XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 102 di Giovedì 18 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina, Maurizio De Lucia, e del Procuratore della Repubblica aggiunto, Rosa Raffa (gli auditi saranno in videoconferenza):
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 3 
Briziarelli Luca , Presidente ... 5 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 5 
Briziarelli Luca , Presidente ... 5 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 5 
Briziarelli Luca , Presidente ... 5 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 6 
Briziarelli Luca , Presidente ... 6 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 7 
Briziarelli Luca , Presidente ... 7 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 7 
Briziarelli Luca , Presidente ... 7 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 8 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 8 
Briziarelli Luca , Presidente ... 8 
Trentacoste Fabrizio  ... 8 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 8 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 8 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 8 
Briziarelli Luca , Presidente ... 8 
Trentacoste Fabrizio  ... 8 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 8 
Trentacoste Fabrizio  ... 8 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 9 
Trentacoste Fabrizio  ... 9 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 9 
Trentacoste Fabrizio  ... 9 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 9 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 11 
De Lucia Maurizio , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina ... 11 
Raffa Rosa , Procuratore della Repubblica aggiunto ... 11 
Briziarelli Luca , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA BRIZIARELLI

  La seduta comincia alle 13.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Diamo inizio alla Seduta. Avverto che la pubblicità dei lavori della Seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina, Maurizio De Lucia, e del Procuratore della Repubblica aggiunto, Rosa Raffa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina Maurizio De Lucia e del Procuratore della Repubblica aggiunto Rosa Raffa che ringrazio della presenza, e con i quali mi scuso nuovamente per il ritardo. L'audizione, come gli auditi sanno, rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta, e invito quindi il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina a svolgere una relazione, approfondendo in particolare la situazione che si registra nel territorio presso cui ha competenza il suo ufficio e al termine, ovviamente, i colleghi potranno porre delle domande e richiedere dei chiarimenti.

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Grazie presidente, buongiorno. Sono Maurizio De Lucia, Procuratore Della Repubblica presso il Tribunale di Messina, in servizio in questa sede da circa 4 anni. In questi 4 anni l'azione dell'ufficio che io dirigo si è concentrata in particolare su alcune tematiche attinenti al territorio di Messina, del circondario di Messina e per certi versi del distretto della Corte d'appello di Messina, cioè quelli per i quali scatta la competenza distrettuale della Procura di Messina.
  I quattro capisaldi, i quattro pilastri, della nostra azione giudiziaria sono stati innanzitutto il contrasto al crimine organizzato di tipo mafioso che infesta da sempre questo territorio. Il contrasto ai reati particolarmente odiosi dell'aggressione alle cosiddette fasce deboli, in particolare donne e minori. Il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione e connesso a questo tutte le attività che abbiamo cercato di svolgere in materia di tutela dell'ambiente con gli strumenti del codice Penale e del codice di Procedura Penale che ci sono consentiti in questo campo. Il territorio del circondario di Messina si caratterizza per la sua bellezza naturale, se ne parla sin dai tempi dell'Odissea, ed è un territorio che, per quanto riguarda la nostra stretta competenza, è caratterizzato almeno per il Comune di Messina da ben 54 chilometri di coste e di questi 54 chilometri di coste i dati del 2019 ci dicono che un terzo non è balneabile. E non è balneabile a causa di una serie di inquinamenti che molto spesso acquisiscono rilevanza di tipo penale. Io ho già inoltrato alla Commissione una succinta Pag. 4 relazione sul lavoro che il mio ufficio ha svolto in questo campo, tra l'altro è presente il Procuratore aggiunto, la dottoressa Rosa Raffa, che ha competenza specifica tanto sui reati di Pubblica Amministrazione, quanto sui reati in tema di criminalità ambientale; le due cose, come vedremo, camminano spesso insieme. Prima di fare illustrare a lei il dettaglio, se la Commissione lo ritenesse utile, riguardo ad alcune inchieste che abbiamo sviluppato, vorrei evidenziare ciò che emerge dalla nostra esperienza, quanto meno dell'ultimo quadriennio. La nostra esperienza dell'ultimo quadriennio è caratterizzata in linea generale dalla emersione di una serie di vicende in danno dell'ambiente, soprattutto in materia di acque, ma al tema delle acque è connesso quello della formazione di fanghi, che a loro volta creano un problema connesso, anche questo perseguibile penalmente, che è quello delle discariche abusive, ancora connesso ai vari reati contro la Pubblica Amministrazione che questa particolare tematica sviluppa, impone di perseguire. Noi abbiamo una serie di evidenze le quali ci impongono di dire che uno dei problemi fondamentali riguarda il profilo dei controlli preventivi, cioè non quelli che svolgiamo noi quando interveniamo in sede di processo penale, perché quello che emerge molto spesso e che origina molti dei procedimenti penali che noi abbiamo istruito, è il tema della mancanza delle autorizzazioni, o dell'avere ignorato le autorizzazioni per l'attivazione di impianti di depurazione. O, ancora, l'avere provveduto con una serie di proroghe quasi mai motivate allo sviluppo delle attività di depurazione, ma in assenza appunto dei controlli di natura amministrativa che a questo dovrebbero presiedere. Questo rimane uno dei temi fondamentali che incontriamo più o meno in tutte le nostre indagini, indagini che poi si sviluppano in forza di una serie di notizie di reato che provengono, fondamentalmente, o dagli stessi Sindaci, naturalmente non quelli che hanno realizzato le varie violazioni amministrative, ma quelli che vengono dopo, per il tentativo in qualche modo di riordinare la materia individuando una serie di inefficienze, una serie di violazioni delle normative in materia ambientale e ce le segnalano, o dalle attività degli Enti preposti o dalla stessa Polizia Giudiziaria. In particolare, in considerazione del territorio di cui stiamo parlando, appunto dei suoi 54 chilometri di costa, un ruolo assai rilevante viene svolto dal Corpo delle Capitanerie di porto, che come sapete è anche una struttura di Polizia giudiziaria, deputata in particolare al controllo delle aree demaniali, sulle quali inevitabilmente incide il fenomeno dell'inquinamento derivante dal mancato rispetto delle procedure in tema di depuratori. Depuratori che, peraltro, molto spesso quando ci sono non solo sono inefficienti, ma sono vetusti, e non sono quindi adatti sostanzialmente al loro scopo. Lo strumento fondamentale che utilizziamo nel tentare di reprimere questi reati è quello del sequestro preventivo. Il sequestro preventivo dell'impianto dal punto di vista giuridico impedisce che il reato venga portato ad ulteriori conseguenze, ma è soprattutto lo strumento che ci consente di affidare a un Commissario, ad un custode esperto la possibilità di ripristinare la legalità e quindi l'efficienza del sistema di depurazione che abbiamo individuato come illecito. In diverse occasioni abbiamo provveduto al sequestro preventivo, abbiamo affidato al Commissario, al custode giudiziario esperto, l'attività di bonifica, ma il custode giudiziario esperto naturalmente non può che individuare una serie di disposizioni che vengono rivolte poi alle amministrazioni che gestiscono gli impianti di depurazione. Le amministrazioni che gestiscono l'impianto di depurazione molto spesso rimangono indifferenti rispetto alle indicazioni del custode, con il risultato che noi poi invece di risolvere il problema, e quindi di rendere efficienti gli impianti di depurazione, siamo invece costretti ad aprire un secondo procedimento per il reato di omissione di atti di ufficio nei confronti di amministrazioni che, ancora una volta, si rivelano inadempienti relativamente alle indicazioni che il nostro esperto custode giudiziario gli ha prescritto per potere ripristinare i luoghi. Il tutto poi, naturalmente, è connesso alle tematiche delle inefficienze Pag. 5del nostro processo penale, e attualmente noi versiamo in una situazione di grave difficoltà strutturale – parlo della giustizia messinese –, sia per questioni deficitarie di ambienti (se qualcuno visita il Palazzo di Giustizia di Messina si stupisce per la sua bellezza architettonica, ma dopo pochi minuti si rende conto della totale inefficienza) sia per carenze oramai croniche di magistrati e di personale amministrativo. Questa situazione, dinnanzi alle ulteriori emergenze che la macchina giudiziaria deve affrontare in questo distretto, fa retrocedere i tempi di celebrazione soprattutto dei dibattimenti in materia di inquinamento ambientale, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Infatti, la popolazione comincia a capire che anche la risposta penale a questi fenomeni non è più efficiente, gridata ma assai poco concreta sul piano della punizione degli autori dei reati. Tra l'altro, ritengo che in questo campo prima ancora della punizione dei reati sia essenziale la salvaguardia dei beni giuridici costituzionalmente tutelati come l'ambiente attraverso la remissione in pristino dei depuratori chiaramente fuori norma e che ci costringono a celebrare i processi. Dicevo che connesso al tema delle acque c'è il tema dei fanghi, noi infatti svolgiamo una azione che cerca di essere sincronica, nel senso che naturalmente ogni qualvolta gli impianti di depurazione non funzionano perché non sono a norma in forza di una serie di inefficienze della amministrazioni che li devono gestire, questo meccanismo genera contemporaneamente anche una serie di fenomeni di inquinamento del territorio attraverso la creazione di vere e proprie discariche abusive che sono anch'esse, a loro volta, oggetto di repressione penale e che rientrano nello schema complessivo che noi utilizziamo per il contrasto a questo tipo di reati. Da questo punto di vista negli ultimi anni abbiamo sviluppato una serie di processi che sono riportati nella relazione che vi ho già rappresentato e che siamo comunque in grado di meglio dettagliare. Se il Presidente me lo consente vorrei che un'analisi più specifica di alcuni dei principali procedimenti che abbiamo in corso, non tanto per dimostrare che facciamo i procedimenti, quanto perché sono esemplificativi di quello che in via generale ho indicato, fosse affidata alla dottoressa Raffa, mio Procuratore aggiunto, come ho già detto, particolarmente esperta in questo tipo di materia.

  PRESIDENTE. Prego dottoressa.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Io coordino un gruppo di lavoro composto da cinque sostituti, in realtà effettivamente in servizio sono quattro. Non è esagerato dire che sarebbe adeguato avere almeno otto colleghi. Le indagini sull'inquinamento delle acque effettivamente sono strettamente connesse a quelle sulle discariche e per la produzione di fanghi di depurazione che tante volte finiscono nelle discariche...

  PRESIDENTE. Se potesse avvicinarsi leggermente al microfono o alzare il volume perché abbiamo difficoltà a sentire e a registrare. Grazie.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Dicevo che le indagini sugli impianti di depurazione sono strettamente connesse a quelle relative alle discariche abusive perché la depurazione non corretta comporta la produzione di fanghi che costituiscono rifiuti e che quindi pongono un problema di smaltimento, sia che essi si realizzano all'interno dell'impianto di depurazione, o di essiccazione, sia che si realizzano all'esterno in zone adiacenti ai depuratori. D'altra parte, i siti dove esistono le discariche abusive, se non correttamente bonificati, o a volte non bonificati del tutto, comportano la produzione di percolato. Viviamo in un territorio in cui il valore dell'ambiente non è riconosciuto, siamo a livelli di scarsissima educazione civica, vi è un fenomeno di diffusa illegalità rappresentato dall'abbandono di rifiuti, dal singolo scarico non condotto in fognatura. A mio avviso questo ...

  PRESIDENTE. Dottoressa, chiedo scusa, abbiamo ancora qualche problema di comprensione Pag. 6 che poi non ci permette di registrare la seduta.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Lo capisco. Adesso va meglio? Spero mi sentiate. Dicevo che l'illegalità diffusa, tipica del singolo cittadino, diventa allarmante quando la disattenzione, la reticenza o l'incuria è da attribuire agli Enti territoriali, quindi alle istituzioni. C'è certamente anche un problema di competenza che manca e c'è un problema di controllo effettivo del territorio. Questo poi va verificato con i nostri interventi perché paradossalmente l'efficacia delle nostre indagini acquisisce maggiore pregnanza quando agiamo in sostituzione dell'amministrazione, cioè quando svolgiamo amministrazione attiva. I nostri custodi che dettano all'Ente territoriale prescrizioni tecniche su come gestire un depuratore non fanno altro che svolgere amministrazione attiva, un ruolo che non sarebbe nostro, ma dell'istituzione. Inoltre, nella migliore delle ipotesi, spesso assistiamo a pubbliche amministrazioni che arrancano anche a recepire le prescrizioni, e nella peggiore delle ipotesi che le ignorano deliberatamente. Questo anche a fronte di una situazione economica di finanziamenti che, devo ammettere, nell'ultimo decennio è certamente migliorata, nel senso che cominciamo a verificare che la mancanza di risorse economiche diventa sempre più un alibi che un'effettiva criticità per certe competenze. Rispetto ad alcuni importanti interventi ambientali che riguardano la zona Falcata, una delle zone più belle della città di Messina, dietro alla Madonnina e proprio a ridosso del porto, abbiamo assistito per decenni a discariche a cielo aperto, nonostante l'elargizione di contributi all'ente, contributi che o non venivano utilizzati, o venivano utilizzati per destinazioni diverse. Il settore dei depuratori, che riguarda spesso depuratori gestiti singolarmente dai Comuni, talvolta in forma consortile, talvolta in forma singola, registra quasi sempre la criticità della vetustà dell'impianto, sia con riferimento alle strutture poste a terra sia con riferimento alle condotte sottomarine poste sul letto del mare. In realtà, è sempre il mare il corpo recettore più danneggiato, o direttamente perché lo scarico finisce direttamente in mare, o indirettamente perché ovunque ci sono i corsi, i percettori più piccoli, in genere torrenti o fiumi che ovviamente sfociano nel mare. Noi abbiamo svolto delle indagini più penetranti nella città di Messina e nel settore ionico. Nella città di Messina abbiamo accertato l'irregolarità di un impianto dell'Istituto Regionale per lo sviluppo delle attività produttive. La particolarità di questo tipo di inquinamento consisteva nel mancato allaccio dello scarico alla fognatura, fognatura che poi avrebbe dovuto fare la depurazione delle acque prima della immissione nel corpo recettore. In realtà, il collegamento non funzionava e il corpo recettore riceveva direttamente gli scarichi. Questa è una situazione di natura pubblica che nel Comune di Messina acquista particolare rilevanza. È in fase di definizione, quanto meno dal punto di vista investigativo, una investigazione che ha riguardato non solo il mancato allaccio estremamente importante della fognatura di Messina, ma anche la sua totale inadeguatezza che ha consentito scarichi importanti in vari torrenti cittadini. La città è attraversata da circa una ottantina di torrenti che, spesso, finiscono con avere questo tipo di destinazione, o l'inquinamento delle acque o degli alvei. In questa ultima investigazione abbiamo potuto verificare l'inadeguatezza dell'AMAM, una struttura partecipata dal Comune che avrebbe dovuto gestire, manutenere la rete fognaria. Nella Provincia, come già avevamo riportato in relazione, abbiamo poi esaminato altri impianti di depurazione che presentano delle criticità riferite alla totale mancanza di autorizzazioni o al superamento dei limiti delle prescrizioni. Dobbiamo rilevare una certa lentezza, una certa burocraticità nel rapporto tra l'Ente territoriale locale, la Provincia regionale e la società. Sono questi in generale i punti di snodo fondamentali su cui cerchiamo di inserirci. Mi fermo per non risultare eccessivamente tediosa.

  PRESIDENTE. Io partirei con una prima serie di domande mie e dei colleghi, ne faccio due di carattere generale, prima di cedere la parola al collega Trentacoste, Pag. 7presente in aula. Intanto vi ringrazio per la vostra illustrazione, per il quadro generale e il materiale complessivo che ci avete fornito. Mi ha colpito in particolare un passaggio del primo intervento quando sostanzialmente è stata presa in esame e sottolineata la carenza dei controlli preventivi, cioè tutto quello che dovrebbe avvenire prima dell'intervento della magistratura. È stato mai segnalato, ed eventualmente in che forma, uno scarso o omesso controllo da parte di ARPA Sicilia? In un altro territorio che non riguarda la vostra competenza abbiamo avuto occasione di visitare un impianto di depurazione che formalmente risultava tra i pochi a norma. Negli anni di servizio reso vi è mai capitato di riscontrare difformità rispetto all'azione delle amministrazioni comunali e dell'ARPA in quanto Ente preposto? Secondo voi come si potrebbe migliorare l'azione dell'ARPA Sicilia affinché tutto funzioni meglio e si riduca lo spazio per commettere reati?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Signor Presidente, se mi consente, parto dalla seconda domanda che forse è la più interessante sul portato generale perché nell'ambito del principio di leale collaborazione, che noi invochiamo sempre, la questione è fondamentalmente una questione di risorse. Non abbiamo particolari ragioni di individuare inefficienze di chi lavora con ARPA Sicilia nel nostro territorio, anzi talvolta ARPA Sicilia è uno degli strumenti attraverso il quale noi acquisiamo le notizie di reato, ed è anche uno degli strumenti che utilizziamo nel corso delle nostre indagini per tutti i dati di carattere tecnico che ci vengono forniti. Quello che emerge, però, è la insufficienza di risorse dal punto di vista del personale e dal punto di vista, quindi, della intensità e continuità di controlli che questa struttura può fare sul territorio. Ripeto: molto spesso la segnalazione della difformità, che poi aziona il procedimento penale, viene proprio dal controllo, un controllo che arriva con grande ritardo e che è svolto in maniera episodica. Non c'è una sistematica e periodica attività di controllo da parte di ARPA e questo per scarsità di risorse. Vi è poi, probabilmente, un difetto di programmazione poiché in qualche modo, anche con risorse scarse, si potrebbe organizzare in maniera più sistematica il controllo dei tanti depuratori che sono sul territorio. L'effetto attuale è comunque di chiara inefficienza, tanto è vero che al di là dei procedimenti e poi dei processi penali che ne scaturiscono, il livello di inquinamento delle acque è alto, un terzo dei 54 chilometri di costa messinese non sono balneabili; stiamo parlando di una delle coste più preziose dal punto di vista ambientale ed economico, una vera e propria risorsa economica per la Provincia di Messina. Forse sul secondo punto, nello specifico sulle attività dell'ARPA, qualcosa potrebbe aggiungere la mia collega Raffa.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Potrei chiederle di ripetere il numero dei chilometri?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Il Comune di Messina consta di 54 chilometri. Un terzo di questi agli atti del 2019 non era balneabile. Devo dire che naturalmente questo è soltanto il Comune di Messina. La dimensione delle coste che ci interessano è sensibilmente più ampia perché parliamo di 211 chilometri.
  Del resto, il territorio messinese vive fondamentalmente sul mare, da sempre. Abbiamo anche importanti risorse di terra come i Nebrodi, i monti Peloritani, ma Messina e il suo territorio sono importanti, basti pensare a Taormina una città nota in tutto il mondo per la sua bellezza e per il suo mare. Perdere una percentuale rilevante di mare per la fruizione ai cittadini e ai turisti non è soltanto un danno all'ambiente, ma un danno all'economia.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Lei parlava dello strumento fondamentale rappresentato dal sequestro preventivo. Compito della Commissione ecoreati è anche quello di valutare la legge n. 68 del 2015 per capire se ci sono delle migliorie o degli aggiustamenti da fare. Su questo punto lei ritiene possano essere approntati degli strumenti per rendere più efficace la vostra azione?

Pag. 8

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Se mi consente cederei la parola alla dottoressa Raffa che è il nostro esperto nel dettaglio della legislazione in materia di ambiente.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Io credo che gli strumenti tecnici adesso siano adeguati, l'istituto delle remissioni in pristino per noi è stato straordinariamente rilevante. Il problema che avvertiamo in questo territorio è la carenza di Polizia giudiziaria specializzata. Questo per noi è un grandissimo handicap, noi stessi ci siamo fatti parte diligente nel cercare di formare su aspetti di normativa realmente delicata, complessa, ufficiali e agenti di Polizia giudiziaria.

  PRESIDENTE. La parola al collega Trentacoste.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Sì, grazie Presidente. Ringrazio il dottor De Lucia e la dottoressa Raffa per quanto ci hanno riferito. Io volevo rivolgere ai nostri ospiti tre domande sul depuratore di Mili e sulle acque provenienti dal consorzio ex ASI, oggi IRSAP. A seguito delle indagini relative al procedimento penale n. 4055 del 2019 è emerso qualcosa in relazione allo scarico delle acque del consorzio IRSAP nel torrente Larderia? In particolare, dopo la riparazione delle pompe di sollevamento dei reflui per conferire in pubblica fognatura, la Procura della Repubblica di Messina ha informazioni sul fatto che queste acque vengono preventivamente depurate prima di andare in rete fognaria pubblica?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Anche in questo caso chiederei alla mia collega Raffa di intervenire avendo curato direttamente il procedimento.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Allo stato, per quanto ci risulta, dopo quanto accertato, e cioè lo sversamento cospicuo nel torrente Larderia di reflui industriali, la situazione adesso è certamente migliorata. Tuttavia abbiamo investigazioni ancora in corso sulla qualità della depurazione.

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Se posso aggiungere, perché lo possiamo dire, in realtà abbiamo disposto un'attività ispettiva, siccome però dobbiamo fare anche noi i conti con l'emergenza sanitaria in atto, questa attività ispettiva è in ritardo e quindi stiamo attendendo anche la possibilità di svolgimento. Oltre alla carenza di personale di Polizia giudiziaria scontiamo naturalmente, come tutti, l'emergenza COVID, quindi vi sono una serie di soggetti impossibilitati a svolgere questa attività. Di conseguenza, una risposta compiuta alla domanda che è stata posta purtroppo non la possiamo dare, se non nei limiti nei quali è stata data in questo momento.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Prego collega.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Di fatto, il dottor De Lucia con questo ultimo commento ha risposto alla mia successiva domanda. Volevo sapere, vista la vicinanza anche al depuratore comunale di Mili, se è stata accertata da parte di ARPA, della Forestale o di altri corpi di Polizia giudiziaria, la presenza di altri scarichi nel torrente Larderia, vista anche la presenza di acque bianche contaminate da sostanze inquinanti.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Anche per il depuratore di Mili, che agiva in assenza totale di autorizzazione regionale, è in fase di esecuzione il decreto di ispezione.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Grazie dottoressa. Sempre per rimanere sul tema delle acque provenienti dal consorzio IRSAP volevo sapere se avete notizia della presenza di altri scarichi. Analisi eseguite da ARPA hanno appurato la presenza di escherichia coli nelle acque del torrente. Essendo questo un parametro caratteristico di contaminazione microbiologica, diciamo Pag. 9 di natura organica tipica delle acque reflue urbane, vorremmo sapere se ci sono stati altri accertamenti relativi alle acque industriali.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Sempre per quanto riguarda il torrente Larderia?

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Sì.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. No, allo stato no, per il torrente Larderia non abbiamo nuove emergenze relativamente a IRSAP.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Nel corso della missione svolta in Sicilia, e più specificamente nell'area del messinese, abbiamo rilevato un fattore che ci ha, come dire, insospettiti e che comunque io giudico critico: sto parlando della visita al depuratore civile di Milazzo. Abbiamo appreso con nostra sorpresa che i fanghi derivanti dall'attività di quel depuratore invece di essere conferiti, come ci si aspetterebbe, al sistema di compostaggio e trattamento dei fanghi che si trova presso il depuratore di Messina Mili, vengono invece trasferiti a un centro di compostaggio che si trova ad Assoro in Provincia di Enna, quindi ad una distanza di circa 200 chilometri. Si tratta di un'antieconomicità dichiarata che, come dire, lascia forti sospetti su questa procedura. Vorrei chiedervi se siete a conoscenza di questa anomalia.

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Milazzo e il suo depuratore rientrano nella competenza di un'altra Procura della Repubblica, quella di Barcellona Pozzo di Gotto, quindi valutazioni specifiche su questo tema non le posso fare e non mi competono. Innanzitutto, sotto il profilo tecnico-amministrativo, andrebbe spiegata la ragione per cui questi fanghi vengono trasferiti con un costo così alto in una località distante da quella dove vengono generati. Si tratta di una scelta che magari può anche essere corretta e motivata, oppure no.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio per la puntualità delle risposte. Vorrei ora affrontare due temi diversi, intimamente connessi al ciclo delle acque, che rappresentano due aspetti fondamentali della nostra inchiesta: mi riferisco allo stoccaggio e alla gestione del percolato. Attualmente presso la Procura di Messina pendono due distinti procedimenti penali, entrambi relativi alla Eco-Beach srl, vorrei avere notizie in merito, naturalmente sugli argomenti che possono essere liberamente condivisi con la Commissione in pubblica della audizione. Al di là delle attuali indagini sugli sversamenti e sulla gestione, mi chiedo se per tutta la parte pregressa in questi anni ci si è domandati dove finivano gli altri carichi di percolato di cui non si è avuta contezza. Ovviamente il procedimento riguarda fatti più recenti, ma in realtà la società è attiva da più tempo, quindi gli sversamenti che tracimavano dal pozzetto collegato all'autobotte erano precedenti anch'essi? Che cosa è successo nella fase precedente? Ovviamente per noi è importante anche valutare il quadro complessivo e in questo senso uno dei procedimenti rappresenta la punta dell'iceberg che squarcia un velo su quello che avveniva in generale. Sempre in relazione ai procedimenti penali che ci avete segnalato, riguardanti i rapporti tra la Eco-Beach srl e la ditta fratelli Venezia di Sciacca, nella documentazione viene segnalato che l'unico sversamento di percolato con una parvenza di regolarità afferiva proprio a questa azienda fratelli Venezia di Sciacca. Avete avuto modo di verificare se la società in questione è stata effettivamente autorizzata a ricevere percolato? Esistono impianti autorizzati a nome di tale società che potrebbero sulla carta ricevere percolato?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Chiederei anche qui alla dottoressa Raffa di dare la risposta.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. La società Eco-Beach è sotto sequestro da circa un anno e mezzo. Abbiamo sequestrato l'impianto e tutti i depositi, Pag. 10 tutti i locali annessi. I fascicoli sono stati unificati ed è stata esercitata l'azione penale con tanto di udienza preliminare, e il 28 aprile si aprirà il dibattimento. Al riguardo, mi permetto di dire che l'inquinamento delle acque è solo una parte della bomba ecologica che ha rappresentato Eco-Beach. Il sito era a lato del torrente San Giovanni e agiva in mancanza di nulla osta idraulico, operava cioè grazie a una autorizzazione allo scarico di acque bianche e nere e non con una autorizzazione a reflui industriali. Di conseguenza, il torrente vicino fungeva praticamente da corpo recettore privilegiato. Si operava con autorizzazioni regionali in forma semplificata e in forma ordinaria emesse sulla base di false rappresentazioni della realtà relative alla situazione del territorio. Secondo la nostra impostazione, la particolare criticità data da tutta l'attività della società è stata resa possibile attraverso un'abile rete di corruzione che i gestori sono riusciti a porre in essere, o direttamente o attraverso il tramite di imprenditori ambientali di particolare spessore.
  Attraverso il processo la Procura della Repubblica di Messina ha contestato per la prima volta due fattispecie di traffico di rifiuti; unitamente all'associazione a delinquere sono state identificate anche ipotesi di corruzione sistemica del funzionario della Provincia regionale e svariate, dico svariate, ipotesi di falso in atto pubblico. Quindi, la risposta probabilmente si trova in questa rete di interessi e di relazioni illecite che la gestione di Eco-Beach era riuscita a intessere.

  PRESIDENTE. Se ho ben compreso nell'incartamento che ci è stato trasmesso si attribuisce parte della responsabilità alla collusione del custode dell'impianto poiché una parte del percolato veniva sversata utilizzando la condotta di un depuratore. Secondo gli accertamenti compiuti si trattava di un dipendente infedele o vi era un coinvolgimento della proprietà dell'impianto?

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. Non risulta che ci siano state condotte poste in essere senza che la proprietà ne fosse a conoscenza. Per quello che a noi risulta.

  PRESIDENTE. Grazie, è stata chiarissima. Un altro argomento di particolare interesse per la Commissione, sempre tra quelli che sono stati segnalati dalla Procura attraverso il materiale allegato, riguarda la situazione della discarica di Portella Arena. Vorremmo capire se l'area è ancora sottoposta a sequestro, a chi è stata affidata la custodia e se in pendenza della situazione siano state comunque intraprese iniziative di emergenza volte a intercettare e gestire il percolato, o quanto meno a ridurre le conseguenze che lo stesso ha sull'ambiente. Sempre relativamente alla situazione della discarica di Portella Arena è possibile ricevere copia della consulenza tecnica che è stata svolta e degli eventuali dati analitici che ARPA ha fornito? Questi ultimi interessano per caso anche le acque di falda e i pozzi derivanti dagli esami condotti da ARPA?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Per quanto riguarda la documentazione che lei Presidente ci richiede senz'altro la trasmetteremo alla Commissione. Per quanto riguarda quel territorio attualmente è in corso un progetto di bonifica presentato su impulso del custode nominato, e l'ufficio ha individuato un dirigente dell'ARPA esperto in materia che sta eseguendo le operazioni e coinvolgendo, ovviamente, gli enti interessati all'intervento; quindi, allo stato, si sta cercando di rimediare ai danni realizzati. Sarà naturalmente nostra cura trasmettervi la consulenza e il materiale che è stato richiesto.

  PRESIDENTE. Al di là dell'aspetto materiale e ambientale può illustrarci la situazione o comunque le evidenze a cui è giunta la Procura rispetto all'aspetto economico e finanziario del contributo?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Su questo abbiamo ancora indagini in corso Pag. 11poiché registriamo l'inefficienza relativa all'utilizzo del finanziamento e la difficoltà sta sempre nell'individuare qual è la ragione di questa inefficienza. Mi permetto di aggiungere soltanto una cosa di carattere generale che riguarda il rapporto tra i privati e la Pubblica Amministrazione. Molto spesso le autorizzazioni si fondano su una serie di atti ideologicamente falsi. Quando questi atti falsi sono realizzati dal pubblico ufficiale la disciplina prevista dal codice penale è particolarmente rigorosa, forse anche troppo rigorosa, ma ci consente di perseguirli in maniera efficace sotto il profilo sostanziale e processuale. Si tratta infatti di reati di difficile prescrizione che comunque hanno una capacità, diciamo così, di forte prevenzione generale, inoltre per alcuni di questi sono addirittura possibili, e talvolta necessarie, le intercettazioni. Quando invece questi atti di falso sono commessi dal privato le pene sono sostanzialmente simboliche perché non consentono quasi mai di arrivare a una definizione di un processo con una sanzione reale, non consentono neppure attività investigative particolarmente pregnanti. Mi limito a dire che se si individuasse un meccanismo di aggravanti quando i falsi sono finalizzati a realizzare delitti in danno dell'ambiente ciò potrebbe rappresentare uno strumento generale di tutela particolarmente interessante offerto alle strutture repressive dello Stato, e quindi in primo luogo alle Procure della Repubblica.

  PRESIDENTE. Ho un'ultima domanda relativa ad alcuni depuratori che sono stati oggetto di procedura da parte della Procura: mi riferisco ai depuratori di Saponara, Nizza di Sicilia, Sant'Alessio Siculo, Santa Domenica Vittoria e Malvagna. Sono stati riscontrati, sempre sulla base della documentazione che ci è stata trasmessa, il superamento dei limiti tabellari e l'assenza di autorizzazione. Può fornirci qualche dettaglio su eventuali fatti di reato contestati in relazione alla gestione illecita dei fanghi di depurazione di questi depuratori? Vi sono evidenze circa la contestualità o la connessione di illeciti ambientali di questo tipo contro la pubblica amministrazione che riguardano i depuratori che ho citato?

  MAURIZIO DE LUCIA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Messina. Può rispondere senz'altro il Procuratore aggiunto, la dottoressa Raffa.

  ROSA RAFFA, Procuratore della Repubblica aggiunto. In generale, su tutti i depuratori che lei ha menzionato non abbiamo allo stato formulato contestazioni per la gestione dei fanghi. Per il depuratore di Saponara, dove il procedimento è stato già definito con vaglio dell'udienza preliminare, sono stati individuati esclusivamente reati concernenti l'inquinamento delle acque. Invece, per Nizza di Sicilia abbiamo contestato anche reati contro la pubblica amministrazione, segnatamente ipotesi di omissione di atti di ufficio. Il Comune ha disatteso le prescrizioni del custode, sicché è stato avviato un ulteriore procedimento penale per la fattispecie omissiva. Allo stato il procedimento è ancora pendente, abbiamo ipotizzato anche una ipotesi di inquinamento ambientale ai sensi dell'articolo 452-bis del codice penale. Analogamente, per i depuratori di Santa Domenica Vittoria e di Rocca Valdina aspettiamo l'esito investigativo da parte dell'ARPA di Messina. Vorrei aggiungere al contenuto della relazione, che già abbiamo inviato, il recentissimo sequestro del depuratore di Giardini Naxos. Si tratta di un depuratore in gestione al consorzio Rete Fognante Intercomunale, che serve Taormina, Giardini Letojanni e Castelmola. Lo scarico nel fiume Alcantara è di particolare gravità poiché si tratta di una riserva naturale regionale, ed è stata verificata una importante giacenza di fanghi. Si tratta di un sequestro che risale a qualche settimana fa, su cui dunque ancora vi sono investigazioni ed approfondimenti da svolgere.

  PRESIDENTE. Ringraziamo gli auditi e rimaniamo in attesa della documentazione integrativa che abbiamo chiesto, auguro a tutti una buona giornata.

  La seduta termina alle 14.20.