abbiamo fatto fino ad adesso, di fatto.

  PRESIDENTE. Grazie, Viceministra. Essendoci ancora un po' di tempo a disposizione cedo la parola sia all'onorevole Russo che all'onorevole Ruggiero, chiedendo di contenere comunque gli interventi.

  PAOLO RUSSO. Grazie, presidente. Ringrazio la Viceministra Castelli. La Commissione tecnica per i fabbisogni standard credo dimostri un'attenzione misurata rispetto alle questioni che noi andiamo ponendo, e soprattutto rispetto ad alcuni temi sui quali vorrei che la Viceministra mi offrisse una sua chiave di lettura. La mortalità perinatale nel Mezzogiorno continua a essere del 50 per cento più alta che al Nord; la mobilità sanitaria ha ripreso la sua corsa che era stata rallentata dalla pandemia; l'attesa di vita è scesa dappertutto, ma è scesa ancora di più nel Mezzogiorno. Bisognerebbe evitare che la chimera del regionalismo differenziato rappresenti soltanto un dibattito accademico, perché è evidente che non vi è nessuna ipotesi di regionalismo differenziato – la pandemia stessa lo ha di fatto certificato – se prima non vengono quantificati i LEP su una serie di fronti. Penso agli asili, ma penso anche agli assistenti sociali, penso alle politiche attive del lavoro, penso ai trasporti, penso alla disabilità. So che c'è un cantiere importante su questo fronte. La mia domanda è: dal suo osservatorio, qual è lo stato dell'arte e quali lei pensa siano i tempi per dare una risposta su questi fronti? Capisco che deve essere una risposta attenta per evitare che risorse vengano sprecate da taluni Comuni inefficienti, ma è vero anche che sono risorse indispensabili per garantire ai cittadini un pari accesso a livelli essenziali di servizi. In questo senso, Viceministra, ci aiuti a capire su questi fronti quando potremo essere rassicurati dal fatto che avremo uno standard definito sui LEP, su questioni che riguardano gli asili, gli assistenti sociali, le politiche del lavoro, i trasporti e le disabilità.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Russo. Prego, onorevole Ruggiero.

  FRANCESCA ANNA RUGGIERO. Grazie, presidente. Buongiorno, Viceministra. Pochi giorni fa la Corte dei conti ha pubblicato una relazione in cui ha sollevato il tema dell'autonomia differenziata, dicendo che l'effettiva capacità della contabilità degli enti decentrati è quella di rappresentare in modo chiaro e trasparente gli esiti della gestione; quindi che ci sia un monitoraggio, un'effettiva spesa delle risorse che vengono suddivise con criteri standard per i Comuni. Ma purtroppo parecchi fondi nei vari Ministeri vengono suddivisi attraverso coefficienti di riparto che sono ancora legati alla spesa storica.
  Senza dubbio abbiamo avuto negli anni delle risorse che sono tornate indietro per mancanza di idee progettuali, perché non si sono legate alla domanda. Faccio un esempio veramente molto banale, ma che banale non è: non si costruisce un piano sociale di un Comune sulla base delle diverse categorie fragili presenti, ma si costruiscePag. 8 sulla base dei soggetti che possono offrire qualcosa, quindi in base a coloro che possono prendersi i soldi piuttosto che a coloro che ne dovrebbero beneficiare. Da una parte è vero che c'è magari una spesa che può essere vista con questa lente di ingrandimento che viene fatta, ma dall'altra parte non c'è quell'effettivo soddisfacimento della popolazione, anche su alcuni temi che prima ha sollevato l'onorevole Russo.
  È importante non soltanto il monitoraggio della spesa, ma poi anche l'effettiva copertura delle esigenze di quel territorio. Senza dubbio bisognerebbe rivedere i criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, che sono legati alla popolazione anziana, che non prevedono invece risorse per i giovani; così come senza dubbio bisognerebbe avere dei dati e un monitoraggio da parte delle regioni per attuare dei piani sociali di zona che uniscano più Comuni per creare il piano sociale di quel territorio sulla base di tali dati.
  Quello che io quindi vorrei chiederle è se fosse possibile riuscire ad avere sui siti dei vari Ministeri – anche attraverso il dipartimento delle finanze – dei dati aggiornati e certi che le regioni e i Comuni possano inviare al Ministero, in modo tale da permetterci di avere veramente un quadro complessivo e generale, e capire come possa meglio conseguirsi l'obiettivo che le tasse pagate dai cittadini italiani si tramutino in servizi effettivi, di cui realmente hanno bisogno. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Lascio nuovamente la parola alla Viceministra.

  LAURA CASTELLI, Viceministra dell'economia e delle finanze. Questa parte è molto importante. Ripeto, io sono convinta che i servizi erogati non sempre dipendano da quanti soldi dai. Siamo arrivati alla fotografia plastica di questo. Il collega Russo chiedeva: «Quando arriveremo ad avere il livello standard su temi come l'assistenza sociale e gli asili?». Su questo i Comuni non hanno più scuse. Come riporto in maniera dettagliata rispetto alle norme nella relazione, sugli assistenti sociali quest'anno siamo partiti con una crescita gigantesca di risorse che arriverà nel 2030 ad avere quel livello standard, sempre che i Comuni sappiano come spendere queste risorse. L'ho detto l'altra volta: riassumendo, oggi Reggio Emilia ha gli stessi soldi di Reggio Calabria, per cui è adesso il momento in cui i Comuni hanno queste risorse, così come sugli asili nido. Oggi i Comuni sugli asili nido hanno le risorse per la spesa corrente, hanno le risorse per la spesa di investimento se non ce l'hanno, hanno addirittura la possibilità di fare il voucher se non hanno ancora asili nido costruiti. Oggi nei Comuni c'è tutto quello che serve per permettere all'amministrazione dell'ente locale di colmare il gap. Ora siamo all'altra parte. È una questione di volontà, di capacità di amministrazione e di realizzazione. Addirittura, come nella relazione ricordo, nel PNRR c'è un'aggiunta di risorse sulla costruzione degli asili; e anche quella è stata affiancata dalla parte corrente, perché non ci può essere asilo se non c'è la spesa corrente della mensa, dell'insegnamento e quant'altro. Oggi le risorse ci sono; vanno realizzate e utilizzate.
  Sulla parte invece ancora dolente che è quella dei trasporti, devo dire – non per giustificare ma sommessamente – che è una percentuale molto più piccola del riparto dell'FSC (Fondo per lo sviluppo e la coesione), e siamo ancora in costruzione. Ogni anno cerchiamo di migliorare la fotografia, perché non è che un giorno il Paese si sveglia e ha i LEP. Ogni giorno la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, così come ha fatto sulla parte sociale, può costruire meglio quello che c'è e abbandonare la spesa storica. Su quest'altra parte, che sicuramente è percentualmente più piccola, stiamo lavorando e io spero entro quest'anno di avere risultati migliori, perché su quella parte siamo ancora mancanti. L'attività di Governo finora si è concentrata più sulla parte dell'assistenza sociale e degli asili.
  Però è pure vero che il tema di carattere più sanitario, che citava il collega Russo, rispetto alle aspettative di vita, allo spostamento tra una regione e l'altra, seconde me appartiene anche a un altro tema, cioè il Pag. 9tema della prevenzione e il tema dell'assistenza territoriale, che purtroppo fa un po' acqua da tutte le parti. La Missione 6 del PNRR si occupa di questo con un progetto pluriennale molto ambizioso, su cinque anni, che prevede in prospettiva anche molte figure legate all'assistenza territoriale, come assunzioni. Ci dovremmo attivare per assumere del personale per il quale, delle volte, addirittura paghiamo sanzioni europee, come tutti sappiamo, perché siamo sotto i livelli. Secondo me la sfida sotto questo aspetto non è aggiungere risorse ancora una volta, ma è lavorare con le risorse di questo PNRR per realizzare davvero in maniera plastica un percorso per il quale l'anziano non passi gli ultimi dieci anni della sua vita nella maniera peggiore possibile, perché questo è il tema dell'attesa di vita. C'è quindi un progetto molto ambizioso, che mira proprio a questo.
  Sulla natalità, da una parte abbiamo puntato su quello che è il Family Act, l'assegno unico familiare. Chiaramente non può bastare. Credo che sia una convergenza di cose. Sicuramente le politiche sulla natalità passano anche da quante risorse ha un Comune per assicurare i servizi che servono alle famiglie, ma anche da un buon welfare aziendale, per esempio, che permetta alle famiglie di poter proseguire la propria carriera senza dover lasciare i figli in giro oppure doverla interrompere. Io credo che voi che siete una Commissione che riesce a guardare a 360 gradi tutti gli aspetti siate in grado di fare la sintesi, e credo che questo giro di audizioni – che io ho seguito – sia servito anche per questo. Mettendo insieme pezzi del puzzle si capisce anche qui, soprattutto qui, che la sfida è interministeriale; non è più solo settoriale come poteva essere tempo fa.
  Sulla Corte dei conti e sul tema degli esiti della gestione, mi permetto di dire che forse bisogna cominciare a costruire quelli che sono i bilanci sociali anche sugli enti, cioè: dove voglio arrivare? Il bilancio dello Stato lo fa perché in qualche modo si calcola un PIL (prodotto interno lordo) potenziale, si dice dove può arrivare. Questa stessa filosofia gli enti territoriali ce l'hanno un po' meno. Quindi fanno un bilancio di mera gestione, ma non riescono – forse perché alcuni sono piccoli, perché non sono aiutati eccetera – a darsi una prospettiva. Sicuramente le regioni, laddove operano con dei piani, riescono a fare meglio. Sono le progettazioni, secondo me, che vanno attivate adesso per dire: «Attenzione, guardate che i vostri Comuni per ogni regione hanno delle risorse in più. Coordinateli, perché altrimenti perdono le risorse». E sarebbe una sconfitta un po' per tutti.
  Per quanto riguarda la trasparenza e il riparto – io personalmente, quando il riparto compete a me, lo faccio sempre – credo che si debba cominciare a farlo non solo su ambiti più legati al mondo dei Comuni, ma anche a quelli relativi agli indicatori che riguardano la sofferenza territoriale, come noi già facciamo. Da ormai un anno e mezzo al Ministero dell'economia e delle finanze facciamo riparti che hanno criteri legati agli indicatori di sofferenza territoriale. Fanno la fotografia di perché un territorio è in quella difficoltà: delle volte è una difficoltà reddituale, e delle volte un territorio ha anche degli ambiti sociali di difficoltà. Facendo così si riesce a ottenere, ripeto, un'altra fotografia; laddove l'abbiamo fatta ha funzionato. Imporlo per legge sarebbe un po' eccessivo, però credo che sensibilizzare tutti i Ministeri a questa metodologia possa funzionare; ed è vero – e concordo – che ci sono ancora troppi fondi che sono stabiliti con riparti un po' indefiniti. Il mondo del terzo settore si sta interrogando su qual è il metodo migliore per ripartire questo tipo di risorse, se su progettazione o su territorio. C'è ancora una grossa difficoltà, anche perché non tutti i progetti hanno poi degli effetti e degli indicatori di ricaduta positivi. E anche qui l'economia sociale ci insegna che è possibile oggi, perché il PNRR è impostato su questo tipo di discorso, immaginare una fiscalità che sia collegata agli indicatori di performance. Non lo fa nessuno, si usa poco; però senza accorgercene noi stiamo spendendo – spenderemo, mi auguro – risorse sul PNRR calibrate su questo, cioè su obiettivi di ricaduta, e che Pag. 10quindi cambiano un paradigma di fiscalità. Secondo me piano piano, sia sulla parte di finanza che sulla parte di fiscalità, si dovrà procedere a questo stesso switch: ti do le risorse se mi fai vedere che i tuoi indicatori migliorano e riesci a dare una qualità del servizio, della vita, dell'obiettivo finale più alto; cosa che un po' oggi manca per cultura generale. Io penso che siamo in un momento storico che possa rimettere queste basi, e noi ci stiamo provando.

  PRESIDENTE. Grazie, Viceministra, per l'attenzione e la disponibilità dimostrata alla Commissione. Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione consegnata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 9.10.

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ALLEGATO

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