XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 117 di Lunedì 7 giugno 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti, Angelo Vittorio Cavallo:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 2 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Cavallo Angelo Vittorio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14  ... 14 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Bray Carlo , Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Bray Carlo , Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Bray Carlo , Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 25 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Crescenti Emanuele , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto) ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 

(La seduta, sospesa alle 13.30, è ripresa alle 16.30) ... 25 

Audizione del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 26 
Licatini Caterina (M5S)  ... 29 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 29 
Licatini Caterina (M5S)  ... 30 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 30 
Licatini Caterina (M5S)  ... 30 
Orlando Leoluca  ... 31 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 32 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 32 
Trentacoste Fabrizio  ... 33 
Orlando Leoluca  ... 33 
Trentacoste Fabrizio  ... 33 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 34 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 34 
Licatini Caterina (M5S)  ... 34 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 35 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 35 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 36 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 36 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 36 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 36 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 36 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 36 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 37 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 37 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 37 
Licatini Caterina (M5S)  ... 37 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 37 
Licatini Caterina (M5S)  ... 37 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 37 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 37 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 37 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 37 
Licatini Caterina (M5S)  ... 37 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 38 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 38 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 38 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 38 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 38 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 39 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 39 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 39 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 39 
Trentacoste Fabrizio  ... 39 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 40 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 40 
Orlando Leoluca , Sindaco di Palermo (intervento da remoto) ... 40 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 40

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 11.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Cavallo Angelo Vittorio, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti, Angelo Vittorio Cavallo. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito, quindi, il nostro ospite a farci una relazione dell'oggetto di nostro interesse, e poi io o i miei colleghi eventualmente le faremo qualche domanda di ulteriore approfondimento.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Grazie, presidente. Innanzitutto un saluto al presidente e a tutti i componenti della Commissione. Mi presento, sono Angelo Cavallo, procuratore della Repubblica di Patti. Per chi non è siciliano specifico che ci troviamo sul versante tirrenico della provincia di Messina, e il mio ufficio è il circondario situato tra le province di Messina e Catania. Siamo sulla parte settentrionale della Sicilia. Il mio ufficio, che è un ufficio di medie-piccole dimensioni, si è occupato essenzialmente di controllo del trattamento delle acque reflue urbane. Non ci siamo occupati, nel corso di questi anni, di trattamento di acque di tipo industriale derivate da stabilimenti industriali, anche perché questa è la realtà del circondario. È una realtà essenzialmente a vocazione agricola, turistica e terziaria. Quindi non abbiamo grossissimi agglomerati industriali. Molto grave, invece, è il discorso del trattamento delle acque reflue urbane nel circondario.
  Volendo fare una veloce premessa generale su quelli che sono gli aspetti più critici, abbiamo al primo punto un forte sottodimensionamento progettuale per quanto riguarda i depuratori dei più importanti comuni del circondario. Si tratta di depuratori che sono stati realizzati, se va bene, negli anni Ottanta-Novanta. Quindi progettati per una popolazione molto inferiore a quella che ora si è sviluppata. Tenete conto anche che nel periodo estivo molti di questi centri arrivano a quintuplicare la popolazione. Chiaramente ci troviamo di fronte a depuratori comunali che non riescono a svolgere appieno il loro compito e a soddisfare tutte le esigenze.
  Si tratta anche di depuratori con tipologie depurative ormai superate, proprio perché realizzati in questi anni, e con fasi depurative che a volte, non sempre, sono risultate incomplete, perché, leggo testualmente, «non prevedono la disinfezione finale del refluo fino in fondo, e in alcuni Pag. 3casi il processo depurativo si ferma alla fase di trattamento primario di sedimentazione e non comprende il trattamento secondario di ossidazione biologica e fanghi attivi».
  Dicevamo depuratori un po' antiquati, sottodimensionati. Un altro problema che si è verificato è l'allaccio alle condotte sottomarine. Molte volte si sono create disfunzioni, rotture delle condotte sottomarine, e poi parleremo anche dell'iter farraginoso per chiedere la concessione al demanio marittimo per quanto riguarda l'occupazione del suolo sia marino sia sottomarino. «Marino» nel senso di demanio marittimo, con la spiaggia antistante il mare.
  Un altro problema, sempre di tipo generale, è il sistema della rete fognaria. Anche qui abbiamo un sistema di rete fognarie molte volte di tipo misto, che quindi non permette una separazione adeguata delle acque bianche e dalle acque nere. Questo significa che molte volte, soprattutto nel periodo autunnale, invernale, basta un semplice acquazzone, per cui si crea un forte rallentamento nel processo di depurazione, venendosi a mischiare acque bianche, acque reflue e acque nere. Come sicuramente saprete, la sentenza della Corte di giustizia, sicuramente a voi ben nota, del 19 luglio del 2012 ha condannato l'Italia per inosservanza della direttiva CE del 1991, la 271/1991, e a causa di non pochi comuni che si trovano nel mio circondario.
  In particolare questa sentenza ha riguardato anche, ovviamente l'Italia, ma con riferimento ai depuratori di Capo d'Orlando, Gioiosa Marea, Sant'Agata di Militello, Piraino e Patti. La motivazione, come voi ben sapete, è la mancata adozione di disposizioni in materia di progettazione, costruzione, gestione, manutenzione degli impianti di trattamento di acque reflue urbane rispondenti ai requisiti dell'Unione europea. Il mio ufficio nel 2013-2015, quindi nell'arco di circa due o tre anni, ha proceduto al sequestro, come già credo che sia stato anticipato, di diversi depuratori comunali. Ben sei depuratori sono stati sequestrati, ed erano in particolari quelli di Capo d'Orlando, Gioiosa Marea, poi San Giorgio, Piraino, Brolo, Sant'Angelo – questo era tutto un depuratore unico comunale, si erano consorziati i Comuni – i depuratori di Patti, Oliveri e San Salvatore di Fitalia. Tutti questi sono stati sequestrati e si è proceduto nel corso del tempo anche alla nomina di un custode giudiziario.
  Di questi sei depuratori sequestrati, tre sono stati dissequestrati a seguito di sentenze del tribunale di Patti di primo grado per intervenuta, il più delle volte, prescrizione: praticamente per prescrizione estintiva dei reati che erano stati contestati. All'esito della sentenza di assoluzione il tribunale ha restituito l'impianto al comune.
  Uno dei problemi che io ho registrato era proprio il fatto che in molti casi venivano nominati come custodi giudiziari i funzionari degli uffici tecnici comunali che poi, in definitiva, rispondevano molte volte dei reati che gli venivano contestati. Abbiamo rilevato una certa inerzia da parte di questi custodi per ovvi motivi. Se da un lato erano i soggetti che avevano fino a quel momento gestito il depuratore, almeno controllato il depuratore, è chiaro che non avevano nessun interesse da quel momento in poi, anche se nominati custodi, a rendersi particolarmente diligenti e far funzionare così il depuratore, in un certo senso poi ammettendo che fino a quel momento erano stati un po' negligenti, che avevano un po' omesso la loro attività.
  Più fortuna si è avuta in alcuni casi in cui sono stati nominati custodi giudiziari dei tecnici esterni, degli ingegneri il più delle volte. Devo dire che questi sequestri, per correttezza, sono avvenuti, ripeto, nel periodo 2013-2015, quando ancora io non svolgevo la funzione di procuratore presso questo ufficio. Devo dire che, però, nel prosieguo, rendendomi conto di come ci fosse questo alto numero di depuratori sotto sequestro, con situazioni molte volte stagnanti, ho deciso almeno in alcuni casi, con esiti fortunati, di chiedere al tribunale la sostituzione del custode giudiziario, cioè di sostituire il custode giudiziario, almeno nei casi più evidenti dove c'era una inerzia più grave, con dei funzionari i cui nominativi ci erano stati chiesti dalla regione Pag. 4siciliana, dal Dipartimento acqua e rifiuti che ci aveva fornito alcuni nominativi. In questi casi, per esempio, la Regione siciliana ci ha fornito il nominativo del direttore Anzà, un ingegnere, che, almeno in alcune occasioni, ha fatto un buon lavoro, e si è notato anche un miglioramento nella gestione di questi depuratori. Chiaramente parliamo sempre di depuratori, in quanto sono rimasti sotto sequestro.
  Sicuramente già altri colleghi vi avranno parlato dell'annoso problema dei controlli, delle mancanze di personale, del poco numero di personale in forza al NOE (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri), all'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), e quindi non mi dilungo. Un problema, invece, abbastanza grave, almeno quanto riguarda il circondario di Patti, è il fatto che il più delle volte sono stati contestati reati di tipo contravvenzionale, quindi reati soggetti a una prescrizione molto breve. Nell'ordine dei cinque anni il reato contravvenzionale si prescrive, ma anche considerando la prescrizione massima. Molte volte questo spiega l'esito di alcuni di questi processi, che sono terminati con assoluzione per prescrizione.
  Voi mi potreste dire: ma perché allora avete fatto durare tanto questi processi? Voi sapete bene quali sono i problemi della giustizia, è inutile parlare di lungaggini dei processi. Però devo dire anche che qui abbiamo delle fattispecie il più delle volte contravvenzionali, che quindi si prescrivono in tempi abbastanza brevi. Abbiamo dei processi, per contro, che sono molto complicati, molto tecnici, che richiedono esami di un sacco di testimoni, di consulenti, di contro-consulenze e quindi è un po' fisiologico che il tempo si perda.
  A questo si aggiunge che tribunali di piccole dimensioni, come quello di Patti, sono soggetti al turnover di magistrati, per cui almeno fino a un anno fa bastava che cambiasse un magistrato del collegio giudicante perché si dovesse riniziare tutta l'istruttoria dibattimentale daccapo. Da meno di un anno è intervenuta una sentenza della Cassazione, che per fortuna lo impedisce. Tutte queste concause hanno determinato anche un rallentamento dei processi, ma che considero assolutamente fisiologico e in linea con tutti gli altri tribunali di Italia.
  A mio modo di vedere, un altro problema che non posso non rilevare è che, come sapete meglio di me, da tempo esiste un Commissario straordinario a Palermo per gestire i depuratori oggetto di contestazione da parte della Corte di giustizia in Sicilia. Io auspico fortemente che si possa finalmente un giorno arrivare alla realizzazione di questi nuovi depuratori. È chiaro, io sono due anni circa che sono in questa procura, leggo sempre sui giornali che stanno andando avanti progetti e quant'altro. Scusate, non voglio essere polemico, però la realizzazione di depuratori comunali nuovi, rispondenti anche a quelle che sono le nuove esigenze di questo circondario, ancora non ne ho visti. Non ho visto neanche iniziare i lavori.
  È chiaro che noi, di fronte a questa situazione, non possiamo che fare i classici cani da guardia, facendo delle indagini e poi facendo dei processi, a volte sequestrando degli impianti e poi continuando a fare delle indagini mentre il depuratore è ancora in sequestro, e quindi avendo anche un po' le armi spuntate, perché ovviamente non possiamo sequestrare due volte lo stesso depuratore, oppure facendo accavallare processi su processi.
  Non è la prima volta che abbiamo un processo pendente con il depuratore sequestrato, si è avviato nel frattempo un altro procedimento sullo stesso depuratore, chiamiamolo «conoscitivo», che è terminato anche questo con il rinvio a giudizio, con la citazione diretta a giudizio per reati analoghi. Quindi abbiamo un depuratore che genera più processi che si inseguono.
  È chiaro che anche molti amministratori comunali hanno buon gioco a sostenere che i loro sforzi sono notevoli, però si trovano a dover gestire dei depuratori con impianti obsoleti che fanno un po' acqua da tutte le parti, che a volte sono soggetti a rotture di tubazioni perché vecchie e così via. Questo dimostra anche la difficoltà del nostro lavoro, perché poi, come vedremo, più volte anche quel Tribunale ha affermato che non si potevano rimproverare Pag. 5delle condotte specifiche e particolari agli amministratori comunali in presenza di depuratore oggettivamente obsoleti e sottodimensionati. Non è successo sempre, però in qualche caso questo si è verificato.
  Se volete, posso passare a una disamina dei principali depuratore della zona, che sono stati quelli oggetto di sequestro, per dirvi come è andato il processo, che cosa contestavamo e come è finita la storia.
  Partiamo da Capo d'Orlando. Il Depuratore di Capo d'Orlando è stato sequestrato il 17 luglio del 2013 – quindi parliamo già di ben sette o otto anni fa – nell'ambito del procedimento 1544/2012, modello 21. Come vedete, si tratta di un procedimento abbastanza datato. Le contestazioni sono sempre simili, sono molto tecniche, ma riguardano bene o male sempre gli stessi soggetti, cioè il Sindaco, il responsabile del servizio idrico, il dirigente dell'area manutenzione, i rappresentanti dei legali della ditta gestore dell'impianto. Ovviamente ora non mi metto a fare i nomi, ma queste sono più o meno le figure istituzionali di volta in volta sempre comprese.
  In questo procedimento si contestava tutta una serie di reati abbastanza tecnici. Vado velocemente: si è contestato in concorso, il primo reato contravvenzionale – torniamo al discorso di prima – il 674, il getto pericoloso di cose. Perché, in pratica, tutti questi soggetti (Sindaco, gestori dell'ufficio tecnico, gestori dell'impianto) attraverso una condotta sottomarina riversavano in mare reflui fognari provenienti dall'impianto di depurazione comunale, impianto privo di autorizzazione allo scarico. Questo è uno dei primi grossi problemi, oltre alle condotte sottomarine. Non sempre, ma molte volte questi uffici comunali non riuscivano, perché l'autorizzazione allo scarico era scaduta, ad avviare il procedimento amministrativo in tempo per avere il rinnovo dell'autorizzazione allo scarico che proveniva dalla Regione siciliana. Molte volte c'era tutto un susseguirsi di richieste d'integrazioni documentali, alle quali molte volte anche i comuni o non rispondevano o rispondevano parzialmente. Per cui, nelle more di questi procedimenti di rimpallo tra singoli comuni e assessorato regionale, si arrivava a depuratori che operavano in mancanza di autorizzazione allo scarico, e lo stesso discorso vale anche per quanto riguarda le condotte sottomarine.
  Poi veniva contestato un reato, un delitto, il 635, perché scaricando sempre le stesse persone in mare reflui fognari provenienti dall'impianto comunale di depurazione, sempre di Capo d'Orlando, privo di autorizzazione allo scarico, provocavano il danneggiamento delle acque marine, con intorpidimento, alterazione e presenza di materiale organico eccetera. Ancora, l'articolo 110 del comma 6, decreto-legge n. 172 del 2008, perché realizzavano una discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, fanghi, prodotti dal trattamento delle acque reflue, vaglio, rifiuti ed eliminazione della sabbia, e fanghi lasciati in deposito temporaneo per oltre un anno e in quantità superiore a quella prevista dalla legge. Nello specifico, 650 metri cubi di rifiuti si erano accumulati all'interno dell'impianto di depurazione senza essere stati trasportati ed eliminati.
  L'articolo 110 e 328, per il non essersi attivati, però per ottenere l'autorizzazione allo scarico. In particolare la Regione siciliana aveva chiesto a questi funzionari del comune di Capo d'Orlando l'integrazione della produzione documentale, e loro non avevano risposto nel tempo. L'articolo 1161 del codice della navigazione, quindi occupazione abusiva di demanio marittimo, perché occupavano abusivamente una porzione di demanio marittimo con la condotta interrata, in particolare 250 metri quadri di spiaggia e 6.750 metri quadri di specchio acqueo, di mare. Questo è molto significativo: dopo la scadenza della concessione valevole fino al 31 dicembre 2010, omettevano di presentare la richiesta di rinnovo. Inoltre, in seguito al rilascio della successiva concessione, quindi una volta che la concessione finalmente era arrivata, omettevano di rispettare la prescrizione relativa al rilascio dell'autorizzazione allo scarico entro un anno, con conseguente automatica decadenza della stessa. Erano riusciti a ottenere, finalmente, questa concessione demaniale, ma siccome l'autorizzazione Pag. 6 allo scarico non era arrivata entro l'anno, la concessione demaniale marittima si era caducata automaticamente. Quindi questo comune, Capo d'Orlando, operava al momento dei fatti in mancanza di autorizzazione allo scarico e in mancanza di concessione demaniale, di occupazione di suolo demaniale.
  Il processo si è prescritto – questo è uno dei pochi casi in cui si è prescritto – anche con riferimento ai reati, ai delitti, quindi non solo alle contravvenzioni. A seguito di questa sentenza, che è arrivata meno di un anno fa, il 25 giugno del 2020, il tribunale ha dissequestrato l'impianto. Nelle more il mio ufficio aveva chiesto la sostituzione del custode giudiziario con questo ingegnere Anzà, indicato direttamente dal dirigente generale del Dipartimento regionale acqua e rifiuti, Assessorato regionale energie e servizi di pubblica utilità della Regione siciliana.
  Con il sequestro ancora in atto – questo ovviamente prima che intervenisse la sentenza di assoluzione – con il processo in corso, il mio ufficio ha chiesto al tribunale la sostituzione del vecchio custode, che era un funzionario tecnico di quell'ufficio del comune di Capo d'Orlando, con questo nuovo custode. Questo custode, nel frattempo, aveva già segnalato delle omissioni e delle negligenze. Per questo era stato aperto un fascicolo conoscitivo, nel 2019-2020, che in questo momento è in corso d'indagini e per ora c'è il segreto istruttorio.
  Però è chiaro che anche in questo caso arriveremo, come previsioni, a nuove contestazioni di questo tipo. Infatti si ipotizzano per ora – lo posso dire anticipando lo sviluppo delle indagini – un nuovo reato di 674, cioè getto pericoloso, il 734, deturpamento di bellezze naturali, e ancora una volta lo scarico di acque reflue urbane senza autorizzazione.
  Si è aperto, ancora, un ulteriore fascicolo nel gennaio del 2021. Da qui quella osservazione che facevo prima: un depuratore che nel corso del tempo genera due o tre procedimenti. Il 25 gennaio a Capo d'Orlando c'è stata una fortissima mareggiata, che ha fatto venire meno una buona parte del lungomare e del muro di contenimento. Il depuratore che si trova lì e in particolare alcune condotte fognarie che si trovano molto vicino al mare sono risultate anche queste fortemente danneggiate, con scarico di acque reflue urbane in mare. Anche qui si è arrivati con il solito controllo dell'ARPA e del NOE, e anche qui è aperto un procedimento recentissimo del 2021, nel quale sono in corso indagini tecniche.
  Come vi dicevo, un depuratore che ha avuto finora già un processo concluso con sentenza di assoluzione per prescrizione. Sottolineo: «prescrizione» significa che in questo caso il tribunale ha ritenuto sussistere i reati, ma è passato troppo tempo e quindi non si poteva arrivare alla condanna. In altri casi invece avremo proprio delle assoluzioni e poi ne parleremo.
  Il comune di Capo d'Orlando ha proceduto immediatamente già il 29 gennaio del 2021 con dei lavori di somma urgenza, con delibera – mi sono appuntato queste date risultate dalle indagini – n. 220 del 30 dicembre 2020. Il comune aveva stanziato un impegno di somme per un progetto di potenziamento di un tratto di condotta fognaria e scorrimento forzato in località Tavola Grande, dove c'è il depuratore. Il progetto prevedeva una seconda condotta più arretrata rispetto a quella esistente, proprio per evitare, credo, eventuali nuovi disastri causati dalle mareggiate.
  Sempre dall'ambito delle indagini, con acquisizioni documentali, risulta che sono attualmente in corso i lavori di adeguamento dell'impianto di depurazione sito in Tavola Grande, dove c'è il depuratore, nell'ambito del progetto del Commissario straordinario unico per la realizzazione degli interventi eccetera. A tale proposito si riferisce che in data 15 aprile del 2021 si sono conclusi i lavori della Conferenza dei servizi decisoria, con la quale è stato approvato il progetto definitivo dei lavori di adeguamento dell'impianto di depurazione in località Tavola Grande.
  A quanto sembra, almeno in questo caso, ci dovrebbe essere almeno una approvazione di un progetto dell'impianto di depurazione per quanto riguarda il comune Pag. 7 di Capo d'Orlando, sempre su sollecitazione del Commissario straordinario unico. Però qui abbiamo sempre il problema che nel migliore dei casi si tratta di progetti approvati, però ancora nuovi depuratori rispondenti a quello che ci chiede l'Unione europea non se ne sono visti. Credo non soltanto nel circondario di Patti, ma in tutta la Sicilia.
  Depuratore di Gioiosa Marea, San Giorgio. Qui avevamo due depuratori, depuratori di Contrada Mangano e di Contrada San Giorgio. Il depuratore di Contrada Mangano, che era l'unico funzionante, è stato sequestrato il 23 luglio del 2014 nell'ambito del procedimento 1198/2013. Anche qui c'erano i soliti indagati, poi diventati imputati: Sindaco, responsabile dell'ufficio tecnico comunale. I reati erano sempre gli stessi: articolo 674, perché riversavano tramite condotte sottomarine reflui fognari provenienti dall'impianto di depurazione comunale sito in Contrada Mangano, quindi privi di autorizzazione allo scarico.
  L'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008, perché realizzavano una discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, lasciati in deposito temporaneo per oltre un anno e in quantità superiore a quella prevista dalla legge. In questo caso erano 42,6 metri cubi di rifiuti. L'articolo 54, 1161, quindi occupazione di suolo demaniale marittimo, sia come specchio d'acqua sia come tratto della spiaggia. Anche qui perché non c'era la concessione, o meglio, era scaduta. L'articolo 328, l'omissione di atti di ufficio, perché omettevano di ottemperare alla richiesta di integrazione della documentazione necessaria al rilascio dell'autorizzazione allo scarico. L'articolo 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006, perché immettevano, ovviamente sempre i soggetti di prima, cioè Sindaco pro tempore, membri dell'ufficio tecnico e il rappresentante della ditta che si occupa della manutenzione; l'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008, anche in questo caso consentendo all'interno dell'impianto di depurazione sito in Contrada Mangano la raccolta di rifiuti speciali non pericolosi in violazione dei requisiti di deposito temporaneo.
  Bene o male le tipologie di reato sono sempre le stesse. Il processo si è concluso, anche questo, in data 18 giugno del 2020, quindi meno di un anno fa, con sentenza di condanna per un solo capo, e cioè per il deposito non autorizzato di fanghi e di rifiuti speciali a carico del responsabile dell'ufficio tecnico. Con sentenza di assoluzione per quanto riguarda l'occupazione di suolo demaniale marittimo e il reato di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 172 del 2008, e cioè per avere realizzato una discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi.
  In sostanza qui che cosa si diceva? Torno a una delle motivazioni del tribunale di Patti. Si diceva che in questo caso non si poteva contestare questo tipo di condotte al comune di Gioiosa Marea, perché invece risultava dagli atti che gli amministratori comunali, secondo il giudizio del tribunale, si erano attivati, nonostante gli impianti obsoleti, per cercare di ottenere questa autorizzazione allo scarico.
  Per quanto riguarda la trasformazione del depuratore in discarica abusiva, il tribunale sosteneva che i fanghi depositati avevano interessato soltanto una parte circoscritta dell'impianto e non erano in quantità tale da determinare una trasformazione tendenzialmente permanente dei luoghi. Per il resto dei reati, invece, era intervenuta una sentenza di prescrizione, tutte le ipotesi in pratica contravvenzionale tranne quella che ho menzionato prima.
  All'esito di questa sentenza di assoluzione, quindi mista, nel merito e per prescrizione, l'impianto è stato dissequestrato dal tribunale in data 18 giugno 2020. In questo caso abbiamo rilevato un custode – parlo di un tecnico esterno – abbastanza attento. Per questo in medio tempore, cioè durante la pendenza del processo, noi della procura di Patti non abbiamo chiesto al tribunale la sostituzione del custode, perché vedevamo che questo custode era abbastanza attento e continuava a segnalare le disfunzioni.
  Proprio per questo è stato aperto il fascicolo che noi chiamiamo «conoscitivo», ma poi è un vero e proprio procedimento, il 2053 del 2019, con rinvio a Pag. 8giudizio datato 10 maggio del 2021, quindi abbastanza recente, sempre delle stesse persone, cioè del Sindaco pro tempore e del responsabile, sempre pro tempore, dell'ufficio tecnico comunale. In questo caso abbiamo contestato l'omissione di atti di ufficio, perché indebitamente questi soggetti rifiutavano atti del proprio ufficio. In particolare, seppure ritualmente informati e costantemente informati dal custode giudiziario delle critiche condizioni dell'impianto, rifiutavano di assumere i provvedimenti di propria competenza per la bonifica e la rimozione dei fanghi e del sedime. Qui noi abbiamo detto: «C'era un custode giudiziario attivo. Voi comuni, nonostante l'impianto sequestrato, nonostante il processo, non avete fatto granché, non avete ottemperato alle prescrizioni del custode giudiziario e noi vi abbiamo di nuovo mandato a sostenere un processo».
  Torniamo al discorso che un depuratore genera nel corso del tempo più processi. Qui non si è proceduto all'ennesimo sequestro, ma anche qui avrei qualcosa da dire. Si vede anche che questi sequestri hanno una utilità pratica fino a un certo punto, perché la sentenza di assoluzione e con dissequestro è intervenuta dopo. Abbiamo contestato anche il solito articolo 674, sempre per lo stesso discorso.
  Il depuratore di Piraino, Brolo e Sant'Angelo di Brolo è un depuratore frutto di un consorzio di questi comuni, ed è stato sequestrato il 10 febbraio del 2012 nell'ambito del procedimento 3291 del 2011. In pratica i soggetti qui erano il gestore dell'impianto di depurazione, il presidente del Consorzio ECO 3, e il direttore tecnico del Consorzio ECO 3. In questo caso è stato contestato l'inadempimento in pubbliche forniture al gestore dell'impianto, perché ometteva di adempiere agli obblighi che derivavano dal capitolato generale di appalto concluso con il Consorzio ECO 3. In particolare ometteva di effettuare l'ordinaria manutenzione dell'impianto, di eseguire le analisi delle acque marine, di provvedere allo smaltimento dei rifiuti prodotti.
  Poi abbiamo contestato, sempre allo stesso soggetto, anche la frode nelle pubbliche forniture, perché commetteva questa frode omettendo di eseguire il ciclo completo di depurazione e immettendo i reflui in una condotta secondaria, anziché trasportare i liquami attraverso le varie fasi del processo di depurazione. Li trasportava, dunque, verso un pozzetto in uscita dall'impianto, verso il pozzetto esterno, posto nel greto del torrente Sant'Angelo, poi collegato alla condotta sottomarina. Come si vede, ipotesi abbastanza gravi.
  Altra ipotesi di reato: l'articolo 137 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Anche qui l'articolo 256 dello stesso decreto legislativo, perché effettuava attività di raccolta di rifiuti prodotti dall'impianto di depurazione fanghi. In particolare raccoglieva 41,50 metri cubi di rifiuti speciali, in pratica fanghi, all'interno del depuratore senza smaltirli. Anche qui il solito articolo 328, omissione di atti di ufficio, perché omettevano, sempre questi soggetti, di provvedere alla verifica della regolare gestione dell'impianto di depurazione.
  Il processo si è concluso con sentenza del 19 dicembre del 2019, con assoluzione per intervenuta prescrizione. In questo caso, in cui effettivamente le condotte erano anche più gravi, c'è stata una sentenza di assoluzione per prescrizione che, ripeto, significa che i reati ci sono, ma è passato troppo tempo. L'impianto conseguentemente è stato dissequestrato dal tribunale. Anche qui è stato avviato un procedimento conoscitivo nel frattempo, però devo dire che in questo caso – e forse è uno dei pochi casi – a seguito di un'ispezione del 2020 della Capitaneria di porto congiunta con l'ARPA, abbiamo avuto un esito regolare di questo impianto che nel frattempo era stato messo in funzione in modo migliore e aveva iniziato a funzionare con maggiore regolarità.
  Questi sono, come vi dicevo, i tre impianti sequestrati in epoca risalente, restituiti a seguito di una sentenza di assoluzione nel merito per prescrizione e per i quali, nel frattempo ci sono stati già dei procedimenti successivi delle indagini da parte del mio ufficio.
  Poi abbiamo gli altri tre depuratori che sono stati sequestrati, ma che hanno ancora il processo pendente e che quindi non Pag. 9sono stati restituiti. Il primo di questo è il depuratore di Patti, sequestrato in data 19 marzo del 2015 nell'ambito del procedimento 1878 del 2013. Anche qui le solite condotte contestate sempre alle solite figure, non mi dilungo, cioè al Sindaco, al responsabile pro tempore dell'ufficio tecnico, e i reati più o meno erano sempre gli stessi. Questo processo è ancora pendente, e la prossima udienza sarà a fine luglio. L'ultima udienza è stata il 19 maggio del 2021. Il sequestro è ancora in atti e questo è stato uno dei casi cui abbiamo proceduto, nel frattempo, alla sostituzione del vecchio custode giudiziario, sostituendolo, ovviamente previa autorizzazione del tribunale, con il funzionario regionale.
  Devo dire che questo è stato uno dei casi migliori, perché nel frattempo era stato aperto un fascicolo conoscitivo proprio per monitorare che cosa succedeva medio tempore con questo depuratore. A seguito di questa indagine abbiamo chiesto l'archiviazione, lo stesso ufficio, al GIP (giudice per le indagini preliminari), ed è intervenuta l'archiviazione in data 2 agosto del 2020. Dagli atti è emerso che un consulente tecnico che noi avevamo nominato in questo procedimento parallelo aveva evidenziato delle ipotesi di prescrizione a cui il comune e il gestore, sotto la guida anche di questo custode giudiziario, si erano attenuti. Il custode Anzà aveva poi riferito, con nota specifica a questo ufficio, che i funzionari comunali avevano messo in atto le procedure idonee a stabilire e deliberare l'impegno di spesa per la manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore, con successivo affidamento dei lavori.
  Il custode, quindi il funzionario regionale, ha riferito circa il proficuo stato di avanzamento di tali lavori, e in sostanza il custode ha rappresentato una fattiva collaborazione da parte degli amministratori. È chiaro che di fronte a questi accertamenti abbiamo chiesto l'archiviazione anche con una certa soddisfazione perché, almeno in alcuni casi, la sostituzione del custode giudiziario ha avuto successo. Però, ripeto, io voglio ancora dire che noi non possiamo fare sempre i cani da guardia. Noi possiamo arrivare a fare un processo molto complicato, con indagini tecniche, nomine di consulenti, arrivare al sequestro, però poi arrivare addirittura nel tempo a cambiare questo custode, a monitorare quello che succede medio tempore. Qui se non si arriva alla realizzazione di depuratori comunali nuovi in breve tempo, non faremo altro che riempire le aule di processi e di fare sequestri su sequestri senza ottenere granché. Io ritorno a dire che auspico che i lavori del Commissario straordinario arrivino al più presto a compimento.
  Depuratore di Oliveri. Sequestrato in data 24 giugno del 2015, nel procedimento 1879 del 2013. Sempre i soliti reati, le solite figure. Non sto qui a dire sempre le stesse cose, perché penso di avervi già abbastanza tediato. In questo caso, addirittura, la condotta sottomarina che collegava il depuratore si era rotta, ed era stata troncata a circa dieci metri dalla battigia provocando lo scarico sotto costa di relitti fognari. Ovviamente parliamo di epoca risalente, parliamo del 2014.
  Anche qui avevamo una condotta sottomarina priva di autorizzazione allo scarico, con reflui fognari non depurati, con valori batteriologici che ovviamente finivano a mare, con parametro escherichia coli di gran lunga superiori ai limiti tabellari. Anche qui la solita occupazione di suolo demaniale marittimo, il solito deposito temporaneo, o meglio, lo stoccaggio di rifiuti, i soliti fanghi provenienti dalla lavorazione del depuratore stoccati oltre i limiti a temporali e quantitativi concessi dalla legge. Qui parliamo di 695 metri cubi di rifiuti, di fanghi provenienti dall'impianto. Il sequestro è ancora in atti, perché il processo è in corso. Non è stata chiesta la sostituzione del custode giudiziario, perché qui avevamo un altro tecnico abbastanza attento, e anche qui c'è un procedimento in fase d'indagini e coperto dal segreto istruttorio.
  Ultimo di questi depuratori sequestrati e ancora sotto sequestro con processo in corso è il depuratore di San Salvatore di Fitalia. Sempre la solita tiritera, cioè sequestrato nel 2015, nel procedimento 2966 del 2015. Le solite figure professionali o politiche mandate a giudizio, in particolare Pag. 10qui era il responsabile dell'ufficio tecnico; si era accertato che costui aveva omesso di adottare gli interventi manutentivi dell'impianto, causando lo sversamento dei liquidi fognari dalla vasca di grigliatura degli impianti attraverso plurime lesioni createsi in detta vasca. Cioè, attraverso queste lesioni i liquidi si riversavano in terreni di proprietà privata. C'è stata addirittura una vasca di grigliatura che aveva avuto delle lesioni e che quindi consentiva la fuoriuscita dei liquami in terreni privati, questa volta non a mare.
  Il processo è pendente, la prossima udienza è a settembre del 2021. Il sequestro è ancora in atti. Nel frattempo, come al solito, il mio ufficio ha avviato un altro procedimento parallelo per monitorare che cosa stava succedendo anche su questo depuratore. Non basta un processo pendente, non basta un sequestro ancora in corso. Abbiamo dovuto aprire un altro procedimento, chiamiamolo sempre «conoscitivo». Il procedimento è il 590 del 2019, del modello 21, quindi modello noti, con richiesta di rinvio a giudizio già effettuata a carico del Sindaco pro tempore e del responsabile pro tempore. I reati sempre gli stessi, ripetuti, ex articolo 676 e articolo 328, quindi ancora il mancato rinnovo della autorizzazione allo scarico eccetera.
  Ancora una volta un depuratore che nel corso del tempo genera più processi. In questi casi notate come abbiamo poi le mani ancora più legate perché c'è già un sequestro in atti, quindi non possiamo arrivare al ridicolo di sequestrare due volte lo stesso depuratore. Un processo pendente, un depuratore già sotto sequestro, un nuovo processo con nuove irregolarità dove le persone vanno a giudizio, ma senza richiedere un sequestro perché c'è già un vincolo. Ripeto, non è neanche facile arrivare sempre a condanna, perché molti di questi amministratori e funzionari tecnici hanno buon gioco a sostenere che si tratta di depuratori obsoleti, di procedimenti estremamente farraginosi e che quindi loro hanno fatto tutto il possibile per cercare di sopperire a queste deficienze. In alcuni casi sono risultate giustificate queste affermazioni, in alcuni casi no.
  Poi abbiamo dei depuratori che non sono mai stati sequestrati perché si trattava d'ipotesi meno gravi, e sono il depuratore di Motta d'Affermo, dove abbiamo avuto una citazione diretta a giudizio sempre per reati di questo tipo. Non sto a entrare nello specifico. E poi due depuratori: il depuratore di Capri Leone e di Caronia, per cui era stato richiesto il rinvio a giudizio per i reati, quello di Capri Leone, nel 2013, per il delitto di danneggiamento, perché consentivano lo sversamento in mare di reflui non depurati in uscita, provocavano il danneggiamento delle acque marine con campioni prelevati con valori superiori ai limiti previsti; e poi il 328, l'omissione di atti di ufficio, perché non provvedevano, sempre questi soggetti, alla tempestiva presentazione della proroga all'autorizzazione dello scarico. Questo è stato uno dei casi in cui il tribunale ha assolto nel merito, proprio sostenendo che con riferimento all'omissione di atti di ufficio, in questo caso, gli amministratori si erano adoperati per l'acquisizione del rinnovo all'autorizzazione allo scarico, pure in presenza di un procedimento estremamente farraginoso e con molte interlocuzioni con la regione.
  Per quanto riguarda il reato di danneggiamento, il tribunale ha affermato che occorre un quid pluris costituito dalla prova di un danno a un bene pubblico quali alterazioni più consistenti. Cioè, non basta semplicemente lo sversamento di una parte di reflui, ma occorrono delle condizioni ancora più gravi per arrivare a integrare il delitto di danneggiamento. Devo dire che in questo caso il mio ufficio, anche il pubblico ministero di udienza, ha chiesto l'assoluzione, condividendo integralmente questa impostazione. Poi il tribunale l'ha assolto.
  La stessa cosa per quanto riguarda il depuratore di Caronia, con una sentenza di assoluzione in parte nel merito e in parte per prescrizione. Noi possiamo sempre continuare e dobbiamo continuare a vigilare e a fare i cani da guardia, però ci sono delle esigenze oggettive, che vanno anche perseguite con una certa celerità.
  Per quanto riguarda sempre il mio ufficio, ultimamente si sta anche concentrando sui centri di raccolta differenziata Pag. 11di rifiuti. Ci sono stati due sequestri molto recenti, meno di un mese fa, uno a Naso e uno a Torrenova, dove abbiamo rilevato che in questo centro di trattamento di rifiuti vi erano dei cassoni scarrabili contenenti fanghi di depurazione e cassoni che non erano coperti in modo corretto. Ne derivava la produzione di percolato e la contaminazione delle acque meteoriche che venivano a contatto con i rifiuti. Queste acque venivano canalizzate illecitamente in un terreno privato.
  In un altro caso, invece, a Torrenova, la stessa tipologia d'irregolarità, quindi cassoni non adeguatamente coperti, con acque meteoriche di dilavamento che addirittura finivano nella rete fognaria comunale in mancanza della dovuta autorizzazione. Questo ultimamente, anche in accordo con il NOE e con l'ARPA, ci stiamo un po' concentrando anche su questi centri di trattamento di rifiuti o di raccolta differenziata. Ripeto, il problema, però, dei depuratori nel mio circondario, come vi ho già detto, continua a sussistere e quindi noi non possiamo fare altro che monitorare nel corso degli anni queste situazioni, che a mio avviso rimangono e permangono assolutamente gravi. Io avrei terminato.

  PRESIDENTE. Lei ha parlato del depuratore di Brolo. Chi sono i gestori di questo impianto? Faccio alcune domande e poi magari mi risponde insieme. Innanzitutto sarebbe interessante se ci potesse mandare, rispetto a questi provvedimenti, tutte le carte, le accuse e anche le motivazioni delle sentenze. Quello che mi ha colpito, che però riguarda una cosa diffusa, è che gran parte di questi processi non arriva a buon fine, tra prescrizione, archiviazioni. Volevo sapere se la legge sugli ecoreati ha in qualche modo aiutato, può aiutare e se è stata poi applicata.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). No. Prima risposta. Il gestore era un tale Nunzio Vincenzo, gestore dell'impianto di depurazione. Qui avevamo un consorzio, ECO 3, formato dai comuni di Piraino, Brolo e Sant'Angelo di Brolo. Ovviamente parliamo, però, di fatti che arrivano al 2012.
  Per quanto riguarda la legge che lei ha menzionato, finora noi non l'abbiamo applicata, neanche nei nuovi procedimenti, perché a mio modo di vedere, ma anche secondo la giurisprudenza, molti di quei reati prevedono fattispecie veramente gravi, come il disastro ambientale che in questi casi obiettivamente non sussisteva. Dico questo perché addirittura, quando abbiamo provato a contestare il danneggiamento, quindi un reato se vogliamo anche banale ma che comunque è un delitto, l'articolo 635, molte volte il tribunale ci ha detto: «Alt, stop, ci vuole una modifica in senso peggiorativo delle acque, cioè un quid pluris, qualcosa di più grave, per arrivare a parlare di danneggiamento, di 635». A maggior ragione ipotizzare ipotesi ancora più gravi, come quelle di Taranto, a mio modo di vedere, ma anche del mio predecessore, non aveva molto senso, perché poi ci dobbiamo confrontare con l'istruttoria dibattimentale e quindi anche con la pratica dei processi.
  Per quanto riguarda, invece, il passaggio del tempo, ho già spiegato che ci troviamo di fronte a processi obiettivamente complicati, con molte volte consulenze da una parte e contro consulenze, istruttorie abbastanza lunghe, con l'acquisizione di una marea di carte e documenti. Poi il discorso fondamentale è che in questi piccoli tribunali fino a un anno fa – in tutti questi casi è successo – bastava che cambiasse un componente del collegio perché il processo ripartisse da zero. In pratica succedeva che, se cambiava un componente del collegio e gli imputati non davano il consenso alla rinnovazione degli atti, doveva ripartire tutto da zero. Si dovevano chiamare le stesse persone di prima per farle risentire e fargli ripetere le stesse deposizioni.
  Tenete conto che in tribunali così piccoli il turnover è praticamente all'ordine del giorno, perché queste sono sedi dove magari il magistrato arriva, resta i quattro anni obbligatori e poi torna magari nella sede di provenienza. Questo turnover era molto ed è molto frequente in tribunali piccoli o medio piccoli come quello di Patti. Pag. 12
  In tutti questi processi posso affermare con sicurezza che in almeno il 90 per cento questo meccanismo si è verificato: processi magari con istruttoria già in corso, cambia uno dei componenti del collegio e si è ripartiti da zero. Da meno di un anno, da un anno circa, questo meccanismo con una sentenza della Cassazione, grazie a Dio, è venuto meno. A mio modo di vedere, questo sarebbe un saggio aspetto da riformare, visto che si parla tanto di riforma della giustizia.
  È chiaro che in un processo ispirato alla oralità è importante che il collegio sia formato sempre dagli stessi magistrati, però ormai nell'era di Internet, nell'era in cui viene tutto registrato, tutto trascritto, forse si potrebbe pure iniziare a regolarsi in modo diverso. Comunque queste sono mie valutazioni.

  PRESIDENTE. Rimango un po' perplesso, nel senso che la legge sugli ecoreati, sulla cattiva depurazione delle acque, è stata già usata anche da altre procure.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). È stata una nostra scelta, dettata da quello che a nostro avviso rivelavano le indagini.

  PRESIDENTE. Sì, perché già è difficile arrivare a conclusione di questi processi. Partire già con la prescrizione in cinque anni di semplici reati contravvenzionali mi lascia un po' l'amaro in bocca.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Certamente, sono d'accordo.

  PRESIDENTE. Già altre procure hanno utilizzato questa legge. Non è che serve una bomba nucleare per il danno ambientale. Stiamo parlando di depurazione delle acque.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). No, oddio, la giurisprudenza del tribunale di Patti, come le ho già detto, è stata abbastanza rigorosa per ipotesi meno gravi. Per carità, se ci dovessimo trovare ad affrontare situazioni in cui riterremo opportuno applicare questi reati, sicuramente li possiamo applicare. Non possiamo, però, applicare a mio modo di vedere reati di questo tipo soltanto perché la prescrizione per i reati contravvenzionali è più breve. Noi dobbiamo anche applicare la norma al caso concreto.

  PRESIDENTE. Certo. Quella purtroppo è una conseguenza negativa.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Si potrebbe dire anche di mantenere ipotesi contravvenzionali a fianco a questi altri reati più gravi, come previsti dalla legge che lei ha prima menzionato.

  PRESIDENTE. Lei ha detto che affidando la custodia a un ingegnere diligente della regione le cose sono migliorate, e che non si può sequestrare due volte. Però il sequestro è molto relativo, nel senso che poi l'impianto non si può chiudere con la facoltà dell'uso. È una cosa puramente formale e processuale. Non deve essere certo la procura a migliorare la gestione di un impianto di depurazione, perché sennò purtroppo siamo all'assurdo. Però, visto che questo metodo di affidarlo al dirigente della regione, se non sbaglio, per due depuratori ha funzionato perché le cose sono migliorate, perché questo schema non si è ripetuto anche negli altri casi?

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Perché in alcuni casi, come le ho già detto, il custode faceva il suo lavoro, segnalava le disfunzioni, tanto è vero che poi è nato un processo successivo ad alcuni comuni proprio perché non ottemperavano alle disposizioni e alle prescrizioni del dirigente, il nuovo custode. Per esempio, nel caso di Gioiosa Marea, come le ho detto, avevamo un custode abbastanza attivo. Non un custode Pag. 13 regionale, mi sono sbagliato. In questo caso il custode aveva già più volte rilevato negligenze, e per questo motivo è stato instaurato un nuovo processo, contestando agli amministratori proprio il fatto di non avere ottemperato alle prescrizioni del custode. Questo custode era un ingegnere, un privato, non era un funzionario regionale.
  Io sono arrivato due anni fa e mi sono trovato di fronte tutti questi sequestri. Quando sono arrivato io, erano ancora tutti in corso. Chiaramente non potevamo fare altro che monitorare. Ho ritenuto opportuno monitorare questi processi, vedere lo stato in cui si trovavano. Ho rilevato che erano tutti impianti sequestrati. Ho cercato, avviando dei procedimenti e dei fascicoli conoscitivi, la situazione dell'impianto e la situazione del custode. In alcuni casi il custode aveva lavorato bene e in alcuni casi aveva lavorato male. Laddove era evidente che ci fosse un'inerzia anche del custode, abbiamo provveduto alla sostituzione del custode. Laddove, invece, il custode – il più delle volte è un terzo, un ingegnere – aveva lavorato bene, non aveva senso cambiare il custode. Invece abbiamo proceduto a carico dei funzionari comunali per non avere ottemperato alle prescrizioni del custode.
  Aggiungo un'altra cosa: a me come procura sarebbe piaciuto, e per me sarebbe stato molto più tranquillizzante, chiedere alla regione: «Regione, io ho sei depuratori sotto sequestro. Mi nomini sei funzionari che possano fare i custodi?» La Regione mi ha detto: «Io non ho personale». Per ottenere la sostituzione del custode per quanto riguarda Capo d'Orlando e Patti, il sottoscritto ha dovuto avviare una lunghissima interlocuzione con la regione. Per forza di cose ho dovuto limitare questa richiesta di nomina ai casi più gravi. Tanto è vero che, per esempio, per Capo d'Orlando e Patti la regione mi ha sempre dato lo stesso funzionario regionale. Il funzionario regionale è venuto da me piangendo quasi, dicendo: «Io da solo non ce la faccio a fare il custode di due depuratori comunali». Io ho detto: «Va bene, mi dispiace, non è un problema mio, rivolgiti al tuo dirigente».
  Pensi lei se io avessi dovuto chiedere la sostituzione per tutti e sei gli impianti di depurazione sotto sequestro. O avremmo ucciso il povero ingegnere Anzà, perché la regione mi avrebbe nominato come custode di tutti e sei gli impianti questo ingegnere Anzà, oppure ho cercato io di fare una scelta, che magari sarà stata anche non corretta, però oculata e basandomi sui casi più gravi e meno gravi. Laddove io ho ravvisato ipotesi più gravi d'inerzia del custode, l'ho sostituito. Laddove ho visto un custode un po' più attento, non l'ho sostituito e ho provveduto a sanzionare i comuni che non ottemperavano.
  Il meccanismo è anche un po' ovvio, però. In alcuni casi, nel momento in cui con il sequestro si nomina custode il funzionario tecnico che fino a quel momento ha gestito il depuratore, è chiaro che questo non si ammazzerà mai di fatica, anche se da quel momento in poi è stato nominato custode giudiziario, perché se si dovesse ammazzare di fatica e da quel momento in poi dovesse far funzionare l'impianto a regola d'arte, implicitamente ammetterebbe la sua inerzia precedente. Anche questo forse era stata una scelta un po' ingenua, se vogliamo. Tenga conto poi che gli ingegneri li dobbiamo pagare, sono dei privati. Il funzionario regionale pure viene pagato, anche se dal suo Dipartimento. Si tratta di valutare caso per caso e adottare delle decisioni più adeguate al caso concreto.

  PRESIDENTE. Lei ci ha segnalato due questioni riguardo alla zootecnica, i liquami e il ruscellamento. Ma anche qui stiamo parlando di due casi isolati, oppure la situazione è molto più diffusa, viste anche le caratteristiche territoriali dell'area?

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). No, è più circoscritta. Ma si riferisce a cosa? Non ho capito la domanda.

  PRESIDENTE. Alle aziende zootecniche.

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  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). No, non è che ho parlato di aziende... Ho parlato di aziende di...

  PRESIDENTE. Stiamo parlando del procedimento 1963 del 2018.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Ah, parliamo di altri atti che vi ho mandato in precedenza, forse.

  PRESIDENTE. Comune di Mistretta Santa Lucia.

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). Sono ipotesi per ora abbastanza isolate, anche perché sono imprese agricole di piccole dimensioni. Per ora questo è l'ultimo dei problemi. Abbiamo problemi più gravi in materia di forti frodi comunitarie all'Unione europea per quanto riguarda imprese fittizie. Molte di queste imprese spesso sono solo sulla carta, non ci sono bovini e quindi non producono rifiuti. Per ora queste sono realtà circoscritte. Il grosso problema di questo circondario invece è un altro, ed è la fortissima percentuale di truffe all'Unione europea basata sulla dichiarazione di aziende inesistenti, molte volte anche con la collusione di associazioni criminali di stampo mafioso. Anche per questo, molte imprese che esistono sulla carta poi di fatto non esistono e non hanno neanche animali.
  Per quanto riguarda il mio circondario allo stato, dopo due anni, posso rilevare che il fenomeno veramente grave e che a mio modo di vedere non troverà soluzioni, per quanti interventi possa fare la procura di Patti, è nei depuratori comunali. Non siamo una realtà industriale, non abbiamo raffinerie, non abbiamo grossi agglomerati industriali. Siamo un circondario che vive di turismo e di terziario. Per cui, se questi depuratori non si fanno, tra tre o quattro anni saremo nella stessa situazione di prima.

  PRESIDENTE. Questo discorso vale anche per il depuratore comunale di Longi? Abbiamo visto che una metà viene scaricata nel torrente e l'altra metà addirittura senza depurazione. Lì in questi liquami non c'è traccia di reflui o comunque di attività industriali?

  ANGELO VITTORIO CAVALLO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Patti (intervento da remoto). No, non mi risulta.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande La ringrazio e dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti (intervento da remoto) .

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti, accompagnato dal sostituito procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Carlo Bray. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito i nostri ospiti a svolgere una breve relazione sulle questioni più importanti in ambito di depurazione delle acque sulle varie inchieste, e poi eventualmente approfondiamo qualche singolo punto.

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  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Grazie. Il territorio del tribunale di Barcellona, del circondario del quale mi occupo come ufficio, è un territorio particolarmente importante sotto il profilo ambientale, non soltanto perché ci sono le Isole Eolie, con tutta l'importanza strategica, anche da un punto di vista economico, di quello che è il turismo e dunque il collegamento all'ambiente, ma anche perché il resto del territorio si sviluppa su un piano costiero e quindi su un intervento sul mare molto importante, con una serie d'interventi che sono necessitati dalla particolare conformazione e anche per la presenza di un agglomerato industriale rilevante, che è quello di Giammoro. Tenendo conto della situazione provinciale, è un sistema industriale abbastanza importante.
  Nell'organizzazione dell'ufficio di procura si è ritenuto di attenzionare il profilo dell'ambiente con il rilievo che merita. È stato creato uno specifico gruppo di lavoro. Sulla base dell'organizzazione dell'ufficio e dei Sostituti procuratori a disposizione, ci sono due magistrati che si occupano di ambiente e anche sotto il profilo degli aspetti dei reati in tema di edilizia, oltre che quelli strettamente di materia ambientale. È un gruppo di lavoro che ha lavorato molto bene, anche se ha risentito comunque, lo scorso anno, del problema collegato al trasferimento di entrambi i magistrati che erano applicati a questo gruppo, e con l'arrivo dei nuovi, tra cui il dottor Bray, che è presente, che ha dovuto prendere cognizione del territorio e delle indagini che erano già in corso.
  La metodologia di lavoro si sviluppa anche attraverso un confronto con quelle che sono le forze dell'ordine. Particolarmente attiva sul punto è la Capitaneria di porto. Noi abbiamo un ufficio, su Milazzo, della Capitaneria di Porto che monitora costantemente e ci segnala le situazioni di particolare rilievo, tra le quali dobbiamo considerare anche aspetti di particolare importanza, quali per esempio la raffineria di Milazzo.
  La raffineria di Milazzo è un settore che dal punto di vista ambientale ci dà notevole lavoro, anche sotto il profilo ambientale in genere – basti pensare alle segnalazioni che ci sono che riguardano anche gli aspetti dei fumi che vengono rilasciati, degli odori nauseabondi che spesso vengono denunciati – ma anche sotto il profilo del trattamenti delle acque reflue di particolare rilievo. Su questo c'è un processo che è stato sviluppato dal nostro ufficio, che riguardava il lavaggio e la conservazione degli impianti di conservazione del carburante e lo scarico degli stessi. Si è accertato che alcuni depositi di carburante erano vetusti, erano malmessi, avevano dei problemi di funzionalità, tanto che c'erano degli scarichi che andavano a confluire nel terreno e poi andavano anche a infiltrarsi nel terreno stesso, fino a coinvolgere anche gli aspetti delle acque, delle vene acquifere di acqua del territorio stesso.
  Tutto questo ha comportato anche il sequestro del serbatoio di particolare importanza. Poi si è concordato anche con le imprese che hanno chiesto il dissequestro per la rimessa in pristino di questi ambienti. Questo è uno degli aspetti più importanti come indagine che è stata sviluppata dal mio ufficio, insieme a quello che riguarda il monitoraggio che si è realizzato negli impianti di depurazione che ci sono nel territorio stesso. L'impostazione che è stata data è stata quella di verificare lo stato di fatto e di evitare quanto più possibile di bloccare l'attività degli impianti stessi, lasciando a quelli che erano i comuni, ma soprattutto alle imprese appaltatrici, l'indicazione di quelle che erano le attività da svolgere per poter rientrare nei termini delle autorizzazioni e della legislazione. Si è attuata sostanzialmente una forma di attività di collaborazione, tanto con i comuni, tanto con le imprese collaboratrici.
  Abbiamo avuto la collaborazione dell'ARPA, che seppure tra mille difficoltà è un ufficio che lavora in maniera costante, ma lavora sotto organico e con il problema di dover impostare un lavoro che riguarda tutta la costa, che non è di facile attuazione. Con l'ARPA abbiamo concordato la Pag. 16necessità di fare delle verifiche anche periodiche su quelli che sono gli scarichi, e di evitare quanto più possibile il ricorso a strumenti sanzionatori che penalizzerebbero il territorio, sia dal punto di vista abitativo, sia dal punto di vista economico per quanto riguarda l'aspetto turistico, l'arrivo dell'economia che spesso per quanto riguarda i comuni del territorio si basa su questo.
  Abbiamo concordato, svolgendo il nostro lavoro di perseguire i reati, di fare in modo che ci fossero delle attività di adeguamento che hanno portato a buoni risultati. Naturalmente questo è stato fatto con particolare attenzione per quanto riguarda le acque reflue di natura comunale, per quanto riguarda gli impianti di depurazione, sempre che ciò ci sia stato consentito dalla natura delle violazioni. Dove è stato necessario siamo intervenuti in maniera pesante, come nel caso della raffineria di Milazzo, ma anche in un'altra ipotesi in cui c'è stata un'attività di allevamento di animali, che praticamente lavorava senza alcuna autorizzazione per lo smaltimento delle acque di lavaggio, delle acque di pulizia di questi allevamenti, e che ha comportato la necessità di intervenire con un sequestro, anche perché c'erano dei problemi legati alla salubrità degli animali stessi, e anche dal punto di vista degli alimenti che poi venivano elaborati in questa attività stessa.
  Per quanto riguarda le isole Eolie, su cui abbiamo una particolare attenzione, stiamo seguendo i lavori che riguardano le cave di pomice, su cui c'è un impatto ambientale particolare. Siamo coinvolti su diversi fronti, perché c'è anche una procedura fallimentare che riguarda la società che gestiva le cave di pomice. Sull'impatto che riguarda lo scarico di questo sito, che non soltanto è importante dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista proprio delle bellezze naturali dell'isola, stiamo cercando di lavorare, ma su questo abbiamo indagini per verificare quali siano le responsabilità.
  Sulle Eolie abbiamo come ipotesi un costante controllo anche dal punto di vista dell'edilizia. Stiamo anche verificando la regolarità delle forniture di acqua potabile attraverso le navi cisterna che arrivano sulle Eolie, sulle quali abbiamo anche qualche problema. Così come abbiamo avuto dei problemi, anche rilevanti, sulle pozze dei fanghi dell'isola di Vulcano dal punto di vista ambientale. Lì abbiamo sequestrato quello che era un fiore all'occhiello della ricettività turistica, perché venivano indicati come un luogo termale, ma in realtà è una di quelle ipotesi in cui l'attività repressiva ha dovuto avere la prevalenza rispetto agli altri interessi, perché siamo stati costretti a sequestrarli proprio perché c'erano delle irregolarità molto forti anche nella stessa creazione dei fanghi.
  Queste sono le attività più importanti che abbiamo. Stiamo cercando di intervenire su questo. Non mi sovviene altro. Non so se vuole sapere qualcosa di specifico.

  PRESIDENTE. Sui depuratori?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sui depuratori vi ho detto. Vi ho detto che abbiamo fatto un controllo, una verifica su tutti i depuratori del territorio. Sono cinque i depuratori sui quali noi lavoriamo. Su uno di questi, quello di Giammoro, abbiamo lavorato in maniera intensa perché ci ha dato dei problemi. Ci ha dato la necessità di verificare un po' lo scarico. Devo dire che lì, essendo anche un appalto di rilevante valore economico per l'impresa, c'è stata una collaborazione da parte dell'impresa che si è adeguata ai termini. Ha recepito un po' quelle che sono state le indicazioni dell'ARPA.
  Sugli altri depuratori non siamo intervenuti con sequestro. Abbiamo cercato di verificare la regolarità e abbiamo avviato quella collaborazione di cui le dicevo prima, per cercare di intervenire sulle criticità e cercare di evitarle senza creare disagi alla popolazione e al territorio stesso.

  PRESIDENTE. Io parlavo anche delle indagini che ci sono state. Balza all'occhio che nel 2017 la stragrande maggioranza dei Pag. 17procedimenti è stata archiviata, quindi volevo anche sapere come mai.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sì, sono stati archiviati. Dobbiamo dire che abbiamo fatto dei procedimenti anche di notevole importanza. Dal punto di vista ambientale, anche se non è l'aspetto del quale oggi ci occupiamo, l'indagine più grossa che è stata fatta è stata quella sulla discarica di Mazara Sant'Andrea, una discarica di rifiuti urbani dove ci sono stati gli arresti, dove abbiamo fatto dei sequestri importanti e anche delle confische per equivalente di denaro che era stato appropriato. Ma lì abbiamo avuto delle ipotesi di peculato, abbiamo avuto delle ipotesi di abuso di ufficio, abbiamo combinato quelli che sono stati i reati ambientali con i reati di pubblica amministrazione.
  Per quanto riguarda il fatto che si arrivi ad archiviazioni, io ho già detto che c'è una combinazione, perché spesso le ditte sono state indotte. Hanno ritenuto opportuno rimettersi nei termini e quindi di usufruire di particolari vantaggi normativi sotto questo profilo. Altre volte dobbiamo dire che la natura contravvenzionale del reato non riesce a sposarsi nei termini con quelli che sono i tempi delle indagini. Questo perché dovete pensare che, in campo di tipologia dei reati, gli accertamenti sono lunghi perché sono particolarmente tecnici. Si tratta di effettuare delle consulenze tanto sulle modalità di gestione dell'impianto stesso, quanto sulla natura stessa degli scarichi.
  Noi abbiamo una polizia giudiziaria che, per quanto preparata, non può darci dal punto di vista probatorio quelle che sono le risposte definitive tante da arrivare a sentenza. Dal punto di vista tecnico abbiamo un'ARPA, un ufficio che, come ho detto, ha delle carenze strutturali. Per quanto si impegnino, non riescono comunque a stare al passo con le indagini stesse. Siamo spesso costretti anche ad affidarci a tecnici che prendono anche del tempo. Si aggiunga anche che, quando poi si arriva al dibattimento, il tribunale stesso spesso dispone delle perizie suppletive, ha necessità di accertare tecnicamente quelli che sono i fatti, e quindi si finisce per arrivare alla prescrizione dei reati.
  Io credo che dal punto di vista legislativo il mantenere questi reati come reati contravvenzionali non risolva i problemi. Se si vuole mantenere un'efficace funzione repressiva della giustizia penale in campo ambientale, bisogna avere il coraggio di spostare questi reati, come spesso è stato detto, dal reato contravvenzionale all'idea del delitto. Non necessariamente aumentando le pene in maniera spropositata; però sicuramente, quando le sposti dal punto di vista del reato contravvenzionale a quello delittuoso, riesci ad avere un maggiore tempo di partecipazione per quanto riguarda la necessità di accertamento stesso.

  PRESIDENTE. I reati contravvenzionali rappresentano un grosso problema, soprattutto conoscendo i tempi della giustizia. Il fatto che sia anche un termine di prescrizione di cinque anni sicuramente non aiuta. Mi domando se è possibile anche forzare un po' la mano e passare, visto che stiamo parlando di depurazione delle acque, temi ambientalmente abbastanza pesanti...

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Noi abbiamo pensato anche, a volte, di forzare dal punto di vista del disastro ambientale con i delitti e con quelli che sono stati fatti. Però, quando lo abbiamo fatto, il GIP non ha immediatamente retto, e devo dire anche che noi stessi eravamo poco convinti, perché alla fine noi facciamo i magistrati e dobbiamo contestare il reato che viene fuori, e se è un reato contravvenzionale non è colpa nostra.
  Quando abbiamo cercato di forzare, il GIP ci ha bacchettato, e noi abbiamo dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Mi ricordo un processo, il cosiddetto «processo Pastazzo», in cui il reato consisteva nella verifica dello scarto dei procedimenti che riguardano l'industria agrumicola, la lavorazione degli agrumi, quindi gli aspetti che riguardavano la trasformazione agrumicola, gli scarti e il lavaggio di questi scarti. Provammo a contestare e a chiedere Pag. 18il sequestro sulla base del reato del disastro ambientale, ma che non ci venne concesso. Ci venne concesso soltanto per i reati contravvenzionali con la conclusione che il processo, che si è trascinato in dibattimento per una serie di problematiche relative agli aspetti probatori e in ultimo anche alle difficoltà che incontra la giustizia nel campo del dibattimento, è finito con la prescrizione. Quella è stata veramente, secondo me, una sconfitta per gli uffici. Io credo che la colpa della procura non ci sia. Abbiamo anche cercato di rafforzare. Non sta a me dirlo, ma era un processo di un certo rilievo.

  PRESIDENTE. Riguardo ai serbatoi di carburanti e al SIN di Milazzo le chiedo se ci può dare maggiori dettagli. Stessa cosa anche per le cave di pietra pomice e i depuratori. Anche sul problema di cui non abbiamo evidenza, perché non ci avete mandato nulla, quindi se c'è anche un procedimento sui fanghi della zona termale di Vulcano. Nel documento che ci ha mandato ha citato il procedimento n. 2745/2017, però non abbiamo dettagli, quindi se ci può dire che cosa è, che cosa riguarda.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Il 2745/2017 adesso per numeri non ricordo qual è. Andiamo per ordine. Per quanto riguarda le cave di pomice siamo in una fase assolutamente iniziale del processo. Ci è stato segnalato dal curatore del fallimento della Pomex una situazione ambientale di particolare disagio, sia perché le cave, che sono di difficile controllo, vengono utilizzate anche come ipotesi di scarico da parte di persone, ignoti, e sia perché c'è un confluire di questi residui delle cave di pomice anche dal punto di vista ambientale rilevante. Su questo, però, siamo ancora in fase d'indagine. Non abbiamo ancora dei riscontri specifici.
  Per quanto riguarda i fanghi di Vulcano, quella è una indagine che è già avviata e diventa abbastanza particolare, perché bisogna un po' andare a specificare quello che è l'aspetto che rileva su questi fanghi. Questi fanghi sono una pozza indicata come naturale, in cui vengono date delle proprietà termali a questi fanghi. Le persone, gli enti turistici entrano pagando anche un biglietto. Una volta era assolutamente gratuito e libero, adesso si entra pagando un biglietto. Si fanno anche questi passaggi. È una cosa che anche dal punto di vista della salubrità deve essere fatta con molta attenzione.
  L'attività era rimasta ferma completamente per il nostro sequestro, ma già dai tempi dell'inizio delle restrizioni COVID-19 questo fatto è rimasto... Quello che abbiamo scoperto è che questi fanghi non erano sostanzialmente naturali come si diceva esserlo, ma venivano anche alimentati attraverso l'inserimento di acque e di altro materiale. Stiamo lavorando su queste infiltrazioni e su altro, su questa attività. Sono indagati i responsabili dell'impresa che aveva in gestione i fanghi stessi e che facevano questa attività in questo senso.

  PRESIDENTE. Ma il sequestro è con facoltà d'uso?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). No, assolutamente no, sono stati bloccati. Pensi lei che, addirittura, i carabinieri ci hanno giustamente e correttamente mandato le notizie di reato su alcuni turisti che, ignari, magari erano stati alle isole dieci anni fa quando l'attività era estremamente libera. Pensavano che fosse libero e si erano immersi. Ce li hanno mandati per violazione dei sigilli. Su questo devo dire che abbiamo archiviato, perché non vi era prova, anzi erano turisti del tutto ignari che pensavano di poterlo fare tranquillamente, non c'era nessuna prova. Però, per dirle che c'è una attenzione anche sul mantenimento del sequestro, non è facile.

  PRESIDENTE. Ma questo sequestro è recente quindi? Quando c'è stato?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pag. 19 Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Il sequestro dovrebbe essere dello scorso aprile o scorso marzo, se non mi sbaglio. Prima dell'estate scorsa, sì.

  PRESIDENTE. Ma altro materiale, per capire... Era un rifiuto che veniva smaltito così oppure sostanze chimiche?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). No, non era un problema di rifiuto. C'era un problema di creazione artificiale dei fanghi, che perdevano ogni aspetto curativo che veniva rappresentato falsamente, e che anzi invece potevano portare a delle reazioni dannose, ma non c'era uno smaltimento dei rifiuti, assolutamente no. Era sostanzialmente, oseremmo dire, quasi una truffa ambientale.

  PRESIDENTE. A parte l'aspetto della truffa con cui spacciano una cosa naturale che naturale non è, oltre alla pelle delle persone, questo sta ricascando sull'ambiente, si stanno inquinando le falde? Che cosa sta succedendo come inquinamento ambientale?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Chiaramente si altera il sistema della zona. Ci porta, se non a un inquinamento, comunque a un'alterazione. Anche perché finisce per annullare quell'aspetto naturale della pozza stessa e di quella che è la bontà, quello che era anche un fiore all'occhiello del sito turistico. Non abbiamo però, registrato né ipotesi di lesioni né ipotesi di denunce per danni alle persone, che derivano dall'utilizzazione di questi fanghi così come li abbiamo visti.

  PRESIDENTE. Potrebbe approfondire il procedimento 2745 del 2017. Magari ci può anche mandare successivamente una nota.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sì, assolutamente sì. Per carità. Sicuramente se l'abbiamo individuato tra i processi di particolare rilievo e lo abbiamo mandato, sicuramente...

  PRESIDENTE. Ripeto, se non lo trova non è un problema.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sì, non riesco a rintracciarlo. Non avete voi un dato sulla materia, sull'argomento specifico?

  PRESIDENTE. Infatti lo abbiamo chiesto proprio per questo.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Non ricordo di avere fatto operazioni su questo...

  PRESIDENTE. Lo ha trasmesso in data 30 aprile 2021. L'unico riferimento è che ci sono cinque persone indagate, punto.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Del 2017 sarà assolutamente definito. Non riesco a dare...

  PRESIDENTE. Caso mai con la Segreteria nei prossimi giorni...

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Assolutamente sì. Le manderò una relazione su questo e anche sullo stato del processo.

  PRESIDENTE. Essendo nel vostro territorio presente il SIN di Milazzo, innanzitutto le chiedo maggiori informazioni sui serbatoi di carburante e sull'area industriale in generale. Sulla raffineria ENI vediamo che c'è un procedimento che è stato accorpato. Anche qui si parla di getto pericoloso di cose. Qui parliamo di una Pag. 20raffineria, volevo sapere se ci sono gli estremi anche per applicare la nuova legge sugli ecoreati, anche se questo forse è un tronco dell'inchiesta che risale a qualche anno prima, mi pare. Volevo chiederle se ci fa una panoramica delle problematiche della raffineria e del SIN in generale per quanto riguarda il tema dei fanghi e dei liquami.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Per quanto riguarda la raffineria, veramente ci sarebbe bisogno di un sostituto che se ne occupasse quotidianamente. Lei pensi che la raffineria mensilmente ha uno sbuffo di fiamme che riguarda lo scarico, che allarma i cittadini.
  Abbiamo scoperto, dalle indagini che abbiamo fatto sulle prime denunce che sono arrivate, che è un fatto di manutenzione ordinaria che è insito ed è autorizzato per l'impianto stesso, e l'impianto mensilmente, o giù di lì, comunque con cadenza regolare, fa uno sbuffo e una fiammata molto forte che allarma i cittadini.
  Abbiamo sulla raffineria una serie di denunce che riguardano gli odori nauseabondi, su cui abbiamo cercato di lavorare, ma senza alcun riscontro probatorio perché, come lei può ben intuire, andare al processo e dimostrare la puzza in un determinato giorno e in un determinato momento non è facilmente dimostrabile. Né la puzza stessa né soprattutto il superamento dei valori.
  Abbiamo provato con l'ARPA, ma devo dire che lo facciamo anche con una certa attenzione, soprattutto per dare una risposta al territorio. Devo dire che sul territorio c'è anche un conflitto interno tra la raffineria, chi ci lavora, l'indotto che dà molto al territorio di Milazzo dal punto di vista industriale, e il contrasto con le associazioni ambientali, altri, o i privati cittadini, che vedono nella raffineria, invece, un problema di danno all'aspetto territoriale. Su questo devo dire che – parlo da cittadino e non da magistrato – hanno entrambi ragione. Chi vede nello slancio economico della raffineria, giusto o sbagliato che sia, la scelta di inserirlo in un territorio come Milazzo o comunque un rilancio; chi invece vede che obiettivamente è un problema.
  Basti pensare anche a tutta una serie di episodi delittuosi che noi abbiamo riscontrato dal punto di vista ambientale, che riguardano anche le perdite di petrolio quando le navi si avvicinano per caricare o per scaricare. Abbiamo avuto anche una serie di processi, abbiamo a giudizio una serie di processi che riguardano la raffineria anche per morte legata a incidenti che sono avvenuti nell'impianto. Questo è un processo che è stato fatto quando io ancora non ero procuratore, che ho trovato tra quelli che erano gli archivi nel verificare, nel cercare di avere un'idea un po' del territorio del quale mi andavo a occupare. C'è stato un processo per un'esplosione nella raffineria, con la morte di quattro persone.
  Abbiamo anche una serie di processi che riguardano delle eventuali lesioni che scaturiscono dal lavoro effettuato nella raffineria stessa. Qui abbiamo anche una serie di consulenze che confliggono tra loro nel giudizio, perché abbiamo degli studi che dicono che il tasso di mortalità e il tasso di incidenza delle malattie oncologiche non è diverso dalle altre zone del paese, ma abbiamo invece anche delle denunce che riguardano delle morti per malattie oncologiche che vengono fatte risalire un po' al lavoro in raffineria.
  Sono dibattimenti particolarmente difficili, dove ci sono state anche una serie di partecipazioni delle associazioni ambientaliste e dei privati cittadini con una serie di costituzione di parte civile, ma sono processi che sono in corso e che riguardano sia la raffineria sia l'aspetto ambientale della centrale.
  Per quanto riguarda le indagini di cui lei mi chiedeva, delle quali le ho detto, vengo ai serbatoi di carburante. Abbiamo verificato a un certo punto che c'era un serbatoio – ma stiamo parlando di serbatoi di migliaia e migliaia di litri, decine di migliaia di litri, serbatoi molto imponenti, molto importanti – che gocciolava da sotto. Abbiamo fatto delle indagini tecniche, delle indagini strumentali, e abbiamo verificato che il gocciolare non era dovuto a un Pag. 21problema di tenuta. Era un problema proprio di vetustà dell'impianto, di vetustà del serbatoio stesso. Abbiamo proceduto con un'attività tecnica di sequestro, di verifica prima di tutto, perché questo sversamento andava a finire nel territorio e andava a finire nel terreno e rischiava di inquinare anche le falde acquifere. Anzi, aveva incidenza sulle falde acquifere. Poi attraverso il sequestro abbiamo bloccato. Ovviamente il serbatoio è stato svuotato, è stato messo in sicurezza. La raffineria ci ha chiesto il dissequestro per poterlo adeguare a quelle che sono le norme e verificare, ma il processo è in corso.

  PRESIDENTE. Certo, lei ha detto che servirebbe un sostituto dedicato apposta. Quindi sta dicendo che uno che ascolta dice: «Va bene, allora non c'è la giusta e dovuta attenzione da parte della magistratura». Lei ha parlato d'incidenti di lavoro, ma dal punto di vista ambientale, sui fanghi e sulla gestione, sulla depurazione delle acque industriali che necessariamente produce il SIN in generale, c'è stato qualche accertamento, qualche denuncia, qualche esposto? C'è qualche indagine in corso?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). No, ho già esordito dicendo che nella mia prima organizzazione ho fatto un gruppo di lavoro specializzato, ho frequenti incontri con l'ARPA, ho frequenti incontri con la Capitaneria di porto, che è quella territorialmente più individuata. C'è certamente, considerando la natura del territorio, poca attenzione da parte dei vigili urbani, perché abbiamo un territorio di piccoli comuni dove questo aspetto è poco controllato, quindi dobbiamo sopperire e sopperiamo con i carabinieri. Abbiamo un rapporto diretto con i NAS (Nuclei antisofisticazioni e sanità – carabinieri) di Catania. Ho ricevuto i NAS di Catania l'ultima volta martedì scorso, ma il discorso è frequente. Certo, poi se lei mi chiede, io per tutto il 2020 sono stato con un sostituto soltanto, e a fronte di tre omicidi e di dover verificare le indagini diventa poi anche difficile occuparsi di altro.
  Comunque l'ambiente è sempre stato attenzionato al massimo. Poi c'è una linea d'intervento, giusta o sbagliata che sia, che è quella di cercare di contemperare le esigenze ordinarie di obbligatorietà dell'azione penale e di repressione dei reati con quelle che sono le esigenze di funzionalità del territorio. Sarebbe facile poter dire: «Io sequestro gli impianti di depurazione». Però io ho necessità di avere, invece, un'attività che sia non soltanto repressiva, ma che sia indirizzata anche alla funzionalità. Dopo di che procediamo con i reati.
  Il problema è che se noi andiamo a reprimere soltanto il soggetto che si trova a dovere rispondere, finiamo poi per non occuparci completamente della questione. Preferisce prendersi una pena per un reato contravvenzionale, ammesso che si arrivi a condanna – è una pena minima – senza impegnarsi sotto il profilo della regolarizzazione.
  Noi attraverso i sequestri cerchiamo poi di ottenere un rapporto con quelle che sono le persone sottoposte alle indagini. Parlo di rapporto sempre con i loro avvocati nei termini di legge, in maniera tale di raggiungere un'ipotesi di lavoro che sia di accordi e di regolarizzazione degli impianti. Questo è quello che noi abbiamo fatto, per esempio, per quanto riguarda tutti gli impianti di depurazione del territorio stesso. E abbiamo ottenuto buoni risultati, perché l'ARPA ci ha mandato un po' quelle che erano le criticità. Noi abbiamo aperto i fascicoli, incominciato a lavorare, abbiamo indicato quali erano questi aspetti sui quali intervenire e spesso abbiamo raggiunto il risultato.

  PRESIDENTE. Faccio fatica a capire. Non ci sono quindi problemi sulla depurazione sui fanghi, oppure...

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Se vuole sapere se ci sono reati, processi e grosse cose, non ne abbiamo per fortuna, ma questo non vuol dire che non facciamo attenzione. Ne abbiamo avuto un su Giammoro, su cui abbiamo lavorato con Pag. 22un sequestro e altro, ma in cui l'impresa che era deputata alla gestione e alla salvaguardia ha rimesso in tempi...

  PRESIDENTE. Però, scusi, lei ha detto che l'ARPA vi ha segnalato alcune cose, che poi si è arrivati a un miglioramento delle cose, ma di che cosa stiamo parlando?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Stiamo parlando di funzionalità degli impianti di depurazione, quindi di superamento dei limiti e altro, di filtraggio.

  PRESIDENTE. Di che impianto di depurazione stiamo parlando?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Stiamo parlando degli impianti di depurazione comunali, questi che abbiamo nel nostro territorio, che sono cinque. Da quello di Giammoro, che ci dava il maggior numero di criticità, di rilievi, su cui ci siamo attenzionati, agli altri che, pure avendo chi più chi meno qualche problema, siamo riusciti a regolarizzarli. Chiamando in interrogatorio il sindaco, spesso contestandogli anche l'ipotesi dell'omissione di atti di ufficio ma poi arrivando a una verifica sul territorio stesso e chiamando le imprese che avevano la gestione del depuratore, siamo arrivati alla remissione in pristino degli impianti.
  Questo è stato fatto per gli altri impianti di depurazione ordinari attraverso un controllo, senza grandi problemi. Per quello di Giammoro ci ha dato un po' di problemi in più. Lì le criticità riguardavano anche un problema di sollevamento delle pompe, degli scarichi di acque reflue, per cui la ditta è stata messa in condizione di dovere intervenire effettuando il sequestro, ma alla fine anche lì si è riusciti a regolarizzare la situazione. Ovviamente poi i processi faranno il loro corso, ma si cerca di lavorare in maniera tale da indicare quelli che sono gli aspetti e le criticità e di evitare che si perduri nel contrasto.

  PRESIDENTE. Allora mi sta dicendo che ci sono, quindi, dei processi in corso su questi depuratori, nonostante poi, con le prescrizioni, con la buona volontà, anche grazie sicuramente e probabilmente al vostro intervento, le cose sono migliorate. Quindi ci sono dei processi in corso?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sì, assolutamente.

  PRESIDENTE. Che cosa si sta contestando e a chi?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Normalmente il 137 si contesta alle ditte che hanno la gestione. Poi bisogna vedere di volta in volta. A volte siamo arrivati a contestare l'omissione di atti di ufficio al sindaco o all'assessore deputato che non sia intervenuto nel controllo e nella verifica degli impianti di depurazione.

  PRESIDENTE. A chi è stato contestato il 137?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Al gestore dell'impianto stesso. Se non sbaglio in una occasione anche all'assessore, perché avevamo accertato che c'era una...

  PRESIDENTE. Di quale impianto?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Giammoro.

  PRESIDENTE. Quindi solo quello è il procedimento?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Su quello sì, siamo arrivati a questa Pag. 23impostazione di lavoro. Sugli altri abbiamo fatto tutta una serie di verifiche che riguardavano il cattivo funzionamento e siamo arrivati un po' alla sistemazione. Lì abbiamo contestato il 137 soltanto ai gestori degli impianti, tra l'altro poi arrivando anche a ipotesi di patteggiamento. Queste sono contravvenzioni che vengono patteggiate facilmente una volta che si accertano.

  PRESIDENTE. A chi è stato contestato questo e di quali impianti sta parlando?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Noi abbiamo un impianto che riguarda tutta la fase di Mazzarà, di Barcellona e l'impianto di Milazzo.

  PRESIDENTE. Va bene, poi eventualmente ci manda una nota con maggiori dettagli, visto che noi ci stiamo occupando nel dettaglio proprio di questo. Ritornando al discorso del serbatoio, lei ha detto che hanno richiesto il dissequestro. Ma questo dissequestro verrà, o è stato accordato? E il procedimento come sta andando avanti? Se ci può dare aggiornamenti.

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Il dissequestro è sottoposto alla verifica della funzionalità e della messa in sicurezza del serbatoio stesso. Ancora, quindi, aspettiamo che ci forniscano questi dati. Noi abbiamo fatto il sequestro autorizzando l'intervento da parte delle persone sottoposte a indagini, quindi dei responsabili della raffineria, affinché mettano in sicurezza il serbatoio. Fatto ciò, verificheremo poi se effettivamente si è fatto questo e andremo eventualmente anche a dissequestrare l'impianto, fermo restando quelle che sono le conseguenze penali che restano.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda la discarica di Mazzara Sant'Andrea, vedo che c'è un procedimento penale sui percolati. Come è andato a finire? Com'è la situazione?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sulla discarica di Mazzara Sant'Andrea, che è l'aspetto più importante, quello che ha occupato questa procura, devo dire che dobbiamo distinguere due fasi: una prima fase che riguarda la gestione della discarica stessa e quella che arriva fino al 2016, forse anche prima, forse il 2015, che è l'anno in cui sono arrivato io. È un'indagine che ho trovato già avviata e che ha portato non soltanto al sequestro della discarica, seppure sempre con l'autorizzazione all'uso, ma anche all'arresto del sindaco di Sant'Andrea, di alcuni amministratori e dei responsabili dell'impresa di gestione della discarica, alcuni dei quali venivano anche dal Nord Italia. Abbiamo contestato anche delle ipotesi di peculato e abbiamo contestato dei reati ai pubblici amministratori. Andando a processo, la discarica era e resta chiusa, non c'è più conferimento dei rifiuti in discarica stessa. Il problema che si è venuto a creare è quello della gestione di quello che resta della discarica, è un problema enorme.
  Quelli che sono stati deputati dalla regione alla bonifica della discarica, o comunque al mantenimento, lamentano continuamente l'assenza di fondi, lamentano l'assenza di controllo da parte degli enti regionali e quindi l'impossibilità di arrivare a una bonifica del sito, ma anche a un controllo del sito stesso. Normalmente ci arrivano delle denunce che riguardano il percolato, ma è lo stesso Commissario straordinario per la gestione della discarica che ci indica che c'è del percolato che continua a essere presente e che non si riesce, per mancanza d'intervento, a regolamentare.
  Qui devo dire che la regione alterna dei periodi in cui si occupa del finanziamento stesso, ma non c'è un piano capillare, un'organizzazione precisa per l'effettiva bonifica. Su questo aspetto devo dire che la competenza non è nostra, perché essendoci una competenza regionale, dopo le prime Pag. 24indagini e le prime verifiche gli atti sono stati trasmessi a Palermo.
  Per quanto riguarda il percolato che si viene a formare, noi prendiamo atto del fatto che si è accertato che il Commissario straordinario e i soggetti che sono in questo momento impegnati nella discarica stessa sono nell'impossibilità di intervenire per l'assenza di adeguato appoggio regionale, ma non abbiamo instaurato processi penali, non abbiamo raggiunto la prova per l'instaurazione di processi penali. In questa seconda fase, che è la fase di riorganizzazione della discarica, è un problema che riguarda soprattutto la regione.

  PRESIDENTE. In generale abbiamo visto che un po' tutte le province hanno diverse indagini su questo transito dei fanghi di depurazione, non avendo siti di conferimento. Voi avete affrontato questo tema? Ci sono delle indagini in corso?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). No, devo dire che sullo smaltimento dei fanghi di depurazione non abbiamo riscontri specifici.

  PRESIDENTE. Prima ha parlato del pastazzo. Essendo un territorio agricolo in generale, volevamo sapere se su questa attività ci sono altri approfondimenti, altri problemi che riguardano sempre i reflui, il problema zootecnico. Com'è la situazione?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Proprio adesso il collega Bray mi parlava di un processo che riguarda una grossa realtà economica, sulla quale noi abbiamo lavorato lo scorso anno sotto il profilo fiscale, sotto il profilo dei reati di tipo economico. Adesso è emerso un aspetto di rilievo sotto il profilo anche dei residui di pastazzo, della realtà economica agroalimentare del territorio. Sul pastazzo certe volte loro riescono anche a lucrare perché fanno passare per aspetto di concimazione o altro quelli che sono i residui di lavorazione. È un processo grosso, è stato fatto, ma si è concluso male. Su questo stiamo nella fase iniziale. Se vuole faccio intervenire il collega Bray su questo specifico aspetto.

  PRESIDENTE. Prego.

  CARLO BRAY, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Relativamente a quest'ultimo procedimento a cui stava accennando il procuratore, siamo anche qui in fase di indagine. Dai primi riscontri che abbiamo avuto grazie sia agli interventi della polizia giudiziaria e sia ai primi accertamenti dell'ARPA, stiamo verificando che... Per Polizia giudiziaria intendo, come diceva il procuratore, viste le difficoltà di intervento e soprattutto degli accertamenti tecnici successivi all'intervento della polizia giudiziaria, che ci avvaliamo, oltre che dei NAS e della Capitaneria di porto, anche del NOE di Catania, che ha competenza molto estesa, compresa sul nostro territorio.
  La collaborazione tra NOE e ARPA, in relazione a questa vicenda, ha portato in questa prima fase a individuare che il fatto che questa importante ditta che lavora gli agrumi non smaltisce come dovrebbe i residui della produzione degli agrumi. Non solo della produzione, ma poi della fase di conversione di quegli agrumi nei derivati, quindi in succhi di frutta e altri derivati che poi esportano in tutto il mondo.
  Questa prima fase d'indagine ci sta portando a individuare il fatto che questi scarti di lavorazione e di produzione potrebbero essere sversati non correttamente da parte della ditta, quindi stiamo cercando di individuare il modo in cui vengono sversati. Una prima ipotesi che è stata riscontrata in passato, però, deve essere indagata, ed è il fatto che questi sversamenti non avvengono in maniera corretta, con il passaggio delle acque attraverso i depuratori, ma addirittura direttamente in mare. Queste evidenze, già in passato in altre occasioni, sono emerse dal fatto che la polizia giudiziaria, nel nostro caso la Capitaneria di porto, individuava residui di pastazzo direttamente Pag. 25 sulla costa e da lì, come potete immaginare, c'è stata una difficoltà investigativa degli accertamenti nel capire da dove questi detriti in mare provenissero. Un'altra difficoltà è il fatto che, quando non avviene lo sversamento in mare, le ditte sversano senza depurare loro all'interno della ditta, come dovrebbero, in pastazzo questi derivati degli agrumi.

  PRESIDENTE. Mi scusi, però qual è il nome della ditta e dove si trova?

  CARLO BRAY, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Siamo in fase d'indagine diretta. Prima ci dicevano che è in diretta ed è registrato.

  PRESIDENTE. Magari, se vuole, ci può mandare una nota riservata, perché adesso stiamo in pubblica. No, io pensavo che essendoci comunque l'apertura del procedimento gli interessati già sapessero.

  CARLO BRAY, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Sì, quello che sanno gli interessati è quello che vi abbiamo riferito fin qui, perché ovviamente gli accertamenti e gli accessi presso la ditta non sono occulti. Nel momento in cui la polizia giudiziaria con l'ARPA entra all'interno della ditta per fare queste verifiche, esse avvengono in collaborazione e per quanto possibile in coordinamento con i soggetti. Però quelli che saranno poi gli accertamenti futuri e le determinazioni che potrebbero derivare da questi primi accertamenti sono ancora in piena fase di indagine, e non siamo comunque arrivati a conclusioni tali da poter affrontare questo discorso in maniera...

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). Se voi ci autorizzate, non abbiamo difficoltà.

  PRESIDENTE. Secondo voi è un problema diffuso, oppure c'è solo una «pecora nera»?

  EMANUELE CRESCENTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (intervento da remoto). No, non è un problema isolato, però deve considerare che qui le imprese che fanno agrumi sono delle imprese molto grosse, molto concentrate. In passato era diffusissimo, in passato i controlli ambientali erano molto meno accorti. Ora i controlli amministrativi ci sono, quindi è residuato qualcosa. Tanto è vero che quella indagine di cui le dicevo, il processo che prendeva il nome proprio dalla tipologia, il «Processo pastazzo», che si è concluso con la dichiarazione di prescrizione, è un processo vecchio, molto importante. Poi non ha avuto seguito, se non il fatto che ci è balzata agli occhi questa nuova notizia di reato di cui parlava il collega adesso. In passato era diffuso, adesso restano dei residui sui quali intervenire. Ovviamente un miglioramento dei controlli amministrativi di base a anche forse un interesse maggiore alla regolarizzazione da parte della ditta.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 13.30, è ripresa alle 16.30.

Audizione del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, accompagnato dall'assessore Sergio Marino, dall'assessore Maria Prestigiacomo e dall'amministratore unico della RAP Spa, Maurizio Miliziano. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento del sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta.
  Come sa, noi ci stiamo occupando della difficile situazione della gestione delle acque Pag. 26 in Sicilia e non potevamo non occuparci anche di Palermo, tanto è vero che oggi dovevamo sentire anche il gestore del sistema idrico di Palermo, però venerdì sono spuntati degli impegni pregressi e non ha dato la disponibilità, ma lo sentiremo nei prossimi giorni. Intanto abbiamo la parte del comune che è importante, visto che la gestione la depurazione delle acque è interamente comunale. Vorremmo da voi un quadro generale e poi eventualmente faremo delle specifiche domande.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Grazie, presidente e onorevoli commissari. Buon pomeriggio. Devo precisare che non è presente l'amministratore unico Miliziano, perché è stato sostituito, ma è presente l'amministratore unico dell'AMAP (Azienda municipalizzata acquedotto di Palermo).
  Con riferimento al tema, in vista di questa audizione mi sono permesso di chiedere al segretario generale, al capo di gabinetto, all'AMAP e alla RAP di preparare una relazione che ho qui a mia disposizione e che trasmetterò formalmente. Peraltro la relazione dell'AMAP è firmata proprio dal direttore generale Ragonese che avrebbe dovuto essere audito questa mattina. Ho ricevuto e vi trasmetto la relazione che si riferisce tanto all'AMAP, quanto alla RAP.

  PRESIDENTE. Solo per chiarezza, la parte commissariata è soltanto quella che si occupa della depurazione?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Soltanto il servizio di depurazione. Peraltro su questo provvedimento l'AMAP ha già presentato un ricorso al tribunale di riesame, di cui attendiamo l'esito. Voglio cogliere questa occasione cercare di fornire il più possibile un quadro anche se sintetico, che poi trova riscontro, ovviamente, nelle relazioni tecniche che ho chiesto e che vi verranno trasmesse.
  In primo luogo, nel 2014 l'ANCI (Associazione nazionale dei comuni di Italia) ha dichiarato che nel settore delle acque e dei rifiuti la Sicilia è in uno stato di calamità istituzionale – non calamità naturale, ma calamità istituzionale – per il susseguirsi di normative, per la mancanza di impiantistica e per la presenza di posizioni private monopolistiche od oligopolistiche che sicuramente costituiscono un'interferenza da me più volte denunciata rispetto alla gestione dell'acqua e dei rifiuti.
  Fatta questa premessa, devo dire che il deliberato dell'ANCI è stato sempre confermato all'unanimità da tutti i sindaci, poiché viviamo tutti in egual misura questo tipo di problematica.
  Con riferimento al tema che si riferisce al servizio idrico integrato, l'ex provincia di Palermo ha un'ATI (assemblea territoriale idrica) ed è l'unica delle nuove province che ha approvato il piano d'ambito entro il 31 dicembre dell'anno scorso, così come era stato richiesto dalla regione. Voglio ricordare che l'ATI funziona regolarmente e non è stata commissariata a differenza di alcune delle altre 8 ATI provinciali.
  L'AMAP è il più grande gestore di acqua pubblica della Regione siciliana, essendo stato indicato come gestore unico dell'intera area provinciale ed è destinato ad essere il secondo più grande gestore di acqua pubblica dopo l'acquedotto pugliese. Vi è una gestione pubblica nella provincia di Messina, ma credo che lì la situazione sia particolarmente delicata. Non spetta a me parlarne, ma mi risulta che manca la sottorete e che vi siano molti problemi.
  Il terzo problema si riferisce alla presenza di Sicilacque nel panorama delle acque in Sicilia. Sicilacque è una società al 60 per cento di privati e al 40 per cento della regione, la quale gestisce in maniera monopolistica il mercato dell'acqua. Da questo punto di vista vi è un contrasto molto forte tra l'AMAP e Sicilacque, che diventa un contrasto molto forte con la regione. In questo caso la controparte è Sicilacque, poiché quest'ultima ha fissato un prezzo dell'acqua che l'AMAP ha impugnato al TAR (tribunale amministrativo regionale), il quale ha annullato per incompatibilità e per incompetenza, atteso che era incompatibile il fatto che il soggetto che fissava il prezzo fosse anche il proprietario al 40 per Pag. 27cento dell'ente che forniva l'acqua, anche per ragioni di competenze che non attribuiscono alla regione il compito di fissazione dei prezzi.
  Lo dico perché non c'è dubbio che l'AMAP si muova in una condizione di particolare ostilità. È una mosca bianca nel panorama della gestione dell'acqua, così come nei rifiuti. La città di Palermo è l'unica realtà in Sicilia dove non ci sono appalti privati, né per acqua né per i rifiuti.
  Vi è un tema particolare e oggetto di particolare attenzione che si riferisce al percolato, perché il conferimento del percolato prodotto è quello prodotto dalle vecchie vasche ed è iniziato con un'ordinanza fino al 2013. Devo rapidamente ricordare che nel 2012, quando io mi sono insediato come sindaco di Palermo, l'azienda Amia che gestiva i rifiuti a Palermo era sottoposta a una gestione commissariale, che successivamente sarebbe finita con un fallimento e una gestione di curatela fallimentare.
  Vi erano sei vasche in disuso, perché erano state esaurite e vi è stata un'ordinanza del commissario ai rifiuti, l'ingegnere Lupo, con la quale si stabiliva che si potesse provvedere ad attivare interventi urgenti per l'emergenza del percolato di Bellolampo. Successivamente vi è stata una controversia molto pesante: l'AMAP ha adito il giudice e ha avuto ragione e si è riconosciuto che le sei vasche non più utilizzate e ormai esaurite non erano certamente dell'AMAP, ma erano o della curatela o della regione con la conseguenza che si è creata una condizione di stallo, in cui la curatela non provvedeva e si sono emanate delle ordinanze per cercare di evitare che ci fosse una catastrofe ambientale. Da questo punto di vista l'AMAP si è fatta carico di dare seguito ad alcune ordinanze che io ho adottato e che erano tutte regolarmente validate tanto dall'ARPA, quanto dall'ASP (Azienda sanitaria provinciale) che corrisponde alla vostra ASL (Azienda sanitaria locale).
  Queste ordinanze hanno fatto sì che una parte di questo percolato venisse sostanzialmente portato al depuratore di Acqua dei Corsari. Stiamo parlando di una dimensione molto ridotta di percolato che andava ad Acqua dei Corsari. Faccio soltanto un esempio: nel 2019 è stato l'ultimo anno in cui è avvenuto questo trasferimento di percolato e su una produzione complessiva di 101 mila tonnellate di percolato, 954 sono andate al depuratore di Acqua dei Corsari. Per il depuratore di Acqua dei Corsari si è provveduto a un trattamento miscelato con quelli che sono i normali liquidi che vengono trattati dal depuratore e poi i fanghi sono stati conferiti nella discarica di Bellolampo in questa quantità assolutamente modesta, mentre tutto il resto, invece, è stato affidato sulla base di procedure di gara a ditte private specializzate.
  Con riferimento a questo, torna anche il tema della crisi degli impianti nella nostra regione. Se vogliamo scendere più nel dettaglio – tutto quello che sto dicendo è confortato dalla relazione tecnica che vi verrà doverosamente fornita –, noi abbiamo alcuni depuratori nella provincia di Palermo, ma quelli nei quali è coinvolta l'AMAP sono il depuratore di Acqua dei Corsari, che è un depuratore da 400 mila, destinato a diventare da 800 mila, perché l'attuale attività di depurazione che si fa nella zona Nord andrà a confluire nella zona Sud, dove è Acqua dei Corsari e sarà un depuratore da 800 mila, avendo così un unico depuratore che serve per intero i rifiuti e i liquidi. Da questo punto di vista, Acqua dei Corsari è sottoposta al commissariamento e la parte, invece, di gestione ordinaria e dell'ordinaria manutenzione è affidata all'AMAP.
  Abbiamo poi il depuratore di Trappeto, che si trova dall'altra parte della provincia rispetto a Palermo. Il depuratore di Trappeto è anch'esso sottoposto alla straordinaria manutenzione e alla progettazione da parte della struttura commissariale e alla gestione ordinaria da parte dell'AMAP.
  Poi vi è il depuratore di Carini, che si trova nelle stesse condizioni. Infatti, anche per questo depuratore abbiamo un commissariamento per l'infrazione europea ed è gestito dall'AMAP in maniera ordinaria.
  Il depuratore di Balestrate, invece, è interamente a gestione AMAP, ma è una gestione ordinaria, perché mancava il piano Pag. 28d'ambito. Dal 31 dicembre del 2020 – quindi, da quattro mesi – spetta anche all'AMAP non soltanto la manutenzione ordinaria, ma anche la manutenzione straordinaria. Tutti questi interventi sono all'interno del piano industriale dell'AMAP, la quale ha fatto un piano industriale dal 2017 fino al 2045 e, a conferma della stabilità finanziaria dell'azienda, ha avuto accesso anche a mutui della BEI (Banca europea per gli investimenti).
  Ho avuto modo di ascoltare le audizioni del responsabile o del rappresentante dell'ARPA, che ha parlato di Cinisi e Terrasini che sarebbero in condizioni – ripeto l'aggettivo usato da lui – «indescrivibili». Non diversa è la situazione di Partinico, piuttosto che di Alcamo e di Castellammare. Per chi conosce la geografia dei luoghi questo sta a significare sostanzialmente che se lo sversamento è a mare è motivo di pensare che venga da realtà come Cinisi, Terrasini, Partinico, Alcamo e Castellammare che non hanno depuratori e non certamente da quelli di Carini, di Trappeto e di Balestrate che, invece, sono forniti di impianti di depurazione.
  Affermo – questo è contenuto nella relazione – che mai vi è stato uno sversamento in mare da parte dei depuratori gestiti dall'AMAP. Qualche volta ci può essere stato quel superamento di una soglia che, come è noto, è oggetto di sanzioni amministrative che in qualche caso sono state pagate da parte dell'AMAP, in qualche altro caso sono state contestate, mentre in altri casi le contestazioni sono state riconosciute come fondate e quindi è stata stralciata la richiesta da parte dell'ARPA.
  Lo dico perché il dottor Abate in audizione ha usato un'espressione che farò valutare ai miei legali, poiché considero inaccettabile che abbia affermato che la città metropolitana, della quale io sono sindaco – e sono anche sindaco della città di Palermo – avrebbe in qualche modo non fatto luce su queste pratiche perché ci sarebbe stata la mia presenza. Questa affermazione è evidentemente un'affermazione che io non posso accettare, anche perché le sanzioni non le applica il sindaco, ma le applicano gli uffici, così come le istruttorie. Quindi, ho dato mandato ai legali di trarre il testo dell'audizione in Commissione per valutare se vi sono gli estremi di una azione legale.
  Con riferimento, invece, ai temi che si riferiscono più complessivamente all'emergenza dei fanghi, un tema che si è determinato e sul quale certamente la Commissione ha prestato attenzione, come è noto nel 2017 vi è stata una sentenza della Corte di cassazione penale e nel 2018 una sentenza del TAR di Lombardia che hanno determinato limitazioni alla possibilità di riutilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura. Questo ha creato in Italia un'emergenza fanghi a livello nazionale che in altre regioni è stata in qualche modo governata con provvedimenti della regione, mentre in Sicilia, invece, non è stata governata da alcuna ordinanza regionale che stabilisse i criteri.
  È evidente che di fronte a questa emergenza fanghi l'AMAP non poteva fare altro che quello che ha fatto, ovvero utilizzare la normativa vigente. In base alla normativa vigente, quando ci si trova di fronte a questa emergenza fanghi, un criterio che viene suggerito e che viene indicato dal punto di vista normativo è quello di procedere a una forma di ossigenazione prolungata, ovvero consentire che la trasformazione di questi fanghi venga realizzata in qualche modo nel tempo con notevolissimo consumo di energia elettrica – questa è una conseguenza della mancanza di impiantistica nella nostra regione – con l'assoluta garanzia rispetto alle caratteristiche di svolgimento. Una volta che si è realizzata quest'operazione di trattamento, una quota minima è andata a Bellolampo – ho citato l'esempio del 2019 con 954 tonnellate a fronte di 101 mila tonnellate – e il resto viene, invece, smaltito nelle discariche che lo accettano. Quindi, il resto fa parte di quegli appalti che prevedono da parte di ditte specialistiche non soltanto il trasporto, ma anche lo smaltimento di questo tipo di acque reflue.
  Questa è la situazione complessiva che ho esposto per grande sintesi e in grandi linee, ma mi sembrava doveroso fare questo quadro di insieme, facendo rinvio, con Pag. 29il permesso dell'onorevole presidente, alla relazione che avrò cura di inoltrare non appena terminata questa audizione.
  Se mi posso permettere, si è letto sui giornali – l'ultimo che farà polemica nei confronti dei giornali sono io –, i quali evidentemente non hanno sentito i responsabili dell'AMAP, che ci sarebbero enormi perdite di acqua per uso potabile e acque irrigue. La percentuale di acqua che viene fatturata è pari all'83 per cento di quella che viene immessa in rete e il restante 17 per cento è oggetto di progetti che abbiamo presentato nel PNRR (Piano nazionale di ripresa e di resilienza), che speriamo possa essere finanziato, avendo provveduto l'AMAP a progettare quanto necessario per ulteriormente ridurre questa percentuale che oscilla tra il 15 e il 17 per cento.
  Tutto questo è dentro a una gestione di acqua pubblica che forse darà fastidio a qualcuno, ma se ne farà una ragione. Fintanto che io sono il sindaco di Palermo, la gestione sarà pubblica con tutte le criticità che ci sono, con tutte le difficoltà che ci sono e con tutti i problemi che si creano, ma evidentemente vi è un solo modo evidentemente per risolvere i problemi ed è affrontarli. Credo che noi li stiamo affrontando, cercando di ricondurre a regolarità quello che nel resto della Sicilia è uno stato di vera e propria calamità istituzionale.

  CATERINA LICATINI. Dalla sua descrizione mi sembrava di vivere in un'altra regione che non è la nostra, perché non so se lei è a conoscenza che la Commissione ecomafie ha fatto diversi sopralluoghi negli ultimi due anni, di cui l'ultimo anno proprio nella Sicilia occidentale.
  Lei ha menzionato Balestrate, dicendo che probabilmente in alcuni luoghi in Sicilia non ci sono i depuratori, ma poi ha specificato che proprio a Balestrate e a Carini il depuratore c'è e si depura. Sindaco, non è così.
  Non so se lei ha mai fatto un giro per i depuratori della provincia di Palermo, visto che lei è il presidente della città metropolitana di Palermo o se ha fatto una visita in uno di questi depuratori che ha menzionato.
  Noi siamo stati a novembre del 2020 al depuratore di Balestrate, che risultava completamente inattivo e non funzionante. Infatti, non vi era l'accesso per i camion che avrebbero dovuto prelevare i fanghi e portarli al corretto smaltimento, la catena era arrugginita, le vasche erano piene di vegetazione, vi era della strumentazione totalmente abbandonata e l'impianto era palesemente abbandonato.
  Oltre alla visione che abbiamo noi commissari di questa Commissione d'inchiesta e oltre a questo sopralluogo che abbiamo fatto direttamente come Commissione, ci sono dei video che ci hanno spinto ad intervenire, perché è vero che Balestrate sarebbe dovuto essere tra gli impianti che non sono in procedura di infrazione e che quindi avrebbero dovuto lavorare bene, ma in realtà non è così, caro Sindaco, e mi dispiace contraddirla. Infatti, ci sono dei video e delle immagini degli ultimi tre anni dimostrano come di tanto in tanto venivano sversati i fanghi in mare nella zona che dovrebbe essere un'area marina protetta. Così non è stato.
  Sulla sua affermazione vorrei dire che i fanghi non sono stati sversati, quando qui abbiamo audito il procuratore del tribunale di Palermo e l'aggiunto del tribunale, che ci hanno detto che dal 2015 al 2017 per quanto riguarda il depuratore di Acqua dei Corsari vi è stata una riduzione del 95 per cento del volume di fanghi che si sarebbero dovuti produrre e che l'anno successivo si è andati ancora oltre. Questo significa che i fanghi non sono stati prodotti o, se lo sono stati, sono stati sversati direttamente in mare.
  Volevo chiedere quando è stato portato il percolato ad Acqua dei Corsari e quando vi è stato questo scambio fondamentalmente di percolato e fanghi di risulta, alla luce del fatto che le indagini non sono cominciate ieri e che queste segnalazioni sono vecchie di qualche anno.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Comincio, se mi consente, dall'ultima domanda. L'ultima volta che c'è stato quello che si chiama «scambio» – che peraltro è previsto dalla normativa vigente e per il quale non vi è Pag. 30nulla di innovativo – risale al dicembre del 2018. Quindi, dal dicembre del 2018 non c'è più scambio tra depuratore e Bellolampo.
  In secondo luogo, lei ha avuto modo di ricordare – e la ringrazio – gli impianti di Trappeto e di Carini che, come è noto, per quanto riguarda la manutenzione straordinaria e la progettazione, sono gestiti dal commissario straordinario, mentre l'AMAP si occupa soltanto della parte che riguarda la gestione ordinaria.
  Con riferimento a Balestrate, devo dire che risulta essere sempre conforme a legge, ma è una gestione ordinaria e non straordinaria, perché mancava il piano d'ambito che esiste dal 31 di dicembre. Dal primo gennaio, laddove ci dovessero essere disfunzioni legate alla manutenzione straordinaria, la responsabilità è dell'AMAP, mentre prima, mancando il piano d'ambito – che in Sicilia manca in otto province su nove – non era possibile fare interventi di manutenzione straordinaria.
  Con riferimento all'eventuale sversamento in mare, ho avuto la conferma – manderò il testo firmato dai dirigenti che sono responsabili – che non ci sono stati sversamenti in mare. Aggiungo anche che non appena è iniziata l'azione per senso di responsabilità istituzionale, l'amministratore unico della RAP ha immediatamente sostituito il dirigente e i due funzionari addetti, uno alla zona Nord e uno alla zona Sud per quanto riguarda le acque reflue.
  Inoltre, aggiungo che l'attuale amministratore unico, l'ingegnere Di Martino, si trova a essere in Invitalia il presidente della commissione acque reflue. Dovrebbe darsi i pugni in testa, se il Presidente della commissione nazionale acque reflue consente che ci siano degli sversamenti in mare. Che ci possano essere sversamenti in mare, per chi conosce il golfo di Castellammare, non si può escludere, ma mi permetto di dire che è opportuno ricordare quello che ha già detto il rappresentante dell'ARPA della condizione in cui si trovano Cinisi, Terrasini, Partinico, Alcamo e Castellammare.
  È chiaro che dire beati monoculi in terra caecorum non basta, ma ho cercato di dare una spiegazione di quali sono le responsabilità e anche la situazione degli impianti di cui sto parlando.
  Ripeto che Acqua dei Corsari, Trappeto e Carini sono rimessi alla gestione di un commissario, che ovviamente sarà sicuramente audito dalla Commissione – se non già è stato audito dalla Commissione –, potendo dare un quadro completo della situazione e dell'attività che lui sta svolgendo con spirito di grande collaborazione con l'ANCI e con i comuni siciliani, ma è certamente un'impresa complessa che viene da anni di ritardo e che questo Commissario con la sua struttura commissariale sta cercando di superare.

  CATERINA LICATINI. Per essere ancora più chiari, sappiamo benissimo che Balestrate non è in procedura d'infrazione e glielo stavo accennando prima.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Forse non mi sono spiegato. Io stesso ho detto che non è in procedura d'infrazione e che è gestito dall'AMAP, ma l'AMAP non poteva fare interventi di manutenzione straordinaria perché per legge si possono fare soltanto se ha il piano d'ambito approvato. Il piano d'ambito è stato approvato il 31 dicembre del 2020 e quindi è chiaro che da questo momento la responsabilità è dell'AMAP.

  CATERINA LICATINI. Sindaco, ripeto. Non si tratta di manutenzione, ma noi abbiamo fatto un sopralluogo a sorpresa e l'impianto era palesemente spento non da un giorno, ma da parecchio tempo. La vegetazione era ricca sulle vasche e l'impianto era visibilmente fermo. Sappiamo benissimo che Balestrate non è in procedura d'infrazione e, infatti, sarebbe dovuto essere ben attivo, funzionante e provvedere alla depurazione.
  Che cosa è il processo di depurazione? Le acque reflue in entrata che sono cariche di sostanze organiche, ma anche di altre sostanze che derivano dai detersivi o da altre sostanze chimiche, entrano nei depuratori, dovrebbero essere depurate e all'uscita dovremmo avere un'acqua con dei Pag. 31limiti di sostanze all'interno della norma. Quello che dovrebbe risultare è il fango.
  Se lei mi dice che non vi sono stati sversamenti e se i procuratori dicono che il depuratore di Acqua dei Corsari ha avuto una riduzione del 95 per cento di quelli che dovrebbero essere i volumi prodotti in un anno da parte dell'impianto di depurazione di Acqua dei Corsari, questi fanghi sono finiti da qualche parte. Se non sono stati sversati in mare, dovrebbero essere finiti da qualche parte, oppure non sono stati per niente prodotti.
  Non sono soltanto io a dire queste cose oggi, perché sa benissimo che quello che ci spinge e che ci ha spinto a fare questa inchiesta è sicuramente perché noi vogliamo bene alla Sicilia, perché la Sicilia è una terra dotata di grandi potenzialità, quali la costa e il mare, ma che purtroppo ancora oggi è all'ultimo posto per quanto riguarda la depurazione. Oggi il 50 per cento degli agglomerati che sono sotto procedura di infrazione sono presenti in Sicilia.
  Non possiamo nasconderci dietro un dito e questo deve essere chiaro, perché altrimenti la Commissione non avrebbe preso la Sicilia, ma si sarebbe occupata sicuramente di un'altra regione, oppure a livello nazionale. Se lo abbiamo fatto in Sicilia è perché subiamo un danno ambientale, oltre che un danno economico e la Sicilia è responsabile per almeno il 50 per cento di questo danno.
  Il depuratore di Balestrate era spento quando noi siamo andati in visita con il personale del NOE (Nucleo operativo ecologico), con il personale dell'ARPA e con tutti quelli che dovevano essere lì presenti.
  Ritornando ad Acqua Dei Corsari, siccome quei fanghi non sono stati prodotti, lei sostiene che non sono stati sversati in mare, quando la stessa società ammette che da parte loro vi è stata una mancanza con un risparmio – non smaltendo i fanghi hanno risparmiato circa 1 milione di euro – e sono già disponibili ad investire gli utili per poterli investire in quegli impianti di depurazione. Quindi, fondamentalmente c'è stata un'ammissione di colpa. Non credo che i procuratori ci abbiano detto di un'indagine inventata e presa dal nulla. Poi se vi sono anche degli estremi per sicuramente la possibilità di migliorarsi, siamo qui per quello, però importante è non nascondersi e cominciare a dire le cose come stanno.
  Lei diceva che alcuni sono commissariati, ma noi lo sappiamo benissimo, perché abbiamo puntato sul commissario per la depurazione, abbiamo allargato la struttura commissariale e gli abbiamo fornito più poteri per poter risolvere nell'immediatezza il problema della depurazione delle acque reflue, perché è un problema importantissimo per lo stato dei nostri mari. Tuttavia, ci sono delle opere che sono rimaste a capo dei comuni o degli amministratori locali.
  Facendo riferimento proprio al comune di Palermo, lei ha parlato solo di Acqua dei Corsari, ma abbiamo anche il depuratore Fondo Verde o di Sferracavallo che fa soltanto un leggero trattamento di una prima separazione e poi i reflui vanno a finire tramite condotta sottomarina direttamente in mare. Mi piacerebbe sentirla sugli altri depuratori e sullo stato di Palermo in particolare.
  Inoltre, per quanto riguarda quello che è a capo della sua amministrazione, – è una cosa anche che ho chiesto direttamente all'assessore allora di competenza –, Palermo aspetta per un collettamento in corrispondenza della foce del Loreto e di via Diaz da un tempo infinito e per aggiudicare una gara che doveva trattarsi di pochi mesi, non è ancora stata data una risposta dopo un anno dalla chiusura della gara.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Se posso permettermi, sento il dovere di fare presente che i tecnici mi dicono che vi è una differenza tra massa biologica e fanghi. Non vorrei che la percentuale sia stata fatta con riferimento all'insieme, omettendo la differenza rispetto ai temi che riguardano l'ambiente tra massa biologica e fanghi.
  In secondo luogo, con riferimento a Fondo Verde, anch'esso è rimesso alla competenza del commissario che ha presentato dei progetti. Fondo Verde è destinato sostanzialmente a scomparire, perché siano Pag. 32realizzate e sono in corso di definizione tutte le reti di adduzione nell'unico depuratore di Acqua dei Corsari che passerebbe da 400 a 800 mila.
  Con riferimento al depuratore di Balestrate, mi viene riferito – ho il dovere di far risultare anche alla Commissione – che quando c'è stata la visita, lo scarico di Balestrate è stato riconosciuto conforme a legge. Se sono male informato, chiedo comprensione.
  Non vi è dubbio che vi siano problemi o criticità. Stiamo parlando di Palermo – perché è giusto che se ne parli –, ma non voglio parlare né di Cinisi, né di Terrasini, né di Partinico, né di Castellammare, di Alcamo o di Bagheria, che credo siano in condizioni certamente particolarmente pesanti.

  PRESIDENTE. In occasione della visita a Balestrate non ero presente perché ero malato di COVID-19, ma dalle informazioni che mi hanno riferito, quando la mia Commissione è andata a vedere la situazione del depuratore di Balestrate, so che era quasi indescrivibile. Non mi va di sparare sulla Croce rossa, ma mi sembra un po' esagerato dire che fosse a norma di legge.
  Le faccio presente che dai dati del registro dei fanghi vi erano mesi e mesi senza movimentazione. È come se una persona va dal panettiere e non c'è il pane. Per chi non lo sapesse, è normale che se si depura, si deve necessariamente produrre un minimo di fanghi. Quindi, vi una contraddizione che non si può negare.
  Aggiungo che per quanto riguarda il depuratore Corsari, come diceva l'onorevole Licatini, la procura parla di un risparmio di 1 milione di euro. Visto che il depuratore dei Corsari non lavora bene per i reflui urbani, non credo che sia un depuratore in grado di ricevere il percolato. Ci ha sorpreso molto e ci ha lasciato perplessi che non solo lei ha fatto quell'ordinanza, ma che poi sia stata avallata anche dall'ARPA.
  Lei parlava di calamità istituzionale, so quanto è difficile amministrare e soprattutto fare il sindaco; io non l'ho mai fatto e lei sicuramente ha una esperienza di gran lunga superiore alla mia. Tuttavia, se vi è una calamità istituzionale e lei fa parte comunque delle istituzioni e anche da tanto tempo. È possibile che nessuno 10 o 20 anni fa abbia mai detto: «La situazione è questa, è quella che è, ma cerchiamo di fare il possibile e di cercare di investire e migliorarla.»
  Poiché presumo che il percolato di Bellolampo non si può portare al depuratore di Corsari, quando non viene portato al depuratore dei Corsari, questo percolato che fine fa? Portarlo al depuratore dei Corsari equivale quasi a dire di sversarlo direttamente in mare. È solo una cosa burocratica, quella di portarlo a un depuratore che non funziona o funziona male. Che fine fa questo percolato, che dovrebbe essere trattato con impianti idonei e non con un depuratore delle acque reflue urbane?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Torno a dire che mi è stato riferito che lo scarico di Balestrate quando c'è stata la visita è risultato conforme a legge. Così mi viene riferito e così ho il dovere di riferire. Mi auguro che non mi abbiano male informato.
  Con riferimento, invece, al tema del percolato, ho già detto più volte che dobbiamo fare riferimento alle sei vasche esaurite che erano in testa all'Amia fallita prima che io diventassi sindaco e che era sottoposto a una curatela fallimentare. Vi era un commissario rifiuti, l'ingegnere Lupo, che aveva tutti i poteri in materia di rifiuti e che ha adottato alcune ordinanze che hanno affrontato il tema del percolato nelle vasche esaurite. Inoltre, anche lui ha agito in base al parere dell'ARPA e della ASP. Successivamente ho fatto delle ordinanze, ma le ho fatte per alcuni anni finché c'era un periodo di crisi nazionale dei fanghi – come ho appena finito di dire – a seguito della sentenza della Corte di cassazione penale e del TAR, cessato con il dicembre del 2018.
  Ho i dati complessivi del 2018: 854 tonnellate sono state portate ad Acqua dei Corsari, trattate in fanghi e riportate a Bellolampo, a fronte di 101 mila tonnellate. Pag. 33Su questo percolato vi è un contenzioso in corso, perché noi stiamo agendo per evitare il disastro ambientale provocato dalla curatela fallimentare che in base ai magistrati dovrebbe essere responsabile di queste vasche. La curatela fallimentare non provvede e quindi ha provveduto prima il commissario regionale, mentre adesso abbiamo provveduto fino al 2018 con una mia ordinanza sempre con i pareri di ASP e di ARPA, per una percentuale bassissima. Tutte le altre vengono assegnate con gare pubbliche a ditte specialistiche che hanno il compito di trattare il percolato in conformità di legge. Ormai da alcuni anni non vi è nessun problema di sovraccarico di percolato che viene dalle sei vasche del depuratore e neanche una percentuale minima, tenendo conto 854 su 101 mila era poco meno dell'1 per cento.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Vorrei chiedere al sindaco Orlando, in relazione alla questione dei fanghi che stiamo affrontando, se in generale AMAP assicura e garantisce che il trattamento con il relativo inspessimento ed essiccamento prima del conferimento dei fanghi sia corretto. In quale modo AMAP si accerta di tutto questo? Poc'anzi il sindaco Orlando accennava al conferimento di questi fanghi presso la discarica di Bellolampo. Io mi sono sempre chiesto come sia possibile – non parlo del dato storico, ma del quotidiano –, che la quinta città d'Italia possa avere a monte una discarica di queste dimensioni. Non è mai successo nella storia dell'uomo che i rifiuti siano stati posti a monte delle sedi abitative e delle sedi umane, ma al limite a valle. Tuttavia, si continua a fare questo, con tutto ciò che ne deriva.
  Il sindaco Orlando accennava che il conferimento dei fanghi avviene presso la discarica di Bellolampo, ma ci sono altre discariche in provincia di Palermo, in cui questi fanghi vengono inviati, ovvero centri di compostaggio per il loro trattamento?
  Per tornare alla questione Acqua dei Corsari, dalle dichiarazioni del procuratore Lo Voi, emerge il fatto che fosse noto che la linea fanghi di quel depuratore non funzionasse, tanto che i fanghi venivano riversati di continuo nella linea di trattamento delle acque, cosa che alla lunga produceva un inevitabile sversamento in mare. Le chiedo in relazione a questo se ARPA Sicilia ha mai fatto delle contestazioni ad AMAP. Se sì, quali?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Se mi permettete, dal 2018 non c'è nessun fango che finisce a Bellolampo, mentre fino al 2018 vi erano quelle percentuali minime alle quali ho prima fatto riferimento. Dal 2019 al 2021 questo non esiste.
  In secondo luogo, lo smaltimento del percolato in Italia – non solo a Palermo o in Sicilia – viene affidato a ditte specialistiche che poi provvedono allo smaltimento secondo la normativa vigente. Peraltro il percolato delle sei vasche è oggetto di contestazione e vi è un giudizio in corso, perché l'AMAP ha vinto un giudizio, in cui è risultato che il proprietario delle sei vasche è la curatela fallimentare dell'AMIA e quindi provvedere non spetta al comune o all'AMAP. Questo è un fatto assolutamente evidente.
  Mi posso permettere di chiedere ad altre realtà di Italia, quando c'è stata l'emergenza fanghi, come si sono comportate? Mi posso permettere di chiedere come si sono comportate nel 2018 o nel 2019, dopo la famosa sentenza della Cassazione penale e il TAR Lombardia, che impediva di smaltire una parte per usi agricoli? Non credo che l'AMAP sia stata l'unica ad averlo fatto, perché tutti lo fanno attraverso questo meccanismo con il conferimento in discarica. Se la discarica non è più a Palermo, questo materiale sarà andato da qualche altra parte.
  Nel documento che vi invieremo vi è punto per punto l'analisi tecnica di quello che vi ho detto e anche la differenza – sulla quale mi permetto di insistere – tra classe biologiche e fanghi, poiché spesso si crea confusione.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Signor sindaco, mi permetto di far notare che il solido in sospensione all'interno dei reflui fognari che giungono presso un depuratore, durante il ciclo di depurazione questo solido Pag. 34 viene preparato dalle acque e quello che ne risulta è una massa omogenea composta da molti elementi, però distinguere i fanghi dalle sostanze organiche come se fossero due classi separate è pressoché impossibile. Tutto ciò che ne deriva è organico e inorganico mischiato in un'unica massa e in una soluzione spesso colloidale e difficile da separare ed è destinata a un unico trattamento.
  Inoltre, nella mia domanda non ho fatto riferimento al percolato proveniente da Bellolampo, ma solo ed esclusivamente ai fanghi di depurazione provenienti dai depuratori.
  Mi auguro che nella relazione che invierà a questa Commissione emergano anche i rilievi fatti da ARPA Sicilia, così come avevo chiesto, in maniera tale da far coincidere, in qualche modo, quanto emerso dalle dichiarazioni del procuratore Lo Voi e quanto lei ci sta dichiarando, perché ho difficoltà in molti casi a far collimare le due versioni al netto della buona fede di tutti coloro che vengono auditi da questa Commissione.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Io mi permetto di far notare che sono condannato a essere tuttologo, ma non sono un esperto e non posso che attenermi alle indicazioni che mi vengono fornite dagli esperti quando mi parlano con riferimento al trattamento di grigliatura. Non voglio affrontare questo tema, che è affrontato nella relazione, in modo che punto per punto ci possa essere una risposta.
  Non ho risposto alla sua domanda e le chiedo scusa, ma mi sono fatto prendere troppo dalle risposte alle altre domande. Non c'è una sola sanzione – così mi viene assicurato dalla azienda – da parte dell'ARPA per sversamenti in mare. Ci sono state altre sanzioni che riguardano modalità di funzionamento: alcune sono state doverosamente pagate, altre sono state doverosamente contestate, mentre alcune di quelle contestate sono state stralciate e altre, invece, sono state pagate.

  PRESIDENTE. Diciamo che i controlli ordinari sono difficili. Conosciamo bene la situazione dell'ARPA in Sicilia dove anche i controlli ordinari sulla depurazione sono al 10 per cento di quelli che dovrebbero fare, figuriamoci poi trovare un bypass momentaneo dove scaricano in mare. Quindi, trovarlo non è semplice, soprattutto in questa situazione.

  CATERINA LICATINI. Intanto proprio sull'ultima battuta che ha fatto il sindaco, mi piacerebbe sapere – presidente, se lei permette, possiamo chiedere questo e farlo avere – quante richieste di sanzioni sono state stralciate e quante, invece, sono diventate vere e proprie sanzioni. Questo è un dato che sicuramente ci faremo avere.
  Ora ha detto bene, noi siamo politici, e non siamo tecnici – anche se forse qualcuno lo è –, però è per questo motivo che la Commissione si avvale di tecnici, di chimici e di gente esterna per poter contribuire ed evitare di fare degli errori e dire delle cose errate.
  Detto questo, su Balestrate – abbiamo visto la situazione e non intendo ancora continuare su questa storia – vorrei capire da chi e dove è stato effettuato il prelievo in quella giornata per poter permettersi di dire che all'uscita da quell'impianto di depurazione le acque erano dentro i limiti previsti per la legge. Le indagini proseguiranno e vedremo un qual è il risultato finale.
  Poc'anzi le avevo fatto un'altra domanda che riguardava proprio Palermo, la sua città. Parlavo dei collettori fognari che in corrispondenza della foce del fiume Oreto e di quella in via Diaz avrebbero dovuto interrompere proprio gli scarichi in mare e si doveva fare questo collettamento. Risulta che la gara è stata aggiudicata nel gennaio del 2019. Evidentemente ci sono stati troppi inconvenienti e il contratto doveva essere sottoscritto alla fine con le varie difficoltà nel marzo del 2021, ma ancora non abbiamo notizie. Ancora oggi con un appalto del comune di Palermo di 11 milioni definito dall'UREGA (Ufficio regionale espletamento gare d'appalto) da quasi due anni, ancora non abbiamo notizie. Vorrei capire se lei è a conoscenza di questa situazione, perché collettare quella zona significa evitare un ulteriore scarico in mare. Pag. 35
  Inoltre, per completare il quadro – a questo punto forse sarà prevedibile la risposta – la prefettura di Palermo ci ha fatto sapere che è stato sottoscritto un'intesa per la legalità e la prevenzione fatta da prefettura, comune di Palermo, e le aziende partecipate, tra cui AMAP e RAP. Mi chiedevo se da parte sua vi è mai stata una segnalazione di comportamenti anomali o difformi di AMAP nei confronti di questo protocollo di intesa del 2019-2020.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Il protocollo d'intesa sarà oggetto di ulteriore approfondimento nel tavolo tecnico istituito dalla prefettura. Non c'è stata nessuna segnalazione di violazione di quello che riguarda le norme di comportamento del protocollo d'intesa.
  Con riferimento allo stato dell'appalto che lei mi ha chiesto, le farò avere una relazione tecnica sullo stato dei lavori in corso per evitare di essere io a dire qualcosa di diverso da quello che corrisponde alla realtà e poi la Commissione farà ogni valutazione.
  Prendo atto che l'ARPA controlla il 10 per cento. Non credo che sia colpa dei controllati se il controllore controlla il 10 per cento. Posso solo rammaricarmi del fatto che non ci sia una funzionalità come sarebbe auspicabile che ci sia, però trasmetterò la nota che dice che lo scarico di Balestrate, in occasione di quella visita, era conforme a legge. La trasmetterò formalmente in modo che sia acquisita agli atti.
  È chiaro che devo attenermi a quelle che sono le indicazioni che vengono fornite, ma proprio in vista di questa riunione mi sono premurato di far predisporre una relazione tecnica, in modo che i tecnici della Commissione potranno esaminare tutte le cose che ho detto, chiedendo comprensione sul fatto che non ho la competenza tecnica per poter rispondere a tutti i punti, ma credo che i numeri e i dati che sono indicati in queste relazioni corpose e dettagliate serviranno a fare chiarezza rispetto a quelle che sono le attività della Commissione, con la quale non ci può che essere uno spirito di massima collaborazione, perché credo che tutti abbiamo interesse di conoscere esattamente come stanno le cose.
  È noto che le cose in Sicilia vadano male, così come è noto che la provincia di Palermo sia l'unica ad avere il piano d'ambito approvato, ad avere un ATO (ambito territoriale ottimale) non commissariato e ad avere un gestore pubblico così grande. In Sicilia noi subiamo – sarebbe opportuno che ci fosse un controllo anche su questo da parte dell'ARPA o da altri organismi – questa specie di monopolio insopportabile di Sicilacque, alla quale noi ci siamo opposti, perché è sempre il solito intreccio tra l'interesse pubblico e l'interesse privato, dove non si finisce di capire dove finisce il pubblico e dove comincia il privato. Con riferimento all'AMAP, l'interesse è tutto pubblico e gli errori che facciamo sono tutti pubblici.

  PRESIDENTE. Ben venga che sia così. Personalmente mi fa sempre piacere quando è il pubblico a gestire le cose e sicuramente questo è un vanto. Ho capito che lei non è un esperto, come non lo sono neanche io, però quando noi siamo andati con gli esperti, sia lei che una casalinga di Palermo avrebbe potuto rendersi conto che lì c'era qualcosa che non andava. Immagino che lei non possa sapere o controllare i registri dei fanghi, ma vedere i registri dove per mesi non si è registrato nulla dimostra quale è la situazione. Noi ci siamo accalorati anche per questo, perché lei all'inizio ha dato l'impressione di affermare che andasse tutto bene, ma in realtà le cose non vanno bene, come non vanno bene in tutta la Sicilia, in Campania e anche in altre parti di Italia.
  Passando alla mia domanda banale, visto che lei è qui da tanto tempo e visto che lei e il comune scegliete i vertici, immagino che negli ultimi 10 o 20 anni non siano stati fatti investimenti per rendere funzionale il depuratore, visto che l'abbiamo trovato in situazioni penose. Ad esempio, anche quando si costruisce una bella casa, poi si deve mantenere e negli anni si devono spendere i soldi per aggiustarla e tenerla sempre al meglio. Questo non è avvenuto. Mi può dire perché?

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  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Intanto desidero ricordare che ho iniziato l'incontro parlando di stato di calamità istituzionale in Sicilia nel settore delle acque e dei rifiuti. Credo che questo sia chiaro.
  Ho chiesto notizie più aggiornate per quanto riguarda i lavori, ma sono stati già consegnati a maggio e porteranno le acque fognarie ad Acqua dei Corsari, essendo stati finalmente consegnati con tutti i tempi e le procedure che spesso sono necessarie, non ultimo per impugnative sospensive e interdittive al TAR e che quando arrivano, è bene che vengono, perché servono ad evitare ovviamente rischi maggiori.
  L'AMAP, dal punto di vista finanziario, è un'azienda in perfetto equilibrio di bilancio che ha assorbito l'APS (Acque potabili siciliane) un'azienda privata frutto di speculazioni finite in mala maniera, e che sta garantendo il servizio in questo momento a 44 comuni della provincia, in attesa di avere la gestione dell'intero ambito provinciale, poiché vi sono alcuni comuni che vanno in salvaguardia in conformità alla normativa europea e nazionale.
  Con riferimento al piano industriale dell'AMAP, mi permetterò di fare avere il piano industriale 2017-2045 in modo che possa trarsi che opere sono previste e con quali risorse.
  Devo anche dire che l'AMAP ha una tale solidità e una tale credibilità anche dal punto di vista tecnico. Infatti, per quanto riguarda circa 40 di milioni di euro di lavori, abbiamo avuto un credito da parte della BEI. Ci siamo trovati di fronte ad un sistema gestito nell'intera provincia, tranne il comune di Palermo, che si è sempre opposto alla privatizzazione. Infatti, l'azienda privata che gestiva è fallita e sostanzialmente in questo momento la prima attività che ha dovuto fare l'AMAP nei comuni di cui ha assunto la gestione è mettere i contatori, perché era una festa allegra, si davano incarichi milionari – voi sapete che gli incarichi milionari sono normalmente collettori di tante cose – da parte dell'APS senza che si facessero le opere e poi evidentemente è andata in fallimento. È evidente che un'azienda che dà incarichi milionari, che non tiene in piedi un sistema di fatturazione e che non fa pagare l'acqua, non poteva che fallire, ed è fallita, ma intanto i professionisti milionari si sono già presi gli incarichi e anche su questo sarebbe opportuno un poco di controllo. Questo riguarda il passato e quindi guardiamo al futuro.
  Signor presidente, quando la Commissione avrà occasione di venire – se mi date la possibilità e il privilegio di farmi sapere –, sarò senz'altro presente perché vorrei che mi sia spiegato dai tecnici della commissione e dai tecnici dell'AMAP come stanno esattamente le cose.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Ad esempio, io ho un discreto stipendio e se a casa dovessi tenere lo sciacquone del bagno rotto, non farei una bella figura. A maggior ragione, lei dice che l'AMAP ha i conti in regola. Mi fa piacere, però è un'aggravante, nel senso che se ha i conti in regola, perché non si prende cura dei depuratori che ha? È questa la questione.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Per la normativa vigente, senza il piano d'ambito non si possono fare gli interventi. Gli investimenti non si possono fare, se non viene approvato il piano d'ambito. Noi siamo l'unica provincia che ha il piano d'ambito approvato e lo abbiamo approvato sei mesi fa, il 31 dicembre del 2020.

  PRESIDENTE. Poteva essere fatto anche prima, però senza il piano d'ambito non si possono fare investimenti straordinari, ma qui stiamo parlando dell'ordinario e della manutenzione ordinaria.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). L'ordinario è stato fatto, ma l'ordinario ha dei limiti rispetto alle soluzioni di criticità che sono storiche. L'ordinario ha dei limiti rispetto ad un sistema di comuni che non avevano neanche i contatori presso gli utenti.

  PRESIDENTE. Ho un'altra questione. Tempo fa lei ha scritto – non abbiamo la Pag. 37data, forse era il 2016, – una lettera alla Corte dei conti che ci ha incuriosito. Lei dice alla Corte dei conti: «Vedete voi, indagate se c'è qualche cosa che non va, ma io non c'entro nulla». Ci può spiegare meglio questa lettera e che riscontri ha avuto sia da parte della Corte dei conti che l'ha ricevuta, sia dalla procura, perché l'ha mandata anche a quest'ultima.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Io ho un'abitudine: quando mi arrivano anonimi che mi riguardano, li trasmetto immediatamente alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti. Gli uffici sanno che quando arrivano anonimi che mi riguardano, devono essere mandati, senza bisogno di avvertirmi, alla procura della Repubblica e alla procura della Corte dei conti. Sarà arrivato qualche esposto, a cui ho fatto seguito mandando comunicazione alla Corte dei conti. Evidentemente chi ha presentato l'esposto ha ritenuto che ci fossero censure sotto il profilo del danno erariale.
  Io sono il sindaco e mando segnalazioni politiche. È evidente se la segnalazione la mando io ha un valore politico, se la mandano i funzionali e dirigenti ha un valore molto più forte, ma io faccio la mia parte, comunicando tutto agli organi inquirenti.

  PRESIDENTE. Lei ha comunicato, ma ha avuto risposta? Ha avuto un seguito questa comunicazione?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Non mi risulta che ci sia stato un seguito.

  CATERINA LICATINI. Mi veniva in mente che abbiamo detto che il percolato fino al 2018 veniva portato ad Acqua dei Corsari.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). La percentuale dell'1 per cento.

  CATERINA LICATINI. Si ricorda dopo dove è stato portato? Per caso alla Ecox di Termini Imerese?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Sono stati portati, come si fa in tutta Italia, in discarica. Per quanto riguarda le discariche, ci è stato indicato dalla regione di portarli lì. Ci sono tutti i nomi anche dei titolari delle imprese, a scanso di ogni equivoco. La regione ci ha detto che dovevamo portarli in alcune di queste discariche e una di queste è quella a Catanzaro – credo non debba fare nessun commento, poiché un nome, una marca e una garanzia – o quello della Ecox e quant'altro. Spesso queste discariche non accettano questi rifiuti.
  Posso chiedere di richiamare l'attenzione della Commissione se, quando queste discariche non accettano i fanghi da parte dell'AMAP, l'AMAP fa una gara e li assegna a qualcuno?

  PRESIDENTE. Nel senso che sta dicendo che non li accettano, ma in realtà andavano accettati. Giusto?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Esattamente così. Non li accettano, ma andavano accettati. Per limitarmi a una interpretazione assolutamente candida, signor presidente.

  PRESIDENTE. Diciamo che ci sono anche tante variabili che non sono solo tecniche, ma anche oggettive.

  CATERINA LICATINI. Io sono fiduciosa sul fatto che il sindaco dica: «Finalmente abbiamo il piano d'ambito e ora possiamo pensare a tutti quegli investimenti straordinari», perché sappiamo benissimo che ci sono delle somme e delle disponibilità già da un decennio, ma purtroppo – questa è l'ulteriore beffa di tutta la situazione – al fatto che abbiamo un inquinamento, abbiamo un danno economico dalla condanna che subiamo dall'Europa, abbiamo un danno economico, ma in questi dieci anni abbiamo avuto anche i soldi per mettere in regola gli impianti, cosa che non è stata fatta.
  Le dico che ho provato con i miei strumenti a interloquire sia con l'AMAP, con la quale ho avuto sempre disponibilità al dialogo, Pag. 38 e con l'ambito territoriale idrico. Ad esempio, Casteldaccia, che è uno di quegli agglomerati sotto procedura d'infrazione, perché è sottodimensionato e per il quale vi è una disponibilità, già da tempo, di risorse economiche, non è stato ancora fatto nessun tipo di intervento. Purtroppo questo è stato l'ultimo progetto che l'ingegnere ha presentato anche per la provincia di Palermo, a cui non è stato dato seguito. Tutti i progetti sono stati deposti in un cassetto e non hanno mai visto la luce del sole. Mi affido un po' alle sue parole e spero che ci possa essere realmente un futuro per questi progetti. La prego di attenzionare, ad esempio, anche il progetto di Casteldaccia, visto che è di sua appartenenza, ma ce ne sono altri. Mi faccio portavoce della richiesta proprio di fare un punto della situazione di tutti questi agglomerati che ancora oggi non hanno avuto una svolta positiva.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). La ringrazio per quello che lei ha detto. Evidentemente oggi finalmente si è rimosso questo ostacolo che è la mancanza di un piano d'ambito e che teneva l'AMAP come se fosse una macchina con il motore imballato, non potendo manifestare tutta la sua potenzialità, mentre adesso manifesta potenzialità e responsabilità, perché a decorrere dal primo gennaio di quest'anno vi è la competenza dell'AMAP.
  Noi manderemo alla Commissione doverosamente il piano industriale con tutte le previsioni finanziarie, progetto per progetto, con la relativa provvista finanziaria e il riferimento alle modalità con le quali si conta di potere provvedere.
  Quanto al ritardo del piano d'ambito, credo che non debba aggiungere altro. In Sicilia ogni tre o quattro anni abbiamo avuto un cambio di legislazione sull'Ente di Governo del settore dell'acqua e del settore rifiuti. Avevamo l'ATO che in molti casi è fallito, poi si è detto di fare l'ATI e adesso abbiamo l'ATI che sta partendo con grande difficoltà, perché si sono dovuti risolvere i problemi dei rapporti tra ATO e ATI. Ripeto che quello di Palermo è l'unico che ha approvato il piano d'ambito e che ha evitato il commissariamento. Mi auguro che la regione provveda a commissariare quegli ATI che non hanno provveduto ad approvare il piano d'ambito, altrimenti finisco con il non essere apprezzato dai dirigenti e dai funzionari ai quali ho detto che era necessario approvare al più presto il piano d'ambito.
  In riferimento all'impianto di depurazione Casteldaccia, mi permetto di dire che per il suo adeguamento e potenziamento è in corso la procedura di approvazione in sede tecnica. L'importo del progetto esecutivo è di 4 milioni 480 mila. Potrei citare anche Bolognetta per 3 milioni, piuttosto che Corleone per 4,4 milioni, Acqua dei Corsari, la frazione San Carlo di Chiusa a Sclafani e altri impianti che sono tutti contenuti in questo lungo elenco, che vi verrà spedito da parte dell'azienda e che sono già nella relazione. Ci siamo permessi di fare una relazione la più ampia possibile e che dia risposte più concrete e più precise alle domande che opportunamente sono state poste.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda il discorso dei fanghi e dei rifiuti non accettati, quando sono stati respinti, vi è stata data una relazione tecnica con le motivazioni per le quali sono state respinte? Ce la potete mandare?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Sono stati respinti e basta. Noi abbiamo vissuto il respingimento dei rifiuti dell'AMAP anche da discariche che si trovavano a Lentini e a Siracusa, dove ogni volta facevano l'obiezione che avevano trovato un copertone e anziché togliere il copertone, facevano tornare indietro l'autocompattatore carico di rifiuti.

  PRESIDENTE. Faccio fatica a immaginare che il respingimento venga fatto con una telefonata a voce o senza motivazione. Ci sarà scritta la motivazione?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Viene respinto, dicendo che quando è arrivato non era nelle condizioni in cui era quando è Pag. 39partito, perché ogni trasporto viene controllato alla partenza e singolarmente accade che parte bene e arriva male.
  Vorrei uscire fuori dal generico: la presenza di strutture pubbliche che gestiscono acque e rifiuti in Sicilia non è vista con favore da coloro che hanno rendite di posizione parassitaria.
  Se sbagliamo dobbiamo evidentemente correggere gli errori. Detto questo, non chiediamo di essere assolti. Su questo continueremo ad impegnarci, ma un conto è impegnarsi in un clima favorevole e un conto è impegnarsi dovendo addirittura impugnare la fissazione da parte di Sicilacque del prezzo dell'acqua o dovendo avere contenziosi interminabili con le istituzioni o – peggio ancora – di sentirsi rifiutati gli autocompattatori dopo 300 chilometri di viaggio.
  Con riferimento a questo rifiuto, qualche volta ho dato comunicazione agli organi di controllo giudiziario. La mia posizione su questo sistema speculativo in danno dei siciliani è nota anche agli organi di controllo giudiziario

  PRESIDENTE. A maggior ragione, visto che è pubblico, sarebbe bello vedere funzionare in maniera dignitosa questi depuratori che sono oggetto della nostra inchiesta. Ci auguriamo che presto questo possa avvenire. Quello che abbiamo visto noi, purtroppo, non era così bello.
  Per quanto riguarda il divieto di balneazione, negli ultimi anni ha fatto delle ordinanze di livello di balneazione e sono state applicate? Io vengo spesso in Sicilia e mi piace, ma si riesce a capire se c'è il divieto di balneazione o meno e c'è difficoltà a far rispettare questo eventuale divieto?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Devo dire che ci sono divieti di balneazione che oggettivamente vengono rispettati. I divieti di balneazione sono sempre collegati alle relazioni tecniche che ci danno gli uffici di controllo. In qualche caso il divieto di balneazione poi viene rimosso, mentre in altri casi poi viene mantenuto, ma dipende tutto dall'ARPA che di volta in volta dà indicazioni su come procedere. Sostanzialmente si rispetta il divieto di balneazione, che da una parte conforta, dall'altra parte stimola a eliminare le ragioni per cui ci sia il divieto di balneazione.

  PRESIDENTE. In questi giorni con le belle giornate – in Sicilia probabilmente sarà stato bel tempo anche prima – ha emesso delle ordinanze di divieto di balneazione?

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Sì, ne ho emessa una in una zona nella parte di Vergine Maria Arenella, così come rimane fermo il divieto di balneazione per quanto riguarda via Messina Marine, ovvero il lungomare che è oggetto di quel risanamento del quale abbiamo appena finito di parlare, con riferimento quindi al tema del recapito fognario dell'Oreto.
  Il fiume Oreto è una fonte di inquinamento, perché vi erano una serie di recapiti abusivi che abbiamo drasticamente eliminato, ma vi è una tradizione di produzione di frantoi, soprattutto a monte, che spesso sversano i residui nel fiume e questo fiume poi porta a mare. È per questo che poi scattano le ragioni di controllo da parte degli organismi competenti.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Ricollegandomi al tema che ha introdotto in ordine alla qualità delle acque costiere, volevo chiedere al sindaco della città metropolitana, spostandoci nella porzione più occidentale della provincia di Palermo, in ordine al complesso idrografico del fiume Nocellara che attraversa ben otto comuni della provincia di Palermo, ovvero Terrasini, Trappeto, Partinico, Borgetto, Montelepre, Giardinello, Monreale e Carini, sfociando nella baia di San Cataldo.
  Il 5 agosto del 2018 fu documentato dall'omonima associazione della baia di San Cataldo lo sversamento di migliaia di metri cubi di acque reflue e acque nere nella baia incastrata nello straordinario scenario naturale del golfo di Castellammare con relativa moria di pesci. Pag. 40
  Noi sappiamo che il fiume Nocellara presenta delle criticità ambientali diffuse lungo l'intero corso anche a causa di alcuni affluenti. Inoltre, anche la presenza di una nota distilleria nella zona di Partinico certamente non aiuta.
  Volevo sapere se il sindaco Orlando ha avuto delle segnalazioni a riguardo e che cosa ha fatto l'amministrazione della città metropolitana anche in accordo con ARPA. Allo stesso modo, chiedo se sono state poste in essere delle misure di contenimento degli sversamenti di acque reflue e di acque fognarie derivanti dai centri urbani, come ad esempio nel caso dell'affluente Puddastri che raccoglie le acque reflue del comune di Partinico.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Come è noto, la competenza in questa materia è regionale e comunale. Ho detto che con riferimento alla realtà palermitana abbiamo adottato dei divieti di balneazione che sono sempre condotti e diretti dall'autorità di controllo regionale.
  Lo stesso avviene nella baia cosiddetta «del golfo», ovvero la zona che va da Isola delle Femmine fino a Castellammare del Golfo. Lei ha fatto un elenco di comuni che sono esattamente quelli che ho elencato anche io e che sono privi di depuratore. Infatti, ho fatto l'elenco dei comuni che il rappresentante dell'ARPA ha detto essere in condizioni indicibili. Che cosa posso dire di più? Sono certo che i miei colleghi sindaci hanno adottato tutte le misure chieste dagli organi di controllo di divieto di balneazione.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste d'intervento da parte dei miei colleghi o da chi è collegato online, finiamo così l'audizione.
  Innanzitutto la ringrazio per la disponibilità. Noi ovviamente continueremo a seguire la questione e, se si tratta di chiedere ulteriori specifiche, la contatteremo, anche per firmare il protocollo d'intesa tra la Commissione e il comune di Palermo di cui si parlava prima.

  LEOLUCA ORLANDO, Sindaco di Palermo (intervento da remoto). Onorevole presidente, grazie e grazie agli onorevoli commissari.
  Lei può senz'altro dire alla segreteria della Commissione di mettersi in contatto con la mia segreteria così creo il collegamento con il mio capo di gabinetto per iniziare questa interlocuzione per questo protocollo con riferimento ai rifiuti, soprattutto quelli ingombranti.
  Con riferimento all'oggetto di questa audizione, invierò tutta la documentazione, e sarà per me di conforto – se mi posso permettere – se questa documentazione verrà esaminata dai tecnici della Commissione, perché non vorrei che siamo indotti in errore dai nostri tecnici. Fintanto che qualcuno non me lo contesta tecnicamente, devo attenermi alle indicazioni dei tecnici, dei quali ho grande fiducia, perché l'AMAP è un'azienda sana – l'ho detto anche prima negli interventi – che si è trovata adesso a dovere gestire una cosa a cui non era preparata in un sistema di grande confusione ed incertezza legislativa con l'ATI, l'ATO, i fallimenti, la legislazione e l'assenza di piano d'ambito.
  Spero che ogni volta che la Commissione riterrà opportuno dedicare attenzione alla realtà palermitana, possa registrare un miglioramento e non un peggioramento. L'approvazione del piano d'ambito consente finalmente all'AMAP di agire.

  PRESIDENTE. La ringrazio e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 18.