XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 124 di Giovedì 8 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, del procuratore aggiunto, Orietta Canova, e del sostituto procuratore, Alessia La Placa (l'audito sarà in videoconferenza) :
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 3 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 5 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 5 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 7 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 9 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 9 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 9 
Canova Orietta , procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza ... 11 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 11 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 11 
La Placa Alessia , sostituto procuratore presso il Tribunale di Vicenza ... 11 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 13 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 13 
Canova Orietta , procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza ... 13 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 15 
Canova Orietta , procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza ... 15 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 15 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 15 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 15 
Bruno Lino Giorgio , procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza ... 15 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANDREA FERRAZZI

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Audizione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, del procuratore aggiunto, Orietta Canova, e del sostituto procuratore, Alessia La Placa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del procuratore della Repubblica di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, del procuratore aggiunto, Orietta Canova, e del sostituto procuratore, Alessia La Placa. Vi ringrazio nuovamente per la presenza e per la disponibilità. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno dell'inquinamento da PFAS e si concentrerà prevalentemente sulle iniziative svolte dalla Procura in ordine alla vicenda Miteni. La Commissione intende, inoltre, acquisire elementi informativi su profili inerenti a eventuali responsabilità per problematiche afferenti il diritto alla tutela della salute dei lavoratori in danno di ex dipendenti della Miteni stessa. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Ora, gentili ospiti, potete svolgere la vostra relazione. Seguiranno naturalmente domande, richieste di chiarimenti. Se potete, vi chiedo in via preliminare di sintetizzare i provvedimenti per i quali è in corso l'istruttoria. Grazie. Prego.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Presidente Ferrazzi, molto piacere da parte mia, anche a nome della dottoressa Canova, del procuratore aggiunto e della collega Alessia La Placa. Mi è stato riferito che l'oggetto di questa audizione riguarda in particolare, considerati i vari profili che riguardano la vicenda Miteni, eventuali attività di indagine svolte da questo ufficio in relazione a tutela della salute dei lavoratori. Mi pare che sia questo l'oggetto dell'audizione. Io ho riferito in precedenza, in una nota trasmessa a codesta Commissione, che da parte di questo ufficio era in corso di svolgimento un'attività di indagine. Il procedimento di riferimento è il n. 9628/2020, registro persone note di questa Procura, per approfondire eventuali condotte da parte di persone che sono state identificate – naturalmente è un procedimento iscritto contro persone note – quali responsabili per condotte commissive o omissive, a seconda dei casi, di delitti in materia di lesioni conseguenti all'inosservanza e alla violazione di misure di prevenzione sugli infortuni di lavoro, quindi l'articolo 590, comma 3, del codice penale, e in relazione anche a talune ipotesi di omicidio colposo, l'articolo 589, comma 2, del codice penale, sempre connesso a violazioni in materia di prevenzione sugli infortuni del lavoro. In una precedente interlocuzione scritta con codesta Commissione indirizzata al presidente, avevo segnalato come si trattasse di attività di Pag. 4indagine in corso di attuale svolgimento. In quella sede segnalavo come non fossero al momento divulgabili elementi in corso di attuale approfondimento. Io vorrei segnalare a codesta Commissione innanzitutto l'iscrizione nel registro delle notizie di reato di questa Procura di un procedimento per i reati sopraindicati. Eviterei di indicare allo stato le persone che sono sottoposte a indagini in questo procedimento, che comunque sono numerose. Sono in tutto 19 le persone sottoposte a indagini. Come potete immaginare, si tratta di soggetti che a vario titolo hanno svolto attività di amministrazione, preposizione gestoria o preposizione a uffici specifici attinenti la tutela della salute dei lavoratori nell'ambito della società Miteni. Vorrei aggiungere anche, sempre con riferimento al procedimento penale, che esso fu avviato, inizialmente con un'iscrizione nei confronti di persone ignote, in seguito a varie denunce ed esposti che pervennero sia per il tramite di un'associazione sindacale, sia per il tramite direttamente di persone che avevano svolto lavorazioni all'interno dello stabilimento di Miteni. L'originaria iscrizione, come ho detto, fu eseguita nel registro delle notizie di reato persone ignote, e solo di recente si è proceduto a iscrivere le persone sottoposte a indagini. Intendo aggiungere che naturalmente l'attività immediatamente svolta da parte di questo ufficio in seguito alla ricezione delle denunce ed esposti ai quali ho fatto riferimento è stata quella di acquisire gli atti del procedimento principale, come è noto il procedimento n. 5918 e 5019/2018, per il quale è in corso di svolgimento avanti alla Corte d'assise di Vicenza il dibattimento. La prima udienza si è tenuta il primo luglio scorso, e mi risulta vi sia stato un rinvio al 16 settembre prossimo. Questo perché, naturalmente, l'attività di indagine svolta nel procedimento principale costituiva un primo elemento di conoscenza e di approfondimento al fine di valutare le condotte che erano state denunciate. Vi è stata quindi una acquisizione in copia di numerosa documentazione, sulla quale poi si è inserita da parte della dottoressa La Placa, che è titolare del procedimento, attività successiva e di approfondimento attraverso delle indagini, ma anche attraverso atti di acquisizione di informazioni svolti personalmente, e anche da ultimo di visione di provvedimenti di sequestro, per la verità di quanto era stato già oggetto di documenti, soprattutto anche informatici, che era stato oggetto di sequestro nel procedimento principale n. 5019/2018. Mi preme aggiungere quanto agli atti del procedimento principale, che per noi ovviamente costituisce un elemento di riferimento importante, che gli atti di quel procedimento che più direttamente interessavano l'oggetto nel presente procedimento, cioè le asserite condotte di lesioni colpose e omicidio colposo, riguardavano in particolare una consulenza tecnica che fu svolta nell'ambito del procedimento principale che i colleghi De Munari e Plattner affidarono a un Collegio di consulenti. Si tratta dei consulenti Comba, Crebelli, Fletcher, De Felip, Lucentini. Consulenza tecnica per la quale furono formulati i seguenti quesiti: «Dica il consulente se, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, le concentrazioni di sostanze rilevate in falda siano o siano state tali da poter determinare il pericolo di insorgenza di malattie, pericolo da intendersi quale aumento del rischio di contrazione di patologie, e in caso positivo di quali patologie», quesito come è agevole intendere, com'era peraltro comprensibile in relazione all'oggetto del procedimento principale, abbastanza ampio. E ancora: «Dica il consulente se, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, le concentrazioni di sostanze rilevate nel sangue siano tali da poter determinare il pericolo di insorgenza di malattie, pericolo da intendersi quale aumento del rischio di contrazione di patologie, e in caso positivo di quali patologie». Si trattava naturalmente di un quesito ampio, quasi una sorta di indagine epidemiologica, che non aveva come specifico e oggettivo riferimento le persone che prestavano attività lavorativa all'interno dello stabilimenti Miteni. Le conclusioni a cui pervenne il Collegio di periti furono, infatti, conclusioni di carattere generale, ripeto, senza alcun approfondimento o accertamenti specifici sui lavoratori, cioè su coloro che in linea di principio Pag. 5erano, e lo erano stati eventualmente per diversi anni, a contatto con le sostanze ritenute inquinanti. Mi pare opportuno per conoscenza della Commissione riferire quali siano state le conclusioni del Collegio dei consulenti. Si tratta di atti che sono propri del procedimento principale, che la dottoressa La Placa si è limitata ad acquisire e che oggi fanno parte dell'attuale procedimento. Posso proseguire?

  PRESIDENTE. A noi interessa, tra l'altro, come dicevo all'inizio, anche una panoramica sui procedimenti, non solamente quello specifico sulla ricaduta dei lavoratori e così via. Volevamo sapere anche se avete elementi delle indagini in corso relativamente al procedimento principale al quale ha fatto menzione. Approfitto anche per chiedere se avete fatto svolgere delle indagini epidemiologiche di qualche tipo, al di là delle considerazioni di carattere scientifico generale, sull'impatto sia sui lavoratori sia naturalmente sui cittadini che direttamente sono coinvolti in quella che può configurarsi – vediamo poi come procede il processo – come una realtà abbastanza critica.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Sì, naturalmente io le riferisco le indagini sulle attività che sono state svolte. Con riferimento alla sua domanda riferisco innanzitutto le conclusioni che sono state svolte, che ritengo possano avere una valenza epidemiologica, anche se a un carattere di valutazione di ordine generale. Le leggo questo che risulta dalla consulenza tecnica Comba, Crebelli, Fletcher e altri. Le conclusioni sono che vi è prova di associazione tra PFOA e numero di effetti nocivi sulla salute da pubblicazioni di studi epidemiologici con vari gradi di attendibilità per diversi risultati di dati epidemiologici. Per l'aumento del colesterolo vi è prova sufficiente che l'esposizione a PFOA sia la causa. Per altre condizioni vi è maggiore incertezza, dovuta ai risultati di studi epidemiologici divergenti, ma in molti casi vi sono significativi risultati positivi che suggeriscono rischi per la salute. Per cancro al rene e al fegato le prove sono limitate, ma data la prova animale di carcinogenicità il rischio sugli esseri umani è probabile. Per colite ulcerosa e preeclampsia i risultati positivi riportati sono limitati e necessitano di verifiche. Per disfunzionalità tiroidee e sottopeso alla nascita i risultati ottenuti sono inconsistenti e quando è possibile non vi è prova evidente di una relazione causale tra PFOA e questi risultati.
  Riporto le conclusioni finali di questo elaborato, che naturalmente, trattandosi peraltro di atto che non è più coperto da alcun segreto di indagine per l'effettuata discovery, potremmo mettere a disposizione della Commissione qualora lo richieda e qualora non ne sia già in possesso. Le conclusioni del Collegio dei consulenti sono le seguenti: «Il più probabile effetto sulla salute della popolazione veneta», quindi in un accertamento ad ampio raggio, «soggetta ad esposizione PFAS, basandoci su pubblicazioni antecedenti, è l'aumento del colesterolo, con possibili effetti sulla salute comprendenti peso ridotto alla nascita, cancro, disfunzioni tiroidee, colite ulcerosa e ipertensione indotta dalla gravidanza. Dovrebbe essere sottolineato che per molti di questi le prove sono limitate e si promuovono diligenti lavori epidemiologici nel territorio Veneto, con buona caratterizzazione dell'esposizione oltre alle valutazioni dei potenziali fattori di confusione». Queste sono le conclusioni del Collegio dei consulenti, lo ripeto, svolte nell'ambito del procedimento principale. Lei parlava di accertamenti e studi di carattere esteso epidemiologico. Questo evidentemente è un atto, perché la Procura della Repubblica di regola acquisisce le conoscenze scientifiche attraverso relazioni di consulenza tecnica. Questo è un accertamento che ha un carattere ampio. Come è agevole rilevare dalle conclusioni, delle quali ho dato lettura, non si incentrava l'accertamento sulle persone di coloro che svolgevano attività lavorative all'interno dello stabilimento. Per quanto riguarda i lavoratori, sempre nell'ambito del procedimento principale, furono acquisite – e naturalmente di esse è stata estratta copia e acquisita agli atti del procedimento La Placa, Pag. 6per intenderci – la documentazione relativa agli accertamenti svolti dall'INAIL in seguito alle domande di riconoscimento di malattia professionale. Alcuni lavoratori avevano formulato domanda di riconoscimento di malattia professionale. Erano pervenute all'INAIL tramite il patronato INCA (Istituto nazionale confederale di assistenza) di Vicenza, che aveva trasmesso per ogni lavoratore interessato un certificato medico di malattia professionale e la relativa domanda. L'INAIL, sempre ai fini dell'accertamento e del riconoscimento di malattia professionale, ha sottoposto a visita i lavoratori eseguendo un'anamnesi di tipo lavorativo e di tipo clinico anche con una visita diretta. L'INAIL ha tratto le conclusioni medico-legali, delle quali informo questa Commissione. L'INAIL ha ritenuto che in mancanza di una precedente casistica, non sussistendo casi pregressi ai quali fare riferimento per valutare le domande degli ex dipendenti Miteni, ha utilizzato il criterio previsto dal decreto legislativo n. 38/2000, vale a dire il cosiddetto criterio del danno biologico, inteso – questo anche in termini medico-legali – come alterazione dell'integrità psicofisica del lavoratore. L'alterazione per l'INAIL sarebbe consistita nell'iperaccumulo di PFOA nel sangue in quanto sostanza estranea all'organismo rinvenuto al suo interno. L'INAIL, sempre ai sensi del decreto legislativo n. 38 del 2000, ha riconosciuto come malattia professionale il mero iperaccumulo di PFOA nel sangue; ma quanto alla quantificazione del danno biologico, in assenza di casi pregressi, l'Istituto ha ritenuto di applicare la voce 306 della tabella allegata al decreto legislativo n. 38/2000, ossia la voce «mezzi di sintesi». In definitiva l'INAIL ha equiparato l'iperaccumulo di PFOA nel sangue alla ritenzione all'interno dell'organismo di un mezzo di sintesi, ossia di materiale inerte, tale evidentemente intendendosi per l'INAIL un materiale, come gli PFAS, che non produrrebbe alcuna conseguenza di tipo fisiopatologica. Nel caso degli ex lavoratori Miteni, è stata riconosciuta una menomazione dell'integrità psicofisica pari al 2 per cento, che comunque non dà diritto a indennizzo poiché non raggiunge il grado minimo indennizzabile previsto dal decreto legislativo n. 38 del 2000. Il grado minimo, come è noto, è il 6 per cento. L'INAIL ha esaminato anche le domande pervenute in relazione ai tre dipendenti deceduti. Sono le persone per le quali si è proceduto a iscrizione per il reato di omicidio colposo ai quali ho fatto riferimento. In questi casi l'INAIL non ha riconosciuto alcun diritto alla rendita ai superstiti, in quanto il decesso non è stato ritenuto riconducibile all'evento. Al momento non conosciamo se avverso i provvedimenti dell'INAIL sia stata proposta opposizione da parte degli interessati. Beninteso, la valutazione dell'INAIL è eseguita in relazione ai compiti propri dell'Istituto, e quindi per le valutazioni esclusivamente sotto il profilo del riconoscimento della malattia professionale e dal punto di vista assicurativo e indennitario. Ad avviso dell'INAIL i casi esaminati non presentavano manifestazioni cliniche né oggettive né soggettive. Le manifestazioni indicate dai lavoratori nelle domande di malattia professionale, soprattutto ipercolesterolemia e ipertensione, sono state ritenute, più che patologie in sé, fattori di rischio per altre patologie, peraltro diffuse nella popolazione generale. Quindi andrebbero analizzati caso per caso per comprendere se vi è un'effettiva correlazione rispetto all'esposizione a PFAS. In mancanza di un riscontro anatomopatologico che potesse giustificare l'insorgenza di questi fattori di rischio, l'INAIL ha ritenuto opportuno non considerarli come conseguenza dell'accumulo di PFOA. Tali fattori sono stati esaminati dall'INAIL, ma non ritenuti in nesso di causalità con l'esposizione a PFAS nei provvedimenti che sono stati acquisiti. Vi è stato il riconoscimento, quindi, di una malattia professionale, sebbene il punteggio del 2 per cento, se sommato al punteggio derivante da altra malattia professionale, non ha consentito di raggiungere la soglia del 6 per cento. Mi sono soffermato, signor presidente, su questi dati e ho ritenuto di entrare nei dettagli perché si tratta degli atti del procedimento principale – ripeto, la consulenza tecnica affidata al Collegio di consulenti, e gli accertamenti, la documentazione acquisita Pag. 7presso l'INAIL in seguito alle domande di riconoscimento di malattia professionale – perché hanno costituito naturalmente un primo profilo di approfondimento da parte di questa Procura in relazione agli esposti e alle denunce che sono stati presentati dai lavoratori o direttamente o per il tramite di associazioni sindacali. La Procura naturalmente è andata oltre. C'è stato un accurato approfondimento di indagine svolto dalla dottoressa La Placa, anche con acquisizione direttamente, personalmente da parte del pubblico ministero, di dichiarazioni da parte di persone informate sui fatti; e soprattutto è stato affidato nello scorso mese di giugno un incarico di consulenza tecnica a due docenti di università degli studi, un professore ordinario di medicina legale e un professore ordinario di medicina del lavoro tra l'altro con specializzazione in oncologia, proprio per verificare con riferimento a coloro che avevano prestato attività lavorativa all'interno dell'azienda se le patologie che sono state riscontrate e anche i decessi dei lavoratori potessero dirsi causati dall'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche. I quesiti che sono stati formulati ai due consulenti sono naturalmente più ampi, il primo dei quali potrebbe soddisfare anche esigenze di carattere più generale con riferimento a possibili riflessi e conseguenze sulla popolazione dell'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche. La seconda parte del quesito scende nel dettaglio, con indicazione specifica dei lavoratori e tra l'altro con richiesta espressa da parte del pubblico ministero di sottoposizione a visita di tutti i dipendenti. La prima parte del quesito è il seguente: «Se alla luce delle attuali conoscenze scientifiche l'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche e le conseguenti concentrazioni di tali sostanze rilevate nel sangue siano idonee a determinare l'insorgenza di patologie ed eventualmente di quali. In caso affermativo dicano a partire da quando, nella letteratura scientifica nazionale e internazionale, si è affermata l'esistenza di una relazione causale tra l'esposizione alle sostanze indicate e l'insorgenza di patologie». La seconda parte del quesito, ripeto, scende maggiormente nel dettaglio e attiene più propriamente all'oggetto del nostro procedimento. Infatti è stato chiesto ai consulenti, sulla base della documentazione acquisita, se necessario, un sopralluogo sul sito aziendale e la sottoposizione a visita dei dipendenti. È stato chiesto se le patologie riscontrate e i decessi dei lavoratori – ometto i nomi dei lavoratori deceduti – possono dirsi causati dall'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche. È stato chiesto ancora se tali patologie abbiano natura di malattia professionale, se è possibile individuare l'epoca di insorgenza delle patologie, se il persistere dell'esposizione ha avuto o meno incidenza causale sull'evolversi della malattia ed eventualmente sulla morte, e ancora, quesito necessario, se da parte degli esponenti aziendali e della struttura medico-sanitaria aziendale sono state adottate le necessarie misure per evitare o ridurre al minimo l'esposizione dei lavoratori a sostanze perfluoroalchiliche. Questa è una consulenza tecnica, come ho riferito e come è agevole intendere, di ampio spettro, che si fonda sulla valutazione di elementi già acquisiti ma su elementi che abbiamo rimesso alla diretta e immediata percezione da parte dei consulenti, ai quali abbiamo richiesto eventualmente di eseguire un sopralluogo, perché è possibile che determinati lavoratori in relazione alle mansioni cui erano addetti, in relazione alle fonti di inquinamento, potessero essere esposti maggiormente rispetto ad altri al rischio di patologie; e abbiamo chiesto che si proceda anche a visita dei dipendenti. È una consulenza tecnica assegnata nel mese di giugno di quest'anno. Naturalmente le conclusioni non sono state depositate. Salvo diverse esigenze che vorrete rappresentarmi, questo è lo stato del procedimento n. 9628/2020.

  PRESIDENTE. procuratore, la ringrazio. Passerei alle domande dei senatori e dei deputati. In via preliminare, procuratore, riguardo alla richiesta di acquisire le perizie di cui adesso ha fatto menzione, le comunico che in data 30 giugno di quest'anno, quindi pochi giorni fa, il perito a cui la Commissione ha affidato un'analisi analoga è arrivato a delle conclusioni molto approfondite. Sono conclusioni importanti, Pag. 8interessanti, anche abbastanza allarmanti, e forse più allarmanti di quanto è appena emerso in queste audizioni. Quindi un sano confronto delle conclusioni dei periti potrebbe essere utile anche a questa Commissione. Onorevole Zolezzi, prego.

  ALBERTO ZOLEZZI. Io ringrazio davvero il procuratore, anche tutti i magistrati e sostituti che stanno lavorando su questa vicenda complessa. Io ritorno un po' su quello che ha accennato lei anche per quanto riguarda gli studi epidemiologici. Mi è parso di capire che la consulenza che avete affidato a Fletcher, Comba, Lucentini abbia fatto una sorta di revisione di letteratura, però credo che manchi quello che era stato deliberato non dalla Procura, ma dalla giunta regionale veneta il 17 maggio del 2016, cioè uno studio epidemiologico, uno studio di corte residenziale, il cui incarico era stato affidato all'Istituto superiore di sanità.
  Questo studio secondo me in una popolazione, secondo le varie stime, da 300 a 500.000 abitanti esposti a grandi concentrazioni di PFAS, confrontati con l'intera regione Veneto, avrebbe potuto portare a letteratura, cioè a capire meglio che cosa producono i PFAS. Purtroppo la popolazione veneta della zona rossa è la popolazione più rappresentata al mondo in termini di esposizione e anche di quantità. Le concentrazioni che si sono trovate nei rubinetti dell'acqua potabile di questi veneti della zona rossa sono anche superiori a quelle di altre zone nel mondo dove c'è stata esposizione ai PFAS, specie negli Stati Uniti. Abbiamo audito l'Istituto superiore della sanità poche settimane fa, e anche loro ritengono che sia uno studio da completare, perché sono iniziati gli studi bioumorali ma poi andavano integrati. È giusto vedere quanti PFAS ci sono nel sangue, ma poi è necessario riuscire a capire qual è lo stato clinico delle persone per avere uno studio di corte residenziale che poi può fare letteratura per dire se i PFAS hanno altri effetti, e veri. Anche perché gli studi ecologici parlano di cose piuttosto impegnative: 23 per cento in più di mortalità cardio-celebro-vascolare, 1.260 decessi in più in trent'anni nella zona rossa rispetto alle altre zone. E lo studio poi in particolare sulle 500.000 nascite in Veneto, dove la preeclampsia è assolutamente considerata più elevata, dove c'è la maggiore esposizione a PFAS. È vero che questi sono studi ecologici, però il fatto che manchi questo studio di corte residenziale che può dare uno spessore di eventuale correlazione che ci può essere o non ci può essere con l'esposizione a PFAS credo che sia un grosso limite del lavoro che stiamo facendo tutti, sia come Commissione di indagine sia anche voi come Procura. Secondo me è vero che non si può andare avanti all'infinito a indagare, però non vi devo dire io quali sono le vostre prerogative. Però comunque si possono prescrivere anche studi epidemiologici di un tipo diverso, non solo una revisione della letteratura. Quindi vi chiedo che cosa ne pensate, che cosa sapete, sul perché la regione Veneto a un certo punto non ha più collaborato e non ha più mandato i dati per completare questo studio. Questo ci è stato riferito a noi dalla dottoressa Dogliotti dell'Istituto superiore di sanità ormai due anni fa. Dopo, quando abbiamo riaudito l'Istituto superiore di sanità due settimane fa, ci è stato detto che non era andato avanti e che sarebbe utile andare avanti con quello studio, perché a quel punto tu puoi avere una letteratura di maggiore spessore. Vi faccio qualche altra domanda, se possibile. Oggi vi abbiamo disturbato, però i procedimenti sono stati parecchi per quanto riguarda la vicenda PFAS e Miteni. Mi viene in mente il procedimento 1707 del 2019 affidato al PM Parolin sulle eventuali anomalie dell'operato di ARPAV (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto). Magari oggi da quello che ho capito vi è stato fatto un quesito specifico, però magari sarebbe utile se poi ci mandate qualche commento anche successivamente per capire se è stato scoperto qualcosa e qual è l'organo di Polizia che potrebbe riferire in merito alle risultanze emerse, perché sappiamo di parentele tra ARPAV e dipendenti Miteni, di pozzi barriera con tanto di targhette che non sono stati visti dai funzionari ARPAV. Per quanto riguarda il procedimento generale, ho visto Pag. 9dalla stampa che questo procedimento non è pubblico. Probabilmente è una vicenda che ha interessato mezzo milione di persone. Potrebbe essere utile, mi permetto di dire, un qualcosa tipo diretta video. In altri procedimenti si fa, e molte persone si sono rivolte a noi chiedendoci di darvi questo stimolo. Per quanto riguarda quello che avete detto sulle condizioni di lavoro volevo capire, se è possibile, se potete dircelo, se avete ipotizzato che anche le condizioni di lavoro fossero non adeguate. Lo avete detto, c'è in questo quesito, però volevo sapere se potete già dirci qualcosa; e poi vedremo le conclusioni. Per quanto riguarda gli stabilimenti e gli impianti Miteni, attualmente sono ancora in fase di smontaggio. Nel procedimento generale si inserisce anche il discorso della bonifica della Miteni. Dal 2013 siamo ancora nella fase di caratterizzazione. Volevo sapere se su questo, sull'andamento della bonifica, c'è anche un eventuale reato di omessa bonifica, e se la presenza ancora dell'impiantistica in sede sia un problema per le verifiche che eventualmente avete chiesto di svolgere. Ci risulta dalle audizioni che ci sia un problema legato alla barriera idraulica, la quale non garantirebbe la perfetta tenuta. E sembra che gli inquinanti continuino a finire in falda. Volevo sapere se su questo potete dirci qualche cosa, anche perché questa barriera idraulica che non tiene potrebbe essere essa stessa un reato ambientale. Grazie.

  PRESIDENTE. C'è qualcun altro che vuole porre domande? Bene, procuratore. A lei, grazie.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Per quanto riguarda la bonifica, qualche elemento di dettaglio potrà essere fornito dal procuratore aggiunto, dottoressa Canova. Rispondo all'onorevole Zolezzi. Ho cercato di rappresentare in precedenza, come a fronte di elementi in qualche modo perplessi o dubbi. Lei ha fatto riferimento all'Istituto superiore di sanità, ma mi risulta che alcuni dei consulenti nominati dai colleghi De Munari e Blattner nella relazione alla quale ho fatto riferimento, fossero componenti dell'Istituto superiore di sanità, quindi in qualche modo l'Istituto – sia pure nell'ambito di quel procedimento – ha dato un suo contributo, come naturalmente valutazioni di carattere personale, non investendo l'Istituto in quanto tale. Volevo rappresentare come il nostro ufficio di Procura è andato oltre in questi elementi, ripeto, che inducevano a perplessità, quanto alla diretta dipendenza delle lesioni segnalate, quanto meno inducevano elementi di perplessità rispetto alla diretta riconducibilità alla relazione causale tra l'esposizione alle sostanze, le malattie e i decessi. Abbiamo ritenuto, ripeto, di affidare a docenti universitari quesiti a larghissimo spettro e i periti potranno avvalersi, ovviamente, di qualunque contributo esterno. Per quanto riguarda le iniziative della regione Veneto, ritengo che coincidano – ma non sono in condizione di affermarlo – con quelle alle quali lei, onorevole, ha fatto riferimento. Mi risulta vi sia una delibera della Giunta regionale del 6 agosto del 2019 che ha ad oggetto l'approvazione dello schema di protocollo tra l'Istituto superiore di sanità e la regione Veneto, recante quale oggetto la valutazione del rischio per la salute umana, associato alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in matrici ambientali e alimentari, valutazione dell'esposizione dell'impatto sulla salute umana, controllo e comunicazione del rischio. Ritengo sia questo l'oggetto della...

  ALBERTO ZOLEZZI. No, procuratore, è un'altra cosa. Cioè questa è un'esposizione ambientale, di cui tra l'altro abbiamo chiesto dati. Però lo studio epidemiologico era stato deliberato prima nel 2016 e non è mai stato fatto, anche chi appartiene all'ISS non vi ha potuto dare i risultati perché lo studio di Corte residenziale purtroppo non è stato mai concluso.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Questa è una circostanza che apprendo da lei, a me risulta questa delibera e questa approvazione di schema di protocollo, Pag. 10 come pure ancora più di recente – ma questo è un altro profilo di approfondimento – vi è un progetto della regione Veneto per confrontare lo stato di salute degli ex dipendenti Miteni con quello dei lavoratori di Spinetta Marengo. Non so se avete dei riferimenti in questo senso, si tratta dello stabilimento della Solvay in provincia di Alessandria, sotto la supervisione dell'Istituto superiore di sanità. A me risultano queste due iniziative, lei mi fa riferimento a uno studio epidemiologico risalente al 2016 che non sarebbe stato portato a compimento. Ma in ogni caso e fermo restando – io su questo devo essere rigoroso – le prerogative e i poteri propri dell'autorità giudiziaria che si muove nell'ambito di determinate fattispecie di reato, rispetto a valutazioni di carattere più generale che possono competere e doverosamente competono ad altre autorità e delle quali sicuramente possiamo arricchirci, su questo non c'è dubbio. Il quesito che è stato assegnato ai consulenti è talmente ampio ed è stata rappresentata – ho voluto dare lettura specifica dei quesiti – la necessità di confrontarsi e verificare qualunque contributo ulteriore che possa arricchire la relazione di consulenza tecnica. Quindi eventuali attività svolte sulla base di input diversi. Il presidente ha parlato di un perito – uso i suoi termini, però vi è necessità di maggiori chiarimenti – che per conto della Commissione avrebbe svolto un elaborato. Inutile dire che abbiamo interesse ad acquisirlo e che lo riverseremo ai nostri consulenti. Tenendo conto, ripeto, che stiamo parlando di un determinato procedimento che riguarda ripercussioni sulla salute di lavoratori di Miteni esposti ai rischi da PFOA (acido perfluoroottanoico) e dal punto di vista tecnico giuridico in occasione dei reati colposi di questo tipo, noi abbiamo esigenza di verificare il diretto e immediato nesso di causalità e relazione tra l'esposizione e le malattie, le lesioni o addirittura l'evento morte cagionato. Spero di essere stato chiaro, ho voluto mettervi a conoscenza, magari con eccessiva diffusività, di quelle che erano le valutazioni già espresse da un autorevole collegio di consulenti tecnici. Per la verità quella consulenza fu conferita, mi risulta, nell'anno 2018, oggi siamo nell'anno 2021 e abbiamo chiesto ai consulenti di verificare se determinate acquisizioni scientifiche che potevano essere tali due o tre anni fa, alla luce delle attuali conoscenze della letteratura scientifica possano ritenersi attuali. Onorevole Zolezzi, qualsiasi contributo ulteriore – a partire dalla perizia che mi risulta affidata da codesta Commissione – è utile e sarà oggetto di valutazione da parte di questa Procura e sarà sottoposta alla attenzione dei consulenti tecnici. Faccio una premessa superflua, ma mi sembra indispensabile, perché io svolgo l'Ufficio di procuratore dal 1° febbraio di quest'anno, ma ripeto rispondo di tutto, come doverosamente mi compete. Dico questo perché lei ha fatto riferimento a una vicenda che riguarderebbe personale dell'ARPAV. Io ho personalmente – potrei rinvenire anche la nota, ma ritengo che sia agli atti della Commissione – una richiesta specifica da parte di questa Commissione, dopo l'assunzione delle funzioni di procuratore, alla quale ho risposto allegando copia integrale degli atti di quel procedimento, nell'ambito del quale risulta essere intervenuto un provvedimento di archiviazione da parte del GIP (giudice per le indagini preliminari), in adesione alla richiesta formulata da questo ufficio. Trattandosi di determinazioni nelle forme dovute, non mi resta che prendere atto di queste risultanze, fermo restando che in base al codice di procedura penale, se sussistono, si ravvisano elementi ulteriori e diversi tali da esigere nuove investigazioni si potrebbe anche procedere a una riapertura dei procedimenti. Allo stato quel procedimento risulta archiviato con provvedimento del GIP e, ripeto, personalmente ho ritenuto di sottoporre alla Commissione per le valutazioni doverose l'intero fascicolo del procedimento in corso. Altra domanda da parte dell'onorevole Zolezzi, spero di non avere dimenticato nulla, eventualmente interverrà per ricordare qualche omissione. Lei ha parlato del procedimento che non sarebbe pubblico, probabilmente il termine «pubblico» non è adeguato. Ogni procedimento penale, salvo quelli che si svolgono a porte chiuse, sono pubblici e Pag. 11comunque le decisioni in ordine alle eventuali divulgazioni, video riprese e altri competono non all'Ufficio di Procura, ma – come la Commissione sicuramente saprà – al Collegio giudicante. Se ritenete che possano esservi esigenze di questo tipo...

  ORIETTA CANOVA, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza. Scusate se interrompo. Solo per completare quello che stava dicendo il procuratore sull'udienza – dove il potere è del presidente della corte d'assise – che è stata sollecitata dalle persone presenti in udienza a decidere di fare partecipare in qualche modo tutto il mondo esterno che non può venire in udienza, attraverso la televisione. È stato fatto un provvedimento, proprio a margine dell'udienza del 1° luglio, nel quale la presidente della corte autorizza le riprese audiovisive e fotografiche del dibattimento, da effettuarsi esclusivamente da TG RAI Veneto, dal Corriere Veneto, dal Giornale di Vicenza, Arena di Verona, IrpiMedia, Rete Veneta, Tva, Patrick Tombola per VDNews, e Andrea Tomasi per la testata L'Adige. Ha dato anche delle modalità con le quali avverranno queste riprese e quindi con mezzi silenziosi, con il divieto di accedere durante il processo nello spazio compreso tra i banchi delle parti e il banco del Collegio – ricordiamo che siamo sempre in periodo di emergenza COVID-19, quindi valgono in tutte queste precauzione – e il divieto della ripresa e delle fotografie senza il consenso dei soggetti del processo di cui al comma 3 dell'articolo 146 delle disposizioni di attuazione, cioè le parti, i testimoni, i periti, i consulenti, gli interpreti e altri soggetti presenti. La presidente ha specificato ulteriormente che qualora fosse negato il consenso, la ripresa o le fotografie dovranno avvenire in modo tale da non consentire il riconoscimento del soggetto stesso. Non autorizza, proprio perché c'è questa situazione ancora di pandemia, le riprese audiovisive e fotografiche da parte di altri soggetti che ne avevano fatto istanza, in particolare Acque Veronesi, Acque del Chiampo, Acque Veneta e Viacqua. Pertanto, sulla base di questo provvedimento del 1 luglio alla prossima udienza, che sarà il 16 di settembre, non sarà un'udienza in cui verranno sentiti i testimoni, ma nella quale si completerà la costituzione delle parti, perché – come sapete – sono molte le parti di questo processo. Oltre a tutti gli imputati, ci sono numerosissime parti offese, sono oltre 200 e quindi la corte sta in questo momento valutando la costituzione delle parti, perché alcune si erano già costituite all'udienza preliminare, altre sono nuove in corso dell'udienza, quindi l'udienza del 16 di settembre sarà dedicata a questo. Ci saranno poi le questioni preliminari, una volta superata la fase di costituzione e anche quelle occuperanno un certo spazio. Dopo di questo si passerà alla fase del processo vero e proprio, ma tutto potrà essere oggetto di riprese audiovisive – perché le fotografiche lasciano poco spazio a comprendere – da parte di tutte quelle televisioni che ho indicato prima. Sarà garantita la possibilità per tutti di sconoscere lo svolgimento del processo, al di là della presenza in udienza che, ovviamente, non è possibile perché con la pandemia in corso c'è un limite nella possibilità di partecipare all'udienza. Era solo per completare, procuratore, non volevo interromperla.

  PRESIDENTE. Mi sembrava che il procuratore rinviasse a lei un approfondimento sulla domanda relativa alle bonifiche.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Prima che la dottoressa Canova riferisca sull'attuale stato delle operazioni di bonifica – che naturalmente la Procura segue con la massima attenzione, ma alle quali non abbiamo alcuna partecipazione diretta – io vorrei, invece, che la dottoressa La Placa, con riferimento a quei profili della domanda dell'onorevole Zolezzi che fanno riferimento a iniziative da parte della regione Veneto e di altri enti, integrasse quanto ho detto in precedenza.

  ALESSIA LA PLACA, sostituto procuratore presso il Tribunale di Vicenza. Buongiorno, mi sentite? La Commissione mi sente? Grazie. Volevo integrare quello che Pag. 12ha riferito il procuratore, rappresentando che con specifico riferimento all'oggetto del mio procedimento che, come tutti sappiamo, è la salute dei lavoratori, la regione Veneto già nel 2017 poi ha integrato con una delibera successiva nell'anno 2019, ha preso in carico gli ex dipendenti Miteni che risultavano ancora in servizio alla chiusura degli impianti. La Miteni è fallita nel novembre del 2018 e quindi i lavoratori che erano alle dipendenze di quella data si tratta di 128 lavoratori. Con due delibere, la 1191/2017 e la 1495 del 15 ottobre del 2019, ha inserito i lavoratori nello screening di presa in carico, analogamente a quanto già avveniva per la popolazione generale. Lo scopo della regione è, evidentemente, quello di creare uno studio osservazionale – così è stato espressamente riferito dai dirigenti che, come anticipato dal procuratore, ho provveduto a sentire personalmente – per monitorare la salute di questi 128 lavoratori dal momento della cessazione della attività lavorativa fino al proseguire negli anni, perché sono studi che, ovviamente, avranno una durata molto lunga. Si tratta di un protocollo, di cui il primo report la Procura è venuta in possesso nel febbraio del 2021, un primo report che si riferisce alla sorveglianza sanitaria avviata nell'anno 2020, poi si è interrotta a causa della pandemia nel novembre del 2020 e ha ripreso effettivamente il monitoraggio il primo febbraio di quest'anno. Il protocollo di sorveglianza sanitaria prevede – se questo può essere di interesse della Commissione in relazione a quanto prima annunciato – un primo accesso ambulatoriale per il prelievo di campioni di sangue e di urine e per la valutazione dei parametri bioumorali di routine, oltre alla rilevazione di 14 congenere di PFAS, compresi il C6O4 e il cosiddetto GenX. Vi è poi un secondo accesso ambulatoriale per la somministrazione di un questionario su anamnesi cliniche e lavorative e stile di vita perché ci sono, ovviamente, alcuni fattori di rischio – come anticipato dal procuratore – che possono avere più fattori, non soltanto quello lavorativo, oltre alla rilevazione di peso, altezza e pressione arteriosa. Vi è stata, come ho detto, con la delibera del 2019 un'integrazione di questo protocollo, perché analogamente alla popolazione, anche per i lavoratori la regione ha inteso sottoporli a un'ecografia, sia dell'addome superiore, sia nei maschi a una ecografia testicolare, infine alla esecuzione di una visita internistica di secondo livello.
  La regione Veneto in questo primo report che è datato gennaio di quest'anno, ma che si riferisce ai risultati del monitoraggio del 2020, ha riferito che al primo livello di screening sono state invitate 508 persone, tra lavoratori attualmente occupati ancora nel 2018 e i lavoratori che invece erano usciti dalla Miteni già negli anni precedenti e il primo screening ha avuto luogo tra gennaio e maggio del 2020. Hanno aderito all'invito 236 persone e 223 hanno svolto il prelievo, più il questionario, più le radiografie. Infine questi aderenti sono stati tutti invitati allo screening di secondo livello che ha avuto luogo da maggio a novembre del 2020. Volendo riassumere i risultati di questo monitoraggio, si è riscontrato, all'esito anche della visita presso gli ambulatori dedicati, che di questi 214 ex lavoratori che hanno effettivamente aderito all'invito sia del primo che del secondo livello, 21 di questi non ha riportato alcuna patologia. 193 persone hanno riportato almeno una patologia e di questi 64 una patologia, 72 persone due patologie, 36 persone tre patologie, 13 persone quattro patologie, tre persone cinque patologie e cinque persone sei patologie. Ovviamente ho anche l'elenco relativo all'associazione di queste patologie al numero dei lavoratori, che se fosse di interesse per la Commissione posso anche provvedere a farlo recapitare, ma che non elenco qua per non appesantire questo momento di confronto. Comunque, volendo tracciare veramente una sintesi, i valori più elevati sono emersi per l'ipercolesterolemia pura, che è stata riscontrata in 39 casi e l'ipertensione essenziale benigna in 36 casi. I pazienti che hanno riportato più patologie sono poi stati indirizzati ad approfondimenti con esami strumentali e clinici a seconda delle patologie rinvenute. Sotto il profilo del monitoraggio clinico dei lavoratori questo è lo stato dell'arte ad oggi, Pag. 13perché il monitoraggio per il 2021 è attualmente in corso, è iniziato solo nel mese di febbraio di quest'anno.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Procuratore, lei aveva finito, voleva integrare?

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Prima di passare nuovamente alla dottoressa Canova che riferirà sullo stato delle operazioni di bonifica, un'ultima risposta premevo di dare alla domanda dell'onorevole Zolezzi sulle condizioni di lavoro. Lei ha chiesto se nell'incarico di consulenza si tiene conto delle condizioni di lavoro. Sono stati addirittura rigorosi sul punto, nel senso che è stato raccomandato, essendoci in corso attività di bonifica e ci risulta anche attività di asporto degli impianti che sarebbero stati acquisiti da una società indiana e in procinto di trasferimento degli impianti in India. È stato rappresentato ai consulenti, proprio per verificare un'esatta corrispondenza tra le mansioni svolte, le condizioni di lavoro e l'esposizione al rischio – ove ritenessero di eseguire a tal fine una operazione di sopralluogo sull'impianto – l'esigenza di segnalare al tribunale, all'Ufficio fallimentare del tribunale un congelamento delle operazioni in corso di svolgimento, proprio per consentire una verifica de visu e sul posto ai consulenti. Abbiamo cercato di non tralasciare nulla, poi probabilmente non ci siamo riusciti, ma l'ambito dei quesiti è effettivamente ampio. La dottoressa Canova sullo stato delle operazioni di bonifica, grazie.

  ORIETTA CANOVA, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza. Allora, per quanto riguarda la bonifica, la Commissione già lo scorso anno era stata aggiornata sullo stato delle cose ed è una bonifica decisamente molto, molto complessa. Come è noto, ci sono più barriere che dovrebbero provvedere a ridurre l'inquinamento provocato da Miteni. Ci sono barriere a monte dello stabilimento, ci sono barriere a valle, ci sono barriere di alleggerimento. Sono barriere che sono fatte da strumenti che vanno a incidere nel suolo a profondità diverse e quello che è apparso chiaro – nel tempo in cui si sta procedendo con questo grande lavoro – è che ci sono due acquiferi diversi. Io cerco di spiegarlo in parole semplici. C'è quello dove c'è la falda, uno che va sullo strato roccioso, e un altro, invece, che va sullo strato alluvionale. Quello alluvionale è superiore e quello roccioso è inferiore. Il lavoro che ha portato la Miteni a lavorare sulle barriere, a cercare di ridurre l'inquinamento, ha anche portato – a forza di fare analisi sulle acque – ad individuare che le acque che sono più profonde sono quelle che hanno maggiore inquinante, mentre le acque più superficiali, quelle della parte alluvionale, ne hanno di meno. Quello che si è capito nel corso del tempo è che l'inquinamento non è scomparso, sta diminuendo in maniera molto blanda e molto lenta e questo dipende dal fatto – per quanto è stato spiegato da ARPAV e per quanto ho potuto comprendere – che le barriere da sole non ce la possono fare, queste possono dare sicuramente un importante contributo, ma abbiamo a che fare con sostanze che hanno un'emivita talmente lunga – e questo è un problema grandissimo – che la barriera da sola può contribuire a diminuirlo, ma in maniera molto blanda. Abbiamo visto che nelle registrazioni relative alle analisi ci sono anche dei picchi, sembra che improvvisamente questo inquinamento stia diminuendo, poi di nuovo vengono rinvenuti dei picchi di PFAS e così via. Però se uno guarda l'insieme c'è una blanda diminuzione dell'inquinamento. Allora le barriere da sole non ce la possono fare e quello che era stato previsto nel MISO (Messa in sicurezza operativa), e cioè fare altro oltre alle barriere, è cosa che è ancora, purtroppo, in corso. Credo che la Commissione ne sia già informata ma, in sintesi, il lavoro all'interno dello stabilimento di Miteni è in questo momento imposto su due impianti su tre. Su due impianti c'è stata una forma di impacchettamento, quindi gli impianti sono stati lavati all'interno, svuotati e preparati per essere poi spostati dalla Viva Life, che li porterà in India, ma non è ancora stato spostato nulla. Però c'è questo Pag. 14grosso lavoro di impacchettamento che serve per evitare acqua che possa dilavare, per proteggere gli impianti, perché mentre vengono lavati e ripuliti ci sono emissioni e grazie a questi impacchettamenti queste vengono in qualche modo respirate e aspirate, quindi i lavoratori che stanno procedendo, lavorano in sicurezza, con attrezzatura speciale, danno turni molto ristretti, perché lavorano due ore con questi sistemi di respirazione, poi si danno una turnazione, proprio per potere fare le cose in assoluta tranquillità. Però il lavoro è ancora lungo da fare, ed è in corso un impacchettamento di due gruppi di strumenti e un terzo che ancora non è stato toccato, di lavaggio di tutti gli impianti. La cosa importante, invece, che deve essere fatta e che prescinde dal lavoro di svuotamento e di asportazione degli impianti, è il lavoro di messa in opera del palancolato, perché – secondo tutte le valutazioni che sono state fatte dal MISE (Ministero dello sviluppo economico), condivise da tutte le autorità preposte – dovrebbe costituire una forma di barriera molto importante, che sommata alle singole barriere che ci sono in corso, dovrebbe dare un deciso contributo alla diminuzione dell'inquinamento. Questo palancolato avrebbe dovuto essere messo già da tempo, ma dobbiamo ricordare che nel mezzo c'è stato il problema COVID-19, quindi tutto ha avuto un rallentamento. Mettere in posa questo palancolato – più di 500 metri di lunghezza, che andrà nel terreno per oltre 13 metri, una parte poi sporgerà anche dal terreno per evitare che eventuali fuoriuscite di acqua possano andare a contribuire ad aumentare l'inquinamento all'esterno – sarà una cosa molto costosa, molto impegnativa e anche molto complessa da inserire nel terreno. Però i calcoli che sono stati fatti sono che ci vorranno una decina di mesi per metterlo in posa. Il problema è che è stato studiato, è stato pensato, ma la gara di appalto per individuare la ditta che dovrà provvedere è una gara che è ancora in corso. Sono state individuate le ditte che hanno le competenze tecniche per potere provvedere, però la procedura è in corso e dovrebbe ad agosto essere deciso quale sarà il vincitore e pertanto a partire da settembre, una volta che questa procedura di gara sarà completata, i lavori potranno iniziare. A quel punto se effettivamente la gara si dovesse concludere nei tempi che sono stati indicati, nell'ordine di dieci mesi, un anno questo palancolato sarà inserito nel terreno e potrà dare un effettivo e importantissimo aiuto. Lo smantellamento potrà procedere ed è indipendente dal palancolato, però bisogna ricordare che proprio in questi giorni è stato previsto uno slittamento dell'attività relativa allo smantellamento, perché avrebbero dovuto in teoria – secondo l'originario disegno – essere ultimati entro proprio questo periodo di quest'anno. In realtà questo non è avvenuto, ci sono stati problemi con gli operai che venivano dalla Polonia, sempre per il COVID-19, quindi è stato previsto un ulteriore periodo di 18 mesi. Purtroppo mi è stato segnalato che proprio già in questi giorni sta maturando un ritardo di settimane, sempre dovute a complicazioni relative al personale per potere iniziare e procedere con questi lavori. Speriamo che in questi 18 mesi si possa recuperare il ritardo che si sta accumulando in questi giorni, che si potrà provvedere al definitivo impacchettamento degli impianti per essere asportati. Nel frattempo prima di questa asportazione dovrebbe essere – se tutto procede secondo il cronoprogramma – essere inserito il palancolato. A quel punto resta sempre la problematica di come poi si procederà, perché barriere, più palancolato, più eliminazione di tutti gli ingombri esterni che sono costituiti dagli impianti, resta il problema del suolo, di tutto quello che c'è sotto gli impianti e di come si dovrà fare per bonificare sotto gli impianti e nelle aree circostanti. So che stanno facendo ancora degli studi, delle prove, perché c'è il problema grosso di come procedere. Se andare avanti con il desorbimento termico, che sembra essere – per quanto è stato spiegato anche nel MISO – la modalità forse più adatta per fare fronte all'inquinamento che sta sotto gli edifici, quindi sotto alle parti poi che verranno anche asportate. Sembra quella la modalità preferibile, quando sopra c'è una costruzione Pag. 15o c'è un impianto. Oppure se procedere con l'ossidazione chimica, che anche questa è stata analizzata, pensata, ma sono procedure molto complesse e per quanto è stato reso noto fin qui, ancora non è stata presa una decisione. Potrebbe anche essere che in alcuni punti si procederà con un sistema e in altri in un altro. Questa è la situazione che, ovviamente, noi come ufficio stiamo cercando di seguire, anche perché, – proprio per quello che diceva prima il senatore – adesso è in corso anche questa ulteriore attività da parte della collega La Placa e quello che è stato accertato è che i luoghi dove i lavoratori sono stati maggiormente esposti alle sostanze lavorate in Miteni – quindi reparto perfluorati – è un reparto che c'è ancora, è nelle condizioni ambientali uguali a quelle in cui si operava. È ovvio che i lavori non sono in corso, tutti gli impianti sono ripuliti in questo momento, però i consulenti potranno rendersi perfettamente conto delle condizioni nelle quali si operava. Questo sarà possibile, perché come abbiamo visto, lo smantellamento è previsto nei 18 mesi e in ogni caso l'ufficio si è premurato di fare sì che questo non avvenga, che mai non ci sia un'improvvisa accelerazione e si parta proprio dai luoghi di lavoro. Ragionevolmente potrà essere completato il lavoro di accertamento da parte dei consulenti che andrà avanti insieme al funzionamento – che è tuttora costante delle barriere – alla immissione di questo palancolato, quindi allo smantellamento e all'allontanamento di tutti gli impianti.

  PRESIDENTE. Dottoressa, le risulta che sotto gli impianti, lo stabile, siano sepolti dei sacchi di PFAS?

  ORIETTA CANOVA, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Vicenza. Vuole rispondere il procuratore su questo?

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. Noi abbiamo avuto una recentissima segnalazione, pervenuta, peraltro, nell'ambito del procedimento seguito dalla dottoressa La Placa, che però necessita e sulla quale preferirei naturalmente al momento evitare qualunque ulteriore approfondimento, se non altro perché sarebbe del tutto prematuro. Abbiamo avuto una segnalazione relativa all'interramento di una cisterna, questo ci è stato detto che ci è pervenuta indirettamente da parte del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) di Treviso. Ripeto, siccome si tratta di segnalazione recentissima, stiamo procedendo a verificarla. Quindi non sarei in condizione di dare ulteriori indicazioni e naturalmente se dovessero emergere elementi positivi, provvederemo ad informare la Commissione. Non abbiamo – almeno a quanto mi risulta – altre indicazioni di materiale interrato. Si parla di una cisterna interrata, naturalmente verificheremo attraverso apparecchiature idonee e altre attività o operazioni se la circostanza risponde o meno al vero. Non so se i colleghi sono in condizione di dare altri dettagli rispetto a questa domanda.

  PRESIDENTE. Ci avviamo alle conclusioni. So che c'è l'onorevole Zolezzi che vorrebbe porre un'ultima questione.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sì, solo al procuratore. Visto che poi ha citato altri atti regionali, le ripeto che io ho fatto riferimento alla deliberazione della Giunta regionale n. 661 del 17 maggio del 2016 in cui si affidava all'Istituto superiore di sanità uno studio epidemiologico non ecologico, ma di maggiore spessore che veniva definito di corte residenziale e metteva insieme i dati umorali dei PFAS nel sangue con i dati clinici su una fetta importante di popolazione. Tra l'altro in realtà in parte iniziato, però poi non è stato integrato, la parte Regionale non è stata fatta e quindi questo studio ancora non c'è. È uno di quegli studi che contribuiscono a fare letteratura sui rapporti tra salute e ambiente. Grazie.

  LINO GIORGIO BRUNO, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza. La ringrazio, onorevole Zolezzi. Io naturalmente prendo atto e ho provveduto a segnare la deliberazione della Giunta alla Pag. 16quale lei ha fatto riferimento, provvederemo sicuramente a verificare qual è lo stato dei lavori, acquisiremo eventuali relazioni anche di carattere parziale.
  Fermo restando, mi pare, che vi sia stata una richiesta in questo senso da parte del presidente per la trasmissione allo stato della consulenza tecnica Comba, Fletcher ed altri, che risale, però, all'anno 2018. Questa posso senz'altro trasmetterla alla Commissione, che mi farà sapere se ha ulteriori esigenze. Da parte nostra abbiamo sicuramente interesse, signor presidente, ad acquisire la perizia che sarebbe stata conferita dalla Commissione, mi dirà lei le modalità con le quali possiamo farlo. Mi resta da aggiungere – penso sia emerso dall'audizione – come l'impegno della Procura sulla vicenda Miteni e più in generale su condotte di inquinamento ambientale e di attività di gestione di rifiuti non autorizzata sia di grande impegno. D'altro canto la provincia di Vicenza, come è noto, è una provincia a risalente caratterizzazione dal punto di vista economico sotto il profilo della produzione industriale e soprattutto dell'industria manifatturiera. Noi abbiamo ulteriori segnalazioni che ci sono pervenute di recente da parte dell'ARPA e anche di altre autorità con riferimento a fenomeni di inquinamento, che stiamo valutando. Sono segnalazioni recenti che stiamo valutando con la massima attenzione.

  PRESIDENTE. La ringraziamo per questa disponibilità, relativamente alla richiesta dell'analisi del perito ora valutiamo le modalità di invio. Io ritengo personalmente che possa essere utile anche al vostro lavoro, quindi mi farò carico anche di parlarne con il presidente per un invio il più veloce possibile. Ringrazio anche le dottoresse presenti. Vi auguro buon lavoro e spero di vedervi di persona al più presto. Arrivederci.

  La seduta termina alle 15.