XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 113 di Giovedì 13 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Francesco Lo Voi (l'audito sarà in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 6 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 11 
Licatini Caterina (M5S)  ... 11 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 12 
Briziarelli Luca  ... 12 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 13 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 14 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 16 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 17 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Sabella Marzia , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Demontis Sergio , Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 22 
Licatini Caterina (M5S)  ... 22 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Lo Voi Francesco , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Francesco Lo Voi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo Francesco Lo Voi. Partecipano il procuratore aggiunto, dottoressa Marzia Sabella e il procuratore aggiunto Sergio Demontis. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Comunico agli auditi che hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Procuratore, decida lei come organizzare la vostra relazione, in seguito le faremo qualche domanda specifica o qualche richiesta ulteriore di chiarimento.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, buonasera a lei innanzitutto e a tutti i componenti della Commissione. Desidero non solo a nome mio, ma anche a nome dei colleghi che sono oggi presenti – la dottoressa Sabella e il dottor Demontis, entrambi procuratori aggiunti alla procura di Palermo – rivolgere un ringraziamento alla Commissione per questa opportunità, anche se è un po' postergata rispetto alle previsioni originarie, ma tutto sommato devo dire che questo aspetto ha qualche lato positivo, perché oggi siamo anche in condizione di fornire ulteriori aggiornamenti rispetto a quanto vi avevamo comunicato con la mia ultima nota che risale al 17 dicembre del 2020 e che si riferiva ai procedimenti in corso presso il nostro ufficio sulla materia di vostro interesse. Se non avete nulla in contrario, io farei una premessa il più breve possibile, con alcune osservazioni di carattere generale, per poi lasciare la parola alla collega Sabella e al collega Demontis, con riferimento ad alcuni aspetti specifici dei procedimenti di maggiore interesse che segnalo subito essere sostanzialmente uno, cioè quello seguito dal gruppo coordinato dal procuratore aggiunto dottoressa Sabella. Vi vorrei dire subito come è organizzato il nostro ufficio, con riferimento al tema del contrasto e dell'applicazione delle norme riguardanti il trattamento dei rifiuti in generale. La materia ambientale è assegnata al secondo Dipartimento, – noi abbiamo quattro dipartimenti nel nostro ufficio, oltre la DDA (Direzione distrettuale antimafia) –, il quale si occupa anche dei reati contro la pubblica amministrazione. È stata una scelta non casuale, perché si verificano talora delle convergenze di interessi e di episodi che riguardano sia la gestione o la cattiva gestione dei rifiuti che reati commessi anche da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione. Pag. 4
  Vi è poi la materia relativa all'applicazione dell'articolo 452-quaterdecies che è attribuita, invece, alla competenza del gruppo della Direzione distrettuale antimafia coordinato dalla dottoressa Sabella. La dottoressa Sabella, si avvale in questo compito dei sostituti che sono assegnati alla Direzione distrettuale antimafia e sono, per grandi linee, suddivisi in due macroaree territoriali. La prima riguarda l'intera provincia di Palermo, la seconda riguarda le province di Agrigento e di Trapani, che con riferimento ai reati tipici della Direzione distrettuale antimafia sono coordinati dal dottore Guido, ma come con riferimento all'articolo 452-quaterdecies, sul quale tornerò, sono coordinati dalla dottoressa Sabella.
  Un altro aspetto organizzativo che credo sia importante sottolineare, concerne l'iniziativa che è stata adottata su input del procuratore generale presso la corte d'appello di Palermo, che ha portato alla firma il 17 dicembre del 2018 di un protocollo di intesa proprio sui reati ambientali, nei quali tutte le procure del distretto hanno assunto l'impegno ad uno scambio informativo non solo orizzontale, ma anche verticale, con riferimento alla procura generale, la quale non solo viene informata dei procedimenti in corso, ma dovrebbe avere attivato anche una sorta di banca dati e la possibilità di intervenire con informative specifiche nei casi in cui, per esempio, eventuali fatti di reato siano commessi in territori a confine tra la competenza circondariale di ciascuna delle procure interessate. In questo protocollo sono state anche date indicazioni con riferimento all'individuazione dei cosiddetti reati spia, sono state date indicazioni condivise tra tutti sulla nomina dei consulenti tecnici e sull'effettuazione di eventuali analisi di laboratorio, sono state date indicazioni anche con riferimento alla polizia giudiziaria – altro argomento sul quale tornerò – infine sono state date indicazioni con riferimento all'esecuzione delle sentenze di condanna, sulle quali, con riferimento ad uno specifico aspetto, farò un breve cenno.
  Per grandi linee questa è la struttura operativa. Per quel che concerne, invece, la valutazione degli strumenti legislativi a nostra disposizione, è opinione condivisa pressoché da tutti – sicuramente da coloro che sono presenti oggi in questa audizione – che la legge n. 68 del 2015 abbia costituito sicuramente uno strumento particolarmente importante e significativo per il contrasto alle varie forme di commissione di reati ambientali, quindi sotto questo profilo – salvo un paio di cosette che dirò – non vi sono particolari difficoltà, né nell'interpretazione in generale delle norme, né nell'individuazione della norma che si adatta al caso specifico all'esame delle diverse procure.
  Devo dire con molta franchezza, che è quella con la quale sono abituato a parlare, che qualche perplessità sorge con riferimento ad alcuni aspetti proprio dell'articolo 452-quaterdecies. Non tanto con riferimento alla formulazione dell'articolo, quanto al fatto che – come vi è noto e ho premesso poco fa – l'articolo 452-quaterdecies, a differenza di tutti gli altri che sono stati inseriti dalla legge n. 68 del 2015, quindi dal 452-bis a seguire, è l'unico di competenza distrettuale. Il che comporta che essendo di competenza distrettuale ed essendo inserito tra i reati previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, non è solo di competenza distrettuale, ma è di competenza della Direzione distrettuale antimafia. Questo comporta che il singolo reato viene ad essere sottratto alla competenza delle procure circondariali per essere, invece, attratto alla competenza unica della Direzione distrettuale antimafia. Che cosa accade nello specifico? Vorrei segnalarlo partendo da un caso concreto che si è verificato nel territorio del circondario di Palermo, ma lo porto ad esempio perché ove si verificasse successivamente in un territorio delle diverse province e quindi degli altri sei tribunali del distretto della corte d'appello di Palermo, potrebbe sicuramente crearci delle difficoltà.
  Mi riferisco in particolare a quei casi in cui la violazione dell'articolo 452-quaterdecies, pur sussistente, non evidenzia di per sé un fenomeno o l'operato di un'associazione, ma piuttosto si realizza anche con una singola – purché reiterata, naturalmente Pag. 5 – condotta. Come è avvenuto nel caso al quale facevo riferimento, in cui un soggetto facendo uso della sua moto Ape scaricava sistematicamente in diversi cassonetti dei rifiuti tutta una serie di rifiuti irregolarmente raccolti, fortunatamente non radioattivi. Quindi da questa iniziativa di un singolo, che operava a titolo del tutto individuale, è scattata necessariamente la contestazione, posto che questa attività era stata reiterata e riguardava ingenti quantitativi di rifiuti, perché quotidianamente, e anche più volte al giorno questo soggetto andava a scaricare rifiuti nei vari cassonetti della sua zona, rifiuti non propri, rifiuti di terzi. È scattata la contestazione correttamente ed è stata altrettanto ritenuta dal giudice la fattispecie di cui all'articolo 452-quaterdecies che, dicevo, abbiamo potuto perseguire davanti al tribunale competente di Palermo, però impegnando per questa specifica, singola e tutto sommato non particolarmente rilevante vicenda, magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Se questo fatto fosse stato commesso o venisse in futuro commesso nel territorio del tribunale di Marsala o del tribunale di Sciacca o del tribunale di Agrigento o di altri, verrebbe ad essere impegnata la Direzione distrettuale antimafia, uno o più magistrati della Direzione distrettuale antimafia, i quali nella fase processuale dovrebbero andare a sostenere l'accusa di fronte ai tribunali circondariali, così come è previsto dalla legge. Questo comporta inevitabilmente che per dei fatti che oggettivamente non creano grande allarme sociale, si usano risorse della Direzione distrettuale antimafia – purtroppo già molto scarse a causa della grave carenza di personale di magistrati di cui soffre la procura di Palermo – che pertanto dovrebbero essere costretti a muoversi per l'intero territorio del distretto per inseguire, cito ancora il caso, il soggetto con la moto Ape.
  Fermo restando che è opportuno mantenere la distrettualizzazione, chiamiamola così, del 452-quaterdecies, con riferimento non solo ai casi naturalmente di presenza di soggetti ricollegabili ad associazioni mafiose o di attività svolta nell'interesse di componenti dell'associazione mafiosa – per componenti parlo anche famiglie o mandamenti del territorio – forse sarebbe opportuno sganciare dalla distrettualizzazione i casi che non sono connessi a fatti associativi, a reati associativi. Sostanzialmente sulla falsa riga di quello che avviene già oggi con riferimento, per esempio, al fenomeno dell'immigrazione clandestina, in cui la competenza della Direzione distrettuale antimafia è limitata dall'articolo 416, comma 6, del codice penale, soltanto ai casi di associazione finalizzata al traffico o alla tratta dei migranti, laddove invece le singole violazioni, i singoli favoreggiamenti dell'immigrazione clandestina sono rimasti attribuiti alle competenze delle procure circondariali.
  Un altro aspetto su cui mi permetto di sollecitare una riflessione è quello che riguarda la confisca, con riferimento alle esigenze di ripristino dello stato dei luoghi e quindi anche di eventuale bonifica. Che cosa accade con la confisca? Lo sapete meglio di me. Beni, sia mobili che immobili, passano nella proprietà dello Stato, sennonché con le difficoltà in cui ci troviamo, la confisca – che è uno degli strumenti più efficaci nella materia penale in generale – forse non è esattamente il sistema ideale per addivenire al ripristino dello stato dei luoghi. Perché nel momento in cui il bene passa sotto la proprietà dello Stato, dovrà essere lo Stato – magari anche attraverso le articolazioni territoriali, le regioni o i comuni – a doversi fare carico del ripristino dello stato dei luoghi e conseguentemente anche delle bonifiche. È vero che nel codice, cioè nella legge del 1968 è previsto un meccanismo di utilizzazione anche equivalente dei beni confiscati ai fini del ripristino della bonifica e così via, però le complesse dinamiche legate alla regolamentazione amministrativa delle procedure che devono necessariamente precedere e accompagnare l'attività di bonifica e di rimessione in pristino, può creare ritardi e disattenzioni nell'effettività dell'azione che si intende perseguire.
  Al di là di questi brevi aspetti che riguardano la legislazione vigente che, dicevo, nel suo complesso è decisamente positiva Pag. 6 e utile, dove sono i problemi? I problemi sono principalmente sull'insufficiente dotazione di risorse umane e materiali delle forze di polizia giudiziaria, che sono quelle che dovrebbero svolgere non solo l'attività di accertamento e conseguenti indagini sui reati, ma dovrebbero anche svolgere un'attività di prevenzione, che naturalmente non compete alle procure che – come è ben noto – intervengono ex post, cioè quando il reato è già stato commesso, anzi quando il reato dopo essere stato commesso, è stato anche scoperto. Perché faccio il riferimento all'insufficienza? Perché, per fare alcuni esempi, il nucleo operativo ecologico dei Carabinieri – che con grande attenzione e impegno segue questo aspetto, ma lo fa unitamente a tanti altri reati e fenomeni che sono all'esame dello stesso nucleo e rientrante nelle competenze dello stesso nucleo – per la copertura di un territorio di cinque province siciliane, tra cui Palermo, quindi all'interno di queste cinque province siciliane sono ubicate nove procure della Repubblica, è costituito da otto persone, tra ufficiali, sottufficiali e così via.
  Credo non sia necessario dilungarsi per spiegare o per mettere ulteriormente in evidenza come difficilmente otto persone possano riuscire a tenere sotto controllo, con efficacia, oltre a svolgere le indagini su un territorio di cinque province. Lo stesso vale per l'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) che quando le discoteche erano aperte si doveva occupare anche della misurazione nelle varie abitazioni che si lamentavano dell'eccessivo rumore proveniente dalle discoteche. Si doveva occupare anche di queste cose, ma lasciamo perdere le discoteche che per il momento sono chiuse. Il personale dell'ARPA è ridottissimo e anche questo comporta evidentemente una serie difficoltà nell'accertamento e nell'individuazione dei responsabili e dei reati.
  Lo stesso dicasi per il personale delle capitanerie di porto, che in questo periodo – lo sapete meglio di me – è largamente impegnato nel contrasto, nel controllo o nel supporto delle attività che riguardano il fenomeno migratorio. La stessa cosa la Guardia di finanza nelle sue articolazioni marittime. Quindi sostanzialmente, uno dei problemi principali che noi riscontriamo e da cui probabilmente dipende anche il non elevato numero di procedimenti che ha riguardato il circondario di Palermo, ma anche lo stesso 452-quaterdecies con riferimento al distretto, deriva anche e soprattutto da questa segnalata carenza di personale.

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. Le considerazioni di carattere generale sono importanti, non lo metto in dubbio; ma sono previste votazioni al Senato, io la pregherei di essere un po' più sintetico su queste considerazioni di carattere generale e affrontare subito il tema delle inchieste, delle vicende della depurazione delle acque.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Accolgo il suo invito, la ringrazio e passo subito la parola, se me lo consente, alla collega Sabella. Non prima di avere segnalato che su 82 depuratori che sono presenti nella provincia di Palermo, ne ricadono sotto la competenza della procura di Palermo non più di una ventina, tutti gli altri ricadono nella competenza della procura di Termini Imerese. Avrei un altro paio di osservazioni da fare, ma le tralascio in questo momento, una riguardava in particolare il reato di omessa bonifica. Ma, ripeto, la tralascio per andare – con il suo consenso, presidente – all'esame del procedimento principale che è coordinato dal gruppo seguito dalla collega Sabella e in cui, appunto, abbiamo delle novità rispetto all'ultima comunicazione che vi abbiamo inoltrato. Grazie, mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Sì. Solo per l'importante discorso di prima, una curiosità. Quanti sono il numero dei procedimenti per il reato dei 452-quaterdecies?

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Ecco, su questo aspetto specifico potrà rispondere la collega Sabella.

Pag. 7

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sui numeri non mi sono preparata, perché mi sarei fatta portare le statistiche. Comunque possiamo rispondere che sui 452-quaterdecies, circa una ventina, al massimo una trentina di procedimenti l'anno. Però 452-quaterdecies – come già diceva il procuratore Lo Voi – non significa necessariamente un reato sostanzialmente di grande importanza. Perché spesso si tratta di fatti che rientrano nella fattispecie, che richiedono per questo l'intervento della Direzione distrettuale Antimafia, ma non rappresentano un fenomeno generalizzato, ma modalità criminali comuni e ripetibili in qualsiasi luogo e non necessariamente caratterizzanti dei gruppi associativi come noi constatiamo per molti altri reati.
  Uno dei procedimenti più importanti pendenti rispetto a quello che è accaduto in passato, a cui accennava il procuratore e di cui si sta occupando la DDA di Palermo, è un procedimento ancora nella fase delle indagini preliminari che noi avevamo segnalato nella corrispondenza con la Commissione e ne avevamo indicato il numero 18378/19. Approfitto di questa occasione per correggere, perché c'era stato un refuso, si tratta in realtà del 18379/19. È un procedimento che non è singolo, ma vede la riunione di più procedimenti e quindi di più fatti di reato. Sono stati riuniti per la presenza di un unico comune denominatore che è l'argomento di cui voi vi state occupando con questa audizione, cioè lo smaltimento dei fanghi dei depuratori che sono gestiti dalla AMAP Spa, che voi conoscete bene, cioè l'Azienda municipalizzata acquedotto di Palermo che è il gestore idrico di tutti i comuni della città metropolitana di Palermo. Si tratta di un'indagine che riguarda molti comuni, perché l'AMAP gestisce molti di questi depuratori collocati nei vari comuni e su alcuni territori siamo riusciti già da ora ad avere un quadro abbastanza chiaro della situazione. Comuni come quello di Palermo, con riferimento al depuratore di Acqua dei Corsari, il comune di Balestrate che la Commissione conosce bene, perché sono stati fatti dei sopralluoghi, ma parlo anche del comune di Carini e del comune di Trappeto. Almeno per questi comuni abbiamo già degli accertamenti abbastanza significativi che sono stati condensati in una richiesta cautelare che è attualmente pendente, ma che già fanno capire una modalità di gestione generalizzata da parte di AMAP. Questo, ovviamente, allarga a macchia d'olio l'intera indagine che è in corso e non ne possiamo parlare, non tanto perché siamo in seduta pubblica, ma perché per molti comuni aspettiamo ancora l'esito delle indagini.
  Per gli altri comuni che ho indicato, possiamo dire che allo stato gli indagati principali – credo che siano stati nominativamente indicati nella nostra corrispondenza – sono cinque. Comunque sono tutti soggetti di vertice della società AMAP. Si tratta, appunto, di soggetti che si sono succeduti quali amministratori della società e poi anche dei responsabili dei servizi ambiente e depurazione dell'unità ambiente di depurazione dell'area provinciale occidentale e dell'area provinciale orientale. Le parti offese dal punto di vista dell'ambiente sono certamente il Mar Tirreno per quanto riguarda il depuratore di Acqua dei Corsari, il Golfo di Castellammare – che peraltro è anche un'area protetta – per quanto riguarda il depuratore di Balestrate, il torrente Ciachea per quanto riguarda Carini e il fiume Nocella per quanto riguarda Trappeto.
  Proprio perché si tratta di indagini ad ampio respiro che riguardano molti più comuni, chiaramente sono state utilizzate diverse forze dell'ordine, oltre il NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri), i Carabinieri forestali della Sicilia, c'è stata anche la partecipazione costante della polizia municipale con le sue segnalazioni e i suoi sopralluoghi, le varie stazioni dei carabinieri del luogo e soprattutto abbiamo richiesto la partecipazione del nucleo elicotteri dei carabinieri e del nucleo subacquei sempre dei carabinieri. Inoltre abbiamo approfittato della partecipazione dell'ARPA, non solo nei sopralluoghi, ma anche per svolgere tutta una serie di analisi delle campionature man mano raccolte. Pag. 8
  Le nostre indagini sono consistite, innanzitutto, in una serie di sopralluoghi, che sono stati fatti anche a distanza di tempo sullo stesso sito interessato, proprio per capire l'evoluzione di tutto quello che accadeva, con varie riprese, album fotografici, videoriprese che avremo modo di mettere a disposizione della Commissione, se lo riterrà. Voglio aggiungere che sono state fatte anche delle ispezioni da parte del pubblico ministero, perché trattandosi di una materia particolarmente complicata dal punto di vista tecnico, abbiamo voluto di persona verificare, per esempio, come funziona la linea trattamento acque o la linea trattamento fanghi di un depuratore, proprio per evitare di avere un pubblico ministero acritico rispetto agli accertamenti svolti dalle Forze dell'ordine specializzate su queste materie.
  Abbiamo raccolto anche diverse informazioni dei dipendenti dell'AMAP che – posso già dire – erano particolarmente imbarazzati, perché si trattava di situazioni di particolare evidenza, quindi innegabili e nonostante l'imbarazzo non hanno potuto essere reticenti. Per capire la quantità dei fanghi trattati abusivamente, ci siamo preoccupati anche dell'esame documentale dei bilanci e dei registri di carico e scarico dei rifiuti. Questo per dirvi con quale interesse abbiamo trattato la materia.
  Ora che cosa è stato accertato in particolare? Andiamo al depuratore di Acqua dei Corsari di Palermo che è il depuratore più importante. Nel corso dei vari sopralluoghi emerge che la linea dei fanghi era inattiva da diverso tempo, sicché questi fanghi venivano trattenuti in uno stato liquido all'interno della linea del trattamento di acque e questo alla lunga causava la fuoriuscita in mare. Viene accertato anche che nella zona antecedente allo stramazzo che convoglia il refluo depurato nel pannello sottomarino a mare, si constatava l'anomala presenza, ovviamente, di fanghi di depurazione in forma di solidi sospesi e zolle che venivano quindi...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, sta parlando di Acqua dei Corsari?

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sì, Acqua dei Corsari, che poi in qualche modo si sovrappone a quello che voi e noi abbiamo verificato su Balestrate.
  Dal punto di vista statico ci siamo serviti del nucleo elicotteri per fotografare le chiazze marroni che si erano formate nel mare in corrispondenza di questo depuratore, ma abbiamo voluto fare anche degli approfondimenti dal punto di vista dinamico con il nucleo subacquei che facendo un'ispezione sottomarina, accertavano il flusso costante di questo liquido in uscita di colore marrone – leggo testualmente – «Con particelle di piccola dimensione in sospensione». Tutto questo, ovviamente, è documentato dalle nostre immagini fotografiche e dalle videoriprese.
  Rispetto a questa situazione fotografata, andando a vedere che cosa succedeva dalla parte dell'AMAP, abbiamo constatato che l'ultimo conferimento di fanghi da parte di una società privata, la Giglione Servizi Ecologici Srl, era avvenuto nel marzo del 2018. Le nostre indagini iniziano alla fine del 2018, quindi almeno dal marzo del 2018 non vi era stato alcun conferimento di fanghi a nessuno. Tra l'altro nel 2018 risulta un crollo dello smaltimento dei fanghi rispetto a quello che era avvenuto negli anni precedenti.
  Qual è la cosa importante? Secondo uno studio di settore, un impianto di depurazione di fanghi, che è dimensionato per circa 400.000 abitanti – come è più o meno quello di Acqua dei Corsari – dovrebbe produrre un quantitativo medio annuo di fanghi di depurazione pari a 43.800 tonnellate. Invece i quantitativi di fango prodotti dal depuratore di Acqua dei Corsari dal periodo che va dal 2015 al 2017, quindi antecedente all'epoca della nostra indagine, è inferiore rispetto a questi numeri del 95 per cento, perché si attestava a circa 2.000 tonnellate l'anno e non a 43.800 tonnellate. Nel 2018, l'anno in cui noi iniziamo le indagini, questo dato crolla ulteriormente con sole 28 tonnellate. Dato quello che avevamo registrato in loco e data questa analisi, è ovvio che tutto questo fango Pag. 9mancante da qualche parte sarà finito. Ovviamente pensiamo che sia finito nel mare. Ma c'è di più, ed è rappresentato dalla discarica di Bellolampo. Che cosa è successo? Il percolato e le acque provenienti dalla discarica di Bellolampo e le acque di colaticcio relativi alla pulizia dei mezzi di raccolta rifiuti della RAP – una società in house del comune di Palermo che si occupa di rifiuti – sono stati conferiti al depuratore di Acqua dei Corsari, grazie ad una serie di ordinanze contingibili e urgenti adottate dal sindaco di Palermo che risalgono al 2013, si sono ripetute nel 2014, nel 2018, e l'ultimo conferimento risulta del 2019. Tutto questo, ovviamente, fa presumere che non solo sono andati a finire in mare i fanghi, ma anche il percolato, il colaticcio della discarica di Bellolampo e dei mezzi della RAP.
  Per quanto riguarda Balestrate, i nostri sopralluoghi hanno avuto inizio a partire dal 2018, ma la vostra Commissione è intervenuta nel 2020, quindi credo siate abbastanza a conoscenza di quale sia la situazione in loco che poi è stata da voi segnalata in un'importantissima relazione. Poi cercheremo di farvi avere – se è di vostro interesse – tutto l'esito dei nostri accertamenti, anche per quanto riguarda il materiale fotografico e video che abbiamo raccolto. Sinteticamente possiamo dire che si è accertato che quel depuratore non funziona e che quando è stato messo in funzione ha provocato l'intasamento delle vasche e, chiaramente, tutti questi fanghi si sono riversati in mare.
  Nell'agosto del 2019, per esempio, già giravano su Youtube vari video da parte dei cittadini che avevano notato, perché si trattava di una situazione particolarmente allarmante, tanto che con riferimento al depuratore di Balestrate abbiamo contestato anche il delitto di inquinamento ambientale. Ripeto, si tratta tra l'altro di una zona marittima protetta. Anche qui abbiamo l'analisi dei campioni da parte dell'ARPA, si tratta sempre di parametri abbondantemente superati e scoraggianti e abbiamo verificato che l'ultimo scarico di fanghi annotato risale al 2017. Dobbiamo presumere che è da un po' che questi fanghi finiscono nella zona protetta del Golfo di Castellammare.
  Per quanto riguarda gli altri comuni, Carini e Trappeto, sui quali sono state svolte queste prime indagini, possiamo dire che si tratta di situazioni assolutamente sovrapponibili a quelle che abbiamo verificato per gli altri due depuratori.
  L'AMAP, ovviamente, era a conoscenza di tutto quello che accadeva, non solo perché – come accennavo – i dipendenti sentiti a sommarie informazioni non potevano negare l'evidenza, ma anche perché sono state rinvenute, attraverso le indagini, due note che risalgono al settembre e all'ottobre del 2018 in cui l'AMAP sollecitava vari organi affinché venissero emesse delle ordinanze contingibili e urgenti che le permettessero di derogare alla disciplina della gestione dei fanghi e di smaltire i fanghi presso la discarica di Bellolampo. Tra l'altro si tratta dello stesso periodo in cui la discarica di Bellolampo portava il percolato ad Acqua dei Corsari e l'AMAP, a sua volta, voleva riportare i fanghi a Bellolampo. Praticamente si sarebbero scambiati gli stessi rifiuti, cioè avrebbero fatto avanti e indietro. A queste richieste non ha mai risposto nessuno e a fronte di queste richieste rimaste inevase non risulta – poi magari nell'approfondimento investigativo dimostrerà altro – ma allo stato risulta che non siano state poste in essere altre condotte, anche al fine di andare a conferire questi fanghi anche al di fuori del territorio regionale.
  Tutto questo, chiaramente, ha comportato un profitto. Tra l'altro, il fine di procurarsi un profitto è uno degli elementi costitutivi – richiesto il dolo specifico – per l'articolo 452-quaterdecies. In questo caso noi abbiamo contestato il conseguimento da parte di AMAP di un risparmio nei costi di manutenzione degli impianti che, come abbiamo visto, non sono funzionanti o non sono funzionanti come dovrebbero e inoltre una spesa risparmiata nello smaltimento dei fanghi nelle discariche. Proviamo a quantificare questi risparmi. Guardando soltanto due anni, siamo già al 2021, se partiamo dal 2018, l'AMAP aveva preventivato una spesa per lo smaltimento dei Pag. 10fanghi pari a 950.000 euro. La stessa cosa circa per l'anno 2019. In realtà nel 2018 vengono spesi soltanto quasi la metà, 438.000 euro e ancora meno vengono spesi per l'anno 2019. Noi abbiamo calcolato un risparmio – ma in questo momento ci stiamo tenendo sottostimati – di oltre un milione di euro, almeno per quanto riguarda questi due anni. Ma se torniamo allo studio di settore a cui avevo fatto cenno prima, sulla quantità di fanghi che un impianto tipo quello di Acqua dei Corsari deve produrre, i carabinieri hanno fatto una valutazione ben diversa. Per esempio, pensando che per questo periodo di tempo, per il solo impianto di Acqua dei Corsari, l'AMAP ha risparmiato oltre sette milioni di euro l'anno. Si tratta di cifre particolarmente consistenti.
  Noi con tutte queste risultanze abbiamo avanzato una richiesta di commissariamento nei confronti dell'AMAP – ai sensi degli articoli 15 e 45 del decreto legislativo n. 231 delle 2001 – che è attualmente al vaglio del GIP (giudice per le indagini preliminari). Ne sto parlando in Seduta pubblica, perché – come saprete – in questi casi tutto avviene attraverso la discovery con gli indagati. Sono state svolte diverse udienze, dove l'AMAP ha cercato di difendersi attraverso una copiosa produzione documentale, sono stati anche sentiti i responsabili dell'AMAP e l'ultima udienza si è tenuta il 29 aprile 2021. È stata l'ultima udienza della fase cautelare, quindi il giudice si è riservato di decidere e aspettiamo a breve la decisione su questo commissariamento. Ovviamente non appena avremo questa decisione manderemo gli atti a nostra disposizione alla Commissione, sempre se lo riterrà.
  Su questo argomento ci sono altre due riflessioni che possiamo fare. Innanzitutto qual è la posizione difensiva dell'AMAP? È quella, come al solito, dell'assenza di alternative, perché è venuta meno la possibilità di spargimento di fanghi in agricoltura, con il rifiuto da parte degli impianti di compostaggio di ricevere i fanghi, quindi non c'è nessuno disponibile ad accogliere e sostengono – anche se a noi, come dicevo prima, non risulta che siano state percorse altre strade anche se c'erano – e si giustificano dicendo di avere sottoposto questi fanghi presenti nei vari depuratori alla cosiddetta ossidazione prolungata, che ne comporta una diminuzione volumetrica. Però questo poco cambia, perché non vi è nessuna tracciabilità di questi fanghi e nessuna autorizzazione dell'impianto a svolgere questo tipo di attività e comunque tutto questo si risolve in un deposito di fanghi fuori i limiti tabellari, nei limiti temporali poi previsti dalla legge.
  Noi non sappiamo come questa vicenda si concluderà, perché è sempre difficile di fronte alla mancanza di alternative che un ente pubblico oppone per giustificare il suo comportamento non conforme alla normativa. Però noi riteniamo di avere fatto tutto, di avere individuato delle responsabilità, però dei risultati vi sono stati. Da quando è in piedi questa nostra richiesta di commissariamento, in effetti l'AMAP – come di volta in volta nelle udienze davanti al giudice ha cercato di documentare – ha cercato di apportare delle migliorie a questi impianti che non sono risolutive, ma comunque segnano già una buona strada e ha modificato il suo statuto, stabilendo che tutti gli utili saranno destinati alla manutenzione, all'ammodernamento di questi impianti e non ridistribuiti tra i soci.
  Perché abbiamo chiesto il commissariamento e non abbiamo chiesto la misura interdittiva nei confronti di AMAP o non abbiamo operato con un sequestro preventivo? Perché è sotto gli occhi di tutti che avremmo arrecato un gravissimo danno alla collettività e l'autorità giudiziaria non può sostituirsi anche nell'affrontare le spese necessarie che ci vogliono per l'ammodernamento, la risistemazione di questi impianti, non è in condizione di gestire beni di questa importanza e di questa complessità.
  È il giudice che deve indicare al commissario quali sono specificamente – lo dice la Cassazione – i suoi compiti. Noi abbiamo chiesto che un eventuale commissario che sarà nominato possa provvedere alla ricognizione dello stato di manutenzione di tutti gli impianti, a procedere allo smaltimento nei modi corretti dei fanghi di Pag. 11depurazione e degli altri prodotti di scarto, di ripristinare tutte le funzionalità dei depuratori, di creare degli appositi modelli di comportamento volti a scongiurare futuri episodi di questo genere e soprattutto anche di procedere alla ricognizione di tutti i danni ambientali prodotti dai depuratori gestiti da AMAP, con eventuale predisposizione di un piano di risanamento ambientale. Noi abbiamo chiesto il commissariamento dell'intera AMAP, ma anche in subordine, rendendoci conto dell'importanza di questa azienda, se è possibile limitata ad una sola articolazione organizzativa e non all'intera società, ma appunto alla articolazione del settore depuratori di AMAP Spa. Appena il giudice si sarà pronunciato su questa vicenda – speriamo che tutto questo avvenga a breve – manderemo tutte le nostre carte e tutti i nostri accertamenti alla Commissione.
  Specifico che i reati per cui abbiamo proceduto sono, oltre il 452-quaterdecies, il reato di inquinamento ambientale di cui all'articolo 452-bis del codice penale, ma anche l'articolo 356 del codice penale, cioè la frode nelle pubbliche forniture, nonché gli illeciti di cui all'articolo 25-undecies del decreto legislativo 231/2001 all'AMAP Spa, perché i delitti sono stati commessi da parte dei rappresentanti di vertice di quella società e nell'interesse della stessa società.
  Per quanto riguarda la vicenda AMAP credo di avere terminato. Se ci sono delle domande specifiche, sono disponibile. Grazie.

  PRESIDENTE. Innanzitutto volevo chiederle riguardo al procedimento sul depuratore di Balestrate, il 6568/20. Dalle nostre carte, lei ha detto che già dal 2018 c'era in corso un'indagine sui fanghi, ma a noi non risulta. Potrebbe inviarci le carte. Vorremmo inoltre sapere se la nota che la Commissione ha trasmesso ha aperto un procedimento, oppure se già c'erano indagini in corso su quel depuratore. Questa è nostra curiosità, poi lascio la parola ai miei colleghi.

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sì. Noi abbiamo indicato questo procedimento 2020 che è stato riunito con il n. 18379/2019. Le indagini sono antecedenti al 2020 perché iniziano con dei sopralluoghi nel 2018. Evidentemente sarà stato aperto, perché inizialmente il procedimento è contro ignoti, poi è diventato contro noti successivamente. La vostra relazione è confluita in questo procedimento relativo a Balestrate che poi a sua volta – come ho detto – si è riunito con quello di Acqua dei Corsari.

  CATERINA LICATINI. Intanto un saluto al procuratore Lo Voi e al procuratore aggiunto Sabella, sicuramente il lavoro che riguarda questo territorio è notevole.
  Mi riallaccio alla domanda che ha fatto il presidente e ritorno su Balestrate. Nell'avere scelto le tappe che riguardavano la Sicilia occidentale e quindi i depuratori di questo territorio, tra le tante situazioni gravi e critiche che abbiamo riscontrato, Balestrate era uno di quegli agglomerati che non risultava in procedura di infrazione e che in teoria doveva essere perfettamente funzionante. Le uniche segnalazioni evidenti emergevano dal territorio, cosa che il procuratore aggiunto conferma. Effettivamente le indagini sono partite nel 2018 e parliamo di una situazione notevolmente grave, perché emerge – oggi sappiamo, questo era un dato che non conoscevamo – che più del 95 per cento dei fanghi risultano smaltiti illecitamente, risultano inesistenti e si presume essere stati sversati completamente in mare.
  Il nostro sopralluogo arriva nel settembre del 2020 e ha portato a fare questa relazione depositata presso il tribunale di Palermo. Dal 2018 al 2020, vista anche la gravità di questo reato, a maggior ragione quando sappiamo che anche il percolato di Bellolampo veniva portato, nonché sversato in questo modo e comunque confluiva fondamentalmente in mare. Per quanto riguarda Balestrate, ci chiediamo come mai ancora nel 2020 questo depuratore risultava nella carta uno dei depuratori funzionanti, quando in realtà dal nostro sopralluogo emerge che anche il cancello che era chiuso risultava arrugginito e quindi completamente in stato di abbandono? Come Pag. 12mai dal 2018 al 2020 si è permesso il protrarsi di un grave reato ambientale, senza che nessun procedimento venisse attivato, come ad esempio il sequestro preventivo? Bene che non si faccia il sequestro preventivo, per evitare di mettere in difficoltà un sistema e quindi di poter garantire la continuità di un servizio così importante, ma dal 2018 al 2020 è chiaro che quella funzione non è stata per niente garantita e che questo grave reato è stato continuato dal 2018 al 2020 fondamentalmente senza nessun intervento.

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Dalle carte che ho disponibili ci risulta un primo accesso da parte della polizia municipale di Balestrate in data 30 novembre 2018, poi chiaramente sono stati interessati gli organi comunali e il 6 dicembre 2018 il responsabile della direzione tecnica del comune di Balestrate fa un altro sopralluogo, in cui dice, dalla sua relazione: «Considerato che il nostro depuratore produce almeno cinque metri cubi di fanghi a settimana, dato atto che dal mese di maggio non vengono svuotati i fanghi dalle vasche, ritengo a questo punto che l'impianto non abbia più la capacità di accumulare i fanghi nelle vasche, pertanto o il depuratore lo si fa funzionare male o i fanghi vengono smaltiti in altre forme». Quindi delle indicazioni erano state date. Però nonostante la presa in carico da parte del comune della situazione – perché spetta al comune la gestione di questa situazione, non certo alla procura della Repubblica – l'ARPA esegue un ulteriore sopralluogo in data 7 gennaio del 2019. In data 17 gennaio 2019 viene effettuato un ulteriore sopralluogo, questa volta dalla Polizia municipale e sempre dall'ufficio tecnico del comune. Il 22 gennaio del 2019 i carabinieri della stazione di Balestrate, unitamente all'ARPA, ritornano e continuano a monitorare la situazione e a tenere informato anche il comune di tutto quello che stava accadendo. Un ulteriore sopralluogo avvenuto su espressa delega di questo ufficio in data 13 marzo 2019. Ancora il 27 agosto 2019 e da ultimo credo, non so se sia l'ultimo, comunque siamo già al 15 luglio 2020. Inoltre il 25 febbraio del 2020 chiamiamo il nucleo subacquei della Guardia costiera che fanno un sopralluogo sottomarino. Torno indietro al 1° ottobre 2019, venivano prelevati sempre dai sommozzatori i campioni dei sedimenti marini.
  Come vedete, la procura di Palermo non è stata ferma. Gli organi che dovevano risolvere la questione erano perfettamente a conoscenza di quale era la situazione del depuratore di Balestrate. Noi abbiamo ritenuto di non procedere a nessun sequestro preventivo, anche perché le esigenze delle indagini non vanno di pari passo con le esigenze né della popolazione, né di quelli della pubblica amministrazione per i tempi necessari a ripristinare la situazione. È stata fatta un'attività imponente, l'unico modo risolutivo – come ho già detto – credo sia stata la richiesta di commissariamento. Anche perché la nostra preoccupazione non era soltanto il depuratore di Balestrate, ma i depuratori di numerosi altri comuni. L'unico modo per risolvere a monte la questione non è sequestrare il singolo depuratore, ma chiedere all'AMAP se è in grado di gestire come si deve questi depuratori e se questa condotta dovesse reiterarsi dopo l'eventuale, speriamo, commissariamento, ovviamente le nostre valutazioni saranno probabilmente di natura diversa.

  LUCA BRIZIARELLI. Mi scuso fin d'ora con i rappresentanti della procura, perché purtroppo riprendono le votazioni in Senato, quindi non potrò svolgere tutte le domande che avrei voluto. Mi riservo tramite il presidente – se ce lo concederà – di poterle inviare per iscritto. Mi limito a farne due.
  La prima parte da Balestrate, sulla base della sua analisi e ricostruzione precisa e puntuale. A parte per i sopralluoghi del 30 novembre 2018, 6 dicembre 2018, 7 gennaio 2019, 17 gennaio 2019, 22 gennaio 2019, per i quali ci ha indicato da chi sono stati svolti, io non lo so, perché non lo ha detto, da chi siano stati svolti i sopralluoghi del 13 marzo del 2019, 27 agosto 2019, 25 febbraio 2020 e 15 luglio 2020. Ciò che tengo a sottolineare – e risulta dagli atti che grazie al supporto del nostro magistrato Pag. 13 abbiamo presentato – è che era impossibile non riscontrare lo stato. Io mi chiedo, non tanto la questione del sequestro e non entro nel merito, ma come possano risultare, perché li abbiamo visti, dei registri di carico-scarico e delle dichiarazioni rese dal responsabile dell'ARPA anche a brevissimo dal nostro sopralluogo. Non era possibile che appena pochi mesi prima si sia riscontrato in assenza degli impianti, perché di fatto non ci sono, con le vasche stracolme di arbusti dentro, che sia avvenuto un carico-scarico. Allora la mia domanda è questa. A prescindere dall'aspetto relativo all'ARPA e all'AMAP, qualcuno ha chiesto ai dirigenti – se la procura ce lo può dire – come sia stato possibile sottoscrivere anche dei verbali di accesso, senza che risultino da verbali poco precedenti alla nostra visita cose così macroscopiche da non potersi essere determinati in pochi giorni, o settimane. C'è un cancello con una catena bloccata, c'erano dei lavori stradali che non permettevano il passaggio di mezzi e l'angolo tra la scarpata e l'edificio non permetteva neanche il passaggio di camion a tre assi come quelli che risultavano dai registri carico-scarico. A meno che non abbiano volato, non era possibile.
  La seconda domanda relativamente a Bellolampo, ma mi riservo di inviarla ancora più in dettaglio. Lei ha parlato dello scarico a mare sostanzialmente dell'acqua derivante dalla pulizia dei mezzi di trasporto. Peraltro io non so se Acqua dei Corsari fosse in grado di trattare quel tipo di acqua, ammesso che sia solo acqua di scarico e non anche contenente materiale e percolato. Se la procura abbia affrontato, nei tanti temi che sicuramente avrà affrontato relativamente a Bellolampo, anche quello dello scolo del percolato derivante dalle oltre 30.000 tonnellate che noi abbiamo visto nell'azione che abbiamo fatto nella visita a Bellolampo, accatastati su un piazzale privo di qualsiasi sistema di drenaggio, di pozzetti e di canali. Quindi da qualche parte da quelle montagne – perché tali erano, tanto da superare l'altezza a tratti dei capannoni – qualcosa avrà colato. Quindi dal punto di vista del percolato, delle acque di risulta eccetera, al di là dell'aspetto giusto riscontrato dalla procura relativo all'acqua di pulizia dei mezzi, se sia avvenuto e sia stato preso in considerazione anche il problema del percolato derivante dalle decine di migliaia di tonnellate stipate malamente all'interno dell'impianto.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, se me lo consente, solo brevemente sull'ordine delle risposte, fermo restando che per quanto riguarda Balestrate c'è stato un originario procedimento contro ignoti di cui si è occupato anche il dottore Demontis, che eventualmente può aggiungere qualcosa.
  La dottoressa Sabella, come abbiamo sentito, ci potrà dare qualche ulteriore aggiornamento con riferimento alle domande che sono state poste con riferimento a Balestrate. Per quanto concerne Bellolampo, invece, si tratta di diversa ed autonoma indagine, che è seguita dal dipartimento pubblica amministrazione coordinato dal dottore Demontis. Pregherei lui, se me lo consente, di rispondere a quest'ultima parte della domanda.

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Inizio io, così concludiamo Balestrate, se non avete nulla in contrario. Se non ho capito male, mi si diceva di non avere indicato chi ha eseguito questi sopralluoghi. Credo di averlo fatto, ma mi posso sbagliare, se volete ripercorro tutte le carte e vi dico sopralluogo per sopralluogo chi lo ha fatto. Ma siccome si tratta di pazientare – e rispondo anche alla seconda domanda – solo per qualche giorno, perché il giudice sta per sciogliere la riserva, tutte quelle domande all'AMAP sono state poste in contraddittorio di fronte al giudice, quindi vi manderemo anche la trascrizione di questi interrogatori e troverete tutte le risposte o comunque avrete una visione ampia di tutto quello che è stato fatto e di quali sono le linee difensive da parte dell'AMAP. È solo, spero, una questione di giorni, vi faremo avere tutto e potrete verificare direttamente con le carte alla mano come Pag. 14sono state svolte queste indagini, appunto e qual è la posizione di AMAP.

  PRESIDENTE. Per chiudere questo discorso su Balestrate, posso capire che il sequestro sia relativo, nel senso che non è certo la procura che deve gestire o far funzionare un impianto. Come ha detto, loro avrebbero continuato a gestirlo lo stesso e i risultati pratici sarebbero stati gli stessi con sequestro o senza sequestro. Tuttavia, se non erro, sono stati prima i carabinieri nel 2018 ad andare e non hanno potuto non vedere determinate cose. Come è possibile che in due anni non sia successo nulla, né una sanzione anche amministrativa, né un'indagine, né una contestazione o una notizia di reato? In questi due anni con tutti questi sopralluoghi, qual è stato il modus operandi? «Va bene, la situazione è questa. Cercate di spostare questo e amici come prima. Torniamo poi più avanti». Funziona così?

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, prima dell'intervento del collega Demontis, se mi consente, vorrei rispondere per linee molto generali a questa sua domanda.
  Allo stesso modo della battuta che avevo fatto prima sulle discoteche, interpreto il suo «Amici come prima» come una battuta, perché naturalmente non rientra nella policy di questo ufficio avere a che fare con dei soggetti potenzialmente indagati, magari successivamente indagati e imputati, ipotizzando una conclusione delle indagini con un «Amici come prima».
  I nostri obiettivi sono diversi e sono legati alle regole del codice di procedura, ma soprattutto alla necessità di acquisizione di prove che sono le uniche che possiamo offrire a un giudice per ottenere anche solo una misura provvisoria, una misura cautelare, come quella che abbiamo chiesto, ovvero quella del commissariamento, facendo addirittura riferimento e uso della normativa sulla responsabilità degli enti collettivi, cioè la 231.
  Proprio per questo motivo credo che la necessità di trovare delle prove sia stata dimostrata da quello che ha appena riferito la collega Sabella, ovvero dall'enorme complessità di questo tipo di indagini. Ecco perché facevo riferimento all'opportunità del rafforzamento delle forze di polizia giudiziaria. Non era un fuori tema. Quanto prima si riescono a raccogliere gli elementi di prova che – come avete sentito – in questo caso si è dovuto far ricorso anche all'utilizzazione del personale subacqueo dei Carabinieri, e quanto prima si riesce a raccogliere un pacchetto sufficiente di prove, tanto prima si riesce a ottenere una decisione giudiziale.
  In termini di sanzioni amministrative noi non siamo competenti, bensì è competente l'autorità amministrativa, ove vi sia una sanzionabilità di determinate condotte, perché poi alcune di queste finiscono con il fare soltanto una generica sanzionabilità di tipo politico, che è quella legata alla responsabilità delle diverse società generalmente in house dei comuni, delle aree territoriali più ampie dei comuni e così via.
  Noi ci occupiamo di processi penali e nei processi penali servono le prove. Avete sentito come è stato complicato raccogliere con riferimento a un largo numero di depuratori – che comprende anche Balestrate e non lo esclude affatto – il pacchetto minimo delle prove e non conosciamo ancora quale sarà la decisione del giudice per le indagini preliminari. Si tratta di indagini complesse e difficili che svolgiamo con il massimo impegno e che svolgiamo unitamente a tutto il resto e che partono naturalmente non appena noi riceviamo una prima segnalazione o una prima comunicazione di notizia di reato. Devo dire che in questo caso siamo stati addirittura agevolati dalla vostra attività, perché quest'ultima ci ha consentito, seppur di recente, di acquisire ulteriori elementi di conferma di ciò che era stato addirittura accertato su delega di questo stesso ufficio.
  Con il suo permesso lascerei la parola al collega Demontis anche con riferimento – se me lo consente – a un cenno conclusivo riguardante l'avvio dell'indagine Balestrate e poi l'aspetto Bellolampo, che è stato sottolineato nell'ultima domanda.

Pag. 15

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Per quanto riguarda l'indagine Balestrate, che è stata gestita dal mio dipartimento che si occupa dei reati ambientali e non di competenza della DDA in una fase iniziale, come ha appena sottolineato il procuratore, si è trattato di un'indagine particolarmente complessa proprio per riuscire a configurare gli estremi del reato distrettuale che poi è stato effettivamente contestato agli attuali indagati con consequenziale passaggio del procedimento alla gestione della collega Sabella che si occupa di quella particolare fattispecie di competenza della DDA. Secondo me, i tempi sono stati assolutamente in linea con il tipo di accertamenti che sono stati effettuati nella prima fase.
  Ricordo i miei costanti colloqui con il sostituto allora delegato a seguire le indagini sull'opportunità di conferire o meno delle perizie, di effettuare dei sopralluoghi, di utilizzare i subacquei e quant'altro, perché ci rendevamo conto che l'indagine poteva portare a qualcosa di più importante, anche perché contestualmente sempre il mio dipartimento gestiva, essendo allora ipotizzato solo l'inquinamento ambientale, anche l'indagine sul depuratore di Acqua dei Corsari, anch'esso gestito dall'AMAP, che costituisce il depuratore più importante dell'intera città.
  Si è trattato di coordinare le indagini su una serie di impianti per arrivare a dimostrare dei reati più gravi – che riteniamo di avere dimostrato – e consentire una maggiore tutela dei beni che sono interessati e tutelati dalle norme incriminatrici.
  Per quanto attiene, invece, all'annosa vicenda di Bellolampo, essa occupa il mio ufficio da ormai numerosi anni. Vi è stato un primo procedimento pendente nella fase dibattimentale che giunge alla conclusione, nel quale l'ufficio ha contestato ancora una volta il 452-quaterdecies. Grazie a indagini molto complesse, si è riusciti a contestare la fattispecie di competenza della DDA, oltre che il disastro innominato e ulteriori fattispecie. Il pubblico ministero ha già formulato le sue conclusioni in sede di requisitoria.

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Di che numero di procedimento sta parlando?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Guardi, in questo momento mi coglie impreparato. Non è tra i procedimenti segnalati alla Commissione, perché già pendente in dibattimento, ma penso risalga al 2012-2013 e le condotte coprono un arco temporale che va fino al 2014 o qualcosa del genere.

  PRESIDENTE. Cosa è stato contestato?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. È stato contestato il vecchio 260, il 452-quaterdecies, un disastro innominato, 434 del codice penale, per il quale è stata chiesta...

  PRESIDENTE. Per carità, abbiamo capito il traffico illecito dei rifiuti, però nel concreto di cosa stiamo parlando? Cosa erano? Dei fanghi?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Soprattutto il percolato, l'inquinamento derivante dal percolato.

  PRESIDENTE. Quindi stiamo parlando sempre di quel percolato che invece di essere trattato, veniva mandato al depuratore e poi il depuratore non funzionava e scaricava in mare. Stiamo parlando di questo?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. È per questo che mi sono permesso di fare un salto indietro, per far comprendere alla Commissione come questo sia un fenomeno risalente nel tempo e che ha attirato la nostra attenzione. Peraltro, si tratta di un procedimento che all'epoca non coordinai io, perché non svolgevo ancora le attuali funzioni.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Quindi per questo processo c'è ancora il primo grado di giudizio dal 2012? Ho capito bene?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Le indagini sono iniziate nel 2012, mentre l'esercizio dell'azione penale è avvenuto in epoca successiva – in questo momento non ho i documenti sotto mano, posso fornire tutte le informazioni ritenute necessarie – e poi viene gestito dal tribunale ed è giunto alla fase conclusiva, ovvero quella della discussione delle parti processuali. Il pubblico ministero ha già concluso, le difese ancora no. Questa è la fase del procedimento.

  PRESIDENTE. Poi le chiederemo altro, ovviamente, perché non avevamo la nota di questo procedimento.

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Il cosiddetto procedimento «Bellolampo bis» che io non ho gestito come coordinatore del Dipartimento all'epoca, ma conosco ciò che è successo nella fase successiva e nella fase dibattimentale.

  PRESIDENTE. Sappiamo tutti quali sono i tempi della giustizia, però il fatto che si tratti del 2012 mi inquieta.

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Le ripeto, presidente, che le indagini sono partite nel 2012 e si sono concluse in epoca successiva. Viste le ipotesi di reato contestate per l'udienza preliminare, si è giunti innanzi al tribunale in composizione collegiale che ha proceduto all'istituzione dibattimentale e si è giunti recentemente alla fase della discussione.
  La domanda da ultimo posta è relativa al percolato derivante dall'abbancamento di rifiuti che si è avuta nel piazzale di Bellolampo in occasione della recente crisi nel sistema di raccolta e soprattutto del trattamento dei rifiuti, dovuto anche al malfunzionamento del sistema di TMB (trattamento meccanico-biologico), il quale ha avuto delle vicende non propriamente fortunate, perché sono stati anche stipulati degli appalti da parte dell'ente gestore per poter trattare un maggiore numero di rifiuti, ma gli impianti spesso si sono andati a guastare e per un lungo periodo Bellolampo ha raccolto anche rifiuti dei comuni limitrofi alla città di Palermo che non erano dotati di impianti idonei al trattamento dell'indifferenziato. Con riferimento a quest'ultima domanda e all'attenzione dell'ufficio per il percolato che è colato da questi abbancamenti che si sono verificati, devo dire alla Commissione che è stato costituito un procedimento penale che, però, in questo momento è coperto dal segreto.
  In considerazione delle modalità pubbliche dell'udienza che – da quel che ho inteso dall'e-mail che ho ricevuto – non consentono di secretare l'audizione, mi limiterei a un inquadramento generale. Questo procedimento è costituito per numerosi reati: l'inquinamento ambientale, l'abuso d'ufficio, il falso ideologico in atto pubblico e altre fattispecie. Sono iscritti nel registro degli indagati, come si sarà potuto comprendere...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ho una domanda. Visto che risale al 2012, come funziona la prescrizione? Quanti anni sono?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. La prescrizione non è ancora maturata, in considerazione del fatto che il nostro ufficio non ha concluso per una dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta prescrizione, ma ha chiesto la condanna degli imputati. Mi scuso, presidente, ma in questo momento non ho con me la documentazione necessaria.

  PRESIDENTE. Visto che è tutto abbastanza complesso, le chiedo se ci potete mandare la documentazione e una nota esplicativa.

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Certo. Perfetto.

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  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Scusi, presidente. Salva la specificazione che stava completando il collega Demontis, al di là del processo che è in via di conclusione al dibattimento in primo grado, c'è quest'altra indagine coperta da segreto investigativo che non parte nel 2012, ma è decisamente più recente. Comunque vi forniremo per iscritto tutti i dati relativi al processo che si sta concludendo al dibattimento. Su questa seconda indagine il collega Demontis potrebbe completare con il suo permesso informativa necessariamente generale e forse anche in qualche misura generica dovuta alla pubblicità della seduta.

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Come si sarà potuto comprendere dai titoli dei reati per i quali si procede e che ho pocanzi menzionato, si tratta di procedimenti costituiti nei confronti di pubblici ufficiali in qualche modo coinvolti per ragioni di ufficio e istituzionali nella gestione della discarica di Bellolampo. Le indagini vanno ancora avanti e contiamo di arrivare a una definizione quanto più sollecita possibile, compatibilmente con la complessità delle indagini medesime.
  Se vi sono ulteriori domande, sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Visto che gli argomenti sono tanti vi faccio alcune domande e richieste alle quali potete rispondere successivamente. Per quanto riguarda la questione di Bellolampo e altre questioni, potreste eventualmente inviarci una nota, anche se voi sentite il bisogno, di carattere riservato. Mi auguro che lo sia solo in parte, perché se tutte le informazioni sono segrete o riservate non possono essere utilizzate per il nostro lavoro. Intanto, considerato che dobbiamo tenere una seduta pubblica, vi chiedo alcune cose. Il procedimento numero 12228 del 2016, quindi il primo provvedimento, ci risulta essere stato archiviato per essere ignoti gli autori. Che cosa è? Non avevamo specifiche. Se è un incendio, è un incendio di cosa? Le chiedo, quindi, se ci può dare maggiori dettagli su questo procedimento.
  Il procedimento numero 7356 del 2017 è stato mandato per competenza a Enna. Anche su questo abbiamo l'articolo 256, però vorremmo sapere quali erano i fatti nello specifico.
  Volevamo avere maggiori informazioni anche sul procedimento numero 11262 del 2017, articolo 423 del codice penale, che è stato archiviato per abuso d'ufficio.
  Il procedimento sul comune di Montelepre, il numero 13322 del 2017 riguarda lo sversamento nel fiume Nocella. Qui è stato contestato il danno ambientale – abbiamo tutti parlato della legge sugli ecoreati e siamo tutti orgogliosi di averla fatto in questa legislatura –, ma vorremmo avere maggiori informazioni. Il danno ambientale è raro da dimostrare, perché deve essere quantitativo e misurabile. Che approccio avete dato e come avete dimostrarlo? Come avete dimostrato la compromissione del fiume? Che criticità ci sono in questo fiume? Inoltre, come avete calcolato e stimato 1.300 metri cubi di fanghi?
  Nel procedimento numero 10145 del 2018 parliamo della trasformazione del latte di bufala nella zona di Partinico. Visto che immaginiamo che ci siano tante aziende zootecniche, questa azienda è l'unica oppure la situazione è diffusa? Come viene contrastata?
  Per quanto riguarda la depurazione di Partinico, sempre relativa ad AMAP, dove smaltivano i fanghi? Ci interessa sapere questo. Visto che era del 2019, i controlli dove erano fino a adesso? In teoria, come già avete detto, da un determinato impianto con determinati volumi e caratteristiche, ci si aspetta una giusta quantità di rifiuti in uscita di fanghi, cosa che non c'è mai stata. Questo è un evidente segno che c'è qualcosa che non va.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Con riferimento al fiume Nocella, probabilmente può aggiungere qualcosa di più specifico la collega Sabella, perché fa parte del maxiprocedimento AMAP, a cui abbiamo già abbondantemente fatto riferimento prima. Pag. 18
  Per quanto riguarda tutti gli altri, incluso anche un procedimento per 423, cioè incendio, o quello inviato per competenza a Enna – di cui ho segnato l'anno, ma mi è sfuggito il numero – le chiederei la cortesia di darci un po' di tempo per poter rispondere, perché in questo momento non abbiamo sotto mano tutti i fascicoli, ancora meno quello trasmesso a Enna, e quindi dovremo andare a effettuare le ricerche presso i registri per vedere come sono stati conclusi, con quali provvedimenti e di che cosa si trattava in particolare.
  È possibile che qualcuno di questi possa aver riguardato anche ipotesi contro ignoti, sicuramente ve ne è uno. Peraltro, non rientrano tra quelli principali che vi avevamo segnalato e che erano stati oggetto delle nostre interlocuzioni precedenti e della corrispondenza precedente.
  Quindi, chiederei la cortesia di lasciarci un po' di tempo per potere rispondere, a meno che non vogliate formalizzare la richiesta con una nota specifica, con una nota scritta con l'illustrazione delle caratteristiche di ciascuno di questi che lei ha appena citato o eventualmente di altri che vuole aggiungere in una richiesta specifica.

  PRESIDENTE. Benissimo, le segreterie e i nostri consulenti possono stabilire i contatti. Potete inviare una nota che ci illustra quanto manca.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Posso chiederle solo la cortesia di ridarmi il numero di quello che risulta inviato per competenza ad Enna? È del 2017, ma mi è sfuggito il numero.

  PRESIDENTE. Sì. È il numero 7356.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Prima di parlare del fiume Nocella, che se non sbaglio adesso ci approfondite, mi ha incuriosito che è stato unito insieme a quello dell'AMAP, quando mi risulta che il gestore è Envisep. Perché è stato accorpato?

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Se non mi sbaglio, credo che sia attualmente AMAP. Mi riferisco al comune di Trappeto che è nella gestione di AMAP dal 2016. Non so in precedenza.

  PRESIDENTE. Non so se parliamo di Trappeto o dei comuni vicini. Noi parliamo della depurazione del comune di Montelepre.

  MARZIA SABELLA, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Io, invece, avevo fatto riferimento – poi parlerà il mio collega Sergio Demontis – al comune di Trappeto per quanto riguarda quell'indagine che ho illustrato, dove il depuratore gestito da AMAP dal 2016 interessava il fiume Nocella. Come ho premesso sin dall'inizio, si tratta di indagini ancora in corso. Sebbene abbiamo avanzato una richiesta di commissariamento, le indagini non sono terminate, anzi sono nella fase di pieno svolgimento. Gli accertamenti specifici sul fiume, sul grado di inquinamento ambientale eccetera, sono delle indagini in corso. Ovviamente poi ci riserviamo di aggiornarvi di volta in volta.

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Se posso, con riferimento al procedimento che vede imputato l'amministratore unico della Envisep, un dipendente della medesima società nonché la persona giuridica chiamata a rispondere di illecito amministrativo derivante da reato, per il quale si procede per inquinamento ambientale, frode in pubbliche forniture e altro, la Envisep ha gestito l'impianto di depurazione della rete fognaria del comune di Montelepre, commettendo in tesi d'accusa i reati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio e il procedimento pende in atto dinanzi al giudice dell'udienza preliminare con la prossima udienza fissata per il 23 giugno prossimo venturo. Pag. 19
  La Envisep non gestisce più perché, anche a seguito delle nostre indagini, il contratto è stato risolto dal comune di Montelepre, onde per cui è attualmente subentrato un nuovo gestore ed è stata cura di questo ufficio inviare anche recentemente i carabinieri del NOE per misurare e verificare se i parametri normativi fossero attualmente rispettati nel tratto che interessa il comune di Montelepre, che è a monte rispetto al comune di Trappeto che, invece, confina con il mare, comprendendo anche la fascia costiera e il territorio del comune di Montelepre. Gli esiti che ci sono stati forniti dal NOE dei carabinieri che ha condotto questa indagine unitamente all'ARPA – mi riallaccio alla domanda del Presidente –, e le verifiche sono stati fatti tramite questo affidamento congiunto delle indagini, che ci consente da un lato di utilizzare le potenzialità investigative dell'Arma dei carabinieri e dall'altro di far svolgere tutte le analisi all'ARPA, consentendoci anche di evitare la nomina di consulenti tecnici e far beneficiare le casse erariali di un risparmio di spesa.
  La situazione del tratto del comune di Montelepre è andata a risolversi – non so se anche grazie alle indagini dei Carabinieri delegati da questo ufficio e dell'ARPA – e la Envisep non è più parte contrattuale. Il contratto con il comune di Montelepre è stato risolto. Volevo fornire questa precisazione.
  Con riferimento alle ulteriori richieste, per quanto riguarda il procedimento 10145 del 2018, il presidente ha chiesto come vengono contrastati eventuali fenomeni simili. Questo procedimento riguardava un laboratorio di trasformazione del latte di bufala. Come ha già specificato il procuratore, noi ci muoviamo sulla base di notizie di reato che pervengono ai nostri uffici. Quindi, ogni qualvolta ciò avviene, noi attiviamo le doverose indagini. Nel caso di specie il procedimento è stato definito con una sentenza di patteggiamento nello scorso aprile.
  Un altro procedimento che mi sentirei di segnalare, anche se non è ricompreso nell'elenco che è stato illo tempore inviato a codesta onorevole Commissione, è quello che riguarda il depuratore di Ustica, che non è stato inviato, perché l'indagine è stata definita solo negli scorsi giorni con l'emissione di un avviso di conclusione delle indagini medesime. In questo procedimento sono indagati l'allora sindaco del comune di Ustica e il capo dell'ufficio tecnico del medesimo comune. Le ipotesi di reato sono inquinamento ambientale e rifiuto di atti d'ufficio. Anche in questo caso noterete come i reati di natura ambientale e quelli contro la pubblica amministrazione spesso vengono a confluire nel medesimo procedimento che conferma la bontà della scelta organizzativa che è stata pocanzi esposta dal procuratore.
  Questo procedimento che vede allo stato semplicemente indagati il sindaco e il capo dell'ufficio tecnico del comune di Ustica, per quanto concerne il profilo di contestato inquinamento ambientale, è dovuto al fatto che l'impianto di depurazione comunale del comune dell'isola di Ustica si trovava in stato di totale abbandono con continuo sversamento in mare di liquami e reflui fognari che, a nostro avviso nell'ipotesi che abbiamo formulato, hanno cagionato una compromissione e un deterioramento delle acque costiere limitrofe dell'isola di Ustica che fanno parte – come è noto a tutti – di un'area marina protetta. Si è arrivati a determinare la compromissione richiesta dalla norma, anche in questo caso grazie ad un affidamento congiunto delle indagini, all'Arma dei carabinieri e all'ARPA, che ha effettuato numerosi campionamenti e analisi consequenziali. Oltre a non essersi proceduto al sequestro che sarebbe stato del tutto inutile, stante lo stato di totale abbandono del depuratore e stante anche il fatto che il depuratore veniva gestito da un ente pubblico non economico e non si poteva chiedere neanche il commissariamento dell'ente medesimo, anche in questo caso, forse grazie all'avvio delle indagini preliminari, si è giunti a uno sblocco della situazione, perché l'incolpazione provvisoria di rifiuto di atti di ufficio elevata nei confronti del sindaco di Ustica risiede nel fatto che secondo la tesi accusatoria non avrebbe dato corso ai lavori di adeguamento e completamento del depuratore, Pag. 20nonostante il Ministero dell'interno avesse erogato il finanziamento previsto e, soprattutto, richiesto. Invece, è accaduto che nelle more la situazione si è venuta a modificare – in realtà anche il sindaco non è più la stessa persona fisica – e grazie a questo finanziamento i lavori hanno preso avvio. Dalle ultime comunicazioni che ho ricevuto dall'ARPA – che ho interessato di riferire sul punto – sembra che finalmente l'annoso problema del depuratore di Ustica sia arrivato a soluzione.

  PRESIDENTE. Non so se manca la risposta sul danno ambientale del fiume, sui fanghi, sui metri cubi. Che approccio avete avuto e come fate a dimostrarlo?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Il danno ambientale è stato dimostrato grazie all'azione congiunta di due forze, una propria della polizia giudiziaria, che è il NOE, mentre l'altra è l'ARPA, che svolge funzione di polizia giudiziaria, ma non solo, come codesta Commissione mi insegna. Grazie alle analisi effettuate dall'ARPA e alla quantificazione dei fanghi di depurazione che non venivano conferiti in discarica, ma venivano sversati nel fiume Nocella, è stato possibile accertare allo stato una compromissione, un deterioramento significativo e miserabile delle acque del suddetto fiume, un'elevata alterazione della biocenosi delle acque nonché una moria di un elevato numero di fattispecie ittiche.

  PRESIDENTE. Anche sui fanghi ho una curiosità. Come sono stati calcolati i 1.300 metri cubi?

  SERGIO DEMONTIS, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Sono stati calcolati dall'ARPA e dalla polizia giudiziaria delegata che ci hanno fornito delle relazioni in tal senso.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Licatini, mi aveva colpito anche un'altra cosa che ho visto che va molto di moda in Sicilia e anche a Roma sulla gestione dei rifiuti: spesso chiunque opera si lava le mani o mette le mani avanti e scrive la letterina alla procura, dicendo: «Io faccio questo tipo di attività», come se volesse dire «Mi lavo le mani da ogni responsabilità».
  Mi ha colpito molto la lettera che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha mandato a proposito della procedura d'infrazione, scrivendo alla Corte dei conti e anche a voi, dicendo: «Io non so se c'è un danno erariale, ma sicuramente io non c'entro nulla e vi ho avvertito». Sto banalizzando, ma il senso è questo. Volevo sapere innanzitutto se avete ricevuto questa lettera e volevo capirne meglio il senso.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, a memoria non ricordo la lettera specifica a cui lei ha fatto riferimento. Devo presumere che non vi si sia attribuito particolare rilievo proprio in considerazione del fatto che sembra emergere, anche da quello che lei ha letto, che il problema prioritario sollevato dal sindaco sia quello riguardante la competenza della Corte dei conti.
  Al di là di questo, in linea generale non sarà sfuggito né a lei e né agli altri componenti della Commissione, che la questione rifiuti generale in Sicilia – così come lei ha detto giustamente non riguarda solo Roma, ma riguarda anche la Sicilia e non solo Palermo, ma tutta la regione – è oggetto, purtroppo, da anni di un continuo rimpallo di responsabilità sia all'interno delle stesse articolazioni territoriali come enti pubblici, perché la responsabilità viene fatta rimpallare tra le società che gestiscono i diversi ambiti del trattamento in generale dei rifiuti in tutte le sue forme e le stesse società rimbalzano l'accusa verso il comune, sostenendo di non essere dotate di fondi sufficienti per poter svolgere il loro compito di istituto. Queste responsabilità vengono poi trasmesse all'amministrazione regionale, accusata di non fare quanto necessario per intervenire in favore dei comuni. In tutta la Sicilia i comuni sono tanti, con tutto ciò che è necessario dal punto di vista eminentemente finanziario per poter sostenere le politiche necessarie al trattamento Pag. 21 dei rifiuti. La regione a sua volta respinge queste accuse, al di là delle amministrazioni, perché qui non contano nemmeno le amministrazioni e i colori delle amministrazioni e la collocazione politica o la partecipazione politica alle varie amministrazioni. È un fenomeno che si ripete da anni e anni nonostante i cambi delle amministrazioni comunali, regionali e così via. La regione abitualmente rimanda indietro e restituisce al mittente le accuse, dicendo che la responsabilità è dei comuni, a cui spetta primariamente l'opera di protezione ambientale – la chiamo «protezione ambientale» nel senso di trattamento e smaltimento dei rifiuti – e si va avanti in questo modo.
  In tutto questo s'innestano – come vi è ben noto – tutta una serie di altre questioni. Ne cito solo una, in cui noi non abbiamo né potere d'intervento, né potere di suggerimento, né potere d'intervento surrettizio, così come in qualche misura ha anche evidenziato il collega Demontis, quando ha detto che a volte con l'apertura di un'indagine o con l'invio di un avviso di conclusioni delle indagini, si riesce a ottenere l'avvio a soluzione di qualche problema.
  Un'altra questione politica nella quale noi siamo del tutto esclusi, salvo l'esserne soggetti passivi come cittadini residenti in questa regione e in questa città, è quella dell'alternativa tra discariche e termovalorizzatori. Anche su questo tema, che è un tema eminentemente politico e su cui ci si scontra a livello nazionale – figuriamoci a livello regionale –, la questione della valorizzazione delle discariche rispetto agli inceneritori, ovvero la preferenza degli inceneritori rispetto alle discariche, che a loro volta poi possono essere fonte di ulteriori possibili illeciti o possono ricadere, a seconda delle aree in cui si opera e a seconda dei mezzi che vengono utilizzati anche sotto l'interesse di frange della criminalità organizzata, è un'altra delle grandissime questioni che si agitano sul tema e che rendono estremamente complessa la gestione processuale. Infatti, come riferiva la collega Sabella – avrete modo di vederlo appena vi trasmetteremo gli atti del processo AMAP –, tutto questo si riverbera inevitabilmente nelle difese che le società da un lato e gli amministratori delle società dall'altro sottopongono ai giudici.
  Ecco perché la materia è estremamente complessa ed ecco perché mai come in questo tipo di indagine – ancora più che in tanti altri casi di criminalità organizzata pura, in cui noi riusciamo spesso a risolvere numerosi problemi nel giro di poche settimane o al massimo di pochi mesi – vi sia la necessità dell'accertamento e dell'acquisizione preventiva delle prove. Non possiamo andare al dibattimento sperando di acquisire le prove al dibattimento, bensì le dobbiamo acquisire prima, prima ancora di formulare una qualunque richiesta al giudice. Ecco perché tutto ciò richiede tempo, energie e risorse ed è quello che, come è stato illustrato, si cerca di fare con il tempo, le energie e le risorse che abbiamo a nostra disposizione.

  PRESIDENTE. Sicuramente vi è il tema politico del dibattito tra inceneritori e discariche. A parte che un inceneritore ha comunque bisogno di una discarica, ma stiamo parlando di smaltimento e mai nessuno anche nel tema politico parla delle priorità che sono il recupero di materia e soprattutto la riduzione a monte dei rifiuti, dato che ne facciamo fin troppi.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, purtroppo noi siamo in una terra, in cui – se mi consente anche qui la banalizzazione – non si riesce a fare la raccolta differenziata o non si riesce a farla bene, quando invece darebbe un enorme mano di aiuto anche alla discarica di Bellolampo. Non si riesce a fare la raccolta, perché appena il comune distribuisce i contenitori ai condomini dotati di rotelle e suddivisi per colore a seconda del tipo di rifiuto da conferire, non passano 48 ore che questi contenitori vengono rubati. Noi siamo in queste condizioni. I contenitori non vengono rubati nelle periferie, perché ad esempio è stato rubato il contenitore della carta sotto il portone del palazzo accanto a quello in cui vivo, anche perché Pag. 22sotto il mio palazzo vi è la vigilanza della Guardia di finanza. Hanno collocato il contenitore e dopo 48 ore non c'era più. Questa è una delle condizioni in cui ci troviamo.

  PRESIDENTE. Anche se purtroppo sottolineo che se uno fa la raccolta differenziata e poi non costruisce degli impianti, delle cartiere, degli impianti di compostaggio o degli impianti che prendano la plastica e la trasformino in materia, diventa quasi inutile poi fare la raccolta differenziata, anzi è un danno erariale farla senza impianti.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Non c'è dubbio.

  CATERINA LICATINI. A proposito di prove e di elementi che ci aiutano ad avere un quadro generale completo, dalla documentazione che ci è arrivata da parte della prefettura di Palermo si evince che a fine dicembre 2018 è stato firmato un protocollo di intesa tra la prefettura di Palermo, il comune di Palermo e le aziende, tra cui l'AMAP e la RAP (Risorse Ambiente Palermo) proprio con lo scopo di prevenire tentativi di infiltrazione criminale e mafiosa. La mia domanda è proprio questa: la prefettura di Palermo ha mai segnalato comportamenti di AMAP e RAP difformi dal protocollo di intesa nel periodo che va dal 2019 al 2020?

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. A memoria non mi risulta, anche perché credo che siano abbastanza note le indagini che nel frattempo sono state avviate dalla procura di Palermo. Se la prefettura si è trovata nelle condizioni di dover segnalare qualcosa su cui già c'era una indagine e l'indagine era già pubblica, probabilmente non lo ha fatto per questa ragione. Tuttavia, ripeto che a memoria non mi risulta che sia stato fatto.

  PRESIDENTE. L'ultima questione riguarda il fatto che la Forestale della regione Calabria e i Carabinieri di Palermo ci hanno segnalato insieme un controllo che hanno fatto sullo smaltimento di percolato e colaticcio in un terreno della provincia di Palermo. Voi ne siete a conoscenza? Qual è questo terreno a Palermo? Come è evoluta poi la cosa?

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, mi perdoni, dovremmo avere qualche dato in più, perché la provincia di Palermo comprende anche il tribunale e quindi la procura di Termini Imerese, la cui competenza territoriale inizia, per esempio, sul versante est già dal comune di Bagheria e forse addirittura da Ficarazzi. Per cui sarebbe necessario sapere per poterlo accertare a quale parte del territorio della provincia di Palermo si riferisce questa segnalazione che sarebbe stata fatta della Forestale. Se ce la poteste mandare, la verifichiamo. Se è nostra, vi rispondiamo, altrimenti la giriamo ai colleghi di Termini Imerese.

  PRESIDENTE. Perfetto, ve la mandiamo. Invece, in generale sull'operazione denominata «Metauros» sui fanghi della Calabria, voi siete stati informati? Questa operazione riguarda la DDA di Reggio Calabria, perché i fanghi prodotti dalla Calabria venivano smaltiti in un impianto in Sicilia orientale. Tuttavia, non abbiamo molti dati e molti aggiornamenti.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Nemmeno noi, anche perché se è Sicilia orientale, non ci arriviamo con la nostra competenza, neanche come DDA.

  PRESIDENTE. Certo, è curioso che la Sicilia non riesce a smaltire i propri fanghi e riceve quelli della Calabria.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Se c'è di mezzo la criminalità organizzata, non c'è da sorprendersi proprio di nulla.

Pag. 23

  PRESIDENTE. È un caos organizzato sicuramente.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. I rapporti tra Sicilia e Calabria sono storici su vari aspetti della criminalità organizzata – parlo di Cosa Nostra e 'ndrangheta – e quindi non ci sorprenderebbe affatto.

  PRESIDENTE. Quell'impianto stava in Sicilia orientale, però pensiamo che fosse un territorio più ampio. Poi facciamo alcuni accertamenti.
  Vi trasmetteremo le specifiche richieste, così nei prossimi giorni potete tranquillamente rispondere e inviarci la documentazione A breve sentiremo la Regione siciliana e il sindaco di Palermo. Infatti, mancano poche audizioni e poi finalmente saremmo in grado di produrre una relazione che, presumo, sarà abbastanza corposa, perché abbiamo lavorato a lungo sul tema della depurazione in Sicilia. Spero che questa relazione sia uno strumento utile per comprendere il fenomeno. Io intanto vi ringrazio e buon lavoro.

  FRANCESCO LO VOI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Presidente, siamo noi che la ringraziamo unitamente ai Commissari. Non appena riceveremo la vostra richiesta con l'elenco dei procedimenti di vostro interesse, faremo le necessarie verifiche. Speriamo soprattutto che vi si possa rispondere – quello sarebbe davvero interessante – anche con riferimento a quella pronuncia che attendiamo da parte del giudice per le indagini preliminari, perché lì c'è materiale su cui potreste ancora più approfonditamente verificare il tipo di indagini che sono state svolte e contestualmente le difficoltà, anche in termini di tempo, che sono connesse a questo tipo di indagini. Speriamo di potervi mandare anche tutta questa documentazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa la seduta

  La seduta termina alle 16.15.