XVIII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 26 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione del Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza, Lamberto Giannini, sulle tematiche relative all'operatività della Polizia di Stato (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 3 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 12 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 12 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 13 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 15 
Berardini Fabio (Misto-CD)  ... 15 
Tonelli Gianni (LEGA)  ... 16 
Prisco Emanuele (FDI)  ... 17 
Perego Di Cremnago Matteo (FI)  ... 17 
Cattoi Maurizio (M5S)  ... 18 
Madia Maria Anna (PD)  ... 18 
Di Maio Marco (IV)  ... 19 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 19 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 19 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 19 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 19 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 21 
Corneli Valentina (M5S)  ... 21 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 21 
Giannini Lamberto , Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 21 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 21 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE BRESCIA

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza, Lamberto Giannini, sulle tematiche relative all'operatività della Polizia di Stato.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza, Lamberto Giannini.
  Preliminarmente faccio presente che l'audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre scorso.
  In proposito ricordo che anche ai deputati collegati in videoconferenza non è consentito esporre cartelli o scritte secondo le regole ordinarie vigenti per la partecipazione alle sedute.
  Faccio, inoltre, presente per i deputati partecipanti da remoto la necessità che essi risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, il quale deve essere udibile. La presidenza non potrà, infatti, dare la parola a deputati non visibili i cui interventi non siano chiaramente percepibili.
  Come anticipato, nel corso dell'audizione saranno affrontate anche le tematiche oggetto della proposta di legge 243 Fiano, recante: «Misure per la prevenzione della radicalizzazione dell'estremismo violento di matrice jihadista» e della proposta di legge 2301 Perego Di Cremnago, recante: «Istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni di estremismo violento o terroristico e di radicalizzazione di matrice jihadista» in esame congiunto da parte della Commissione.
  Avverto che al termine dell'intervento del Capo della Polizia, Lamberto Giannini, darò la parola ai commissari che intendono svolgere considerazioni o porre domande per non più di tre minuti per ciascun intervento. Qualora ci fosse tempo e ci fossero ulteriori esigenze da parte dei commissari, cercheremo di svolgere un altro breve giro di interventi.
  Do la parola al Capo della Polizia Giannini per la sua relazione e lo ringrazio per avere accolto l'invito della Commissione.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Grazie, signor presidente. Buon pomeriggio a tutti. Ho accolto questo invito con grande piacere, sia per poter illustrare le attività e l'operatività della Polizia di Stato, sia per soffermarmi sui temi relativi all'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta e sulle attività riguardanti la deradicalizzazione.
  Avverto che, sia per quello che riguarda il tema della Commissione di inchiesta sia per quanto concerne le attività di deradicalizzazione, potrei avere la necessità di richiedere alla presidenza di interrompere la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, considerato che alcuniPag. 4 passaggi coinvolgono anche interlocuzioni con altri Paesi.
  Iniziando dalle dotazioni del personale della Polizia di Stato, in primis vorrei fare un accenno sul profilo generale e poi andare a vedere i vari filoni di attività e di operatività della Polizia di Stato.
  Nel 2015, con un articolato pacchetto di interventi di razionalizzazione del sistema di law enforcement e di valorizzazione del personale, sono state rideterminate le dotazioni organiche di ciascuna forza di Polizia. Dal gennaio del 2020 a oggi la Polizia di Stato, al netto del personale destinato ai gruppi sportivi delle Fiamme Oro, ha assunto nei propri ruoli 2.639 unità di personale, delle quali 2.458 appartengono ai ruoli di base e le restanti 181 alla carriera dei Commissari e a quella dei Commissari tecnici e dei medici della Polizia di Stato.
  Questo risultato è il frutto anche degli sforzi che, sin dai primi mesi dell'emergenza epidemiologica, sono stati condotti per consentire lo svolgimento dei concorsi per l'accesso ai ruoli del personale del comparto di sicurezza, difesa e soccorso pubblico in condizione di sicurezza sanitaria, cercando di minimizzare i rallentamenti dovuti alla pandemia.
  Avendo una situazione di difficoltà nell'organico, anche a causa dei pensionamenti, stiamo cercando, con dei piani assunzionali, di colmare queste lacune o di ammortizzarne gli effetti. Per questo sono state stabilite delle modalità semplificate dei concorsi e si è provveduto, con il decreto adottato dal Ministro della salute il 6 luglio 2020, alla definizione di prescrizioni tecnico-sanitarie.
  Nel rispetto di questo nuovo quadro regolatorio sono attualmente in corso di svolgimento tre procedure concorsuali, indette tra il 2018 e il maggio del 2020. In particolare, due concorsi pubblici sono finalizzati all'assunzione complessivamente di 3 mila agenti, 1.350 dei quali selezionati tra coloro che hanno prestato servizio volontario nelle Forze armate. Il cronoprogramma prevede che tali concorsi si concludano in tempo utile per assegnare i vincitori alle sedi di servizio nel 2022. Abbiamo poi delle procedure di concorso interno per 263 vice ispettori e un concorso che è stato bandito per altri mille ispettori. Ci tenevo a dire questo, perché è stato costante lo sforzo fatto dalla Polizia di Stato per non tenere bloccati i concorsi e le assunzioni durante il periodo della pandemia.
  La rideterminazione delle dotazioni organiche della Polizia di Stato è d'altra parte uno dei fattori alla base della riorganizzazione che, a partire dal 2015, ha riguardato le diverse componenti dell'Amministrazione della Pubblica sicurezza. Il processo ha interessato innanzitutto il Dipartimento della Pubblica sicurezza, secondo un disegno che ha puntato a rendere la struttura organizzativa più agile e moderna, capace di fare fronte alle esigenze di governance di un sistema chiamato ad affrontare gli scenari della minaccia multiforme e cangiante con la rapidità propria dell'era digitale.
  Le chiavi di volta di questa riforma sono state la semplificazione della struttura dipartimentale, indispensabile per rendere più rapidi e fluidi i processi decisionali e l'implementazione di modelli amministrativi per assicurare una programmazione maggiormente prospettica dei processi di spesa di un budget che si attesta intorno agli 8 miliardi di euro l'anno.
  Sottolineo come le prime tappe di questo percorso abbiano riguardato proprio alcune delle strutture dipartimentali preposte alla direzione della Polizia di Stato.
  Con decreto ministeriale del 19 aprile 2017 si è provveduto ad ammodernare l'ufficio centrale ispettivo, con la costituzione di una struttura deputata all'approfondimento delle notizie sul corretto funzionamento degli uffici e a rimodellare le direzioni centrali della Polizia di prevenzione e anticrimine della Polizia di Stato che coordinano l'azione info-investigativa della Polizia di Stato in materia di terrorismo, eversione e criminalità comune e organizzata.
  Faccio solo un breve cenno per esemplificare quanto detto. Che tipo di modifiche ha avuto la Direzione centrale della Polizia di prevenzione? Questo può dare uno spaccato della ratio dei provvedimenti. In precedenza questa Direzione centrale, Pag. 5che si occupa dell'antiterrorismo e dell'attività di prevenzione e informativa, era sostanzialmente incardinata su due servizi: un servizio di tipo informativo, che svolgeva un'attività informativa, si occupava della gestione dell'ufficio, del personale e dell'archivio; un altro servizio che si occupava genericamente dell'antiterrorismo.
  All'epoca io ero il Capo del servizio antiterrorismo e, parlandone con l'allora Capo della Polizia pro tempore, il prefetto Gabrielli, si convenne che quel tipo di struttura non era performante, considerato quanto stava accadendo. Noi avevamo bisogno di articolarci diversamente per più motivi. Con una rapida evoluzione del terrorismo, soprattutto quello relativo al Daesh, ovvero all'autoproclamato Stato islamico, non si poteva più tenere un settore delle informazioni di carattere generico, poiché anche l'ambiente delle moschee o di quegli ambienti non potevano essere separati dall'attività antiterrorismo. Quindi, sono stati istituiti due servizi, che riguardavano l'eversione e l'antiterrorismo di matrice interna e l'eversione e l'antiterrorismo di matrice internazionale. In più, vi era un terzo servizio, quello degli affari generali, nel quale vi era una novità: si era costituita una divisione strettamente operativa. Infatti, fino ad allora, storicamente, il problema del terrorismo aveva riguardato le aree da Napoli in su. Anche negli anni di piombo era stato molto limitato quello che era successo nel Sud, per cui le DIGOS (Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) operavano essenzialmente in attività per reati contro la pubblica amministrazione, attività di ordine pubblico e altro.
  Per rendere performanti tutte le DIGOS del sud Italia rispetto a una minaccia completamente mutata – perché abbiamo fatto operazioni importanti di antiterrorismo internazionale in tutto il Sud Italia – venendo meno questa divisione territoriale, si è pensato di costituire un forte gruppo di lavoro al Centro che, dove si presentasse l'esigenza, potesse inviare personale specializzato in intercettazioni, in pedinamenti e in altra attività. Implementando gli uffici territoriali, questo ci ha consentito di fare rilevanti operazioni antiterrorismo a Brindisi, a Taranto, a Cosenza, a Catanzaro e in Sicilia, dove tra i migranti abbiamo provato anche persone dell'ISIS (Islamic State of Iraq and Syria).
  Questo accenno era solo per dirvi che queste rimodulazioni – dirò quelle che sono state fatte, parlando della Polizia di prevenzione – non hanno seguito un mero criterio di riorganizzarne gli uffici e di stabilire dei posti di funzione, ma sono state tutte improntate a specifiche esigenze operative, perché era da tantissimi anni che vigeva una precedente organizzazione. Vi era, quindi, la necessità di rendere tutto il sistema più performante dal punto di vista operativo, considerate le nuove esigenze.
  Con il successivo provvedimento del 18 maggio 2018 si è ridisegnato l'assetto del servizio di Polizia postale e comunicazioni, adeguandolo alle nuove attribuzioni a esso demandate in qualità di organo centrale del Ministero dell'Interno per la sicurezza e la regolarità delle telecomunicazioni, soprattutto in tema di tutela delle infrastrutture critiche e informatizzate e del contrasto all'uso del web da parte di gruppi e sodalizi terroristici.
  La riorganizzazione delle altre strutture dipartimentali è avvenuta poi con il decreto del 6 febbraio 2020, la cui attuazione sta per essere ultimata nei prossimi giorni con i necessari interventi amministrativi e logistici, atti a garantire la funzionalità degli uffici.
  Mi limito a ricordare, per quanto concerne le funzioni di amministrazione e direzione della Polizia di Stato, che l'elemento di maggiore novità è rappresentato dalla nuova Direzione centrale per gli affari generali e le politiche del personale della Polizia di Stato. La struttura, divenuta operativa dal febbraio scorso, riunisce le competenze in materia di ordinamento e gestione giuridico-amministrativa del personale, di coordinamento dell'attività formativa e di organizzazione degli uffici della Polizia di Stato, garantendo una visione di insieme sulle diverse questioni di natura ordinativa. Lo schema disegnato dal decreto del 6 febbraio 2020 conoscerà un Pag. 6importante integrazione non appena sarà completato l'iter, già in corso, del regolamento destinato a dare attuazione all'articolo 240 del decreto-legge n. 34 del 2020, che prevede l'istituzione, in seno al Dipartimento, di una nuova direzione centrale – anche qui siamo attenti nello stare al passo con i tempi – competente in materia di prevenzione e tutela informatica e cibernetica.
  Sostanzialmente, per lo svolgimento delle attività speciali abbiamo a disposizione la Polizia postale, che è una delle strutture che ha subito la maggiore trasformazione. Infatti, fino a qualche anno fa, essa svolgeva attività che andavano dalla scorta ai valori, al controllo degli uffici postali, mentre adesso è protagonista della cybersicurity per il contrasto a tutta una serie di odiosi reati che si consumano sul web e che – come vi dirò – sono profondamente aumentati.
  È stato deciso, quindi, di creare una direzione, un polo tecnologico con altissime professionalità, dove la Polizia postale venga unita alla Polizia scientifica. Sarà un polo specialistico, destinato anche a sostenere le attività di tutte le altre articolazioni della Polizia di Stato per quello che riguarda le indagini investigative di particolare complessità, che richiedono queste attività di carattere tecnico. Il progetto messo a punto configura questa articolazione come il polo unico di riferimento della Polizia di Stato nelle attività, anche forensi, a contenuto scientifico e tecnologico, rafforzando, tra l'altro, la capacità di lavorare a tutela del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, istituito dal decreto-legge n. 105 del 2019.
  Alla riforma del Dipartimento corrisponde un ampio progetto di rivisitazione del comparto periferico della Polizia di Stato, sviluppato a partire dal 2017 con l'obiettivo di rendere più incisiva la sua capacità di risposta alle esigenze di sicurezza di ciascun territorio, adeguando anche la distribuzione delle dotazioni organiche alla luce dei nuovi volumi, di cui ho fatto cenno poco fa. Su questo versante, che ha già visto il varo di alcune misure di riorganizzazione riguardanti taluni reparti delle specialità della Polizia di Stato, mi limito a ricordare come, in attuazione di precise disposizioni legislative, siano già divenute operative, nel 2018 e nel 2019, le nuove questure di Fermo e di Monza Brianza ed è alle battute conclusive il percorso che porterà all'attivazione della questura della provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT). Entro la fine di maggio, infatti, saranno completati i lavori logistici e prima dell'inizio dell'estate contiamo di aprire questa nuova questura in un territorio molto sensibile, per evidenti ragioni.
  Sempre con riguardo alla ridislocazione sul territorio, desidero ricordare come, in attuazione della direttiva del 15 agosto 2017 in tema di comparti di specialità e di razionalizzazione dei presìdi, il Ministro dell'Interno abbia approvato, il 15 gennaio scorso, la pianificazione presidiaria delle forze di Polizia per il 2021. Per la Polizia di Stato tale atto prevede, tra l'altro, l'istituzione di cinque commissariati di pubblica sicurezza, di cui uno nella provincia di Latina e quattro a Roma, dove si prevede anche la fusione di due commissariati con altri due.
  Tali interventi sono destinati a costituire il prodromo della riforma dell'intero comparto territoriale della Polizia di Stato, preannunciata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2019, che ha introdotto una serie di rilevanti aggiornamenti in materia. Il progetto, di cui si vanno definendo gli ultimi dettagli, punta a commisurare la struttura e la capacità degli uffici competenti alla prevenzione generale dei reati e di quelli a vocazione info-investigativa, sulla base degli indici di criminalità e sulle caratteristiche storiche, economiche e sociali di ciascun territorio. L'intento è quello di mettere le diverse strutture della Polizia di Stato, nella condizione di intercettare il cambiamento e l'evoluzione della minaccia a livello di ciascuna specifica realtà territoriale.
  Completo questa rassegna con un focus sulle attività che si stanno sviluppando per rendere sempre più performante l'azione operativa delle articolazioni della Polizia di Stato con alcuni brevi cenni alle tematiche Pag. 7della logistica e dell'ammodernamento tecnologico.
  Mi riferisco innanzitutto alle iniziative che vengono condotte sul piano del miglioramento delle sedi che ospitano gli uffici della Polizia di Stato. La strategia perseguita dal Dipartimento della Pubblica sicurezza mira a realizzare un contenimento della spesa, attraverso la razionalizzazione degli spazi, la rinegoziazione dei contratti e l'utilizzazione di edifici demaniali, nonché di quelli confiscati alla criminalità organizzata.
  A queste misure, anche in una logica di riduzione degli impatti ambientali, si aggiunge lo sviluppo di progetti che puntano all'efficientamento energetico e alla riduzione del rischio sismico. Su quest'ultimo versante è stato avviato un progetto volto all'esecuzione di audit sismici ed energetici e di rilievi tridimensionali di circa 100 sedi.
  Inoltre, sulla base di un accordo stipulato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sono previsti interventi presso altri quattro edifici, per un importo di 4 milioni di euro circa.
  Del resto, gli interventi di miglioramento sismico costituiscono uno degli obiettivi indicati dalle leggi di bilancio per il 2017 e per il 2019, che hanno finanziato interventi riguardanti le sedi di 18 questure.
  Le attività volte alla realizzazione di tali opere sono attualmente in corso, unitamente a quelle dirette a portare a termine una serie di progettualità che spaziano dalla ristrutturazione di alcune sedi all'edificazione di nuovi centri polifunzionali della Polizia di Stato, con l'impiego di risorse che superano il miliardo di euro, stanziate dalle leggi di bilancio per gli anni 2017, 2018 e 2019.
  Sul versante della motorizzazione, grazie anche agli stanziamenti conferiti e impiegati nel 2020, pari a 50 milioni di euro, sono stati avviati i programmi volti a rinnovare il parco vetture, anche attraverso un più diffuso ricorso ai contratti di noleggio, che permettono l'acquisizione di un maggior numero di veicoli con un basso impatto finanziario sul breve periodo. Preciso che attualmente i veicoli acquisiti dall'amministrazione con la formula del noleggio sono 2.840.
  Aggiungo che in questo contesto il Dipartimento della Pubblica sicurezza sta sviluppando anche una mirata attività di analisi volta a verificare la possibilità di impiegare per le esigenze d'istituto – ivi compreso il controllo del territorio – veicoli a trazione elettrica o ibrida, in una logica attenta alla riduzione dell'inquinamento acustico e ambientale, finalizzata a mettere a disposizione del personale automezzi che garantiscano un migliore comfort.
  Concludo questa panoramica, ricordando che attualmente è in via di implementazione una serie di sistemi e soluzioni tecnologiche destinati a essere impiegati nelle attività di controllo sul territorio svolte dagli uffici e dai reparti di Polizia di Stato e di front-end con il cittadino. Mi riferisco tra gli altri al sistema «Giove», finalizzato a ridurre i tempi di ricezione delle denunce e a migliorare l'analisi dei fenomeni di criminalità diffusa, in particolare di quella seriale, e al sistema «Marte», destinato a innalzare il livello di strumentazioni tecnologiche delle pattuglie, delle questure e dei reparti di prevenzione crimini impegnati nel controllo del territorio.
  Nel corso di quest'anno 1.655 vetture della Polizia di Stato saranno dotate del sistema multimediale «Mercurio», che permette agli operatori di comunicare più velocemente con le sale operative e di effettuare l'interrogazione e la contestuale lettura non solo del CED (Centro elaborazione dati), ma anche del sistema centralizzato nazionale di targhe e transiti.
  Durante quest'anno, inoltre, saranno distribuiti al personale della Polizia di Stato, addetto ai compiti di primo intervento e delle sale operative, mille dispositivi multimediali, i cosiddetti «Scudo», finalizzati a supportare le attività operative contro la violenza di genere. Questa è un'applicazione che permette, per esempio, a una pattuglia che interviene in aiuto di una donna picchiata o molestata di avere immediatamente un quadro della situazione sugli eventuali precedenti e sulle eventuali attività. Spesso e volentieri accade che gli Pag. 8episodi di violenza di questo genere vanno in escalation: si interviene in una lite, poi entrambe le parti rinunciano a qualsiasi tipo di querela, che può essere fatta entro 90 giorni, però magari arriva un'ulteriore chiamata al «112» che viene trasmessa ai carabinieri o a un'altra forza di Polizia. Questi dispositivi, invece, permettono subito di vedere di che cosa si tratta e quindi di avere un quadro più generale della situazione, mettendo il personale in grado di operare meglio e di dare maggiore tutela alle vittime di questi reati.
  Permettetemi ancora di segnalare il sempre più positivo contenuto dell'app Youpol, gestita dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, che consente ai cittadini di segnalare i casi di violenza domestica, bullismo e spaccio di stupefacenti. Lo scorso anno, anche a causa dell'emergenza epidemiologica, attraverso questa app sono state effettuate 32.694 segnalazioni, quasi il cento per cento in più rispetto al 2019.
  Per quanto riguarda la prevenzione generale dei reati e il controllo del territorio, fornirò adesso alcuni dati. Con queste dotazioni e assetti organizzativi la Polizia di Stato è chiamata a gestire l'ordine e la sicurezza pubblica in una situazione che appare suscettibile di evoluzioni accelerate, anche per effetto dei cambiamenti indotti dalla pandemia.
  Come ho avuto modo di illustrare nella mia audizione innanzi alla Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, le statistiche più recenti confermano il progressivo decremento del numero dei delitti iniziato nel 2014. Il trend è divenuto più marcato nel 2020, con una riduzione del 18,5 per cento rispetto al 2019, ascrivibile anche alle restrizioni alla mobilità connesse alla gestione dell'emergenza sanitaria. Questo andamento sta proseguendo anche durante quest'anno: i dati più aggiornati, raccolti nell'imminenza di questa audizione, evidenziano come nel primo trimestre i delitti siano diminuiti del 15,7 per cento rispetto all'omologo periodo del 2020.
  Le statistiche ci restituiscono una mappa in cui la media nazionale dei delitti è pari a 3.885 episodi ogni cento mila abitanti, con un decremento nel 2020 delle principali fattispecie di criminalità diffuse. I furti sono scesi del 39,9 per cento, i danneggiamenti del 14 per cento, le rapine del 30,8 per cento, i reati di litigiosità violenta del 12,9 per cento e i reati in materia di stupefacenti del 15,3 per cento.
  Anche in questo quadro di generale positività gli uffici preposti al controllo del territorio non trascurano di intensificare i controlli straordinari nei quartieri più esposti alla criminalità e di affinare costantemente i metodi del contrasto dei fenomeni più incidenti.
  Mi riferisco allo spaccio da strada, gestito spesso per conto di organizzazioni criminali strutturate da gruppi delinquenziali, tra i quali stanno emergendo anche formazioni composte da giovani e minorenni, quali le Pandillas o Maras, che vedono coinvolti adolescenti di nazionalità sud americana, soprattutto nelle città del Nord Italia, e le bande giovanili dell'area napoletana. In particolare, le squadre mobili hanno messo a punto nuove modalità investigative che valorizzano la possibilità, riconosciuta agli operatori di Polizia dalle nuove normative, di svolgere anche attività sotto copertura.
  La ripetizione di questo meccanismo consente di acquisire solidi elementi probatori nei confronti di più persone in termini brevi. Infatti, si svolgono delle attività investigative più complesse, che consentono di realizzare un numero maggiore di interventi anche con provvedimenti custodiali da parte dell'autorità giudiziaria; infatti, piuttosto che procedere all'arresto in flagranza del soggetto che ha spacciato una piccola dose, si cerca di ricostruire l'organizzazione e, quindi, di svolgere un'attività più efficace.
  A ciò si affiancano iniziative che fanno leva sul potere del questore di disporre, a norma del decreto n. 14 del 2017, il divieto di accesso ai locali pubblici o aperti al pubblico nei confronti di soggetti condannati per reati di droga.
  La devianza minorile non si manifesta unicamente nelle forme dei reati predatori o del piccolo spaccio. Infatti, durante il primo lockdown si è registrato un numero Pag. 9crescente di episodi di conflittualità tra giovani, che sono culminati in comportamenti antisociali commessi soprattutto nelle aree della movida. Si tratta di azioni che spesso hanno creato allarme sociale, ma sono rimaste prive di rilevanza penale.
  Tuttavia, in un numero significativo di casi, tali comportamenti si sono concretizzati in vere e proprie aggressioni ai danni di vittime vulnerabili o in appuntamenti per scontri tra bande rivali. Le indagini svolte hanno consentito di individuare i responsabili in soggetti di giovane e giovanissima età, con alle spalle un passato di profondo disagio sociale, che utilizzano il web per lanciare messaggi di odio e attivarsi al fine di commettere violenze, il cui unico scopo è la sopraffazione in sé stessa.
  L'azione di prevenzione generale dei reati sviluppata dalle questure e dai commissariati con il supporto dei reparti di prevenzione crimine si giova oggi di una serie di buone prassi che, dopo una positiva sperimentazione in alcune realtà urbane, vengono gradualmente estese all'intero territorio nazionale.
  Ne ricordo qualcuna: l'introduzione del modulo di azione «start and stop» che, rispetto ai servizi di carattere itinerante, privilegia il posizionamento di unità fisse presso obiettivi di carattere economico o commerciale, innalzando in tal modo il livello di visibilità o deterrenza; l'impiego di pattuglie che si muovono a piedi o in bicicletta, rivelatosi particolarmente efficace in alcuni peculiari contesti cittadini; la pianificazione dei servizi, sulla base anche di un più esteso ricorso agli strumenti di georeferenziazione dei reati – facciamo un'attività di analisi per vedere dove vengono commessi i reati e sulla base di questo vengono modulati gli specifici servizi –; l'attivazione di una serie di iniziative di prossimità rivolte alle fasce deboli della popolazione, come quella degli anziani che sono frequentemente vittima dei reati di truffa.
  Complessivamente, nel 2020 la rete delle questure e dei commissariati ha impiegato nelle attività di controllo del territorio e di prevenzione generale dei reati 17.494 unità delle dipendenti articolazioni, a cui si è aggiunto il supporto assicurato da 1.508 unità dei reparti prevenzione crimine.
  Sempre per fornire una dimensione del volume dell'attività svolta, segnalo che nel periodo maggiormente segnato dalla pandemia, ovvero quello che va da aprile 2020 al 31 marzo di quest'anno, sono stati controllati 5 milioni 591 mila 280 persone e 2 milioni 731 mila 339 veicoli, vale a dire il 29 e il 35 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019-2020.
  Aggiungo che un importante contributo alla prevenzione generale dei reati è garantito dall'azione di controllo svolta dalle questure nell'esercizio delle funzioni di polizia amministrativa e di sicurezza su una serie di attività di privati suscettibili di ricadute per l'ordine e la sicurezza pubblica. Nel corso del 2020 tale azione si è tradotta nello svolgimento di oltre 21 mila controlli sui detentori di armi ed esplosivi, culminati in 360 segnalazioni all'autorità giudiziaria per violazioni varie e nell'esecuzione di 3.217 ritiri cautelari di armi ed esplosivi, in attesa delle determinazioni dell'Autorità prefettizia. A ciò si sono aggiunti 4.739 controlli sugli esercizi in cui è possibile accedere al gioco lecito, con l'effettuazione di 112 deferimenti alla magistratura nonché 1.642 verifiche in materia di commercio e fabbricazione di preziosi, con diverse denunce.
  Passando all'attività a tutela dell'ordine pubblico, vorrei fornire alcuni ragguagli che possono essere utili a restituire la dimensione dell'attività svolta dalla Polizia di Stato per la tutela dell'ordine pubblico. Su questo versante l'insorgere dell'emergenza sanitaria ha reso necessario attuare mirati servizi di controllo del rispetto delle misure di contenimento del virus, che solo nello scorso mese di aprile ha visto impiegato un contingente di operatori della Polizia di Stato che è oscillato, in media, tra le 48 mila e le 29 mila unità settimanali. Tali compiti si sono aggiunti ad altri, fonti di perdurante impegno.
  Mi limito a ricordare che lo scorso anno i servizi connessi al fenomeno migratorio hanno richiesto l'impiego di 173.914 unità di rinforzo di personale della Polizia di Stato, quelli attuati in relazione alla mobilitazionePag. 10 del movimento no-TAV in Val di Susa di quasi 40 mila operatori dei reparti mobili, mentre per le consultazioni amministrative e referendarie si è reso necessario dispiegare 18.295 unità di personale per la vigilanza ai seggi.
  Sempre nel 2020 si sono svolte 11.378 manifestazioni di rilievo, il 18,5 per cento delle quali era correlato all'azione dei provvedimenti anti-COVID-19, e per la loro gestione si è reso necessario inviare, in aggiunta ai dispositivi già presenti sul territorio, complessivamente 1 milione 11 mila 293 unità di rinforzo delle forze di Polizia, il 53,6 per cento delle quali è stato espresso dalla Polizia di Stato.
  Si tratta di un livello di impegno che prosegue anche quest'anno con ritmi crescenti. Nel primo quadrimestre si sono svolte 5.125 manifestazione di rilievo, il 32 per cento delle quali è stato correlato alle misure di contenimento del virus con un impegno che, per la sola Polizia di Stato, è stato pari a 168.945 operatori.
  Nonostante questi numeri, particolarmente severi, e nonostante le ultime tensioni con il movimento «Io Apro», in cui c'è stata qualche degenerazione, al di là di queste dinamiche, che vanno seguite con la massima attenzione, occorre tenere presente che di tutte queste manifestazioni nel 2020 solamente il 2,9 per cento è stato caratterizzato da qualche criticità, anche marginale, e nel primo quadrimestre di quest'anno solamente il 2,8 per cento. Questo lo considero un risultato particolarmente significativo, di cui volevo parlarvi, anche perché l'attenzione mediatica – come tutti voi sapete – si concentra lì dove c'è la criticità, ma, anche quando va tutto bene, c'è un lavoro enorme svolto silenziosamente, giorno per giorno, che non è così scontato.
  Un altro versante di particolare impegno è quello sviluppato per garantire il regolare svolgimento delle competizioni calcistiche. Chiaramente le misure di contenimento del Covid-19 hanno determinato una marcata riduzione dei fenomeni di violenza sportiva. Occorre tenere presente che dal monitoraggio sviluppato dalla DIGOS ci sono 413 club di tipo organizzato, 92 dei quali connotati da posizioni ideologiche radicali. In questo caso vi sono state alcune criticità per una posizione espressa contro le partite a porte chiuse, ritenute – al di là di un discorso connesso, a loro avviso, ad una presunta dittatura sanitaria – come una sorta di strategia finalizzata ad allontanare il pubblico e gli ultras dagli stadi per tutelare solamente i diritti televisivi. Questa è l'impostazione che è stata data da queste componenti ultras.
  In questo contesto nel corso del 2020 e nel primo quadrimestre di quest'anno sono stati attuati dei servizi mirati per garantire lo svolgimento di 2.860 incontri delle varie serie, a cui la Polizia di Stato ha contribuito con quasi 76 mila unità.
  Concludo questa rassegna, ricordando che attualmente le forze di Polizia assicurano la vigilanza di 27.567 obiettivi sensibili, dei quali 337 sono sorvegliati in forma fissa con un impegno di 636 poliziotti. È evidente che stiamo parlando di 636 poliziotti per turno e quindi per una giornata; essendoci 4 turni di servizi e uno di riposo, questa cifra va moltiplicata per 5.
  Passiamo al contrasto al crimine online e alla protezione cibernetica. Un dato in controtendenza rispetto al generale andamento della delittuosità è quello dei reati che sono commessi attraverso il web, a cominciare dal numero complessivo degli episodi di frode informatica che, secondo le statistiche più aggiornate, è cresciuto del 14,8 per cento. La diffusione della pandemia ha ampliato le opportunità, per i sodalizi criminali, di effettuare attacchi i cui bersagli non sono solo i soggetti del circuito finanziario e del settore dei servizi pubblici essenziali, ma anche le strutture del sistema sanitario. Peraltro, l'analisi degli episodi mette in luce come gli autori degli attacchi siano dotati di un notevole expertise tecnico e siano caratterizzati da un profilo criminale prevalentemente improntato al conseguimento di profitti illeciti, piuttosto che a quello ispirato a condotte ideologicamente orientate.
  I dati raccolti dal CNAIPIC (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) del servizio di Polizia postale e delle comunicazioniPag. 11 documentano come il 2020 abbia fatto segnalare rispetto al 2019 una forte crescita degli attacchi rilevati, che sono passati da 147 a 509. La casistica registrata è articolata: si va da attacchi ai danni di strutture sanitarie impegnate nella cura di pazienti COVID-19, ordinati a ottenere il riscatto in cambio di un presunto ripristino dell'operatività dei dati sanitari resi temporaneamente inutilizzabili, ai tentativi di acquisire indebitamente le informazioni riservate sullo stato della pandemia e sulla messa a punto di vaccini e terapie.
  Quanto alle frodi, le tecniche più utilizzate non si limitano al tradizionale fishing, ma evidenziano il ricorso a metodologie più subdole, che puntano al procacciamento illecito dei codici e delle password di accesso o al tentativo di sostituirsi a una figura manageriale di un'impresa a scopi truffaldini, la cosiddetta «CEO fraud». Le CEO frauds registrate sono state 64, a fronte delle 39 del 2019.
  Non sono solo le imprese gli obiettivi prescelti dalla delinquenza online. I sodalizi criminali hanno, infatti, colto le opportunità offerte dal massivo utilizzo della rete, che connota l'attuale momento di emergenza sanitaria, per perpetrare truffe ed estorsioni spesso a sfondo sentimentale o sessuale, sfruttando la diffusione e la fragilità delle vittime individuate.
  Le indagini della Polizia postale dicono che a tali azioni illecite sono particolarmente dediti gruppi delinquenziali originari di Paesi africani, quali la Nigeria, la Costa d'Avorio, il Benin e il Burkina Faso. Alcune recenti acquisizioni indicano che taluni sodalizi hanno sviluppato anche capacità che consentono di veicolare i proventi dei delitti commessi, ricorrendo a trasferimenti di criptovalute realizzati attraverso sistemi asset che mirano a garantire l'anonimato delle transazioni. È un fenomeno che viene attentamente monitorato dalla Polizia postale, anche considerando che queste modalità di trasferimento di criptovalute possano essere utilizzate per attività di riciclaggio o di occultamento di denari.
  La Polizia postale ha intensificato l'azione di contrasto che ha portato già nel 2020 a un sensibile incremento delle persone indagate per gli attacchi informatici realizzati, con un aumento del 78 per cento (105 persone individuate rispetto alle 59 dell'anno precedente); anche nel primo trimestre di quest'anno c'è stato un aumento molto sensibile.
  Per quanto riguarda lo specifico versante delle frodi online, occorre ricordare come l'incessante azione sviluppata dalla specialità abbia permesso di deferire all'autorità giudiziaria 576 soggetti nel 2020, con un incremento del 16,36 per cento rispetto al 2019, e altri 215 solo nel primo trimestre di quest'anno, con un incremento dell'83 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sempre in questo contesto va ricordato come il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, grazie alla partecipazione a piattaforme di cooperazione internazionale, abbia recuperato, durante il 2020, più di 20 milioni di euro provenienti dalle truffe informatiche, con un incremento di oltre il 10 per cento rispetto all'anno precedente.
  Anche alla luce di questi risultati può essere letto il dato che documenta come l'entità del denaro movimentato dalle frodi informatiche abbia fatto registrare nei primi tre mesi di quest'anno una diminuzione del 74,2 per cento in rapporto allo stesso periodo del 2020, durante il quale questi valori avevano conosciuto un significativo picco.
  Lo scorso anno ha anche segnato un marcato incremento dei reati online perpetrati ai danni di minori, sia la pedopornografia, con un incremento del 132 per cento, sia quelli legati alla vittimizzazione dei minorenni attraverso adescamento, truffe online, estorsioni a sfondo sessuale e cyber-bullismo. Questo fenomeno è stato chiaramente favorito dal massiccio utilizzo, durante il lockdown, degli strumenti informatici da parte dei ragazzi.
  Da questo punto di vista, intendo sottolineare che l'attività della Polizia postale si è evoluta, sia con il ricorso a elementi sotto copertura, sia con una sorta di «pattugliamento» virtuale del web per andare a intercettare precocemente tutte quelle situazioniPag. 12 che appaiano foriere di pericoli e per poter intervenire tempestivamente.

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, dato il nostro tempo a disposizione – gli argomenti che lei sta trattando sono tutti delicatissimi e molto importanti – abbiamo due strade davanti a noi: o procediamo con la lettura integrale della relazione e poi ci aggiorniamo a una successiva seduta per le domande oppure dobbiamo procedere più velocemente con la lettura per permettere almeno un giro di domande.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Eventualmente, siccome vi era anche un segno di interesse sul tema della deradicalizzazione, potrei farvi alcuni cenni e poi sono a vostra disposizione per le eventuali domande.
  Per quanto riguarda il tema della deradicalizzazione, fui udito nella scorsa legislatura in questa Commissione in ordine alle iniziative legislative che istituivano alcune competenze in materia. Penso che questo possa essere molto utile, però ritengo doveroso richiamare l'attenzione su alcuni punti.
  Innanzitutto, si può avviare un'attività del genere, tenendo però conto anche delle esperienze che nel frattempo si sono registrate in Europa, dove già ci sono state delle analoghe attività di questo genere, ma non tutte e non sempre si sono rivelate positive, bensì in alcuni casi anche drammaticamente negative, perché vi sono stati gravissimi attentati perpetrati da soggetti che partecipavano a queste attività di deradicalizzazione.
  Quello che a mio avviso è di fondamentale importanza è che questa attività di deradicalizzazione sia un'attività multi-agenzia. Non si può pensare, infatti, che questa problematica così importante e grave sia una problematica «di polizia» o delle forze di polizia (lo potrà essere per certi versi, ad esempio per le attività di controllo), ma è necessario nella maniera più assoluta che vi siano diversi attori – mi riferisco in particolare alla pubblica istruzione, alla sanità, ai servizi sociali, alle entità territoriali – che possano realizzare una rete di controlli piuttosto definita e attivare questi programmi.
  Faccio anche presente che noi, al momento, non abbiamo avuto dei rientri massicci dal teatro di combattimento di foreign fighter e di loro familiari. È rientrata una signora con dei bambini e sono rientrati altri due foreign fighter, entrambi detenuti, di cui mi sono occupato durante l'attività della Polizia di prevenzione. Abbiamo spesso trovato, durante le indagini, fenomeni di grande fascinazione e di radicalizzazione che veniva effettuata sul web, però il fenomeno non ha dimensioni straordinarie. Questo, a mio avviso, non deve fare assolutamente calare il livello dell'attenzione, però ci deve dare il tempo di riflettere su un sistema che sia un sistema accurato e che non sia realizzato frettolosamente, sull'onda di un'emergenza.
  A mio avviso è importante che ci siano due dimensioni. In primo luogo è necessaria una dimensione di carattere locale, dove una serie di operatori – della scuola, della sanità, dei comuni, dei servizi sociali, dei centri antiviolenza sulle donne – segnalino una serie di situazioni, le intercettino e ci si avvii con dei programmi, con degli psicologi. Inoltre, è importantissimo il ricorso alla collaborazione anche con le comunità di religione islamica, con degli imam qualificati che possano spiegare dove sta la deviazione e dove sta il falso messaggio. Occorre poi arrivare a un nucleo centrale, che potrebbe esaminare le strategie, e che non dovrebbe essere costituito da un numero eccessivamente ampio di soggetti, perché ciò potrebbe anche portare delle difficoltà nella fluidità delle comunicazioni e nei provvedimenti che vengono presi.
  Vi ho parlato dei centri antiviolenza sulle donne, perché noi siamo sempre stati abituati a intercettare delle comunicazioni di violenza dove vi erano problemi di alcol in famiglia, problemi di gelosia o un dissidio familiare. In alcuni casi è capitato, invece, che il problema nascesse da una persona che, per qualche motivo, si radicalizzava e pretendeva dalla propria compagna dei comportamenti assolutamente Pag. 13nuovi e non in linea con la sua precedente vita.
  Vi ho parlato della scuola, perché alcune significative indagini dell'antiterrorismo sono nate dalla segnalazione delle scuole, ad esempio di bambini che fuggivano durante l'ora di musica perché era peccato, e andando ad approfondire ci siamo imbattuti in situazioni molto pericolose di radicalizzazione. Addirittura ricordo temi di bambini molto piccoli che esprimevano il proprio disagio derivante dal conflitto tra il rapporto di grande amicizia e fraternità che avevano con il proprio compagno di classe e il fatto che quel compagno aveva una religione diversa e, quindi, doveva essere in qualche maniera considerato un soggetto avverso.
  Da qui nascono la necessità e l'importanza di svolgere questa attività di rete, un'attività multi-struttura che riguardi tante parti della società civile e non solamente le forze di polizia.
  Devo anche dire che un fenomeno che mi ha molto colpito, in cui sono incappato diverse volte, è quello di altre forme di radicalizzazione che spesso hanno riguardato ragazzi giovanissimi che propugnavano idee di carattere negazionista e di carattere nazista. Ad esempio, vi sono delle chat che hanno portato a dei processi, relativi anche a minori, in cui si parlava della necessità di adoperarsi in qualche modo contro le adozioni internazionali, farneticando di possibili contaminazioni della razza, con frasi veramente pesanti, che sono agli atti di processi, come ad esempio quella secondo la quale vengono adottate scimmie o una serie di riferimenti addirittura alle persone con disabilità, definite disgustose.
  Proprio perché tutto questo andava ad attingere dei giovani molto piccoli, dobbiamo assolutamente tendere a un'attività di recupero di questi ragazzi, che si trovano a dire delle enormità e che spesso non hanno un «cattivo maestro» da loro conosciuto, ma fanno riferimento a siti che sono situati in altre nazioni, a siti di suprematisti, al Ku Klux Klan e a realtà di questo genere. A mio avviso questi ragazzi meritano attenzione, poiché è un fenomeno abbastanza diffuso.
  Ad esempio, ci sono indagini recenti che hanno riguardato ragazzi che si sono detti seguaci dei cosiddetti «incel», che sono presenti in altre parti del mondo. Gli incel sono celibi involontari, ovvero ragazzi che per una serie di motivi non riescono ad avere contatti con il prossimo, rimangono isolati, hanno delle difficoltà, si sentono emarginati, si sentono non accettati. Siamo intervenuti quando abbiamo trovato delle chat di persone che parlavano di shooting: gli spari nelle scuole, gli attacchi, fenomeni che si sono verificati in altri parti del mondo, laddove gli incel hanno compiuto attentati sanguinosi.
  Noi finora non abbiamo avuto attentati di questo genere, ma abbiamo avuto soggetti che si vantavano della possibilità di potere essere i primi. Magari si tratta semplicemente di fascinazione, non è altro, però seguire questi soggetti con percorsi psicologici e togliere queste idee e deradicalizzarli è di estrema utilità.
  Per quanto riguarda l'ulteriore tema sul quale intendo intervenire, quello della costituzione di una Commissione, chiedo se sia possibile non rendere pubbliche le informazioni che mi accingo a riferire.

  PRESIDENTE. Dispongo che sia interrotta la trasmissione della seduta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Innanzitutto devo dire che valuto come estremamente positiva l'idea di costituire una Commissione di questo tipo, perché devo pubblicamente ringraziare quello che è stato fatto con le leggi adottate per affrontare e contrastare il fenomeno della minaccia terroristica.
  Se si va a vedere l'evoluzione normativa, partendo da tempi lontani, dai tempi degli anni di piombo, si vede come alcune figure di reato siano state introdotte subito dopo fatti gravissimi – faccio l'esempio del sequestro di persona a scopo di terrorismo, che fu introdotto subito dopo l'eccidio di via Fani e il sequestro dell'onorevole Moro Pag. 14– e poi abbiamo avuto una serie di riforme che sono andate a scandire i vari tempi. Appena è iniziata l'attività, fortissima, delle Brigate Rosse, già si sono introdotte delle misure di carattere premiale che hanno favorito la dissociazione e il pentimento, e poi abbiamo avuto grandi cambiamenti giudiziari nel 2001, dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, nel 2005, dopo gli attacchi di Atocha, a Madrid, e a Londra e, da ultimo, nel 2015, per l'ultima stagione del terrorismo.
  Al riguardo, sottolineo che, sulla base delle analisi che sono state fatte, il legislatore ha inserito delle norme, per cercare di tutelare il Paese da alcune figure e da alcuni soggetti, che hanno anticipato i tempi. Avevamo una legislazione che consentiva di punire chi arruolava i soggetti sul web, lasciando però scoperta la figura dell'arruolato. Noi non avevamo norme che andassero a punire chi organizzava i cosiddetti «viaggi del jihad» – la questione dei foreign fighter – o chi raggiungeva le zone di combattimento. Noi abbiamo fatto delle norme nel 2015, prima dell'attacco di Charlie Hebdo, che hanno riguardato sostanzialmente le figure che si sono sposate perfettamente con quelli che, purtroppo, hanno compiuto la strage del Bataclan e i fatti del novembre 2015, perché erano soggetti che erano tornati dalla zona di combattimento o che erano stati arruolati via web.
  Questo per dire che poter avere un costante monitoraggio e una costante interlocuzione strutturata istituzionalmente con la politica, e quindi poter rappresentare quello che è lo stato dell'arte, e poter comprendere quello che è più opportuno per affrontare un fenomeno, è sicuramente un qualcosa di grandemente positivo.
  Nel contesto di tale tematica, ricordo che in occasione delle indagini relative all'omicidio del povero professor D'Antona, noi abbiamo calcolato un'attività di inchiesta durata diversi mesi sulla sua persona e di scelta di chi dovesse essere la persona da colpire, perché all'epoca a un certo punto si era posta l'attenzione sul parlamentare Nicola Rossi, ma poi per ragioni di «convenienza operativa» fu scelto il povero professor D'Antona. Riappaiono le BR, fanno una rivendicazione in cui rivendicano l'omicidio del professor D'Antona e dicono che delle avanguardie rivoluzionarie, facendo questa azione che è stata importantissima, che ha colpito al cuore dello Stato, che è stata un'azione disarticolante, si sono assunte la responsabilità di riprendere e utilizzare la denominazione delle BR.
  Quando li prendemmo ed entrammo nel covo, trovammo un altro volantino con il quale, qualora il professor D'Antona si fosse salvato, avrebbero rivendicato l'azione come Nuclei comunisti combattenti e non come Brigate Rosse, perché era un'azione di minore portata e non avrebbero avuto il permesso dei detentori del marchio BR, che sono gli irriducibili, per poter rivendicare questo. Ma soprattutto vi era un pezzo di carta, un documento fatto da Nadia Desdemona Lioce, che risaliva a dieci anni prima, al 1989, all'indomani di quella che si riteneva essere stata la sconfitta militare definitiva degli ultimi gruppi brigatisti, quelli che avevano assassinato il professor Tarantelli, il senatore Ruffilli e gli agenti di polizia che scortavano un furgone postale in via Prati di Papa. Si riteneva che il problema fosse finito. Invece, all'indomani vi era un cronoprogramma predisposto dalla Lioce in un documento, sulla cui intestazione era riportata una frase di Mao Tse Tung, «Le montagne sono alte, ma a ogni colpo di zappa diventeranno un po' più basse», per creare e riportare in campo le Brigate Rosse attraverso una serie di azioni fatte, prima con sigle terroristiche minori, in un crescendo, fino ad arrivare all'azione disarticolante e riportare le BR, in dieci anni.
  Al contrario, ci siamo trovati ad affrontare una vicenda come quella di Londra, in cui un soggetto, peraltro schedato dalla polizia e conosciuto come radicalizzato, guida una macchina, con la sua patente, affittata regolarmente, a un certo punto sale sul marciapiede del Ponte di Londra, inizia a investire delle persone, fa diverse vittime, entra nel Parlamento, uccide un poliziotto, con armi bianche, e viene abbattuto. Prima dell'inizio di tale azione non era stato commesso alcun reato per poter Pag. 15intervenire. Si sapeva che c'era un soggetto che era radicalizzato ed era pericoloso, ma non avevamo uno strumento con cui operare.
  Nel caso delle BR, invece, sono passati dieci anni, con una serie di reati, perché hanno fatto rapine di autofinanziamento, si sono procurati documenti falsi, hanno affittato covi con generalità false, hanno rubato targhe, falsificato documenti, hanno fatto piccoli attentati, hanno compiuto una serie di attività.
  In ambito CASA (Comitato di analisi strategica antiterrorismo) si decise di fare una valutazione: per contrastare questo tipo di minaccia, non si può più agire come abbiamo fatto sempre in precedenza, ma occorre agire in maniera diversa e in maniera preventiva, sacrificando, per certi versi, la possibilità di svolgere processi e procedendo con delle espulsioni disposte appena si avverte la pericolosità del soggetto, con il nulla osta dell'autorità giudiziaria. Quand'è che non si fa il processo? Quando, dopo mesi di intercettazioni, non si riesce a ottenere nemmeno la configurazione di un tentativo di reato.
  Ci capitò un caso di persone che parlavano di compiere un attacco a una sinagoga in Italia e per questo dovevano procurarsi le armi. Stavano sulla frontiera orientale, parlavano di dover andare a prendere le armi, aspettammo mesi che organizzassero questo viaggio per poter procedere, quando a un certo punto sentimmo questa frase: «Ma perché dobbiamo fare con le armi? Abbiamo il nostro furgone con cui portiamo le merci al mercato. Quando si mettono tutti in fila, andiamo e li attacchiamo così». A quel punto è chiaro che scatta un discorso diverso che noi valutiamo: possiamo rischiare questo? Non possiamo intervenire in ogni momento. Se ne parlò con l'autorità giudiziaria, che all'epoca ci diede il nulla osta per poter eseguire un allontanamento, con i mezzi previsti dalla legge, di persone pericolose, con provvedimento del Ministro o dei prefetti, e fu fatta questa attività.
  Dall'inizio della crisi del 2015 sono state espulse 550 persone, di cui oltre 250 soggetti radicalizzati all'interno delle carceri, e fra queste abbiamo avuto una persona che ha compiuto un attacco kamikaze, ve ne sono diverse che sono andate a combattere come foreign fighter e altre che sono state arrestate.
  Questa scelta strategica è stata condivisa nell'ambito operativo anche con l'autorità giudiziaria, con cui abbiamo svolto delle interlocuzioni, perché tutte le volte che veniva aperto un procedimento, o prima di effettuare un'espulsione, dovevamo essere certi che non venisse compromessa un'indagine. Ritengo molto positivo che ci possa essere un organo di monitoraggio e di condivisione politica che sia informato su uno stato di minaccia ed eventualmente anche nell'ambito di audizioni – lo dico come Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza, ma ancora prima come presidente del Comitato di analisi strategica antiterrorismo – poter avere dei referenti a cui fare presente il problema e segnalare che alcune iniziative politiche e alcune iniziative legislative potrebbero essere estremamente utili. Avere un accesso immediato, senza mediazione, ad alcuni dati, che il più delle volte non sarebbero originati da noi, ma forniti da altri, potrebbe crearci qualche problema.

  PRESIDENTE. Dispongo la ripresa della trasmissione della seduta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ringrazio il Capo della Polizia per questa relazione veramente preziosa, che non abbiamo avuto modo di ascoltare per intero, ma che sarà messa a disposizione della Commissione e che sicuramente leggeremo in maniera molto attenta.
  Do la parola a un rappresentante per gruppo per tre minuti per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FABIO BERARDINI. Ringrazio anche io il Capo della Polizia per l'ampia relazione, così come ringrazio anche tutte le forze dell'ordine che, in particolare in questo periodo di COVID-19, sono state molto impegnate nella tutela della cittadinanza.
  Parto dal punto delle espulsioni, per portare alla sua attenzione un caso molto specifico. Il 16 ottobre 2020 il Dipartimento Pag. 16della pubblica sicurezza ha attivato la procedura amministrativa dell'istituto giuridico della disponibilità per Renato Cortese e Maurizio Improta, coinvolti nell'ambito della vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva. È chiaro che si tratta di una vicenda complicata e straordinaria, che priva il nostro Paese dell'operatività concreta di due servitori dello Stato, di persone come Renato Cortese, il quale si è reso protagonista della cattura dell'allora capo di Cosa nostra, Bernardo Provenzano.
  Dal mio punto di vista lo Stato ha necessità assoluta di persone di questo calibro e ha il dovere di mettere tutto il personale delle forze dell'ordine nelle condizioni di eseguire liberamente il proprio dovere. Su tale vicenda mi risulta che siano stati anche depositati degli atti di sindacato ispettivo.
  Arrivo alla domanda. Lei non pensa che tale procedura punitiva, promossa a seguito di una vicenda del tutto eccezionale, sulla quale sono stati depositati anche atti di sindacato ispettivo, possa destabilizzare tutto il personale delle forze dell'ordine, che potrebbe sentirsi in qualche modo non sicuro, abbandonato dal proprio Paese, soprattutto nell'ambito di future operazioni di polizia? Ritiene che in questo caso eccezionale si dovrebbe quanto meno attendere la sentenza definitiva, prima di togliere dalla piena operatività persone come Renato Cortese e Maurizio Improta?

  GIANNI TONELLI. Signor Capo della Polizia, grazie per la sua relazione e per aver fatto comprendere a tutti i commissari la complessità di un apparato come quello della sicurezza. Lei non è solo il Capo della Polizia, ma anche il Direttore Generale della Pubblica sicurezza, e sovrintende all'opera di tutte le forze dell'ordine.
  Mi deve perdonare, non vorrei mancarle di rispetto, ma vorrei parlare a nuora perché suocera intenda: parlo a lei per cercare di far comprendere alcuni aspetti e alcuni problemi del sistema ai colleghi. Questa è la Commissione competente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni), ed è la Commissione che si deve preoccupare di rendere efficienti le politiche della sicurezza.
  Il periodo della spending review ha decurtato le risorse. Basti pensare che nel luglio 2015 la riforma della pubblica amministrazione ha tagliato, ridisegnando gli organici, oltre 40.000 uomini nelle forze dell'ordine. Ciò significa 4.000 persone in meno nell'esercito antimafia in Sicilia, 2.000-2.500 in Puglia e in Campania, quasi 4.000 in Lombardia. Questo per far comprendere che c'è stata una caduta, perché altrimenti sembra che questi numeri siano sempre qualcosa di astratto e che non tocchino mai i territori (ciò vale anche per la logistica).
  La riflessione che volevo fare è che abbiamo ereditato dal II Governo Conte – tra l'altro prima del suo insediamento, signor prefetto, questo lo dico proprio per liberare da qualsiasi alone di responsabilità in questo senso – un progetto di rilancio, di resilienza, di proiezione sul futuro, di ripresa della nostra Nazione, attingendo a fondi ingentissimi che l'Europa ci metterà a disposizione, ma sulla sicurezza non è stato speso nulla.
  Penso sia stato un errore, penso che i colleghi debbano fare una valutazione al riguardo. Tutti gli apparati dello Stato in questi dieci anni di spending review hanno patito fortemente. Ci rendiamo conto oggi di quello che, ad esempio, ha comportato nel settore della sanità perché è arrivata la pandemia, perché è arrivata un'emergenza, perché questa emergenza ci ha obbligato a tirare una riga e a fare dei conti con questa situazione. Questo capiterà in futuro per la sicurezza. Spero che non succeda mai, ma purtroppo gli eventi ce l'hanno dimostrato qualche anno fa, con i fatti di Charlie Hebdo e del Bataclan; problemi interni ed esterni ci porteranno a fare questo tipo di valutazione.
  Credo che questa fosse un'occasione. È stato commesso un errore gravissimo dal precedente Governo. Se pensiamo che qualche miliardo risparmiato nella sanità ha debilitato l'apparato – poi l'Europa era disponibile ad arrivare quasi a 30 miliardi per risistemare la sanità italiana – dovremmo fare in modo di non trovarci fra qualche anno nella stessa condizione, per cui alla fine siamo costretti magari, come accadde allora, a dover consentire limitazioniPag. 17 della nostra sovranità, in materia di stranieri o d'altro, pur di poter sforare di un miliardo i conti rispetto a quelli che erano i parametri europei per poter consentire la distribuzione alle forze dell'ordine di risorse per affrontare l'emergenza.
  In questo senso non chiedo il suo avallo, per non metterla in imbarazzo, signor Capo della Polizia, ma vorrei che i commissari di questa Commissione, che sono direttamente responsabili delle scelte politiche che verranno fatte nel settore della sicurezza, si rendano conto che forse questo è un vulnus nel progetto del Recovery Fund che dovrebbe essere sanato.

  EMANUELE PRISCO. La ringrazio, prefetto, per la relazione interessante e puntuale. Colgo anche l'occasione per farle gli auguri di buon lavoro, visto che non c'è stata prima. Non intendo addossarle responsabilità che attengono alla politica, però alcune domande tecniche, che attengono, invece, al suo doppio ruolo, sia di Capo della Polizia sia di Direttore generale della Pubblica sicurezza, provo a formulargliele, in particolar modo riguardo agli organici della Polizia, sui quali immagino stiate pensando a una strategia assunzionale. Questo anche per capire se si intenda ricorrere a nuovi concorsi oppure utilizzare le graduatorie esistenti, e come si possa colmare questo gap che, come scrive anche lei correttamente nella sua relazione, da qui al 2044 sarà di circa 5.000 unità, ma che già sappiamo che nei prossimi cinque anni sarà comunque molto consistente per via degli esodi. Le chiedo anche cosa può fare la politica in questo senso per aiutare la Polizia di Stato, perché ritengo sia una priorità per la nostra Nazione, a rimpinguare questi organici nel più breve tempo possibile.
  La seconda domanda riguarda i sistemi di sicurezza degli operatori della Polizia. Vorrei sapere, in particolar modo, a che punto siamo con quella che doveva essere una sperimentazione per l'attivazione del sistema di utilizzo del taser, nonché per quanto concerne le dotazioni di dispositivi di protezione individuale, per esempio i giubbotti antiproiettile, sui quali più volte ci è stata segnalata una qualche difficoltà nelle dotazioni strumentali.
  Inoltre, lei immagina, nella nuova strategia, che ci ha rappresentato, di controllo del territorio, di riattivare il poliziotto di prossimità o di quartiere, che era stato un buon ed efficace esempio di attività penetrante, anche nella costruzione di rapporti significativi con le associazioni e con i quartieri, nelle nostre città?
  Per quanto riguarda l'altro tema che lei ha citato, relativo alla prevenzione nell'ambito della sicurezza urbana, quindi al controllo dei locali e alle aperture dei locali, lei ci ha ricordato come spesso, dietro a certi tipi di locali, vi siano anche certi personaggi, non solo quelli che fanno la domanda. Chiedo se immaginate anche di intraprendere azioni più penetranti, con la collaborazione della polizia locale, dei comuni, delle ASL, della Guardia di finanza, penso per esempio agli «afromarket», agli «afropub», al netto o al di là della questione della mafia nigeriana. Sappiamo che le cronache dei giornali ci raccontano che spesso dietro questi locali si nascondono reati e attività illecite. Chiedo se pensate a un'attività più penetrante di controllo anche sulla filiera delle domande, perché spesso viene presa la persona incensurata per fare la domanda, ma poi in realtà la proprietà reale appartiene ad altri soggetti della stessa comunità.

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO. Grazie, signor Capo della Polizia, per le sue osservazioni, in particolare in riferimento alla proposta di legge C. 2301, di cui sono primo firmatario.
  Lei ha parlato correttamente, giustamente, del fenomeno della radicalizzazione, di come questo sia profondamente mutato in questi anni e debba essere considerato anche in riferimento alla sfera, all'orbita, dell'estremismo di destra, così come a quella dell'eversione e dell'antagonismo, perché la pandemia, in particolare, ha fatto emergere nuove sigle, come complottisti, il movimento americano QAnon e altre sigle che hanno trovato terreno fertile anche nel nostro Paese.
  C'è un aspetto che però vorrei sottolineare e che penso sia interessante anche Pag. 18per i commissari. Un recente studio dell'European institute for security studies ha evidenziato come ISIS, o Daesh, possa contare su un esercito di 27 mila adepti, e che in particolare vengono reclutati, in questa fase, bambini e adolescenti. Parallelamente sta accadendo la stessa cosa, secondo un'indagine del Washington Post, con i movimenti complottisti dell'estremismo di destra, della supremazia bianca, che hanno avuto il loro manifesto plateale nell'occupazione di Capitol Hill del 6 gennaio. Entrambi questi fenomeni sono connotati, intanto, dalla visione di utilizzare queste piattaforme come strumenti antagonisti rispetto allo Stato ordinario, rispetto alla società, e inoltre dall'avere forti aderenze sui ragazzini, sugli adolescenti.
  Credo che questo sia un problema anche di interesse politico, per cui obiettivo della Commissione che intendiamo istituire con la proposta di legge C. 2301 è anche quello di poter «attenzionare» sin nella fase di prevenzione del crimine, del reato, tenuto conto che i minori vengono adescati attraverso soprattutto proselitismo via web (si parla dell'impiego addirittura di alcuni giochi online, in cui vengono trasmessi contenuti per adescare questi ragazzini e poi portarli a compiere azioni violente). Penso che l'importanza della Commissione di cui si propone l'istituzione debba essere soprattutto in relazione alla prevenzione, per far sì che poi non si intervenga soltanto a posteriori.
  Colgo anche i suoi spunti sull'intervento di modifica di alcune disposizioni relativamente alla condivisione di documenti, che mi rendo conto rivestano una certa sensibilità. Probabilmente si dovrà immaginare, invece, di ricevere quello che voi sarete in grado di dare come contributo informativo.

  MAURIZIO CATTOI. Grazie, signor Direttore. È stata veramente importante la sua esposizione, per far capire quanto sia complessa questa «macchina» che lei si trova a dirigere, che è centrale rispetto ai problemi della sicurezza del Paese. Colgo l'occasione per ricordare che forse sarebbe opportuno, anche per i nostri lavori, che venisse ripristinata la Commissione dedicata agli affari interni, esistente fino alla IX legislatura in questo Parlamento, che invece da allora soffre di centralità sui problemi della sicurezza declinata al civile, rispetto alla Commissione Difesa, che ha una sua autonomia.
  Per tornare alla «macchina» – mi soffermerei proprio sui problemi della «macchina» che lei si trova a dirigere – volevo chiederle, rispetto alle innovazioni, che sono poderose sul piano della digitalizzazione, dell'informatizzazione e della semplificazione anche interna degli apparati, se ci può dire qualcosa sulle iniziative che il Dipartimento prende sul proprio ammodernamento, sulle proprie evoluzioni del modello di gestione interna. Parlo, per esempio, dell'ammodernamento di tutti quei meccanismi che fanno conoscere in tempo reale, schiacciando un bottone, quante armi comuni da sparo ci siano oggi sul territorio, perché questo è un problema molto sentito, che riguarda anche la sicurezza locale, oppure quanti chili di esplosivo ci sono a uso civile sul territorio (ricordo anche il tracciamento degli esplosivi a uso pirotecnico, che sono una quantità enorme e che si perde poi nei rivoli vari della criminalità organizzata). Ritengo sia necessaria, dunque, una modernizzazione su questo piano.
  Le rivolgo, inoltre, una domanda sul completamento della banca dati del DNA, di cui abbiamo prorogato il termine alla fine dell'anno.
  Infine, quali iniziative pensa siano opportune per il reclutamento di personale appartenente ad altre etnie o di origine straniera? Ciò proprio per essere efficaci in questo contrasto, anche a livello di traduzioni per l'autorità giudiziaria, visti anche i grandi successi che sono stati ottenuti in questo campo. Parlo, per esempio, dell'indagine a Torino sulle mafie nigeriane, insieme alla Polizia locale. Chiedo, quindi, quali iniziative si intendano adottare, riguardo all'implementazione, nell'ambito del reclutamento, di forze di questo tipo, che costituirebbero un'interfaccia importante in questi settori.

  MARIA ANNA MADIA. Presidente, io non faccio parte di questa Commissione, come lei sa. Sono qui quale sostituta ad rem per un provvedimento successivo, quindi Pag. 19ho sentito solo parte dell'audizione del Capo della Polizia, che comunque ringrazio, e non sarei voluta intervenire. Solo per amore di verità, attraverso lei, vorrei fare una puntualizzazione rispetto alla domanda del collega Tonelli, perché durante il Governo Renzi noi non tagliammo l'organico della Polizia, ma facemmo un'operazione molto diversa che il collega Tonelli, dopo svariati anni, ha ancora una volta strumentalizzato: in accordo con l'allora Capo della Polizia, che era il prefetto Pansa, furono tagliati non gli organici effettivi, ma quelle piante organiche che erano puramente teoriche e che «ragionieristicamente» ci consentirono, attraverso un taglio, ripeto, puramente teorico, di fare allora delle assunzioni effettive che non erano mai state fatte negli anni passati. Quindi, noi in quegli anni abbiamo aumentato l'organico della Polizia, e quello non fu un taglio effettivo, ma, ripeto, un taglio di una pianta organica che era assolutamente teorica e che non rappresentava donne e uomini della Polizia.

  MARCO DI MAIO(intervento da remoto). Rivolgo un saluto anche da parte mia e del nostro gruppo al prefetto Giannini, che ringrazio per l'ampia e articolata relazione, che susciterebbe molte domande e osservazioni. Mi limito a una questione più piccola, di quotidianità, che però sta a cuore a molte comunità locali, che riguarda una richiesta di approfondimento sulle intenzioni e sugli orientamenti a proposito dei presidi territoriali, in particolare quelli legati alla Polizia stradale e quelli connessi ai posti di Polizia estivi, soprattutto in una stagione che si preannuncia una stagione estiva molto importante e che dovrebbe avere un successo di presenze nelle località turistiche molto ampio. Si presenta con grande preoccupazione la necessità di garantire un'adeguata presenza delle forze di Polizia, per cui vorrei capire se, negli orientamenti e nelle disponibilità, anche attuali, c'è l'intenzione di rafforzare questa presenza.
  Un'ulteriore domanda è relativa agli interventi e alle azioni di potenziamento del presidio della Polizia stradale, in particolare nell'ottica di una sempre maggiore sicurezza delle nostre strade. Riteniamo che questo sia un elemento fondamentale, di cui si parla meno quando si parla di sicurezza ma che è altrettanto importante rispetto agli altri temi.

  PRESIDENTE Mi rendo conto che le sollecitazioni da parte dei colleghi siano state numerose, ma pregherei il prefetto Giannini di contenere il suo intervento, se possibile, in dieci minuti, al fine di consentire la prosecuzione dei lavori della Commissione negli orari previsti.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Presidente, mi spiace contraddirla, ma dieci minuti non mi sono assolutamente sufficienti. Se voi ritenete, visto che le domande sono state molto varie, ampie e alcune anche tecniche, tali da richiedere una serie di approfondimenti, potrei rispondere subito a qualcuna di queste domande e in tempi brevi farvi pervenire, così come avete acquisito la relazione, una serie di contributi un po' più articolati, anche con dei numeri, per quello che riguarda ad esempio i dati sull'arruolamento.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, penso che sia la maniera più adeguata di procedere.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Rispondo, dunque, ad alcuni dei quesiti che sono stati posti. Per quanto riguarda la possibilità del controllo delle armi, che è un problema estremamente sentito, volevo comunicare che stiamo predisponendo uno schema di regolamento che consentirà di tracciare le armi e le munizioni in attuazione dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 104 del 2018. Questa è un'attività che si sta facendo.
  Per quello che riguarda la banca dati del DNA, il prolungamento del termine serve per dare la possibilità a una forza di Polizia di poter inserire compiutamente i dati in proprio possesso per poter avere un Pag. 20quadro generale e poi lavorare alla predisposizione del regolamento.
  Ringrazio l'onorevole Perego Di Cremnago per le informazioni, che noi condividiamo, relative alla questione dei minori. Sono lieto che sia stato perfettamente colto il senso del mio intervento relativo alla relazione con la politica. Anche noi abbiamo notizie di questo tipo. Dico che uno dei maggiori pericoli per quanto riguarda il terrorismo è il ritorno dal teatro di combattimento e dai campi di prigionia di donne fortissimamente radicalizzate, vedove di jihad, e di ragazzi molto giovani. Nei campi comunque si mantengono fortissime forme di radicalizzazione, così come in alcune zone, parlo soprattutto di zone del Sahel, dove c'è un crogiolo di estremismi e dove c'è anche un crogiolo di interessi, vi è un'età media che si va abbassando molto. Abbiamo anche notizie di altre formazioni: mi riferisco alla Nigeria, a Boko Haram, che ha utilizzato dei minori, anche molto giovani, per attentati. Sono assolutamente necessari questo tipo di attività e questo tipo di controlli.
  Quanto alle questioni relative all'organico, mi riservo di trasmettere il programma assunzionale che verrà predisposto per cercare di colmare le lacune evidenziate, però faccio presente – come ho già sottolineato – che c'è stato anche uno sforzo in termini di modifiche regolamentari per quello che riguarda l'espletamento dei concorsi per riuscire a ridurre i tempi, che sarebbero stati lunghissimi in conseguenza dell'emergenza COVID. Sono previste visite mediche, selezioni, prove attitudinali, visite da uno psicologo, e in tempi normali ogni giorno si esaminava un certo numero di persone, che con le regole del COVID sono diventate circa un quarto. Abbiamo cercato di contrarre i tempi per poter procedere comunque, e su questo poi farò pervenire un quadro che spero sia completo.
  Per quanto riguarda il web, per quanto riguarda l'adescamento e gli adolescenti, è una mia priorità, ed è stato un indirizzo che ho dato e che ho ribadito con forza, quello di implementare ogni possibile attività a tutela dei minori, perché le insidie sono fortissime, gli adescamenti sono continui e poi arriviamo a veri e propri drammi, con suicidi, con giochi pericolosi, ma anche filmati che vengono fatti a minori e poi vengono messi in rete con ricatti di natura sessuale.
  A mio avviso è necessario che siano implementate, e lo saranno, tutte le attività a tutela dei minori, che già sono molto forti, come avete visto dai dati che sono in crescente aumento. Non è un caso che si è deciso di attivare questa direzione centrale, che unirà le attività della Polizia postale e della Polizia scientifica, che sarà un polo tecnologico di eccellenza per lo svolgimento di attività investigativa e al servizio di altri uffici investigativi.
  Tornando al tema di carattere operativo relativo al terrorismo, a questo proposito voglio anche affermare una mia idea. Noi, in questo momento, ci troviamo con una mancanza di fisicità territoriale da parte di Daesh, vale a dire l'autoproclamato Stato islamico. Abbiamo delle sacche di resistenza, anche significative, sui territori di interesse (mi riferisco alla Siria e all'Iraq). Abbiamo delle sacche ancora presenti, e abbiamo una spasmodica ricerca di territori nuovi in altri continenti, in altre zone, dove si spostano questi combattenti. Pur tuttavia, abbiamo qualcosa che a mio avviso è forse più pericoloso dell'aspetto territoriale, ed è il web, ed è sostanzialmente una messaggistica che costantemente incita ad attaccare in Europa, a darsi da fare, all'attivazione di lupi solitari. Su alcuni siti ci sono dei bollettini di guerra di Daesh, che elencano le azioni compiute, le perdite asseritamente inflitte al nemico, le perdite che hanno avuto i mujahidin, sempre con dei rapporti inverosimili. Pubblicano addirittura bandi di arruolamento (li abbiamo acquisiti), minacce che riguardano, per esempio, anche il nostro Paese, e molto spesso vengono inserite immagini di Paesi europei e di luoghi italiani.
  Questa non è la prima sede in cui lo dico, a mio avviso va fatta una riflessione. Adesso abbiamo la punibilità per coloro che fanno apologia oppure che diffondono questo materiale. Ritengo che ci sia un livello di grandissima pericolosità per questoPag. 21 materiale che porta alla radicalizzazione, e a mio avviso sarebbe opportuno fare una riflessione sul trattarlo alla stregua del materiale pedopornografico, la cui semplice detenzione porta comunque alla commissione di un reato. Chiaramente non è nemmeno immaginabile giustificare il possesso di materiale pedopornografico, ma io non riesco nemmeno a giustificare – e non riesco a vedere il motivo di studio, il motivo di conoscenza, il motivo culturale- che qualcuno sia in possesso di filmati di decapitazioni, che qualcuno sia in possesso di filmati, che io ho visto, di madri con tre bambini che vengono messi al muro e vengono fucilati, di bambini che vengono portati a sparare in testa a prigionieri, sempre con le effigi di Daesh e le effigi di questo autoproclamato Stato islamico. Da questo punto di vista debbo dire che ritengo opportuna una riflessione.
  Non so se ho ancora tempo, però non mi vorrei sottrarre alla domanda sulla questione posta dall'onorevole Berardini, oggetto anche di alcuni atti di sindacato ispettivo, in ordine ai quali stiamo predisponendo le risposte. Faccio mie le parole che furono dette dal Capo della Polizia pro tempore, all'atto di una sentenza che abbiamo registrato, anche personalmente, con grandissimo disappunto, dovuto alla conoscenza e alla grandissima stima che ho dei colleghi e alla certezza che la loro posizione verrà al più presto chiarita (come ha detto lei, esistono vari gradi di giudizio e le persone sono innocenti fino alla conclusione di questi gradi di giudizio). Le risposte agli atti di sindacato ispettivo conterranno una ricostruzione dei fatti per come all'epoca erano (parlo anche degli elementi di conoscenza in ordine alle singole posizioni), ma, ripeto, richiamo la posizione del Capo della Polizia pro tempore che, nell'esprimere il grande dolore e il grande rammarico per quello che era successo e nell'intima convinzione che noi abbiamo, e che io personalmente ho, in relazione ai colleghi, comunque ha preso atto che è stata pronunciata una sentenza nel nome del popolo italiano e che noi siamo la Polizia. Ma io confido che ci saranno i termini e i tempi affinché vengano chiarite determinate circostanze di una situazione che sicuramente è stata complessa.

  PRESIDENTE. La ringrazio, e quanto alle ulteriori questioni sollevate restiamo in attesa delle risposte che ci farà pervenire.

  VALENTINA CORNELI. Dal momento che gentilmente il prefetto si è offerto di risponderci per iscritto, sarebbe possibile aggiungere qualche altra domanda che non si è avuto il tempo di formulare oggi?

  PRESIDENTE. La richiesta può essere accolta, qualora vi sia la disponibilità da parte del prefetto Giannini a rispondere anche ad altre domande che potranno essere formulate per iscritto.

  LAMBERTO GIANNINI, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica sicurezza. Ci mancherebbe altro, senz'altro.

  PRESIDENTE. La ringraziamo davvero per il suo prezioso contributo. Come ha visto, è stato di grande interesse per la Commissione, i cui componenti hanno partecipato numerosi all'audizione. Terremo in considerazione la sua relazione e, nel caso, poi le chiederemo di tornare nell'ambito dell'esame di specifici provvedimenti. Ringrazio nuovamente il Capo della Polizia, al quale auguro buon lavoro.
  Avverto che il prefetto Giannini ha messo a disposizione della Commissione il testo integrale della sua relazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50

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