XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I e IV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 4 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nell'ambito dell'esame dello Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive, a norma dell'articolo 1, commi 2, lettera b), 3 e 4, della legge 1° dicembre 2018, n. 132, al decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, recante «Disposizioni in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» (ai sensi dell'articolo 143, comma 2):
Rizzo Gianluca , Presidente ... 2 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 2 
Fiano Emanuele (PD)  ... 2 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 5 
Fiano Emanuele (PD)  ... 5 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 6 
Cecconi Andrea (Misto-MAIE)  ... 6 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 7 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 7 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 19.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nell'ambito dell'esame dello Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive, a norma dell'articolo 1, commi 2, lettera b), 3 e 4, della legge 1° dicembre 2018, n. 132, al decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, recante «Disposizioni in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo sul riordino dei ruoli delle forze di polizia. Saluto il Ministro Bonafede, che ringrazio.
  Prima di dare la parola al Ministro Bonafede faccio presente che alle 19.30 è prevista la ripresa della seduta dell'Assemblea, nella quale potrebbe essere posta la questione di fiducia. Se ciò avvenisse la nostra audizione potrebbe proseguire, altrimenti dovremmo sospendere e assumere le necessarie determinazioni.
  Do la parola all'onorevole Deidda che ha chiesto di intervenire sull'ordine lavori.

  SALVATORE DEIDDA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per aver accettato la richiesta di venire audito. Tuttavia, Presidente, non posso che rammaricarmi, perché noi siamo stati convocati alle 19.15 con l'Assemblea convocata per la questione di fiducia alle 19.30, e non mi sembra corretto dover sospendere i lavori, non si sa per quanto, perché non sappiamo quale sarà l'andamento dei lavori dell'Assemblea, tanto più che è convocata, subito dopo la posizione della questione di fiducia, una riunione della Conferenza dei capigruppo alla quale alcuni colleghi potrebbero partecipare.
  Esprimo, dunque, rammarico per il fatto che nell'organizzazione dei lavori della Camera non si sia tenuto conto dell'audizione di un Ministro su un argomento importante, la cui eventuale interruzione sarebbe inopportuna, anche per rispetto nei confronti del Ministro medesimo.

  EMANUELE FIANO. Presidente, ringrazio il Ministro per la sua presenza. Quanto alle questioni evidenziate dal collega Deidda faccio presente che, se nessuno lo richiede, non è obbligatoria la sospensione, perché non saranno previste votazioni in Assemblea.
  Il collega ha certamente ragione sul fatto che la concomitanza non sia una cosa simpatica, tuttavia la Camera sta affrontando questioni complesse contemporaneamente. Se verrà posta la fiducia, a parte la persona che dovrebbe partecipare alla Conferenza dei capigruppo, che non so se faccia parte di queste Commissioni, a meno che qualcuno Pag. 3 non lo chieda, non sarà obbligatorio sospendere l'audizione.

  PRESIDENTE. Do a questo punto la parola al Ministro.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. Anzitutto grazie per la possibilità che mi date di esporre queste osservazioni sul riordino delle carriere della Polizia penitenziaria. Per la parte della Polizia penitenziaria voglio rassicurarvi anche sul fatto che, proprio in considerazione del tempo esiguo, e in considerazione anche dei tempi di convocazione e del fatto che abbiamo cercato in tutti i modi di trovare questo spazio, ho cercato di essere sintetico.
  Lo schema di decreto legislativo all'attenzione del Parlamento contiene disposizioni integrative e correttive al provvedimento già adottato in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia. L'attuale formulazione del testo, al Capo IV, introduce modifiche al sistema ordinamentale del Corpo di polizia penitenziaria, al fine di ottimizzarne la funzionalità organizzativa e allineare la progressione in carriera del relativo personale agli omologhi ruoli delle altre Forze di polizia.
  I lavori sono stati orientati allo scopo di consentire a tutti gli appartenenti al Corpo di compiere finalmente un sostanziale e decisivo salto di qualità, atteso da tempo. Si è dunque proceduto ad una revisione complessiva dell'assetto normativo, incidendo su una serie di punti strategici che definiscono la linea di un effettivo ampliamento dell'orizzonte di crescita professionale degli appartenenti al Corpo. Con tale intervento si è concretamente voluto restituire alla Polizia penitenziaria lo status che merita, in termini di valorizzazione della dignità professionale dei singoli e di accrescimento delle competenze.
  In questa direzione si muove innanzitutto l'ampliamento dello spettro funzionale di impiego del personale della Polizia penitenziaria. Fermo restando che il contesto carcerario costituisce, e deve continuare a costituire, l'alveo naturale di estrinsecazione delle funzioni degli appartenenti al Corpo, si è ritenuto opportuno garantire la loro giusta visibilità istituzionale anche nell'ambito delle ulteriori strutture in cui si articola l'Amministrazione. In particolare, viene finalmente attribuito un espresso riconoscimento normativo alla possibilità che unità di Polizia penitenziaria vengano assegnate presso gli uffici giudiziari, così come già stabilmente avviene per le altre Forze di polizia. In coerenza con il quadro ordinamentale che delinea i servizi d'istituto del personale del Corpo, il previsto rapporto di collaborazione sarà circoscritto alle sole categorie di uffici giudiziari il cui ruolo risulti funzionalmente omogeneo rispetto alle competenze della Polizia penitenziaria, ossia i tribunali e gli uffici di sorveglianza, nonché le procure distrettuali per le loro attribuzioni in materia di esecuzione, senza che possa escludersi in questo quadro l'ulteriore impiego del personale di Polizia penitenziaria anche presso altri uffici, nei quali potrà innestarsi una virtuosa sinergia nel settore dell'esecuzione della pena. Si favorirà in tal modo, nel delicato e complesso settore dell'esecuzione penale, un contributo qualificante del Corpo all'autorità giudiziaria, innescando una positiva collaborazione che si giovi del prezioso bagaglio di conoscenza che è proprio del personale di Polizia penitenziaria.
  Un'indubbia spinta verso l'alto della carriera degli appartenenti al Corpo è stata garantita dalla rimodulazione organica che, oltre all'incremento di dodici dirigenti superiori e cinquantadue primi dirigenti, si è venuta ad arricchire per la prima volta di due unità dirigenziali generali. A tal riguardo occorre evidenziare che finora, rispetto alle altre Forze di polizia, solo la Polizia penitenziaria è rimasta priva della figura del dirigente generale, che – mi piace ribadire ancora una volta – con il presente correttivo viene introdotta mediante la previsione di due unità: una Direzione generale dei servizi logistici e tecnici del Corpo, e una Direzione generale per le specialità del Corpo. Si tratta pertanto di un altro profilo strategico fondamentale in cui si è giocata la partita dell'equiordinazione con le altre forze di polizia. Pag. 4
  Il processo di valorizzazione della carriera dei funzionari è stato completato anche grazie all'inserimento delle figure dei vicedirettori generali, nell'ottica della ricerca di una proficua contaminazione con il personale civile nella gestione dei delicati ed eterogenei compiti affidati alle Direzioni generali. Come è noto, nella medesima prospettiva di valorizzazione della carriera dei funzionari il testo all'esame delle Commissioni propone una disciplina volta a regolare i rapporti gerarchico-funzionali tra il direttore dell'istituto, dirigente penitenziario, e il comandante del reparto, dirigente del Corpo di polizia penitenziaria, compiendo lo sforzo di regolare in concreto l'esercizio delle rispettive prerogative.
  Proprio nella ricerca di un equilibrio, nell'ambito della dialettica costituzionale Governo-Parlamento delineata dalle procedure di adozione del decreto legislativo qui in esame e ove suggerito nelle indicazioni che le Commissioni vorranno fornire, non vi sarebbero ostacoli a procedere con una modifica nel senso di evitare eventuali sovrapposizioni nell'esercizio del potere di direzione dell'istituto penitenziario tra il direttore dello stesso e il comandante del reparto. Questo nel contesto – come più volte ribadito – di un intervento chiaramente volto, da un lato, a valorizzare la professionalità e la carriera dei funzionari del Corpo e, dall'altro lato, a tenere ferme le funzioni di dirigente penitenziario, mantenendo altresì inalterata la posizione di primazia di quest'ultimo all'interno dell'istituto. Ciò anche in considerazione della necessità di rendere il testo del tutto coerente con i princìpi della delega. D'altra parte la delicatissima questione merita una riflessione più ampia, che mi riprometto di sviluppare nell'ambito di un autonomo, specifico provvedimento normativo.
  Tornando all'esigenza di proiettare verso l'alto le competenze del personale di Polizia penitenziaria, vanno tenuti in debita considerazione anche i delicati compiti affidati ai reparti speciali del Corpo, per i quali come Ministero si accoglierebbe con favore ogni ipotesi di ulteriore valorizzazione funzionale. Per completezza di contenuti aggiungo che l'attenzione del testo alla carriera dei funzionari si estrinseca altresì nel riconoscimento di una serie di ulteriori garanzie, come ad esempio la possibilità del passaggio ai ruoli civili del personale giudicato permanentemente inidoneo al servizio. Si è proceduto a colmare un grave vuoto normativo, per effetto del quale il personale giudicato inidoneo al servizio sarebbe rimasto drammaticamente sprovvisto di tutela in caso di sopravvenuta inidoneità fisica.
  Il riordino delle carriere, tuttavia, non è stato circoscritto al solo ruolo dei funzionari, essendo stata dedicata particolare attenzione a tutti i profili professionali, a partire da quello degli agenti assistenti. Proprio per quanto riguarda questo ruolo le principali innovazioni, senza la pretesa di essere esaustivi, riguardano: 1) la riduzione di due anni (da otto a sei) del tempo di permanenza nella qualifica di assistente capo per l'attribuzione della denominazione di coordinatore; 2) l'incremento dell'importo dell'assegno funzionale per gli assistenti capo; 3) la semplificazione della procedura di accesso al ruolo di sovrintendente. Analogo significativo miglioramento è previsto nel testo anche in favore degli appartenenti al ruolo dei sovrintendenti, per i quali in particolare sono previsti: la medesima riduzione di due anni (da otto a sei) del tempo di permanenza nella qualifica di sovrintendente capo per l'attribuzione della denominazione di coordinatore; l'incremento soprannumerario transitorio di 1.300 unità complessive in quattro anni; l'attribuzione di un assegno una tantum per i sovrintendenti capo con dieci anni di servizio maturati prima del riordino. Da ultimo, per quanto attiene al ruolo degli ispettori, i principali benefici che, con il riordino, si è inteso apportare riguardano: 1) la riduzione di un anno del tempo di permanenza minima nella qualifica di ispettore (da sette a sei) e di ispettore capo (da otto a sette); 2) l'armonizzazione del complessivo percorso di carriera.
  È di tutta evidenza, in definitiva, come l'impostazione di sistema che ha animato il riordino, trasversalmente adottata per tutti i profili professionali, sia stata ispirata al duplice obiettivo di favorire una mobilità Pag. 5ascendente attraverso l'introduzione di meccanismi di facilitazione di accesso alla qualifica superiore e di migliorare, per quanto possibile, il trattamento economico.
  Il riordino ha infine tenuto conto della specifica necessità di definire l'apporto del personale del Corpo di polizia penitenziaria nell'ambito del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, al quale esso conferisce un decisivo contributo in materia di esecuzione penale esterna. A tal fine si provvede a strutturare la carriera dei funzionari del Corpo nelle diverse articolazioni del predetto Dipartimento, quali i centri per la giustizia minorile, i nuclei interdistrettuali di esecuzione penale esterna e i vari livelli di istituti per i minorenni.
  Per quanto attiene alla dotazione dei funzionari del Corpo con carriera dirigenziale, il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità risulterà avere a disposizione un dirigente superiore e ventotto primi dirigenti.
  Vado alla conclusione. Da quanto ho cercato sinteticamente di illustrare, confido che sia emerso il mio determinato proposito di assegnare al personale del Corpo la collocazione che merita nel quadro composito delle diverse Forze di polizia, definendo percorsi professionali qualificanti e prospettive di carriera appaganti nei diversi ambiti funzionali. Sono certo che i suggerimenti del Parlamento in questa sede offriranno le indicazioni necessarie per portare a compimento l'ambizioso progetto di valorizzazione del Corpo e per assicurare un'equilibrata risoluzione delle delicate questioni poste all'attenzione delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  EMANUELE FIANO. Grazie, Presidente. La ringrazio, Ministro. Trovo molto utili le sue parole, condivisibili sia per lo spirito che ha animato l'inserimento nel provvedimento in questione della previsione sul riordino e delle progressioni di carriera della Polizia penitenziaria sia per lo spirito di innovazione e di ottimizzazione del funzionamento che il suo Ministero ha inteso inserire in questo atto del Governo sottoposto al parere delle Camere.
  Lei sa – e anche qui sottoscrivo le sue parole – che l'argomento inerente agli articoli da 29 a 33 dell'atto che ci è stato sottoposto per il parere afferiscono a un tema sul quale lei giustamente ritiene sia necessaria una riflessione più ampia. Ferma restando la giusta proposta del Governo di prevedere un esito positivo di una progressione di carriera complessiva del personale della Polizia penitenziaria fino alla possibilità di giungere al grado dirigenziale, ritengo che quanto previsto dall'articolo 29 del provvedimento in esame, che prevede una novità nella strutturazione gerarchica tra il comandante del Corpo della polizia penitenziaria e il direttore del carcere, secondo la mia opinione (e non solo mia, anche di altri colleghi), comporti una modifica complessiva dell'assetto sistemico dell'ordinamento e del funzionamento penitenziario. Tale intervento potrebbe anche essere realizzato, ma, a mio avviso, una norma del genere rischierebbe di porsi al limite della delega conferita dal Parlamento al Governo, non trattandosi di mera progressione di carriera. Infatti, quella progressione di carriera, nella proposta del Governo, determinerebbe un cambiamento possibile degli assetti. Dunque, accolgo con molto favore le sue parole, quando ha parlato di una riflessione più ampia, che in effetti anche noi proveremo a suggerire, insieme al collega correlatore, nella proposta di parere che intendiamo sottoporre all'attenzione dei colleghi e del Governo. Ferma restando la progressione di carriera degli ufficiali della Polizia penitenziaria, l'articolo 29, comma 1, lettera c), numero 2), infatti, prevede anche una suddivisione tra dipendenza gerarchica e funzionale del comandante di reparto del Corpo di polizia penitenziaria nei confronti del direttore del carcere e altre conseguenze, contemplate all'articolo 31 e all'articolo 32, a questa legate che riguardano, ad esempio, l'uso eventuale delle armi; nella nostra proposta di parere al Governo proponiamo di non includere tali disposizioni in questo atto. Proponiamo invece al Governo e alla sua Pag. 6persona (visto che lei ha accennato alla necessità di una riflessione più ampia) – o al Parlamento, laddove esso volesse assumere tale iniziativa –, di produrre un atto normativo complessivo, che rappresenti l'occasione per un ragionamento più ampio sull'ordinamento penitenziario.
  Voglio anche dirle che queste opinioni sono il frutto di un attento e doveroso ascolto delle rappresentanze di tutti gli attori del mondo penitenziario che qui abbiamo svolto, insieme ai colleghi, nelle Commissioni riunite; mi riferisco sia agli appartenenti al Corpo della polizia penitenziaria sia alle associazioni rappresentanti dei direttori degli istituti penitenziari sia ad altre associazioni; ci sembra che questa sia la decisione più giusta, a cui siamo giunti dopo una riflessione profonda e ampia, al fine di migliorare il funzionamento di quelle strutture, evitando eventuali sovrapposizioni – come lei le ha giustamente definite –, ferma restando l'esigenza primaria di rispondere alle esigenze riguardanti la progressione di carriera di quel Corpo. Per evitare di esporsi a rischi di contenziosi per l'eventuale esistenza di norme di cui sia dubbia l'inerenza alla delega – a proposito della disposizione che modifica la dipendenza gerarchica – noi, nella proposta di parere, chiediamo di espungere quelle tre disposizioni e di affrontarli nell'ambito di una riflessione più ampia, come lei ha proposto.

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie, Ministro. Dalle sue parole si comprende che la Polizia penitenziaria non è più la cenerentola delle forze di polizia, ma finalmente riesce ad avere una giusta collocazione e un giusto ruolo, consono alla delicatezza delle funzioni svolte. Questa è una questione molto importante. Più volte ho ribadito nei miei interventi che bisognava affrontare un riordino del personale di questo Corpo, che possa prevedere una progressione fino al ruolo apicale di dirigente generale.
  La realtà carceraria è molto delicata. Ci sono tantissimi problemi all'interno delle strutture e tenete presente che l'utenza deve avere come punto di riferimento l'articolo 27 della Costituzione. Quindi da una parte esiste l'esigenza di «umanizzare» la struttura, dall'altra parte c'è questo che dovrebbe essere un vero e proprio patto relativo al trattamento con i detenuti.
  Questa spinta in avanti della carriera è una bella iniezione di fiducia che viene data agli agenti della Polizia penitenziaria, costituendo una risorsa dal punto di vista motivazionale.
  D'altra parte, proprio perché è una situazione molto delicata e noi dovremmo cercare di evitare conflittualità che potrebbero incidere sul clima all'interno dell'ambito carcerario, trovo corretta l'espressione che lei ha utilizzato parlando di un provvedimento normativo che coinvolgerà in maniera graduale le figure impegnate nella gestione delle varie realtà carcerarie.

  ANDREA CECCONI. Vorrei dare un contributo diverso rispetto ai due correlatori.
  A me sembra francamente assurdo che si possa pensare di riconoscere un avanzamento di carriera a chiunque, senza prevedere che questo avanzamento di carriera abbia un aggravio di responsabilità e un aumento di autorità. Se un soggetto assume una posizione dirigenziale, è chiaro che non gli si può riconoscere soltanto un aumento di stipendio; all'aumento di stipendio devono corrispondere una competenza, un'autorità e una responsabilità aggiuntiva. Se noi prevediamo questo riconoscimento, dal momento che questo era l'unico Corpo di polizia rimasto indietro da questo punto di vista, qualcosa bisogna che gli facciamo fare. Non possiamo cambiargli il grado, dirgli che da oggi è dirigente, facendo rimanere però tutto invariato; evidentemente ciò non funzionerebbe. Capisco che nell'atto del Governo ci sia questo passaggio e ci sia anche la scelta di cambiare la figura in questo passaggio, perché altrimenti la posizione non reggerebbe.
  Vorrei sollevare alcuni rilievi critici rispetto a quanto argomentato finora. Si sostiene che le carceri rappresentano un luogo delicato, ma è relativo: tutto è delicato! L'ospedale è delicato, l'università è delicata, la scuola è delicata. Un carcere non è più delicato rispetto a un altro ente pubblico! È che noi lo viviamo come un'entità al cui interno ci sono delle persone Pag. 7private della libertà, persone che hanno commesso un reato; quindi, oltre alla franchigia costituzionale, che tanti altri enti pubblici devono garantire, c'è anche un problema di sicurezza, garantita appunto dalla Polizia penitenziaria. Però l'esigenza di affrontare le diverse questioni delicate in gioco può essere soddisfatta attraverso la professionalità delle persone che ci lavorano dentro. La Polizia penitenziaria è adeguatamente formata per vivere, lavorare e gestire la sicurezza nel carcere e, contemporaneamente, garantire gli aspetti di rieducazione nell'ambiente carcerario. Non sono degli aguzzini o delle persone che pensano solo ed esclusivamente alla sicurezza, separando l'aspetto rieducativo, perché loro sono formati per quello: per garantire la sicurezza e preoccuparsi dell'aspetto educativo dei detenuti. Così come il direttore del carcere chiede di intervenire.
  L'altra questione riguarda la conflittualità. Io non credo che oggi il carcere, nei rapporti di forza e di autorità, non sia un ambiente conflittuale. Io credo che oggi le carceri abbiano una conflittualità all'interno, che non è data da un'antipatia personale che uno può avere nei confronti di direttori di carceri – perché c'è il direttore più bravo o meno bravo, così come il capitano più bravo e meno bravo – ma dal semplice fatto che la formazione di un poliziotto, così come per tutti gli appartenenti alle forze armate, prevede uno spirito di appartenenza al Corpo. Per cui loro riconoscono l'autorità all'interno del proprio Corpo e non fuori. C'è il Ministero della giustizia, c'è il Ministero dell'interno, ci sono i sottosegretari che hanno un'autorità, tutto quello che volete, però la gestione della legione per quanto riguarda i Carabinieri e del Corpo all'interno dei penitenziari è gestita e sentita da loro stessi come appartenenza al Corpo stesso. Questo non vuol dire che il dirigente per loro non ha autorità: il dirigente è un civile, manager del carcere che gestisce tutto e che chiede a ogni figura, che sia sanitaria, che sia lo psicologo, che sia l'amministrazione, di gestire il carcere in una certa maniera. Tant'è che ci sono direttori che gestiscono il carcere in un modo e direttori che lo gestiscono in un modo differente, secondo la loro valutazione. Non per questo la Polizia penitenziaria, se non è d'accordo, non esegue i compiti del direttore. Questo non c'entra niente. La Polizia penitenziaria fa di tutto per eseguire le direttive del direttore, ma ha l'obbligo di mantenere una sicurezza interna, che io credo debba essere destinata a soggetti con la loro formazione, che non è la formazione del direttore. Come non rientra nella formazione del direttore fare il medico e decidere della sicurezza sanitaria all'interno del carcere. Quello lo decide il medico insieme alla sua équipe. Se il medico rileva un problema di urgenza, scavalca le indicazioni del direttore, perché ha una sua autonomia extra gerarchia.

  PRESIDENTE. A questo punto do la parola al Ministro per la replica.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. Più che una replica, semplicemente prendo atto con molto piacere dei contributi che sono arrivati.
  Voglio specificare che per me questa rappresenta una svolta importantissima per la Polizia penitenziaria, sia nella possibilità di equiordinazione rispetto alle altre forze di polizia sia nella conseguente prospettiva che diamo a un Corpo di polizia, che fino ad ora non aveva la possibilità di esprimere tutte le proprie potenzialità. Il messaggio che deve arrivare è di un Corpo di polizia che da decenni ormai non ha più soltanto la funzione di sorvegliare il detenuto, ma che svolge un ruolo di vero protagonista nell'accompagnare il detenuto in una rieducazione della pena che implica necessariamente che gli agenti di Polizia penitenziaria – e qui condivido quello che diceva il deputato Cecconi sulla formazione degli agenti, che deve essere declinata a seconda del detenuto (pensiamo all'enorme platea di cui stiamo parlando, se consideriamo anche quella esterna) – debbano avere una formazione completa che permetta loro di seguire il detenuto nella rieducazione. Ma non solo, perché – ci tengo a dirlo – ci sono corpi specializzati che svolgono una Pag. 8funzione di indagine in settori fondamentali della sicurezza, non solo all'interno dell'istituto penitenziario, ma in tutta la società: penso, per esempio, alle indagini che vengono portate avanti in tema di terrorismo; al monitoraggio che viene svolto non solo per i detenuti per reati di mafia, ma anche per quelli per reati di terrorismo, essendo gli istituti penitenziari luoghi altamente sensibili ai fenomeni di radicalizzazione. C'è tutto questo aspetto che attiene all'importante funzione della Polizia penitenziaria, su cui finalmente noi investiamo in termini di riconoscimento di una prospettiva, in modo da evidenziare anche a tutta la società che questo Corpo ha un'importanza fondamentale. Da questo punto di vista adesso una prospettiva ci sarà.
  Non condivido quanto è stato detto sul fatto che a questa prospettiva non corrisponda una declinazione nuova anche delle funzioni e delle responsabilità, che di fatto invece esisterà.
  Per quanto riguarda il rapporto con la dirigenza penitenziaria, ribadisco di essere assolutamente disponibile a valutare – come deve essere – tutte le osservazioni e gli spunti che arriveranno dal Parlamento. Però tengo a dire che nel provvedimento in esame si è cercato di evitare sovrapposizioni tra le due figure, perché è vero che ogni ambiente ha una sua delicatezza fisiologica, però rendiamoci conto che nell'istituto penitenziario c'è un contesto in cui è giusto che non ci siano momenti di incertezza, magari conseguenti a eventuali sovrapposizioni. Questo lo rivendico in attesa di sapere come la pensa il Parlamento. Ribadisco che nello schema di decreto legislativo che è stato adottato si è provato a fare questo sforzo: individuare una chiara separazione delle funzioni.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Bonafede per la sua partecipazione ai lavori delle Commissioni e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 20.