XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 3 marzo 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 

Audizione del direttore dell'Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento), Alberto Cutillo.
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 
Cutillo Alberto , direttore dell'Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento) ... 3 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 5  ... 5  ... 5

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del direttore dell'Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento), Alberto Cutillo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Autorità nazionale UAMA (Unità per l'autorizzazione dei materiali d'armamento), ministro plenipotenziario Alberto Cutillo.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Segnalo che l'opportunità dell'odierna audizione è emersa nel corso di quella svolta il 18 febbraio scorso della Segretaria generale del Ministero degli esteri della cooperazione internazionale, ambasciatrice Elisabetta Belloni.
  Invito il ministro Cutillo a prendere la parola ringraziandolo per la disponibilità immediatamente manifestata a collaborare con la Commissione.

  ALBERTO CUTILLO, direttore dell'Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d'armamento). Buongiorno a tutti. Signor presidente, onorevoli commissari, per me è un onore essere qui. Col vostro permesso farei una breve introduzione in cui cercherei prima di mettere a punto i meccanismi autorizzativi delle esportazioni di materiali d'armamento e poi di completare il discorso che avevate avviato con l'ambasciatrice Belloni su alcuni punti specifici. Naturalmente sono a vostra disposizione per ulteriori approfondimenti.
  L'UAMA, Unità per l'autorizzazione di materiali d'armamento del Ministero degli affari esteri, che da due mesi ho l'onore di dirigere, è l'Autorità nazionale competente per il rilascio delle autorizzazioni per l'interscambio di materiali di armamento. Tengo a ricordare che l'UAMA si avvale anche di personale di altre amministrazioni; in particolare, la componente più importante è quella del Ministero della difesa, distaccato presso il Ministero degli esteri.
  Le procedure di autorizzazione, che trovano la base giuridica nella legge n. 185 del 1990 e successive modifiche, prevedono sostanzialmente procedure distinte secondo i destinatari, quindi Paesi UE, Paesi NATO e Paesi terzi. Mi concentro su quest'ultima fattispecie, quella nella quale rientra l'Egitto.
  In sostanza, per un Paese come l'Egitto, le procedure prevedono tre fasi: una fase di controllo dell'attività negoziale, di cosiddette «trattative contrattuali»; una fase di rilascio dell'autorizzazione all'esportazione dopo la firma – ove firma ci sia – di un contratto o comunque di un ordine di fornitura; e una terza fase, successiva all'esportazione, che riguarda i controlli documentali circa il corretto arrivo a destinazione dei materiali.
  La prima fase si svolge sostanzialmente così: l'iter istruttorio nasce sulla base della Pag. 4ricezione da parte dell'UAMA di una comunicazione di inizio di trattative contrattuali, che deve essere presentata da una società, ma non una società qualunque. Le società devono essere previamente iscritte al Registro nazionale delle imprese autorizzate a trattare materiale d'armamento. Sono circa 350 imprese, quindi un universo relativamente ristretto. Solo queste società possono negoziare materiali di armamento e devono essere regolarmente iscritte in questo registro, tenuto dal Ministero della difesa. Una volta arrivata l'istanza di richiesta di autorizzazione al prosieguo delle trattative contrattuali, questa viene esaminata come preliminare per poter proseguire. L'azienda deve quindi fermare le trattative in attesa dell'autorizzazione. La legge prevede che la procedura si completi in sessanta giorni dalla comunicazione; anzi, la legge prevedrebbe una formula di silenzio-assenso, ma – da praticamente trent'anni, da quando è in vigore la legge – la prassi consolidata è quella di dare sempre un'autorizzazione scritta formale. L'UAMA non si avvale dunque della procedura di silenzio-assenso, ma, entro il termine previsto, autorizza o nega l'autorizzazione. Questo da un lato per dare una certezza ulteriore all'azienda, dall'altro perché l'autorizzazione espressa consente di formulare delle limitazioni o delle condizioni al prosieguo delle trattative, cosa che accade con una certa frequenza.
  Come si arriva a questa autorizzazione? Innanzitutto il Ministero degli esteri svolge una valutazione complessiva dell'operazione proposta e a questo fine viene interessata la competente Direzione generale. Contestualmente, l'istanza viene trasmessa anche al Ministero della difesa, che a sua volta deve esprimersi con un nulla-osta, eventualmente nella formula del silenzio assenso, per quanto riguarda gli aspetti tecnico-militari della proposta. In questa fase è possibile che il Ministero della difesa ponga vincoli, limitazioni o condizioni affinché la trattativa possa proseguire. Infine, nel caso in cui il negoziato coinvolga anche materiali coperti da classifica di riservatezza, l'UAMA informa il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, affinché anch'esso dia il suo parere o nella formula del silenzio assenso oppure in maniera espressa.
  Un punto importante che vorrei sottolineare è che, se si arriva all'autorizzazione, comunque essa contiene quella che è più di una clausola di stile, ma è una clausola che ricorda l'articolo 10 della legge n. 185, cioè che tale autorizzazione alle trattative non conferisce all'impresa il diritto di ottenere la successiva autorizzazione all'esportazione e che questa può comunque essere soggetta a ulteriori condizioni o limitazioni. Quindi, le aziende sanno che l'autorizzazione a proseguire le trattative non garantisce l'autorizzazione a esportare realmente quello che sarà pattuito nel contratto. Qui vorrei anche ribadire un concetto che già l'ambasciatrice Belloni vi aveva presentato, e cioè che c'è una grossa divergenza tra il numero e il valore delle autorizzazioni alle trattative che vengono rilasciate e il numero e il valore delle licenze di esportazione. È un dato che ha colpito anche me, appena arrivato. Ho fatto fare una prima ricerca statistica: grosso modo, circa il 2,5 per cento del valore autorizzato come trattativa poi si traduce in reali contratti. Questo lo dico non per ridimensionare, ma per dare una lettura più realistica delle cifre quando parleremo di trattative aperte, perché magari dal valore può sembrare che siano foriere di contratti miliardari, ma non lo possiamo sapere. Può darsi che, se applichiamo questa media che dicevo prima del 2,5 per cento, chiaramente solo una piccola frazione andrà in porto. Questo per quanto concerne la fase delle trattative.
  Conclusa, chiaramente con esito positivo, questa prima fase, l'azienda può firmare il contratto con il cliente. Nel momento in cui avrà acquisito il contratto o l'ordine di fornitura, l'azienda deve presentare istanza di autorizzazione all'esportazione del relativo materiale; quindi si ripete all'incirca la stessa procedura che abbiamo visto prima per le trattative. L'UAMA riceve la domanda ed esercita Pag. 5una serie di approfondimenti, di nuovo ricorrendo alla Direzione generale competente all'interno del Ministero; e credo che tale punto sia stato anche sollevato con l'ambasciatrice Belloni. Per le operazioni più significative – dove c'è sicuramente un margine di discrezionalità da parte del direttore dell'UAMA – viene investita anche l'autorità politica. Mentre in fase di trattative non ci si rivolge praticamente mai – credo – all'autorità politica, una volta che si concretizzano, se l'importo, il Paese destinatario, la natura stessa della fornitura sono giudicati particolarmente rilevanti, si investe l'autorità politica.
  Se questa fase istruttoria dà esito positivo, l'istanza viene trasferita al Comitato consultivo interministeriale previsto dalla legge n. 185, dove partecipano, oltre al Ministero degli esteri che lo presiede, il Ministero dell'interno, il Ministero della difesa, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'ambiente e l'Agenzia delle dogane. Il Comitato consultivo dà un parere obbligatorio ma non vincolante: preciso però che nella prassi del Comitato tutte le decisioni sono prese soltanto all'unanimità, quindi, sicuramente nella mia breve esperienza, ma anche nella memoria storica dell'Ufficio, non ci sono decisioni prese votando a maggioranza.
  Superata quest'ultima fase, l'UAMA firma il provvedimento e lo invia alla controfirma dell'Agenzia delle dogane, che ha il compito di controllare effettivamente il corretto utilizzo della licenza e quindi l'uscita dei materiali dal territorio nazionale. Quello che volevo sottolineare è che in questa fase, che possiamo definire post-contrattuale, tutta l'operazione è soggetta a una riconsiderazione che, ripeto, può investire anche il vertice politico e quindi può arrivare a decisioni diverse dalla fase autorizzativa delle trattative, che tendenzialmente è solo un accertamento piuttosto formale dei prerequisiti e quindi molto spesso ha esito positivo.
  Se ad esempio si valutasse che la transazione ha un potenziale effetto negativo sulla situazione internazionale o sui rapporti bilaterali, può essere negata l'autorizzazione. Qui verrei, Presidente, ai casi già discussi con l'ambasciatrice Belloni, sui quali cercherò di dare qualche informazione in più. Si è parlato delle fregate, le FREMM. In questo caso confermo quanto detto dall'ambasciatrice: l'operazione ha ottenuto l'autorizzazione alle trattative, ma in questa fase non è stata investita l'autorità politica, come aveva anticipato l'ambasciatrice. Non siamo ancora nella fase di autorizzazione all'esportazione in quanto l'azienda, la Fincantieri, non ha presentato una domanda in tal senso; quindi, evidentemente, devo pensare che la trattativa sia ancora in corso. Comunque, come UAMA, non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di autorizzare la transazione. Nell'istruttoria, che riguardava quindi soltanto le trattative, né da parte del Ministero degli esteri né da parte del Ministero della difesa sono emerse limitazioni o controindicazioni. Credo di aver dettagliato – ma naturalmente sono pronto a colmare i vuoti – quello che era il punto dove eravate arrivati con l'ambasciatrice Belloni. Ho confermato – precisandole meglio – alcune delle sue risposte. A questo punto, presidente, sono a disposizione per ulteriori approfondimenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ambasciatore Cutillo per la sua esposizione. Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta)

  PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  (La Commissione riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Cutillo, anche per la disponibilità a trasmettere alla Commissione tutta la documentazione relativa alle licenze e alle autorizzazioni all'esportazione di materiali di armamento verso l'Egitto occorse negli ultimi anni, e dichiaro conclusa l'audizione.Pag. 6
  Colgo l'occasione per comunicare ai colleghi che è pervenuta dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica la documentazione che avevamo richiesto circa l'attività svolta nella precedente e nella corrente legislatura in relazione alla morte di Giulio Regeni. Tutta la documentazione è consultabile presso l'archivio della Commissione.

  La seduta termina alle 16.