XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 86 di Martedì 20 ottobre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del comandante Legione dei Carabinieri Sicilia, Gen. B. Rosario Castello, e del comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli, Ten. Col. Pasquale Starace:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Castello Rosario , Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia ... 3 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 7 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Lorefice Pietro  ... 8 
Castello Rosario , Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia ... 8 
Lorefice Pietro  ... 9 
Castello Rosario , Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia ... 9 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Briziarelli Luca  ... 9 
Castello Rosario , Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia ... 10 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Briziarelli Luca  ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Briziarelli Luca  ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11  ... 11 
Licatini Caterina (M5S)  ... 12 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Lorefice Pietro  ... 12 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Licatini Caterina (M5S)  ... 13 
Starace Pasquale , Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Castello Rosario , Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 

Audizione del Ten. Col. Andrea Li Volsi, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo, e del Ten. Col. Vincenzo Castronovo, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 13 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 14 
Lorefice Pietro  ... 15 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 15 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Trentacoste Fabrizio  ... 17 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Lorefice Pietro  ... 18 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Licatini Caterina (M5S)  ... 19 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 19 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 21 
Briziarelli Luca  ... 21 
Castronovo Vincenzo , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento ... 21 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Trentacoste Fabrizio  ... 21 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 22 
Trentacoste Fabrizio  ... 22 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 22 
Licatini Caterina (M5S)  ... 22 
Li Volsi Andrea , Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del comandante Legione dei Carabinieri Sicilia, Gen. B. Rosario Castello e del comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli, Ten. Col. Pasquale Starace.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le audizioni del comandante Legione dei Carabinieri Sicilia, Gen. B. Rosario Castello e del comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli, Ten. Col. Pasquale Starace. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. In particolare, l'audizione si incentrerà sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Vi sarei grato se voleste fornire alla Commissione eventuali elementi di novità emersi con riferimento anche alle province della Sicilia su cui l'Arma dei Carabinieri ha fornito la documentazione nei mesi scorsi. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Come sapete, noi ci stiamo occupando di tutta la gestione della depurazione delle acque in Sicilia e adesso stiamo analizzando la parte occidentale. Se avete delle segnalazioni che riguardano tutta la Sicilia ovviamente volentieri, però principalmente ci soffermiamo su questo quadrante.

  ROSARIO CASTELLO, Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia. Buongiorno a tutti, sono il Generale Rosario Castello, comandante della Legione Carabinieri Sicilia dal 10 settembre di quest'anno e proveniente dalla legione Basilicata. Uno dei primi interessi da parte del Comando Legione è stato quello di rapportarsi con i reparti specializzati dell'Arma presenti nel territorio. Volevo precisare che l'Arma dei Carabinieri conta sul territorio siciliano ben 420 presìdi, che sono le stazioni Carabinieri presenti in quasi ogni comune della Sicilia. La Sicilia conta 390 comuni. Il Comando Legione dispone dei seguenti presidi territoriali: nove Comandi provinciali, due Gruppi Carabinieri, 52 compagnie e 420 presidi territoriali che sono le stazioni Carabinieri. Ho ricordato questo per dire che la nostra struttura territoriale, capillare sul territorio, è una struttura di riferimento informativo, operativo, investigativo per gli altri reparti dell'Arma che insistono nel territorio della Sicilia. Con questo mi riferisco ai comandi NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) presenti sul territorio. L'Arma dispone nel territorio della Sicilia di due Nuclei, uno con sede a Palermo e uno con sede a Catania. Al di là delle Unità specialistiche presenti sul territorio, lavorano in piena sinergia con i reparti territoriali. L'Arma territoriale si avvale dei reparti specializzati per sviluppare quelle attività e quelle indagini che richiedono una competenza tecnica. Questo vale non solo per l'aspetto ambiente, ma vale per tutti gli altri settori dove l'Arma ha la propria specialità. Pag. 4Mi riferisco ai NAS (Nuclei antisofisticazioni e sanità) presenti sul territorio (sono tre NAS per la Sicilia), ai Nuclei Ispettorato del Lavoro (NIL) e a un reparto agroalimentare presente a Messina con competenza sulla Sicilia e sulla Calabria. Questa è la struttura territoriale specializzata presente in Sicilia. Da un paio d'anni ci avvaliamo anche della competenza specialistica del comparto forestale, che è stato assorbito dall'Arma nel 2016 e che è presente in Sicilia con tre assetti, che sono i Centri anticrimine natura. Sono dei distaccamenti del Comando regione forestale della Calabria, perché in Sicilia non ci sono assetti dell'Arma forestale se non questi distaccamenti che dipendono direttamente da questo Comando regionale della Calabria. Sono tre Centri anticrimine natura ubicati a Palermo, Catania e Agrigento, che hanno al loro interno dei Nuclei specializzati. Si chiamano Nuclei investigativi di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAF). Questo per dire che l'Arma dei Carabinieri si è arricchita ulteriormente di risorse specialistiche nel campo della tutela ambientale, forestale e agroalimentare. Per cui anche quel reparto di cui parlavo prima, il reparto agroalimentare, con sede a Messina, fa parte di queste nuove evoluzioni ordinative dell'Arma per dare nel settore tutela ambientale, forestale e agroalimentare una marcia in più sul controllo e sul contrasto agli illeciti sul piano ambientale, forestale e agroalimentare. Questo è il nostro assetto. È bene che venga riferito perché è vero che l'Arma specializzata è presente sul territorio, ma lavora in stretta simbiosi e collegamento con i reparti territoriali. Le nostre stazioni Carabinieri, 420 sul territorio della Sicilia, sono i presidi di legalità sul territorio. Sono delle sentinelle vigili sul territorio anche sul piano del contrasto agli illeciti ambientali. Questo è lo spaccato che volevo dare dei Carabinieri in Sicilia. I Carabinieri in Sicilia sono 8.300 uomini e donne dell'Arma territoriale, a cui si aggiungono quelli dei reparti specializzati di cui parlavo prima. Questo a significare che le attività svolte dai comparti di specialità, e quindi dal NOE – è qui presente il comandante del Gruppo di Napoli – sono svolte in sinergia con l'Arma del territorio, con i Nuclei investigativi dei Comandi provinciali, con le Aliquote operative delle compagnie, sotto l'egida delle procure competenti e anche dell'iniziativa da parte della tutela ambiente. È un reticolo capillare sul territorio fondamentale per la prevenzione e il contrasto per ogni tipo di reato. Per quanto riguarda le attività svolte dalla tutela ambiente – ne parlerà il collega in maniera più diffusa – è chiaro che c'è l'attenzione sugli impianti dei depuratori presenti nel territorio. Per quello che ho constatato leggendo anche le relazioni del collega, in Sicilia si contano 457 impianti per 390 comuni; per cui c'è una presenza notevole di depuratori. Di questi però meno del 20 per cento opera con autorizzazione. Gli altri sono privi di autorizzazione o hanno autorizzazioni scadute. Parlerà il collega delle attività che hanno in corso. Da quello che ho potuto constatare, attesa anche la mia presenza recentissima in terra di Sicilia, sono depuratori che non danno alcuna affidabilità dal punto di vista funzionale, in primo luogo per la vetustà degli impianti, ma soprattutto per la minor manutenzione ordinaria e straordinaria svolta dalle ditte che li gestiscono. Vi sono poi criticità connesse al sottodimensionamento dei depuratori rispetto all'utenza servita e alla densità di popolazione nel periodo estivo. Mi riferisco a quei depuratori che servono il comune sul lato costiero dove d'estate vi è una cospicua presenza di turisti. Difficoltà nella gestione dello smaltimento dei fanghi prodotti da questi impianti di depurazione. Questi sono gli aspetti che ho potuto intravedere sul conto dei depuratori. È un aspetto chiaramente importante, non solo quello della depurazione o smaltimento delle acque reflue, ma anche quello dello smaltimento dei rifiuti nelle discariche. Sono due obiettivi dell'Arma, soprattutto specializzata, quindi del NOE nei suoi assetti, come dicevo prima, e certamente dell'Arma territoriale che darà il massimo apporto e sostegno a tutte le attività che il NOE porterà avanti nel settore, non mancando di fornire le segnalazioni e le informazioni del caso, anche sulla base della presenza capillare sul territorio.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Intanto ringrazio anche io per la convocazione che ci dà la possibilità di esprimere e Pag. 5raccontare di un quadro di situazione da un punto di vista ambientale nella regione Sicilia. Io sono il comandante del Gruppo tutela ambientale di Napoli. Il mio Comando ha una competenza reale che riguarda tutto il Sud Italia. Il Comando del Gruppo tutela ambientale di Napoli ha compiti di coordinamento dei NOE della Campania, della Calabria, della Basilicata, della Puglia e della Sicilia. Dunque il mio Comando è un po' il terminale di tutte quelle attività investigative e informative che i NOE e l'Arma territoriale definiscono sul territorio capillarmente. È da un po' di anni a questa parte che il nostro Comando, i NOE presenti sul territorio, rappresentano un po' il reparto investigativo di punta dell'Arma dei Carabinieri nel settore ambientale, dal momento che oramai parliamo non più di reati ambientali ma di una vera e propria criminalità ambientale. Gli interessi economici in gioco sono talmente variegati e di grossa entità che non possiamo fare altro che parlare di criminalità economica. Consentitemi soltanto questo inquadramento, poi entriamo nel dettaglio. I NOE si muovono in principal modo attraverso una preliminare attività informativa sul territorio che va a valutare da un punto di vista strategico gli interessi criminali più importanti, per poi puntare con una manovra di tipo investigativo a disvelare quei fenomeni criminali attraverso delle indagini più complesse con gli strumenti che la normativa attuale consente. Con riferimento proprio agli impianti di depurazione, in generale consentitemi di dire che la problematica degli impianti di depurazione siciliana non è altro che una problematica piuttosto comune anche agli impianti di depurazione delle altre regioni del Sud. Come Gruppo tutela ambientale di Napoli stiamo svolgendo – lo dico qui perché ormai è un fatto noto – un'attività molto pregnante sul territorio della regione Campania con riferimento al fiume Sarno, con controlli molto capillari proprio per le problematiche legate alla depurazione delle acque. Con riferimento alla depurazione delle acque noi dobbiamo distinguere una serie di problematiche che vanno a incidere sull'efficienza di questa depurazione. Partiamo da un aspetto importante. Ci sono determinati comuni che non hanno una rete fognaria. Vi lascio immaginare cosa significa. Non avere la rete fognaria significa che gli scarichi delle acque nere confluiscono direttamente nei corsi d'acqua. Ci sono poi quei comuni che hanno la rete fognaria ma questa rete fognaria non è collettata ai depuratori. Significa che, mancando il collettamento al depuratore, senza una preventiva attività di depurazione i reflui fognari finiscono poi all'interno dei corsi d'acqua. Poi ci sono quei depuratori che invece ricevono le acque reflue dei vari comuni perché sono regolarmente collettati, che però sono tarati per una portata tale che non consente un'ottimale depurazione. Mancano nei pressi di questi impianti di depurazione degli indicatori di portata massima. È chiaro che se un depuratore viene realizzato e costruito, faccio un esempio, per 100 mila abitanti equivalenti, poi accade che durante determinati periodi dell'anno oppure durante i periodi di grosse manifestazioni meteorologiche le portate di quei depuratori si trovano a dover subire un ingresso di un flusso d'acqua notevolmente superiore alle loro capacità depurative. Un altro aspetto importante riguarda ciò che esce dall'impianto di depurazione. È chiaro che tutto quello che confluisce negli impianti di depurazione debba subire un trattamento tale che ciò che poi confluisce nei corsi d'acqua rispetti determinati parametri tabellari. Succede che in alcuni impianti di depurazione, oltre a confluire le acque reflue urbane – per «urbane» intendo sia quelle domestiche sia quelle provenienti dalle acque meteoriche, quindi sia le acque bianche sia le acque nere – confluiscono legittimamente autorizzati anche i reflui di alcuni stabilimenti industriali; reflui di stabilimenti industriali che sono autorizzati a scaricare in pubblica fognatura e poi dalla fognatura naturalmente, mescolandosi con le acque nere e con le acque meteoriche, finiscono nel depuratore che dovrebbe provvedere alla depurazione complessiva di queste acque per poi consentire lo scarico nel corpo idrico superficiale. Significa che, oltre ai parametri biologici, molto spesso nella pubblica fognatura, quindi nel depuratore, confluiscono anche acque contenenti parametri chimici di altra entità provenienti dalle attività industriali. Vi faccio un esempio, giusto per comprendere Pag. 6 la problematica. In Campania ci sono le concerie di Solofra, le aziende conserviere, le aziende che trattano rifiuti. Tutto questo poi confluisce all'interno di quei 4-5 depuratori che ci sono e che poi dovrebbero effettuare questa attività di depurazione che avviene in maniera molto superficiale. Poi ci sono addirittura zone dove per la scarsità di corsi d'acqua vengono utilizzate queste cosiddette «trincee drenanti». Non essendoci il corso d'acqua, vengono scavate delle trincee dove gli scarichi dei depuratori dovrebbero confluire. Ma in questo caso la problematica che si presenta è il cattivo assorbimento del terreno che può comportare molte volte delle tracimazioni di quello che viene scaricato sul suolo. Queste sono le problematiche prettamente relative alla depurazione delle acque. Nell'ambito degli impianti di depurazione c'è un'altra problematica che rappresenta per noi un interesse molto rilevante e che riguarda i fanghi che vengono prodotti. Ciascun impianto di depurazione, se funzionasse regolarmente, produrrebbe un quantitativo di fanghi di depurazione non indifferente. Cosa succede in alcuni di questi impianti? In alcuni di questi impianti è chiaro che il fango di depurazione, per raggiungere la sua forma cosiddetta «palabile», quindi essiccata, e poter essere poi avviato a tutta una serie di lavorazioni, è necessario che venga estratto dagli impianti di depurazione, essiccato e reso lavorabile. Ci sono determinati impianti di depurazione che per evitare la produzione di questi fanghi, che comporterebbe poi dei costi di smaltimento e di lavorazione, non li estraggono dagli impianti di depurazione. Quindi, gli stessi fanghi vengono smaltiti attraverso la condotta nei corpi idrici superficiali. Ce ne accorgiamo da una serie di attività e di controlli quantitativi fatti sugli impianti di depurazione, dove in percentuale la produzione per ogni portata di scarico dovrebbe corrispondere a un certo quantitativo di fanghi che poi noi rileviamo. Dunque, c'è il problema dello smaltimento di questi fanghi che dovrebbero poter essere utilizzati per la produzione del compost, questo famigerato ammendante per l'agricoltura. Due sono le strade per produrre il compost: attraverso la lavorazione della frazione umida del rifiuto solido urbano laddove ci fosse una raccolta differenziata talmente spinta da produrre una frazione umida molto pura, ma è difficile che accada, oppure attraverso questi fanghi di depurazione, ma solo quelli provenienti dalla depurazione delle acque domestiche; infatti, è chiaro che la produzione dei fanghi, che rappresentano una sorta di filtro delle acque depurate, assorbono il contaminante che si trova nelle acque. Fin quando si tratta di acque domestiche, allora bene. Il contaminante biologico non è altro che un batterio, l'Escherichia coli, che svolge la sua funzione nel procedimento di concimazione del terreno. Ad ogni modo, nel momento in cui confluiscono in questi impianti di depurazione anche le discariche industriali, è chiaro che quel fango risulta contaminato anche da altri parametri che non possono essere assolutamente utilizzati per lo spandimento in agricoltura. Escluso il processo di realizzazione dell'ammendante, la strada da seguire per questi fanghi è la discarica. Sono pochi gli impianti che riescono ad accettare questa tipologia di rifiuto, il che comporta il trasporto su gomma di questi rifiuti in giro per l'Italia – in questo caso parliamo della Sicilia – dalla Sicilia alla Calabria. Noi abbiamo attività in corso in cui si evidenziano questi viaggi di automezzi dalla Sicilia, dalla Calabria ad altre regioni di Italia e viceversa di fanghi provenienti dagli impianti di depurazione. Ecco che a quel punto la libera circolazione sul territorio finisce per favorire questi traffici illeciti per quanto riguarda questo tipo di rifiuto. Ho trattato la questione in generale, mentre per quanto riguarda l'aspetto particolare abbiamo visto che le problematiche non si discostano da quello che finora ho detto in maniera generica. Ci sono determinate situazioni in cui gli impianti di depurazione tuttora esistenti e in funzionamento sono tarati per portate di gran lunga inferiori rispetto agli abitanti equivalenti. C'è addirittura un vecchio impianto della zona Nord di Palermo tarato per 100 mila abitanti equivalenti che dovrebbe servire 500 mila abitanti equivalenti. Vi lascio immaginare che tipo di depurazione può fornire. Questo vale anche per tanti impianti della provincia di Trapani e della provincia di Agrigento. Su Agrigento un fatto noto è che il NOE di Palermo qualche Pag. 7 tempo fa ha sequestrato undici depuratori. Cosa significa «sequestrare un depuratore»? È impossibile sequestrare un depuratore e chiuderlo per evitare che inquini, perché si fa un danno alla cittadinanza e alla gestione delle acque di scarico dei comuni. Lo si affida solitamente ad amministratori oppure agli stessi gestori con una serie di prescrizioni da ottemperare affinché l'impianto venga fatto oggetto di manutenzione di un certo tipo in modo da renderlo idoneo a un determinato trattamento. La problematica in questo caso è di carattere economico, mancano i fondi che vengono spesso reclamati dagli enti gestori degli stessi comuni per l'adeguamento di questi impianti. Poi parliamoci chiaro: un altro aspetto importante concerne le sanzioni. La maggior parte degli scarichi fuori tabella comporta una sanzione amministrativa, soprattutto se si tratta di scarichi di acque reflue urbane e domestiche. Ma anche gli stessi scarichi industriali, nel momento in cui confluiscono in pubblica fognatura e si mescolano alle acque reflue urbane, diventano scarichi urbani, quindi sottoposti a tutta la normativa che li riguarda. C'è una serie di problematiche molto simili tra tutte le regioni. Questo l'ho constatato dal mio osservatorio «privilegiato», visto che ho la possibilità di avere un quadro delle varie regioni.

  PRESIDENTE. Grazie. Non si è ancora prenotato nessuno. Vi invito sempre a farlo durante il corso dell'audizione. Innanzitutto, do il benvenuto alla senatrice Nisini, un nuovo membro della Commissione, e le auguro buon lavoro. Onorevole Patassini, prego.

  TULLIO PATASSINI. Grazie. Ringrazio il Generale e il Colonnello per la relazione e per la disponibilità dimostrataci. Non è più così scontato di questi tempi poter svolger un'audizione in presenza, che è importante anche per avere un contatto diretto con gli auditi e con chi si trova a lavorare tutti i giorni sul territorio. Siccome oggi l'argomento è la Sicilia, io in generale volevo fare una domanda. Apprezziamo molto, signor Colonnello, la relazione che ci ha illustrato e che descrive la situazione dei depuratori, il loro sviluppo. Cortesemente, ci può evidenziare dei casi specifici, concreti? Infatti, alcuni depuratori che non funzionano sono già noti da tempo e altre situazioni di inadeguatezza sono già state evidenziate. Addirittura, in qualche caso, siamo in presenza di una procedura di infrazione europea aperta sulla questione delle acque reflue. Le chiedo se rispetto alla situazione che si registrava qualche tempo fa vi sono stati degli interventi specifici e, se sì, in cosa si sono sostanziati.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Su questo aspetto faccio riferimento essenzialmente alle attività portate avanti dal reparto da me diretto, dal NOE di Palermo nello specifico. Per quanto riguarda il NOE di Palermo, le attività svolte hanno riguardato il complesso di alcune province. Al momento, l'attività più grossa portata a termine dal NOE di Palermo, refertata e posta all'attenzione dell'autorità giudiziaria, è quella relativa all'agrigentino che ha portato al sequestro di undici depuratori per sforamento dei limiti tabellari legato al loro cattivo funzionamento. Vi è poi lo smaltimento dei fanghi effettuato attraverso le stesse condotte e infine l'imposizione degli oneri di depurazione, un aspetto che riguarda violazioni relative a una serie di depuratori dell'agrigentino. Questo è un dato certo perché si riferisce a un lavoro già portato a termine.

  PRESIDENTE. Relativamente agli undici impianti dell'agrigentino non si può pensare di risolvere il problema sequestrando e chiudendo; anzi, l'obiettivo del sequestro con facoltà d'uso è quello di apportare delle migliorie compatibili con le prescrizioni, con i soldi e con il tempo. Attualmente, qual è la situazione?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Attualmente gli impianti sono affidati a degli amministratori nominati dalla procura che li gestiscono. È chiaro che gli interventi comportano una serie di spese, e Pag. 8al momento non mi risultano miglioramenti sostanziali, ma mi riservo di fornivi dati più puntuali al riguardo. Oltreché su Agrigento il NOE si sta concentrando anche su altre province ove più o meno da un punto di vista generale la situazione è la stessa. Adesso, ad esempio, si stanno effettuando dei controlli sul comprensorio della provincia di Enna. La situazione non si discosta molto da quella registrata nella provincia di Agrigento anche perché, come diceva il signor Generale, molti impianti di depurazione non hanno l'autorizzazione, a volte perché scaduta a volte perché non viene proprio rilasciata dall'organo preposto causa malfunzionamento degli stessi. È lo stesso ente regionale a negare l'autorizzazione dopo il sopralluogo tecnico effettuato dell'Arpa.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Rivolgo un grazie al presidente, al Generale e al Colonnello. Volevo avere maggiori delucidazioni sulle risorse messe in campo. Dalle tre missioni in Sicilia che la Commissione ha già svolto è emerso, almeno dal mio punto di vista, che il NOE di Catania e di Palermo, può contare su un numero talmente esiguo di unità che spesso è materialmente impossibilitato a operare. Per questo motivo la invito a fornirci i dati relativi agli ultimi tre o cinque anni sull'effettivo lavoro svolto sul campo. Nel 2019, se non ricordo male anche grazie all'intervento del Ministro Costa, il Gruppo tutela ambiente è stato aumentato di 50 unità utilizzate sul campo solo per la risoluzione dei problemi legati alla Terra dei fuochi nella regione Campania. In merito alle esigue unità sul campo voi cosa pensate di fare? State pensando a un loro potenziamento? Ora non ricordo precisamente i numeri, forse sono otto su Palermo e nove su Catania o viceversa. Sono numeri veramente esigui. Vi voglio poi rappresentare la situazione palesemente fuori norma riscontrata dalla Commissione durante l'ultima missione in Sicilia e relativa al depuratore di Balestrate in provincia di Palermo. A tale sopralluogo erano presenti anche due unità del NOE, il Tenente Catarella e un altro sottoufficiale, e alcuni rappresentanti dell'Arpa Sicilia. Sulla carta il depuratore in questione risultava operativo e funzionante e a relazionare sulla situazione contingente è stata solo l'Arpa, tant'è che noi come Commissione abbiamo dovuto redigere una seconda relazione integrativa posta poi all'attenzione della procura della Repubblica di Palermo. Come Comando territoriale ritenete opportuno effettuare una verifica contestuale?

  ROSARIO CASTELLO, Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia. Volendo rassicurare la Commissione faccio presente che, al di là del personale a disposizione, i NOE di Palermo e di Catania, così come tutti i NOE di Italia, lavorano a stretto contatto e in sinergia con il Nucleo investigativo provinciale e sono forti di unità consistenti. Non è pensabile che alle indagini sugli illeciti, sul ciclo dei rifiuti, che partono dai servizi di raccolta, trasporto, trattamento, smaltimento, con tutti i rischi di infiltrazioni delle organizzazioni mafiose, il NOE possa lavorare da solo. Si costruiscono dei Gruppi di Carabinieri dell'Arma specializzati per condurre le indagini a 360 gradi sul particolare aspetto che si vuole attenzionare; tutto ciò, sotto la direzione della procura ordinaria o distrettuale, a seconda del tipo di valenza dell'organizzazione. Questo per dire che l'Arma dispone di questi gruppi di specialità affinché possano unirsi e lavorare assieme ai reparti del territorio. I numeri sono esigui, dodici unità per Palermo e otto per Catania, ma si tratta di specialisti che si inseriscono nei nuclei investigativi per condurre attività investigative che comportano numerosi impegni. Ogni attività, sia tecnica sia sul territorio, richiede un numero consistente di uomini, motivo per cui i nuclei non sono certamente da soli, ma arricchiscono con la loro specialità le indagini di Polizia giudiziaria che vengono condotte d'intesa con i Nuclei investigativi dei Comandi provinciali. Dico «d'intesa» perché parliamo sempre di Carabinieri. I NOE sono Carabinieri specializzati; i NAS sono Carabinieri specializzati; i NIL sono Carabinieri specializzati. Tutti lavorano in strettissima intesa, sono Pag. 9integrati e congiunti con i Carabinieri dei Nuclei investigativi o con i Carabinieri delle Aliquote operative delle compagnie, a seconda dell'attività che viene svolta. Sui numeri mi sento di dare un segnale di rassicurazione e di tranquillità perché c'è un apparato investigativo poderoso che viene messo in campo per l'indagine di contrasto agli illeciti ambientali. A tutto il personale su menzionato si aggiungono i reparti dei Carabinieri forestali, ancorché non presenti in Sicilia perché non c'era il Corpo forestale dello Stato. Abbiamo fatto sì che delle unità, degli assetti della Calabria venissero distaccati in Sicilia per avere un'ulteriore presenza di unità specializzate nella lotta agli illeciti ambientali.

  PIETRO LOREFICE. Generale, può specificare il numero dei distaccati dalla Calabria per quanto riguarda il Gruppo forestale?

  ROSARIO CASTELLO, Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia. Per quanto riguarda i distaccati dalla Calabria a me risultano 30 unità a Palermo, 17 a Catania e 7 ad Agrigento. Questi sono i Centri anticrimine natura, assetti in Sicilia, ma dipendenti dal Comando regione forestale della Calabria. Al loro interno hanno il Nucleo NIPAF, Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale, e il Nucleo CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora) per la tutela della flora e fauna in via di estinzione.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Posso aggiungere una cosa, presidente? Con riferimento ai numeri dei NOE, onorevole – non dico niente di nuovo – si sta svolgendo proprio in questi giorni un ennesimo corso online per nuovi addetti ai NOE. È stata fatta un'interpellanza. In questi giorni è in atto il corso. Al termine del corso vi sarà un certo numero di militari, superiore alle 40 unità, che verranno distribuiti ai NOE sul territorio. È vero che da un punto di vista numerico non possiamo equipararci all'Arma territoriale, ma perderemmo il nostro senso di specialità e non saremmo più speciali. Siamo specialisti ma, comunque sia, ogni anno è in atto il corso online. Al termine di questo corso a gennaio verranno destinate delle unità a livello nazionale. Posso dire, senza timore di essere smentito, che alcune unità verranno destinate anche ai NOE e alla Sicilia senz'altro. Questo glielo posso dire perché è in corso in questi gironi. Non le dico niente di nuovo. Quando poi ci sono le indagini di maggiore spessore, coordinando tutti questi NOE ho nella mia disponibilità un centinaio di uomini. Laddove le attività sono particolarmente pregnanti e richiedono l'intervento di uomini mi è capitato spesso da quando sono arrivato a gennaio di spostare delle unità, senza considerare poi il rinforzo naturale che viene dalla territoriale. Spero di averle risposto.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al vicepresidente Briziarelli, per quanto riguarda Agrigento avevo chiesto del sequestro degli undici impianti di depurazione.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Sì, sì, sono tutt'ora in quello stato.

  PRESIDENTE. Senatore Briziarelli.

  LUCA BRIZIARELLI. Intanto vorrei unirmi ai ringraziamenti rivolti ai nostri ospiti, non solo per essere presenti qui oggi, ma anche per l'attività che svolgono e che rende onore oltre all'Arma, alle istituzioni e a tutti quei cittadini che vivono situazioni di difficoltà in ogni parte d'Italia. Al riguardo, mi permetto di manifestare grande compiacimento per l'operazione svolta il 16 ottobre scorso che ha portato a sequestri preventivi relativi all'inquinamento del fiume Sarno. Mi sono permesso di inviare ai colleghi una proposta di mozione da sottoporre all'Aula del Senato proprio per richiedere il potenziamento del NOE in Sicilia e questo non perché sia sottodimensionato o perché non stia svolgendo un lavoro assieme all'Arma nel suo complesso, ma perché a fronte di 50 unità assegnata alla Campania per la Terra dei fuochi ritenevamo Pag. 10 fosse possibile prevederne alcune anche per la Sicilia. So che attualmente si sta pensando di costituire un gruppo anche per Caltanissetta. Volevo chiedere conferma di questo e anche qualche anticipazione riguardo alla struttura che si è pensato di dare a tale gruppo. Volevo poi sapere quali sono le attività di prevenzione e di contenimento portate avanti a prescindere da quello che la magistratura richiede all'Arma relativamente ai crimini ambientali. Il Comandante ha detto che attualmente siamo in presenza di una criminalità ambientale che ragiona in termini strutturati, organizzati e di business. Al riguardo, volevo sapere se si sta andando verso una nuova emergenza rifiuti in Sicilia. Allo stato attuale c'è il blocco di Bellolampo poiché non c'è stato ancora l'avvio della settima vasca né il via libera a sormontare la sesta, inoltre si registra la carenza di spazio su Motta Sant'Anastasia. Questa situazione potrebbe comportare il trasferimento dei rifiuti in altre zone d'Italia? Qual è la sensazione che vivete voi sul territorio?

  ROSARIO CASTELLO, Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia. Lei ha detto bene: l'interesse dell'Arma è contrastare ogni forma di criminalità. Certamente quella ambientale è un'emergenza, ma lo è sempre stata perché le indagini delle operazioni svolte negli anni in questo settore dimostrano come ci sia stato e ci sia l'interesse delle organizzazioni a trarre profitto dalla gestione dei rifiuti. Ecco perché è importante che insieme agli specialisti ci sia quella componente territoriale investigativa che possa dare il massimo contributo in termini di indagini puntuali sui reati contro la pubblica amministrazione e contro il patrimonio; gli illeciti ambientali, lei lo sa meglio di me, si accompagnano a tante fattispecie di reato contemplate nel nostro Codice penale. Per i reati ambientali ci sono gli specialisti, ma poi subentrano i Carabinieri dei Nuclei investigativi per tutti gli altri aspetti riguardanti le violazioni del Codice penale. L'attenzione è notevolissima sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata e alla criminalità mafiosa e certamente questo è uno degli aspetti che permangono all'attenzione dell'Arma sul territorio.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. L'attività delegata e l'attività d'iniziativa sono due delle forme attraverso le quali il NOE viene attivato. Io sono arrivato a gennaio del 2020. Una delle strategie che personalmente ritengo importante consiste nel far partire le attività a seguito di nostre attività informative. È essenziale che l'organo di Polizia giudiziaria, per un particolare settore investigativo di interesse, definisca una strategia da portare poi all'attenzione dell'Autorità giudiziaria. Riguardo al fiume Sarno una volta i controlli venivano effettuati step by step sulla base di segnalazioni relative a eventuali violazioni da parte di singoli. Questa volta l'approccio è stato diverso, infatti prima di iniziare con questo tipo di attività investigativa abbiamo effettuato un monitoraggio a tappeto di tutte le attività produttive che insistono lungo il corso del fiume Sarno. Le abbiamo suddivise per tipologia (industrie conserviere, industrie conciarie, impianti di trattamento rifiuti, piccoli artigiani, aziende agricole) non trascurando nemmeno gli aspetti relativi agli scarichi dei reflui civili. Fatto questo assieme ai Carabinieri forestali abbiamo creato una task force finalizzata a controllare tutte le aziende in maniera unitaria presenti sul fiume: stiamo andando avanti così dalla fine del lockdown. Fino adesso abbiamo controllato 290 aziende, sequestrato una settantina di scarichi abusivi, denunciato una novantina di persone. Proprio in virtù di questa strategia, sposata in pieno anche dalle procure di Torre Annunziata, di Nocera e di Avellino – le tre procure competenti lungo il corso del fiume Sarno –, per dare un segnale si è arrivati al sequestro delle aziende che pur fatte oggetto di prescrizioni hanno continuato a porre in essere attività illecite. Diverso atteggiamento si è tenuto nei confronti delle aziende che hanno dimostrato l'intenzione di sistemare le cose mettendo fine alle loro inefficienze.

  PRESIDENTE. Bene, torniamo alla Sicilia.

Pag. 11

  LUCA BRIZIARELLI. Che lei sappia questa strategia adottata per il fiume Sarno era già stata presa in considerazione? È ripetibile? Relativamente alla reiterazione del reato la normativa già consente lo strumento del sequestro alla magistratura?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. È chiaro che il primo step è il tipo di violazione ravvisata. Nel caso in cui in sede di primo controllo viene cementato uno scarico e poi in sede di secondo controllo quello stesso scarico cementato viene riattivato, allora lì c'è il pericolo di reiterazione del reato e ricorrono tutti gli elementi per poter procedere. Questo fermo restando, come ho detto, l'esistenza di tutti i presupposti giuridici.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda invece la Sicilia...

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. L'altro aspetto che mi aveva evidenziato l'onorevole riguardava i rifiuti solidi urbani.

  LUCA BRIZIARELLI. La strategia adottata con successo per il fiume Sarno è già stata replicata per altri corsi d'acqua?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Io ritengo che sia sicuramente replicabile. Se l'abbiamo adottata per un target penso che possa essere adottata anche per tanti altri target.

  PRESIDENTE. Quindi in Sicilia ancora non si stanno monitorando...

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. A tappeto, così, attraverso questo tipo di attività ancora no. Per adesso lo stiamo facendo sicuramente per quel determinato fiume.

  PRESIDENTE. Senatrice Nugnes.

  PAOLA NUGNES. Prima due domande che non intendono essere assolutamente polemiche, ma conoscitive. Le 100 unità individuate per il Sud comprendevano solo i NOE o anche i Carabinieri forestali?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Io ho fatto riferimento ai componenti dei dieci NOE alle mie dipendenze. Per la Campania i NOE di Napoli, Salerno e Caserta, per la Puglia quelli di Bari e di Lecce...

  PAOLA NUGNES. Sì, diceva 100 unità. Mi chiedevo se queste 100 unità comprendono anche i Carabinieri forestali o solo i NOE.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Solo i NOE per tutto il Sud Italia.

  PAOLA NUGNES. Ho capito, ma esiste un dato complessivo? Sinceramente sarei interessata anche a sapere se rispetto al 2016 i Carabinieri forestali sono in numero maggiore o minore. Può inviarmi questo? Lei ha fatto una disamina molto chiara e articolata circa la complessità della questione del Sarno, però mancano i numeri. Per esempio, le 247 attività setacciate a giugno sono tutte attività del territorio? In che percentuale? A luglio si è detto che molti comuni sono stati collettati, al riguardo si può avere un chiaro schema della situazione?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Senatrice, in parte le posso già rispondere. A giugno è stato individuato soltanto un certo numero di aziende.

  PRESIDENTE. Scusate se vi interrompo sull'ordine dei lavori. Vorrei che chiudessimo sulla Sicilia anche se la questione legata al fiume Sarno è molto interessante e sicuramente ci ritorneremo.

  PRESIDENTE. Onorevole Licatini.

Pag. 12

  CATERINA LICATINI. Buongiorno. Oltre alle risorse umane utilizzate qualche tipo di strumentazione o tecnologia per le vostre attività di indagine?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. In generale gli strumenti investigativi sono tanti. Intanto, ubicato presso il Gruppo di Napoli e alle dipendenze del Vicecomandante del tutela ambiente di Roma, c'è un reparto, il CED (Centro di elaborazione dati). La denominazione può far credere che si tratti solamente di una banca dati comprensiva di tutti i dati riferiti alle attività del NOE; in realtà, il CED contempla anche due unità specializzate nell'utilizzo di determinate strumentazioni. I magnetometri, ad esempio, attraverso le differenze di calore consentono di individuare nell'ambito di un'area ben delimitata la presenza di rifiuti metallici abusivamente interrati nel sottosuolo. Per quanto riguarda invece gli scarichi idrici abusivi utilizziamo una sorta di colorante, una polverina che dà una colorazione particolare all'acqua. Si tratta di uno strumento di prova che viene utilizzato quando già si è in possesso di prove certe circa la responsabilità di un'azienda.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Colonnello, integro la domanda della collega. Oltre ai magnetometri e ai traccianti che servono a individuare l'origine dello scarico, disponete di altre apparecchiature sul campo? Vi fate affiancare direttamente dalle Arpa o avete dei laboratori specializzati convenzionati? Lei ci ha anche parlato delle sanzioni amministrative ai depuratori fuori norma. Quanti di questi illeciti rientrano nella fattispecie del reato ambientale punito dall'articolo 452-bis del codice penale?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Come organo tecnico noi ci avvaliamo sempre del pregevole supporto fornito dal personale Arpa. Quest'ultimo opera anche di propria iniziativa, ma noi come Comando Carabinieri tutela ambiente ce ne avvaliamo per le analisi dei vari campioni di rifiuti, di acque e via discorrendo, infatti non disponiamo di nostri laboratori per lo svolgimento di queste specifiche attività. Relativamente alla successiva domanda, la sanzione penale scatta nel momento ci si trova in presenza di determinate sostanze contenute in un allegato al decreto legislativo n. 152 del 2006: si tratta di sostanze di particolare tossicità o pericolosità come il mercurio e il cromo. Solo in quel caso lo scarico, abusivo o autorizzato ma comunque fuori tabella, comporta una sanzione penale con denuncia all'Autorità giudiziaria. Laddove, invece, si tratti di scarichi di acque reflue urbane che presentano sforamenti legati al carattere biologico delle sostanze – ad esempio, l'Escherichia coli – la sanzione prevista è soltanto di tipo amministrativo. Con riferimento, invece, alla configurazione del reato di inquinamento ambientale, è chiaro che la fattispecie non può configurarsi se riferita ad un singolo scarico abusivo.

  PRESIDENTE. Com'è la situazione per ciò che concerne Acqua dei Corsari?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Io posso riferire su quello che è stato fatto in generale dal NOE di Palermo. L'attività svolta dal NOE di Palermo riguarda uno dei vari impianti che ci sono nella città di Palermo, e non siamo in presenza di quello messo peggio secondo quanto mi è stato riferito dai miei collaboratori. Comunque sia, si tratta di un impianto per cui si prevede addirittura un raddoppio di portata in riferimento alla depurazione. A breve si passerà da circa 440 mila abitanti equivalenti a 880 mila, al fine di garantire la depurazione di tutte le acque reflue urbane di Palermo. Così facendo si andrebbe anche a colmare la carenza del depuratore riferito alla parte Nord.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda gli agglomerati più grandi come Palermo, cosa mi può dire riguardo alla miscelazione dei reflui urbani e industriali?

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Pag. 13 Ogni attività industriale dovrebbe avere un suo impianto di depurazione che provveda a un'iniziale depurazione delle acque reflue legate al processo produttivo. Solo dopo questa fase le aziende sono autorizzate a scaricare i reflui rientranti nei parametri tabellari in pubblica fognatura. Noi non disponiamo però di un quadro abbastanza preciso di tutte le attività produttive in Sicilia che effettuano la depurazione in maniera corretta.

  PRESIDENTE. Onorevole Licatini.

  CATERINA LICATINI. Nel ricordare i problemi dei depuratori di Balestrate e di Borgetto, vorrei sapere se esiste un elenco aggiornato degli impianti che ad oggi sono spenti, in stato di bypass o che comunque non funzionano.

  PASQUALE STARACE, Comandante del Gruppo Carabinieri tutela ambientale di Napoli. Penso che sia un elenco acquisibile. Al momento non dispongo di questi dati, ma sicuramente mi farò parte in causa e chiederò ai NOE di Palermo e di Catania di attivarsi in modo tale da averli il prima possibile.

  PRESIDENTE. Bene, non ci sono altre domande. Io vi ringrazio e vi annuncio che presto ci rivedremo in Sicilia.

  ROSARIO CASTELLO, Comandante Legione dei Carabinieri Sicilia. Grazie. Le assicuro la disponibilità da parte dell'Arma sia presso questo palazzo sia presso i siti che andrete a visitare in Sicilia e in ogni parte di Italia.

  PRESIDENTE. Grazie.

Audizione del Ten. Col. Andrea Li Volsi, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo, e del Ten. Col. Vincenzo Castronovo, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Tenente Colonnello Andrea Li Volsi, del Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo, e del Tenente Colonnello Vincenzo Castronovo, del Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento, che ringrazio per la presenza. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento del sistema delle acque reflue urbane e industriali della Regione siciliana su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. In particolare, l'audizione verterà sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Vi sarei grato se voleste fornire alla Commissione eventuali elementi di novità emersi nel corso delle vostre attività di indagine oltre a quello segnalato. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito, dunque, i nostri ospiti a farci una relazione per quanto riguarda le loro competenze territoriali.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Grazie, signor presidente. Buongiorno, signori senatori e signori onorevoli. Il Centro anticrimine natura di Palermo è una delle tre articolazioni presenti in Sicilia dell'assetto forestale dell'Arma dei Carabinieri. La sua istituzione è relativamente recente perché nell'attuale configurazione risale al 1° giugno del 2017. È un reparto che, come diceva il signor Generale poc'anzi, è composto da 30 unità, di cui 21 impiegate nei servizi del cosiddetto «Nucleo CITES», che riguardano tutti quei reati a tutela della flora e fauna in via d'estinzione, ma anche tutti i reati a danno degli animali lato sensu intesi. Ci sono delle motivazioni di carattere anche storico, naturalistico e di biodiversità tali che hanno richiesto e suggerito di istituire un Nucleo comunque di dimensioni corpose, perché sono 21 unità che hanno competenza su Palermo, Trapani, Caltanissetta e Agrigento. Poi, come è stato accennato poc'anzi, altre 7 unità si occupano di reati di natura ambientale. Di diversi reati si occupa il NIPAF, il Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale. Come vedete, già dalla sua definizione si comprende che vi sono tre ampi campi di indagine: il settore agroalimentare, il settore ambientale e il settore forestale. Le 7 unità esplicano la loro competenza Pag. 14 sui territori di Palermo, Trapani ed Enna. Già nel Corpo forestale dello Stato esistevano dei piccolissimi reparti in Sicilia che si occupavano prevalentemente della Convenzione di Washington, la cosiddetta «CITES». Dal momento dell'assorbimento del Corpo forestale all'interno dell'Arma dei Carabinieri è stato istituito non solo il Centro anticrimine natura di Palermo, ma anche il Centro anticrimine natura di Agrigento, comandato dal collega che siede al mio fianco, e il Centro anticrimine natura di Catania. Si tratta di reparti che non esistevano e che oggi si occupano in Sicilia di competenze che storicamente, prima dell'assorbimento nell'Arma dei Carabinieri, venivano attribuite al Corpo forestale della Regione siciliana che continua a esistere con le sue 350-400 unità dislocate sul territorio. Il nome stesso, «NIPAF», richiama tre distinte tipologie di reati. Quelli che ci interessano in questa sede sono i reati ambientali e ancor di più le attività connesse al sistema delle acque reflue industriali e dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Chiaramente queste attività non costituiscono il 100 per cento della nostra azione perché, come ben espresso nella relazione che vi abbiamo trasmesso, effettuiamo oltre mille controlli l'anno spalmati su 50-60 fattispecie penali e irroghiamo almeno 100 sanzioni amministrative nello stesso arco temporale. Riguardo al settore delle acque reflue ci sono state delle operazioni a carattere nazionale il cui sviluppo è stato chiesto dal Comando di vertice o a seguito di segnalazioni provenienti da associazioni ambientaliste o da singoli cittadini. Inoltre, questa forse è la forza principale dei nostri reparti così esigui di numero, ma presenti sul territorio, anche l'Arma territoriale rileva dei possibili illeciti ambientali e chiede il supporto e l'intervento dei reparti Carabinieri forestali per gli accertamenti del caso. Come è stato rappresentato l'interesse relativo al settore dei rifiuti, in particolare alle acque reflue, nella maggior parte dei casi ha riguardato attività poste in essere da stabilimenti industriali dotati di impianti di depurazione propri, o attività totalmente sprovviste di depuratori, attività sprovviste di autorizzazione allo scarico industriale, attività sprovviste di collettamento con la rete fognaria. Parliamo di officine metalmeccaniche ubicate all'interno di siti Natura 2000, cioè di riserve naturali orientate, di aree importanti dal punto di vista naturalistico al cui interno sorgevano stabilimenti industriali senza alcun tipo di autorizzazione, senza alcuna autorizzazione allo scarico, senza emissioni in atmosfera, che rilasciavano residui di verniciatura, residui di lavorazione del ferro nei canali di collettamento. Parliamo delle Saline di Trapani, un'area di interesse pregevole dove viene realizzato un prodotto agroalimentare, il sale marino.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Grazie, presidente. Buongiorno, signori onorevoli e senatori. Io sono il Tenente Colonnello Vincenzo Castronovo, comandante del Centro anticrimine natura Carabinieri di Agrigento che ha competenza su tre province: Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. Come diceva il collega Li Volsi, abbiamo una tripartizione delle nove province della Sicilia, per cui Catania, Palermo, Sicilia occidentale e orientale. Questa parte sudorientale della Sicilia compete al Centro anticrimine di Agrigento. Il Centro anticrimine di Agrigento, in realtà, è meno articolato perché non si occupa dell'attività CITES, ma fondamentalmente dell'applicazione quasi totale del Testo unico ambientale, quindi del decreto legislativo n. 152 del 2006. In realtà, abbiamo svolto attività un po' più complesse su delega di indagine. Nella relazione inviata ho già fatto cenno a una delle attività un po' più particolari che abbiamo affrontato nell'arco di un periodo abbastanza lungo di indagine. Mi riferisco al depuratore di Lampedusa. Come potete intuire questo ha avuto un certo riverbero dal punto di vista dell'impiego dei fondi pubblici stanziati per il riadattamento, cioè per il rifunzionamento e la messa in conduzione del vecchio depuratore, allorché tra il 2012 e il 2013 venne vandalizzato e di fatto reso inutilizzabile; tanto più che questo depuratore nasceva già sottodimensionato rispetto al numero Pag. 15di abitanti equivalenti che risiedono, specialmente nel periodo estivo, nel comprensorio isolano. Chiaramente riferirò, dietro nullaosta del signor procuratore di Agrigento, di fatti noti, di fatti già in discovery, per cui le indagini avevano portato già nel 2018 a dodici avvisi di garanzia. Ora siamo andati avanti nelle fasi processuali e adesso la questione del procedimento è in mano al GIP. Il depuratore di Lampedusa è stato di fatto sequestrato, seppur con la cosiddetta «facoltà d'uso», anche se di uso non si può parlare perché il depuratore non è stato mai messo in conduzione. La facoltà che veniva data, in realtà, era quella di definire le operazioni di completamento e di riadeguamento di questo famigerato depuratore, perché all'atto dell'accesso in effetti si trovavano dei video accessibili a ognuno – anche su YouTube, su Internet e sulle varie piattaforme online – in cui effettivamente il refluo non trattato, quindi tal quale, veniva sversato direttamente sulla falesia e a mare. Purtroppo ci troviamo a circa 150 metri dalla porta d'Europa, fa male vedere anche una situazione di questo tipo. Le indagini sono proseguite entrando nel merito delle analisi organiche. Abbiamo acquisito una serie di dati statistici estrapolati dall'Arpa in laboratorio e abbiamo notato che il superamento della soglia di batteri fecali, quindi di Escherichia coli, in taluni casi aveva superato anche le 10 mila volte, rilevando circa 55 milioni di unità formanti colonie. Pertanto il giudice a suo tempo aveva predisposto una linea minima di depurazione per venire incontro a quello che ci diceva il presidente. Purtroppo, nonostante un avanzamento dei lavori, il depuratore non è ancora in conduzione. Attualmente, il refluo viene raccolto a Cala Palme, la parte più bassa dell'isola di Lampedusa, dove è presente un sistema di pompaggio che lo porta a Cavallo Bianco, all'altezza dell'aeroporto. Lì sorge il nuovo depuratore, ma attualmente il refluo passa attraverso un bypass e dovrebbe essere allontanato a circa 70-80 metri, anche se è stato già costituito un pennello a mare di 250 metri. A volte anche questo sistema si inceppa perché il refluo non trattato chiaramente non ha la possibilità di essere allontanato agevolmente e c'è una sorta di serbatoio di laminazione che è arrivato praticamente allo scolmatore e che riversa in falesia. Da qui quei famosi video che spesso vengono veicolati nei social media e su YouTube. Innescandosi questo sistema di bypass si scarica direttamente a mare. Le ipotesi che abbiamo rubricato sono le classiche dell'inquinamento e del disastro ambientale, vi è anche una nota dell'Arpa in cui si sostiene la parziale compromissione dell'ecosistema marino. In questo senso, l'Arma e l'Autorità giudiziaria si sono poste in maniera proattiva, nel senso di pungolare quasi mensilmente con cadenza sistematica il raggiungimento dell'obiettivo, cioè quello di dotare l'isola di Lampedusa di un depuratore che funzioni. Questo fondamentalmente è l'obiettivo che si pone la parte inquirente della Polizia giudiziaria, ma anche l'Autorità giudiziaria. Si tratta di un atteggiamento proattivo: cerchiamo di dotare quest'isola di un depuratore che funzioni a fronte dei fondi che sono stati impegnati. Avevo anche trasmesso, presidente – non so se ne è in possesso –, dei grafici che riportavano un po' l'andamento dei batteri, la concentrazione dell'Escherichia coli; in genere ci troviamo sempre ben oltre la soglia delle 5 mila unità formanti colonie. In questo senso, si tratta di una delle operazioni più corpose che questo Centro ha disimpegnato. Recentemente avrete probabilmente visto un altro video che gira dell'isola di Linosa, attualmente ne stiamo verificando la veridicità. In ogni caso, andremo a verificare se c'è uno sforamento dei limiti imposti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 o se, in realtà, le autorizzazioni ci sono; tuttavia, ci troviamo ancora in una fase preliminare.

  PIETRO LOREFICE. Comandante, mi scusi, mi sembra che a Linosa non c'è proprio il depuratore.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. A Linosa il depuratore non c'è. In Pag. 16realtà, c'era un accenno di costruzione di un depuratore con una recinzione che in parte è stata anche demolita. Doveva essere un depuratore primario, quello a due vasche per intenderci, si sarebbe dovuta realizzare una prima vagliatura e una disoleatura, quantomeno prima di immettere nel corpo ricettore. Siamo ancora nella fase di studio di questa problematica e posso riferire alla Commissione che ho già richiesto un invio di documentazione al Dipartimento Acque e rifiuti di Palermo per capire effettivamente l'epoca di realizzazione della rete fognaria del comune di Linosa. Non è ancora dato sapere se il comune di Lampedusa e Linosa abbia mai richiesto le autorizzazioni allo scarico e se vengano o no rispettati i limiti in termini di immissione nel corpo ricettore. Sono in attesa di un riscontro da parte del Dipartimento Acque e rifiuti. Ho richiesto con urgenza queste informazioni e spero che possano arrivare il prima possibile. Sempre per attualizzare una questione relativa esclusivamente al territorio agrigentino, ricorderete la visita del 23 settembre ultimo scorso quando abbiamo fatto quell'accesso al depuratore di Fontanelle. Come accennavo anche in quella sede, avevamo rilevato alcune criticità lungo le linee che affluiscono a quel depuratore. Non erano criticità particolarmente esagerate, per cui le abbiamo segnalate all'ente gestore per quanto attiene a ciò che era sanabile. Si trattava di botole aperte contenenti le pompe di sollevamento e di big bag depositati senza il codice CER (catalogo europeo dei rifiuti). Quel giorno avrete poi sicuramente notato fanghi pompabili e palabili che erano stati aspirati e collocati nei big bag. In realtà, è arrivata una nota della struttura commissariale in cui ci comunica che si sono arginate e si è posto rimedio alle criticità che noi avevamo segnalato, anche se i fanghi di depurazione e il registro di carico e scarico sono ancora sotto esame, li stiamo vagliando un po' più attentamente. Negli anni passati è stata condotta un'attività interforze coordinata dalla procura di Agrigento che ha riguardato le campagne olearie, quindi l'immissione nei corpi ricettori, nei fiumi e nei torrenti di acque di vegetazione. Attraverso un volo supportato dal 9° Nucleo Elicotteri Carabinieri abbiamo risalito l'asta del fiume Naro. In realtà, c'erano delle sacche di materiale oleaginoso di colore nerastro che, con certezza, al 90 per cento sono riconducibili ad acque di vegetazione. In effetti queste circostanze ci venivano confermate anche dai colleghi dell'Arma territoriale, che in taluni casi, in taluni comuni che insistono sull'asta del fiume Naro, erano già intervenuti in precedenza assieme ai NOE. In realtà, a seguito di questa campagna il martellamento dei controlli che abbiamo posto in essere ha sortito un buon risultato, seppur quella campagna del 2018 da un punto di vista olivicolo si è rivelata un po' più sottotono, un po' più scarsa; sembrava comunque che gli impianti avessero recepito bene il concetto. Rimane, a mio modesto modo di vedere, il problema relativo allo spandimento sui terreni delle acque di vegetazione. Lì entriamo nelle competenze dei comuni e dei consorzi dei comuni, per i quali andrebbe studiata un po' di più, prima di dare la concessione, la situazione dei terreni da un punto di vista idrogeologico, di pendenze e di permeabilità. Qualche dubbio viene anche sullo spandimento delle acque di vegetazione, quindi qualche controllo mirato molto spesso viene fatto. Altrettanto spesso rileviamo che questo controllo non viene effettuato secondo i criteri principali, i criteri cardine. Attualmente, applichiamo il combinato disposto degli articoli 318-ter e 318-quater con le prescrizioni asseverate. L'obiettivo, anche in questo caso, è quello di porsi in maniera proattiva. Piuttosto che effettuare un sequestro e lasciare le cose come stanno, molto spesso con l'Autorità giudiziaria si va nella direzione della prescrizione asseverata, quindi nella remissione in pristino dei siti, in maniera tale da eliminare il problema dell'inquinamento e non avere un sito che rimane sequestrato sine die. Un altro aspetto di cui ci siamo occupati, seppure in maniera puntiforme, è stato quello della verifica delle condizioni del Pag. 17fiume Portolana in Sciacca, laddove si insediano delle attività di industrie ittico-conserviere. Anche lì abbiamo rilevato qualche criticità. In realtà, molto spesso il refluo e il lavorato vengono immessi direttamente, talvolta perché il depuratore non funziona, talvolta perché non esiste proprio. Sappiamo tutti che anche se il depuratore ha un problema si deve intervenire con metodi alternativi. Anche in questo caso abbiamo prescritto i metodi alternativi come lo stoccaggio e l'utilizzo di un autospurgo o altri espedienti che possano in qualche maniera scongiurare l'immissione diretta del refluo all'interno del corpo. Questa è fondamentalmente l'impostazione investigativa, ma anche di risoluzione del problema che stiamo iniziando a immaginare e a delineare, chiaramente di concerto sempre con l'Autorità giudiziaria, perché così prescrive la legge n. 68 del 2015. In ossequio a tale dettato normativo ci orientiamo secondo lo schema appena descritto. In ultimo, le attività di cui ha parlato anche il collega Li Volsi consistono in ispezioni nei confronti di piccole attività artigianali che per il loro consistente numero possono effettivamente costituire una massa critica in carico all'ambiente. Mi riferisco a tutte le officine meccaniche, gli autolavaggi, che molto spesso non hanno il sistema di disoleatura. Io non conosco bene le altre realtà, però nei territori di mia competenza, quindi Agrigento, Caltanissetta e Ragusa, molto spesso abbiamo addirittura rilevato, passatemi il termine, una «ignoranza» nella conoscenza della normativa. Ci siamo sentiti dire: «Ma perché, ci vuole un'autorizzazione?». Ci vuole, dura quattro anni, ed è anche subordinata al rispetto di determinati parametri. Anche con un'opera di convincimento, di indottrinamento, si sta cercando di far comprendere il concetto dell'autorizzazione allo scarico, che non risolve il problema. L'autorizzazione allo scarico dipende dai criteri attraverso cui si può immettere un refluo in fognatura dopo il trattamento. Fondamentalmente le attività relative a questo tipo di problematica svolte sotto il mio Comando sono queste.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Intervengo solo per aggiungere un elemento a quello che è stato detto poc'anzi. Abbiamo riscontrato molte situazioni in cui, pur consapevoli del rispetto della normativa, pur avendo predisposto un sistema di depurazione in proprio, riscontriamo che questo sistema è assolutamente inutilizzato; non sussiste nessun formulario relativo allo smaltimento dei rifiuti prodotti attraverso la depurazione. Quindi, tutto lascia intendere che questi rifiuti vengono sversati in natura o collettati verso l'impianto di depurazione. Ahimè, le fattispecie principali sono rappresentate dalle autofficine, dalle autocarrozzerie, insomma da tutto quello che ha a che fare col settore metallico e automobilistico. Altro aspetto che probabilmente può interessare in parte e sul quale si è concentrata la nostra attenzione è quello della gestione dei rifiuti ferrosi. Abbiamo controllato moltissimi impianti di gestione di rifiuti ferrosi, che da una parte hanno portato alla definizione dei titolari per traffico illecito di rifiuti e attività organizzate al traffico illecito di rifiuti, e dall'altra hanno consentito di rilevare come i piazzali di lavorazione di questi stabilimenti fossero privi di un sistema di canalizzazione delle acque di dilavamento, con le conseguenze di un impianto di depurazione volto a eliminare i metalli che si accumulano in queste acque. La materia dei reflui va a toccare poi incidentalmente tantissimi controlli dove si può notare la totale o parziale disconoscenza della normativa di settore.

  PRESIDENTE. Senatore Trentacoste.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Grazie, presidente. Volevo porvi una domanda in ordine ai controlli che sono stati effettuati dai Carabinieri sul depuratore consortile di Trapani, Erice, Contrada Nubia. So che c'è stato un intervento del NOE e diversi campionamenti effettuati da parte di Arpa Sicilia che hanno consegnato alla procura della Repubblica di Trapani dei dati abbastanza importanti. Quel depuratore si trova Pag. 18a servire, oltre a Trapani, grandi comuni che si trovano a ridosso dell'abitato di Trapani e ha una portata di oltre 20 mila metri cubi al giorno. Inoltre, la struttura si trova in tangenza con l'area protetta di Salina Grande, dove spesso e volentieri ci sono anche dei riversamenti non controllati e addirittura ci sono state delle segnalazioni. Sono seguite anche delle denunce perché sono stati trovati degli operatori della società consortile che aprivano le bocchette e creavano un riversamento nell'area della Salina che, oltre a essere un'area protetta, è un'area a carattere produttivo: produce sale alimentare. Volevo sapere se voi avevate delle informazioni al riguardo e cosa ci potete dire riguardo a questa situazione.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Grazie, senatore, per la domanda. Conosco bene la situazione di quel depuratore, conosco bene la situazione della riserva delle Saline di Trapani e Paceco, grazie anche a un rapporto di collaborazione reciproca con l'ente gestore, il WWF, nella persona del direttore, la dottoressa Anna Giordano, che costantemente ci segnala situazioni di illiceità. La situazione del depuratore mi è nota, ma proprio come diceva lei stesso c'è un'attività del NOE sulla quale, per ragioni di economicità di intervento, non siamo andati a inserirci. Nella fattispecie non posso riferirle nulla che non siano fatti già noti a tutti tramite la stampa.

  PRESIDENTE. Senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie, presidente. Grazie agli intervenuti. Vi volevo chiedere se avete un rapporto di dettaglio per tutte le isole minori italiane, compresa la zona delle Egadi, oltre alle Pelagie, Pantelleria e le isole Eolie. Poi volevo soltanto una precisazione. Per quanto riguarda Linosa, lei ha detto, Colonnello, che essendo inferiore ai 2 mila abitanti equivalenti, in linea molto teorica non ci sarebbe l'obbligo di un depuratore; ma lei mi insegna che se l'agglomerato non raggiunge la soglia dei 2 mila abitanti equivalenti c'è l'obbligo che sta in capo ai singoli proprietari degli immobili. Inoltre, si tratta di contesti in cui, nonostante gli abitanti residenti sono X, in estate abbiamo picchi di popolazione 20, 50, 100, anche 1.000 volte superiori.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Grazie, senatore, per la domanda. Come avrà capito stiamo parlando di un'attività che abbiamo intrapreso proprio da qualche giorno, siamo proprio nelle fasi embrionali. Dobbiamo capire anche se la rete fognaria effettivamente è stata realizzata e in che epoca. Allora probabilmente andremmo anche a dirimere un po' le questioni del privato, singolo oppure ente che ha realizzato il sistema fognario, che raccoglie tutto. Quindi, esiste un sistema stabile e unico di collettamento che pertanto deve soggiacere ai parametri di cui all'Allegato 5? Mi riservo eventualmente, se lo riterrete utile, di dare un aggiornamento anche solo in forma scritta a tutta la Commissione. Vorrei proprio capire gli aspetti tecnici di quest'isola minore. Mi riaggancio un attimo alla sua domanda. Noi in realtà, avendo questa competenza territoriale molto precisa, molto compartimentata, almeno per quanto mi riguarda – non so se il collega Li Volsi ha ulteriori elementi – non abbiamo una visione d'insieme di tutte le isole minori. In realtà, ho avuto delega di indagine sulle Pelagie, in particolare su Lampedusa, e questa è giunta da qualche giorno. L'eventuale costituzione di una rete fognaria secondo me è ciò che può dirimere i termini della questione. Un conto è se io ho una fossa Imhoff, un disperdente, una qualsiasi altra forma di smaltimento che è autorizzata dal comune e dunque imporrebbe al sindaco l'autospurgo, uno spurgo annuale, biennale, secondo le prescrizioni tecniche del comune. Diverso è il caso se ci si allaccia a pubblica fognatura: da qui derivano diverse responsabilità in capo, questa volta, alla parte amministrativa, che chiaramente deve soggiacere ad altri tipi di oneri. Ad oggi le dico che non so nemmeno se è stato mai fatto un campionamento Pag. 19 del refluo che viene immesso a mare. Qualche giorno fa, non ricordo bene la data ma sarà una decina o una quindicina di giorni fa, l'Arpa Sicilia, in particolare la sezione territoriale di Agrigento (è stato recentemente rimodulato l'assetto dell'Arpa), si è recata nelle due isole. Avendo dei procedimenti che pendono in entrambi i casi, ho chiesto di essere informato immediatamente non appena saranno pronti i referti delle analisi del laboratorio. Avremo di nuovo un quadro attualizzato ad oggi, che è un conto, come diceva lei, senatore. Un altro conto è quando lo andremo a fare nei mesi di luglio e agosto, quando il carico degli abitanti equivalenti sarà anche cento volte superiore. Personalmente, intendo avere un parametro di riferimento, sia nel periodo di discarica in termini di abitanti equivalenti sia nel periodo in cui questi eserciteranno una forte pressione in capo all'ambiente. Acquisite quelle informazioni sarà nostra cura andare avanti nelle attività di indagine e capire se ci sono delle responsabilità nell'interesse esclusivo del sistema ambiente. Comunque poi le Pelagie, come è a tutti noto, rientrano in un sistema di protezione più grande formato da corridoi ecologici, SIC (siti di importanza comunitaria), ZPS (zone di protezione speciale). Seppur possano apparire di minore pregnanza, gli addetti ai lavori sanno chiaramente che la costituzione e il mantenimento di un habitat naturale non è cosa banale. È vero che la natura ha una capacità di resilienza molto più penetrante di quanto possiamo immaginare, però è anche vero che è nostro onere tutelare l'ambiente in tutte le sue forme.

  PRESIDENTE. Onorevole Licatini.

  CATERINA LICATINI. La Sicilia, come già avete detto voi, è ricca di aziende olearie, ittico-conserviere, vinicole. Sappiamo che questo è un grave danno perché nella migliore delle ipotesi, laddove vi è un impianto di depurazione funzionante, ciò implica un aggravamento delle spese di gestione oltre alla compromissione di alcuni macchinari. Mi ricordo che alcune aziende ittico-conserviere, proprio per l'abuso che avevano fatto, usavano forse anche soda creando un materiale compatto che poi è quasi impossibile da rimuovere. Chiedo a voi, in base alle vostre conoscenze, come possiamo intervenire in questo tipo di controllo. Oggi come viene effettuato? Presumo che ci siano dei registri di carico e scarico anche lì. Vorrei sapere se, ad esempio, una stima dei volumi o delle quantità di rifiuti che dovrebbero essere prodotte per tipologia e dimensione dell'attività potrebbe essere utile, e se c'è anche qualche lavoro di controllo che voi conoscete o che si è fatto.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Grazie, onorevole. In realtà è un metodo che già viene utilizzato. Le dico quello che facciamo, in maniera tale da intenderci brevemente. Quando noi accediamo in un'attività produttiva e il controllo merita particolare approfondimento, prendiamo le fatture di vendita; quindi abbiamo un X di prodotto. Sappiamo che, fatto 100 il quantitativo di uva, il 25 per cento diventa vinaccia. Per cui, quel 25 per cento di vinaccia o è smaltito, o diventa alcol, o diventa qualche altra cosa. Dai registri di carico e scarico andiamo a individuare eventualmente le incongruenze in termini quantitativi che esistono tra la produzione e l'effettivo carico e scarico di rifiuti che vengono prodotti. Se questa incongruenza è forte, se è fisiologica, è chiaro che ci sono delle annate in cui si può produrre di più, di meno (dipende dai caratteri climatici, ambientali, pedoclimatici); può capitare un'annata di scarica, un'annata di uva con contenuto idrico minore. Però in linea di massima ci sono dei fattori di conversione che ci fanno eventualmente allarmare su determinati tipi di aspetti che in questo caso poi vengono approfonditi. Per quanto riguarda la problematica che lei aveva accennato, quella dell'utilizzo della soda o di altri materiali che danneggiano i sistemi di depurazione tout court, succede che se effettivamente le aziende rispettassero Pag. 20 i principi dettati dal decreto legislativo n. 152 del 2006 la soda dovrebbe essere abbattuta e neutralizzata prima di essere immessa in pubblica fognatura e collettata. Avremmo risolto un problema. Prima accennavamo allo smaltimento delle vinacce. Io ricordo un vecchio decreto ministeriale dell'agricoltura secondo cui si potevano spandere le vinacce nel terreno di propria competenza laddove venivano allevati i vigneti, salvo poi scoprire che con 5 centimetri di suolo mettevano 15 metri di vinaccia. Quando si aggira una norma si crea sempre un danno all'ambiente, perché in realtà – voglio fare un plauso ai legislatori – la norma è fatta talmente bene che se funzionasse tutto non avremmo nessun tipo di problema. Il problema ce lo poniamo, ad esempio, con l'erosione del suolo. Scusate se ritorno di nuovo su questa cosa, ma mi rende un po' cattivo in questo senso. Come facciamo noi a spandere dell'acqua di vegetazione con le autobotti in un terreno che ha una pendenza del 7-8 per cento? È chiaro che ci saranno dei problemi di ruscellamento, di incisione del terreno, di trasporto solido che andrà a colmare a valle e che probabilmente determinerà delle esondazioni. Non è solo un problema semplice di natura ambientale; probabilmente c'è anche un riverbero nella salute pubblica. Molto spesso viene sottovalutata la problematica ambientale perché viene vista fine a sé stessa: abbiamo inquinato e quindi abbiamo creato un problema. Probabilmente, se riflettessimo un po' di più su quello che invece determina la problematica ambientale, tutti ci renderemmo conto che determina anche un problema di salute pubblica. Io mi scuso se sono un po' accorato in questo tipo di interventi, però è una materia in cui credo fermamente e ciecamente. Gli strumenti ci sono. Per carità, tutto è perfettibile. Probabilmente si potrebbero aggiustare taluni aspetti, non dico di no. Però attualmente gli strumenti per intervenire ci sono. Secondo questi principi, per rispondere alla sua domanda, si potrebbe arrivare a delle conclusioni. Il problema reale è: possiamo controllare tutte le aziende dalla uno alla un milione?

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Intervengo solo per aggiungere un elemento. Onorevole, lei si pone un problema già molto avanti. C'è qualcosa che noi percepiamo dagli «sporadici» controlli, perché con 7 unità non possiamo controllare giornalmente decine di aziende. Fortunatamente c'è sempre l'Arma territoriale che vigila e segnala. Siamo al punto che un allevatore della provincia di Palermo con risorse economiche ingentissime prende il suo furgoncino con la cisterna e, all'interno del Parco delle Madonie, spande gli effluenti di allevamento nel bosco di sua proprietà e lo devasta. Credo che si debba andare a incidere pesantemente su certi tipi di comportamento. Dobbiamo andare a incidere su tutti quei comportamenti fuorilegge che oggi vengono puniti in maniera ridicola. La cosa più grave che riusciamo a fare è sequestrargli l'autocisterna; ma potrebbe averne altre dieci. Scusate anche l'intervento ulteriormente accorato da parte mia.

  PRESIDENTE. Io volevo porre alcune domande per quanto riguarda il compost. Già in Sicilia non ci sono impianti di compostaggio. Come è possibile che dalla documentazione risulti dell'umido dei fanghi provenienti da regioni del Sud Italia in ingresso in Sicilia? Voi avete segnalato i fanghi, in particolare i fanghi allo stato liquido. Volevo sapere quali criticità ci sono state al riguardo. Avete anche precisato che servirebbe maggiore chiarezza sui fanghi. A cosa vi riferite? Per quanto riguarda il depuratore di Lampedusa, non ho ben capito se va riammodernato oppure completamente ricostruito.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Presidente, io rispondo soltanto su Lampedusa perché poi è tutta competenza del collega Li Volsi. In realtà, il depuratore di Lampedusa era un riammodernamento del vecchio depuratore. I fondi impegnati Pag. 21erano circa 9 milioni di euro per l'adeguamento del nuovo depuratore di Lampedusa. I motivi per cui il depuratore non riesce a trovare realizzazione sono legati a problemi di natura economica che vengono addotti dalla ditta realizzatrice del depuratore, una ditta di Gela che ha una sorta di contenzioso amministrativo epistolare legale con il Dipartimento regionale Acqua e rifiuti.

  PRESIDENTE. È una cosa burocratica e di ricorsi legali.

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Di ricorsi legali. In particolare, la ditta ha sempre lamentato queste problematiche di natura economica e finanziaria, seppure abbiamo verificato che gli stati di avanzamento venivano regolarmente saldati. Addirittura, a suo tempo, sono ricorsi a un prestito, credo all'IRFIS (Finanziaria per lo Sviluppo della Sicilia Spa), però ancora non risulta realizzato. Per essere ancora più precisi, mancano i quadri elettrici, le apparecchiature elettroniche e la parte più costosa, che sono le pompe. C'è la predisposizione dei condotti, ma non ci sono le apparecchiature elettromeccaniche.

  LUCA BRIZIARELLI. Chiedo scusa, parlava di step e di stati di avanzamento dei lavori sui pagamenti. È possibile sapere che cosa è stato fatto, o meglio, che cosa si è dichiarato di aver fatto e che cosa è stato pagato? C'è stata una verifica sull'effettiva realizzazione di quanto dichiarato? Rispetto agli 8 milioni 300 mila euro circa del complessivo finanziamento pubblico per la realizzazione, a quanto ammonta quello che è stato effettivamente erogato all'azienda?

  VINCENZO CASTRONOVO, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Agrigento. Attualmente non ricordo con precisione, ma sono stati erogati circa 5 milioni di euro. Giustamente dal canto suo il Dipartimento Acqua e rifiuti dice: «Noi abbiamo approvato gli stati di avanzamento, abbiamo visto quello che avete fatto, cioè la costruzione, i condotti, la messa in impressione del pennello (quello di 250 metri è già stato collaudato)». Quindi in linea di principio, una volta che parte il depuratore, è tutto pronto. Rimane solo da collettare, ma mancano elettropompe e quadri elettrici. Il depuratore di fatto è realizzato. È una grande opera che manca di poco per diventare esecutiva.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Signor presidente, vorrei rispondere alle sue domande. Vorrei parlare degli impianti di compostaggio in Sicilia, quantomeno dell'area di mia competenza, quindi Palermo, Trapani, Enna. Non parliamo di tutti quegli impianti che si trovano in Sicilia orientale e che sono stati fatti oggetto, fino a poco più di un anno fa, dell'operazione «Metauros» della DDA (Direzione distrettuale antimafia) di Reggio Calabria. L'unico impianto che conosciamo è quello di Enna, una grossa azienda zootecnica, che produce anche salumi, che ha ampliato il suo business aziendale realizzando un impianto di produzione di compost che noi abbiamo controllato. Abbiamo riferito gli aspetti che ci interessavano, anche la provenienza dei fanghi addirittura dalla Puglia. Proprio qualche giorno fa, ascoltando in diretta web-tv l'audizione del signor comandante della regionale della Guardia di finanza, il Generale Rapanotti, ho appreso che è stata oggetto delle attenzioni della Guardia di finanza. Immagino che abbiano proseguito loro la nostra attività. Allo stato attuale non so nient'altro se non quello che ho sentito nell'audizione in diretta web. Mi fermerei qua.

  PRESIDENTE. Senatore Trentacoste.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Io ho avuto modo di approfondire la questione relativa all'impianto di compostaggio di Mulinello parlando anche con il comandante provinciale della Guardia di finanza di Enna, il Colonnello Licari, il quale mi parlava di una loro indagine che aveva portato a riferire alla procura della Repubblica di Enna. Ovviamente non mi ha messo a conoscenza Pag. 22delle risultanze. Voi ne avete evidenza? Lei ha accennato adesso a dei trasporti e a me sembrano veramente incredibili ed economicamente fuori dall'immaginabile. Dalla Puglia noi abbiamo avuto modo di rilevare come i fanghi di depurazione dell'impianto di Milazzo venissero conferiti ad Assoro. Stiamo parlando di 200 chilometri di percorrenza.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Ben più vicino della Puglia.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Sì, comunque ben più vicino della Puglia. Il proprietario dell'azienda mi ha anche riferito del fatto che lui era ben disposto a sistemare l'impianto qualora gli fossero state date delle indicazioni più certe dagli organi tecnici e dalla stessa procura. Voi avete avuto, finché ve ne siete occupati, evidenza di anomalie in ordine al trasporto, come accennavamo, o al trattamento di questi fanghi? Soprattutto, questi fanghi che fine facevano? L'impianto certamente non li trattava a dovere finendo per mischiare tutto. Io sono di Enna, come avrà immaginato. I nostri agricoltori non sono così ben disposti a utilizzare il compost finale.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Sicuramente è un dato noto. Né gli agricoltori né i vertici dell'amministrazione regionale sono propensi all'utilizzo dei fanghi in agricoltura, sebbene questi siano in qualche modo agevolati anche dalle direttive dell'Unione europea, purché rispettino una serie di principi stabiliti dalla legge. Credo che il problema – mi riallaccio alla domanda che poc'anzi faceva il presidente – di una certa difficoltà consista nel comprendere cosa è effettivamente utilizzabile per realizzare compost, cioè quali siano i fanghi provenienti da attività urbane, da attività domestiche, assimilabili, analoghi. La normativa utilizza una serie di termini, talvolta sinonimi, per distinguere cose diverse. Da quello che apprendo dalla stampa – perché per tutto quello che non è opera del mio reparto non posso avere accesso agli atti – penso che proprio su quest'alveo debba essere letta l'operazione della DDA di Reggio Calabria, la «Metauros», che ha riguardato gli impianti della Sicilia orientale che accoglievano i fanghi provenienti dal depuratore di Vibo Valentia. Credo che la difesa sia stata impostata sulla poca chiarezza normativa. Può essere sicuramente usato il compost proveniente da fanghi laddove questi ultimi siano provenienti da scarti di aziende agroalimentari. Questo è fuor di dubbio. In questo contesto di poca chiarezza normativa hanno smesso di accettare i fanghi di depurazione e da lì è scaturito un po' il tracollo del sistema della gestione dei fanghi che stiamo rilevando da un paio d'anni a questa parte.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda, invece, i fanghi di Bellolampo che diceva all'inizio? Può approfondire?

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Sì, parliamo del percolato proveniente dalla discarica di Bellolampo che veniva conferito – parliamo di qualche anno fa – presso il depuratore di Acqua dei Corsari. Esistevano delle ordinanze contingibili e urgenti del sindaco che consentivano l'immissione di questo percolato all'interno del depuratore. Adesso queste ordinanze hanno perso la loro efficacia e il percolato non viene più conferito. È stato uno degli aspetti relativi ai controlli che sono stati fatti su quell'impianto.

  CATERINA LICATINI. Quello che ha richiamato la mia attenzione è la mancanza di coordinamento tra le varie forze. Mi piacerebbe capire se c'è la possibilità di un coordinamento e di una messa a conoscenza dei vari illeciti ambientali tra le varie Forze per poter anche agire con più efficacia sul territorio.

  ANDREA LI VOLSI, Centro anticrimine natura dei Carabinieri di Palermo. Grazie, onorevole, per la domanda. Non volevo assolutamente essere polemico, anche perché Pag. 23 chiaramente ciascun reparto riferisce all'Autorità giudiziaria. Il nostro è un servizio di Polizia giudiziaria senza il Codice di procedura penale. È l'Autorità giudiziaria che poi decide se continuare a delegare quelle attività a quel reparto. Potrebbe sapere dell'esistenza di un'altra attività, magari più ampia, sicuramente fatta meglio di come la potrebbe fare il mio reparto, e potrebbe trasferirla da un ufficio all'altro. Quel coordinamento non può che essere in capo, e deve essere in capo, a mio avviso, alla Procura della Repubblica, perché solo la Procura ha il quadro delle attività che si stanno svolgendo su un certo territorio in un certo momento.

  PRESIDENTE. Bene, io vi ringrazio e ci vedremo in Sicilia.

  La seduta termina alle 13.30.