XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 82 di Mercoledì 9 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia, Riccardo Rapanotti:
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 3 
Rapanotti Riccardo , Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia ... 3 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 8 
Rapanotti Riccardo , Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia ... 8 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 10 
Licatini Caterina (M5S)  ... 10 
Trentacoste Fabrizio  ... 11 
Rapanotti Riccardo , Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia ... 11 
Ferrazzi Andrea , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANDREA FERRAZZI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia, Riccardo Rapanotti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia, il generale Riccardo Rapanotti. Partecipano alla seduta il tenente colonnello Maurizio Pellegrino e il vicebrigadiere Emilio Remondini, che ringrazio per la presenza. Informo inoltre l'audito che, ai sensi dell'articolo 4 del Regolamento interno della Commissione, alla seduta non è ammessa la partecipazione di persone estranee non autorizzate. Pertanto la invito sotto la sua responsabilità a comunicare alla Commissione eventuali ulteriori nominativi di persone presenti. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane industriali in Sicilia, su cui notoriamente la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Oggi avremo un particolare focus che si inserisce all'interno di un'inchiesta sulla Regione siciliana che si svolge ormai da parecchi mesi; ci concentreremo in questo pomeriggio in particolare sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento, dove una delegazione della Commissione ha in programma di svolgere una missione tra le giornate del 22 e del 24 di settembre prossimo. Le saremmo grati, Comandante, se volesse fornire alla Commissione eventuali elementi di novità emersi con riferimento alle altre province della Sicilia, su cui la Guardia di finanza ha già fornito nei mesi scorsi una documentazione approfondita. Avverto infine che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico considerate le modalità dello svolgimento della seduta, che sarà pubblica per tutta la sua durata, qualora l'audito dovesse ritenere di riferire argomenti che richiedono di essere assoggettati a regime di segretezza, la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirgli di farlo in un altro momento, visto il collegamento in videoconferenza di oggi, e con una diversa modalità. Invito dunque il nostro ospite a svolgere la relazione. Dopodiché sarà cura dei commissari, se lo riterranno, intervenire.

  RICCARDO RAPANOTTI, Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia. Grazie, presidente. Ringrazio questa Commissione per l'invito e per l'occasione che viene data al Comando regionale Sicilia della Guardia di finanza di effettuare questo punto di situazione sulle indagini in materia di acque reflue. Soltanto come precisazione iniziale, non sono presenti all'audizione il brigadiere Remondini, che appartiene alla mia Segreteria, né il tenente colonnello Pellegrino. È invece presente il capo di stato maggiore del Comando regionale Sicilia, il colonnello Vincenzo Di Rella. Soltanto un inquadramento, se mi è consentito, sulle linee d'indirizzo che vengono seguite dai reparti Pag. 4della Guardia di finanza nello svolgimento degli approfondimenti delle indagini sui reati ambientali. La disamina delle esperienze operative che sono state seguite nel territorio della Sicilia ha messo in evidenza che l'azione che viene posta in essere dalla Guardia di finanza con riferimento al contrasto degli illeciti in materia di tutela ambientale è in realtà un'azione trasversale, e questo deriva dal fatto che le funzioni della Guardia di finanza sono funzioni di polizia economico-finanziaria; per cui spesso insieme ai reati di natura ambientale si incrociano anche altre tipologie di approfondimenti che sono assolutamente connessi ai fenomeni di smaltimento illecito dei rifiuti. Mi riferisco in modo particolare a tutta la tematica che abbraccia la spesa pubblica, perché è chiaro che nel momento in cui non vi sia un corretto adempimento da parte degli operatori del settore si ottiene un effetto duplice: da una parte c'è una diminuzione delle spese e quindi un risparmio significativo da parte delle imprese e delle aziende che svolgono le attività di smaltimento dei rifiuti, ma dall'altra c'è la conseguente e inevitabile ricaduta dei costi che sono connessi all'attività di gestione, al trattamento, all'eliminazione, al conferimento in discarica dei rifiuti, e poi anche alla bonifica dei siti incontaminati, sulla comunità. Una prova di questo è data proprio da un'indagine che era stata segnalata nella precedente relazione lo scorso anno svolta dal Comando provinciale Enna. In quella circostanza avevo fatto un cenno riguardo al fatto che si stava indagando nei confronti di nuovi soggetti per attività di truffa e corruzione in quanto si trattava di soggetti che avevano incamerato un importo di 5 milioni di euro come finanziamento regionale per la predisposizione di un depuratore di acque reflue della zona di Enna, sia di acque reflue civili che di acque reflue industriali. In realtà gli accertamenti eseguiti anche assieme ad ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) hanno evidenziato che quel depuratore era assolutamente non idoneo perché realizzato in modo non conforme a quelli che erano i progetti iniziali. Quindi oltre al danno ambientale, ovviamente derivato dalla mancata depurazione delle acque, c'era un danno connesso alla spesa pubblica. Come sappiamo, la spesa pubblica, cioè il controllo dal corretto appostamento delle uscite dei bilanci sia degli enti locali, dello Stato, come i finanziamenti comunitari, è una delle funzioni appannaggio della Guardia di finanza. Questo è il primo punto di trasversalità a cui facevo prima riferimento quando svolgiamo indagini di carattere ambientale.
  Il secondo punto invece ha una stretta connessione con possibili reati e illeciti di carattere tributario. Spesso si simula lo smaltimento dei rifiuti; alcuni soggetti economici ricorrono ad annotazioni dei bilanci o di fatturazioni per operazioni inesistenti, riferiti quindi ad attività in realtà mai effettuate. Questo chiaramente avviene avvalendosi di una complicità e di collaborazioni di imprese del settore. Anche questo è un aspetto estremamente importante perché va a incidere, ripeto, in modo trasversale sulle funzioni di accertamento delle entrate da parte della Guardia di finanza. Un terzo aspetto di trasversalità attiene al fatto che a volte per effettuare attività illecite così ampie è necessaria un'attività di corruzione nei confronti di funzionari pubblici preposti alla vigilanza; per cui nel corso del tempo, visto che nelle nostre indagini è stata rilevata la presenza di attività collaterali estremamente gravi come quella a cui ho fatto cenno, abbiamo elaborato a livello nazionale, ma con specifico riguardo alla Sicilia, una serie di linee guida che devono essere seguite ogni qual volta si intraprende un'attività di indagine nel settore dei reati ambientali. La prima parte è di rilievo ed è quella di un costante controllo del territorio. Noi parliamo di controllo economico del territorio perché facciamo riferimento a quelle che sono le nostre funzioni di polizia economico-finanziaria. È chiaro che il controllo del territorio consente di arrivare a un monitoraggio, spesso anche per questioni occasionali e casuali, ad esempio nella formazione di discariche abusive totalmente ignote. In questo ambito di controllo del territorio i reparti che noi definiamo «territoriali», cioè i reparti ordinari della Guardia di Pag. 5finanza che svolgono ordinariamente le indagini, ricevono spesso informazioni dal comparto aeronavale della Guardia di finanza. Ogni Comando regionale ha a disposizione una duplice categoria di reparti operativi: i reparti territoriali, chiamiamoli «ordinari», e i reparti aeronavali. Quindi spesso avviene che i nostri elicotteri, facendo attività di sorvolo sul territorio anche per altre finalità – ad esempio una finalità estremamente importante è quella della ricerca di piantagioni di sostanze stupefacenti, di marijuana – è molto frequente che ci si imbatta in altre segnalazioni di possibili illeciti, come ad esempio discariche totalmente abusive; oppure dall'alto è facile spesso rilevare una colorazione anomala dei corsi dei fiumi, dei torrenti, dei laghi interni, oppure anche delle enormi chiazze di prodotti petroliferi, di prodotti chimici che vengono rilasciati in mare da petroliere, da navi portacontainer. Questo è molto frequente ad esempio nel canale di Sicilia, dove come è noto, per motivi di immigrazione clandestina, abbiamo un monitoraggio costante. Quindi controllo del territorio, sinergia tra i reparti aeronavali con i reparti territoriali; poi, sempre parlando di trasversalità, indagini che attengono alla verifica delle eventuali Commissioni con la criminalità comune e organizzata. Questo fatto è ovviamente noto e si sa che, dietro ai grandi interessi che ruotano intorno alla tematica dello smaltimento dei rifiuti, si celano attività che possono attrarre in modo abbastanza agevole anche consorterie di carattere criminale, sia comune che organizzata. Io farò un cenno poi a un'operazione recentemente svolta dal Nucleo di Catania, dove questa specificità è stata assolutamente acclarata. Un altro aspetto che deve essere affrontato, sempre in questa sorta di checklist delle attività che attengono alle indagini sui reati ambientali, è quello della verifica della potenziale responsabilità degli enti pubblici territoriali competenti con riferimento all'omessa vigilanza e quindi all'omesso contrasto del fenomeno delle discariche abusive, in special modo quando vengono rilevate discariche abusive che insistono su territori di proprietà o di competenza degli enti locali stessi. Un altro aspetto estremamente importante è quello connesso all'omessa istruttoria finalizzata all'addebito delle spese che sono necessarie per la bonifica e per il ripristino dei siti contaminati. Quindi anche qui si presentano problematiche di spesa pubblica per le quali siamo particolarmente attivi con le procure delle Corti dei conti. Un altro aspetto che viene rilevato nelle nostre indagini è quello della verifica della responsabilità amministrativa dei soggetti metaindividuali, quindi dei soggetti giuridici ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001. Un altro aspetto estremamente importante è quello di procedere, ogni qual volta sia possibile, al sequestro preventivo, che è finalizzato poi alla confisca, anche per equivalente, di cose che costituiscono profitto e prodotto del reato nei confronti dei soggetti che poi sono responsabili delle attività illecite. Quindi una serie di accertamenti trasversali, molto importanti e molto completi, che sono il corollario a quella che è l'attività di indagine specificamente svolta sul territorio con riferimento ai danni ambientali. Tutto questo chiaramente con una precisazione: come è noto a questa Commissione, la Guardia di finanza ha dei compiti concorsuali in materia di reati ambientali, e questo è previsto dalla legge n. 149 del 1989, che specifica che il Ministero dell'ambiente può avvalersi anche della Guardia di finanza previo concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, così come il codice dell'ambiente fa riferimento ad attività concorsuale della Guardia di finanza. Questo significa che allora le attività di controllo del territorio, le attività conseguenti di eventuali operazioni di illeciti secondo me – inteso come esperienza maturata in questi 15 mesi come Alleanza regionale Sicilia – dovrebbero far sì che vi sia una maggiore sinergia con gli altri soggetti che sono preposti all'attività di controllo e repressione degli illeciti in materia ambientale. Una cosa che abbiamo rilevato è ad esempio che le fonti di innesco delle attività di indagine sono, tranne forse uno dei due casi, esclusivamente provenienti dalla Guardia di finanza; cioè tutto quello di cui abbiamo parlato lo scorso anno e che Pag. 6è nella relazione, a cui farò cenno in questa audizione, derivano da un'attività propria di indagine della Guardia di finanza. Quello che forse è un po' carente, a mio avviso, è uno scambio di informazioni efficace ed efficiente con altri soggetti che sono interessati alla repressione del fenomeno degli illeciti ambientali, proprio per quelle tematiche di trasversalità a cui facevo riferimento prima. In altre parole non abbiamo rilevato negli anni recenti deleghe specifiche, né segnalazioni specifiche da parte di privati, né segnalazioni specifiche da parte dei comuni e degli locali interessati; quindi il tutto fa sì che l'attività debba essere un po' inventata. Questo comporta che chiaramente, non essendo noi i soggetti primari in campo sulle tematiche dei reati ambientali, dobbiamo anche un po' avvalerci, per quella che è l'analisi di contesto ambientale, di approfondimenti svolti da altri. A questo proposito cito una reportistica a mio avviso molto puntuale redatta dall'ARPA, che fa riferimento alla situazione dei depuratori delle acque reflue nel 2018-2019. Questa ci dice che il 61 per cento della popolazione esistente in Sicilia vive in territori che non sono forniti di depuratori. C'è un picco un po' più alto nel capoluogo di regione, a Palermo, ma c'è una percentuale in realtà inferiore alla media regionale del capoluogo di provincia di Catania. Tutto questo fa venire in mente che, siccome una gran parte della regione non è servita da impianti di depurazione delle acqua reflue efficienti, questo mette in moto tutta una serie di altre attività di carattere illecito, che sono quelle attività trasversali a cui ho fatto riferimento in precedenza. Quindi, ripeto, a mio avviso ci vorrebbe un maggiore controllo del territorio inteso come conoscenza territoriale – non geografica – ma anche come conoscenza di carattere economico, di carattere civilistico; perché sapere che una determinata area ha insediamenti o agglomerati industriali piuttosto che agglomerati zootecnici o meramente agricoli può essere rilevante per reindirizzare le attività di indagine e quindi di prevenzione, e poi di repressione. Fatto questo inquadramento di carattere generale, un aspetto che specificamente riguarda intanto la provincia di Palermo, su cui codesta Commissione ha chiesto di effettuare un approfondimento, riguarda il trattamento dei fanghi da depurazione. I fanghi da depurazione, come sappiamo, sono nello scarto solido della parte di depurazione delle acque reflue, ma hanno un ciclo di vita che potrebbe essere assolutamente virtuoso: i fanghi da depurazione che provengono dagli usi civili oppure dagli scarti delle industrie alimentari possono essere in realtà fonte di quella che viene definita «economia circolare» perché possono dare origine, previo un corretto trattamento di carattere biochimico-meccanico, a due grandi forme di riutilizzazione. Da una parte abbiamo energie rinnovabili, perché possono essere inceneriti con determinate procedure e portare quindi alla produzione di energie rinnovabili. Dall'altra invece c'è un utilizzo diretto, tramite un procedimento di essiccamento oppure di trasformazione in compost, direttamente in agricoltura. Secondo l'analisi che è stata fatta da ARPA, in realtà l'Italia, sotto questo profilo, a livello nazionale, si pone agli ultimi posti della graduatoria europea per produzione di fanghi da acque reflue da riutilizzare in questo ciclo virtuoso di economia circolare, con un quantitativo che è stato stimato in meno di dieci chili per abitante. Su questo aspetto specifico dei fanghi da depurazione, oltre ad avere alcune indagini che sono state richiamate anche nella relazione dell'anno precedente, segnalo un'attività informativa – quindi al momento è un'attività di raccolta di informazioni e non un'attività già sviluppata in indagine – che riguarda alcune tematiche, specificatamente nel palermitano, che danno vita a una serie di inconvenienti e di possibili reati, con riferimento alla gestione dei fanghi da depurazione. Da quello che abbiamo acquisito, le società che si occupano di produzione dei compost, quindi dei prodotti che possono servire come fertilizzante in agricoltura, sarebbero in difficoltà a raccogliere i fanghi; e la produzione dei fanghi deriva dalla depurazione delle acque, per la questione collegata a una carenza di adeguata certificazione. Il problema è che il fatto che soltanto il 61 per Pag. 7cento degli scarichi siano in regola, o comunque che soltanto il 61 per cento della popolazione benefici di scarichi efficaci, significa che anche tutti i fanghi che derivano dalla depurazione possono avere dei problemi idonei a certificazione; quindi le società che dovrebbero utilizzare i fanghi da depurazione per produrre compost per uso agricolo in realtà hanno difficoltà a ricevere la certificazione che attesti la correttezza della procedura di sanificazione delle acque. Questo comporta diverse problematiche. Innanzitutto comporta maggiori oneri che riguardano poi lo smaltimento di questi fanghi, perché non sono utilizzati per il compost ma vengono mandati nelle discariche, e questo crea un problema con l'aggravio dei costi di spesa pubblica. Il secondo problema è che, sempre come si evince dalle evidenze informative, molto spesso l'invio dei fanghi presso le discariche verrebbe effettuato in anticipo rispetto alla tempistica minima necessaria per l'essiccamento. È necessario che il fango che deriva dalle depurazioni sia essiccato, perché attraverso il processo di essiccamento si toglie quella parte di batteri che invece rimarrebbe nociva, e quindi il fango deve essere palabile. Questo è previsto dalle norme emanate nel corso del tempo, tra cui anche il decreto «Emergenze», se non ricordo male, di due anni fa, che specifica quali sono i livelli minimi di composizione chimica e che prevede anche un tempo minimo, che in tutto è di 80 giorni, prima di poter passare alla lavorazione o allo smaltimento dei fanghi da depurazione. Un altro aspetto che è emerso riguardo a questo surplus di fanghi e che non possono essere trattati, è che sarebbero delle persone compiacenti che, previa ricezione di somme di denaro, accetterebbero di interrare nelle loro proprietà, nei loro terreni, i fanghi non adeguatamente trattati. Un altro problema ancora più grave connesso sempre a questa procedura è il fatto che ci sono evidenze riguardanti alcuni agricoltori che accetterebbero di utilizzare un compost non adeguatamente trattato, e questo chiaramente dà origine sicuramente per loro a un risparmio perché possono comprare un prodotto pagandolo di meno rispetto a quello che sarebbe il prodotto correttamente immesso sul mercato; però accettano il rischio e la consapevolezza di utilizzare dei prodotti che in realtà non sono salubri per quanto riguarda sia l'ambiente sia poi gli effetti che possono ricadere sull'uomo. Ripeto, questa tematica dei fanghi e questo aspetto specifico riguarderebbero, secondo attività informative che abbiamo ancora in corso, soggetti che operano principalmente nella provincia di Palermo; ma oltre questo non posso andare proprio perché c'è una riservatezza sull'attività investigativa; poi vedremo se le varie autorità che saranno interessate intenderanno andare avanti su questa tematica che ci sembra piuttosto rilevante. Detto questo, vorrei soffermarmi su un approfondimento che è stato richiesto riguardante tre province, anche se vorrei chiarire che per quanto riguarda Trapani purtroppo non ho alcun elemento da fornire. Trapani e Caltanissetta sono le uniche due province per le quali non abbiamo evidenze specifiche con riguardo a indagini esposte dalla Guardia di finanza. Per quanto riguarda invece Agrigento, segnalo che lo scorso anno avevamo inviato nella relazione a codesta Commissione due attività specifiche. Una riguardava un frantoio vicino a Porto Empedocle che faceva uno sversamento di acque non depurate nel terreno. Quella questione fu segnalata all'autorità giudiziaria. La parte fisica si è chiusa attraverso l'adeguamento degli impianti di depurazione; la parte giudiziaria invece sta facendo il suo corso. Come avevo segnalato, nel 2018 era stato avviato un procedimento penale che faceva riferimento a una grande area di stoccaggio rifiuti. In realtà nella precedente relazione mi ero limitato a fare un cenno al fatto che vi fosse un procedimento penale in corso perché lo scorso anno l'autorità giudiziaria non aveva dato l'autorizzazione a divulgare altre notizie; invece quest'anno posso tranquillamente dire, come aggiornamento, che nel mese di luglio del 2020, quindi poche settimane or sono, il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Agrigento, insieme all'Arma dei carabinieri NOE (Nucleo Operativo Ecologico), ha sottoposto a sequestro preventivo, quindi finalizzato poi Pag. 8all'eventuale confisca, una grande area di 521.000 metri quadrati sita in Siculiana, Agrigento, e degli impianti di stoccaggio e trattamento di rifiuti non pericolosi esistenti nella discarica gestiti da un importante gruppo imprenditoriale siciliano. Specificamente, tra le condotte virtuose che sono state «contestate» nell'ambito di questa indagine, abbiamo ad esempio il riversamento non autorizzato di scarichi su un suolo poiché nell'area occupata dalla discarica non sono presenti dei ricettori delle acque di prima pioggia previsti dal provvedimento di autorizzazione. Questo è uno degli aspetti. I capi di imputazione sono in realtà sei, ma questo è un aspetto specifico che riguarda il trattamento delle acque reflue. Tra le altre cose, è stato riscontrato l'inquinamento del sottosuolo delle acque sotterranee, perché a fronte di plurimi episodi di superamento nelle concentrazioni della soglia di contaminazione non sono state attivate tutte le procedure previste dalle disposizioni per potenziare gli apparati di depurazione del sito, oppure lo scarico di acque reflue industriali con superamento dei valori limite fissati dalle varie tabelle del decreto legislativo n. 152, o lo scarico di acque provenienti dagli impianti di trattamento biologico delle acque di prima pioggia; quindi, tutta una serie di attività che integrano diverse e plurime fattispecie previste dal decreto legislativo n. 152. Questo come aggiornamento rispetto a quanto detto lo scorso anno con riferimento alla provincia di Agrigento. Proseguendo sulle altre due province di interesse, per quanto riguarda Trapani non ci sono delle evidenze che io possa in questa sede segnalare, così come del resto anche lo scorso anno non erano state segnalate delle attività investigative in corso nel trapanese. Per quanto riguarda Palermo, che nella precedente audizione non era stata citata se non per alcune attività svolte dai reparti aeronavali, continua l'attività di controllo del territorio e sono sempre più frequenti degli accertamenti che vengono svolti, ad esempio, nei confronti di soggetti che eseguono attività di autolavaggio. Quindi a Palermo, ma anche in altre province, abbiamo casi frequenti e anche facilmente accertabili di soggetti che scaricano acque reflue direttamente nelle reti fognarie senza procedere prima a un'attività di depurazione. Questo a grandi linee per quanto riguarda le tre province di riferimento. Poi, se è d'interesse di codesta Commissione, potrei fornire anche alcune indicazioni su altre indagini che sono state svolte nel periodo intercorrente tra la precedente audizione e la data odierna dalle altre province, perché, come dicevo prima, tutte le altre province, fatta eccezione per Caltanissetta e Trapani, hanno effettivamente avuto degli elementi di aggiornamento e delle indagini nuove che hanno portato a compimento o che stanno portando a compimento.

  PRESIDENTE. La ringrazio perché la sua illustrazione è molto pertinente e anche molto chiara. Se volesse in maniera molto sintetica approfondire quest'ultima parte a cui ha accennato, cioè se in altre province, al di là del focus che stiamo facendo in questo pomeriggio, c'è qualche dato interessante, potrebbe essere molto utile.

  RICCARDO RAPANOTTI, Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia. Sì, certo. Partirei da Enna. Come dicevo prima, a Enna l'anno scorso avevamo segnalato quest'indagine che riguardava un depuratore finanziato da 5 milioni dalla regione Sicilia, ma totalmente inutile, che non è mai entrato in funzione perché realizzato in modo difforme rispetto alla progettazione e quindi non idoneo all'uso per cui era stato concepito. Era un depuratore che doveva servire una zona della provincia di Enna, e in particolar modo il comune di Valguarnera, dove dovevano confluire sia acque civili sia acque derivanti dalle attività di produzione di un consorzio industriale del luogo. All'epoca erano stati denunciati nove soggetti tra amministratori locali e responsabili delle discariche. L'aggiornamento è che i nove soggetti sono stati rinviati a giudizio; ci sarà la prima udienza nei primi mesi del 2021. Questo per quanto riguarda l'aggiornamento della prima delle due attività che erano state segnalate a suo Pag. 9tempo; in realtà, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Enna è andato avanti. L'altra attività sulla quale posso riferire riguardava delle indagini nel comune di Assoro, in provincia di Enna, sempre con riferimento allo smaltimento dei fanghi di depurazione. Come aggiornamento, posso riferire che è stata determinata l'attività investigativa che avevamo preannunciato lo scorso anno. Sono stati segnalati all'autorità giudiziaria 19 soggetti; nell'informativa avevamo evidenziato che anche in questa discarica nel comune di Assoro vi era una movimentazione anomala di rifiuti speciali non pericolosi per un quantitativo che era ritenuto dall'azienda incaricata senza le prescrizioni e le autorizzazioni regionali per lo smaltimento. Questo ha condotto alla denuncia all'autorità giudiziaria di 19 soggetti, e stiamo vagliando attualmente la posizione di ulteriori 36 posizioni, tra cui figurano anche posizioni di enti locali regionali, coinvolti in questa indagine piuttosto ampia. Per quanto riguarda le altre province, abbiamo per esempio la vicenda che riguarda il Nucleo di Catania. Recentemente la procura distrettuale della Repubblica di Catania ha chiuso un'indagine che ha condotto al sequestro di una società che opera nel settore della lavorazione dei prodotti della carta e del cartone, e questo per una serie di gravi e ripetute violazioni alle norme sullo smaltimento dei rifiuti chimici pericolosi. Nel dettaglio, in questo ambito era stata rilevata in prossimità dell'azienda la presenza di un'ampia chiazza di colore blu nei pressi dello stabilimento, generato dall'inchiostro che era stato smaltito illecitamente. Abbiamo svolto successivi approfondimenti che sono stati disposti dall'autorità giudiziaria e che sono stati eseguiti congiuntamente dai funzionari dell'ARPA e dell'ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Catania. Tali approfondimenti hanno confermato la circostanza e hanno evidenziato che i rifiuti solidi speciali, gli inchiostri chimici e i materiali di scarto delle lavorazioni industriali della carta erano regolarmente stoccati e riversati senza alcun controllo nei canali Questo per quello che concerne una prima indagine riguardante le acque reflue. Con riferimento invece alla trasversalità delle indagini, segnalo due importanti indagini svolte sempre dal Nucleo di Catania. La prima è un'operazione di cui è stato dato ampio risalto anche dalla stampa nazionale, che ha avuto come denominazione «Mazzetta Sicula» e che riguarda un'importante società che si occupa di smaltimento di rifiuti che gestiva un'enorme discarica dove venivano fatti confluire i rifiuti solidi urbani da oltre 200 comuni siciliani, tutti convenzionati con questa società che faceva capo a un'importante famiglia con collegamenti di carattere anche mafioso. Si tratta di un enorme quantitativo di rifiuti che strutturalmente non era più gestibile secondo le prescrizioni di legge e che finiva quindi nelle discariche senza subire alcun trattamento preliminare, trattamento chiaramente essenziale per favorire l'individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero. In altre parole, dalla gestione di questa discarica, ripeto, dove confluivano rifiuti da 200 comuni della regione Sicilia, questa gestione, e anche la successiva attività di compostaggio, era orientata all'esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i comuni interessati, pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter adempiere alle prescrizioni fissate dalle autorizzazioni amministrative. Probabilmente c'è anche una memoria visiva di questa operazione perché è quell'operazione che ha consentito ai militari della Guardia di finanza di rinvenire, occultate in una parte della discarica, delle taniche dei bidoni completamente pieni di soldi, di contante; quindi c'è stato un certo interesse anche giornalistico. Chiaramente era tutto contante in nero per diversi milioni di euro, che serviva sia per la gestione in nero dell'attività economica sia per attività di fornitura. Un'altra attività che segnalo riguarda la provincia di Ragusa. Come dicevo, nell'ambito del controllo del territorio sono state rilevate in tempi recenti, nel mese di giugno, due attività: una riguarda una società esercente la produzione di bitumi e di catrame (in questo caso il rappresentante legale è stato denunciato sia Pag. 10per emissione in atmosfera senza autorizzazione e sia per scarichi industriali non autorizzati); l'altra attività, sempre posta in essere dal Comando provinciale di Ragusa, riguarda l'ambito del settore degli autolavaggi, che è un settore che abbiamo visto essere purtroppo molto spesso fuori legge. Anche in questo caso c'è stata la denuncia del responsabile legale per scarichi industriali non autorizzati. Gli ultimi due provinciali riguardano Siracusa e Messina. Per quanto riguarda Siracusa segnalo tre indagini; anche queste hanno avuto un certo rilievo sulla stampa locale ma anche nazionale, perché hanno visto coinvolti soggetti appartenenti a famiglie storiche che hanno gestito nel corso dei decenni lo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Siracusa. Ciò ha portato a una serie di misure cautelari restrittive che vanno dalla libertà personale a 11 misure interdittive, e al sequestro, in un caso, di 56 milioni di euro come profitto provento del reato. Quello che è importante evidenziare in queste indagini è che qui non abbiamo rilevato soltanto i reati di carattere ambientale, ma anche tutti quei reati satellite che stanno intorno a queste attività illecite che riguardano anche lo sfruttamento della manodopera, l'illecita percezione di contributi pubblici, la corruzione eccetera. Un'altra indagine che mi permetto di evidenziare perché è sicuramente interessante ha riguardato una videosorveglianza in una discarica abusiva: sono stati denunciati 24 soggetti, anche privati e cittadini, per una serie di reati connessi all'illecito smaltimento di rifiuti, più altri 162 cittadini che sono stati intercettati anche con delle videocamere appositamente posizionate sul luogo: sono stati sanzionati amministrativamente per abbandono di rifiuti. In questo caso forse non si tratta di operazioni così importanti sotto il profilo ambientale, ma sicuramente sono molto importanti per tentare di dare un'educazione anche sociale ai cittadini. Un'ultima attività che segnalo è quella della provincia di Messina, dove il dipendente Nucleo di polizia economico-finanziaria, e in particolare il GICO (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata), unitamente alla stazione navale di Messina, quindi al reparto aeronavale, sta svolgendo un'attività investigativa nei confronti di un gruppo di soggetti che in modo sistematico è dedito al traffico illecito di rifiuti. In particolare nel corso delle indagini è stata individuata una vasta area agricola destinata al deposito di rifiuti e vi è stato accertato il coinvolgimento di alcune società messinesi, e non solo messinesi, che fanno un trasporto da cantieri edili sia pubblici che privati. L'illiceità della condotta è stata posta in essere dagli indagati ed è stata desunta dall'utilizzo dei mezzi non indicati nell'Albo dei gestori ambientali. Penso che non ci sia altro. Questo dovrebbe essere più o meno tutto sull'aggiornamento con riferimento alle indagini svolte in questi mesi rispetto alla precedente audizione. Siccome in questo caso, rispetto alla volta scorsa, non ho mandato in via preliminare la relazione, sarà ovviamente mia cura mettere tutto quello che è stato detto, chiaramente con maggiore puntualità e con gli allegati, in una specifica relazione con tutti i particolari del caso, aggiungendo anche gli eventuali approfondimenti richiesti da codesta Commissione.

  PRESIDENTE. Grazie, Comandante. Stavo proprio per chiedergli questo, cioè una relazione di sintesi e anche di integrazione a quello che ha già detto, in modo tale da mettere nelle disponibilità di tutti i commissari la possibilità di uno studio dettagliato. C'è qualche richiesta di chiarimento o approfondimento da parte di qualche commissario?

  CATERINA LICATINI. Grazie, Comandante per le informazioni ricevute. Io ho colto anche l'input che ci ha dato per la difficoltà nello scambio di informazioni per quanto riguarda i fenomeni di illecito ambientali tra i vari organi. Mi riferisco alla difficoltà, di cui lei parlava, dello scambio di informazioni tra i vari organi, e proprio per questo motivo la maggior parte dei fenomeni degli illeciti di tipo ambientale che poi voi segnalate e identificate avvengono tramite segnalazioni di tipo aeronavale. Vorrei soltanto capire che tipo di strumentazione avete utilizzato per queste segnalazioni.

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  FABRIZIO TRENTACOSTE. Grazie, Comandante, per la sua esaustiva relazione. Volevo accennare a un episodio occorso durante la missione in Sicilia. Parlo della seconda missione in Sicilia e del sopralluogo che abbiamo avuto modo di svolgere a Enna e provincia. Audendo i vostri colleghi del Comando provinciale di Enna, è emersa la questione, a cui lei prima accennava, dell'impianto di trattamento di fanghi di depurazione di Assoro, in provincia di Enna. Nell'ambito della prima missione in Sicilia noi abbiamo avuto modo di visitare l'impianto di depurazione di Milazzo e con nostra sorpresa abbiamo scoperto che quell'impianto conferisce i propri fanghi proprio ad Assoro, che dista circa 200 chilometri da Milazzo. È insita in sé l'inopportunità di un trasferimento su così lunga distanza, che oltre a risultare illogico è anche palesemente antieconomico. Allora ci chiedevamo come mai l'impianto di depurazione di Milazzo conferisce i propri fanghi ad Assoro a così lunga distanza quando l'impianto di Messina Mili ha un digestore che è sottoutilizzato e che potrebbe accogliere anche quei fanghi. Le chiedo: nelle vostre indagini avete avuto modo di accertare se magari questi trasferimenti su lunga distanza possono giustificarsi con i permessi rilasciati dalle diverse ARPA provinciali e quindi eludendo un controllo in entrata o in uscita circa la qualità di questi fanghi?

  RICCARDO RAPANOTTI, Comandante regionale della Guardia di finanza della Sicilia. In riferimento alla prima domanda, quella che riguarda la strumentazione che viene utilizzata dai reparti aeronavali, si tratta di un'attività sicuramente sinergica; non è l'unica fonte di innesco, ma è sicuramente una modalità di controllo del territorio che consente visivamente di sottoporre a controllo visivo anche ampie aree territoriali, quindi con una visione dall'alto e con una visione differente dal mare. Innanzitutto i nostri elicotteri sono dotati anche di apparati di rilevazione fotografica, anche avanzati. Non è strettamente necessario utilizzare questa tipologia di impianti tecnologici perché spesso poi si può scendere un po' di quota per andare a constatare anche di persona quello che è l'effetto, e poi comunque di solito la visione di situazioni un po' anomale è soltanto il prodromo per poi effettuare una serie di ispezioni sul posto. Quindi si usano i rilievi di carattere fotografico, anche con sistemi di telecamere piuttosto potenti; spesso lo facciamo quando incrociamo, per esempio, in mare aperto petroliere oppure altri natanti che secondo noi hanno sversamenti, e questo ci serve anche per documentare eventualmente le richieste di approfondimento sulla tracciabilità dei percorsi fatti dai natanti in mare. Per quanto riguarda la seconda domanda, sicuramente è una domanda estremamente interessante, sulla quale chiedo di poter fare un piccolo approfondimento perché dalle carte e dalla risposta sintetica che mi è pervenuta dal Comando provinciale di Enna, e quindi anche di Milazzo, non ho trovato questo incrocio, ma lo farò sicuramente, e vi sarà una risposta puntuale nell'ambito della risposta scritta che a breve invierò a codesta Commissione. Questo trasferimento anomalo di quantità di prodotti da una provincia all'altra è abbastanza frequente. Probabilmente il trasferimento di fanghi da Milazzo a Enna o viceversa, o in altre zone, potrebbe avere una risposta di carattere tecnico in termini di maggiore efficienza degli impianti di depurazione e di lavorazione, ma potrebbe anche nascondere quelle attività poi coperte da documentazione cautelare non perfettamente lecita o non perfettamente chiara, quindi un po' opaca, che potrebbe nascondere un aumento di costi o un aumento di richieste di rimborso. Quindi sicuramente vi sono una serie di anomalie correlate all'attività di smaltimento dei rifiuti. Su questo punto specifico chiedo la cortesia di poter fare un approfondimento e rispondere poi in modo più esaustivo.

  PRESIDENTE. Ringrazio nostro ospite e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.