XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 120 di Mercoledì 16 giugno 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 

Audizione dell'Amministratore unico della società ICI Italia 3 Holding srl (l'audito sarà in videoconferenza) :
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 
Brancale Giancarlo , Amministratore unico della società ICI Italia 3 Holding srl ... 3 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa ... 4 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 4 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa ... 4 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 7 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 7 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 8 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 8 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 8 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 8 
Honert Alessandro , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 8 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 9 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa ... 9 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Honert Alessandro , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 10 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 11 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della ... 11 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 11 
Donini Giacomo , Direttore tecnico della ... 11 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 13 
Donini Giacomo , Direttore tecnico della ... 13 
Amenduni Giovanni , Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa ... 13 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 14 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 14 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 14 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 14 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 14 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 14 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 15 
Rotelli Romano , Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl ... 15 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 15 
Donini Giacomo , Direttore tecnico della ... 16 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANDREA FERRAZZI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'Amministratore unico della società ICI Italia 3 Holding srl, Giancarlo Brancale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza dell'amministratore unico della società ICI Italia 3 Holding srl Giancarlo Brancale. Partecipano all'audizione anche Romano Rotelli, l'avvocato Ermenegildo Costabile e Alessandro Honert. Partecipano anche i rappresentanti della società Aecom Urs Italia Spa, il dottor Giacomo Donini, l'ingegnere Giovanni Amenduni, e la dottoressa Elena Leale. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno dell'inquinamento da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), in particolare la Commissione intende acquisire elementi informativi in ordine alla messa in sicurezza del sito Miteni e allo stato della barriera idraulica. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. La invito, dunque, a svolgere la relazione, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento. Grazie.

  GIANCARLO BRANCALE, Amministratore unico della società ICI Italia 3 Holding srl. Egregio presidente, egregi membri della Commissione, vi ringrazio per l'opportunità di riferire in questa sede in ordine alla messa in sicurezza del sito Miteni e allo stato della barriera idraulica. Dall'ultima audizione – che si è svolta in data 28 gennaio 2020 – sono stati molteplici gli sviluppi che si sono succeduti. In primo luogo con determina del 4 marzo 2020, il comune di Trissino ha approvato il progetto di messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee, ex sito Miteni, che ICI 3 aveva presentato, proposto, in modo volontario nella qualità di soggetto non responsabile dell'inquinamento in data 31 dicembre del 2019.
  L'importo complessivo degli interventi individuati e specificati nel piano ammonta a 10.260.200 euro. ICI 3 ha provveduto alla costituzione delle garanzie per la corretta esecuzione e il completamento degli interventi medesimi, per un importo pari a oltre cinque milioni di euro – che è la soglia prevista dal codice dell'ambiente, cioè il 50 per cento del costo degli interventi – e ha dato inizio alla attuazione dei lavori. I dettagli in relazione allo stato di avanzamento dei lavori vi verranno comunicati da parte dei nostri consulenti di Aecom che sono qui presenti con noi. In parallelo e in esecuzione del progetto in questione, ICI 3 ha incaricato Aecom per la redazione dell'analisi di rischio sanitario ambientale e le relative attività sono attualmente in corso, i dettagli – ancora una volta – vi verranno comunicati sempre da Aecom. Con nota, invece, del 29 di ottobre del 2020 ICI 3 ha comunicato agli enti di avere ultimato le attività di messa in sicurezza di emergenza Pag. 4del sito di Miteni e precisato che in un modo volontario, nella qualità di soggetto non responsabile dell'inquinamento, avrebbe continuato ad attuare il progetto di messa in sicurezza operativa nelle acque sotterranee, approvato con determina del comune di Trissino in data 4 marzo 2020. Con provvedimento del 16 di novembre del 2020, la provincia di Vicenza ha ordinato alla società Mitsubishi Corporation e alla società ENI Rewind Spa di partecipare alle attività e agli interventi di bonifica del sito. Sul punto chiederò all'avvocato Rotelli di aggiornarvi. Ad oggi i lavori di attuazione del progetto di MISO (Messa in sicurezza operativa) delle acque sotterranee e di redazione dell'analisi di rischio procedono regolarmente e compatibilmente con le attività di smontaggio e asporto degli impianti industriali che insistono sul sito e che sono stati venduti in parte dal curatore del fallimento Miteni a una società indiana, queste attività hanno subìto ritardi a causa della nota problematica legata alla pandemia. Detto questo, lascio la parola all'ingegnere Amenduni di Aecom e vi ringrazio molto per l'attenzione.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. Sì, buongiorno a tutti, sono l'ingegner Amenduni di Aecom e seguo con i colleghi il progetto indicato dall'ingegnere Brancale. Io ho preparato una breve presentazione, giusto mettere giù un po' l'avanzamento dello stato delle cose e se non è un problema, io condividerei lo schermo, se è possibile. Chiedo conferma se vedete.

  PRESIDENTE. No, non si vede ancora. Adesso sì, se può mettere l'intera schermata così si vede meglio, grazie.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. Una breve presentazione legata all'avanzamento. Noi siamo venuti appunto in Commissione a dare conto delle attività di progetto il 30 gennaio dello scorso anno, poi il 31 gennaio c'è stata la conferenza dei servizi istruttoria sul tema. L'agenda è questa, cioè dall'iter di approvazione del progetto, agli sviluppi imminenti e prossimi. Ricapitolo su alcuni elementi del sito. Il sito di Miteni di Trissino è piuttosto complesso da un punto di vista delle problematiche ambientali, nel senso che ha una litologia e delle caratteristiche idrogeologiche decisamente complesse ed eterogenee che rendono gli studi e le attività sicuramente difficoltose da un lato, ma importanti e meritano molti approfondimenti, molti studi. C'è un sistema idrogeologico di valle, un sistema idrogeologico di versante, ovvero ci sono delle componenti di flussi di falda differenziate e – senza entrare troppo nel tecnico – c'è anche una litologia molto variegata. Questa è una sezione longitudinale del sito. Ci sono oscillazioni di falda piuttosto cospicue, quindi il livello della falda cambia rapidamente nel tempo e con delle oscillazioni molto elevate durante l'anno. C'è una elevata variabilità. In termini generali il sito è attivo dagli anni sessanta e con una attività cessata a fine 2018. Gli ampliamenti produttivi e gli spostamenti di impianti sono avvenuti sino ai primi anni 2000. Da notare – cose ovviamente già note – che inizialmente fino a un certo punto le acque di processo, eccetera, venivano scaricate direttamente nei corpi idrici superficiali e ci sono episodi di inquinamento noti già negli anni settanta, mentre i primi impianti di trattamento che trattavano e scaricavano nel fiume e poi hanno collettato al depuratore di Trissino, sono avvenuti solo alla fine degli anni ottanta. Nelle acque sotterranee sono ricercati diversi composti, i composti di PFAS sono maggiormente attenzionati, ma ci sono composti quali i benzotrifluoruri, solventi clorurati e metalli. Da notare un elemento molto importante che abbiamo rilevato nel corso dei monitoraggi, che la presenza dei composti PFAS è stata confermata anche a monte idrogeologico del sito nel corso del monitoraggio, ovvero c'è anche un flusso di riporto di questi composti, un flusso di acque di falda che hanno questi composti già anche a monte idrogeologico del sito. È un elemento da tenere sicuramente in considerazione. Negli anni, ovviamente, sono stati incrementati i punti di emungimento sia nelle parti centrali del sito, sia nella Pag. 5parte sud. Brevemente l'iter di approvazione del progetto. L'iter di approvazione del progetto è stato già in qualche modo esplicato nelle precedenti fasi, ma in sostanza a valle della conferenza dei servizi istruttoria del 31 gennaio 2020, c'è stata l'approvazione come termine con prescrizione del 4 marzo del 2020. È stato chiesto un aggiornamento – peraltro già previsto anche da noi – del modello idrogeologico e numerico di flusso, a seguito di ulteriori indagini eseguite. La presentazione che gli enti hanno voluto degli step intermedi di valutazione, di approfondimenti progettuali, sia il palancolato che è un'opera di confinamento laterale prevista nel progetto di MISO e anche altre progettazioni da valutare, come la vasca a monte del nuovo impianto di trattamento acque e anche altre valutazioni sullo scarico richieste dalla provincia. Per quanto riguarda la ADR (analisi di rischio sanitario) dei suoli che citava l'ingegnere Brancale, questa parte del procedimento non è stata approvata, perché gli enti richiedono ulteriori prove specifiche per determinare dei parametri sito-specifici utili a un maggiore approfondimento dell'ADR e quindi, come vedremo tra breve, saranno previsti dei test e delle campagne di misura proprio in tal senso. Successivamente c'è stato un tavolo tecnico, il 23 luglio del 2020, ove si è fatto il punto sullo stato delle attività ed è stato richiesto di iniziare queste campagne di monitoraggio ulteriori, sino ad arrivare alla conferenza dei servizi (CDS) del 4 settembre del 2020. In questa sede in generale gli enti hanno espresso parere favorevole sui documenti, però sulla parte di modellazione – che è una parte naturalmente importante ed era alla base delle scelte progettuali – sono state chieste delle trattazioni più approfondite in un tavolo tecnico dedicato. I tavoli tecnici, in realtà, sono stati diversi, la cosa si è protratta da settembre fino a febbraio e in sostanza ci sono state delle reiterate richieste da parte del consulente, in particolare del comitato cittadino titolato a parlare in sede di incontri tecnici, ma poi questi approfondimenti e queste discussioni hanno comportato il ritrovarsi in successivi tavoli. ICI 3 ha presentato – insieme alla parte tecnica di Aecom – i programmi di prove idrauliche richiesti, discussi nei tavoli tecnici, che fossero fattibili da un punto di vista impiantistico e ambientale e tutto ciò ha trovato poi definitiva approvazione di queste ulteriori prove l'8 febbraio di quest'anno, dove gli enti hanno sostanzialmente riaffermato e attuato di quanto approvato in CDS (Conferenza dei servizi) istruttoria e nella CDS decisoria è stato anche indicato di dare corso a queste ulteriori prove di validazione del modello, quindi ulteriori prove idrauliche che sono state richieste. In generale ICI 3 ha ottemperato a tutte le varie prescrizioni e anche alle richieste emerse di approfondimenti tecnici e progettuali. Brevissimamente, quanto abbiamo fatto poi a valle di questa CDS istruttoria. Ovviamente le progettazioni, quindi l'aggiornamento del modello matematico di flusso, quindi nuove simulazioni a valle delle indagini che abbiamo svolto tra fine 2019 e inizio 2020 per avere la conferma della bontà delle scelte progettuali su base modellistica, abbiamo consegnato la progettazione definitiva del palancolato, effettuato la progettazione della vasca a monte dell'impianto TAF (trattamento delle acque di falda) e in generale degli interventi previsti di ottimizzazione, upgrade degli impianti di emungimento e TAF e le valutazioni richieste sullo scarico. Questi sono solo dei dettagli, ma per dire che il palancolato è stato valutato su tutta la sua estensione, sulla base di queste indagini ed è stata fatta una progettazione individuando le idonee profondità di intestazione e questo, invece, è un particolare che noi andremo a realizzare nell'ambito del progetto di MISO. Altre attività di approfondimento tecnico e progettazione. Da ottobre dell'anno scorso e maggio di quest'anno abbiamo effettuato tutte le ulteriori modellazioni idrogeologiche richieste da ARPAV (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto), ulteriori scenari di validazione. Abbiamo definito il protocollo sperimentale – questo in risposta e anche per riuscire ad arrivare a una condivisione dell'approccio dell'analisi di rischio – di test di oscillazioni sito- Pag. 6specifici che ARPAV ha condiviso e di recente approvato e dovremo implementarlo. Poi è stato condiviso il protocollo di Solgas che è già in corso, quindi la prima campagna è già stata effettuata e delle ulteriori saranno effettuate nei prossimi mesi. Le prove idrauliche indicate poc'anzi sono state eseguite e sono in corso di elaborazione, saranno presentate entro giugno. Poi sono stati fatti degli approfondimenti e sarà inviata agli enti – come richiesto dal verbale del CDS del 31 gennaio del 2020 – la tipologia della modalità di test pilota e di trattamento. Il progetto non prevedeva solo il contenimento, le attività contenitive della falda, ma anche le attività mitigative, come previsto dalla norma. Però visto che i composti sono molto particolari, come spesso accade nei siti di bonifica verrà fatta una fase di test pilota. Dal punto di vista operativo, ICI 3 – a valle della CDS istruttoria del 31 gennaio del 2020 – per arrivare a queste progettazioni, ma anche per iniziare a realizzare attività già previste dal progetto di MISO, ha dato corso a tutta una serie di attività. Nella parte nord del sito sono stati rifatti alcuni pozzi, non tutti perché – come diceva l'ingegnere Brancale – ci sono ancora degli impianti industriali, in alcune aree non si riesce ancora a operare, ma mano mano che li sgomberano si potranno completare, era previsto il rifacimento di sei pozzi. Sono stati realizzati i venti sondaggi geognostici e le prove geotecniche lungo il percorso del palancolato, proprio per la sua definizione e progettazione delle immagini geofisiche e poi la realizzazione. Questi sono punti richiesti dagli enti e anche proposti da ICI 3 e sa Aecom, con ulteriori punti di monitoraggio esterni, sia sulla parte ovest e anche uno a sud, ma in particolare nella parte nord dove, come già segnalato, i monitoraggi hanno evidenziato – e quindi siamo fuori dal sito a nord dello stesso – la presenza dei composti PFAS. Ulteriore attività – come segnalava sempre l'ingegnere Brancale – sono state completati e realizzati tre interventi ulteriori di messa in sicurezza in punti nel nord del sito, due dei quali erano previsti nel progetto e uno è stato richiesto dalle autorità nel 2020, quindi sono stati immessi in pompaggio tre ulteriori punti di emungimento in piezometri esistenti, proprio per andare ad agire localmente nella parte nord del sito con azioni di source control, quindi emungimenti nelle aree maggiormente impattate. È stato dato corso ad attività previste nel progetto di MISO, attività operative quali l'efficientamento dei pozzi e anche la sostituzione di pompe o sensori. L'efficientamento di pozzi è stato effettuato su quelli di maggior diametro, quelli di più vecchia installazione, ovviamente non ha interessato tutti i pozzi nuovi realizzati e sostanzialmente ha previsto un efficientamento, un'attività di ispezione, rigenerazione e pulizia di questi presidi di pompaggio. Questo tra dicembre e maggio. Come dicevamo prima, sono state effettuate le attività di Solgas, la prima campagna di Solgas, quindi realizzata all'ADR, la revisione dell'analisi di rischio suoli, ma in generale la valutazione del rischio con misure dirette, quindi con campagne di Solgas. Sono state iniziate a febbraio e proseguiranno. Ulteriori prove previste nel progetto di MISO e realizzate, sono quelle relative a un punto in particolare del sito, pozzo acque superficiali, dove si è andato a vedere, a valutare, a fare delle prove di pompaggio per l'eventuale attività di fase separata, che in realtà si sta evidenziando non sembra essere più presente. Una cosa molto importante, i test di Soil Vapour Extraction (SVE), cioè recupero del prodotto in fase di vapore che sono test funzionali a interventi significativi di rimozione della massa, perché con questa tecnologia, rispetto all'attività sulle acque, si possono rimuovere quantitativi significativi di massa e i test hanno evidenziato che si potrà probabilmente agire in tal senso nelle fasi successive. Ovviamente tutto questo è stato fatto e viene fatto parallelamente e contestualmente a quelle che sono le attività ordinarie o comunque operative in ogni caso in corso, cioè di controllo e di messa in sicurezza come il monitoraggio di tutta la rete di piezometri, con campagne che va da un set mensile di circa cinquanta punti, a un set semestrale di oltre 90 punti, sempre in contraddittorio per una parte di questi con ARPAV. Dei monitoraggi freatimetrici Pag. 7 in continuo su diversi punti nel sito, proprio per valutare le diverse oscillazioni della falda. Il controllo, la gestione ed eventualmente le manutenzioni sugli attuali sistema barriera, che contano circa 40 punti di emungimento. Poi la parte di impianti di filtrazione, appunto le attività di controllo, di cambio carbone, di verifica del rispetto dei limiti imposti dalla provincia, lo scarico nel corpo idrico superficiale. Queste vengono fatte periodicamente, secondo il piano presente nel progetto di MISO stesso. I prossimi sviluppi, i prossimi interventi, più nell'immediato sono in fase di procurement, quindi l'allineamento di offerte tecniche, le opere di ottimizzazione degli impianti di emungimento TAT, quindi sarà effettuata la cantierizzazione delle opere. Analogamente, cioè parallelamente, anche la parte di cantierizzazione delle opere di confinamento laterale, quindi del palancolato. Si andrà avanti con le campagne di Solgas, in contraddittorio con ARPAV. A seconda delle tempistiche di smontaggio impianti e le richieste eventuali degli enti, potranno essere effettuate ulteriori attività di indagine nelle aree dove non si è potuto operare per la presenza degli impianti operativi, al fine di avere un quadro conoscitivo tendenzialmente migliore per le progettazioni successive ed eventualmente per l'analisi di rischio che dovrà essere aggiornata, sia sulla base di queste eventuali indagini, sia sulla base di tutti quei test sito-specifici richiesti dagli enti che stiamo portando avanti. I test pilota di trattamento sia di tipo ossidativo che di tipo termico, ovviamente dovranno essere condivisi con gli enti e realizzati. Anche questi – vista la presenza degli impianti industriali – saranno dipendenti dalla liberazione delle aree, da impianti industriali ancora in fase di decommissioning. Abbiamo inserito questa nota, proprio per segnalare che queste attività nel loro sviluppo e nella loro programmazione dipenderanno da questi smantellamenti, per forze di cose. Io avrei concluso e vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, ingegnere. Ci sono dei parlamentari commissari che vogliono porre delle domande, questioni, riflessioni? Onorevole Zolezzi, prego.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio gli auditi. Io avrei una serie di quesiti, ve li pongo tutti e poi appunto potete anche mandare qualcosa di scritto successivamente. Vi audiamo anche come società, avete citato la presenza anche di ENI Rewind, volevo capire che cosa c'entra con precisione in questa attività. Voi siete la stessa società di inizio 2020 o avete cambiato CDA (consiglio di amministrazione) avete cambiato struttura? So che esistevano circa 16 branchie della Holding ICI e volevo capire se la ICI attuale è quella che abbiamo già audito in precedenza. Volevo capire cosa pensate di fare sul discorso degli inquinanti che possono arrivare da nord, pensate di rivalervi su eventuali gestioni di altri stabilimenti? Chiaramente mi riferisco almeno da quello che sembra alla Rimar. Avete commissionato ulteriori ricerche per tracciare e identificare con precisione se gli inquinanti arrivavano da quello stabilimento o altre questioni in merito a questo inquinamento? Vi volevo chiedere quando più o meno si prevede – ho visto dalle notizie di stampa l'invio di nuova parte dei macchinari verso un altro continente, verso l'India – lo smantellamento dei capannoni, quindi la possibilità di tentare una caratterizzazione completa dello stabilimento, se avete una tempistica un pochino più precisa. Per quanto riguardala barriera idraulica, avete spiegato alcune cose. Però volevo capire con precisione, forse lo avete mostrato, ma non l'ho visto bene. Volevo capire da quanti pozzi di emungimento attualmente è costituita la barriera idraulica di contenimento della falda – mi riferisco a quella sottostante lo stabilimento – e se ci sono altre azioni specifiche per renderla più efficace. Ripeto, può darsi che l'avete mostrata, ma non l'ho visto, qual è la portata complessiva dell'acqua emunta dai pozzi e qual è la portata per singolo pozzo e quanti sono oggi i pozzi all'interno del perimetro dello stabilimento e quanti sono fuori e se vi sono pozzi che vengono periodicamente spenti o mantenuti a portata ridotta e quanti sono, invece, tenuti in esercizio. Quanti sono i piezometri di controllo a valle, se esistono altri oltre a MW18, per verificare l'efficacia? Con che tipo di Pag. 8impianto viene depurata l'acqua emunta dalla barriera idraulica prima di essere scaricata? Quanto costa questo sistema annualmente, quanto sta costando pressappoco tenere la barriera idraulica in funzione? I costi completi. Ripeto, forse lo avete mostrato, ma con quali valori residui di PFAS viene scaricata attualmente dopo la sua depurazione? Grazie.

  PRESIDENTE. Le domande sono numerose, penso che abbiano anticipato anche le domande molto simili che altri commissari volevano porre. Risponderei immediatamente a queste, grazie.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Sono Rotelli. Sono tantissime le domande, alcune attengono ad aspetti procedimentali, altre attengono più a informazioni societarie, altre ancora attengono ad aspetti tecnici.

  PRESIDENTE. Mi scusi, può qualificarsi con il ruolo che ha all'interno delle realtà? Grazie.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Io sono un consulente per la parte amministrativa ambientale della società ICI 3. Proverei a iniziare a rispondere alla prima domanda, quella che se ho ben compreso, attiene al coinvolgimento di ENI Rewind e a che titolo è stato disposto questo coinvolgimento. Con il provvedimento che ricordava prima l'ingegnere Brancale dell'11 novembre del 2020, la provincia – dopo avere svolto un procedimento di individuazione dei soggetti responsabili della potenziale contaminazione del sito di Trissino – ha coinvolto anche il soggetto ENI Rewind, in quanto società che ha avuto un controllo azionario della società Miteni in un certo periodo di tempo e poi per una serie di altre ragioni. Con il provvedimento che ricordava prima l'ingegnere Brancale dell'11 novembre del 2020, la provincia di Vicenza ha rivolto un ordine nei confronti sia di ENI Rewind, che di Mitsubishi Corporation a partecipare alle attività e agli interventi di messa in sicurezza di emergenza e di bonifica del sito. Il tipo di coinvolgimento è una ritenuta responsabilità nella causazione del fenomeno di inquinamento di cui stiamo parlando. Non so se questa risposta è sufficiente o c'è bisogno di altri chiarimenti.

  PRESIDENTE. No, procediamo pure con le domande successive, grazie.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Per quanto riguarda, invece, se ICI 3 è la stessa società che aveva tenuto l'audizione a fine gennaio del 2020, rispondo assolutamente di sì, ma su questo punto lascio la parola ad Alessandro Honert, che penso che possa darci più indicazioni. Ma ho già risposto, sostanzialmente.

  ALESSANDRO HONERT, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Sono Alessandro Honert, sempre consulente legale di ICI 3. Confermo che nulla è cambiato nell'assetto societario di ICI 3, sono gli stessi soggetti che già sono stati auditi a gennaio scorso. Non so se ci sono altre domande sul punto.

  PRESIDENTE. Proseguiamo con le risposte relative ai pozzi di emungimento, ai singoli pozzi eccetera. Grazie.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. I pozzi di emungimento attualmente sono 41 e non considero un pozzo che è esterno, un pozzo industriale che si chiama pozzo uno, che è anche esso in emungimento, ma non attiene alla messa in sicurezza. È un pozzo ancora industriale e credo che sarà dismesso in fase di conclusione di smontaggio degli impianti. Quindi non considerando quello, i punti di emungimento sono 41. Le portate complessive possono essere anche superiori ai 270 metri cubi ora, se vuole un dettaglio delle singole portate massime e minime dei singoli punti, mi riservo di mandare un documento, perché ora come ora dovrei andare...

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  PRESIDENTE. A livello di metodo, tutte le questioni sulle quelli sono state poste le domande e sulle quali avete del materiale, potete inviarle in conclusione di questa audizione. Grazie.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. Va bene. Sì, comunque le portate sono monitorate giornalmente e poi mensilmente, quindi vengono controllate anche le variazioni di falda, dove si può esercitare un maggiore emungimento e con i sistemi attuali si riesce in tal senso. Poi le portate dipendono anche dalla ricarica della falda, ci sono fasi in cui la falda scende molto, quindi le portate emungibili sono evidentemente minori perché il flusso diminuisce fortemente, c'è una grande oscillazione. Questo dato è quello sostanzialmente massimo attualmente, è anche superiore a 270, però ci sono anche fasi in cui magari si riesce a emungere di 60, 70 metri cubi ora, proprio perché ci sono delle parti di sito in cui il flusso scende fortemente a causa dell'abbassamento del livello. Il livello oscilla anche di dieci metri in un sito come questo. I piezometri. I punti del piano di monitoraggio attuale sono in totale oltre 90, a memoria dovrebbero essere 91, escluso sempre quel punto che si chiama pozzo uno, che è esterno. Come da piano di monitoraggio, cioè nell'immediato a valle noi monitoriamo... Mi scusi, faccio un passo indietro. Ci sono dei piezometri esterni sia sul confine ovest, oltre il confine ovest, ci sono dei piezometri esterni a nord, quelli di recente realizzazione e ce ne sono alcuni anche a est. Se lei si riferisce a quelli a valle idrogeologico, attualmente ce ne sono cinque nella parte di acquifero alluvionale e un paio più profondi. L'ultimo più a sud – come diceva l'onorevole di cui non ho sentito, purtroppo, il nome – che viene monitorato da Aecom per conto di ICI 3 è l'MW18. Più a valle c'è una rete di utili monitoraggi pubblici o privati che però monitora ARPAV, noi non facciamo prelievi, almeno in questa fase. Sul tema del monte, attualmente abbiamo le azioni che potrà chiedere ICI 3, forse l'avvocato vuole parlare. Credo che sia già stato fatto o è in fase di esecuzione un accesso agli atti per capire se ci sono altri cedimenti o altre situazioni note per le quali è opportuno da parte di ICI 3 e di Aecom raccogliere i dati, questo a monte idrogeologico. Attualmente da parte nostra sono monitorati questi due punti e anche un punto di sorgente di versante. Questi sono i tre punti monitorati da noi. Il monitoraggio è stato effettuato da giugno dell'anno scorso e quindi c'è un set di dati di circa un anno, gli altri punti più a nord noi non li stiamo monitorando. ARPAV probabilmente ha dei punti di monitoraggio anche più a nord, non so se a Trissino o nella Valle dell'Agno. Le zone industriali più a nord sono quelle di Castelgomberto e poi Valdagno che – non ho fatto una indagine specifica – ma ovviamente hanno avuto nel tempo e hanno insediamenti produttivi tessili, conciari o di queste tipologie. Il tema della scarichi. Vado in base a quello che mi sono segnato, se poi sto saltando qualcosa, me lo dica. Lo scarico viene effettuato a valle di una filtrazione su carboni attivi, il sistema è stato, è previsto anche qui un upgrade, un'ottimizzazione con una vasca di equalizzazione. Una parte delle portate già sono equalizzate a nord e complessivamente saranno equalizzate in questa nuova vasca anche nella parte sud. La filtrazione avviene su carboni attivi e i limiti imposti dalla provincia nella determina dell'allegato scarichi, nella determina di approvazione del progetto, in realtà sono addirittura... Dico «addirittura» perché non sempre si hanno limiti così restrittivi, ma sono i limiti della potabilità e quindi la DGR (Delibera giunta regionale) del Veneto che ha indicato il valore obiettivo di potabilità in Veneto poi è stata applicata anche allo scarico, quindi noi scarichiamo – con un sottolimite di potabilità – le acque nel torrente, per quanto riguarda il trattamento delle acque di falda, l'impianto TAF. I monitoraggi sono ogni dieci giorni, quasi sempre siamo sotto il limite di rilevabilità strumentale, c'è un composto rispetto ad altri più da attenzionare e anche quello, però, nella mediana del valore statistico richiesto dalla provincia è sempre poi risultato ottemperare i limiti di potabilità richiesti allo scarico nel corso idrico superficiale. Tra l'altro è stato Pag. 10fatto uno studio, richiesto dalla provincia di Vicenza e consegnato per la CDS di settembre del 2020, con cui abbiamo evidenziato sul tema scarichi che comunque anche con valori superiori a quelli relativi al limite imposto – anche superiore di due volte, vado a memoria – vista la dimensione che c'è e visto che si scarica con valori al limite della potabilità, non si avrebbero comunque impatti sostanziali sulle acque di falda a valle del sito.
  Questo per quanto riguarda lo scarico delle acque trattate nell'impianto di trattamento acque di falda TAF. Sulle tempistiche di smontaggio, non so se gli avvocati di ICI 3, noi non seguiamo questa cosa direttamente, ma ovviamente essendo in sito seguiamo un po' gli sviluppi. Francamente delle tempistiche non siamo esattamente al corrente. Sappiamo che hanno iniziato a smontare una parte degli impianti industriali, dopo gli ovvi ritardi di accessi e di visti relativi alla problematica COVID-19, sono in corso attualmente degli smontaggi in una parte degli impianti, mi pare soprattutto nella parte centrale del sito, ma personalmente non abbiamo una timeline, un orizzonte su queste cose. Non so se ICI 3 ha degli elementi in più, sono delle attività controllate, ovviamente, dagli enti, ma che vengono svolte poi dalle società incaricate che hanno vinto l'asta per il decommissioning.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Mi scusi, volevo riagganciarmi a quello che diceva l'ingegnere Amenduni con riferimento alla domanda numero tre, cioè che cosa la società pensa di fare sugli inquinanti che derivano da nord. In effetti questo è un problema che sta suscitando molta preoccupazione, rispetto alla quale ICI 3 ha richiamato all'esito dei monitoraggi. Ormai abbiamo vari monitoraggi, era già una situazione che era stata registrata nel progetto di messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee, approvato dalla conferenza dei servizi con determina del Comune di Trissino a marzo del 2020. Successivi monitoraggi che prima l'ingegnere ricordava hanno confermato sempre più questo dato con degli elementi molto significativi. A questo punto, al di là dell'accesso agli atti, la società ha iniziato a diffidare le amministrazioni a intervenire a tutela della salute pubblica, oltre che dell'ambiente, perché se ci sono – come ormai è evidente che ci sono – delle fonti di pressioni situate a nord del sito, la falda scorre ovviamente da nord a sud, quindi se il sito è investito da acqua contenente queste sostanze, bisogna assolutamente che delle misure di messa in sicurezza vengano poste a carico di questi soggetti presso quelle fonti di pressione, altrimenti il rischio è quello di compromettere tutto il lavoro che si sta facendo. Va considerato che stiamo parlando di limiti – quelli che sono stati imposti, lo ricordava poc'anzi l'ingegnere – molto bassi, stiamo parlando di limiti per rendere l'acqua potabile. Però è chiaro che se questi limiti vanno rispettati all'MW18, che è stato prima citato, chiaramente il tema che da monte e da ovest scorra dell'acqua con già la presenza significativa di queste sostanze è un aspetto che deve essere attentamente valutato dagli enti che devono porre in atto le misure che la legge prevede in questi casi.

  ALBERTO ZOLEZZI. Vi ringrazio di queste prime risposte. I nuovi PFAS, come il ciclo C6O4 non mi risultano compresi nella delibera di Giunta regionale che avete citato. Se possibile, volevo capire quanti ne stanno uscendo, appunto, non essendo attualmente normati agli scarichi. Poi nell'area dello stabilimento, quella occupata attualmente o comunque in via di dismissione da capannoni produttivi, mi risulta che siano stati eseguiti credo due soli carotaggi. Volevo capire se avete già una previsione di quale sarà la maglia di caratterizzazione, per quando sarà possibile eseguire i carotaggi più precisi, una volta che saranno rimossi gli stabilimenti produttivi. In ultimo, se attualmente è ancora l'azienda Chemviron a trattare la sostituzione dei carboni attivi. Grazie.

  ALESSANDRO HONERT, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Scusi commissario, volevo fare un passo indietro, sempre rispetto alla sua domanda Pag. 11numero tre. Quando si riferiva a inquinanti che entrano da nord, faceva riferimento alla Rimar. Credo che sia importante chiarire un equivoco, Rimar è un soggetto che dalla fine degli anni sessanta, fino agli anni ottanta operava sul sito che oggi è di Miteni, è un soggetto che in pratica nella sequenza dei soggetti operanti sul sito insisteva sul sito negli anni settanta e ottanta. Prima come Rimar e poi come Rimar Chimica Spa. Rimar non è un soggetto che opera al nord, è il predecessore di Miteni in buona sostanza. Noi riteniamo che la stragrande maggioranza – se non tutto – del fenomeno dell'inquinamento che si ritrova sul sito sia risalente a quella gestione. Quindi Rimar è il soggetto che operava sul sito Miteni, questo solo come precisazione, giusto per chiarire l'appunto.

  PRESIDENTE. Ci sono altri parlamentari commissari che vogliono intervenire? Proseguiamo con le domande poste nel secondo giro dall'onorevole Zolezzi, grazie.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. Sì, rispondo sempre io, ingegnere Amenduni, sul tema del C6O4, se ho capito. In realtà, nella determina della redazione del progetto sono stati richiesti allo scarico anche dei valori da ottemperare per C6O4 e altro composto diciamo di più recente discussione che è l'HFPO o commercialmente definita GenX. In realtà sono entrambi monitorati in ingresso e in uscita all'impianto TAF e ci sono dei limiti imposti per questi anche in uscita e mi pare che il limite sia 0,1 microgrammi litro. Limite comunque piuttosto basso che viene rispettato, mi pare quasi mai si rilevano tracce di questi composti allo scarico del corpo idrico superficiale e quindi a valle del sistema di trattamento di filtrazione. Anche loro sono monitorati e anche per loro è stato richiesto un limite dalla provincia nell'allegato scarichi.

  PRESIDENTE. Pongo io delle questioni. Nel corso di questa missione, di questa attività che ormai vede la Commissione impegnata da svariati mesi, su una questione che è drammatica per il territorio e vede l'inquinamento di falde acquifere utilizzate giornalmente, per svariati anni, da centinaia di migliaia di famiglie, emerge che purtroppo l'attività di inquinamento non è andata a finire. Faccio riferimento all'efficacia dell'attuale barriera idraulica. Da quanto emerge dai controlli dell'ARPAV che abbiamo ascoltato più volte in questa Commissione, i valori sarebbero abbondantemente anche oggi al di là della soglia limite e ne cito solamente alcuni. Siamo a valori di 11.000 nanogrammi per litro per i PFOA (acido perfluoroottanoico), a 3000 per il PFOS (acido perfluoroottansolfonico), 19.000 per la somma dei PFAS, 5000 per il GenX, 5000 per il C604 e via dicendo. Se noi compariamo questi valori con quanto previsto dalla autorizzazione AIA (Autorizzazione integrata ambientale) in capo a ISS Italia, emerge in maniera drammaticamente plastica che siamo su valori che sono centinaia di volte superiori ai limiti di legge. Risulta evidente che la barriera non funziona e che l'inquinamento di un'area – voglio ricordare – fortemente urbanizzata e antropizzata che riguarda quasi metà del Veneto è ancora in corso. Qual è la valutazione su questa cosa? Quali sono i tempi? Qual è l'efficacia dell'intervento che l'azienda ritiene di mettere in campo? Collegata a questo, voglio anche ricordare a chi adesso è intervenuto che l'ARPAV in una recente audizione presso questa Commissione ha spiegato che dal punto di vista idrogeologico non vi è un collegamento con i siti in oggetto dell'audizione di oggi. Io volevo un approfondimento da parte vostra su quanto più volte è stato citato, relativamente alla presenza di PFAS a monte e se questa considerazione – scientificamente documentata da parte di ARPAV – voi l'avete affrontata, l'avete studiata, perché è del tutto in contrasto con quello che avete appena detto. Ultima questione: vi state occupando anche della falda sottostante alla Rimar? Grazie.

  GIACOMO DONINI, Direttore tecnico della società Aecom Urs Italia Spa. Vorrei rispondere, sono Donini di Aecom. Volevo fare un piccolo cappello introduttivo a queste complesse domande, poi lascio i dettagli al nostro idrogeologo che è Elena Leale e a Pag. 12Giovanni Amenduni per quello che riguarda gli impianti. Sono direttore tecnico di Aecom, sto seguendo il progetto. Mi sembra che sia necessario un inquadramento dell'area del Veneto in questo senso. Proprio ieri, tra l'altro, seguivo problematiche di PFAS su una zona di un cantone del Vallese con le autorità. Allora i PFAS, i composti perfluorurati sono stati scoperti nel '47 dalla 3M, sono stati poi sviluppati e se ne fa ampio uso almeno dagli anni sessanta. Ampio uso vuol dire che sono negli shampoo, nelle schiume antincendio, nelle carte da forno, nelle padelle teflon, negli impermeabilizzanti, negli spray che mettiamo sugli scarponi per non fare entrare l'acqua, nei vestiti antimacchia, in tutti i tessuti moderni che non si macchiano, oltre vari processi industriali. Sono più di 4000 i composti perfluorurati, ampiamente usati. Quindi si usano da 40 anni e da 40 anni impattano le falde di mezzo mondo, forse anche di tutto il mondo, perché ovunque sono stati usati questi composti. Si chiamano nuovi contaminanti, non perché è una contaminazione nuova, ma perché è di recente acquisizione la capacità di capire che possono avere dei problemi, di andarli a cercare e di trovarli. Su dieci laboratori, più della metà non saprebbero neanche come fare per cominciare a fare le analisi, quindi sono sicuramente un problema complesso. Che cosa voglio dire con questo preambolo? Che la Miteni, che era questa joint venture tra Mitsubishi e ENI, ha condotto lo stabilimento, quindi ha prodotto e ovviamente nel sito di produzione, come tutti i siti di produzione – in una raffineria troviamo gasolio e benzina – sicuramente troviamo quello che è stato prodotto e poi gestito. Però i composti in sé poi sono stati utilizzati da tante industrie che ordinavano e comperavano questi composti, quindi i cicli del pellame, i cicli dei tessuti, i cicli del personal care, i cicli delle vernici, gli antincendi per le prove antincendio. Quindi questi composti che sono persistenti, non biodegradabili, che viaggiano facilmente con l'acqua, si sono mossi in tutti i terreni permeabili, con tutte le falde, venivano nello scarico e andavano nell'impianto di trattamento, gli impianti di trattamento non sapevano neanche che c'erano e quindi non li poteva trattare, perché gli impianti comunali di trattamento non erano attrezzati per questo. Da qua la grossa piuma che si vede sulle cartine disponibili al pubblico di ARPAV del Veneto, ma come pure le piume della Lombardia, del Piemonte, della zona industrializzata della Toscana, fino al problema finale che è, ovviamente, il target umano, l'uomo e la sua accumulazione nel suo sangue. Studio dei cantoni svizzeri dimostrano che c'è, anche per il fatto dell'antincendio, che avevano usato per trent'anni le schiume antincendio per esercitarsi, obbligati dalla legge sull'antincendio, poi l'anno scorso hanno cercato i PFAS e li hanno trovati nella falda. Questo per dividere quella che è la problematica di Miteni su cui noi siamo intervenuti che è l'area sorgente originaria della produzione, con tutta la problematica del Veneto, ma come di altre zone di Italia e del mondo, che hanno utilizzato queste sostanze, le hanno scaricate nelle acque, sono andate nelle falde e dappertutto. Poi si pompavano le acque di falda già impattate per poi riutilizzarle e poi riscaricare gli stessi PFAS che nel loro ciclo, in anni e anni di fatto non si biodegradavano quasi affatto o molto poco. Noi siamo intervenuti un paio di anni fa e l'ICI 3 quando ha preso in mano questo sito – poi dal punto di vista tecnico e storico, magari qualche intervento migliore del mio può dare qualche dettaglio in più – era già in azione dell'emungimento, ovviamente, perché la prima cosa che si fa, ma giustamente in Italia se ho dell'acqua sporca, comincio a pompare, trattarla e scaricarla. Quindi non siamo intervenuti che c'era il deserto e nessuno che pompava, c'erano già vari pozzi di emungimento ai pompaggi. Perché siamo intervenuti? Ovviamente perché il pompaggio c'era, ma era da perfezionare. Il progetto che abbiamo presentato è proprio perché non tutto andava bene, ma quei pompaggi andavano indirizzati, fatti meglio, estesi, oltretutto in una situazione – io lavoro da trent'anni nel settore ambientale, idrogeologico degli inquinamenti – veramente complessa come idrogeologia, perché c'è sia l'alluvionale che il fratturato, le Pag. 13componenti di versante della valle. Sicuramente complesso idrogeologicamente e abbiamo modellato ulteriormente quello che è stato modellato in passato, complesso come tipo inquinanti perché, ripeto, sono migliaia di composti. Quindi quello che stiamo facendo, che abbiamo fatto dal primo giorno che siamo intervenuti, è di ottimizzare, migliorare e implementare quel progetto di controllo di messa in sicurezza delle acque di falda in modo che non esca più nulla. È ovvio che fino a qualche anno fa da un sito produttivo che produceva queste sostanze usciva tutto quello che è sempre uscito, scarico, non c'erano leggi, o per lo scarico o per la falda, quindi non ci si può aspettare che anche interrompendo l'ultima molecola d'acqua oggi il piezometro appena a valle risulti pulito il giorno dopo. Noi stiamo pompando dai 60 ai 250 e questa variabilità non è per decisione nostra, ma perché la meteorologia è quella che è, la falda varia di vari metri anche rapidamente, quindi inseguirla – passatemi questo termine – con gli emungimenti non è affatto semplice. Abbiamo installato decine, centinaia di barriere idrauliche, molte sono molto semplici, anche trenta pozzi, ma tutti uguali, tutti alla stessa profondità, tutti alla stessa portata. Qua ci sono 40, 41 pozzi, più profondi, meno profondi, più larghi, più stretti, che pompano più acqua e meno acqua perché, magari, sono in un orizzonte più fine che mi dà pochissima acqua o in un orizzonte più largo che mi dà molta acqua. Bilanciare tutte queste cose al fine unico e ultimo di contenere tutto, è quello che stiamo cercando di fare e verso cui sarà definitivamente indirizzata la realizzazione del progetto che è stato approvato dalle autorità. Questo mi sembrava un cappello da fare. La situazione del Veneto è conosciuta da un po' di anni e sicuramente non è tutta legata alla contaminazione oggi presente a Miteni, perché Miteni era sito di produzione...

  PRESIDENTE. Sì, mi scusi dottore, però io ho fatto delle domande specifiche. Le assicuro che questo cappello abbiamo già avuto modo di approfondirlo in mesi di incontri e dibattiti, vorrei delle risposte puntuali su quanto richiesto. Grazie.

  GIACOMO DONINI, Direttore tecnico della società Aecom Urs Italia Spa. Sì, adesso le risposte puntuali le avrà dai miei colleghi, poi gliele scriveremo, in modo da essere più chiari possibili. Ci teniamo sicuramente.

  GIOVANNI AMENDUNI, Rappresentante della società Aecom Urs Italia Spa. Mi sono segnato alcune cose. Dunque sulla falda di monte o comunque sulla contaminazione a monte di cui parlava l'onorevole, non so ARPAV onestamente a cosa si riferisse, però io quando ho parlato di punti di monte, non sto parlando di altre valli o altre cose. Anch'io leggo i giornali, io vedo le cose che si scoprono le cose magari a Chiampo. Io parlo di duecento metri, trecento metri a monte del sito, cioè la stessa falda, la stessa valle, lo stesso acquifero e nella stessa falda e nella stessa valle e nello stesso acquifero a monte del sito sono stati rilevati – confermati anche dalle analisi di ARPAV- che vengono tuttora anche nei monitoraggi che facciamo mensilmente rilevati nella presenza di PFAS. Poi quanti, come e in che concentrazioni... Comunque ci sono e spesso in concentrazione già superiori – a monte del sito – di quelli che sono i limiti, ripetiamo, sostanzialmente di potabilità richiesti dalle autorità. Per rispondere, non so – ripeto – che tipo di notizia o di che tipo di fenomeno ha parlato ARPAV in queste udienze, quello che stiamo segnalando in questa sede, ma sono cose note perché le mandiamo nei report di aggiornamento a tutte le autorità, ministeri, ARPAV e quant'altro è che a qualche centinaia di metri, – quindi, ripeto, lo stesso acquifero e la stessa valle – dal sito ci sono delle concentrazioni apprezzabili, significative e spesso superiori ai limiti di alcuni composti PFAS. Interessante che, invece, non si rilevino altri composti di sito specifici, tipo il BTF (benzotrifluoruro), questo a riprova che ragionevolmente sia un apporto evidentemente di altra natura. Per quanto riguarda l'efficienza, credo che abbia risposto in buona parte il collega. La barriera viene fatta funzionare al meglio delle sue capacità e possibilità operative. È un sistema che il progetto ha approvato, che ha avuto un iter ai fini della approvazione – poi Pag. 14come avete visto si è un pochino forse un po' dilazionato negli ultimi mesi – anche a valle di richieste varie, di prove e di ulteriori cose, ma comunque quelle saranno le attività, se no non avremmo nemmeno proposto questa attività, ripeto, approvata dagli enti. Quindi l'ottimizzazione, l'upgrade degli impianti con i nuovi punti di emungimento e ripeto, in sinergia con il barrieramento fisico di versante, che è un elemento importante proprio per smorzare questa problematicità dell'oscillazione e creare anche a valle una zona un po' di traino nelle zone più difficili da emungere quando ci sono queste transizioni dalla falda molto bassa alla falda molto alta. Questi saranno gli interventi atti e mirati a efficientare e migliorare quello che comunque è già un presidio che agisce, perché ci sono concentrazioni all'interno del sito molto più elevate di quanto poi ci siano a valle. Aggiungo che, ovviamente, stiamo parlando di un fenomeno che ha interessato non anni, decenni in cui non c'erano limiti, non c'erano impianti neanche per il trattamento, non c'erano barriere e quant'altro e quindi – come diceva il collega – pensare che dal nostro punto di controllo che gli enti hanno chiesto che è a circa duecento metri a sud, è possibile e ragionevole pensare che in quella zona in decenni siano passate concentrazioni molto elevate. Lei ha citato 10.000 nanogrammi su 11 microgrammi litro, che sono concentrazioni sicuramente superiori ai limiti, ma rispetto a quanto poteva essere scaricato nei primi decenni di attività sono ragionevolmente concentrazioni molto inferiori, ma ci può essere l'ipotesi che vi siano ancora parti di zone di oscillazioni da falda nell'immediato valle del sito che ancora nel tempo possono rilasciare questi composti nelle acque, indipendentemente dall'efficienza della barriera. C'è una compartecipazione di effetti che noi riteniamo dovranno essere, invece, nel tempo e progressivamente smorzati a valle degli interventi di MISO che sono stati approvati. Spero di essere stato esaustivo.

  PRESIDENTE. Innanzitutto, se voleva essere un po'più preciso sulla questione del nord, di cui ha parlato. Anche se vi state occupando della falda sottostante la Rimar, che chiedevo prima. Relativamente, invece, alla bonifica, risulta ancora una quantità consistente di PFAS interrata sotto la struttura stessa, gli edifici, il sito di produzione. Se sì, come vi state ponendo in questa direzione e se avete elementi per poter dire che la presenza di queste sostanze in sito cagiona ancora un inquinamento a valle. Grazie.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Scusi, volevo intervenire – sono Rotelli – sulla prima domanda che lei ha fatto, cioè se la ICI 3 insieme a Aecom sta intervenendo sulla area della Rimar. Lei intende dire – mi scusi la domanda, ma per capire a sua volta la sua domanda – le proprietà Rimar a nord dello stabilimento?

  PRESIDENTE. Chiedo una specificazione, perché più volte è stata citata la presenza a nord – evidentemente, in base a quello che voi avete sostenuto – di entità di inquinamento, volevo chiedere quali possono essere, secondo voi, se avete elementi per poterlo dire e se parallelamente a questo, state anche valutando la possibilità di inquinamento della Rimar.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Mi scusi, ma avevo capito un'altra cosa, cioè se la ICI 3 e la Aecom stessero valutando una possibilità di intervenire in aree di terzi a monte dello stabilimento Miteni. La risposta, se è questa la domanda, è evidentemente no.

  PRESIDENTE. Non questo, ma se all'interno delle valutazione che state facendo in quel sito avete avuto – precedentemente a questa indagine, al compito che vi è stato conferito, oppure all'interno della vostra professionalità – evidenza di quanto appena sostenuto.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Noi abbiamo evidenza dai monitoraggi che c'è una significativa contaminazione da PFAS sia a nord dello stabilimento, quindi nel Pag. 15sito entra già acqua di falda caratterizzata dalla presenza di PFAS. Questo dai dati di monitoraggio...

  PRESIDENTE. In questo monitoraggio avete anche elementi quantitativi? Per cortesia se ce li mandate. Per fare un controllo tra quanto arriverebbe – secondo quanto risulta a voi – da nord e quanto poi esce a sud.

  ROMANO ROTELLI, Consulente legale della società ICI Italia 3 Holding srl. Credo che possiamo fornire i dati, però io voglio dire che su questo punto noi abbiamo sollecitato gli enti a fare quello che il codice dell'ambiente e la legge prevede che si faccia in questi casi. Cioè si faccia una istruttoria, si accertino le cause dei fenomeni e su questi fenomeni vengano attivate – a carico dei soggetti che evidentemente non è ICI 3 o chi gestisce il sito Miteni – le misure di prevenzione e messa in sicurezza. Una volta rilevato l'apporto di questa contaminazione che viene da nord al sito Miteni, che partecipino questi soggetti anche ai costi degli interventi sul sito Miteni. Questo è quello prevedono le norme. La ICI 3 si può occupare del suo, non di quello che fanno gli altri. Premesso che nel caso di specie che ICI 3 non si sta occupando di quello che ha fatto lei, ma di quello che è stato ereditato da gestioni precedenti. Quindi questo è un punto che credo sia pacifico. Vorrei aggiungere un'altra cosa. Lei riportava dei dati, che però noi non abbiamo e quindi non possiamo dare risposte puntuali rispetto a affermazioni che avrebbe fatto l'ARPAV, per essere precisi bisognerebbe avere le cose che lei ha detto. Abbiamo annotato, preso gli appunti, ma per dare delle risposte precise bisogna avere il tempo di esaminare le domande e di preparare risposte ponderate. Voglio però dire un'altra cosa. Abbiamo appreso da organi di informazione che esisterebbe una importante – prima è stata citata la Val di Chiampo che è la valle parallela alla Valdagno dove è situato Trissino e lo stabilimento nella parte sud, vicino al comune di Montecchio Maggiore, lo stabilimento Miteni – abbiamo appreso di alcune interrogazioni fatte alla regione Veneto, alla Giunta regionale, su degli importanti fenomeni di contaminazione PFAS nella Val di Chiampo. Chi ha fatto questo – sono delle associazioni ambientaliste che hanno poi dei referenti e dei rappresentanti in regione – dicono testualmente, questo è un articolo comparso su VicenzaPiù il 7 maggio, che sarebbe stata presentata un'interrogazione da una consigliera regionale, in cui si dice, se vuole io la cito testualmente, perché dà l'idea di che cosa stiamo parlando, interrogazione fatta alla regione: «La falda contaminata in cui persistono le adduzioni della zona nord di Chiampo e dei pozzi Grumello non rientra nel plume di contaminazione prodotto dalla ex Miteni, come circoscritto dalle indagini di ARPAV ed è dunque immaginabile la presenza di differenti fonti di pressione». Potrei andare avanti, però questa è una interrogazione che è stata presentata, in cui si dice che la Val di Chiampo, che è a ovest rispetto alla Valdagno, vi è una importante – non sappiamo di che entità – presenza di sostanze PFAS.

  PRESIDENTE. Mi pare che stiamo uscendo un attimino, se consente. Perché oggi stiamo continuando appunto un lavoro importante e tra l'altro dalle sue parole possiamo anche rafforzare quanto dicevamo prima, che dobbiamo stabilire bene quando diciamo «nord», che cosa intendiamo. Quindi sarà compito di questa Commissione approfondire e richiedo ulteriormente quanto specificato prima, cioè i valori di questo inquinamento da nord, se li mandate a questa Commissione. Volevo una veloce risposta perché stiamo per chiudere. Abbiamo dei tempi purtroppo che non ci consentono di allargarci troppo, quindi volevo capire dal punto di vista della bonifica del sito, non della Valle di Chiampo, valle molto importante e la consigliera sta facendo esattamente il suo compito istituzionale nel momento in cui presenta un'interrogazione ed eventualmente la Commissione valuterà in futuro se approfondire anche quella questione. Ma ritornando al tema di questa Commissione, la questione della bonifica. Se posso avere una risposta, grazie.

Pag. 16

  GIACOMO DONINI, Direttore tecnico della società Aecom Urs Italia Spa. Noi come Aecom siamo intervenuti principalmente sul discorso falda, perché giustamente la preoccupazione è di tutti, e tutti gli sforzi sono indirizzati alla falda. Per la bonifica dei terreni ovviamente impattati – perché la produzione era dentro – all'interno del sito, si devono fare due attività. Uno completare qualche indagine dopo lo smantellamento, perché – come diceva lei – è chiaro che se ci sono degli impianti, due ettari di impianti, al di sotto non posso avere una conoscenza di dettaglio che mi indirizzi poi una progettazione. Poi il discorso analisi di rischio, perché io devo sapere quali sono le concentrazioni obiettivo per ipotizzare un progetto di bonifica dei terreni. Questo è previsto, se ne è accennato qualche volta nei vari incontri tecnici, però è ovvio che è al di là da venire.

  ALBERTO ZOLEZZI. Velocemente ripeto le due questioni, poi eventualmente su questo e sulla bonifica. Però volevo capire se avete un programma, cioè qual è la maglia di caratterizzazione prevista una volta che smantellerete lo stabilimento, visto che mi risultano finora eseguiti solo due carotaggi nell'area attualmente occupata dalla parte produttiva dello stabilimento. L'ultima. Chi tratta la sostituzione dei carboni attivi? Se è ancora la Chemviron o no? Un ultimissimo commento, mi risulta per quello che è stato detto sulle sostanze in altra zona, a Montecchio e altro, dal punto di vista tecnico non mi risultano sostanze perfluoralchiliche. Credo che la stampa non abbia riportato correttamente la specificità. Grazie.

  PRESIDENTE. Va bene, vi ringraziamo per queste audizioni e ci riconvocheremo per la prossima Commissione, grazie a tutti.

  La seduta termina alle 14.20.