XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 115 di Giovedì 20 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario Straordinario di Arpa Veneto, Luca Marchesi:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 6 
Tomiato Loris , Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 7 
Ferrari Carlo , Funzionario dell'Arpa Veneto ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Ferrari Carlo , Funzionario dell'Arpa Veneto ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Ferrari Carlo , Funzionario dell'Arpa Veneto ... 10 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 10 
Zilli Paolo , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Zilli Paolo , Funzionario dell'Arpa Veneto(intervento da remoto) ... 13 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Tomiato Loris , Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 17 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 17 
Tomiato Loris , Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 17 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 18 
Daprà Francesca , Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto) ... 18 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 18 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Capellin Roberta , Funzionario dell'Arpa Veneto ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 20 
Daprà Francesca , Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto) ... 20 
Tomiato Loris , Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 20 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 20 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Daprà Francesca , Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 21 
Marchesi Luca , Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Audizione del Commissario Straordinario di Arpa Veneto, Luca Marchesi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Commissario straordinario dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Veneto (ARPA) Luca Marchesi. Partecipa il direttore dell'area tecnica e gestione, l'ingegnere Loris Tomiato. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno dell'inquinamento da PFAS (sostanze perfluoroachiliche) e verterà in particolare sullo stato delle attività di bonifica delle aree della Miteni e sulla soluzione delle problematiche della situazione di inquinamento della falda.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito a svolgere la vostra relazione e successivamente vi saranno rivolte delle domande.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Grazie, presidente. Farei un'introduzione, a cui farei seguire due relazioni con slide molto brevi di una circa 10 minuti l'una, chiedendole permesso di affidare la prima al dottor Carlo Ferrari e la seconda al dottor Paolo Zilli, che sono i funzionari dell'Agenzia che stanno seguendo nello specifico alcuni aspetti e sono, quindi, più in grado di me di spiegare l'andamento dei procedimenti.
  In generale vorrei premettere che le attività di ARPA Veneto e del sistema pubblico veneto sul sito ex Miteni di Trissino e sulle correlate problematiche da inquinamento da PFAS sono risalenti nel tempo a diversi anni e sono attività che vedono l'Agenzia fortemente impegnata sia con il dipartimento provinciale di Vicenza, ma in maniera progressiva negli ultimi anni si è avuto un innalzamento del livello di attenzione che ha portato alla decisione di affiancare al dipartimento provinciale di Vicenza anche strutture di importanza e di rilievo regionale, anche in linea con un processo di riordino organizzativo che ha visto ARPA rafforzare la dimensione regionale dell'approccio, soprattutto per i problemi di maggiore rilevanza come questo.
  La situazione sul sito ex Miteni di Trissino e i problemi d'inquinamento PFAS collegati sono da ricondurre a due diversi aspetti e filoni. Il primo riguarda il decommissioning degli impianti, quindi la rimozione degli impianti presenti sull'area con il loro contenuto di sostanze inquinanti ed è una fase preliminare rispetto a quelle che potrà essere poi la bonifica vera e propria dell'area, in particolare della matrice suoli che attualmente sono ampiamente coperti dagli impianti. Il secondo filone riguarda la messa in sicurezza operativa – anche questo Pag. 4 procedimento naturalmente è in corso – e la bonifica vera e propria dell'area.
  Quello che vorrei sottolineare in apertura è che rispetto al decommissioning, da quando è stato dichiarato il fallimento della società Miteni a novembre del 2018 ed è presente quindi la società fallimento Miteni Spa, lo stato delle autorizzazioni delle AIA (autorizzazione integrata ambientale) ha avuto un'evoluzione. Infatti, è recente la determina dirigenziale della provincia di Vicenza del 29 aprile 2021 che ridefinisce il quadro dei provvedimenti autorizzativi e vede sostanzialmente due soggetti giuridici impegnati nelle operazioni legate al decommissioning: una è la società ICI3 Italia, – che vedremo anche nella questione che riguarda la bonifica –, alla quale è imputata la gestione della barriera idraulica, del depuratore aziendale e degli scarichi idrici; il secondo soggetto è la società Viva Life Sciences Private Limited, a cui l'AIA provinciale attribuisce la gestione degli impianti di processo e la tematica delle emissioni in atmosfera. Questi sono i due soggetti da considerare.
  La seconda società che ho citato è una società indiana. Lo dico perché, come è noto, la pandemia da COVID-19 ha posto problemi diversi in tutto il mondo, anche nel dispiegarsi dei procedimenti amministrativi tecnico-ambientali, inclusi quelli su Trissino. Questo ha avuto un influsso sullo svolgimento delle attività durante il corso del 2020-2021. In particolare questo momento è critico rispetto alla recrudescenza e all'aggravamento della pandemia che c'è in India. Infatti, questa società indiana – come vedremo tra poco nella presentazione del dottor Ferrari –, ha un aspetto critico sui cronoprogrammi legato anche a questo tema.
  È previsto che il cronoprogramma del decommissioning debba concludersi il 31 marzo del 2022 al netto da eventuali ritardi imputabili alla pandemia o ad altro. Infatti, in quella data è prevista la conclusione delle operazioni.
  Su questo cronoprogramma segnalo che un sopralluogo ARPA del 29 aprile del 2021 ha rilevato ad oggi un ritardo di circa tre settimane sul cronoprogramma. È un ritardo che, almeno a giudizio dell'Agenzia, è correlato alla situazione pandemica in India, che è il luogo di destinazione degli impianti disconnessi. Inoltre, ricordo che attualmente c'è una ordinanza del Ministro della salute del 6 maggio 2021 che vieta l'ingresso in Italia dall'India a chi non sia cittadino italiano fino al 30 maggio del 2021. Questo è un elemento di attenzione.
  Sul tema del decommissioning ci tengo a segnalare che l'Agenzia è molto presente con un'attività di monitoraggio e sopralluogo importante con una frequenza molto ravvicinata.
  Segnalo anche un ultimo elemento di attenzione sull'impianto di depurazione che, come è noto, ha alcuni limiti allo scarico. Alla Commissione è noto che il tema dei limiti allo scarico per le sostanze PFAS è un tema ancora bisognoso di definizione a livello normativo, perché in Veneto sono stati introdotti limiti di scarico per queste sostanze nei provvedimenti amministrativi assunti dalla regione, ma molti di questi provvedimenti sono stati oggetto di ricorso e da tempo vi è la necessità di un intervento normativo statale che introduca una disciplina di questi limiti rispetto alla quale poi le regioni possano ulteriormente intervenire. Tuttavia, è stato autorevolmente acclarato che le regioni non hanno la potestà normativa per intervenire e inserire norme di questo tipo e di questa rilevanza.
  Questi erano gli aspetti generali sul decommissioning. Tra poco le chiederò il permesso per far fare una piccola presentazione al dottor Carlo Ferrari per alcuni aspetti di approfondimento, oltre che rimanere a disposizione per le domande.
  Sul tema della messa in sicurezza e delle bonifiche, invece, volevo evidenziare alcune cose prima di un approfondimento che affiderei al dottor Paolo Zilli. È in corso una messa in sicurezza operativa che si fonda su monitoraggi approfonditi e sui piezometri che vedono dal 2014 ad oggi un trend di progressiva, per quanto lenta, riduzione dei quantitativi osservati, ma viceversa vedono negli ultimi tempi da agosto in poi – vedremo tra poco alcune chat che lo spiegano meglio – un trend in crescita. Questo per dire che vi è un problema di Pag. 5efficacia della barriera che è stato rilevato dall'Agenzia, che è stato segnalato in conferenza dei servizi ed è oggetto di approfondimento e di studio.
  Il progetto di messa in sicurezza operativa, inoltre, prevede anche due progetti sperimentali che sono finalizzati a valutare l'efficacia di soluzioni definitive a seguito della messa in sicurezza operativa e a seguito della conclusione delle decommissioning, quando si tratterà di affrontare il tema della bonifica vera e propria sui terreni e sulle acque sotterranee.
  I due progetti sperimentali che sono già in corso di realizzazione, prevedono un trattamento ISCO (ossidazione chimica in situ) in un caso, un desorbimento termico nell'altro, prevedono sia una fase di test in laboratorio che una fase in situ e dovrebbero andare a conclusione tra marzo e agosto del 2021. Sono due fasi sperimentali che dovrebbero fornire importanti informazioni sulla possibilità di poi avviare un progetto di bonifica definitiva dell'area dopo marzo 2022, ovvero a valle delle operazioni di decommissioning.
  L'ultima cosa che vorrei segnalare è che in generale sul tema dei PFAS e delle sostanze contenenti fluoro, anche in ragione della rilevanza che ha assunto il problema di Trissino, la regione del Veneto è una regione particolarmente impegnata e all'avanguardia.
  Credo di aver già riferito a questa Commissione in passato che nel mese di agosto del 2020 abbiamo rilevato la presenza del fiume Po di una serie di sostanze che si chiamano PFPECA, che potremmo definire dei PFAS di terza generazione. Dopo avere affrontato il problema dei PFAS di prima generazione, ovvero dei PFAS fosfori ben noti e conosciuti, dopo avere affrontato il tema dei C604 del GenX, l'osservazione delle sostanze contenenti fluoro continua. Infatti, è di queste settimane un ulteriore avanzamento che segnalo alla Commissione e che riguarda le sostanze che si chiamano «acido trifluoroacetico». Si tratta di una sostanza contenente fluoro a catena molto corta che è stata osservata nell'ambito di un procedimento di controllo su un'azienda di questo territorio, ma che è una sostanza di cui la letteratura evidenzia la possibilità di produzione come prodotto di degradazione di diverse sostanze dai farmaci, ai pesticidi E a sostanze contenenti PFAS. È, quindi, una sostanza per la quale è possibile immaginare una presenza obiquitaria sul territorio non solo nel Veneto, ma nazionale e del mondo occidentale.
  Da un lato è un altro segnale del fatto che il problema dei microinquinanti nelle acque è un problema di grande portata che necessita di un affronto con strumenti complessi e complessivi, sia a livello normativo europeo e italiano, sia a livello di tecnologie, di studi e di ricerche, dall'altro è un segnale del fatto che questa regione e questa Agenzia, avendo sviluppato questo tipo di competenza e questo tipo di capacità analitica, sono sempre in prima linea nella ricerca di sostanze microinquinanti di questo genere.
  Naturalmente della presenza sul nostro territorio di questa sostanza abbiamo informato il Ministero dell'ambiente, l'Istituto superiore di sanità, l'autorità giudiziaria e le unità di polizia giudiziaria. Ritenendo che questi documenti siano utili alla Commissione, mi riservo di farli avere copia a valle di questa audizione.

  PRESIDENTE. Adesso ci mancavano queste cose di terza generazione. Sono state trovate queste sostanze, ma che cosa significa? Il tipo di produzione dei PFAS non c'entra nulla, perché lì non vengono più prodotti. Se ho capito bene, i PFAS si possono scomporre in molecole ancora più piccole con questo altro tipo che diventa acido trifluoroacetico oppure è la degradazione di alcuni farmaci e quindi dagli scarichi che vengono da ogni dove oppure entrambe le cose?

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Presidente, la seconda opzione. Le ripeto è un warning molto recente che necessita di approfondimenti. Proprio questa mattina abbiamo incontrato i colleghi della direzione sanità della regione per definire insieme un piano di monitoraggio Pag. 6più ampio che vada a definire la presenza di eventuali sostanze nella matrice acque sul territorio regionale. Tuttavia, è un tema assolutamente nuovo ed emergente. È un tipo di sostanza – poi eventualmente chiederei all'ingegnere Tomiato o a qualcun altro di precisare quello che sto per dire – e si ritiene essere un prodotto di degradazione di farmaci e di pesticidi, in particolare gli erbicidi, ed è un tipo di sostanza di cui ci si attende una presenza diffusa.
  Ci tengo a sottolineare che si tratta di una sostanza non normata, di cui in questo momento non esistono limiti di qualità, né letteratura scientifica in grado di evidenziare problemi di tipo sanitario – per la verità mi pare di dire che in questo momento lo potremmo escludere –, ma è certamente un segnale del fatto che prestiamo grande attenzione, anche sfruttando le capacità di detection, di analisi, di tecnologia e di conoscenza che abbiamo messo a punto in questi anni, per monitorare l'evolversi di questo fenomeno, ovvero la crescente consapevolezza del tutto che vi sono sostanze microinquinanti presenti in maniera diffusa sul territorio.

  PRESIDENTE. Volevo sapere un'altra cosa. Sono presenze significative e abbondanti? Se non è normato, forse non si può neanche dire se quella presenza è considerevole o meno, però non so se la scienza può dire qualcosa a riguardo.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Diciamo che noi abbiamo osservato delle presenze in tracce nell'ordine di alcune decine di nanogrammi. Tuttavia, siamo in uno scenario in cui, non avendo limiti di riferimento, è un'osservazione di presenza qualitativa su cui è difficile sbilanciarsi rispetto alla significatività, tanto più che non abbiamo avviato un'azione di mappatura. Quello che è noto dalla letteratura è che queste sostanze esistono, sono degradazione di prodotti di uso comune e quindi è ragionevole attendersi che siano un fenomeno, come i PFAS, non legato a specificità territoriali, ma ubiquitarie.

  PRESIDENTE. Visto che anche altre regioni stanno monitorando a campione lungo le falde la presenza dei PFAS, questa novità è prontamente comunicata a tutti gli altri? È semplice analizzare l'acido trifluoroacetico, oppure è una cosa più complessa, perché i laboratori o il tipo di analisi sono specifici per questo tipo di nuova sostanza?

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Come è avvenuto per i PFAS e per il C6O4, anche qui c'è un problema di standard di tecnologia e di metodi. Noi non siamo ancora in grado di fare questa analisi e quindi abbiamo effettuato delle ricerche all'estero per individuare dei laboratori all'estero in grado di fare le analisi e li abbiamo individuati in Germania. Stiamo definendo il percorso per arrivare a definire e accreditare un metodo ed acquisire gli standard necessari per la determinazione. Siamo in una fase assolutamente embrionale di evidenza di questa sostanza, su cui la segnalazione è stata fatta – come le dicevo prima – in maniera molto tempestiva sia dal punto di vista dell'autorità giudiziaria, sia dal punto di vista delle autorità scientifiche e istituzionali come il Ministero dell'ambiente e l'Istituto superiore di sanità con la segnalazione del problema e l'informazione e poi quello che ne deve derivare, come l'individuazione.

  PRESIDENTE. Se non avete il metodo di misurazione che avete trovato in Germania, come avete fatto a trovarlo, se non avete il metodo giusto per rilevarlo?

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). L'approfondimento è da parte dell'ingegnere Tomiato, direttore tecnico dell'Agenzia.

  LORIS TOMIATO, Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto. Nell'ambito delle conoscenze che abbiamo acquisito con il caso e gli impegni, abbiamo chiesto alle aziende del territorio di fornirci l'elenco delle sostanze nei loro processi chimici. Una di queste aziende di questo territorio ci ha comunicato di avere Pag. 7all'interno dei processi chimici due sostanze clorurate: l'acido trifluoroacetico, di cui parlavamo pocanzi; la seconda è l'acido trifluorofenilacetico. Dell'acido trifluorofenilacetico abbiamo anche acquisito delle pratiche di campionamento e quindi ci è servito per considerarlo un tracciante del processo produttivo. Siamo andati a monitorarlo sia nello scarico del processo produttivo sia e nello scarico finale di Arica, che è il collettore che prende gli scarichi dei depuratori della zona.
  Della sostanza dell'acido trifluoroacetico, ovvero quello collegato alle degradazioni dei farmaci e degli erbicidi, abbiamo preso dei campioni su cui avevamo analizzato l'eventuale presenza del trifluorofenilacetico e li abbiamo mandati in un laboratorio in Germania. I rapporti di prova del laboratorio tedesco e gli esiti preliminari ci hanno fatto allarmare, perché hanno evidenziato la presenza dell'acido trifluoroacetico anche dove noi non avevamo trovato l'acido trifluorofenilacetico, per esempio nelle acque grezze potabili. Per questo abbiamo ritenuto necessario coinvolgere i colleghi della sanità che chiederanno all'ISS i limiti per i potabili e noi dovremmo chiedere al Ministero dell'ambiente le concentrazioni soglia di contaminazione per quanto attiene ai temi ambientali della bonifica. Non so se sono riuscito a darle il quadro completo, presidente.

  PRESIDENTE. Diciamo di sì, ma la colpa sarà la mia. Poi rileggerò con attenzione il resoconto stenografico per capire meglio.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Io adesso le chiederei il permesso di fare due approfondimenti, invece, sul tema del decommissioning. Il primo lo passerei al dottor Carlo Ferrari, in modo che possa illustrare alla Commissione come sta procedendo l'attività di smantellamento degli impianti.

  CARLO FERRARI, Funzionario dell'Arpa Veneto. L'attività di decommissioning prevedeva nella fase iniziale la presenza sul sito Miteni di tre soggetti. I tre soggetti erano sostanzialmente la cosiddetta «Curatela», ovvero Miteni Spa in fallimento, la società ICI3, International Chemical Investors, che ha avuto sin dall'origine la gestione della barriera idraulica del depuratore aziendale e di tutti gli scarichi idrici che vanno sia sul corpo idrico superficiale sia sul depuratore consortile di Trissino, e la società Viva Life Sciences Private Limited per la gestione degli impianti di processo delle emissioni in atmosfera.
  Dal punto di vista autorizzatorio nel dicembre 2019 la provincia di Vicenza ha rilasciato un'AIA a questi tre soggetti in continuità con un decreto AIA previgente che era correlato con l'attività produttiva.
  Nel dicembre del 2019 l'azienda ormai non era più produttiva ma è stato rilasciato un decreto di voltura di AIA a questi tre soggetti nella fattispecie e nella forma di autorizzazione integrata ambientale in continuità con l'attività precedente e quindi con un'attività di decommissioning. Per questo la provincia di Vicenza ha preferito mantenere in piedi uno stato autorizzatorio di autorizzazione integrata ambientale. Questa autorizzazione è stata rinnovata ad aprile scorso, in quanto la società Miteni in fallimento Spa gestita dalla Curatela è uscita dal punto di vista autorizzatorio dell'AIA, in quanto ha concluso un'attività per cui era precedentemente all'interno, ovvero la detenzione dei prodotti chimici e dei rifiuti che erano presenti nel sito nel momento in cui è subentrato il fallimento.
  Questi prodotti chimici sono stati smaltiti. Inizialmente si parlava di circa mille tonnellate di prodotti chimici e di 300 tonnellate di rifiuti. I prodotti chimici sono usciti quasi tutti dallo stabilimento e sono stati venduti, mentre i rifiuti sono stati smaltiti. Per questo motivo, la società Miteni in fallimento è uscita dall'autorizzazione integrata ambientale. Attualmente sono rimaste presenti, invece, le due società ICI3 e Viva: ICI per la gestione della parte delle acque, dei depuratori aziendali e della gestione delle acque per la barriera idraulica; Viva per la gestione degli impianti di processo attualmente non più produttivi e che adesso sono oggetto del cosiddetto decommissioning. Pag. 8
  Le slide servono per inquadrare nella zona dove si trova il sito. Sostanzialmente il cronoprogramma del decommissioning prevede che verrà effettuato con una serie di operazioni consequenziali. Sono operazioni che si eseguono generalmente in maniera abbastanza standardizzata nelle attività di decommissioning. La prima parte riguarda la disconnessione elettrica dei motori, delle pompe, degli agitatori e di qualsiasi apparecchiatura presente. La seconda parte prevede il drenaggio degli impianti di prodotti chimici. Faccio presente che tutti gli impianti Miteni sono stati svuotati. Quello che rimane sono gli inevitabili colaticci presenti in queste apparecchiature e tubazioni di processo che poi dovranno essere drenate per poter poi essere smontate del tutto. La terza operazione è la disconnessione elettrica della parte strumentale con la rimozione dei cavi e dei quadri elettrici. L'ultima parte è la disconnessione delle apparecchiature vere e proprie e quindi la messa a terra di tubazioni, di serbatoi di processo e di reattori che sono all'interno del sito produttivo e, una volta imballati doverosamente, verranno poi inviati in India.
  Come diceva il direttore prima, in questo momento l'attività sta andando un po' a rilento, perché i contractor indiani prevedono una presenza di personale indiano sul sito Miteni di Trissino, prima per una verifica prima che il materiale sia inviato in India. In questo momento il personale non può entrare in Italia per gli evidenti problemi legati al COVID-19.
  Come avviene il decommissioning? Sostanzialmente gli ex impianti produttivi vengono confinati fisicamente con delle politenature, con dei grandi sarcofaghi che permettono le disconnessioni fisiche delle apparecchiature senza che l'aria generata esca dai reparti. Inoltre, sono inseriti nei sistemi di assorbimento dell'aria ambiente che poi vengono trattati in impianti specifici che vedremo più avanti, in modo tale che tutto ciò che si genera dalla disconnessione delle apparecchiature eventualmente venga abbattuto con idonei sistemi di abbattimento ed espulso dai camini autorizzati dalle AIA che vi avevo accennato pocanzi.
  Cosa prevede il cronoprogramma? Il cronoprogramma è stato diviso in quattro parti, perché quattro sono le zone ex produttive dell'impianto Miteni. Si inizierà da nord che è la parte a sinistra. In questa planimetria dell'azienda che vedete la parte in alto in realtà è l'est, mentre a sinistra abbiamo il nord. Si inizierà nella parte più a nord nel reparto perfluorati, dove effettivamente vi è la produzione e l'eventuale fuoriuscita dei PFAS.
  Le quattro fasi sono così organizzate: il termine della rimozione è prevista nel prossimo luglio; la conseguenza della rimozione del reparto fluoro, ovvero la parte più centrale del sito, è prevista per il settembre del 2021; il reparto più a sud, quello dei benzotrifloruri entro agosto; infine, si continua con tutto il resto, con il cosiddetto «impianto pilota» e vari stoccaggi che sono nel sito entro marzo 2022, come avevamo accennato precedentemente.
  Vi fornisco anche un minimo di dettagli sui problemi legati al ritardo che si sta un po' accumulando. Nel nostro sopralluogo del 29 aprile abbiamo verificato che vi è un ritardo di circa tre settimane rispetto al cronoprogramma nell'invio di questo materiale che di fatto si sta disconnettendo fisicamente dagli impianti, ma non si riesce a inviare in India per il discorso che facevo poco fa.
  Sappiamo con certezza che la società dei vari incaricati italiani sono in contatto con l'Ambasciata italiana in India per la presentazione dei visti di ingresso. Come dicevamo prima, fino al 30 maggio teoricamente il Ministero della salute vieta l'ingresso in Italia dall'India di personale indiano.
  Due brevi flash su come vengono trattate queste aree che vengono assorbite dagli impianti in fase di disconnessione. Questo è un semplice schema di un impianto che si sta già utilizzando nell'abbattimento delle arie nel momento in cui viene disconnesso il sistema. È un tipico sistema di abbattimento che garantisce poi l'abbattimento di tutte le sostanze caratteristiche di questi impianti nel rispettivo camino. Vi Pag. 9sono due tipologie d'impianti diversi, di cui uno per i perfluorati e l'altro per l'impianto chiamato benzotrifluoruri, perché diverse sono le sostanze che erano state detenute nelle apparecchiature storicamente all'interno. Quindi vi sono impianti leggermente diversi per assolvere ad abbattimenti diversi.
  Inoltre, è previsto anche, e lo stanno già eseguendo, un monitoraggio dell'aria ambiente nei dintorni dell'azienda per garantire che non solo ci sia la salvaguardia della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, ma che ci sia anche un monitoraggio del perimetro aziendale dell'aria ambiente per verificare che non ci siano sorprese rispetto ai contaminanti presenti.
  Questa planimetria forse non si vede benissimo, ma dimostra la numerosità di questi punti. In particolare vi faccio notare i tre punti a nord, sud e ovest del sito, inseriti per salvaguardare e per monitorare il perimetro dello stabilimento e dell'aria ambiente. Non c'è nessun punto nella parte superiore della foto che sarebbe la parte est, perché lì vi è una collina che di fatto impedisce qualsiasi tipo di movimento di aria.
  Un ultimo flash sulla gestione del depuratore. L'azienda ha in sé un depuratore storico, presente sin dal tempo in cui il sito era produttivo e questo depuratore ha le stesse e identiche caratteristiche. Alla fine dell'anno scorso abbiamo notato un aumento di alcuni parametri legati ai PFAS. Ricordo che questo depuratore scarica le acque all'impianto consortile di acqua di Trissino, cioè il depuratore del comune di Trissino, non andando in corpo d'acqua superficiale, ma andando in un altro depuratore. Abbiamo notato un aumento delle concentrazioni di PFAS che con ragionevole certezza abbiamo verificato essere correlato al ridotto apporto di acqua che arriva adesso al depuratore in relazione alla tipologia del processo produttivo con cui il depuratore è stato pensato e progettato all'epoca, quando era produttivo rispetto all'impianto Miteni.
  Tuttavia, le analisi dello scorso gennaio hanno dimostrato il rientro dei parametri, in particolare PFOA (acido perfluoroottanoico) dei PFAS noti e l'avvicinamento alle soglie di standard del sito delle capacità di abbattimento dell'impianto di depurazione.
  Siamo in contatto con la provincia di Vicenza – che ricordo essere l'ente amministrativo autorizzatorio – affinché la ditta implementi sia dal punto di vista gestionale una miglioria in questo senso, per evitare che ci siano ancora dei picchi eventualmente in futuro di PFAS verso il depuratore consortile, oppure per implementare altre metodologie di abbattimento più consone alla portata degli impianti. Ricordo che questo depuratore interno gestisce esclusivamente acque piovane di risulta, dopo aver bagnato gli impianti ex produttivi e quindi non acque di processo.
  Termino ricordando al volo i controlli, i monitoraggi effettuati da ARPA con sopralluoghi con periodicità almeno mensile per la verifica dello stato di decommissioning e la gestione generale del sito. Questi sopralluoghi sono congiunti con altri enti, perché le competenze si sommano – ci interessa avere un coordinamento con gli altri enti – che le supportino alle attività di istruttoria, come dicevamo prima, della autorizzazione integrata ambientale. Termino e lascio la parola all'ingegnere Paolo Zilli. Grazie dell'ascolto.

  PRESIDENTE. In termini pratici e sintetici, facendo un'opera di smantellamento, qual è il rischio potenziale che va evitato?

  CARLO FERRARI, Funzionario dell'Arpa Veneto. Come vi ho spiegato, tutta l'attività si è impostata con un confinamento fisico dei reparti degli impianti che devono essere smontati. Nel momento in cui si aprono i cosiddetti «cicli», quando sflangio un'apparecchiatura qualsiasi, che sia una tubazione o un reattore, inevitabilmente il contenuto di questa sostanza tende a fuoriuscire oppure quantomeno si svuotano quelli che sono i colaticci e quindi occorre pulire questa apparecchiatura. Nel fare questo bisogna fare molta attenzione all'aria che si sprigiona da questi impianti. I reparti che contengono queste apparecchiature sono chiusi come dei sarcofaghi con delle politenature e sono tenuti in depressione con Pag. 10dei sistemi di aspirazione che assorbono queste arie ambiente e che vengono abbattuti su sistemi di abbattimento idonei.

  PRESIDENTE. Dunque è solo la matrice aria, quella a rischio?

  CARLO FERRARI, Funzionario dell'Arpa Veneto. In questo momento sì, perché gli eventuali colaticci sono tutti raccolti come rifiuti su specifici contenitori e quindi non c'è un lavaggio massivo di nessun tipo. Non c'è un'uscita di acqua che va fuori sito in questo senso o un'attività di decommissioning.
  Vi dirò di più. È proprio previsto che tutte le caditoie di raccolta delle acque siano impossibilitate a inviare fuori, perché tra l'altro il sistema era fatto in maniera tale che gli eventuali colaticci, che anche accidentalmente cadono nell'impianto, fossero raccolti con delle pompe e con dei sistemi di pompaggio per pendenza e inviati su dei serbatoi. Queste pompe sono disconnesse, perché la disconnessione elettrica è totale su questi reparti proprio in virtù del fatto che è la prima frontiera del decommissioning, prima ancora di fare i colaticci.
  Eventuali spandi non possono camminare, ma gli spandi che si possono prevedere sono semplicemente l'uscita accidentale di qualche goccia o di qualche litro della sostanza che può essere contenuta e che in questi casi si gestisce abitualmente con una raccolta locale su un fusto. Questa è la dimensione del problema di cui stiamo discutendo.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Seguirà la relazione dell'ingegnere Paolo Zilli sul tema della messa in sicurezza operativa. Anche il dottor Zilli ha una presentazione che cerchiamo di riuscire a proiettare rapidamente.

  PAOLO ZILLI, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Buongiorno, signor presidente. Proseguo nella presentazione con la parte che riguarda la bonifica all'interno del sito ex Miteni.
  Tengo a precisare che siamo in una fase di messa in sicurezza operativa. Voi sapete che, ai sensi dell'articolo 240 del testo unico ambientale la messa in sicurezza operativa è un insieme di interventi che vengono svolti su un sito con attività in esercizio, nel caso di specie l'attività di decommissioning che garantisce un elevato livello di sicurezza per l'ambiente e per le persone, in attesa che al momento della cessazione definitiva della attività si possa procedere a una messa in sicurezza permanente, piuttosto che a una bonifica delle acque e dei terreni.
  Il sito lo abbiamo già inquadrato dal punto di vista del territorio. Sul riquadro di destra potete vedere la posizione di quelli che sono i cosiddetti «punti di conformità» delle acque, ovvero quei piezometri che sono stati realizzati all'esterno della proprietà per verificare l'efficacia della messa in sicurezza operativa delle acque di falda che attualmente è in corso sul sito ex Miteni, costituita sostanzialmente da tre barriere idrauliche: una barriera più a nord del sito, una barriera a sud e una barriera di alleggerimento che è collocata con intervento di source control in corrispondenza dei punti a maggior grado di contaminazione delle acque.
  Periodicamente come ARPA andiamo a fare una quota parte dei piezometri dell'interno del sito – che, come potete vedere sul riquadro di destra, sono molteplici – e una quota parte dei piezometri all'esterno della proprietà proprio per verificare l'efficacia del contenimento delle barriere idrauliche per contenere la contaminazione all'interno del sito.
  Faccio presente che la situazione del sito ex Miteni da un punto di vista idrogeologico è piuttosto complessa: nella zona a est abbiamo un sistema idrogeologico di versante con una componente di ricarica da parte anche dell'alveo del torrente Poscola che scorre nella direzione che sto facendo vedere e abbiamo, invece, un acquifero di valle che si colloca nella posizione più a ovest del sito ex Miteni.
  Il sistema idrogeologico di versante è costituito da un minore spessore di livelli alluvionali e da livelli di calcareniti più Pag. 11superficiali, mentre il sistema di valle è costituito di acquifero alluvionale maggiori e livelli di calcareniti più profondi.
  In virtù di questa situazione piuttosto complessa da un punto di vista idrogeologico, come potete vedere, all'interno e all'esterno del sito è stata realizzata una imponente rete di monitoraggio delle acque di falda che, a seconda del tratto di finestratura nel piezometro, va a pescare nell'acquifero alluvionale, piuttosto che nell'acquifero calcarenitico. In questo modo abbiamo la possibilità di verificare nelle acque di falda sia il grado di contaminazione nell'acquifero più superficiale, sia il grado di contaminazione nell'acquifero più profondo.
  Adesso vi mostro la posizione del piezometro MW18, ovvero il piezometro per la verifica assunto come POC (punto di conformità) per verificare quanta contaminazione fuoriesce dal sito Miteni e vediamo nel tempo qual è l'andamento delle concentrazioni dei PFAS riscontrati da ARPA nel corso dei monitoraggi mensili che andiamo a fare.
  Come già anticipava il Commissario straordinario, quello che vediamo è una tendenza al decremento delle contaminazioni con questo andamento ciclico in cui si hanno dei ritorni di contaminazione che in qualche modo sono correlabili a variazioni di altezza della falda. Noi di solito andiamo a riscontrare un incremento nella contaminazione nei piezometri di valle sùbito dopo innalzamenti abbastanza importanti del livello di falda.
  Questo è un focus sull'ultimo periodo. Questo va letto nella chiave che vi ho detto, perché siamo all'interno della ciclicità. Se noi prediamo solo a riferimento gli ultimi due anni, 2020 e 2021, in realtà vediamo la tendenza all'aumento dei PFAS riscontrati.
  Forse non ho detto che – vale la pena precisarlo – la determina di approvazione del progetto di messa in sicurezza operativa ha recepito i limiti di CSC (concentrazione soglia di contaminazione) introdotti dalla delibera di giunta regionale del Veneto 1590 del 2017. Stiamo parlando del limite di 90 nanogrammi litro per somma di PFOS e PFOA e limiti di 30 nanogrammi per i PFOS (acido perfluoroottansolfonico). Questi sono i riferimenti.
  Questo, invece, è l'andamento nel piezometro più di valle assunto come punto di conformità delle acque degli inquinanti di seconda generazione, GenX e G6O4.
  La slide successiva inquadra il diverso grado di contaminazione dell'acquifero superficiale rispetto all'acquifero profondo: l'andamento della contaminazione in profondità è maggiore rispetto all'inquinamento presente nell'acquifero più superficiale. Questo è un riscontro che abbiamo rilevato noi come ARPA. Lo abbiamo fatto presente alla ditta che ha iniziato un'opera di emungimento sui piezometri profondi, i cui risultati possiamo vedere in questa porzione di grafico. All'avvio delle operazioni di emungimento dei pozzi profondi abbiamo visto un consistente abbattimento della contaminazione nell'acquifero profondo.
  Questa è un'altra slide che mostra come nella zona sia presente una sorta di inquinamento di fondo che stiamo andando ad approfondire, perché abbiamo fatto realizzare dalla ditta due piezometri che adesso vedete in questa posizione nella parte della corografia e il sito Miteni è nella parte inferiore. In questi due piezometri di monte abbiamo visto una sorta d'inquinamento di fondo – passatemi il termine –, di cui noi stiamo cercando di approfondire sia come provenienza sia come entità, andando a mettere in piedi una rete di monitoraggio a monte rispetto al sito ex Miteni. Questo è un approfondimento in corso da parte di ARPA.
  Do un inquadramento veloce sul procedimento, senza perderci troppo tempo. Vi ho detto che siamo in una fase di messa in sicurezza operativa. Con determina del comune di Trissino di marzo del 2020 è stato approvato questo progetto che ha previsto tutta una serie di cose e che prevede anche la realizzazione di un'opera molto importante, ovvero la realizzazione di un palancolato lungo il corso del torrente Poscola, in maniera tale da andare a limitare il più possibile l'apporto di acque di ricarica da parte del torrente stesso. Questo corso d'acqua attraverso l'alveo e il subalveo alimenta Pag. 12 l'acqua che in qualche modo entra nel sito ex Miteni e quindi va a contaminarsi e poi proseguire verso valle.
  Quest'opera prevista all'interno del progetto, che ad oggi non è ancora stata realizzata, perché siamo ancora nel corso del cronoprogramma, avrà la finalità di andare a limitare l'apporto di acqua «pulita» a monte rispetto al sito ex Miteni.
  Questo palancolato è stato approvato, così come è stato approvato anche un progetto di ottimizzazione dell'impianto TAF (trattamento delle acque di falda) che è l'impianto di trattamento delle acque emunte. Al fine di una ottimizzazione dell'impianto depurativo, la ditta ritiene di inserire come opera di ottimizzazione una vasca di equalizzazione per smorzare in qualche modo i picchi di contaminazione che vengono in funzione degli emungimenti nei vari piezometri.
  Ad agosto 2020 sono state presentate le garanzie finanziarie a favore della provincia, mentre a settembre 2020 è stato approvato il progetto definitivo del palancolato e della vasca di equalizzazione.
  Successivamente si è delegata la valutazione del modello idrogeologico che è stato costruito ad hoc su questo sito in maniera numerica a incontri successivi che hanno avuto il loro sviluppo nel periodo che va da settembre a dicembre 2020.
  Contemporaneamente da inizio anno siamo anche impegnati nella valutazione dei protocolli di lisciviazione per determinare i coefficienti di lisciviazione dei contaminanti dal terreno all'acqua di falda e i protocolli di monitoraggio dei soil gas, che sono i gas che si estirpano dal terreno per effetto della valorizza volatilizzazione dei componenti.
  A febbraio del 2021 è stata chiesta alla ditta la presentazione di un cronoprogramma definitivo, che la ditta ha presentato successivamente, dichiarando l'inizio dell'attività di ottimizzazione del modello idrogeologico in discussione a marzo del 2021. Dovremmo essere in procinto di ricevere il modello messo a punto proprio in questo periodo anche sulla base di prove in campo.
  Quello che andiamo a fare e quello che abbiamo fatto e quello che stiamo attualmente svolgendo. Come vi dicevo, andiamo a monitorare mensilmente una quota parte dei piezometri che sono collocati sia all'interno del sito ex Miteni, sia all'esterno del sito, in particolare nei POC di cui vi parlavo prima.
  Andiamo a verificare periodicamente il funzionamento delle tre barriere idrauliche, perché la ditta ci ha presentato chiaramente, in funzione di tutti gli studi e tutte le evidenze in campo che hanno effettuato, una configurazione con portate di emungimento di un certo tipo, piuttosto che un altro. Noi andiamo a verificare la reale corrispondenza tra le portate di emungimento dichiarate e poi quelle che si riscontrano in campo.
  Come vi dicevo, proprio per il discorso della presenza dell'inquinamento di monte, stiamo andando a predisporre una rete di monitoraggio delle acque di falda anche superficiali sul torrente Poscola a monte del sito e stiamo approfondendo con campionamenti multilivello un pozzo che era stato oggetto di sequestro nel 2018, perché lì in passato è stata rinvenuta la presenza di prodotto libero, soprattutto sulla parte più bassa dell'acquifero e, quindi, un sottonatante.
  Inoltre, stiamo acquisendo a livello di laboratorio degli standard che sono finalizzati a una ricerca semiquantitativa nelle acque delle sostanze che abbiamo rinvenuto nei soil gas. Andando a fare dei campionamenti nei soil gas, abbiamo riscontrato delle sostanze nelle acque per le quali stiamo acquisendo gli standard.
  Infine, stiamo acquisendo anche ulteriori standard per andare a determinare nel soil gas alcuni PFAS, e altri composti per i quali attualmente comunque non esistono dei metodi analitici ufficiali di riferimento. Quindi si tratta di un'attività a livello di laboratorio tutta da costruire.
  A livello istruttorio, oltre a dare supporto tecnico e scientifico all'amministrazione comunale, titolare del procedimento di bonifica, valutiamo periodicamente la documentazione inviata dal consulente AICOM (Associazione italiana compliance) e Pag. 13gli aggiornamenti periodici sul monitoraggio dei sistemi di messa in sicurezza operativa.
  Abbiamo già valutato il protocollo relativo al soil gas che ci ha proposto la ditta e abbiamo rilevato la disomogeneità di distribuzione della contaminazione tra acquifero superficiale e acquifero profondo. Abbiamo chiesto di fare delle valutazioni in merito alla ditta, la quale ha realizzato nuovi piezometri anche ad ovest del sito e ha confermato questa prevalenza della contaminazione nell'acquifero più profondo rispetto a quello superficiale.
  La regione Veneto ha avviato un contratto di collaborazione con il professor Beretta per supportarci nella valutazione della documentazione inerente sia il progetto diviso, sia il modello numerico idrogeologico che è stato costruito ad hoc per il sito.
  Abbiamo altre attività istruttorie in itinere e stiamo facendo degli approfondimenti tecnici per quanto riguarda il protocollo per la determinazione dei coefficienti di lisciviazione dai suoli dei contaminanti che ci consentiranno sia di valutare l'analisi di rischio, ma anche di ottimizzare quelle prove di laboratorio in situ di quelle tecnologie di cui parlava prima il Commissario straordinario, cioè il trattamento ossidativo in falda, il cosiddetto ISCO e il desorbimento termico che, se funzionanti, verranno riprodotte a larga scala nell'ambito del progetto di bonifica.
  Verifichiamo lo stato di avanzamento di quelli che sono i cronoprogrammi che la ditta presenta. Stiamo partecipando con il Genio civile e IC3 a un tavolo tecnico per valutare proprio la componente relativa all'influenza del torrente Poscola sul modello idrogeologico sviluppato di dettaglio sviluppato per il sito ex Miteni.
  Inoltre, stiamo attivando una nuova procedura per acquisire la collaborazione di un idrogeologo qualificato in sostituzione del professor Beretta.
  Vi sono ancora delle attività che ci aspettiamo vengano realizzate dalla ex Miteni, in particolare la presentazione di un cronoprogramma definitivo al termine delle gare per la realizzazione del palancolato e la vasca di equalizzazione prevista nel progetto.
  Stiamo anche aspettando la presentazione dei progetti pilota su queste due tecnologie di cui vi ho parlato prima.
  Come anticipavo poco anzi, tra poche settimane dovremmo aspettarci i risultati appunto che vanno ad analizzare la ripartizione della contaminazione tra acquifero superficiale e acquifero più profondo.
  A seguito della conclusione del tavolo tecnico, stiamo attendendo anche una proposta per valutare la dispersività del torrente Poscola e stiamo facendo anche delle valutazioni ulteriori per capire le contaminazioni presenti anche in vallate contigue a quella della valle dell'Agno in cui si trova il sito ex Miteni.
  Non so se avete alcune domande.

  PRESIDENTE. Visto che sono allarmanti le notizie sul piezometro MW18, confermate che il fatto che la falda varia nel tempo e produce picchi di inquinamento individuati recentemente? Questo che cosa significa? Che la barriera di fatto non funziona? Si sta studiando in conferenza dei servizi di porre rimedio? Che tempistiche si hanno? Presumo che bisogna andare il più veloce possibile, anche perché in queste condizioni vuol dire che di fatto la barriera non funziona. Se ci date maggiori dettagli, anche sviluppi nel prossimo futuro.
  Poi lei ha parlato di un rumore di fondo di PFAS a monte. Visto che a monte c'è la vecchia sede della Miteni, la RiMar, volevo capire se voi siete andati a verificare a monte e quando? Perché se è una cosa recente, mi domando perché non si è verificato anche prima? Come è la situazione di questa sede vecchia? C'è anche lì una barriera idraulica? C'è la stessa situazione che c'è in questa nuova?

  PAOLO ZILLI, Funzionario dell'Arpa Veneto(intervento da remoto). Per quanto riguarda il sito ex Miteni, posso dire che effettivamente qualcosa sta uscendo dal sito, perché chiaramente rispetto alle CSC che sono state definite con una determina di approvazione del progetto diviso, come Pag. 14avete visto dal grafico, siamo sopra. Il problema è che nell'ambito del progetto diviso approvato, sono state approvate contestualmente – perché lo prevedeva il progetto stesso – tutta una serie di ottimizzazioni di upgrade del sistema di emungimento, perché come vi dicevo il sistema idrogeologico della zona è molto complesso, con apporti da diversi sorgenti e quindi si sta cercando – anche con prove di pompaggio ad hoc – di capire come ottimizzare questo intervento di barrieramento idraulico. Queste prove di ottimizzazione sono state approvate e fanno parte del progetto diviso che è attualmente in corso. Il problema è che la ditta sta facendo tutta una serie di valutazioni, anche con correlazione tra andamenti del livello di falda, perché non sono chiare bene le interconnessioni da un punto di vista idrogeologico tra il sistema idrogeologico di monte, di versante e il sistema di valle. Sulla RiMar passo la parola alla mia collega che la sta seguendo, così vi aggiorna.

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Buongiorno. Sono Roberta Capellin e seguo l'ambito delle bonifiche per l'area vicentina.
  Per quanto riguarda la questione ex RiMar, ovvero la prima sede in cui è nato lo stabilimento Miteni, attualmente è in corso un processo di bonifica. È stata fatta una caratterizzazione nel sito, è stato approvato un piano di caratterizzazione, sono stati eseguiti i relativi sondaggi delle acque previsti dal piano di caratterizzazione ed è emersa una contaminazione – anche in questo caso – da PFAS e da solventi clorurati, ed è attualmente operativa una barriera idraulica che consiste in tre piezometri e c'è un sistema di controllo a valle costituito da altri tre piezometri.
  Bisogna dire che tutte queste attività, ovvero la caratterizzazione e la messa a punto della barriera sono attività recenti, relative all'ultimo anno, considerando che siamo partiti da marzo del 2020.
  Però occorre rilevare che il sito della Miteni è posto dall'altro lato, nella destra idrografica rispetto al fiume Agno. Adesso non ho nessuna mappa sotto mano per visualizzare come sono messe le due sedi. Però voi dovete immaginare questa vallata con a destra la Miteni, quella attuale, per trovare l'ex RiMar bisogna spostarsi verso nord e in mezzo c'è un torrente, il fiume Agno, che separa i diversi siti. Stiamo parlando di due ambiti diversi, quello che c'è sull'ex RiMar non va a influire in quello che c'è attualmente in Miteni.

  PRESIDENTE. A parte che non ci avete mandato nulla riguardo alla RiMar.

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Non sapevamo che fosse di vostro interesse. Non è Miteni, è un altro sito.

  PRESIDENTE. Ho capito, ma era la stessa società e lo stesso problema. Poi stanno vicini, quanto distano?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). In linea d'aria è quasi un chilometro. Sono all'interno dello stesso comune, però dal punto di vista idrografico siamo in due ambiti completamente diversi.

  PRESIDENTE. Scusate, ma ha senso poi trattarli come due corpi indipendenti ed estranei?
  Da quanto tempo si è evidenziato il fenomeno? I primi controlli quando sono stati fatti?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). I primi controlli proprio come sito ex RiMar sono iniziati nel 2018- 2019. Quel sito è stato chiuso.

  PRESIDENTE. Perché solo nel 2018 e non prima, visto che era una cosa vecchia?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Perché quando inizialmente è emerso il problema Miteni – stiamo parlando del 2013 – erano stati fatti dei campionamenti a monte anche della Miteni, ma non erano state evidenziate particolari situazioni di criticità sulle acque di falda. In quel momento non Pag. 15essendo state evidenziate concentrazioni significative a monte di Miteni non è stato visto come un punto di particolare interesse.
  I campionamenti successivi, quando hanno mostrato che anche a monte di Miteni... Bisogna considerare che l'ex RiMar è posizionata in collina, quindi stiamo parlando – come dicevo prima – di due sistemi idrografici completamente diversi e posizionati in collina. Le acque che passano sotto l'ex RiMar sono oggetto ancora adesso di studio, nel senso che sono l'acquifero che passa sotto la Miteni, è un sistema completamente diverso. Facendo ulteriori campionamenti nella zona specifica, nel senso a valle di questa collinetta che c'è nel comune di Trissino, è emersa la presenza di questi PFAS, quindi da lì siamo andati anche ad indagare questa ulteriore sorgente. Però stiamo parlando di due situazioni completamente diverse dal punto di vista idrogeologico e una non influisce sull'altra.

  PRESIDENTE. Questo mi è chiaro, ma essendo la ex sede, penso che come minimo si debba andare a controllare. Ho capito che all'inizio non c'era una situazione critica, però sapendo questa cosa e che poi si è verificata tale, mi domando perché si sia aspettato fino al 2018 per andare direttamente sul sito a fare le analisi. Possiamo dire che avete trascurato questa cosa? Mi sembra grave.

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Noi non avevamo grandi evidenze di questa cosa, oltretutto non stiamo parlando della stessa proprietà, nel senso che Miteni era di una proprietà, l'ex RiMar è di tutt'altra proprietà. Appartiene a quelli che sono stati i fondatori della Miteni, però sono due proprietà completamente distinte. Il sito RiMar è chiuso dagli anni settanta, perché è stato chiuso come ditta e successivamente per un breve periodo è stato utilizzato addirittura come asilo. Non rappresentava una fonte di pressione, dopodiché è rimasto chiuso nel tempo. La sede dove c'è lo stabilimento appartiene a una villa, quindi nel tempo è stato addirittura utilizzato come deposito di materiale da parte della villa. Non era uno stabilimento produttivo attualmente in essere.

  PRESIDENTE. A parte che è sempre Miteni, e quindi anche se era chiusa, però...

  LORIS TOMIATO, Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). La RiMar (Ricerche industriali Marzotto) è stata chiusa e la villa è tornata nella proprietà degli eredi Marzotto. L'evoluzione della Miteni invece è tutt'altra.
  Però quello che vogliamo affermare è che dal punto di vista idrogeologico non hanno connessioni, sono due siti che vanno trattati separatamente. Adesso abbiamo un percorso di bonifica di ATO (Ambito territoriale ottimale) nella RiMar proprietà Marzotto e abbiamo un percorso di messa in sicurezza operativa e poi successiva bonifica nell'ambito del sito Miteni.
  Sono due siti, due fonti di pressione di contaminazione diversi, stanno alla parte opposta dell'Agno dal punto di vista territoriale e li tratteremo come due siti diversi. È evidente che abbiamo affrontato il tema di maggior impatto da un punto di vista della fonte di pressione e nel momento in cui anche il tema della villa e di quello che ci stava dentro ha fatto emergere delle criticità, gli siamo andati appresso, tanto che dal 2018 ad oggi stiamo anche curando il tema della RiMar. Ma sono idrologicamente diversi. Dal punto di vista della fonte di pressione, dalla storia e dalla proprietà aziendale sono connessi perché chi faceva all'inizio sperimentazione alla RiMar, ha trasferito in un altro ambito le produzioni che si sono sviluppate con le vicende e con le proprietà che adesso sono diventate proprietà ex sito Miteni.

  PRESIDENTE. Sì, per carità, però visto che i parenti e gli avi sono gli stessi, cioè i Marzotto, come minimo la curiosità di andare a vedere anche quel sito. Alla fine storicamente sono parenti e poi a un chilometro, quindi sono due falde separate, però stiamo parlando proprio di un chilometro. Se non sono correlate come falda, Pag. 16però stiamo parlando dello stesso problema.
  Vi chiedo di mandarmi tutto lo storico di questo altro sito, poi mi fate capire la dimensione? Ovviamente credo, presumo e mi auguro che sia più piccolo come valori di inquinamento e anche come quantità e questo inquinamento sia dato perché sotto è stato depositato del materiale, come è avvenuto sulla Miteni. Mi fate capire se come dimensioni, importanza e tipologia sono paragonabili oppure un problema più piccolo?

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Presidente, ho chiesto alla dottoressa Capellin di recuperare un po' di materiale, così possiamo darle un po' di dati sulla ex RiMar. Chiedo la cortesia di attendere un minuto, sta arrivando il faldone, in modo che diamo tutti i chiarimenti e poi faremo seguire il materiale.

  PRESIDENTE. Intanto diteci – immagino lo sappiate, senza guardare i faldoni – se si tratta di una cosa equivalente o nettamente inferiore alla Miteni. Intanto c'è l'onorevole Zolezzi che vuole fare una domanda.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il dottor Marchesi. Vi faccio una serie di domande, dopo se siete pronti mi interrompo e poi faccio la seconda serie.
  Mi interesserebbe capire se l'acido fenilacetico (PAA) e trifluorofeniacetico (TFA) sono ancora prodotti? Presso quali aziende sono stati trovati e in quali comuni del Veneto?
  Mi ricordano molto le frasi un po' sibilline del dottor Nardone al momento del fallimento Miteni del 2018, che diceva che buona parte delle sostanze inquinanti fluoralchiliche non c'entrano con la Miteni e sono ancora prodotte. Vi chiedo se secondo voi si riferiva anche a queste sostanze che avete trovato e se vi risulta che queste frasi di Nardone abbiano avuto un interessamento anche giudiziario o comunque se vi sia arrivato qualche dettaglio per capire se si è fatto un approfondimento di queste frasi di Nardone?
  Vi chiedo, poi, se vi risulta che a Trissino la Miteni abbia prodotto anche farmaci e quali? Mi risulta che producesse antiipertensivi fino a 15 anni fa, in realtà in joint venture con la Solvay, per capire questa cosa, perché anche adesso parlate di prodotti di degradazione di farmaci, capire se erano anche degradati dei farmaci prodotti lì.
  Per quanto riguarda la messa in sicurezza operativa e poi, chiaramente, la futura bonifica, volevo capire a livello finanziario come sta andando, se i costi vengono coperti, se l'attuale gestore sta coprendo i costi dei vostri monitoraggi, dei vostri interventi. Oggi con questi nuovi piezometri posizionati qual è il costo di tenere in funzione la barriera idraulica?
  Per quanto riguarda la caratterizzazione, adesso finalmente inizierà il decommissioning, inteso come smantellamento, se intendete eseguire una caratterizzazione più fitta. Avete, giustamente, fatto riferimento alla presenza di PFAS a monte, sappiamo che stanno continuando ad uscire PFAS, c'è da capire se ci sono degli accumuli in falda al di sotto dello stabilimento o se arrivano da fuori. Smantellando, probabilmente con una caratterizzazione più fitta, sarà possibile capire meglio che cosa c'è da bonificare.
  Avete mostrato i dati sui PFAS in uscita, avete visto che sono molto variabili, dicembre 2020, gennaio 2021 valori molto differenti. Un vostro commento sul fatto che potrebbe essere semplicemente che la falda sia salita o discesa e quindi trovare i PFAS può dipendere semplicemente da un valore di falda. Non credo che da un mese all'altro si sia risolta la situazione di contaminazione, addirittura con valori molto oltre la norma o valori pressoché negativi. Vorrei capire anche il cronoprogramma dei monitoraggi.
  Per quanto riguarda la distanza, abbiamo detto un chilometro tra la RiMar e la Miteni. Io vi ricordo che i benzotrifloruri vennero trovati ad una minima distanza dalla Miteni, quelli prodotti negli anni settanta, volevo sapere i PFAS a catena lunga Pag. 17a che distanza li avete trovati e adesso quelli a catena corta fino a dove sono arrivati, cC6O4 e anche il GenX, perché Miteni non si è fatta mancare niente.
  Sapete bene che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si parla di fare la linea ferroviaria ad alta velocità, che in realtà non velocizza di nulla, ma a parte questo il TAV (treno ad alta velocità) tra Brescia, Verona e Padova mi risulta che interferirà addirittura sul depuratore di Trissino e sulle falde superficiali. Volevo sapere se avete in mente qualche monitoraggio per capire come limitare eventuali peggioramenti della situazione delle falde. Verrebbero mescolate falde contaminate da PFAS da questo lavoro?
  Vi risulta che questi PFAS e i PFPECA sono gli stessi che poi verranno prodotti a Spinetta Marengo? Vi risulta che Spinetta Marengo mandi a Legnago, alla ex CECA – che adesso ha un altro nome – che trattava i filtri della Miteni, ma mi risulta anche i filtri della Solvay? Sapete se adesso a Legnago vengono ancora trattati i filtri della Solvay che ha iniziato a produrre, anche se non autorizzata, il ciclo cC6O4? Visto che sapete bene che ARPA Piemonte ha in mano il cerino sulle autorizzazioni alla Solvay, con tutti i disastri che state trovando, nuovi PFAS, soil gas con dentro probabilmente PFAS, se siete in contatto con ARPA Piemonte e che suggerimenti gli avete dato per quello che si sta configurando come un nuovo disastro Miteni. Produrre gli stessi PFAS ad Alessandria nel bacino del Po semplicemente si diluisce, ma con un bacino di venti milioni di abitanti si rischia di creare un danno sanitario ambientale di record mondiale. Già quello della Miteni più o meno lo è stato, forse facendolo su tutto il bacino del Po sarebbe una cosa pressoché esiziale, visto che oltretutto i PFAS riducono anche la risposta ai vaccini e siamo in corso di una bella pandemia.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Abbiamo presso buona nota di tutte le domande, molte, dell'onorevole Zolezzi e proveremo a dare alcune risposte ora. Io temo di poter essere di poco aiuto in questa fase, per cui passerò la parola agli altri. Le dico solo che sulla collaborazione con ARPA Piemonte, è noto alla Commissione che le agenzie sono collegate tra di loro per effetto di una norma dello Stato e per effetto di buone pratiche di collaborazione, per cui abbiamo uno scambio di informazioni su quello che facciamo e su quello che rileviamo. Nell'agosto del 2020, ad esempio, il fatto che ARPA Veneto abbia rilevato la presenza di PFPECA nel fiume Po è stato immediatamente segnalato all'Agenzia del Piemonte in via collaborativa e questo accade normalmente, anche se probabilmente ...

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi scusi, ma voi avevate trovato PFPECA nel Po già nel 2019 e anche prima forse. Quando è stato il primo riscontro del PFPECA nel Po, nel 2020 o già prima? xxx

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Era agosto 2020. Prima parliamo del GenX, del cCSO4, di altre molecole. Anche gli standard – se ricordo bene – dei PFPECA sono stati reperiti da ARPA Piemonte, giusto? Quindi la collaborazione con ARPA Piemonte c'è ed è in via ordinaria. Allora sulle molte altre domande fatte, inizia l'ingegnere Loris Tomiato.

  LORIS TOMIATO, Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Allora quello che possiamo dirvi è che l'acido trifloroacetico e l'acido triflorofenilacetico sono ancora utilizzati nell'ambito dell'industria farmaceutica.
  Nel caso di specie, noi li abbiamo trovati perché utilizzati da una ditta che è la FIS Spa nel comune di Montecchio e vengono utilizzati come quantitativi nell'ordine delle tonnellate, quindi sono anche centinaia di tonnellate all'anno. Il trifluorofenilacetico e il trifluoroacetico sono ancora sostanze normalmente utilizzate nell'industria farmaceutica. Poi l'acido trifluorofenilacetico è stato per noi un tracciante riferito esclusivamente alla produzione della FIS, quindi in quel campo. Pag. 18
  L'acido trifluorofenilacetico, può essere – come da letteratura – il prodotto di degradazione di erbicidi, di farmaci eccetera, quindi potrebbe avere una diffusione a vasta scala e non concentrata nel solo territorio dell'azienda interessata.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Lei aveva chiesto se il dottor Nardone si riferiva a queste sostanze. Io sinceramente non ne ho la minima.... Sui TFA, se il dottor Nardone si riferisse a questa sostanza non sarei risponderle, non sapremmo risponderle.
  Poi c'era la domanda: «A Trissino la Miteni produceva farmaci in joint venture con Solvay?»
  Non so se ci è noto questo. Non ci è noto.

  FRANCESCA DAPRÀ, Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto). Per quello che sappiamo – almeno ad oggi – la collaborazione tra Solvay e Miteni riguardava solo la sostanza cCSO4. La Miteni riceveva da Solvay delle resine, le rigenerava e restituiva la sostanza rigenerata e sanificata. Riceveva il sale di potassio e restituiva un sale di ammonio, tutto qua. Questa è l'unica collaborazione di cui noi siamo a conoscenza.

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Credo che la domanda fosse: «Chi sta pagando il costo della barriera idraulica?». Quando è stato presentato il progetto diviso, sono state anche presentate da parte della ICI3 le garanzie finanziarie per la realizzazione del progetto diviso, quindi attualmente i costi sono sostenuti da ICI3, se era questa la domanda.
  Poi chiede se si intende fare una caratterizzazione più fitta? Suppongo che la domanda faccia riferimento alla questione della famosa caratterizzazione 10X10. Attualmente – come diceva prima il mio collega – ci sono ancora in essere i vari impianti e questo non permette di andare a vedere sotto gli impianti che cosa c'è. Nel momento in cui verranno completamente dismessi gli impianti, è già previsto che verranno fatte delle ulteriori bonifiche e questo servirà poi anche per poter realizzare progetto di bonifica.
  La restante parte della caratterizzazione, almeno nelle zone produttive è stata fatta con una maglia più o meno a 10X10 laddove gli impianti permettevano di poter andare, questa caratterizzazione è stata fatta quando la ditta era ancora operativa. In realtà qualche cosa è stata fatta anche successivamente. Quindi sono state fatte le indagini laddove lo permetteva la presenza degli impianti, invece nelle aree non produttive e quelle a parcheggio, comunque nelle aree esterne, sono state fatte delle indagini con una maglia che approssimativamente possiamo definirla di 25 metri per 25 metri, non 10X10, comunque sono state fatte anche delle altre indagini nelle zone non produttive. Su quelle produttive verrà fatta un'ulteriore verifica alla dismissione degli impianti.
  Poi ho una domanda che se me la riformulate, perché qui vedo che hanno scritto «PFAS in uscita e escursione della falda». Però se gentilmente può ripetere.

  ALBERTO ZOLEZZI. Io ho visto velocemente la vostra slide sulle concentrazioni di PFAS che avete trovato, mi sembra di capire che fossero sul piezometro più esterno e notavo questa differenza tra mese di dicembre 2020 (valori elevati) e mese di gennaio 2021 (valori normali). Volevo un commento da voi, può essere semplicemente che sia la falda che sale e scende o in effetti è successo qualcosa dal dicembre del 2020 al gennaio del 2021?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). In quella zona abbiamo una situazione abbastanza complessa dal punto di vista idrogeologico, con escursioni della falda che possono arrivare anche a 10-15 metri, parlo proprio a livello normale, in quel tipo di acquifero possono esserci escursioni molto marcate. Il fatto che nelle concentrazioni ci siano questi picchi è anche un po' la risposta a questa cosa, nel senso che ci sono escursioni di falda Pag. 19che probabilmente vanno a lambire – però questa è una supposizione – o permettono di dilavare dei terreni e questo fa sì che ci sia un aumento di concentrazioni nei piezometri.
  Sul fatto che – così come è stato allegato nel grafico – a fine del 2020, inizio del 2021 ci sia un picco, in realtà questa cosa se noi la andiamo a riportare a tutta la serie storica, cioè dal 2014 al 2021, si vede che questi picchi sono sempre stati presenti. Noi abbiamo il focus sul 2020-2021 per indicare come era la situazione più recente, però in realtà questa situazione di picchi altalenanti si è sempre ripetuta ed è un po' tipica di quella tipologia di acquifero.

  PRESIDENTE. Però se la barriera è fatta bene dovrebbe evitare questa situazione?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). La prima barriera che è stata fatta in Miteni, cioè il primo sistema di barrieramento prevedeva solo barriera a sud, nel tempo si è visto che questo tipo di barriera non era sufficiente, per cui è stata progressivamente implementata. Questo utilizzando dei piezometri già presenti in sito, che non erano stati creati con scopo di fare un barrieramento, per cui si tratta di piezometri che hanno un diametro molto piccolo e che non consentono di poter inserire più pompe per potere avere un emungimento più consistente. Quindi, sia utilizzando gli impianti di emungimento – questi piezometri già esistenti all'interno del sito – sia realizzando dei nuovi piezometri, ha portato alla fine ad avere questa barriera che è fatta attualmente da una quarantina di piezometri.
  Sul perché la barriera non funzioni, questo noi lo abbiamo sempre evidenziato. Può essere un problema di escursione della falda, è un problema legato al fatto che proprio perché c'è questa escursione della falda, quando siamo in periodo di magra, il battente idrico è talmente basso per cui le pompe non sono in grado di tirare su acqua. Questo è un ulteriore problema legato alla barriera.
  Adesso loro hanno previsto delle attività. Intanto di cercare di riomogeneizzare tutti questi diversi piezometri che erano stati messi in emungimento, perché il fatto di mettere in emungimento un punto che è nato come monitoraggio – ovvero un piezometro e non un vero e proprio pozzo fatto per la barriera – può rappresentare, se vogliamo, un elemento di migliore efficacia della barriera stessa.
  Le attività che loro hanno proposto nel progetto diviso – risistemare, rifare più piezometri, cercare di equilibrare anche le portate delle vasche di localizzazione e avere un quadro diverso – dovrebbero consentire di migliorare la situazione. Se noi andiamo a prendere, considerando tutto il grafico dal 2020 al 2021, si vede che già nel 2021 obiettivamente c'è stata una diminuzione. Adesso bisogna vedere se ci sarà un ulteriore rialzo, oppure se riesce a limitare quelli che possono essere i picchi. La tendenza generale è comunque ad una diminuzione, perché se si prende la tendenza generale si vede che c'è un minimo di riduzione.
  Altri motivi per cui la barriera non è attualmente efficace non saprei, non sono in grado di tirare fuori un motivo particolare perché la barriera non è efficace. Quello che posso dire è comunque stata implementata nel tempo e questi sono i risultati che si vedono.

  PRESIDENTE. Mi scusi, noi siamo rimasti a 46 pozzi, la situazione è cambiata?

  ROBERTA CAPELLIN, Funzionario dell'Arpa Veneto. No. Sono sempre 46. In realtà sono stati messi anche in emungimento – come diceva prima l'ingegnere Zilli – anche altri piezometri più profondi, che vanno a implementare la barriera. Poi sono in corso delle attività, così come previste dal progetto diviso. Adesso sinceramente non so a memoria quanti sono i piezometri previsti nella fase finale del progetto diviso, perché il 46 è il dato dei pozzi in emungimento quando è partito ed è stato approvato il progetto diviso. In realtà tutti i vari lavori che sono Pag. 20stati proposti per il progetto diviso portano anche ad una variazione della barriera, cosa che però non è ancora avvenuta nella sua totalità. Sinceramente – posso cercarvelo – non mi ricordo quanti sono i pozzi finali previsti dal progetto diviso.

  ALBERTO ZOLEZZI. Voi giustamente state valutando il sito Miteni, per capire anche l'effetto più vasto, vi chiedo se state controllando nel raggio più vasto, visto che erano arrivati a 13 chilometri dallo stabilimento i cCSO4, un po' meno i GenX. Voi state anche monitorando di quanto si spostano in falda i vecchi e nuovi PFAS, ci sono evoluzioni su questo dato? Questo ve lo dico anche in relazione all'altra domanda che avevo fatto sulla eventuale interferenza dei cantieri del TAV sulle falde superficiali e sul depuratore di Trissino?

  FRANCESCA DAPRÀ, Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto). Io rispondo sempre relativamente ai monitoraggi. Allora ARPA Veneto sta realizzando da anni un monitoraggio regionale, che riguarda sia le acque superficiali che le acque sotterranee, quindi una rete di 200-300 pozzi. Controlliamo regolarmente tutti gli attingimenti potabili della regione, con frequenze variabili a seconda dei rilevamenti, per cui abbiamo un monitoraggio assolutamente capillare di tutta la rete superficiale e sotterranea.
  Per quanto riguarda Miteni, la provincia di Vicenza e l'area interessata dal punto di contaminazione, abbiamo una rete dedicata, specifica, fatta di 54 pozzi all'interno dell'area. Il punto di contaminazione parte dalla Miteni e arriva sostanzialmente in provincia di Padova nel comune di Montagnana, per cui ha una estensione molto lunga, per quanto riguarda i PFAS tradizionali.
  Diversa, invece, è la situazione per quanto riguarda la sostanza cCSO4 e il GenX, che hanno un'area di contaminazione molto più contenuta che si estende solo nella prima parte del plume. Molto contenuta è anche la contaminazione che avete citato prima, BTF ((benzotrifloruri), anche quelli sono usciti dal perimetro dell'azienda, però non hanno interessato una vasta area. Adesso i chilometri esatti non li ricordo, mi scusi, a memoria, ma questa è la situazione.
  I PFAS hanno un plume molto esteso, a differenza delle altre tre sostanze che ho citato.

  LORIS TOMIATO, Direttore dell'area tecnica e gestionale dell'Arpa Veneto (intervento da remoto). Non sono in grado di dirvi oggi se alla CECA di Legnago vengono trattati i filtri di Spinetta. Però possiamo fornirvi le verifiche che abbiamo fatto – le più recenti che sono molto recenti – alla CECA dal punto di vista anche di come operano, di che cosa va a finire negli scarichi e di come in sostanza tengono monitorata anche la qualità dell'aria.
  Per l'alta velocità. La nostra sezione che si occupa di grandi opere, nella tratta di velocità che va da Verona verso Padova, ci stiamo confrontando con il proponente perché abbiamo richiesto l'introduzione – nell'ambito del piano di monitoraggio ambientale dell'opera – dei parametri collegati ai PFAS, in modo tale da avere chiara la possibilità di monitorare l'ante opera, il post opera e il corso d'opera.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sull'ex CECA – che adesso mi pare si chiama Chemviron o qualcosa del genere, se ci manderà i dati – vi chiedo: che cosa trattava? Probabilmente non trattava i filtri di Spinetta, però sapere se recuperava filtri a carboni contaminati da PFAS, sia degli acquedotti, sia quelli provenienti dalla Miteni, oltretutto con autorizzazioni, mi risulta, dalla provincia di Verona e se questo stabilimento faceva l'analisi sui PFAS. Se faceva analisi sui PFAS, all'interno dei fanghi prodotti dall'impianto di trattamento interno delle acque, in cui dovrebbero confluire acque del sistema di abbattimento con multiciclone, postcombustore e strabere. Se riuscite a darci qualche dato su questo aspetto, grazie.

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  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Certamente vi facciamo avere la relazione di controllo. Riguardo alla domanda dell'onorevole Zolezzi, relativamente al fatto se ci è noto o meno che a Spinetta Marengo si producono oggi o si siano prodotti PFPECA, la risposta è che oggi non lo sappiamo, ma ci risulta si siano utilizzati PFPECA nello stabilimento di Spinetta Marengo.
  Abbiamo preso nota di tutte le domande, per cui cerchiamo di produrre altri elementi ad argomentare e spiegare, spero che abbiamo potuto rendere intanto la complessità della situazione e anche l'importanza dello sforzo organizzativo che abbiamo messo in atto su studio e monitoraggio e intervento di verifica.

  PRESIDENTE. Io volevo sapere – non mi sembra che mi abbiate risposto – ma desumo che l'entità della RiMar sia più piccola. Noi abbiamo bisogno di una relazione specifica su tutto lo storico dell'azienda, del sito e tutti i controlli che, ahimè, presumo siano stati fatti solo dal 2018.
  Per quanto riguarda i pozzi, anche il fatto del pozzo più profondo, se ci fate uno schema, perché credo che il nostro non sia aggiornato, anche dei pozzi della Miteni.

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). Senz'altro, benissimo. Una relazione sul sito ex RiMar, con l'andamento storico delle attività svolte e lo schema aggiornato dei pozzi, incluso la riattivazione dei pozzi profondi di cui parlava prima l'ingegnere Zilli, è corretto? Ho capito bene? Di Miteni, ovviamente, su questo secondo aspetto della rete pozzi. Giusto, presidente?

  PRESIDENTE. Anche dell'altro sito se c'è – come mi pare di avere capito – una barriera idraulica. Insomma, tutto quello che avete sul sito RiMar.
  Un'ultima questione che riguarda lo studio sugli alimenti. Abbiamo avuto una interlocuzione con il dottor Tomiato, è uno studio fatto dalla regione, i prelievi li ha fatti la ASL, però i dati li avete analizzati e lavorati voi. Volevamo sapere se ce li mandavate.

  FRANCESCA DAPRÀ, Dirigente chimico di arpa veneto (intervento da remoto). Lo studio sugli alimenti è stato coordinato dalla Direzione regionale della prevenzione con la collaborazione dell'Istituto superiore di sanità. ARPA Veneto, così come IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale), ha svolto solo le analisi. Poi è stato creato un database regionale, condiviso con l'Istituto superiore di sanità da parte dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie che detiene il database. Al termine del lavoro di analisi che ha riguardato oltre 1200 campioni, l'Istituto superiore di sanità ha formulato una valutazione dei dati ottenuti. Noi li abbiamo, ma sostanzialmente la detiene la Direzione prevenzione. Per cui noi abbiamo fatto da supporto tecnico – analitico per l'aspetto delle analisi, solo degli alimenti di origine vegetale, perché la parte animale mi pare che sia stata fatta direttamente dall'Istituto superiore di sanità, se non ricordo male. Noi abbiamo fatto circa 800 campioni, ma solo l'analisi, solo come valutazione e abbiamo alimentato questo database detenuto dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie.

  PRESIDENTE. Grazie, approfondiremo anche questo aspetto perché riteniamo importante avere questi dati.

  ALBERTO ZOLEZZI. Lo studio sugli alimenti è detenuto dalla Direzione prevenzione di che cosa? Del Ministero della salute o di ISS?

  LUCA MARCHESI, Commissario straordinario di Arpa Veneto (intervento da remoto). È detenuto dalla Direzione prevenzione della regione del Veneto, area sanità e sociale. Quindi la Direzione prevenzione è la regione Veneto, area sanità e sociale. Noi forniamo, invece, quello che il presidente ci ha chiesto relativamente ai Pag. 22certificati, per quanto offrono una vista parziale...

  PRESIDENTE. Va bene, ci terremo in contatto tramite segreterie per questa documentazione. Ringrazio nostri ospiti e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10