XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, II e XIV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 24 febbraio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Perantoni Mario , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Relazione sullo Stato di diritto 2020 – La situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea (COM(2020)580 final) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento) :
Perantoni Mario , Presidente ... 3 
Reynders Didier , Commissario europeo per la giustizia ... 3 
Perantoni Mario , Presidente ... 7 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 7 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 8 
Perantoni Mario , Presidente ... 8 
De Luca Piero (PD)  ... 8 
Perantoni Mario , Presidente ... 10 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 10 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 10 
Varchi Maria Carolina (FDI)  ... 11 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 12 
Galizia Francesca (M5S)  ... 12 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 13 
Berti Francesco (M5S)  ... 14 
Bazoli Alfredo (PD)  ... 15 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 16 
Paolini Luca Rodolfo (LEGA)  ... 17 
Giuliano Carla (M5S)  ... 18 
Di Maio Marco (IV)  ... 18 
Perantoni Mario , Presidente ... 19 
Reynders Didier , Commissario europeo per la giustizia, (intervento da remoto) ... 19 
Perantoni Mario , Presidente ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa: Misto-CD-IE;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA II COMMISSIONE
MARIO PERANTONI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Relazione sullo Stato di diritto 2020 – La situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea (COM(2020)580 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento, l'audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Relazione sullo Stato di diritto 2020 – La situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea (COM(2020)580 final).
  Preliminarmente faccio presente che l'audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza anche dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre scorso. Ricordo a tal proposito che anche ai deputati collegati in videoconferenza non è consentito esporre cartelli o scritte, secondo le ordinarie regole vigenti per la partecipazione alle sedute.
  Faccio altresì presente per i deputati partecipanti da remoto la necessità che essi risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui essi svolgono il loro eventuale intervento, il quale dovrà essere udibile. La Presidenza non potrà infatti dare la parola ai deputati non visibili o i cui interventi non siano chiaramente percepibili. A tal fine occorre dunque assicurarsi di disporre di una connessione Internet stabile, evitando ad esempio di collegarsi da mezzi di trasporto in movimento, condizione che solitamente rende insufficiente la stabilità e qualità della connessione stessa.
  Avverto che alla relazione del Commissario europeo per la Giustizia seguiranno gli interventi dei deputati che lo richiederanno e infine la replica del Commissario.
  Nel ringraziare anche a nome dei presidenti della I Commissione, Giuseppe Brescia, e della XIV Commissione, Sergio Battelli, che co-presiede con me, il Commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, per la sua disponibilità, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione. Prego, signor Commissario. A lei la parola.

  DIDIER REYNDERS, Commissario europeo per la giustizia. Onorevoli presidenti, signore e signori, innanzitutto grazie per l'invito a partecipare a questa audizione davanti alle vostre Commissioni, un'audizione sulla prima Relazione annuale sullo Stato di diritto approvata dalla Commissione europea nel settembre scorso. È per me un piacere confrontarmi con voi, sia pure in modalità virtuale a causa della pandemia, nell'ambito di un Parlamento e Pag. 4di uno Stato fondatore dell'Unione, il cui impegno a favore dello Stato di diritto e della democrazia è ben noto fin dalla firma del Trattato di Roma e da ancor prima. Sarò lieto di poter replicare questo confronto a Roma non appena ce lo permetterà la pandemia, e forse avrò il piacere di presentare la prossima Relazione, la Relazione 2021, che dovremmo adottare a luglio. Sarà allora, forse, che potrò tornare a Roma per parlare con voi.
  Come sapete, il rispetto dello Stato di diritto è essenziale all'interno dell'Unione. È fondamentale per l'effettiva applicazione del diritto dell'Unione, per il buon funzionamento del mercato interno e per un ambiente favorevole agli affari e agli investimenti. Le discussioni odierne cadono a proposito perché hanno luogo a qualche giorno di distanza dal conferimento della fiducia da parte del vostro Parlamento a un nuovo Governo fortemente impegnato a favore dell'Europa, con il quale siamo lieti di lavorare gomito a gomito. Permettetemi adesso di presentarvi le conclusioni principali del capitolo italiano della Relazione 2020 sullo Stato di diritto. Per l'Italia, come per tutti gli Stati membri dell'Unione, la Commissione ha esaminato quattro ambiti essenziali per lo Stato di diritto: l'indipendenza, la qualità ed efficacia dei sistemi della giustizia; il quadro applicabile alla lotta anticorruzione; il pluralismo e la libertà dei media; l'equilibrio dei poteri.
  Veniamo al sistema giudiziario. Qui la Relazione rileva che c'è un quadro legislativo solido in Italia per garantire l'indipendenza della giustizia, compresa quella dei procuratori. Per migliorare ulteriormente la trasparenza e l'integrità del sistema giudiziario, una riforma del Consiglio superiore della magistratura e di altri aspetti del sistema è, come sapete, all'esame in Parlamento. Noi possiamo solo incoraggiare riforme che rafforzino ulteriormente l'indipendenza della giustizia, ma è anche importante che qualsiasi riforma del Consiglio superiore della magistratura tenga conto delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa riguardanti i Consigli della magistratura in genere e la procedura di selezione dei loro membri.
  Il sistema giudiziario italiano continua ad affrontare grosse criticità in materia di efficacia. A questo riguardo la pandemia ha aumentato la necessità, per i Parlamenti nazionali, di studiare un modo per aumentare la resilienza del sistema giudiziario, specie grazie a un maggior uso delle tecnologie digitali. In questo contesto posso solo accogliere con favore gli ottimi progressi registrati dall'Italia in materia di digitalizzazione del sistema giudiziario, cosa riconosciuta d'altra parte anche dalla Relazione sullo Stato di diritto dell'anno scorso. Ovviamente si può sempre migliorare e incito l'Italia a far tesoro della nuova Recovery and Resilience Facility, un'occasione unica per rafforzare, attraverso il bilancio europeo, i sistemi giudiziari dell'Unione, specie in materia di digitalizzazione, rafforzando quindi questo sistema anche in Italia.
  Nella presentazione del Piano per la ripresa e la resilienza da parte italiana, è importante che la digitalizzazione della giustizia sia tra le priorità e continui a spingere l'Italia verso una maggiore efficacia del suo sistema giudiziario. La Commissione segue con interesse anche le assunzioni in corso e le nuove riforme riguardanti i magistrati e il personale amministrativo, per diminuire l'arretrato giudiziario e accrescere l'efficacia della giustizia. Seguiremo la situazione da vicino anche nell'ambito del dialogo sul Piano nazionale di ripresa. Mi fa piacere che il nuovo Governo abbia collocato le riforme della giustizia fra le principali priorità del suo programma.
  Adesso tratterò del quadro applicabile alla lotta contro la corruzione. L'Italia dispone di un quadro giuridico e istituzionale in gran parte pronto per prevenire e combattere la corruzione. La Commissione si compiace anche dell'attuazione della sua raccomandazione sui termini di prescrizione. Tuttavia la disciplina dei conflitti di interesse è ancora frammentaria e la legge non disciplina il lobbying e le cosiddette «porte girevoli», «revolving doors» per riprendere la terminologia inglese. In materia di lobbying ci sono problemi di trasparenza e di registro dei contratti con i lobbisti, Pag. 5 che sono oggetto della nostra attenzione, come anche di quella del GRECO (Gruppo di Stati Contro la Corruzione) nell'ambito del Consiglio d'Europa. Inoltre l'efficacia delle misure repressive può essere ostacolata dalla durata eccessiva dei procedimenti penali, specie a livello di ricorsi; quindi c'è un nesso tra efficienza della giustizia e lentezza o lunghezza dei procedimenti in una serie di casi giudiziari.
  Passo al terzo pilastro della Relazione sullo Stato di diritto: il pluralismo e la libertà dei media. Come sapete, la Costituzione italiana sancisce la libertà di espressione e di informazione nonché il principio della trasparenza della proprietà dei media. La Commissione è lieta del varo di un centro nazionale che sorveglierà le minacce ai giornalisti ed elaborerà le misure di protezione necessarie per rispondere alle preoccupazioni per la loro sicurezza. Preoccupazioni che si ritrovano in parecchi Stati europei.
  Si va dalle violenze fisiche nei confronti di giornalisti che, come purtroppo si è visto, arrivano in certi Paesi europei anche all'omicidio; ma ciò riguarda anche le aggressioni sui social media o gli attacchi verbali contenuti in dichiarazioni di taluni partecipanti al dibattito pubblico. Vorrei precisare che l'indipendenza dei media in Italia continua a dar adito ad alcuni interrogativi, specie a causa della mancanza di disposizioni efficaci per impedire i conflitti di interesse, in particolare nel campo degli audiovisivi. Inoltre la Commissione ha constatato che le pene carcerarie per diffamazione sono state impugnate in tribunale, facendo leva sulla Costituzione italiana e sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia di libertà di espressione. Anche qui forse il Parlamento ha materia per aprire una nuova discussione. Sono preoccupazioni che si ritrovano del resto in diversi altri Stati membri dell'Unione.
  Infine qualche parola sul quarto e ultimo pilastro della Relazione: le questioni di equilibrio istituzionale, checks and balances. A tale proposito plaudo in particolare al ruolo positivo della Corte costituzionale, e alla crescente partecipazione della società civile a questi meccanismi di equilibrio tra poteri. Vorrei però ribadire che l'Italia ancora non dispone di un'istituzione specifica preposta al rispetto dei diritti umani. La Commissione sarebbe felice del lancio di una tale istituzione. Seguiremo da vicino la discussione parlamentare e spero che avrete modo di andare avanti verso il varo di una tale istituzione. Sono state anche formulate preoccupazioni sulla protezione e la libertà delle organizzazioni non governative (ONG) attive nei campi della migrazione e dell'asilo. Anche in questo caso stiamo seguendo da vicino tutti i possibili sviluppi legislativi che avrete modo di sottoporre ad esame o tradurre in testi di legge.
  Nell'ambito dei seguiti della Relazione sullo Stato di diritto è ormai importante che gli sforzi di riforma si concretizzino davvero per migliorare ulteriormente il rispetto dello Stato di diritto in Italia come in tutta l'Unione. È per questo che discussioni come quella che avete accettato di organizzare oggi sono così importanti. Noi abbiamo già discusso della Relazione 2020 sullo Stato di diritto nell'ambito delle istituzioni europee. È una relazione della Commissione che è stata discussa in sede di Consiglio affari generali. Questo Consiglio continuerà a discutere ogni volta che presenteremo una nuova Relazione generale, come per il 2021, ma continuerà anche a discutere sulla situazione Stato per Stato, come abbiamo fatto nell'ambito della Presidenza tedesca per i primi cinque Stati membri. Lo faremo durante la Presidenza portoghese, e avremo modo di parlare del capitolo italiano a novembre di quest'anno, sotto la Presidenza slovena, insieme ad altri quattro Stati membri.
  Stiamo procedendo secondo l'ordine alfabetico protocollare degli Stati membri dell'Unione. Abbiamo anche un dibattito in Parlamento, in Commissione libertà pubbliche e in plenaria, ma è importante che si discuta anche a livello nazionale. Abbiamo ormai organizzato dibattiti in più della metà degli Stati attraverso i Parlamenti nazionali. Superiamo la metà oggi con questa visita, sia pur virtuale, al Parlamento italiano, e speriamo che questa discussione Pag. 6avrà luogo anche con le società civili, quando avremo modo di visitare fisicamente gli Stati membri e potremo organizzare ancora meglio questa discussione con le società civili nazionali.
  Signore e signori, prima di concludere consentitemi di dire qualche parola sulla giustizia penale. Anzitutto tengo a ringraziare l'Italia per il suo fermo sostegno alla proposta, depositata dalla Commissione, di prova elettronica. Questa proposta è più nota sotto il nome inglese di «E-Evidence», ed è all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio. Lo scopo della Commissione in questi negoziati è che il compromesso finale offra agli operatori un valore aggiunto rispetto agli strumenti attuali, pur provvedendo affinché le preoccupazioni relative ai diritti fondamentali siano debitamente considerate. Mi fa piacere che un certo numero di Stati membri sia favorevole al riguardo, e davvero c'è bisogno di raccogliere più facilmente le prove elettroniche, perché attualmente un gran numero di casi penali, in questo mondo digitale in cui viviamo, si fonda su prove elettroniche.
  Ancora qualche parola sul mandato d'arresto europeo. Qui siamo lieti di constatare che l'Italia ha velocemente adottato una legislazione riveduta il 5 febbraio scorso. Come sapete, il recepimento completo e corretto della decisione quadro sul mandato d'arresto europeo è essenziale per garantire il funzionamento efficace di questo strumento. Porteremo avanti le discussioni con le autorità italiane, a livello tecnico, per risolvere le questioni in sospeso per capire se il recepimento della decisione quadro è stato completato.
  Vorrei ancora esaminare con voi l'istituzione della Procura europea, che come sapete è una priorità che accomuna alcuni Stati membri, e l'Italia in particolare, alla Commissione. Negli ultimi decenni l'Italia e i suoi procuratori hanno avuto una funzione esemplare nella lotta alla criminalità, compresa la criminalità organizzata, soprattutto grazie agli sforzi incessanti delle autorità italiane durante le trattative sull'istituzione della Procura europea. Questa Procura ha tra le sue attribuzioni anche la lotta alla criminalità organizzata, la cui attività principale consiste nelle frodi. La lotta contro la criminalità organizzata è, lo ripeto, una priorità comune, per cui dobbiamo rendere operativa la Procura europea il più presto possibile. Sapete che la Procura è un sistema opzionale a cui partecipano 22 Stati membri dell'Ue; ebbene, più della metà di questi 22 Stati ha adottato la legislazione occorrente per far sì che il loro sistema nazionale di giustizia penale si adatti all'opera della Procura. Saluto davvero il fatto che l'Italia faccia parte degli Stati membri che hanno adottato queste disposizioni.
  L'altra fase necessaria è la nomina dei procuratori europei delegati da parte degli Stati membri partecipanti. Ciò è ancor più necessario in Italia. L'Italia è infatti lo Stato membro che dovrebbe avere il più alto numero di procuratori delegati in funzione del numero di casi di cui ci è stato annunciato il deferimento alla Procura europea non appena avesse cominciato a funzionare. Mi è parso di capire che il processo di selezione dovrebbe cominciare presto in Italia, ma che è improbabile che si concluda prima di qualche mese. Vorrei confermarvi che i procuratori delegati sono i pilastri della Procura europea e che occorre davvero procedere alla loro nomina quanto prima. Occorre veramente che la fase operativa abbia inizio, avrebbe dovuto cominciare praticamente ieri. Vi esorto a studiare le procedure per capire come fare per designare il più velocemente possibile questi procuratori delegati. Dobbiamo unire le forze per non ritardare ulteriormente l'avvio della fase operativa della Procura europea. Abbiamo sempre apprezzato l'appoggio italiano alla creazione di questa Procura e sono convinto che farete di tutto per far iniziare quanto prima la sua attività. Come tutti i servizi della Commissione, sono anch'io a vostra disposizione per abbreviare al massimo questi tempi di designazione.
  Onorevoli parlamentari, vorrei concludere dicendovi che questo è il momento giusto per svolgere discussioni politiche aperte sullo Stato di diritto, e sono lieto di farlo qui oggi per la prima volta con il Parlamento italiano. Grazie alla Relazione Pag. 7annuale sullo Stato di diritto della Commissione disponiamo di uno strumento per irrobustire questo dibattito politico. Il nostro scopo principale, torno a dire, è di introdurre ovunque in Europa, non soltanto qua e là in qualche Stato membro, una vera cultura dello Stato di diritto. Perciò è importante discutere della situazione dello Stato di diritto nell'UE non solo nelle istituzioni europee, ma anche a livello di Parlamenti nazionali e di società civili nazionali. Cerchiamo di fare insieme il miglior uso di questa opportunità di dibattito. Sono a vostra disposizione per ascoltare le vostre osservazioni e cercare di rispondere alle vostre domande. Grazie di nuovo per l'occasione offertami.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario Reynders. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Grazie. Ringrazio i presidenti delle nostre Commissioni e ringrazio moltissimo il Commissario Reynders per il tempo che ci sta dedicando. Mi scuso se non potrò poi fermarmi, ma un altro impegno estremamente delicato richiede la mia presenza e, anche a questo impegno in qualche maniera io mi collegherò, con una serie di osservazioni che voglio porre all'attenzione del Commissario e di domande che intendo fargli.
  Procedo con una prima valutazione. Io sono un esponente di Forza Italia. E noi siamo caratterizzati da una grandissima carica europeistica: una carica europeistica che non sia semplicemente una posizione di facciata, ma che punti al fatto che noi possiamo, come europei, – speriamo prima piuttosto che poi – essere un'unica nazione; non l'insieme di 27 Stati, non un puzzle, ma un'entità che punti, nei tempi necessari, ad avere una politica comune, una politica estera comune, una difesa, ma anche una giustizia, anche uno Stato di diritto.
  La prima domanda che io mi permetto di fare al Commissario Reynders è – e credo di poter anticipare una risposta affermativa, quale penso e spero – se queste Relazioni sullo Stato di diritto siano in realtà uno strumento per poter verificare qual è lo Stato di diritto e la sua situazione, per cercare di omogeneizzare in tutti gli Stati europei il quadro e puntare a questo elemento di fondo. In questo contesto, strumenti come il mandato di cattura europeo e la Procura europea sono indispensabili. È indispensabile arrivare il più presto possibile a una Procura europea e, in questo contesto, mi chiedo quale sia l'impostazione che in questo momento stiamo seguendo per quanto riguarda la definizione dell'esercizio dell'azione penale.
  In sede europea si riterrà di portare avanti il tema dell'esercizio, assolutamente indipendente, in capo al procuratore della Repubblica, dell'azione penale, o si penserà di sottoporre a un qualche tipo di condizionamento, che in alcuni ordinamenti sappiamo esistere, questa attività estremamente delicata e importantissima? Io sono convinto che i principi della nostra Carta costituzionale siano assolutamente in grado di reggere gli obiettivi che la Commissione europea nella Relazione sullo Stato di diritto si sta ponendo.
  In questo contesto, apprezzo particolarmente l'esigenza di analizzare la questione delle porte girevoli. Domando al Commissario se anche nel contesto delle porte girevoli tra magistratura e politica, che credo sia l'aspetto più delicato, si prevedano criteri di valutazione. Non credo che ci si possa limitare a considerare un indice circoscritto all'esistenza di un meccanismo di porte girevoli e di controllo tra i lobbisti e la politica, perché non è il tema più importante. Il tema più importante e più delicato è la porta girevole tra magistratura e politica. Un magistrato che cessa di fare la propria attività ed entra in politica non deve mai più fare il magistrato, per motivi evidentissimi.
  Un altro tema – e poi mi taccio perché non voglio portar via tempo prezioso ai colleghi – è quello del rispetto dei diritti umani, indispensabile. In questo contesto, visto che io sono convinto che il principio fondamentale dello Stato di diritto – passatemi il termine – «europeo» sia la tutela del diritto alla vita, perché fino ad oggi Pag. 8abbiamo come europei tanta cautela a fronte di situazioni evidenti in cui questo diritto, da Stati non appartenenti all'Unione europea, è stato violato? Perché c'è tanta renitenza da parte dell'Unione europea ad assumere posizioni fortissime per condannare e aiutare l'Italia nell'attività di ricerca di verità e giustizia su quanto accaduto a Giulio Regeni? Perché nell'anno 2021 continuiamo a dover sollecitare chi poi reagisce, facendo di sé uno strumento importante con le Relazioni sullo Stato di diritto, chiedendogli di attivarsi affinché si tuteli in ogni senso lo Stato di diritto, anche tutelando il diritto alla vita dei propri cittadini – e Giulio Regeni era un cittadino europeo – e attivandosi in questo senso? Perché questo non è un indice, se non lo è?
  Mi rendo conto di aver posto una serie di domande molto delicate. Spero che il Commissario possa avere il tempo per rispondermi. Mi scuso se mi dovrò assentare prima, ma ascolterò le registrazioni e prego i Presidenti di poter anche annotare eventuali elementi che possono essere particolarmente rilevanti. Grazie di cuore.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Commissario, grazie per la sua relazione; grazie per la sua presenza, seppur virtuale, quest'oggi a Roma. Dividerò il mio intervento in due parti, lato Italia e lato Unione europea; lato Italia perché siamo al Parlamento italiano e lato Unione europea perché io sono capogruppo del gruppo Lega nella Commissione Politiche dell'Unione europea.
  Siamo contenti e siamo soddisfatti del fatto che anche voi, dal vostro osservatorio privilegiato di Bruxelles, abbiate notato i problemi della giustizia italiana. Indubbiamente, come ha detto lei, il nostro Paese soffre ancora di una giustizia troppo lenta. Per parlare un linguaggio più «terra terra», quello che diciamo in Italia come modo di dire inerente alla nostra giustizia è che all'interno di un tribunale si sa quando si entra e non si sa quando si esce. Stiamo parlando di lunghezza e di tempi non certi. Lo saprà di sicuro, in Italia sta spopolando il libro di Palamara sulla giustizia. Di sicuro ci sarà chi vorrà approfondire anche l'argomento. Ci saranno delle indagini, per dirla di nuovo «terra terra», sulle dichiarazioni di Palamara. Da un certo punto di vista siamo anche contenti del fatto che il nostro sistema giudiziario sia attenzionato anche da Bruxelles. Siamo contenti, come partito che sostiene questa maggioranza, del fatto che il nostro Presidente del Consiglio Draghi abbia espressamente detto che, a fianco dell'aspetto economico del Recovery, ci sarà anche un aspetto di riforme fra cui quella della giustizia. Deve sapere, Commissario, che alcune imprese straniere non investono nel nostro Paese proprio per il fatto che l'Italia non ha un sistema giudiziario che funziona in modo corretto. Questo per noi è anche un danno economico.
  Ora volevo passare agli aspetti europei. Noi dobbiamo essere sinceri, l'Europa in questo periodo ha fatto enormi passi avanti dal nostro punto di vista. Il tema dell'austerity, che sembrava uno dei pilastri fondanti dell'Unione europea (per usare un termine che si usa a Bruxelles), dopo questo anno di emergenza sanitaria ed economica, è di fatto crollato. Dal nostro punto di vista, l'Europa, l'Unione europea, la Commissione e tutti i vari organi che compongono l'Unione europea e la galassia Europa hanno dato ragione a chi diceva che l'austerity, a un certo punto, non aveva più futuro, che non era più possibile proseguire su quella strada. Questa di oggi è un'Europa che già ci piace di più rispetto a quella di un anno fa.
  Sulla situazione dello Stato di diritto, se dobbiamo analizzare invece un profilo prettamente europeo devo dire che c'è preoccupazione. Ci preoccupa l'idea che l'Unione europea distingua gli Stati fra buoni e cattivi. Ci preoccupa l'idea che quelle che oggi sono delle politiche e delle scelte dei singoli Governi nazionali vengano...

  PRESIDENTE. Onorevole Giglio Vigna, è caduta la connessione e non si sente più. Eventualmente lo faremo concludere più avanti. Onorevole De Luca, prego.

  PIERO DE LUCA. Grazie. Saluto e ringrazio anch'io il Commissario per il suo Pag. 9intervento molto interessante e per il lavoro che sta portando avanti su uno dei temi di maggiore attualità e interesse per il futuro dell'integrazione europea. Diciamoci la verità, l'apertura di questa nuova fase, con un vero e proprio nuovo meccanismo europeo di valutazione, di promozione della rule of law, rappresenta un po' il salto di qualità che l'Europa sta facendo e deve continuare a fare nei prossimi anni, da unione di Stati legati soprattutto da finalità economico-commerciali, a un'unione di diritti, di valori, di identità, di libertà fondamentali. Dobbiamo fare un passo decisivo, anche e soprattutto grazie al rispetto dello Stato di diritto, per portare avanti il progetto di costituire nei prossimi anni gli Stati Uniti d'Europa, il sogno dei padri fondatori dell'integrazione europea. Per questa ragione io credo che l'impegno che Lei e la Commissione a guida von der Leyen stanno mettendo su questo profilo debba essere ulteriormente rafforzato su due aspetti, alcuni dei quali ricordati anche dal collega che mi ha preceduto, Pettarin.
  Innanzitutto sul tema della politica estera. Lei ci ha rappresentato le valutazioni della Relazione che toccano gli aspetti legati ai singoli Stati nazionali; però credo che sia davvero decisivo e fondamentale sottolineare l'esigenza che noi avvertiamo di rafforzare la presenza dell'Europa sugli scenari internazionali quale attore politico, autorevole, credibile, in grado di parlare con una voce sola, in grado di difendere, non solo al proprio interno, ma anche e soprattutto a livello globale e internazionale, i valori che rappresentano per noi l'essenza stessa delle nostre comunità democratiche. Per questo non possiamo non ribadire l'esigenza che l'Europa sia protagonista dell'impegno per la verità in relazione alla drammatica vicenda di Giulio Regeni e dell'impegno legato alla liberazione di Patrick Zaki. Da questo punto di vista vorrei davvero rivolgere un invito forte a lavorare in questa direzione. L'Unione europea non può far finta di nulla, non può girarsi dall'altra parte per quanto riguarda vicende così drammatiche che hanno colpito l'opinione pubblica e toccano ragazzi o persone che vogliono e guardano all'Europa davvero come la culla dei diritti delle libertà e della democrazia.
  Quanto all'aspetto legato alla politica interna, l'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea ha segnato un punto di svolta. Per la prima volta l'articolo 7 prevede un meccanismo preventivo e successivo di valutazione del rispetto dello Stato di diritto, e quindi anche di sanzione, legato alla violazione grave e sistematica di alcuni elementi essenziali dello Stato di diritto da parte degli Stati membri. È però un meccanismo che finora non ha funzionato, dobbiamo dircelo, in modo corretto. È un meccanismo che prevede nel primo e nel secondo comma dell'articolo una procedura alquanto farraginosa, alquanto complessa. Non ha mai portato a un esito nelle due procedure aperte finora nei confronti di Polonia e Ungheria. Che cosa pensa lei? Ritiene sia opportuna una prima riflessione sulla modifica di questo articolo, di questa previsione, per semplificarne l'utilizzo? Allo stesso tempo lei ritiene utile rafforzare il ruolo delle procedure di infrazione, di cui la Commissione è promotrice, dinanzi alla Corte di giustizia nei confronti di Stati membri che violino alcuni elementi specifici essenziali dello Stato di diritto? Io credo che questo sia un tema su cui davvero sia giusto fare una riflessione e rafforzare l'utilizzo dello strumento delle procedure di infrazione.
  Lei ci ha ricordato, ma già lo sappiamo, che il 16 dicembre scorso il Parlamento europeo ha approvato un Regolamento che per la prima volta prevede un meccanismo di condizionalità economica nei confronti degli Stati membri che non rispettino alcuni elementi legati allo Stato di diritto, alla rule of law, per quanto riguarda l'implementazione e l'attuazione nel prossimo quadro finanziario pluriennale delle risorse per il Next Generation EU. È un punto di partenza per noi decisivo, è una vera e propria rivoluzione; va però a nostro avviso rafforzato e reso strutturale. Lavoriamo in questa direzione per istituire un meccanismo permanente e strutturato di condizionalità economica che preveda un taglio delle risorse di bilancio per gli Stati che non rispettino lo Stato di diritto. Credo Pag. 10che questo sia un lavoro da fare in proiezione futura.
  Da ultimo, abbiamo avuto modo di leggere la Relazione che la Commissione, con grande attenzione e con grande coinvolgimento di tutti gli attori e i soggetti istituzionali dell'associazionismo, ha realizzato per il 2020. Mi chiedo però se non sia il caso in futuro di ampliare la griglia di elementi di valutazione che la Commissione elabora, ai fini della redazione di questa Relazione, perché – lei ce li ricordava – sono circa quattro, legati soprattutto al sistema giudiziario. Ci sono altri aspetti che però vanno ulteriormente considerati; sono quelli legati alle libertà fondamentali: libertà di espressione religiosa, libertà di insegnamento, libertà di attività giornalistica, libertà di associazione. Sono libertà che purtroppo in alcune circostanze rischiano di essere limitate. Può essere questo un ulteriore elemento di valutazione per le prossime Relazioni che elaborerete?
  Chiudo, con un flash sull'Italia. Lei ricordava il tema legato alla giustizia e al sistema giudiziario. Colpisce quanto voi scrivete rispetto al fatto che l'Italia sia ancora oggi soggetta a sorveglianza rafforzata del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa per la durata dei procedimenti amministrativi e penali, e sia agli ultimi posti per la durata dei procedimenti civili. Da questo punto di vista avete delle indicazioni chiare da poter dare al nostro Paese per semplificare e accelerare i tempi dei procedimenti civili, penali e amministrativi? In questa logica, l'idea di eliminare la prescrizione anche solo dal primo grado di giudizio può essere un elemento che va nella direzione opposta rispetto all'obiettivo di accelerare la chiusura e la definizione dei procedimenti giudiziari? Credo che una grande riflessione, oggettiva, seria e razionale da questo punto di vista vada svolta. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole De Luca. Constatato che la connessione dell'onorevole Giglio Vigna si è ristabilita e che è ricomparso sia il video che l'audio, prima di dare la parola all'onorevole Berlinghieri, direi che l'onorevole Giglio Vigna può concludere.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Mi scusi, Commissario, per i problemi di Wi-Fi; torneremo presto a incontrarci dal vivo. Concludo. Non vorremmo che quelle che oggi sono le politiche e le scelte dei Governi e dei Parlamenti nazionali vengano messe sotto giudizio, che gli Stati vengano divisi fra buoni e cattivi e poi questo giudizio sia determinante nel dare più o meno disponibilità economica da parte dell'Unione europea a questi Stati.
  Fra le varie preoccupazioni, in particolare vi è quella legata all'aspetto migrazioni e all'aspetto delle organizzazioni non governative (ONG). Questo per la chiara idea e la chiara politica che ha il mio partito su quella questione e su quella partita.
  Non vorremmo che lo Stato di diritto fosse usato come una clava contro quegli Stati e che l'idea di vedersi tagliati i finanziamenti da parte dell'Unione europea fosse usata anche per indirizzare l'elettorato da una parte o dall'altra, verso certi partiti o verso certi altri partiti. In sincerità, questa è oggettivamente la nostra preoccupazione. Non vorremmo che nel dibattito elettorale l'Unione europea desse più o meno fondi in base a quello che è il partito che vince, un partito con una determinata idea e una determinata linea politica. È chiaro e palese che si creerebbero delle problematiche vere e serie. Volevo una sua opinione rispetto a questo ultimo tema di cui ho parlato. Grazie, Commissario. Grazie, presidente. Scusate ancora per gli inconvenienti tecnici.

  MARINA BERLINGHIERI (intervento da remoto). Grazie. Ringrazio il Commissario per il tempo che ci dedica. Una considerazione generale è che la Commissione europea nella sua Relazione annuale, nella parte relativa agli specifici capitoli per ogni Stato membro, contiene considerazioni generali sul livello dello Stato di diritto per ogni Paese, ma non contiene raccomandazioni specifiche per gli aspetti che quel Paese e ogni singolo Stato deve migliorare. Questo metodo si discosta in modo abbastanza significativo dal modello di funzionamento del ciclo di coordinamento ex ante che l'Unione europea ha per le politiche economiche Pag. 11 e di bilancio, cioè il cosiddetto «semestre europeo». Mi chiedo a questo riguardo, proprio nell'ottica di rafforzare la politica europea volta a tutelare lo Stato di diritto e di renderla sistematica e funzionale nel tempo, se non sia da ritenersi opportuno, in futuro, inserire un'evoluzione proprio in questa direzione, così come anche il Parlamento europeo nella sua risoluzione ha indicato. Grazie.

  MARIA CAROLINA VARCHI (Intervento da remoto). Grazie, presidente. Io cercherò di essere rapida anche perché sento un fastidiosissimo ritorno; mi auguro che l'audio lì sia meno disturbato. Il mio intervento sarà abbastanza sintetico.
  Rispetto alle considerazioni svolte dal nostro illustre ospite, desidero concentrare l'attenzione su alcuni aspetti che riguardano lo Stato di diritto e quindi svolgere due considerazioni su due argomenti che in questo momento hanno avuto un'incidenza pesante anche sul dibattito politico italiano. Da un lato c'è l'argomento della giustizia penale e quindi della lunghezza dei processi, e su questo la mia domanda è essenzialmente una. L'avvenuta riforma della prescrizione riguarda un antico istituto di civiltà giuridica che nel nostro ordinamento serviva a impedire l'ergastolo processuale, quindi a impedire che un cittadino si ritrovasse sotto processo a vita. Come si può conciliare un parere positivo sull'intervenuta riforma della prescrizione, nel corso di questa legislatura, con la necessità di ridurre la lunghezza dei processi?
  Il dato che riguarda il processo penale è sicuramente allarmante. Al tempo stesso però va detto che la lunghezza dei processi penali non era dovuta, almeno non esclusivamente, alla precedente norma sulla prescrizione. Infatti le statistiche pubblicate sul sito del nostro Ministero della giustizia indicavano un'elevata incidenza, pari a circa il 70 per cento, dei processi che giungevano al dibattimento già prescritti, quindi la cui prescrizione maturava nella fase delle indagini preliminari allorquando la signoria assoluta sul fascicolo è in capo all'ufficio della procura. Le statistiche segnalano che in Corte di cassazione – quindi l'ultimo grado di giudizio – soltanto l'1,5 per cento, se non vado errato, dei processi si estingue per intervenuta prescrizione.
  Sulla riforma penale noi della Commissione giustizia al momento procediamo un po' «alla cieca», perché non è dato sapere come si orienterà questa nuova maggioranza, questo nuovo Ministro. Al di là delle dichiarazioni sui giornali noi aspettiamo un confronto formale. Come si concilia un giudizio positivo sulla prescrizione con la necessità, più volte invocata in sede europea nei confronti dell'Italia, di ridurre la lunghezza del processo?
  Per quanto riguarda invece il processo civile, immagino che l'auspicio condiviso sia quello di renderlo più semplice, più snello, al fine di evitare che il solo paventato rischio di ritrovarsi in un'aula di giustizia civile in Italia possa fungere da deterrente per investimenti nel nostro Paese. Un altro argomento che riguarda la nostra giustizia, che io desidero porre al centro della mia prossima osservazione, è il ruolo e la figura della magistratura onoraria, argomento che proprio in sede europea è stato già affrontato e sul quale l'Italia ha ricevuto – senza entrare troppo nel merito delle note sentenze – una reprimenda. Siamo a rischio di procedura di infrazione per il ricorso a queste figure dei magistrati onorari, che da soli smaltiscono circa il 60 per cento del carico giudiziario attualmente pendente nel nostro Paese. Come può influire ciò in questa fase così delicata in cui, dal rispetto dello Stato di diritto, dalla sussistenza dello Stato di diritto, passa la possibilità di accedere ai fondi del Recovery?
  La mia domanda in materia di giustizia, quindi, verte sul processo civile, su quello penale, sul ruolo dei magistrati onorari e sulla prescrizione. Ci sarebbe anche altro, ma non voglio dilungarmi su questo.
  Un ultimo passaggio lo vorrei fare con riferimento all'invocata, da parte del nostro illustre ospite, protezione delle ONG che si occupano del fenomeno migratorio. Io parlo dalla Sicilia, che è forse la regione d'Italia che più di altre è al centro del dibattito su questo tema. Pag. 12
  La mia domanda è: come si può conciliare la richiesta di protezione delle ONG con l'allarme sociale che destano gli sbarchi continui che ci sono sulle nostre coste, anche con gli elevati costi economici che in questa fase di contenimento del rischio di contagio da Covid-19 l'Italia ha dovuto affrontare, approntando delle cosiddette «navi quarantena» che hanno avuto costi davvero esagerati in una fase anche economicamente molto difficile? In questa non gestione – perché così la definisco – del flusso migratorio, che provoca inevitabili conseguenze sia in materia di sicurezza sociale e sanitaria sia con riferimento agli elevati costi economici che il nostro Paese deve subire e affrontare, come si possono conciliare l'invocata richiesta di protezione e la situazione nella quale la Sicilia e l'Italia appaiono davvero abbandonate dall'Europa? Queste in estrema sintesi sono le mie osservazioni. Grazie per l'attenzione.

  EMANUELA ROSSINI. Buongiorno Commissario. Grazie dell'intervento. La relazione sullo Stato di diritto che stiamo esaminando con lei sicuramente darà vita a un dibattito all'interno del nostro Parlamento. Ieri la nostra Commissione ha già proposto di proseguire con altre audizioni sulla Relazione insieme ai colleghi delle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali. È molto importante fare un'autoriflessione sul nostro sistema per poter utilizzare anche il confronto con voi e con gli altri Paesi. In particolare, come lei ha già detto, in vista degli investimenti del Recovery Fund l'attuale Governo si è già pronunciato sull'importanza di avviare celermente riforme in materia di giustizia civile. Su questo vorrei fare la mia prima domanda.
  Proprio alla luce della difficoltà di far rispettare lo Stato di diritto o comunque di contrastare le violazioni allo Stato di diritto nei Paesi dell'Unione europea utilizzando l'articolo 7 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), e della poca o scarsa incisività della sospensione nell'elargizione di fondi europei ai vari Paesi che non rispettano lo Stato di diritto, io trovo sia importante la vostra proposta di rafforzare la moral suasion come strumento di prevenzione e di coinvolgere direttamente i Paesi nel miglioramento della situazione; però le voglio chiedere se i Piani nazionali di ripresa possono essere lo strumento attraverso cui fare moral suasion e accompagnare i vari Paesi a fare quelle riforme, così come il Piano nazionale di ripresa sta esercitando una pressione molto positiva sul nostro Paese nell'affrontare quei nodi per troppo tempo lasciati sul tappeto. Quindi la prima domanda riguarda i Piani nazionali di ripresa come strumento per condizionare e accelerare anche negli altri Paesi le riforme per il rispetto dello Stato di diritto.
  Poi accolgo l'appello che lei ha fatto di un'urgente nomina dei procuratori delegati. Faremo sicuramente una nota al riguardo anche al Ministero della giustizia e alla Ministra Cartabia che certamente già è a conoscenza della questione. Insomma, cercheremo di sollecitare una pronta selezione e nomina.
  Su questo punto, sullo Stato di diritto in materia penale, le volevo chiedere se secondo lei, o in prospettiva, sarebbe un modo per far rispettare lo Stato di diritto in tutta l'Unione europea quello di cominciare a condividere almeno parte delle competenze in materia penale, con una cessione di sovranità almeno in alcune limitate competenze.
  Chiudo ricordando ciò che purtroppo ancora non si considera, cioè il fatto che il principio di diritto è il prerequisito fondamentale per poter diventare Stato membro nell'Unione europea. Questo è alla base. Non possiamo passarci sopra, ma nello stesso tempo dobbiamo trovare metodi e meccanismi per evitare lo scontro frontale. È difficile, abbiamo visto l'esito. Per questo avere oggi un piano di sviluppo comune, di politiche comuni, come è il Recovery Fund o il Next Generation EU, ci consente di inserire le condizioni anche per rispettare lo Stato di diritto. Su questo volevo un suo parere. Grazie.

  FRANCESCA GALIZIA. Grazie, presidente. Anche io volevo ringraziare il Commissario Reynders per il suo intervento. Lo ringrazio perché con la sua schematicità e con il suo intervento così puntuale ci ha sottolineato aspetti su cui tanto si dibatte Pag. 13nel nostro Paese, legati a quello che è lo Stato di diritto, che tocca tantissimi aspetti, che vanno dalla riforma della giustizia alla lotta alla corruzione, ma anche al pluralismo dell'informazione e a quelli che sono gli equilibri istituzionali. Come è stato già sottolineato da un altro collega che mi ha preceduto, io ero molto interessata alla questione dell'articolo 7 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Le volevo chiedere se la Commissione sta pensando di introdurre nuovi meccanismi di prevenzione delle violazioni che non siano quelli previsti da questo articolo.
  Poi mi volevo soffermare sulla questione della riforma della giustizia. Nel 2008 c'è stata una direttiva europea sul tema della mediazione, che è stata recepita in Italia ma che non ha portato a buoni risultati. Probabilmente anche poter lavorare su questo tema potrebbe essere interessante in Italia, affinché si possano accelerare quelli che sono i progetti e quella che è la giustizia.
  Sul tema del pluralismo dei media noi abbiamo in Italia il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, che non è molto agevole per le emittenti locali, le quali vedono davanti a loro una forte riduzione dei finanziamenti a cui possono accedere. Non c'è un'equa distribuzione delle risorse per garantire il pluralismo.
  Questi sono temi e osservazioni che volevo sottoporre ai miei colleghi che sono qui in Aula e su cui si potrebbe lavorare anche celermente, per toccare un po' alcuni punti che il Commissario ci ha oggi segnalato. Grazie.

  COSIMO MARIA FERRI. Grazie, Commissario, per l'attenta e puntuale relazione. Volevo riprendere un concetto iniziale sul ruolo dell'Europa per quanto riguarda anche l'oggi. Prima si parlava di Giulio Regeni e della liberazione di Patrick Zaki, due temi che fanno soffrire questo Paese. Quando si parla di Stato di diritto e di verità, anche l'Italia chiede un'Europa unita, che faccia sentire la propria voce, sia nel liberare Patrick Zaki sia nel cercare la verità per Giulio Regeni. Aggiungerei oggi, purtroppo, alla luce di quanto è successo in Congo, come sia importante anche il rapporto tra l'Unione europea e l'Africa. Oggi abbiamo ricordato alla Camera l'uccisione barbara del carabiniere Vittorio Iacovacci, dell'ambasciatore Luca Attanasio e dell'autista Mustapha Milambo. È un evento che ha sconvolto il nostro Paese. Su ciò l'Europa deve far propria la battaglia di ricerca di verità e di strumenti di cooperazione internazionale, strumenti che devono essere presenti anche in Paesi difficili dal punto di vista dei diritti, come è anche l'Africa. La situazione deve essere monitorata affinché questo episodio così grave abbia una risposta anche a livello europeo.
  Dico questo perché, pur avendo il Procuratore europeo altre competenze –, limitate alle frodi e ai bilanci – l'Italia dovrà certamente fare la propria parte. Lei giustamente ha sottolineato che siamo tra i 22 Paesi che hanno aderito; quindi vanno certamente mantenuti gli impegni e bisogna andare di pari passo. Questo è il primo tema.
  Il secondo tema riguarda la prescrizione. Lei ne ha parlato, però ha parlato molto anche di esigenze di celerità del processo, di ragionevole durata del processo, di efficienza, sia nel settore civile sia in quello penale; perché poi, anche nel rapporto tra giustizia ed economia, per la tutela dei diritti – penso al diritto di credito e anche al civile – è necessario dire alle imprese che se si investe in Europa, se si investe in Italia, il funzionamento della giustizia è uguale e dà dei risultati rispettando tutte le garanzie.
  Volevo capire, quindi, se la Commissione si sia soffermata sulla riforma Orlando, perché noi abbiamo fatto una prima riforma della prescrizione con il Ministro Orlando, e poi c'è stata una riforma successiva da parte del Ministro Bonafede. Volevo capire, quando parlava di prescrizione, se avete svolto un monitoraggio e una valutazione concreta anche della riforma Orlando o se la sua valutazione fosse complessiva. Vorrei comprendere quali sono gli aspetti che si collegano, e come, al discorso della ragionevole durata del processo e quindi come in concreto si possa contemperare questa esigenza di ogni Paese Pag. 14 di dare una risposta per garantire sicurezza ed effettività della giustizia penale con il diritto a un processo giusto, equo, che comunque sia un processo rapido nei tempi, perché c'è anche tutto il tema dell'esecuzione della pena. Chiaramente, se si esegue la pena a 18-20 anni dal fatto, c'è un problema anche dal punto di vista rieducativo; così come c'è il tema di una riforma, che si auspica in Europa – non so su questo cosa ne pensi il Commissario – per quanto riguarda l'ordinamento penitenziario, e quindi una riforma che dia anche un sistema di pena effettiva, che venga scontata ma che al contempo sia umana e che guardi veramente alla rieducazione.
  Ultimi due flash, uno l'ha ripreso anche la collega. Voglio aggiungere solo una cosa sui meccanismi istituzionali. Quando parliamo di Stato di diritto si parla molto di repressione, tanto che prima è stato citato l'articolo 7 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che prevede una tutela per la repressione delle violazioni dello Stato di diritto. Si arriva forse anche a delle conseguenze forti, perché addirittura si va a inibire il diritto di voto in Consiglio. Quello che mi chiedo è se, nel parlare di prevenzione – e quindi di misure che guardino alla prevenzione della violazione dello Stato di diritto, quindi al prevenire la violazione, che è importante – non sia possibile guardare a una procedura di sorveglianza come quella molto specifica del semestre europeo per la finanza pubblica. Mi chiedo se quello schema della sorveglianza per il semestre europeo della finanza pubblica possa essere esportato con riguardo ai meccanismi di prevenzione circa il rispetto dello Stato di diritto.
  Un'ultima domanda e poi la ringrazio davvero per l'attenzione. Mi chiedevo se nella prossima conferenza sul futuro dell'Europa, che tutti noi chiediamo di ridisegnare in maniera costruttiva, per cui c'è questo nuovo ruolo dell'Europa, questa sfida che l'Europa ha davanti – sia opportuno immaginare una modifica dei trattati. Per irrobustire lo Stato di diritto l'Europa discute e modifica i trattati – quindi tante cose potrebbero cambiare – e ne definisce anche l'ambito rispetto alle costituzioni nazionali. Io pongo il tema- forse non è oggi il caso relativo alla direttiva Bolkestein, che in tante situazioni di interpretazione crea problemi al legislatore nazionale. Anche su tale aspetto sarebbe utile capire se nel ridisegnare questo ruolo dei Paesi rispetto al futuro dell'Europa, alle responsabilità nazionali, non si possa lasciare quell'autonomia, sempre nella cornice europea, però particolarmente importante. Può essere uno spunto per la nuova Conferenza sul futuro dell'Europa ridisegnare questi confini anche nazionali e costituzionali. Grazie per l'attenzione.

  FRANCESCO BERTI. Grazie, presidente. Noi del Movimento 5 Stelle abbiamo voluto questo intervento anticorruzione durante il primo Governo Conte. È un piacere sentire che anche l'Europa riconosce il valore di questi provvedimenti normativi, non soltanto la figura del Commissario Reynders, ma anche il Consiglio d'Europa, che ha sottolineato come l'Italia aveva normative tra le più efficaci al mondo.
  L'Italia non vuole essere soltanto in prima linea nella lotta alla corruzione, ma anche nella lotta alla mafia. Come è stato detto anche in alcuni interventi, faccio riferimento alla creazione di una procura antimafia europea, all'estensione di alcune buone pratiche, che già esistono, come Europol, Eurojust, quindi anche a tutto il lavoro di intelligence, di coordinamento e armonizzazione nella fase delle indagini, nonché al coordinamento della legislazione penale vigente in Europa. Abbiamo una relazione sullo Stato di diritto che in questo momento fa luce su alcuni temi fondamentali, su alcuni dei quali si parla da anni.
  Faccio riferimento alla normativa sul lobbying, alla quale io spero l'Italia si adegui, visto che in Europa c'è un registro sui lobbisti molto avanzato e trasparente, che può sicuramente funzionare da esempio.
  Penso quindi al tema del pantouflage, delle porte girevoli. Su questo volevo chiedere al commissario Reynders, che ringrazio, se in Europa esiste un caso di un parlamentare in carica che va all'estero e si fa pagare, con soldi pubblici, da un altro Stato per fare conferenze all'estero. Questo Pag. 15è un tema che sicuramente va approfondito; volevo chiedere se in Europa esiste questa possibilità, se sia illegale, se esiste una normativa che lo vieta.
  Un altro tema è quello del pubblico in generale, della spesa pubblica. Giustamente il Recovery Fund – come è stato detto – fornisce un incentivo economico e prevede anche alcune riforme interne. Dal mio punto di vista e da quello del Movimento 5 Stelle, l'austerità ha impedito un cambio generazionale nella pubblica amministrazione, che è quello che permetterebbe l'abbassamento dell'età media, quindi anche l'introduzione di nuove competenze, specialmente quelle digitali, all'interno della pubblica amministrazione e questo è fondamentale anche per il settore giudiziario.
  L'ultimo tema – e concludo – è quello che ha citato anche il collega De Luca sull'articolo 7 del Testo Unico del Trattato sull'Unione europea. Possiamo dire che la Bulgaria e la Polonia non hanno rispetto dell'indipendenza della magistratura, che è anche un fattore di crescita economica, come certificano tanti studi accademici? Il tema è cosa vogliamo fare noi come Unione europea. Il sistema delle sanzioni economiche è il sistema giusto? Questa è la vera domanda. Credo che, accanto alle sanzioni economiche, che si possono prevedere tramite il Recovery Fund, assuma rilevanza l'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, che prevede la sospensione del diritto di voto in Consiglio europeo, una prerogativa molto importante per gli Stati, che di fatto garantisce il diritto di veto in una delle sedi decisionali più importanti dell'Unione europea. Se non basta neanche questo, io direi di provare – magari ci sono già iniziative, e lo chiedo al Commissario – con una sorta di diplomazia culturale e giudiziaria che permetta un'integrazione reale, con metodi un po' più da soft law rispetto alle sanzioni economiche, che poi sono il passo precedente per uno scenario possibile, ovvero quello dell'uscita di questi Paesi dall'Unione europea. Altrimenti si rischia di creare un'Unione europea che non è «unione», ma è soltanto un puzzle di diverse sensibilità giuridiche e istituzionali che purtroppo puntano al ribasso e non al rialzo.

  ALFREDO BAZOLI. Anche io ringrazio molto il Commissario ed esprimo il mio apprezzamento – al pari di quanto hanno fatto i colleghi del Partito Democratico che sono intervenuti prima – per gli obiettivi di questa relazione, di questa comunicazione della Commissione sullo Stato di diritto dei Paesi membri e anche per il metodo di confronto e dialogo con i Parlamenti nazionali, che credo che sia il modo giusto e corretto di procedere.
  Io farò alcune brevissime considerazioni sul tema di cui mi occupo, essendo capogruppo del Partito Democratico in II Commissione (Giustizia). Trovo utile questa ricognizione sullo stato della giustizia italiana, perché ci offre un punto di vista un po' sovraordinato anche alle nostre dinamiche politiche interne e questo per noi è di aiuto, perché ci offre una visione utile anche per capire – secondo una valutazione che penso sia stata fatta con criteri uniformi in tutti i Paesi dell'Unione – qual è il giudizio che si dà sulla condizione della giustizia nei singoli Paesi e in particolare in Italia. Nella relazione trovo una ricognizione che mi sento di condividere, nel senso che conosciamo benissimo le luci e le ombre del funzionamento della nostra giustizia, che nella relazione sono indicate. Sono descritte ed elencate in maniera puntuale, in particolare laddove si fa riferimento al vero punto dolente del funzionamento della giustizia in Italia, che è l'eccessiva durata dei processi sia civili sia penali e che ci vede, purtroppo, in fondo alle classifiche europee. Trovo anche interessante – e questo invece è un tema su cui la politica italiana non è molto attenta e lo voglio qui sottolineare, perché penso sia uno spunto di riflessione che vada raccolto – laddove si manifesta preoccupazione, da parte della Commissione, in merito alla qualità del sistema della giustizia tributaria italiana, in particolare nel primo e nel secondo grado di giudizio. Lo si dice facendo riferimento all'eccessivo contenzioso che c'è in Corte di Cassazione su questo, e io credo che sia una sottolineatura importante, perché noi su questo tema siamo un po' distratti. Credo Pag. 16sia un richiamo su cui anche noi dobbiamo lavorare un po' di più, perché penso che effettivamente la giustizia tributaria italiana sia un problema di cui si parla troppo poco.
  Sull'efficienza e sulla durata dei processi si dà conto delle riforme in itinere, che speriamo di riuscire a portare a termine nel corso di questa legislatura, sia sul funzionamento del processo penale, sia su quello del processo civile. Io spero che anche con il Recovery Fund ci sia l'occasione per dare una spinta a un miglioramento radicale dei tempi e del funzionamento della giustizia italiana, in particolare. Qui mi piacerebbe avere, se possibile, una valutazione, un'opinione del commissario. Uno degli intendimenti su cui ci stiamo concentrando sarebbe quello di utilizzare una parte di quelle risorse per riuscire a smaltire, nei prossimi quattro o cinque anni, l'intero arretrato della giustizia civile e penale italiana, che pesa, come sappiamo, come un grande debito pubblico sul funzionamento della giustizia nel nostro Paese. Questo potrebbe essere uno dei grandi obiettivi e mi piacerebbe una sua valutazione su questo obiettivo.
  Invece mi piacerebbe approfondire un altro tema, quello della corruzione, facendo riferimento al quadro anticorruzione che voi avete descritto. Ho visto che voi fate riferimento a una classifica di Transparency International sulla percezione della corruzione nei Paesi europei e in particolare in Italia, che vede, anche qui, il Paese Italia un po' in fondo alle classifiche. Io mi chiedo e vi chiedo se non sarebbe più opportuno sostituire a questa valutazione, che si fonda sulla percezione della corruzione, una valutazione sulla corruzione effettiva nei Paesi europei, perché mi risulta che tra le indagini sulla percezione della corruzione e le indagini sulla corruzione effettiva nei Paesi europei ci sia un gap molto rilevante; questo credo che potrebbe essere uno strumento di indagine forse più accurato e più effettivo per misurare l'effettiva corruzione anche nel nostro Paese, perché la percezione spesso è figlia anche di un sistema che si autoalimenta e magari non aiuta a capire come sono esattamente i fenomeni.
  Da ultimo e concludo, mi permetto di suggerire che nella prossima relazione sullo Stato di diritto che riguarda in particolare i temi della giustizia, venga inserito un capitolo sui sistemi dell'esecuzione penale nei singoli Paesi, cioè sui sistemi penitenziari e che riguardano l'esecuzione penale. Penso che questo sia un criterio, tra gli altri, che consenta di valutare la condizione dello Stato di diritto nei singoli Paesi europei, anche in un ambito in cui la tutela dei diritti umani è centrale e fondamentale, se è vero – come spesso si dice – che la civiltà di un Paese si misura dai suoi penitenziari.

  MANFREDI POTENTI. Saluto il Commissario Reynders, che immagino avrà molte risposte da dare a queste importantissime domande. Io ne aggiungo alcune, anche se non voglio aumentare il suo carico di lavoro visto che è chiamato a rispondere a molte delle questioni che veramente ci stanno a cuore.
  Il primo punto che vorrei toccare è quello relativo all'indipendenza della magistratura. Nella relazione al nostro esame si indica come soluzione il cambiamento del metodo di nomina dei giudici, al fine di incidere sull'indipendenza della magistratura. Volevo capire in quale direzione la Commissione ritenga si possa agire riguardo al mutamento del metodo di nomina e a quali nomine si fa riferimento.
  La seconda domanda riguarda il tema della prevenzione, uno degli argomenti che il Presidente del Consiglio Draghi ha toccato nelle sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento. Vorrei capire se il commissario Reynders ritiene utile poter introdurre anche delle linee omogenee condivise di prevenzione a livello europeo e quale possa essere una linea di indirizzo sulla prevenzione alla corruzione condivisa a livello europeo.
  La terza domanda, che è più una constatazione, riguarda la digitalizzazione. Vorrei conoscere quale sia la fonte delle informazioni che hanno portato a elogiare la situazione italiana in merito alla digitalizzazione, in quanto il quadro di utilizzo del Pag. 17metodo digitale nella gestione della giustizia è ancora molto parziale. Ci sono ancora delle gravi inefficienze e delle disomogeneità riguardo ad aree che sono ad oggi completamente escluse dall'applicazione di metodi digitalizzati, come il giudizio che si svolge davanti al giudice di pace, o ad altre aree che soffrono e scontano una situazione di emergenza, nella quale è esplosa – parlo della pandemia legata al COVID-19 – l'urgenza di provvedere alla digitalizzazione; quindi, assistiamo ad una corsa disordinata che deve evidentemente ancora trovare una sua completa stabilità.
  Quarta domanda. In merito alla pregevole considerazione svolta riguardo alla procura europea, vorrei esprimere i miei dubbi e le mie riserve sulla disciplina italiana. Al riguardo, vorrei sapere cosa ne pensa, da un punto di vista privilegiato europeo, il nostro illustre interlocutore. Infatti, abbiamo risorse che vengono destinate ai procuratori europei delegati, limitate alle disponibilità che le singole procure ospitanti devono loro mettere a disposizione, registrandosi ugualmente il problema di un potere disciplinare che rimane in carico al nostro Consiglio superiore della magistratura. Evidentemente è un sistema che rischia di rimanere vittima di limitazioni nazionali, evidenziandosi l'esigenza di strutturare una operatività europea anche in merito alle risorse, ponendosi altresì la questione di un controllo svolto da un organo che ha il compito di seguire, disciplinare e governare la magistratura nazionale in un'ottica esclusivamente italiana.

  LUCA RODOLFO PAOLINI. Ringrazio il Commissario per la sua partecipazione e per le risposte che ci vorrà dare. Nella relazione ho trovato interessanti i passaggi relativi a corruzione e lotta alle frodi, però mi sembra mancare – e su questo chiederei se in prospettiva la Commissione vuole approfondire questo argomento – la valutazione sulla presenza e influenza nel nostro sistema europeo delle mafie, soprattutto con riferimento al riciclaggio, che si traducono di fatto in forme varie di concorrenza sleale verso le imprese legali, favorite da talune evidenti disparità legislative in tema di segretezza bancaria e quindi di accessibilità da parte delle magistrature nazionali ai conti dei soggetti legati alle organizzazioni criminali. Queste ultime producono redditi illeciti in qualche Stato, li reimpiegano in modo quasi sempre formalmente lecito in altri Stati e da lì ripartono per reinvestire in modo illegittimo – o formalmente legittimo, ma sostanzialmente illegittimo – in Paesi come l'Italia e tanti altri Paesi europei, nei quali in questo particolare momento, anche a causa della crisi dovuta al COVID-19, il reimpiego di capitali appartenenti alla criminalità organizzata produce un duplice effetto negativo. Infatti, da un lato, si incrementa la potenza economica e l'influenza delle predette organizzazioni, dall'altro, soprattutto, si genera concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici leciti. È di immediata evidenza che se il soggetto corretto deve attingere al sistema bancario legale per avere dei finanziamenti, è chiaro che colui che ricicla denaro e quindi ha zero costi bancari, si pone, solo per questo, ma non solo, in una posizione di vantaggio, operando una forma di dumping illegale sul sistema, che porta danni all'intera collettività europea. Nella relazione si cita il fenomeno delle frodi all'Europa, ad esempio nell'ambito dell'agricoltura, e non solo, quando sappiamo tutti che, almeno qui in Italia, dietro queste frodi, nella stragrande maggioranza dei casi, si cela la criminalità organizzata, che si avvale di paraventi legali per ottenere indebitamente contributi o vantaggi dall'Unione.
  Volevo chiederle, nel suo alto ruolo di Commissario per la giustizia, se questo profilo è stato adeguatamente valutato, perché qui in Italia è molto importante, non so se in altri Paesi lo sia altrettanto. Poi vorrei chiederle se in prospettiva la Commissione voglia approfondire il tema della lotta alla corruzione, soprattutto attraverso un aumento della trasparenza bancaria e la riduzione o (si auspicherebbe) l'eliminazione dei cosiddetti paradisi fiscali intereuropei. Mi riferisco cioè a Paesi che, pur essendo dentro l'Unione, di fatto consentono un agevole riciclaggio, dando la possibilità di costituire società anonime che non consentono di identificare né la provenienza dei Pag. 18fondi impiegati e reinvestiti, né gli effettivi asset proprietari. La ringrazio anticipatamente.

  CARLA GIULIANO. Innanzitutto, saluto e ringrazio il Commissario Reynders per la sua partecipazione oggi e per la sua relazione. Ci ha dato un quadro ben preciso di quelli che sono gli obiettivi che noi dobbiamo perseguire. Certamente il sistema giudiziario italiano attualmente sconta una scarsa efficienza ed efficacia, quindi accogliamo con grande favore le sue parole. Auspichiamo che il Parlamento italiano possa portare a termine quanto prima le riforme del processo civile e del processo penale. La riforma del processo civile è tanto più importante, perché sappiamo che una giustizia particolarmente lenta – anche dal punto di vista degli investimenti commerciali – può ostacolare anche gli investimenti stranieri. Capiamo e guardiamo con favore il fatto che la stessa Commissione europea abbia indicato quegli stessi obiettivi che anche noi ci prefiggiamo di raggiungere, anche utilizzando le risorse del Recovery. In particolare, mi vorrei soffermare sulla tematica della corruzione e sul quadro giuridico che è stato definito in questi anni per la lotta alla corruzione, che vede un rafforzamento del contrasto alle pratiche corruttive, sia in termini preventivi, attraverso un ulteriore rafforzamento dei poteri dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), sia in termini di repressione. È un auspicio ad andare avanti su questa strada e a questo proposito voglio anche chiedere al Commissario Reynders – visto che sappiamo che ci sono delle indubbie connessioni tra fenomeni corruttivi e infiltrazioni della criminalità organizzata se sono allo studio, anche a livello europeo, degli strumenti ulteriori. Penso, per esempio, a dei codici di comportamento adottati a livello europeo oppure a dei protocolli di legalità che abbiano un respiro europeo, proprio per implementare il contrasto alla corruzione dal punto di vista della prevenzione. Tanto è stato fatto sul punto, come ricorda la stessa relazione della Commissione europea, proprio grazie ad una serie di leggi italiane, ma su questo aspetto l'attenzione deve essere tenuta sicuramente molto alta e auspichiamo si possa procedere nella direzione di un maggiore rafforzamento del contrasto alla corruzione.
  Altro aspetto è, come dicevo, quello della lotta alla criminalità organizzata. Siamo felici di constatare che la Commissione abbia accolto con favore gli ultimi provvedimenti che riguardano il mandato di arresto europeo e la Procura europea. Anche in questo caso chiedo quali siano gli ulteriori strumenti che sono allo studio a livello europeo per rafforzare la collaborazione in tema di contrasto alla criminalità organizzata.

  MARCO DI MAIO (intervento da remoto). Penso sia molto positivo questo momento di confronto, ringrazio il Commissario e attraverso di lui tutta la Commissione europea, che sta facendo un ottimo lavoro. Rapidamente pongo alcune domande.
  Il principio del rispetto dello Stato di diritto è un elemento imprescindibile dell'identità europea e delle nostre istituzioni. L'accordo che si è raggiunto per sbloccare i finanziamenti e il piano Next Generation EU ha reso necessario una mediazione con alcuni Stati che non si riconoscevano pienamente in questi principi e questo è dovuto alla presenza del diritto di veto nei nostri trattati. Nel momento in cui si sta discutendo di una conferenza sul futuro dell'Europa e quindi anche della possibilità di rivedere alcune regole, volevo chiedere al Commissario se – almeno su temi come il rispetto dello Stato di diritto e altri pochissimi di enorme rilevanza, che vanno oltre le appartenenze politiche e le identità dei singoli Stati membri – non ritenga opportuno escludere tali tematiche rispetto al diritto di veto. Ovviamente, si tratta di garantire sempre maggioranze molto qualificate, cercando però di evitare che uno Stato possa in qualche modo fermare procedure importanti, come abbiamo rischiato in alcuni casi.
  Sempre a proposito di Stato di diritto, credo che a comporre e a determinare la qualità di uno Stato di diritto, di una democrazia liberale ci sia anche la qualità dell'informazione nel suo complesso. So che Commissione e Parlamento europeo Pag. 19hanno avviato diverse iniziative su questo aspetto, in particolare per garantire il rispetto dello Stato di diritto e dei suoi principi, anche per difendere l'Europa da ingerenze di Stati stranieri o comunque di potenze ed organizzazioni internazionali. Poiché ciò è successo in alcuni Stati in occasione di elezioni svolte in passato, volevo chiedere se su questo versante ci sono aggiornamenti o se le iniziative attuate hanno prodotto risultati, oppure, ancora, se si immagina di mettere in campo altre iniziative.
  Ultime due questioni. Una è quella del passaporto vaccinale – la semplifico in questi termini – cioè la possibilità di dare a cittadini che sono vaccinati possibilità di spostamento aggiuntive. Credo abbia fatto bene il Commissario a richiamare gli Stati che non garantivano un'equanime applicazione delle regole, però è indubbio che, nella lotta alla pandemia, sia importante – se vogliamo aiutare i nostri Paesi a ripartire al più presto, anche sul piano economico – consentire progressivamente alle persone vaccinate di svolgere più attività rispetto a chi non è vaccinato. Al di là della giusta decisione di richiamare sei Stati membri dell'Unione europea che avevano limitato la libertà di movimento, chiedo se si stia valutando l'ipotesi di consentire, nel rispetto dei trattati, lo svolgimento di certe attività a chi è vaccinato.
  Un ultimo appello – mi unisco a quello che hanno detto molti colleghi – riguarda l'aiuto che ci aspettiamo – e che siamo certi non mancherà – da parte della Commissione europea – sia rispetto alla richiesta di giustizia per Patrick Zaki e Giulio Regeni, sia relativamente alla necessità di fare piena luce su quello che è avvenuto in Congo, dove due nostri connazionali – come sa benissimo il Commissario – sono stati barbaramente uccisi. Credo che di fronte a questi eventi l'Europa debba far sentire molto forte la sua voce; sono convinto che il Commissario abbia sensibilità su questo tema e possa raccogliere l'appello trasversale da parte di più forze politiche che è arrivato anche oggi, per un contributo sempre maggiore delle istituzioni europee su questo versante.

  PRESIDENTE. Grazie, all'onorevole Marco Di Maio. Confermo che non ci sono altri interventi quindi mi pregio di dare la parola al Commissario Didier Reynders per la sua replica. Signor Commissario, a lei la parola.

  DIDIER REYNDERS, Commissario europeo per la giustizia, (intervento da remoto) Grazie, presidente. In primo luogo ringrazio i 14 deputati, se non sbaglio, che mi hanno dato modo di ripercorrere la relazione sullo Stato di diritto che abbiamo pubblicato. Grazie anche per i commenti sul prosieguo dei vostri lavori, perché se organizzate delle audizioni sulla relazione in sede di Commissione, questo va benissimo, facendo anche partecipare la società civile a tali lavori.
  Bene, cercherò di soffermarmi sui temi che sono stati trattati dai vari deputati intervenuti. Ringrazio, anche se non è stato l'unico, l'onorevole Pettarin per questo impegno verso la costruzione dello Stato europeo. È una concezione che si può avere, quella di una struttura sempre più integrata dell'Unione europea. Questo sarà forse un dibattito – l'onorevole Di Maio ed altri vi hanno accennato – che si svolgerà nella conferenza sul futuro dell'Europa: qual è il destino che vogliamo dare all'Europa?
  Attualmente la Commissione lavora sulla base dei trattati e nel campo della giustizia sta costruendo da più di una ventina d'anni una politica in campo giudiziario, per garantire una cooperazione più forte tra le varie giustizie nazionali in Europa. È importante constatare che in questo campo abbiamo compiuto dei progressi nell'Unione, migliorando la cooperazione e su questo tornerò, ma anche cercando di far valere un certo numero di princìpi e di valori all'esterno dell'Unione. Per essere credibili anche all'esterno, noi dobbiamo dar prova di credibilità nello sviluppare lo Stato di diritto, nel salvaguardarlo all'interno dell'Unione. Ciò non ci impedisce di avere contatti forti con partner esterni all'Unione, sono ben consapevole degli sforzi che deve dispiegare la diplomazia europea nei dossier specifici che avete citato, alcuni di lunga data, in cui si chiede la liberazione di un certo numero di cittadini europei e Pag. 20questo vale anche per l'Egitto. Non mi pronuncio su dei dossier specifici, dico solo che siamo a fianco degli Stati membri per far sì che si possano avere indagini credibili, serie, efficaci, quando ci sono cittadini europei in difficoltà nel mondo. Questo è un approccio che deve essere proprio della diplomazia europea e noi siamo pronti ad aiutare in vari Paesi del mondo. Non solo abbiamo presentato le nostre condoglianze alla famiglia dell'ambasciatore italiano in Repubblica Democratica del Congo, ucciso nell'ambito di un attacco al convoglio di cui faceva parte. Devo confermare che sono state inviate sollecitazioni per indagini rapide e affinché siano messi a disposizione i mezzi per individuare i perpetratori e attivare le procedure giudiziarie necessarie per punire gli autori di questo assassinio che ha nuovamente colpito la diplomazia europea nell'esercizio del suo ruolo esterno. Questo è un approccio che continueremo ad applicare anche attraverso contatti bilaterali con Stati terzi, nei vari dossier specifici che avete trattato nei vostri interventi.
  Un altro tema che è stato sollevato è quello delle porte girevoli, delle misure contro il pantouflage, com'è chiamato in certe legislazioni. Quello che vogliamo fare è capire in che modo le legislazioni nazionali possono essere potenziate, come si può fare in modo da essere attenti, non solo nell'ambito della lotta alla corruzione, ma anche a livello di deontologia del comportamento delle persone che hanno un ruolo nell'ambito dei pubblici poteri: l'amministrazione, la magistratura o il potere politico. Stiamo attenti al modo in cui si garantisce la trasparenza e si applicano codici di condotta. Questo vale per le porte girevoli, per il lobbying, vogliamo davvero che l'iscrizione nei registri dei lobbisti sia disciplinata a dovere, come avete fatto mediante la legislazione, ma dobbiamo essere attenti alla trasparenza e all'informazione in quest'ambito.
  Cominciando dal fronte giudiziario, ho colto soprattutto le osservazioni dell'onorevole Giglio Vigna sulla lentezza della giustizia in Italia. Credo che la relazione sia, su questo come su altri temi, sfumata. La relazione rileva che la lunghezza dei processi civili e commerciali è tuttora un problema in Italia, come sapete, anche se ultimamente i tempi si sono un po' accorciati. Nei procedimenti penali si hanno tempi processuali superiori alla media a livello di appello, mentre si è visto qualche risultato positivo nei tribunali di primo e terzo grado. Riforme in materia di procedura civile e penale sono in corso e ve ne siete fatti carico discutendo in Parlamento per migliorarne l'efficienza, che è uno dei punti importanti per ridurre la durata dei procedimenti. Nei tribunali amministrativi si è cominciato a ridurre i tempi del giudizio in tutti i tipi di lite, anche se si è ancora al di sotto della media, salvo che negli appalti pubblici. Lì ci sono stati grossi sforzi e risultati positivi. Noi siamo disposti ad assistere questi sforzi di riforma, continueremo a seguirli, ma accanto alla riforma dei vari codici c'è la digitalizzazione della giustizia.
  Anche su questo il nostro approccio è sfumato, si sono registrati dei progressi, ma siamo convinti che il piano di ripresa e di resilienza che l'Italia presenterà all'Europa dovrà davvero comprendere un grosso capitolo sulla digitalizzazione della giustizia. Si deve fare in modo che la digitalizzazione si estenda a tutto l'ambito giudiziario, per migliorare l'efficienza dei vari tipi di giurisdizione, di tutti i procedimenti in tutto il Paese, perché capiamo che ci sono difficoltà. Noi stessi abbiamo pubblicato una comunicazione a dicembre sulla digitalizzazione della giustizia, ne ho parlato varie volte con i vari Ministri della giustizia e lo farò anche con il nuovo Ministro della giustizia italiano, perché questo sforzo del piano di ripresa è legato alle raccomandazioni del semestre europeo che regolarmente addita questi problemi di lentezza dei procedimenti, cosa che incide sui diritti individuali dei cittadini, ma anche sul funzionamento del mercato interno, sull'attrattiva per gli investitori. Il funzionamento della giustizia, la sua indipendenza, la sua qualità, ma anche la sua efficienza, hanno un ruolo importante per il buon funzionamento del mercato interno e dell'economia. Vi tranquillizzo subito, noi non mettiamo Pag. 21gli Stati membri in un ordine di classifica, non si tratta di buoni e cattivi. Si tratta di far sì che si possa mostrare la situazione com'è nei vari Stati, trattando però tutti gli Stati su un piede di eguaglianza, con lo stesso metodo, il più solido possibile.
  Ora rispondo a delle domande sulle fonti. Noi abbiamo ricevuto duecento contributi da tutta una serie di partner nazionali ed europei per preparare la relazione 2020. Usiamo tutte le fonti che vengono messe a nostra disposizione, l'avrete visto nella relazione, la pubblicazione è molto concreta. Facciamo chiari riferimenti alle fonti utilizzate, ma quanto al modo per progredire nel digitalizzare la giustizia, la relazione è sfumata: ci sono stati progressi, ma ancora tanto va fatto e speriamo che i piani di ripresa vi permetteranno di progredire su questa strada.
  Quanto alla situazione delle ONG nell'ambito migratorio, vi dirò che ciò che noi facciamo è semplicemente riferirci ai principi del diritto internazionale in materia di salvataggio in mare, ad esempio, evitando dunque che ci siano attacchi a organizzazioni che si occupano di salvataggi in mare che siano contrari alle norme internazionali in materia, ma più fondamentalmente vorrei osservare due cose. In primo luogo, la Commissione ha proposto un nuovo patto sull'asilo e la migrazione che tenta di rafforzare questo rapporto di solidarietà fra gli Stati europei, e la responsabilità di ciascuno Stato membro. Certo, noi vogliamo una forte solidarietà con gli Stati che si trovano in prima linea e capiamo gli sforzi profusi, soprattutto dall'Italia, e si è citata ora la Sicilia, per far fronte a questo afflusso di migranti. La crisi è stata forte, soprattutto nel 2015, ma si sa che la situazione rimane difficile. Noi vogliamo che i diritti e le libertà d'azione della società civile siano rispettati nell'ambito del diritto internazionale, ma siamo anche venuti con un progetto molto concreto, che è il patto migratorio, è la nuova politica migratoria, fondata sull'equilibrio tra solidarietà e responsabilità. Siamo consapevoli delle difficoltà dei Paesi di prima linea, e anche della mancanza di solidarietà che talvolta è emersa in Europa e capiamo le reazioni italiane a questo proposito.
  Onorevole De Luca, lei ha parlato del nuovo meccanismo che potrebbe essere varato. Quello che facciamo nell'UE ci permette di avere una grande credibilità nel mondo quando si parla di Stato di diritto o di diritti fondamentali e diritti umani. Non sto a ripetere la mia osservazione di poc'anzi sul fatto che la nostra diplomazia e i nostri vari servizi, compreso quello cui sono preposto in materia di giustizia, intervengono nel resto del mondo ogni qualvolta dei problemi giudiziari mettono in difficoltà dei cittadini europei, ma più concretamente, nell'ambito del nuovo meccanismo, si è parlato da molte parti dell'articolo 7. Ebbene sull'articolo 7 non si può dire che non abbia funzionato. C'è un'iniziativa della Commissione in atto da qualche anno nei confronti della Polonia; c'è un'iniziativa del Parlamento europeo nei confronti dell'Ungheria. Il fatto di avere regolarmente discussioni in sede di Consiglio affari generali dell'Unione permette di esercitare una pressione politica. Abbiamo anche registrato qualche progresso, ma è vero che alla fine si sa che ci sono le regole della maggioranza che porrebbero problemi, se si dovesse arrivare a una reale decisione del Consiglio. In tale quadro, forse, la conferenza sul futuro dell'Europa che lei ed altri avete citato permetterà di rivedere questa situazione, il Trattato potrà essere adeguato. Però vi faccio notare che disponiamo di altri strumenti ed è per questo che noi ci troviamo regolarmente in procedura di infrazione contro certi Stati, quando riscontriamo violazioni dello Stato di diritto. Alcuni hanno parlato di un meccanismo di condizionalità dei finanziamenti europei in relazione con lo Stato di diritto. Questo è un regolamento entrato in vigore il primo gennaio di quest'anno, che non esiteremo a utilizzare per tutto quanto è stato constatato a partire dal primo gennaio, ma poi, tengo a dirlo perché è il tema dell'incontro di oggi, c'è la relazione e il nuovo ciclo sullo Stato di diritto che ci permetterà di discutere con gli Stati membri e in gran parte degli Stati – in Italia ad esempio – la risposta è di reagire con le Pag. 22riforme, e di cercare di migliorare la situazione dello Stato di diritto in funzione delle nostre osservazioni. Questo accade in gran parte degli Stati membri. In quest'ottica noi stiamo preparando la seconda relazione, valutando le risposte, cercando di capire se le risposte sono attuate e se la situazione migliora. Quando il caso è più sistemico e le violazioni dello Stato di diritto più sistematiche, allora le cose si complicano e riemerge l'articolo 7, la condizionalità nell'esecuzione del bilancio e a questo stiamo lavorando. Forse la conferenza sul futuro dell'Europa tornerà su questo argomento. Però vorrei anche dirvi che la relazione che noi presentiamo continuerà a concentrarsi sui quattro capitoli che abbiamo individuato con una metodologia robusta, ma sarà integrata da altri rapporti. Un primo rapporto quest'anno, ad esempio, sulla Carta dei diritti fondamentali. Quando parlate dei diritti fondamentali e individuali o delle libertà fondamentali, anche qui ci sarà un lavoro sulla Carta, ma abbiamo voluto evitare che la relazione sullo Stato di diritto coprisse troppi temi. Il settore principale deve essere la giustizia, perché lo Stato di diritto consiste nel fatto che la società è governata da norme e che queste devono poter essere attuate da tutti i soggetti della società, ma soprattutto che questa attuazione deve essere verificata da corti e da tribunali. Se abbiamo tribunali indipendenti, qualificati ed efficaci, questo è il primo elemento di uno Stato di diritto. A questo abbiamo aggiunto i capitoli sulla corruzione, sui media e sugli equilibri istituzionali. Questo lo abbiamo messo prima di tutto il resto.
  Più volte è stato sollevato, anche da parte dell'onorevole De Luca, il tema della durata dei procedimenti e la discussione sulla prescrizione. A scanso di equivoci, noi abbiamo salutato il fatto che la raccomandazione della Commissione sulla prescrizione sia stata recepita e in particolare la sospensione dei termini di prescrizione durante l'appello nei casi di corruzione, per evitare che la lentezza dei procedimenti porti a delle prescrizioni. Occorre dunque lavorare da una parte sull'abbreviazione dei procedimenti e dei termini attraverso riforme, investimenti nel digitale, investimenti anche in risorse umane e accanto a questo provare a capire come si può riflettere sulla prescrizione nel suo complesso. Nei fatti di corruzione è vero che a volte i termini erano troppo ravvicinati e non consentivano di ottenere risultati. Nei lavori che avvieremo adesso sulla prescrizione, nel campo della corruzione si dovrà tener conto degli orientamenti del Consiglio d'Europa e soprattutto del GRECO (Gruppo di Stati contro la corruzione) ma è vero che c'è un nesso tra gli sforzi per abbreviare i procedimenti e le discussioni che si possono avere in fatto di termini di prescrizione.
  Onorevole Berlinghieri, non ci sono vere e proprie raccomandazioni, è una questione di base giuridica della nostra relazione. Ci sono però raccomandazioni sui sistemi giudiziari nell'ambito del semestre europeo e poi soprattutto – l'ho constatato anche ascoltandovi oggi – le nostre constatazioni nella relazione sono chiare e si vede su quali temi, in ogni capitolo che riguarda uno Stato nazionale, ci sono margini di miglioramento della situazione e riforme da attuare. Anche se non abbiamo raccomandazioni formali nei capitoli nazionali, formuliamo chiare constatazioni e lavoriamo con gli Stati membri per migliorare la situazione.
  Onorevole Varchi, anche lei parlava della prescrizione, non ci torno sopra, ma quanto alla giustizia onoraria e al ruolo dei magistrati onorari, abbiamo preso atto della sentenza della Corte di giustizia del luglio 2020, ma per valutare il modo in cui l'Italia applica i principi di questa sentenza, stiamo esaminando la differenza di trattamento per quanto riguarda le condizioni di impiego tra membri della magistratura onoraria e giudici ordinari. Vogliamo capire se queste differenze siano giustificate dalle diverse qualifiche richieste e dalla natura delle funzioni esercitate da tali giudici. Continueremo a lavorare su questo, per capire in che misura possiamo ritenere che la sentenza della Corte di giustizia sia stata recepita o se ci siano altri elementi da considerare. Stiamo vagliando questi aspetti Pag. 23e avremo modo di tornarci sopra nell'ambito del ciclo annuale delle relazioni.
  Sulle migrazioni sono ben consapevole, lo ripeto, delle difficoltà dei Paesi di prima linea ed è per questo che abbiamo lanciato quest'idea di patto sulla migrazione, che ora è discusso da tutti i colegislatori, ma questo ci porta un po' più lontano che non il dibattito specifico sulle ONG o sul diritto internazionale in materia di salvataggio in mare. Si tratta davvero del dibattito generale sulla migrazione.
  All'inizio, onorevole Rossini, lei ha detto che la Commissione giustizia procederà a delle audizioni e me ne rallegro. Il nostro obiettivo è proprio questo. Al di là di incontri come quelli di oggi, è importante che i Parlamenti nazionali facciano propria questa relazione sullo Stato di diritto, svolgano audizioni, discutano delle riforme da avviare. I piani di ripresa che sono all'esame al momento dovranno permettere di dare risposta a questa esigenza di riforme anche nel campo della giustizia ai fini del suo funzionamento e della sua indipendenza, e auspico che si vada avanti su questa strada.
  Per quanto riguarda la Procura europea, siamo consapevoli del fatto che questo è un sistema opzionale. Ventidue Paesi partecipano, tra i quali l'Italia, fautrice decisa di questa Procura europea. Spero che con il Governo riuscirete a ridurre i tempi di nomina dei procuratori delegati, ne abbiamo bisogno per partire il prima possibile. Il fatto che alcuni Stati membri non partecipino alla Procura europea è proprio ciò che ha in buona parte giustificato il dibattito sulla condizionalità in materia di finanziamenti. Non è un caso se l'Ungheria e la Polonia non partecipano alla Procura europea e se quindi dal 2018 è in corso un dibattito sulla condizionalità tra finanziamento europeo e Stato di diritto, sebbene i Paesi che non partecipano dovranno comunque collaborare con la Procura. Avremo accordi con tutti gli Stati membri, e anche con dei Paesi terzi, affinché la Procura possa funzionare a dovere.
  Sulle politiche comuni che avete citato, abbiamo già fatto un grosso passo avanti con Next Generation EU, questa capacità di finanziamento solidale europeo dei piani di ripresa e, spero, di importanti politiche europee. La conferenza sul futuro dell'Europa tornerà forse su questo. Vedremo fino a che punto riusciremo a progredire su questa strada, questo è un altro elemento importante.
  Onorevole Galizia, l'articolo 7, come ho detto, è una procedura per esercitare una pressione politica, ma disponiamo di un arsenale di strumenti e li adopereremo tutti per andare avanti in materia di Stato di diritto: che siano le procedure di infrazione, che sia la condizionalità, ma anche il dialogo, il confronto attraverso la relazione che vi ho presentato oggi.
  Sulla mediazione in materia di giustizia lei ha ragione, è un tema importante, bisognerà valutare continuamente gli effetti della mediazione. Se avrete modo di farlo nell'ambito dei lavori del Parlamento italiano, questo ci servirà per capire come si possano migliorare negli Stati membri le procedure di mediazione, che sono spesso assai utili per dirimere conflitti, senza dover ricorrere a procedure giudiziarie complete.
  Nel campo dei media, il finanziamento è un tema che ci sta a cuore. I media, come sapete, oggi conoscono grosse difficoltà finanziarie, soprattutto a causa della digitalizzazione dell'intera società. C'è dunque una crisi economica dei media, con la comparsa di nuovi media come le reti sociali e il modo in cui arrivano i finanziamenti incide sul pluralismo. Vogliamo che non ci sia discriminazione, dovremo essere attenti quando le autorità nazionali finanziano i vari media. Su questo abbiamo già discusso con diversi Stati membri.
  Onorevole Ferri, non torno sulla dimensione internazionale delle nostre azioni comuni per avere soddisfazione quando dei procedimenti coinvolgono cittadini europei. Lei ha citato dei cittadini italiani e il dramma vissuto in Repubblica Democratica del Congo. Sull'articolo 7, ancora, questo è un elemento del nostro approccio, però lei ha insistito sulla necessità di andare verso la prevenzione in materia di Stato di diritto, ma la prevenzione è il primo obiettivo della relazione odierna. È qualcosa che realizzeremo ogni anno, un Pag. 24gigantesco lavoro di analisi, da parte dei servizi, della situazione in tutti gli Stati membri. Questa è prevenzione, perché cerchiamo, il prima possibile, di evitare che emergano problemi di Stato di diritto o che questi problemi si accentuino. Ciò vale per la maggioranza degli Stati membri tra cui l'Italia, l'obiettivo è davvero quello di verificare quali riforme possano venire incontro alle nostre osservazioni. Quando si va oltre, quando c'è un problema sistematico di violazione dello Stato di diritto, allora si entra in un altro dibattito, più legato a meccanismi come l'articolo 7, la condizionalità dei finanziamenti o le procedure di infrazione, ma il confronto che noi abbiamo attraverso la relazione è un forte strumento preventivo. Ritrovate qui, come è stato detto, degli elementi a voi noti sulla giustizia italiana, ma credo che questo ci permetta, punto per punto, di evitare degli sbandamenti, di evitare una possibile spirale di violazioni dello Stato di diritto.
  Onorevole Berti, direi che in materia di lotta alla corruzione ci sono parecchi strumenti a livello europeo. Abbiamo già uno strumento amministrativo, l'OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode) che lotta contro questi fenomeni, stiamo varando la Procura europea, Europol ed Eurojust sono molto attivi, ma c'è un legame tra lotta alla corruzione ed efficienza dei procedimenti giudiziari. Parlavo prima della sospensione dei termini di prescrizione, se i procedimenti giudiziari non sono efficaci e non si concludono in tempi ragionevoli, allora sorge un problema di lotta alla corruzione. Anche se, come ho detto, in Italia il quadro esiste, adesso si tratta di vedere come si usano questi strumenti anche per tradurre in giustizia i casi più gravi e qui l'efficienza dei procedimenti giudiziari conta. Non risponderò su un caso singolo di finanziamento di un parlamentare per fare un viaggio all'estero, osservo però che ciò necessita regole di trasparenza nel comportamento dei soggetti pubblici e pone il tema di un codice deontologico. Penso che su questo si possa lavorare – anche sulla base di esempi come questo – per fissare regole di deontologia, anche grazie a strumenti interni ai Parlamenti: organi interni ai Parlamenti che si pronuncino su richieste emananti da parlamentari che si trovano davanti a problemi etici, a problemi deontologici. Non va scartata nemmeno la possibilità che i Parlamenti istituiscano strumenti di questo tipo che possano dare risposta a casi concreti, come quello che avete citato, giudicandoli ammissibili oppure vietandoli. L'approccio deve includere anche una giurisprudenza interna alle istanze politiche.
  Sul digitale ho già parlato. I piani di ripresa devono servire a rafforzare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e in particolare della giustizia. Quando parlate di soft law, ritengo che la relazione sullo Stato di diritto sia il nuovo elemento che per la prima volta permette di avere questo confronto, questo dialogo integrando sempre più delle azioni e delle visioni comuni del funzionamento dei nostri grandi sistemi giudiziari in Europa. Certo, l'articolo 7 continua ad avere la sua funzione, ma la relazione sullo Stato di diritto è un nuovo mezzo per rafforzare l'integrazione tra le giustizie europee.
  Onorevole Bazoli, la ringrazio per l'apprezzamento alla relazione e alla mia presentazione odierna. Si tratta di una ricognizione panoramica della giustizia in Italia, che voi conoscete meglio di me. Quello che è importante è che noi abbiamo analizzato la situazione in base agli stessi standard, in tutti gli Stati e con lo stesso metodo, il che vi permette anche di confrontare i modi in cui si può migliorare la situazione, mediante i piani di ripresa o mediante sforzi sul piano delle assunzioni e delle riforme. Le riforme volte a ristrutturare e rafforzare la specializzazione dei tribunali fiscali di primo e secondo grado sono importanti, la questione è già stata sollevata dal GRECO (Gruppo di Stati contro la corruzione) a livello di Consiglio d'Europa. Si deve continuare a puntare a una ristrutturazione e a un rafforzamento della specializzazione e della formazione in materia tributaria per un certo numero di magistrati nei tribunali di primo e secondo grado. Continueremo a seguire da vicino questo lavoro, perché ci permetterà di fare dei passi avanti. Pag. 25
  Mi associo alla sua osservazione sulla differenza fra percezione e realtà. Nella relazione diciamo però anche quali siano le analisi a livello internazionale in materia di percezione dei livelli di corruzione da parte della popolazione e dei diversi soggetti coinvolti.
  Ovviamente noi vogliamo migliorare la situazione reale, ma c'è sempre una sfasatura tra i progressi registrati nella realtà e la percezione da parte dell'opinione pubblica e dei soggetti economici. Però è importante avere una visione. In effetti non abbiamo un capitolo particolare sull'aspetto penitenziario, ma vi confermo che è oggetto di analisi, in collaborazione con i ministri della giustizia. Abbiamo cercato di elaborare una politica, soprattutto con l'Agenzia dei diritti fondamentali di Vienna e altri organismi che si occupano più specificatamente della questione carceraria. È vero che è un segno di civiltà in tutti i nostri Stati.
  Onorevole Potenti, sull'indipendenza della giustizia e delle nomine. È il CSM (Consiglio superiore della magistratura) la chiave di volta, in Italia le regole per garantire l'indipendenza ci sono. Quello che vogliamo seguitare a rafforzare sono dei sistemi di nomina, specie attraverso il CSM, che mostrino che questi principi di indipendenza sono attuati, principi che si trovano nella vostra Costituzione, nelle vostre leggi fondamentali.
  In materia di prevenzione della corruzione dirò semplicemente che continueremo sulla falsariga dei lavori già svolti, come dice l'onorevole Paolini, sulla direttiva antiriciclaggio e la sua attuazione, perché l'attuazione e il recepimento delle direttive sono importanti e continueremo anche a fornire mezzi d'azione più forti alle indagini. Nella mia introduzione ho parlato della proposta di prova elettronica che noi cerchiamo di far adottare ai colegislatori europei e poi a mano a mano che si attueranno gli interventi della Procura europea, potremo avere modo di chiedere alla Procura europea elementi sulle linee guida per rafforzare la prevenzione. L'esistenza della Procura europea, l'esistenza del gendarme, di per sé è già un elemento preventivo. Sapendo che c'è un elemento come la Procura europea... Certo, è un elemento di indagine e azione giudiziaria, ma è anche un'arma di prevenzione, perché i vari soggetti sanno che possono essere perseguiti in modo indipendente a livello europeo. Non torno più su quanto ho già detto circa i piani di ripresa, ma il rafforzamento della lotta antifrode è qualcosa che molte istituzioni europee possono aiutare a sviluppare. Ho citato la Procura europea, Eurojust, l'OLAF, ma anche Europol si è dato molto da fare. In materia di prevenzione, la trasparenza di diverse situazioni conta, l'ho detto del lobbying, lo potrei dire per il conflitto di interessi. Sono campi dove noi stiamo lavorando molto e il Consiglio d'Europa sta anch'esso lavorando intensamente.
  Onorevole Giuliano, il ruolo dell'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione). È vero che ai fini della prevenzione della corruzione l'attenzione particolare alla trasparenza degli appalti è importantissima, come ho detto per il conflitto di interessi e il lobbying, e noi intendiamo rafforzare l'azione di una serie di soggetti europei per lottare contro la corruzione attraverso indagini e azioni giudiziarie, ma anche attraverso gli strumenti di prevenzione. Ripeto, la vostra attenzione per gli appalti, attraverso sforzi che sono peraltro ripresi nella relazione sullo Stato di diritto con riferimento all'ANAC, sono elementi molto significativi.
  Non posso chiudere senza riferirmi a quanto diceva l'onorevole Di Maio, innanzitutto sul futuro dell'Europa. Ripeto che forse ci sarà un miglioramento dei trattati nella conferenza sul futuro dell'Europa. Abbiamo già provato a varare nuove politiche, ad esempio sulle interferenze estere, soprattutto grazie a nuovi strumenti legati alle piattaforme digitali. Tenteremo di accertare in che modo si possano individuare questi tentativi di interferenze, come si possano fermare, come lo si fa per i discorsi di incitamento all'odio e più in generale per la disinformazione. Spesso queste sono state campagne di disinformazione vere e proprie; come individuarle dunque e come far lavorare le piattaforme a titolo volontario, ma anche per conformarsi alla Pag. 26nostra nuova normativa sui servizi digitali, per far sì che si possano bloccare delle campagne di disinformazione che hanno talvolta tentato di influire soprattutto sui processi democratici in diversi Paesi europei. Concluderò con un accenno alla problematica della pandemia. Innanzitutto vi prego di usare il termine «certificato di vaccinazione», i passaporti sono un'altra cosa. Sapete che ci sono passaporti per viaggiare, ma il certificato di vaccinazione noi vorremmo che fosse davvero uno strumento europeo, un giorno digitale, e intanto fare in modo che gli sforzi in atto siano comuni all'Unione europea, che ci sia un approccio comune, come già accade molto a livello tecnico per utilizzazioni mediche, fare in modo di poter usare il certificato di vaccinazione a fini medici. Però voi parlavate di diritti che potrebbero essere legati al certificato. Non vogliamo che siano messe in discussione le libertà e i diritti fondamentali, tutti dovranno poter viaggiare, vaccinati o meno, perché il vaccino non è obbligatorio. Mediante test, quarantene si potrà viaggiare.
  Si può facilitare la vita delle persone vaccinate? Su questo si potrà riflettere quando avremo un numero di vaccinati maggiore, affinché chi vuole essere vaccinato possa esserlo. Per andare in questa direzione stiamo già studiando un approccio a livello europeo, agevolare i viaggi, ad esempio, attraverso test più leggeri, invece dei test PCR si potrebbe pensare a test rapidi, antigenici per le persone già vaccinate, ma per il momento lavoriamo sull'utilizzo dei vaccini a fini medici, non a fini di accesso a diritti come quello di viaggiare in modo più semplice. Siamo molto attenti alla libertà di circolazione, ho avuto modo di accennarne anche ieri al Consiglio affari generali. Abbiamo preso contatto con gli Stati membri che secondo noi vanno troppo oltre, in modo sproporzionato, nel chiudere le frontiere, nel fermare alla frontiera, nel vietare i viaggi. Continueremo a adoperarci per farli rientrare nella norma, ci saranno delle riunioni da remoto dei membri del Consiglio europeo nei prossimi due giorni, e la Presidente della Commissione tornerà su questo argomento, che è legato anch'esso allo Stato di diritto, ai diritti fondamentali.
  Di nuovo vi ringrazio tutte e tutti per questa discussione, so che è sempre una discussione complicata da remoto. Sarò lieto di venire a Roma, probabilmente per presentare la prossima relazione che adotteremo a luglio e spero che avrete modo di continuare a discutere all'interno del Parlamento italiano anche su questa relazione e sulle sue conclusioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Io ringrazio il Commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders, per la sua partecipazione e per l'importantissimo contributo, occasione di confronto, scambio di idee e crescita reciproca. Lo saluto a nome di tutti i commissari, del presidente Brescia, del presidente Battelli e della vicepresidente Rossini e, augurandomi di vedere il Commissario Reynders qui a Roma come prospettato, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.