XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 85 di Giovedì 15 ottobre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo e del direttore tecnico di Arpa Lazio, Rossana Cintoli:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Lupo Marco , Presidente dell'Arpa Lombardia ... 3 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 4 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 5 
Lupo Marco , Presidente dell'Arpa Lombardia ... 5 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 5 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 5 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 10 
Lupo Marco , Presidente dell'Arpa Lombardia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Lupo Marco , Presidente dell'Arpa Lombardia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Cintoli Rossana , Direttore generale dell'Arpa Lazio ... 11 
Lupo Marco , Presidente dell'Arpa Lombardia ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 

(La seduta, sospesa alle 15, riprende alle 15.15) ... 11 

Comunicazioni del Presidente:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo e del direttore tecnico di Arpa Lazio, Rossana Cintoli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo, collegato in videoconferenza, e del direttore tecnico di Arpa Lazio, Rossana Cintoli. Ringrazio entrambi per la presenza.
  L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno dell'inquinamento da sostanze perfluoralchimiche (PFAS) sul territorio nazionale. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta che informa l'audito che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e, su motivata richiesta, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta; nel caso le dichiarazioni segrete entrassero a far parte di un procedimento penale, il regime di segretezza seguirà quello previsto per tale procedimento; si invita comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Invito quindi i nostri ospiti a svolgere una relazione.
  Noi abbiamo già sentito le Arpa del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia Romagna; oggi procediamo all'audizione dell'Arpa del Lazio perché la diffusione dell'inquinamento da PFAS ci preoccupa visto il coinvolgimento di tante regioni italiane. Volevamo sapere da voi qual è il vostro approccio e quello che è stato fatto per la misurazione di questi inquinanti.
  Intanto do la parola al direttore Marco Lupo, che vedo collegato in videoconferenza, per l'illustrazione della sua relazione.

  MARCO LUPO, Presidente dell'Arpa Lombardia. Buongiorno a tutti. Mi scuso per non poter essere stato presente di persona. Purtroppo da ieri sono in isolamento per il problema del Covid-19.
  Qualche settimana fa abbiamo trasmesso come Agenzia una relazione scritta. Io faccio un piccolo intervento introduttivo, dopodiché per eventuali domande specifiche e per approfondimenti è presente lì con voi il direttore tecnico dell'Agenzia, l'ingegnere Rossana Cintoli.
  Come è noto, su istanza del Ministero dell'ambiente, il Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA) ha istituito nel 2017 un tavolo tecnico con l'obiettivo di definire un piano di monitoraggio delle sostanze perfluoralchimiche, quindi inquinanti emergenti denominati complessivamente PFAS, nei corpi idrici superficiali e sotterranei degli scarichi di acque reflue.
  Il tavolo tecnico, che ha cominciato a lavorare dal 2017, ha definito una serie di metodi analitici da adottare e i criteri da applicare per la progettazione della rete di monitoraggio. Come Agenzia abbiamo partecipato Pag. 4 al tavolo tecnico e abbiamo avviato un monitoraggio triennale, 2018-2020, che rappresenta un'indagine preliminare che andrà certamente approfondita e sviluppata nei prossimi anni a cominciare dal 2021.
  So che sono state fatte delle audizioni anche di altri colleghi delle agenzie. Credo che sia stato evidenziato che le sostanze perfluoralchimiche oggetto di monitoraggio sono dodici per le acque superficiali e che la normativa fissa valori di media annuale soltanto per sei di queste, mentre per le acque sotterranee la normativa fissa valori soglia per cinque sostanze.
  Riassumo brevemente, anche se sono rappresentati nella relazione, i dati del 2018 e del 2019, perché nel 2020 abbiamo fatto i monitoraggi ma sono ancora in corso di espletamento le analisi di laboratorio. Provvederemo a mandarvi a breve anche i risultati del 2020.
  Per quanto riguarda il 2018, per le acque superficiali sono state effettuate circa 80 determinazioni. Di queste, tredici hanno evidenziato concentrazioni pari o superiori al limite di quantificazione dichiarato della normativa e cinque di queste hanno evidenziato valori superiori al limite di media annuale, sebbene inferiori alla concentrazione massima possibile. Per le acque sotterranee, invece, 44 determinazioni, ma non è stato registrato nessun superamento dei valori soglia previsti dalla normativa.
  Per quanto riguarda il 2019, le determinazioni sono state 135. Di queste 135, dodici hanno evidenziato concentrazioni pari o superiori al limite di quantificazione richiesto dalla normativa e quattro hanno evidenziato valori superiori al limite di media annuale, sebbene inferiori alla concentrazione massima.
  Di tutti questi dati, di tutte queste determinazioni, abbiamo fornito nella relazione una rappresentazione cartografica per far comprendere il luogo dove sono state effettuate e l'abbiamo anche riassunta in una tabella usando colori diversi per evidenziare i valori riscontrati.
  Sulla base di questi dati, insieme alla regione implementeremo questo sistema di monitoraggio negli anni a seguire a cominciare dal 2021. Questo lavoro che abbiamo realizzato, così come quello di molte altre agenzie, è un lavoro preliminare che presuppone un successivo approfondimento in una materia che ha richiesto uno sforzo importante per attrezzare i laboratori e per andare a determinare gli standard analitici di questi contaminanti emergenti. È stata un'attività nuova per la mia Agenzia, ma anche per le altre.
  Io mi fermerei qui a livello generale, lasciando a voi eventuali domande e approfittando anche della presenza lì da voi dell'ingegner Cintoli.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Io non mi sento di aggiungere molto altro a quello che ha già detto il dottor Lupo, se non il fatto che Arpa Lazio, insieme a poche altre agenzie del Sistema, ha messo a punto delle metodiche analitiche; quindi noi possiamo eseguire le attività analitiche direttamente.
  Il frutto di questo lavoro è stato possibile anche grazie al fatto che c'è stata una discreta implementazione della strumentazione laboratoristica, perché, come sapete, i limiti di quantificazione sono molto bassi e non tutte le tecniche analitiche consentono di raggiungerli.
  Forse quello che va aggiunto è che i punti in cui noi abbiamo deciso di fare il monitoraggio sono stati scelti sulla base di alcuni criteri che erano stati fissati nel corso del lavori del gruppo a cui faceva riferimento il dottor Lupo, in prossimità di alcune attività produttive, o meglio, in quei corsi d'acqua che potevano essere stati influenzati da quelle attività produttive che potevano essere origine della presenza di PFAS.
  Il motivo per cui questi punti di campionamento sono localizzati in alcune porzioni della regione è dato dal fatto che in quelle porzioni della regione noi abbiamo ritenuto che ci potessero essere le attività più significative.
  Per quanto riguarda le acque sotterranee, siccome uno dei criteri che era stato fissato era quello della presenza nelle aree circostanti di discariche di rifiuti solidi urbani, i punti di acqua sotterranea che sono stati sottoposti a monitoraggio sono Pag. 5proprio in prossimità della discarica di Malagrotta e della discarica di Borgo Montello, le due più importanti discariche, ancorché poco operative al momento, addirittura chiuse, ma comunque le più importanti che noi abbiamo a livello regionale.
  I risultati che abbiamo avuto sono stati abbastanza confortanti, perché non sono stati rilevati superamenti della concentrazione media annuale. Ciò ci fa essere sufficientemente tranquilli su questo aspetto, anche se nella prosecuzione dell'attività, come diceva il dottor Lupo, noi cercheremo di approfondire anche altre aree del territorio sia per quanto riguarda le acque superficiali che per quanto riguarda le acque sotterranee. Sono disponibile per eventuali chiarimenti.

  ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei chiedere se per caso, oltre al discorso discariche, avete trovato qualcosa di significativo in corrispondenza di depuratori o se state monitorando eventuali attività produttive.
  C'è molto fermento nel mondo produttivo legato ai PFAS, un fermento che può essere positivo; però, se da un lato c'è un fermento a produrre e c'è un'energia produttiva, dall'altro mancano nella maniera più assoluta dati, per esempio, sui nuovi PFAS, su quelli cosiddetti «a catena più corta», su queste nuove molecole che alcune industrie presenti sul territorio italiano, anche in quello laziale, vorrebbero produrre.
  Io non so se nel territorio laziale ci siano produzioni importanti o solamente smaltimento. Vorrei capire se, tra le molecole che dosate, avete dosato anche i nuovi PFAS, il ciclo CSO4 o GenX, e se volete anche iniziare a fare una sorta di monitoraggio affinché nelle autorizzazioni ambientali chieste alla regione Lazio ci sia magari qualche cosa di correlato alla produzione e alla manipolazione di quantità importanti di PFAS.

  MARCO LUPO, Presidente dell'Arpa Lombardia. Io non ho sentito tutta la domanda perché purtroppo in alcuni momenti si sentiva male. Ho capito che la domanda riguarda la nostra intenzione di implementare il monitoraggio facendo riferimento soprattutto a specifiche attività produttive. In particolare ho sentito un riferimento alle autorizzazioni integrate ambientali emanate dalla regione Lazio, se queste prevedono specifiche attività da questo punto di vista.
  La nostra intenzione, ma credo che questo sia condiviso anche da parte delle altre agenzie, è quella di utilizzare questo monitoraggio dei primi tre anni, quindi 2018, 2019 e 2020 – noi termineremo entro fine anno anche con i risultati del 2020 – proprio per andare a definire operazioni più mirate, verifiche specifiche su alcune tipologie di impianti e magari anche un lavoro insieme all'ASL che riguarda tutta la parte delle acque potabili o comunque dei bacini da cui vengono attinte le acque che arrivano poi ai cittadini. Vorremmo utilizzare i dati e i ricavati da questi primi tre anni di monitoraggio per andare a immaginare e a effettuare delle operazioni mirate su specifici settori.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Posso aggiungere che allo stato attuale, visto che il problema del PFAS è piuttosto recente, non sono previsti specifici monitoraggi nelle autorizzazioni integrate ambientali, o meglio, i piani di monitoraggio e controllo non prevedono che ci siano delle attività specifiche su queste sostanze.
  È evidente che l'utilizzazione dei risultati del monitoraggio servirà anche a emendare le autorizzazioni e gli atti autorizzativi laddove noi individueremo – e abbiamo individuato – la presenza di queste sostanze nei corsi d'acqua, anche se non c'è stato superamento delle concentrazioni limite.
  È tutta un'attività in divenire su cui stiamo lavorando con attenzione insieme alle altre agenzie e su cui lavoreremo anche con i soggetti che rilasciano gli atti autorizzativi.

  ALBERTO ZOLEZZI. Faccio un commento: se alcune aziende decideranno di iniziare a produrre alcuni nuovi PFAS (come ho detto, ciclo CSO4, GenX o addirittura Pag. 6molecole nuove), in questo momento in Italia manca una normativa sugli scarichi di queste sostanze, mancano studi di sicurezza sia ambientale che sanitario. È una fase un po' opaca, però nello stesso tempo ci sono queste spinte produttive che potrebbero anche interessare la regione Lazio.
  Essendo adesso un sistema a rete quello delle Arpa con SNPA e con ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), mi permetto di invitarvi a sollecitare ISPRA a una particolare attenzione.
  La Commissione si recherà in Piemonte, compatibilmente con la pandemia, per verificare alcune aziende che vogliono iniziare a produrre queste sostanze. Però, più c'è una rete di protezione, di richiesta di cautele, di dati scientifici chiari sugli effetti eventuali ambientali e sanitari, più diventa semplice, sia per gli enti locali che per il Ministero, emanare delle regole chiare, perché se uno vuole trattare una sostanza dovrebbe avere le autorizzazioni comprensive di studi di sicurezza.
  Purtroppo il presidente della regione Veneto a mio parere ha dato un'autorizzazione integrata ambientale sul GenX senza avere nessuno studio di supporto. Poi si sono trovati il GenX nelle falde, che probabilmente fa più male rispetto ai vecchi PFAS, e ciò è stato detto anche nelle audizioni in questa Commissione.
  Non sto a fare critiche etiche, però potrebbe arrivare anche nei corsi d'acqua del Lazio.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Accogliamo l'invito. Sicuramente, se dovessero essere attivate nel territorio della regione Lazio nuove attività produttive o comunque implementate attività produttive attualmente presenti che possono determinare l'insorgenza di questi fenomeni, è chiaro che noi con la nostra funzione di supporto alle autorità competenti nella definizione del piano di monitoraggio e controllo avremo la cura di richiedere tutti gli approfondimenti che saranno necessari per capire quelli che possono essere gli effetti sull'ambiente circostante e sui corsi d'acqua laziali.

  PRESIDENTE. Ovviamente l'Arpa Veneto, avendo un problema già più impattante e storico, è molto più avanti come studio e monitoraggio; però, vista anche questa sinergia tra le varie regioni, mi meraviglia che state ancora a livello embrionale per quanto riguarda la misurazione.
  Come mai non si sono monitorati tutti e dodici i PFAS ma solo circa nove? Non ho ben capito come mai non si è cercato nemmeno il GenX e il CSO4. Perché i metodi analitici sono diversi da quelli del Veneto, con dei limiti di quantificazione più alti? Avete in mente di capire eventuali origini di questi inquinanti?
  Dalle cartine purtroppo non si capisce molto. La regione Lazio è anche un po' sfocata, piccola, in vari punti. Se ho capito bene, per la discarica di Malagrotta i valori medi sono inferiori agli standard; ma per quelli di concentrazione massima ci sono stati degli sforamenti? Oltre alle discariche, quali sono i criteri, quindi gli elementi produttivi che fanno parte di questa rete di 80 punti dove voi pensate che sia più probabile trovare l'inquinante? Dal 2017-2018 ad oggi, in due anni, questi punti sono stati cambiati? Vengono regolarmente cambiati, o per lo meno parte di questi 80, per avere una fotografia magari più estesa o sono rimasti sempre localizzati negli stessi punti? Grazie.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Le sostanze che sono state ricercate effettivamente sono nove e sono quelle che il nostro laboratorio esegue in maniera autonoma.
  È chiaro che su questa attività noi abbiamo attivato un percorso di miglioramento delle prestazioni e sicuramente l'esperienza del Veneto, che ha un problema serissimo e soprattutto è stata la prima regione a imbattersi in questo problema, ci sarà di grande aiuto grazie proprio al fatto che siamo un sistema.
  Per quanto riguarda la scelta dei punti, noi abbiamo inserito questi punti di monitoraggio all'interno della nostra rete di monitoraggio delle acque superficiali. I fiumi che stiamo monitorando sono il fiume Sacco, più o meno noto a tutti, il fiume Liri- Pag. 7Garigliano, che attraversa sempre il Frusinate per arrivare poi nella zona di Latina, il fiume Astura, che costeggia la discarica di Borgo Montello, nonché il fiume Aniene e il Fosso Galeria, che sono ricettacolo di reflui che provengono da attività di carattere industriale piuttosto significative della zona di Roma.
  Il criterio di scelta è stato dettato, come ha detto prima, dall'individuazione nelle aree circostanti, e quindi nei bacini imbriferi di questi fiumi, di alcune attività produttive che rientravano in un elenco che era stato definito all'interno di quel famoso gruppo di lavoro che citava il dottor Lupo.
  La scelta è stata quella di mantenere il monitoraggio su questi punti e completare il piano triennale dell'attività proprio per capire se c'è una costanza di andamento delle concentrazioni, per poi passare a una fase successiva – che sarà quella che partirà dall'anno prossimo – in cui potremo localizzare meglio i punti da campionare, ampliare la rete laddove sono stati trovati dei riscontri positivi e magari abbandonare quelle aree dove non è stato trovato nulla, proprio per una questione di un'ottimizzazione di risorse; e contemporaneamente agire nei confronti di quelle attività produttive che possono essere state l'origine di queste concentrazioni, senza dimenticare che magari in alcune situazioni queste sono sostanze che, in quanto persistenti, potrebbero essere derivate da attività produttive che oggi non sono più operative.
  Non a caso uno dei problemi più grossi sono le discariche di rifiuti solidi urbani. In questo caso noi possiamo monitorare gli effetti di medio e lungo termine, ma difficilmente riuscire ad agire su quella che è stata l'origine della contaminazione.
  Come diceva il dottor Lupo, è chiaro che questo è un percorso che il Sistema sta portando avanti. Non neghiamo che ci sono agenzie che sono sicuramente più avanti di noi, ma non stiamo con le mani in mano e cerchiamo di migliorare continuamente le attività che svolgiamo, così come cercheremo di migliorare anche le nostre prestazioni laboratoristiche estendendo a tutti i composti le analisi che facciamo.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda il 2018, il dottor Lupo sosteneva che ci sono stati tredici valori sforati e cinque di media; invece nel 2019 dodici di concentrazione e quattro di media, nonostante siano aumentati i campionamenti. Quindi si può dire che per adesso, anche se siamo in fase embrionale, non c'è un aumento di questi inquinanti tra il 2018 e il 2019? Soprattutto, dove c'è stata questa decina di sforamenti? In qualche discarica? Se in un fiume, quale fiume è? A livello concreto.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Nelle discariche no.

  PRESIDENTE. Né di picco né di media?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. No. In realtà, come diceva il dottor Lupo, sulla discarica noi abbiamo effettuato il campionamento nel 2018 e non ha dato nessun riscontro positivo, nel senso che non ci sono stati superamenti delle medie annuali, anche se effettivamente c'è una rilevabilità della sostanza. Questo non significa che ci sia un superamento.
  Per quanto riguarda i punti specifici in cui questo è avvenuto, dalle cartine si possono vedere, perché sono evidenziati con colori differenti, anche se sono poco visibili, i punti in cui noi abbiamo avuto o un superamento della media annuale o un superamento del limite di quantificazione. Sono prevalentemente concentrati nella zona Sud della regione Lazio, quindi nella zona di Latina e nella zona di Frosinone. Adesso non ho i dati, ma nella penultima pagina della relazione c'è una carta regionale piccola. Mi dispiace che sia poco leggibile, ma è abbastanza evidente dove sono localizzati i punti in cui sono stati rilevati i valori più alti.
  Per quanto riguarda il 2018, sostanzialmente sono gli stessi punti che hanno dato valori superiori al limite di quantificazione.

  PRESIDENTE. Questi punti sono vicino alla discarica di Borgo Montello? Ma abbiamo detto che nelle discariche no ci sono sforamenti. Quindi secondo voi cosa potrebbe essere l'origine dell'inquinamento?

Pag. 8

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Ci sono dei valori superiori alla media annuale per quanto riguarda il fiume Astura, per quanto riguarda il canale Rio Martino e per quanto riguarda Moscariello.
  Il fiume Astura, come vi dicevo prima, lambisce la discarica di Borgo Montello, ma è anche un fiume che è caratterizzato da una non eccelsa qualità delle acque in generale.
  Sugli altri ci sono delle attività industriali che insistono, ma non sono riferite alla gestione dei rifiuti.
  Per quanto riguarda Frosinone abbiamo il fiume Sacco, perché tra i punti di monitoraggio noi abbiamo inserito il torrente Alabro e il fiume Liri, ma i superamenti li troviamo nel fiume Sacco, in prossimità di Falvaterra.
  Per quanto riguarda Roma non ci sono superamenti delle medie annuali.

  PRESIDENTE. Moscariello lambisce Borgo Montello, però c'è comunque una qualità delle acque che non è buona. Che tipo d'insediamenti produttivi ci sono? Anche per quanto riguarda fiume Astura, che insediamenti ci sono?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Noi abbiamo sottoposto negli anni passati il fiume Astura a un'importante attività di monitoraggio in relazione al monitoraggio che abbiamo fatto sulla discarica di Borgo Montello. In realtà la caratteristica dell'acquifero della zona è piuttosto complessa. Non è chiarissimo se gli apporti vengono dalla discarica o se gli apporti vanno dal fiume Astura verso la discarica, perché l'idrogeologia dell'area è estremamente complessa.
  Quali siano esattamente le attività produttive che gravano sul fiume Astura in questo momento io non lo so dire. So soltanto che comunque è un fiume che anche a monte della discarica è caratterizzato da una discreta compromissione ambientale.
  Possiamo fare degli approfondimenti, possiamo approfondire questa situazione e capire meglio quali sono i motivi per cui questo fiume ha queste caratteristiche, ma d'altra parte è uno di quei fiumi che è sottoposto a un costante monitoraggio da parte dell'Agenzia e quindi fa parte dei corsi d'acqua significativi che possono avere influenza di vario genere.

  PRESIDENTE. Premesso che una discarica, come si diceva prima per Malagrotta, che è chiusa, non dico sempre, però a chiusura continua a respirare e a emettere sostanze, soprattutto se il polder non è di qualità.
  Per quanto riguarda il fiume Moscariello che lambisce Borgo Montello, nelle due discariche si sono misurate solo le falde sotterranee, solo le acque superficiali come nei pressi di Rio Galeria o tutte e due?
  Non essendo il PFAS presente nelle acque superficiali o sotterranee sotto Borgo Montello, PFAS che invece nel fiume c'è, è possibile che magari sia qualche sostanza che era in discarica anni e anni fa e che nel frattempo sta viaggiando? Insomma, si possono fare delle considerazioni? Anche perché la presenza di Borgo Montello è una presenza ingombrante. Volevo capire se c'è una relazione.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. No, tra l'altro la discarica di Borgo Montello è di fatto una discarica che è stata attiva fino a poco tempo fa e attualmente è soltanto in fase di stallo, ma non definitivamente chiusa.
  Su Borgo Montello, per quanto riguarda i PFAS, noi abbiamo fatto un'attività di monitoraggio nelle acque sotterranee su uno dei piezometri di monitoraggio della discarica, quindi un punto di campionamento che dovrebbe essere un punto di osservazione privilegiato per quella che può essere stata l'influenza della discarica stessa.
  La discarica di Borgo Montello è molto grande. Oltretutto, come dicevo, ha un'idrogeologia abbastanza complessa, in cui anche i monitoraggi della discarica risultano di non semplice lettura da un punto di vista idrogeologico anche per quanto riguarda altri parametri che sono diversi rispetto al PFAS. Quindi è possibile che ci Pag. 9possano essere delle situazioni in cui qualche pozzo possa presentare questa sostanza.
  In realtà l'obiettivo del monitoraggio che andremo a fare negli anni prossimi sarà proprio questo, e cioè andare ad approfondire delle aree specifiche, in considerazione proprio del fatto che uno dei punti di monitoraggio sulle acque superficiali su cui noi abbiamo trovato dei superamenti è proprio il fiume Astura. Non possiamo escludere a priori che ci possa essere un'influenza della discarica, ma non lo possiamo dire con certezza alla luce dei dati che noi a oggi abbiamo acquisito.
  È chiaro che tutti gli approfondimenti partono da un'idea iniziale che deriva dal fatto che queste sostanze non erano tra le sostanze naturalmente ricercate in precedenza, in nessun tipo di attività produttiva, in nessun tipo di monitoraggio, proprio perché sono inquinanti emergenti rientrati tra quelle sostanze che vengono e verranno monitorate costantemente soltanto da poco tempo. Soprattutto, tali sostanze non sono a oggi monitorate nelle attività produttive perché gli atti autorizzativi e i piani di monitoraggio e controllo al momento non lo prevedono.
  È chiaro che, come diceva il dottor Lupo, questo è per noi un primo passo, a cui sicuramente seguiranno degli approfondimenti che possano circoscrivere meglio l'eventuale origine delle sostanze che noi andiamo a trovare.
  D'altra parte è anche vero che, trattandosi di un monitoraggio di acque superficiali – perché la maggior parte dei punti fanno parte della rete di monitoraggio delle acque superficiali che noi svolgiamo annualmente per la 152 – la valutazione della qualità è una valutazione che non può essere basata soltanto sul dato di un anno. Il dato annuale è utile, ma non può essere esaustivo dell'andamento.
  Il completamento del triennio con il 2020 ci consentirà di avere un quadro un po' più certo della situazione, anche perché, come diceva lei, i punti in cui abbiamo avuto superamenti dal 2018 al 2019 sono leggermente diminuiti. Ma queste non sono sostanze che da un anno all'altro spariscono, quindi evidentemente abbiamo bisogno di consolidare l'informazione.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Se ho capito bene, sia a Malagrotta sia a Rio Galeria. Anche i pozzi? Quindi sono state fatte sia indagini superficiali che profonde? Ci sono nel Lazio delle concerie? Se ci sono, sono state monitorate? Ci sono depuratori d'acqua? Ovviamente monitorati.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Concerie ci sono, però normalmente queste sostanze non sono ricomprese nei set analitici che vengono previsti negli atti autorizzativi. Al momento, siccome stiamo definendo una serie di miglioramenti anche degli atti autorizzativi, probabilmente queste sostanze saranno inserite nei monitoraggi che verranno fatti successivamente.

  PRESIDENTE. Anche se non sono previste nell'autorizzazione, voi siete liberi di misurarle comunque, anche nei pressi degli scarichi, visto che le concerie sono una delle possibili principali fonti di emissioni di questo inquinante?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Sì.

  PRESIDENTE. Anche i depuratori?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Da questo punto di vista non sono state fatte delle osservazioni, anche perché non esistono limiti allo scarico. Sarebbero comunque delle informazioni di monitoraggio, non di conformità.

  PRESIDENTE. Di questo ci stiamo occupando perché c'è una carenza di limiti eccetera; però, visto che questo è uno studio per fare una fotografia del fenomeno, anche se non ci sono dei limiti vedere la presenza sarebbe un valore. È comunque un dato significativo. Vedere che nei pressi di una conceria o nei pressi di un depuratore c'è il PFAS e poi studiare chi sversa in quel depuratore è fondamentale per capire il fenomeno, a prescindere dai limiti.

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  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Certamente. Infatti uno degli obiettivi che noi abbiamo nel prossimo futuro è quello di andare a implementare le informazioni che abbiamo proprio attraverso il monitoraggio – non il controllo, visto che non abbiamo lo strumento normativo – delle attività produttive che sono limitrofe alle aree in cui abbiamo trovato queste sostanze. È una delle idee sulle quali già stavamo lavorando e che sicuramente avrà un maggiore impulso a partire dall'anno prossimo.

  MARCO LUPO, Presidente dell'Arpa Lombardia. Intanto chiariamo che il Ministero dell'ambiente ha chiesto al Sistema nazionale di protezione ambientale un monitoraggio delle acque superficiali e di acque sotterranee; non ha chiesto un monitoraggio degli impianti. Quindi l'obiettivo del lavoro che abbiamo intrapreso nei primi anni è stato quello di fare quello che ci è stato chiesto, cioè un monitoraggio delle acque superficiali.
  Teniamo conto del fatto che non era una cosa così immediata fare 130 determinazioni o 140 determinazioni con standard del tutto nuovi, per sostanze del tutto nuove, utilizzando macchinari del tutto nuovi e in aggiunta a tutti gli altri monitoraggi e tutte le altre attività che svolgiamo. Pertanto abbiamo individuato delle stazioni di monitoraggio, come hanno fatto tutte le altre agenzie, e le abbiamo individuate sulla base di una serie di criteri che sono proprio quelli che prima evidenziava il presidente Vignaroli, cioè la presenza di alcune attività, tipo cartiere, tessili, conciario, galvanico, miscellanea eccetera.
  Sulla base di questi criteri abbiamo individuato i punti di campionamento e abbiamo effettuato i primi monitoraggi. Sulla base di questi primi monitoraggi abbiamo anche acquisito un know how, perché vi assicuro che non abbiamo avuto pochissime difficoltà a effettuare analisi di questo tipo che hanno limiti di quantificazione veramente sensibilissimi. Abbiamo dovuto fornire anche il nostro personale e i laboratori di un know how della materia.
  Adesso, dopo i primi tre anni di attività, possiamo andare a individuare specifiche attività, implementare quelle che abbiamo, effettuare dei ragionamenti sui dati, perché col 2020 cominciano a diventare dati di tre anni e quindi dati che possono consentirci di effettuare anche delle scelte e dei ragionamenti.
  Certo, tutto si può fare meglio, però ci vuole anche il tempo per realizzare queste attività, perché sono attività molto complicate dal punto di vista analitico e che, come dicevo, si vanno ad aggiungere alle attività ordinarie che devono comunque essere portate avanti. Volevo soltanto aggiungere questo.

  PRESIDENTE. Il motivo per il quale si cercano nove inquinanti anziché dodici è puramente un fatto di bilancio, cioè di investimento di personale o di strumentazione? Per misurare quei nove ci vuole una strumentazione e per estenderla a dodici serve un'altra strumentazione o è la stessa? Perché fermarsi a nove e non estendere a dodici? La motivazione tecnica e pratica qual è?

  MARCO LUPO, Presidente dell'Arpa Lombardia. Credo che sia un insieme di questioni. Intanto per effettuare queste analisi devono essere effettuati degli standard analitici. Perché queste analisi siano valide devono essere definite le modalità con cui devono essere effettuate e questo richiede l'implementazione di gruppi di lavoro, tra tutte le agenzie, perché non si può fare un lavoro diverso in una regione rispetto a quello che viene fatto in altre ragioni.
  Dopodiché le sostanze oggetto di monitoraggio sono dodici, ma la normativa fissa dei valori soglia come media annuale soltanto per sei analiti per quanto riguarda le acque superficiali. Quindi c'è anche un problema di esistenza di limiti di quantificazione fissati dalla norma, perché poi dobbiamo muoverci all'interno di un assetto normativo. Il settore è assolutamente in divenire sia dal punto di vista normativo, come voi ben sapete, sia dal punto di vista tecnico-analitico, perché definire questi standard analitici non è sempre una cosa semplice e non credo, peraltro, che tutte le agenzie siano in grado di effettuare queste analisi.

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  PRESIDENTE. L'Arpa Veneto ha questi standard. Basta un copia incolla? Come funziona?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore generale dell'Arpa Lazio. Non necessariamente basta un copia incolla. Potrebbe anche darsi che le strumentazioni che loro hanno a disposizione siano diverse dalle nostre. Non tutti i nostri laboratori – intendo i laboratori di sistema – hanno le stesse dotazioni strumentali e soprattutto, a seconda dell'adozione strumentale, le metodiche analitiche devono essere adattate.
  Come diceva il dottor Lupo, non sono tantissime le agenzie che hanno la capacità tecnica di eseguire in proprio queste attività. Noi siamo tra le poche che lo fanno, anche se non facciamo tutti i parametri che fa il Veneto.

  MARCO LUPO, Presidente dell'Arpa Lombardia. Tra l'altro non credo che tutti gli standard utilizzati dall'Arpa Veneto siano stati definiti nell'ambito del Sistema. È chiaro che se Arpa Veneto temporaneamente ha definito un proprio standard di riferimento, questo non è ancora diventato patrimonio del Sistema di protezione ambientale. Per esempio, l'Arpa Emilia utilizza gli standard dell'Arpa Veneto? Non credo. Noi utilizziamo gli standard che vengono definiti a livello di Sistema nazionale di protezione ambientale, che non è l'Arpa Veneto ma è il Sistema nel suo complesso. Quindi devono essere approvati a livello di Consiglio nazionale.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione

  La seduta, sospesa alle 15, riprende alle 15.15.

Comunicazioni del Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione appena svoltasi, ha convenuto che la Commissione effettui nelle giornate di giovedì 22 e venerdì 23 ottobre 2020, una missione ad Alessandria e presso lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo.

  La seduta termina alle 15.20.