XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta n. 26 di Mercoledì 10 febbraio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, di Federica Guidi, già Ministra dello sviluppo economico:
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 2 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 4 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 4 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 5 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 5 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 8 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 8 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 10 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 10 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 10 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 10 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 11 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 11 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 11 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 11 
Guidi Federica , già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 11 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera, come convenuto in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Audizione, in videoconferenza, di Federica Guidi, già Ministra dello sviluppo economico.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Federica Guidi, già Ministra dello sviluppo economico nel Governo Renzi, che si terrà in videoconferenza a causa dell'impossibilità dell'audita di venire a Roma.
  Come noto, la dottoressa Guidi si trovava al Cairo in visita di lavoro, alla guida di una delegazione di operatori economici, quando fu ritrovato il corpo di Giulio Regeni. La sua audizione riveste pertanto particolare rilievo, nel quadro degli approfondimenti che la Commissione sta completando con riferimento ai giorni cruciali del sequestro e dell'uccisione del giovane ricercatore.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera. Non essendo possibile il passaggio alla seduta segreta in videoconferenza, faccio presente all'audita che, ove lo riterrà necessario, potrà integrare la relazione odierna – oppure le risposte alle domande dei colleghi – in una diversa modalità che sarà successivamente concordata a garanzia della segretezza.
  Ricordo, altresì, ai colleghi presenti la prescrizione di indossare la mascherina, anche quando prenderanno la parola, come è ormai prassi in Assemblea.
  Invito la dottoressa Guidi a svolgere la sua relazione ringraziandola per la disponibilità immediatamente manifestata a collaborare con la Commissione.

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ho letto alcune delle audizioni precedenti disponibili sul sito della Camera, fra cui in particolare quella dell'allora ambasciatore al Cairo Massari, la quale, per quello che mi riguarda, è perfettamente coincidente con le cose che posso ricordare, ovviamente a partire dal giorno 3 febbraio, giorno in cui sono atterrata al Cairo, dato che, per il ruolo di Ministro dello sviluppo economico che allora ricoprivo, non conoscevo quello che riguardava la parte precedente.
  Sono atterrata al Cairo il giorno 3 febbraio per una visita programmata da tempo, con finalità di sviluppo industriale, analoga a tante altre, con al seguito una cospicua delegazione di imprenditori di vari settori che andavano dalla ceramica all'acciaio, alla meccanica, perché l'Egitto, soprattutto in quel momento, rivestiva un particolare interesse strategico e industriale. Non ricordo se la sera prima di partire, o durante il volo che mi ha condotto al Cairo, il mio consigliere diplomatico, l'ambasciatore Cospito, mi fece un briefing sul fatto che era giunta notizia che qualche giorno prima un cittadino italiano, Giulio Regeni, era scomparso in condizioni ancora non chiare e non definite e che, durante i miei colloqui Pag. 3a tutti i livelli istituzionali, avrei dunque dovuto ricordare ai miei interlocutori quanto per il nostro Paese fosse importante avere chiarezza sulla sorte di questo ragazzo.
  Dopodiché quello che è scritto nel resoconto stenografico dell'ambasciatore Massari è esattamente quello che ho vissuto, perché quello che io ho vissuto, l'ho vissuto a fianco dell'ambasciatore Massari e dell'ambasciatore Cospito, che era il consigliere diplomatico a capo delle relazioni internazionali del Ministero dello sviluppo economico durante il mio periodo di reggenza del Ministero. Quello che posso confermare è che appena atterrata fui condotta a tenere il primo incontro con il Presidente Al-Sisi, un incontro che era programmato – dopo ci sarebbe stato un incontro «aperto» alle delegazioni degli imprenditori ed egiziani. Durante questo incontro l'ambasciatore Massari e l'ambasciatore Cospito mi ribadirono la necessità di avere un momento di interlocuzione un po' più riservata con il Presidente Al-Sisi per reiterare la richiesta da parte del nostro Paese di avere una piena e totale collaborazione da parte sua nel trovare una soluzione o nel dare un'indicazione su quello che potesse essere successo a Giulio Regeni. Vado a memoria: l'ambasciatore Cospito forse non era presente, credo che sia stato fatto uscire. Insieme a me rimase solo l'ambasciatore Massari. Vi chiedo venia, ma sono cose successe ormai molti anni fa e, non avendo io portato con me nessuna carta dal Ministero, sto cercando di ricostruire solo con l'aiuto della memoria. Mi sembra di ricordare che, al termine di questo incontro già programmato con il Presidente Al-Sisi, rimanemmo per qualche minuto da soli e io ovviamente gli chiesi il massimo sforzo per avere un aiuto nel ritrovare il nostro concittadino e il Presidente Al-Sisi mi diede ampie rassicurazioni. Ricordo questa frase: «Io personalmente farò tutto quello che è in mio potere per cercare di trovare», non so se mi disse «una soluzione», ma comunque disse che avrebbe dato una risposta su quello che era successo al nostro concittadino. Ricordo anche che mi disse: «La prego di portare questo messaggio anche al Presidente Renzi e al Ministro degli esteri Gentiloni». Al-Sisi mi diede quindi personalmente una sorta di disponibilità da parte sua ad attivare tutti quelli che potevano essere gli organi istituzionali egiziani per arrivare il prima possibile a una definizione o a una soluzione di questa vicenda. Dopodiché, la giornata è trascorsa sostanzialmente come da programma. Il Presidente Al-Sisi e io presiedemmo un tavolo di confronto fra la delegazione di imprenditori egiziani e la delegazione di imprenditori italiani che erano al seguito della missione – che era una delle classiche missioni che, come Ministro dello Sviluppo economico, facevo di abitudine – tavolo nel corso del quale parlammo di attività, di possibilità e anche di ipotesi di collaborazione. Al termine di questa riunione, nell'accompagnarmi verso l'uscita del palazzo e rimanendo da soli qualche minuto nei corridoi, il Presidente Al-Sisi mi riconfermò la sua totale e piena disponibilità a far sì che l'Italia avesse la giusta soddisfazione rispetto alla sorte del nostro connazionale. Poi sono uscita dal palazzo del Presidente Al-Sisi e ho continuato la mia giornata già prevista in calendario. Ricordo che facemmo anche un incontro circa le nuove possibilità conseguenti al raddoppio del canale di Suez, poi un incontro nel pomeriggio con alcuni operatori della logistica. Continuai dunque a svolgere un'agenda con le caratteristiche tipiche di una visita organizzata dal Ministero dello sviluppo economico e che nulla aveva a che fare con altri contesti.
  Come mi sembra che riporti correttamente l'ambasciatore Massari, era previsto un buffet all'Ambasciata italiana fra la delegazione italiana degli imprenditori, la delegazione egiziana e una serie di esponenti del governo egiziano, ma a un certo punto, credo tra le 17 e le 18 o comunque nel tardo pomeriggio, l'ambasciatore Massari mi chiamò, dicendomi: «Forse prima di andare all'Ambasciata, è meglio che passi da lei in albergo per informarla che abbiamo ricevuto un'informazione». Credo che l'informazione arrivasse da un funzionario del Ministero dell'interno egiziano, non ricordo se fosse il Ministro o un Viceministro,Pag. 4 comunque arrivava dal Ministero dell'interno egiziano. L'informazione riguardava il ritrovamento di un corpo. In quel momento nessuno mi disse, e credo che nemmeno l'ambasciatore Massari ne avesse contezza, che quel corpo fosse il corpo di Giulio Regeni. La contestualità e il fatto che fatalmente ci dessero questa notizia alle 18 di pomeriggio ci fece venire, purtroppo, dei grossi dubbi, scrupoli e anche preoccupazioni. Quindi, l'ambasciatore Massari mi venne a parlare in albergo e mi disse di andare all'Ambasciata, cercando di evitare quel buffet che avremmo dovuto tenervi per agevolare i contatti tra gli imprenditori egiziani e italiani, perché se la notizia fosse stata confermata, era chiaro che tutto lo scenario sarebbe cambiato.
  Vi prego di credermi, vado a memoria, perché, come ripeto, non ho altri documenti, non ho niente in mano, come potrete ben capire. Credo di essere partita tra le 2 e le 4 di notte dal Cairo, perché vi erano problemi per il riposo dei piloti, senza avere nemmeno la certezza che quel corpo fosse di Giulio Regeni, perché non credo che in quei momenti abbiamo avuto la conferma ufficiale da parte dell'autorità. Dico «credo», perché sinceramente non ho contezza di tutto quello che stesse succedendo nelle more della mia permanenza sul posto.
  Quello che so è che quando siamo arrivati in Ambasciata, l'ambasciatore Massari mi suggerì con grande sensibilità di contattare la Farnesina: credo di aver parlato con l'ambasciatrice Elisabetta Belloni, parlai sicuramente con l'allora Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, e poi credo di ricordare che dopo un paio di ore riuscii a contattare anche il Presidente Renzi, in quel momento non raggiungibile, per informarlo che stavamo pensando di sospendere la visita di Stato, perché non ci sembrava opportuno continuare. Dato che la missione avrebbe avuto almeno ancora un'altra intera giornata di incontri, nessuno di noi si sentiva di potere continuare la visita di Stato con questa indeterminatezza, con questa incertezza, con questa informazione. Sentendo anche la Farnesina, decidemmo in quel momento di dichiarare ai nostri interlocutori di voler sospendere la visita di Stato e di dire che la delegazione – io come ministro e il personale del ministero che mi accompagnava – sarebbe ripartita il prima possibile. Ovviamente io sono rimasta altre ore ad Algeri...

  PRESIDENTE. Dottoressa, le correggo un lapsus. È Il Cairo, non Algeri.

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Scusi, Il Cairo. Mi sono sbagliata, perché poi facemmo visita anche ad Algeri. Rimasi altre ore al Cairo perché non era possibile ripartire subito. Decidemmo di fare una visita presso l'abitazione del ricercatore a Dokki, dove sapevamo che da qualche giorno erano arrivati i genitori perché stavano cercando notizie sul proprio figlio. Con la macchina dell'ambasciatore Massari, l'ambasciatore Massari, l'ambasciatore Cospito e io ci recammo a Dokki dove dovremmo essere arrivati verso le 22:30-23, comunque era sera tardi. Non portammo la notizia della certezza del fatto che questo corpo ritrovato fosse del loro figlio. Ricordo che l'ambasciatore Massari, che certamente aveva più contatti, più relazioni e più informazioni di noi, disse alla madre che purtroppo c'erano forti dubbi e coincidenze sul fatto che quel corpo potesse essere quello del loro figlio. Per quello che si può fare in quell'occasione, che, vi assicuro, ricordo come una delle più brutte esperienze della mia vita, non so se riuscimmo a portare conforto, ma portammo una parola da parte del Governo italiano rispetto ai due genitori, dicendo: «Abbiamo ricevuto questa notizia. Temiamo che quel corpo possa essere il corpo di Giulio. Non ne abbiamo ancora la certezza, non abbiamo ancora informazioni ufficiali da parte delle autorità egiziane. Abbiamo deciso di sospendere la visita di Stato anche come segnale politico rispetto a quello che sta succedendo». Non commento quello che è successo nella casa dei genitori, perché non mi sembra utile. È chiaro che due genitori che si sentono dare una notizia del genere reagiscono come qualunque genitore che in qualche modo teme che quello che gli sta Pag. 5dicendo un estraneo, come ero io, possa essere vero. Quindi, non credo che ci sia molto di più da aggiungere.
  A quel punto non tornai nemmeno in Ambasciata. Mi sembra di ricordare che rientrai direttamente in albergo, aspettando di poter avere un aereo per ripartire, dato che era chiaro che non avremmo potuto riportare indietro il corpo, perché tutto era ancora in un momento di assoluta non ufficializzazione di quanto fosse successo o, meglio, di non certezza che quel corpo fosse del povero Giulio Regeni. Ricordo che, prima di partire, l'ambasciatore Massari mi disse: «Verso le 2, le 3 o le 4 di notte cercherò di essere ammesso all'obitorio». Io gli risposi che fosse giusto, ovviamente non mi fu nemmeno chiesto di andare, ma era del tutto ultroneo che io ci fossi. So, perché lo sentii nei giorni successivi, che l'ambasciatore Massari riuscì a recarsi all'obitorio nelle prime ore del mattino del giorno successivo e temo che in quell'occasione lui abbia sostanzialmente capito che purtroppo quel corpo era il corpo di Giulio Regeni. Credo di essere partita dal Cairo tra le 2 e le 4 di notte e atterrata a Roma per andare al Ministero. Da lì in poi ho seguito la vicenda come tutti, da quello che si capiva dalla stampa, dalle fonti ministeriali della Farnesina nonché, successivamente, dall'attività della Procura della Repubblica di Roma.
  Quello che posso dare come informazione diretta è che sono atterrata al Cairo e ho parlato con Al-Sisi. Al-Sisi mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: «Farò personalmente tutto il possibile perché questa vicenda venga chiarita». Me l'ha ribadito a distanza di un paio d'ore, al termine della sessione plenaria di incontro tra le delegazioni industriali italiane ed egiziane. Alle 18 di sera ci fu quella telefonata che ci diceva che era stato ritrovato un corpo, non so dire le parole esatte, perché la telefonata non l'ho ricevuta io, ma l'ambasciatore Massari o qualcuno dell'ambasciata. Da quella telefonata abbiamo iniziato ad avere forti dubbi sul fatto che potesse essere il corpo di Regeni e abbiamo deciso di interrompere la visita di Stato.
  Presidente, non voglio rubare troppo tempo. Questi credo che siano i punti salienti della mia ricostruzione mnemonica di quelle ore. Non so quanto sono stata in Egitto, probabilmente più e più ore in piedi senza dormire. Purtroppo, mi ricordo quella visita ai genitori come una cosa che avrei preferito non dover fare.

  PRESIDENTE. La ringrazio dottoressa per la sua relazione. Invito i colleghi a intervenire per formulare quesiti, osservazioni o domande di chiarimenti. Do la parola al collega Pettarin.

  GUIDO GERMANO PETTARIN(intervento da remoto). Grazie, presidente. Desidero innanzitutto ringraziare la dottoressa Guidi per la sua disponibilità e per essere presente con noi. Dottoressa, mi permetterò di rivolgerle alcune domande su temi che lei in qualche modo ha già toccato nella sua relazione. Mi permetta di insistere, pregandola di raccontarci, per quanto possibile, perché mi rendo conto che a memoria non deve essere facile ricostruire queste situazioni, qualunque dettaglio le possa venire in mente rimettendo a lei la scelta tra il rispondermi ora o in modalità diverse per rispettare l'eventuale esigenza di segretezza, a cui il presidente Palazzotto prima accennava. Prima di tutto, mi permetta di ripeterlo, grazie per essere qui con noi.
  Mi permetto di farle queste domande. In che modo, da quando e che cosa sapeva della sparizione di Giulio prima di andare al Cairo? Prima ci ha detto che è stata avvisata sull'aereo. In precedenza non aveva avuto nessuna avvisaglia? Fisicamente, la persona o i suoi collaboratori che l'hanno avvisata, chi sono o chi erano?
  Prima di partire per il Cairo, aveva avuto modo di parlare della sparizione del nostro connazionale con l'ex premier Renzi per concordare una qualsiasi strategia di comportamento? Questo prima di partire. Nel caso in cui ciò fosse avvenuto, quando c'è stato il colloquio a cui sto facendo riferimento e di cui le sto chiedendo? Se questo colloquio vi è stato, alla presenza di chi? Anche di funzionari dell'AISE?
  Circa la terza domanda, lei ha già fornito qualche accenno. Ci ha detto in che Pag. 6giorno e in che ora lei ha incontrato Al-Sisi e ci ha detto anche che cosa vi siete detti, ma qualcun altro ha presenziato all'incontro con Al-Sisi? In particolare, a questo incontro c'era la presenza di qualche funzionario dell'AISE?
  Chi aveva avuto modo di predisporre la missione al Cairo? In particolare – anche qui lei qualche accenno l'ha già fatto – chi ha deciso di non sospenderla prima, nonostante il fatto che già fosse chiaro che vi era, per così dire, qualche titubanza nella collaborazione egiziana nel cercare e poi nel ritrovare Giulio, visto che già all'epoca sappiamo che il Ministro dell'interno egiziano si negava addirittura anche all'ambasciatore Massari?
  Passo alla penultima domanda. Mi perdoni questa raffica di istanze. Quali sono state le reazioni dei circa 60 imprenditori che l'accompagnavano nell'immediatezza di questa evenienza e appena ricevuta la notizia del ritrovamento del corpo di Giulio? Successivamente alla decisione di sospendere la missione, chi è che ha proseguito nel coltivare e conservare le relazioni con l'Egitto?
  Infine – anche qui ci ha dato qualche accenno però mi permetto di insistere – dopo il suo rientro a Roma ha potuto continuare a seguire la vicenda in qualche modo specifico legato al suo ruolo piuttosto che come persona che, come noi, leggevano i giornali? In questo ambito, lei ha mai più potuto avere dei contatti con la famiglia di Giulio Regeni?
  Mi rendo conto che non le ho fatto domande di poco conto e che per alcune, forse a quasi tutte, qualcosa aveva già accennato, ma, mi creda, i dettagli sono estremamente importanti e per questo mi sono permesso di rivolgermi alla sua attenzione. Grazie, dottoressa.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Pettarin. Vista la corposità delle domande del collega Pettarin, darei subito la parola alla dottoressa Guidi, poi facciamo un altro giro di domande.

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Cosa sapevo della sparizione? Ripeto che sto andando a memoria perché sono passati tanti anni. Prima mi sono confusa e ho parlato dell'Algeria. Erano mesi in cui facevo periodicamente molte missioni di carattere industriale. Poi è chiaro che nel momento in cui un ministro si reca in un Paese per seguire ipotesi di partenariato o di sviluppo industriale riceve delle note anche su tutta una serie di questioni di contorno.
  Sapevo che c'era stata la sparizione, quindi che c'era un nostro connazionale che da qualche giorno era irreperibile. Non avevo notizie di altra natura. In qualche modo mi fu detto che durante questa missione di Stato, per motivazioni industriali ed economiche, in qualità di Ministro avrei dovuto insistere, perorare e richiedere la massima collaborazione delle autorità egiziane affinché questa sparizione trovasse una soluzione. Sapendo che avevo un incontro con il Presidente Al-Sisi per motivazioni legate a questo tavolo di confronto fra gli imprenditori egiziani e italiani, mi dissero che durante il mio colloquio con il presidente, avrei dovuto ribadire che da qualche giorno – non ricordo se fossero passati otto o dieci giorni – avevamo un nostro connazionale che risultava irreperibile.
  Ho citato prima i collaboratori che erano con me. Vado a memoria e nel caso, presidente, chiederei a voi la cortesia di chiedere al MISE se io ricordi bene o no. Ripeto, mi sembra che il mio capo di gabinetto di allora, Vito Cozzoli, non fosse presente nella missione. Certamente c'era l'ambasciatore Cospito che seguiva i rapporti internazionali di competenza del MISE. Non credo che ci fosse nemmeno il mio addetto stampa. Credo che fosse una missione abbastanza asciutta, come facevo sempre io, nel senso che del MISE non è che mi seguissero molti. Non ricordo se ci fosse anche il direttore Dialuce o altri, sinceramente non lo ricordo. So che in quel tipo di incontri, soprattutto con il Presidente Al-Sisi, mi accompagnavano e mi seguivano l'ambasciatore Cospito e l'ambasciatore Massari.

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  PRESIDENTE. Dottoressa, perdoni se la interrompo. La domanda specifica del collega Pettarin era se durante gli incontri, ma più in generale durante la sua permanenza al Cairo in quei giorni, ha incontrato i funzionari dell'AISE, ovvero del nostro servizio di intelligence?

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Che io ricordi, no. Sinceramente, che io ricordi, no, poi non posso escludere che in Ambasciata ci fossero anche alcuni esponenti dell'AISE, però io non ho avuto degli incontri specifici con questi funzionari per parlare del tema di Regeni. Questo a mia memoria. Ripeto che sono passati un po' di anni. Permettetemi di usare una formula dubitativa, perché non vorrei dire delle sciocchezze.
  Ricordo che sono atterrata, mi hanno portato da Al-Sisi, con Al-Sisi c'era un'interlocuzione ed era previsto un certo numero di minuti di incontro per preparare i lavori che avremmo avuto il giorno stesso e i giorni successivi. Poi chiesi al Presidente Al-Sisi qualche minuto riservato per parlare della vicenda di questo nostro connazionale che a noi all'epoca risultava scomparso. Non avevo informazioni di altra natura. Credo di ricordare che durante quei minuti di colloquio un po' riservato con il Presidente Al-Sisi rimanemmo solo l'ambasciatore Massari e io, Al-Sisi e un suo funzionario, ma non so dire chi fosse. Credo anche che all'ambasciatore Cospito fosse stato chiesto di uscire dalla stanza. Non ricordo di avere incontrato i funzionari dell'AISE. Non ricordo di averli incontrati con questa finalità. Non posso escludere che fossero presenti in Ambasciata o fossero presenti nella missione.
  La missione al Cairo era preparata da mesi, come tutte le missioni di carattere industriale ed economico. È stata preparata da tutti gli uffici del Ministero, dato che c'erano ipotesi di collaborazione in molti campi, sull'oil & gas, con aziende del settore meccanico e credo anche con aziende che producevano cemento – quindi molte categorie industriali interessanti. Inoltre, vi era la novità del raddoppio del canale di Suez con la ricerca di una migliore comprensione di quelle che potevano essere le attività che, fra il mondo delle imprese italiane e il mondo delle imprese egiziane, potevano essere messe in campo anche rispetto a questa novità.
  Per quanto riguarda le reazioni degli imprenditori italiani purtroppo, onorevole, sono state reazioni che tutti abbiamo avuto nell'immediatezza di un fatto del genere. Ripeto che chiesi all'ambasciatore Massari: «Abbiamo la certezza che si tratti di Giulio Regeni?». Lui mi disse: «Ufficialmente no, non ho questa certezza», perché le autorità egiziane non ci avevano confermato che fosse il corpo di Giulio. Quindi, lui disse: «Noi dovremo dire agli imprenditori italiani che, stante questa notizia che ci è stata data, anche in mancanza di una conferma della sua ufficialità, è opportuno non fare un ricevimento in Ambasciata e iniziamo a considerare la sospensione della visita di Stato». Dopo ho incontrato singolarmente alcuni degli imprenditori, perché è chiaro che abbiamo dovuto dire cosa fosse successo e abbiamo detto proprio quello che era successo, ovvero che avevamo ricevuto questa telefonata, che c'era stato il ritrovamento di un corpo, che temevamo che quel corpo potesse essere il corpo di Giulio Regeni, ma anche che non avevamo certezze ufficiali da parte dalle autorità egiziane, al punto che mi sono recata dalla famiglia per dire che, purtroppo, ci poteva essere questa evenienza.
  Sono poi rientrata in Italia. Il mio dicastero non era deputato a seguire queste questioni, quindi ho continuato a seguire come un normale cittadino le notizie che via via arrivavano. So che l'ambasciatore Massari si recò all'obitorio e temo che già quella sera l'ambasciatore Massari abbia intuito che potesse essere veramente il corpo di Giulio Regeni. Dopo il mio rientro in Italia, ho ricominciato a fare le cose che facevo come Ministro dello sviluppo economico, quindi i tavoli, le crisi e così via, e non avevo nessun tipo di competenza né di attività specifica che potessi compiere in argomento. Non ho avuto contatti privilegiati con altre istituzioni italiane, anche perché, non lo ricordo esattamente, ma temo che dopo il mio rientro non siano Pag. 8mancate molte ore o molti giorni dal riconoscimento di fatto di questo ragazzo, credo fatto nell'obitorio dalla mamma e dalla famiglia. Quindi, dopo il mio rientro non avevo più nessun titolo ad avere informazioni privilegiate di nessun genere.
  Mi sembra che quella sera, dopo aver deciso di sospendere la visita di Stato, parlai anche con il presidente Renzi per informarlo della sospensione della visita di Stato, essendo un atto politicamente importante. Volevo informarlo. Gli avevo detto che la Farnesina, per il tramite dell'ambasciatrice Belloni, era d'accordo, che avevo parlato con il Ministro degli esteri di allora, Paolo Gentiloni, che era d'accordo. Gli dissi: «Sappi che io rientro» e lui mi chiese: «Ne siete sicuri?». Credo che gli dissi: «Matteo, la sicurezza non c'è, perché ovviamente non abbiamo avuto delle notizie ufficiali, ma il timore è forte. Quindi, è evidente che una delegazione di imprenditori italiani domani non si può presentare nei tavoli che avevamo previsto di tenere per fare valutazioni di carattere industriale ed economico con l'Egitto. Abbiamo quindi deciso di rientrare. Sappilo, perché io ho deciso di rientrare, d'accordo con la Farnesina e con l'ambasciatore Massari. Avendo sentito un po' tutti, sappi che noi sospendiamo la visita, che è un atto politico». Lui mi disse: «Bene. Fai bene. Rientra». Spero di avere risposto a tutte le domande.

  PRESIDENTE. Do la parola al vicepresidente Trancassini.

  PAOLO TRANCASSINI(intervento da remoto). Buonasera, grazie per la sua disponibilità. Volevo fare alcune considerazioni insieme a lei, e le faccio insieme a tutta la Commissione, perché, se non ricordo male, quindi chiedo conferma al presidente e anche al collega Pettarin che è molto attento, a me sembra che la storia del ritrovamento ci fu raccontata in maniera diversa se non proprio da fonti della Procura, dallo stesso ambasciatore. Mi sembra di avere capito che quando l'ambasciatore le dice di questo ritrovamento, lui non ha ancora visto il corpo e l'informazione che lui ha avuto è che è stato ritrovato un corpo che presumibilmente è quello di Giulio Regeni, ma che lui non lo ha visto e non l'ha potuto verificare. Poi lei aggiunge che, dopo che avete parlato con i familiari, Massari va all'obitorio. Quindi, secondo il suo racconto, c'è un arco temporale di diverse ore fra la telefonata e il sopralluogo all'obitorio da parte dell'ambasciatore Massari.
  Le faccio questa domanda perché uno dei lati oscuri di questa vicenda – ce ne sono tanti – è proprio il ritrovamento del corpo, ovvero come e dove è stato ritrovato e se il ritrovamento è stato un fatto accidentale. In tutta questa vicenda che vede il governo egiziano e i servizi segreti esposti in prima persona, questo ritrovamento in qualche modo stona. Probabilmente mi ero fatto un convincimento errato, ma ero quasi arrivato alla conclusione che tutto questo fosse stato una sorta di incidente rispetto alla vicenda che riguarda il rapimento prima, la tortura poi e l'uccisione di Giulio, una sorta di incidente perché poi alla fine il corpo è stato in qualche modo ritrovato.
  Se è possibile, vorrei che ci desse qualche precisazione in più, perché, stante quella che è la memoria di altre audizioni, a noi questa cosa è stata raccontata in maniera un po' diversa. Ricordo che l'ambasciatore Massari viene informato, arriva sul posto, pretende di vedere il corpo, non glielo vogliono far vedere, insiste, si avvale di tutta la sua autorevolezza, seppur in un Paese straniero, e alla fine vince quelle resistenze che gli permettono di varcare la soglia e andare a vedere quello che non gli volevano far vedere e quello che solo lui pensava che potesse essere in qualche modo qualcosa di riconducibile al caso. Invece, alla luce di quello che lei ci dice, almeno per me queste cose non stanno esattamente insieme.
  L'altra questione, anche non si tratta di una domanda, ma una considerazione e uno spunto che le fornisco su uno dei temi che cerchiamo di approfondire in questo nostro lavoro di Commissione, è capire se dal 25 gennaio al 3 febbraio sia stato fatto tutto quello che c'era da fare, perché lei ci racconta di una disponibilità ripetuta di Al-Sisi, dal momento che, almeno per quello Pag. 9che è emerso da alcune dichiarazioni, si è capito sin dall'inizio che non c'era questa grande sponda da parte del governo egiziano, della polizia e dei servizi per cercare di capire che fine avesse fatto Giulio Regeni. Una delle domande più scomode, alle quali dovremmo cercare di dare quanta più risposta possibile, anche se mi rendo conto che è molto difficile, è se in quegli otto giorni le autorità italiane e il governo italiano abbiano fatto il possibile per cercare di andare in controtendenza rispetto a quei segnali che arrivavano in maniera univoca e che erano abbastanza chiari, ovvero che il governo egiziano non collaborava e che la mancata collaborazione, in una situazione come quella e con un governo come quello, poteva significare solo e soltanto una cosa, ossia che in qualche modo ne fossero coinvolti.

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Guardi, vicepresidente, io cerco di darvi le mie impressioni personali. Facevo il Ministro dello sviluppo economico, per cui mi trovavo lì nell'ambito di una visita programmata da mesi per alcune opportunità industriali, commerciali, di collaborazione. Qualche giorno prima questo nostro connazionale sparisce al Cairo. È chiaro che mi dicono che quando sarei stata lì, in tutti i colloqui, in particolare con Al-Sisi, avrei dovuto cercare di perorare quello che io immagino che dovesse essere fatto da tutte le altre strutture del Governo italiano, dalla Farnesina ai servizi. Facevo il Ministro dello sviluppo economico e non avevo neanche accesso a certe informazioni. Ed è esattamente quello che ho fatto. Forse vi ho dato la sensazione sbagliata. Arrivo il 3, parlo con Al-Sisi, dicendo: «Presidente, noi iniziamo questa visita industriale ed economica, ma abbiamo un nostro connazionale di cui non sappiamo più nulla da qualche giorno». Lui mi dice: «Farò tutto quello che è in mio potere per darvi le informazioni che chiedete e per risolvere la questione». L'ambasciatore Massari mi chiama alle 18 e mi dice che è stato ritrovato un corpo – vado a memoria – in condizioni che adesso non voglio ricordare dato che sono state tutte ampiamente annotate sui giornali, al margine di un'autostrada in una zona periferica del Cairo. A me non hanno detto: «È stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni», per intenderci. L'ambasciatore Massari mi dice: «È stato ritrovato un corpo». All'ambasciatore Massari lo comunica un qualche esponente non so se del Ministero dell'interno o di quale ministero o di quali servizi egiziani. È ovvio che noi facciamo un «collegamento». Quando lei dice che l'ambasciatore Massari si è recato all'obitorio, io ero già partita. Io non sono andata all'obitorio. Io non ho visto il corpo di questo povero ragazzo, perché ci bastava il dubbio che le autorità egiziane avessero instillato sul fatto che questo corpo potesse avere una qualche relazione con il nostro connazionale ed è lì che decidiamo di interrompere la visita di Stato. Alla mia banale domanda, da mamma: «Ma noi sappiamo che è il corpo di Giulio Regeni?», credo che l'ambasciatore Massari mi abbia risposto che non aveva conferme ufficiali, ma che ci fosse un forte timore.
  Quando arrivo in albergo e mi sto per recare in Ambasciata, l'ambasciatore mi ferma e mi dice: «Non arrivi subito in Ambasciata, ci mettiamo nel mio studio privato senza entrare subito nella parte pubblica dell'Ambasciata, perché, con questa informazione che ci è arrivata, il mio timore è che vi sia un collegamento tra la sparizione del nostro connazionale e il fatto che proprio oggi alle 18 ci abbiano detto che è stato ritrovato un corpo». Io ho chiesto: «Ma è il corpo di Giulio Regeni?» e lui mi ha risposto: «Io non ho informazioni ufficiali».
  Credo di essere partita alle 2 o alle 3 di notte. Non so a che ora sono partita, perché appena si poteva partire l'ho fatto. So che dopo l'ambasciatore si è recato all'obitorio e non so se in quel momento l'ambasciatore all'obitorio abbia avuto, purtroppo, la conferma, come mi sembra di aver letto da qualche resoconto giornalistico. So che quando ho parlato con i genitori – credo ci sia scritto anche nell'audizione dei genitori – noi non abbiamo potuto nascondere che avessimo, purtroppo, forti timori che quel corpo fosse di Giulio Pag. 10anche per le modalità con cui era stato ritrovato, fatalità proprio alle 18, in costanza di una visita che avevo iniziato alle 9 o alle 10 della mattina. Noi non dicemmo ai genitori di Giulio Regeni: «È il corpo di vostro figlio», bensì dicemmo: «Purtroppo non possiamo escluderlo e abbiamo forti dubbi». In quelle ore e in quei momenti non sapevo di più. Rispondo per quello che ho vissuto e per quello che ho visto.

  PRESIDENTE. Grazie, se non ci sono altre domande, ne aggiungerei alcune io. Dottoressa, lei dice che le avevano chiesto di fare riferimento alla vicenda di Giulio Regeni nel suo incontro con Al-Sisi e con tutte le autorità, quindi di chiedere una mano per il ritrovamento di Giulio Regeni. Prima di recarsi in Egitto, lei aveva parlato di questo caso con il Presidente Renzi e aveva ricevuto questa indicazione anche a livello di governo o solo dall'ambasciatore Massari, una volta arrivata al Cairo?

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). No. Io sicuramente avevo ricevuto delle informazioni già da Roma. Sinceramente, se mi chiedete se ho avuto un'interlocuzione personale con l'allora Presidente Renzi, questo non me lo ricordo. Può anche darsi che durante una telefonata il Presidente Renzi...

  PRESIDENTE. O con altri esponenti del Governo?

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). L'ambasciatore Cospito era il consigliere diplomatico del MISE proveniente dalla Farnesina, quindi è chiaro che l'ambasciatore Cospito predisponeva delle note molto ben preparate e dettagliate. Per me era la persona che aveva l'accesso e i contatti con le istituzioni nazionali preposte a darmi tutte le informazioni. Sono partita da Roma con una nota dell'ambasciatore Cospito che mi aveva informato di questa situazione. Se lei mi chiede se ne avevo parlato proprio direttamente con il Presidente Renzi o con il Ministro Gentiloni, questo sinceramente non lo ricordo, perché erano giornate in cui non era così facile farlo. Io partivo con una nota ufficiale che mi aveva preparato l'ambasciatore Cospito, il quale era in contatto con le varie autorità, in primis la Farnesina. Quando sono arrivata al Cairo ho fatto un ulteriore punto con l'ambasciatore Massari, che mi ha sostanzialmente riportato più o meno le note che avevo già e di cui avevo parlato anche in volo con l'ambasciatore Cospito, che era il funzionario del Ministero dello sviluppo economico incaricato di tenere i contatti con tutte quelle che erano le altre nostre istituzioni nazionali, in primis la Farnesina.

  PRESIDENTE. Lei ha detto che la visita era già programmata e rientrava in un calendario di visite istituzionali in altri Paesi. Si ricorda da quanto tempo era già stata programmata?

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Guardi, se mi chiede adesso da quanto tempo era stata programmata, sinceramente non me lo ricordo. Sicuramente erano tutte visite che erano in un calendario di visite istituzionali e che avevano sempre qualche mese di preparazione. Se mi chiedete se questa nello specifico era stata organizzata da un mese e mezzo, da due mesi o da cinque, non lo ricordo.

  PRESIDENTE. Va benissimo questo livello di dettaglio. L'ultima domanda riguarda, se ne ha memoria, cosa successe nei rapporti tra l'Italia e l'Egitto dopo la sospensione della visita e soprattutto dopo l'inchiesta e quello che la triste vicenda di Giulio Regeni ha determinato. Sulla base della sua esperienza al MISE, ha avuto modo di vedere una variazione nei rapporti economici e commerciali con l'Egitto dopo quella visita e quell'accadimento?

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Non posso dire se le singole aziende abbiano continuato ad avere rapporti. Certamente nelle settimane e nei mesi successivi tutti noi, anche al Ministero dello sviluppo Pag. 11economico, seguivamo le dinamiche del ritrovamento del corpo e quindi le decisioni che il Governo italiano prendeva rispetto a rapporti più o meno stretti a livello di sviluppo e di partenariato industriale con l'Egitto. È chiaro che, sospendendo la visita di Stato, una visita economica, si erano interrotti tutti gli incontri e le opportunità di mettere in collegamento le singole aziende italiane con le singole aziende egiziane e nei giorni successivi non li avevamo ripresi. Andando a memoria – voi avete sicuramente più strumenti di me per verificarlo – credo che ci fu anche una nota ufficiale del governo egiziano che si rammaricò del fatto che avessimo deciso di sospendere la visita dal punto di vista economico e industriale. Quindi sì, i rapporti comunque non erano ripresi almeno nelle settimane e nei mesi successivi, come noi avremmo probabilmente pensato se questo accadimento non ci fosse stato. Questo è evidente.

  PRESIDENTE. Bene, io non ho altre domande.

  GUIDO GERMANO PETTARIN(intervento da remoto). Se fosse possibile, io farei ancora una domanda.

  PRESIDENTE. Prego, collega Pettarin.

  GUIDO GERMANO PETTARIN(intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio di nuovo la dottoressa Guidi. Dottoressa, con il cuore le faccio questa domanda e sarà una domanda delicatissima, perché non le chiederò di un fatto, ma le chiederò che lei ci racconti, se se la sentirà, le sue considerazioni, facendo riferimento alla sua esperienza in primissima battuta e la sua esperienza nel dettaglio in particolare. La prego anche di non farsi scrupolo, se dovesse ritenere che non sia opportuno rispondermi, di non farlo e di riservarsi qualsiasi risposta.
  È una domanda in teoria molto semplice, ma molto difficile. Lei avrà ripensato mille volte a quanto accaduto. La situazione è di una dolorosità e di una particolarità tale che credo che siano stati ripetutissimi i momenti in cui lei è ritornata sul punto, ripercorrendo minuto per minuto ciò che le era accaduto. Ha mai avuto la sensazione che lei fosse stata scelta? Che fosse una scelta voluta il fatto di far ritrovare il corpo del povero Giulio proprio a lei e alla sua missione, perché questo in qualche maniera serviva a toccare un punto in cui la sensibilità dell'importanza economica del collegamento che lei rappresentava avrebbe potuto essere un modo per rendere meno rilevante, meno sensibile e meno importante la situazione che si era venuta a creare, soprattutto per culture che hanno un modo di pensare diverso dal nostro? Lei ha mai pensato, o meglio ripensato, che sia stata una scelta espressa il fatto che il corpo fosse stato fatto ritrovare – e mi perdoni per la semplificazione – proprio a lei e non a nessun altro che venisse dal nostro Paese? La ringrazio molto e, naturalmente, mi perdoni per la delicatezza della domanda.

  FEDERICA GUIDI, già Ministra dello sviluppo economico (intervento da remoto). Guardi, Presidente, io non credo che ci siano cose che debbano essere segretate. Io le posso dare un'impressione personale, personale, anche da mamma.
  Quando ho finito l'incontro nella mattina con il Presidente Al-Sisi non so il perché, glielo giuro, ma ho avuto la sensazione che qualcosa sarebbe successo e ovviamente non sapevo che cosa. Il mio auspicio era che questo ragazzo venisse ritrovato in condizioni del tutto diverse da come poi è stato ritrovato. La mia sensazione è che, nel dirmi ripetutamente per tre o quattro volte: «Darò la mia personale e totale adesione al fatto che l'Egitto, eccetera», ho avuto la sensazione del tutto personale che qualcosa sarebbe successo. Non sapevo se sarebbe successo da lì a tre, quattro, cinque o sei ore oppure da lì a due o tre giorni. Non lo so. Le dico che – ripensando tante volte a questa vicenda, come dice lei, uscita da quel primo colloquio con Al-Sisi e quando lui mi ha seguita dopo, alla fine dei lavori pubblici, ribadendomi questa cosa – dentro di me ho pensato: «Probabilmente, potrebbe essere che qualcosa succeda». Non avevo nessun tipo di informazione sul fatto che quello che Pag. 12sarebbe poi successo sarebbe stato un ritrovamento di quel genere. Ho avuto la sensazione che qualcosa avremmo saputo. Circa il fatto che fosse stato in qualche modo tutto calcolato e che quel ritrovamento sarebbe stato fatto durante una visita per un motivo del tutto diverso, non ho mai avuto questa sensazione. Le posso dire quella che è stata una sensazione personale da donna, da mamma, che va lì e che parla con un uomo, con il Presidente, ribadendogli quanto per noi fosse importante sapere che sorte avesse avuto questo nostro ragazzo; e quando lui mi ha detto: «Io mi impegnerò personalmente», dentro di me ho avuto una sensazione del tutto personale, come un lampo, pensando: «Probabilmente, qualcosa sapremo». Le dico la verità, speravo che quello che avremmo scoperto sarebbe stato del tutto diverso, perché pensavo che potesse essere un segnale. Non ho mai messo in correlazione il fatto che ci fosse quella visita per quel motivo con il ritrovamento del povero Regeni.
  Parlando con il Presidente – e credo di averlo anche detto all'ambasciatore Massari – pensai che qualcosa avremmo saputo, non perché avessi fatto o detto cose particolari, naturalmente, ma solo perché la sensazione che avevo avuto è che forse sarebbe successo qualcosa. Ovviamente non mi auguravo quello che poi abbiamo scoperto, speravo ancora che ci potessero dire che lo avremmo riportato a casa. Non avevo però nessun elemento.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Guidi per la relazione e per le risposte puntuali che ha fornito alle nostre domande. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.