XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 50 di Martedì 29 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania, maggiore Ugo Giunta:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 3 
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 3 
Briziarelli Luca , Presidente ... 8 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 8 
Briziarelli Luca , Presidente ... 8 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 8 
Lorefice Pietro  ... 8 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 8 
Lorefice Pietro  ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Lorefice Pietro  ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Lorefice Pietro  ... 9 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 9 
Lorefice Pietro  ... 10 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 10 
Lorefice Pietro  ... 10 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 10 
Lorefice Pietro  ... 10 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
Giunta Ugo , Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA BRIZIARELLI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania, maggiore Ugo Giunta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania, il maggiore Ugo Giunta, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione odierna precede una missione che avrà luogo in Sicilia alla fine del mese di novembre e rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla depurazione delle acque in Sicilia e avrà oggetto le attività di indagine svolte con riferimento al sistema delle acque reflue urbane e industriali e i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue.
  Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta che informa gli auditi che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e, su motivata richiesta, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta; nel caso le dichiarazioni segrete entrassero a far parte di un procedimento penale, il regime di segretezza seguirà quello previsto per tale procedimento; si invita comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Invito quindi il nostro ospite a tenere una prima relazione, di modo che poi i colleghi possano rivolgere eventuali domande.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Grazie, Presidente. Il NIPAAF di Catania ha competenza su tre province: Siracusa, Messina e Catania; l'audizione odierna volgerà su indagini ancora in corso, nei limiti del nullaosta dato dall'autorità giudiziaria, e di indagini già eseguite con avviso di conclusione indagini già notificate.

  PRESIDENTE. Ovviamente, quando e se lei dovesse ritenere opportuno, possiamo procedere in seduta segreta, visto che ci sono indagini ancora in corso.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Unitamente alla sezione di polizia giudiziaria dei Carabinieri presso la procura distrettuale della Repubblica di Catania ci siamo occupando della rete fognaria di tutto il comprensorio etneo e si è appurato che il conglomerato di Catania, tutto l'impianto (la rete fognaria e l'impianto di depurazione) presenta gravissime carenze strutturali, funzionali e manutentive per cui soltanto il 15/20 per cento degli abitanti Pag. 4equivalenti (parliamo di 70 mila abitanti equivalenti su 545 mila dell'intero agglomerato) recapita i reflui fognari al depuratore di Pantano d'Arci, sito nella zona industriale di Catania, che è gestito dal 2000 dalla società Sidra Spa (società partecipata al 100 per cento dal comune di Catania). La restante popolazione invece scarica i propri reflui civili in fosse a perdere – prassi storica resa agevole dalla conformazione geologica del territorio (terreno lavico che si presta facilmente a ingrottamenti) – oppure scarica direttamente o indirettamente in canali o torrenti che scorrono nella città e successivamente vanno a riversarsi in mare, con ovvie conseguenze sul piano dell'inquinamento.
  La rete fognaria catanese, iniziata a metà degli anni Cinquanta, consta di due grandi tubazioni, definite «vecchio allacciante» e «nuovo allacciante», in cui dovrebbero andare tutti i reflui e conferire al depuratore comunale. In realtà si è appurato che il nuovo allacciante non ha mai funzionato a causa di un tratto di condotta che non è stato realizzato per il fallimento dell'impresa aggiudicataria e il vecchio allacciante, che invece è con rete mista e costeggia il litorale di Catania passando dal cimitero, dal quartiere di Librino per poi giungere all'impianto di depurazione, è parzialmente funzionante. È parzialmente funzionante per tre ordini di motivazioni: innanzitutto per un tratto in contropendenza al di sotto di piazza Galatea, dove è stato realizzato un sifone per consentire il passaggio della metropolitana da parte di FCE (Ferrovia circumetnea), che fa sì che gli scarichi a monte di tale punto non arrivano al depuratore in quanto si crea un reflusso, una sorta di stagnazione dei reflui. Questo assume rilievo anche perché sono ormai in fase di ultimazione i lavori per la realizzazione del cosiddetto collettore di salvaguardia che porterà i reflui di Aci Trezza, Aci Castello e Capo Mulini fino al depuratore di Catania. L'innesto alla rete di Catania avverrà proprio a monte, ovvero nei pressi di Ognina, quindi vi è il rischio che i reflui non arrivino mai, se non viene risolto questo problema, al depuratore comunale. Vi è un tratto a sezione ridotta vicino a piazza Manganelli che fa sì che l'intera portata comunque non possa giungere al depuratore, e un crollo che è avvenuto su una galleria al di sotto di piazza San Francesco d'Assisi. Questo è un problema risolto o in corso di risoluzione, i lavori sono stati effettuati e dovrebbero essere stati già consegnati. Quindi gli unici abitanti di Catania che recapitano al depuratore comunale sono quelli posti a valle rispetto a piazza San Francesco d'Assisi.
  L'inadeguatezza della rete fognaria del territorio catanese è stata dimostrata nel corso delle indagini a seguito di numerosi prelievi che ha fatto il nostro ufficio, unitamente alla struttura territoriale di Catania. Le analisi hanno evidenziato che gli sbocchi di alcune condotte, che dovrebbero essere dei semplici canali di sfioro in caso di eccessi di portata di pioggia, in realtà sono costituiti di acque reflue urbane non depurate che in alcuni casi, miste a corpi idrici superficiali (i canali che scorrono all'interno della città), scaricano direttamente a mare. Questo si è verificato ad esempio nel torrente Acquicella che passa vicino alla nuova darsena del porto di Catania. Le analisi compiute sul tratto immediatamente prima dello sbocco a mare indicano una concreta evidenza di una contaminazione di origine fecale, un significativo rischio di natura igienico-sanitaria, reso evidente dal parametro di Escherichia coli che ha dato un valore di 333 mila unità formanti colonia su cento millilitri. Si ricordi che il limite consigliato per le autorizzazioni allo scarico in acque superficiali dal Testo unico ambientale è di cinquemila. Stessa cosa, sia pure in maniera diversa, riguarda il canale Forcile che invece costeggia la parte dell'aeroporto e poi sbocca a mare: qui abbiamo concentrazioni rilevanti di azoto ammoniacale, azoto nitrico e azoto nitroso. Questo canale viene sbarrato all'inizio della stagione estiva da parte del comune di Catania per consentire la balneazione, cosa che avviene anche nel canale Arci che passa nella zona industriale di Catania, costeggia la SS614 e viene anch'esso sbarrato con l'inizio della stagione estiva, ma successivamente si è appurato che all'inizio dell'autunno viene eliminato Pag. 5il blocco e tutto il materiale presente si riversa al mare con le ovvie conseguenze. Addirittura nel canale Arci c'è una componente diversa, perché dovrebbe essere il corpo recettore di numerosi scarichi della zona industriale di Catania che non è fornita di rete fognaria e, proprio per questo, il comune di Catania ha vietato che si scaricasse a mare, ma al contempo ha voluto affidare una pompa di sollevamento che dovrebbe far arrivare i reflui fino al depuratore di Pantano d'Arci all'IRSAP, ex Consorzio ASI. L'ex Consorzio ASI però non ha fino adesso, a quanto mi risulti, preso in consegna quest'opera (parliamo di marzo 2018) e in una nota ribadisce l'impossibilità di intervenire nella gestione dell'impianto di sollevamento Arci della zona industriale. Anche qui le analisi hanno evidenziato un quadro preoccupante, con una differenziazione rispetto agli altri corsi d'acqua. Infatti si indica un maggior apporto di scarichi di tipo produttivo (si vedano i valori di pH, di floruri, di solfati e di azoto ammoniacale).
  Sotto la città di Catania scorre un fiume che si chiama Amenano: nel tratto a cielo aperto sotto la fontana monumentale dell'Amenano si è visto che giungevano due condotte interrate: una di colore scuro e un'altra accanto (a un metro, un metro e mezzo) di acque limpide; le ipotesi fatte in fase investigativa stabilivano che uno fosse costituito dalle acque del fiume e l'altro invece da scarichi fognari. Effettivamente i risultati delle analisi lo hanno confermato, perché nella parete est, dove scorre il fiume Amenano, l'ARPA ha concluso che in queste acque l'impatto di natura antropica è da ritenersi modestissimo e conclude dicendo che il campione evidenzia acque di buona qualità. Passando invece alle analisi delle acque di colore scuro poste accanto, si è evidenziato un netto deterioramento delle acque rispetto a quelle del campione precedente e, soprattutto, appare significativo il valore del parametro Escherichia coli, dove si è raggiunto un livello di 630 mila unità formanti colonia su cento millilitri che, se confrontate ai 2.370 dell'altro campione, si capisce il deterioramento che questi reflui comportano sul fiume Amenano. La conferma si è avuta su Villa Pacini posta duecento metri più a valle, dove i valori evidenziavano una forma di composizione intermedia tra i due canali (Amenano e i reflui fognari). Il campione prelevato a maggio del 2018 evidenziava 310 mila unità formanti colonia, quello prelevato a settembre 210 mila unità formanti colonia. L'ARPA ha concluso per un deterioramento della qualità del corpo idrico naturale, che fino ad allora non aveva subito un impatto antropico significativo, rappresentativo dello stato di qualità del fiume Amenano. Quindi una compromissione e un deterioramento della matrice ambientale a causa dell'immissione in queste acque di reflui urbani non depurati.
  La situazione forse più grave all'interno della rete fognaria di Catania è uno sbocco a mare diretto su un terrapieno posto al di sotto della stazione centrale delle ferrovie, dove si evidenzia una grande condotta con un flusso di «acqua» che si riversa direttamente a mare, con una consistenza melmosa, un colore limaccioso con masse scure, presenza di cattivi e penetranti odori riferibili a tipici reflui fognari non depurati e una consistente schiuma biancastra. Le ipotesi che fossero acque non depurate che venivano scaricate direttamente a mare sono state confermate dagli esiti delle analisi di laboratorio. Abbiamo avuto concentrazioni di BOD, COD e azoto ammoniacale indicativi di un carico organico di sostanze inquinanti. Il dato più preoccupante è quello dell’Escherichia coli: anche qui un milione e centocinquanta unità formanti colonia su cento millilitri, ovvero stiamo parlando di 230 volte il limite consentito dal Testo unico ambientale. Su piazza Europa è presente una condotta, che però è una forma di commistione di acque di pioggia – a quanto si suppone – con scarichi urbani, perché qui è stato trovato un valore di 4.600 unità di Escherichia coli, quindi livelli inferiori.
  L'ARPA ha concluso che questi punti di immissione recapitano in maniera non occasionale e sporadica nel corpo recettore, rappresentato dalle acque marine, flussi caratterizzati da un'apprezzabile commistione con acque reflue non depurate che ne ha modificato la composizione. Questo Pag. 6ovviamente secondo l'ARPA produce delle conseguenze sia sotto il profilo sanitario, ma anche per quel che riguarda la legittima utilizzazione delle risorse ambientali. Proprio per questo la rete di Catania è stata sanzionata dalle sentenze della Corte di giustizia europea, all'esito della procedura di infrazione n. 2037 del 2004. Proprio per superare questa infrazione il CIPE stanziava, con delibera n. 60 del 2012, un importo pari a oltre 213 milioni di euro per il completamento del depuratore consortile di Catania e l'estensione della rete fognaria. A questa vanno aggiunti 120 milioni di euro stanziati con il Patto per lo sviluppo di Catania; 6,2 milioni di euro nel 2016 con il Patto per la Sicilia, nell'ambito del quale è stato inserito il progetto per il completamento della rete fognaria di San Giorgio; nel programma generale di completamento dell'impianto sono previsti anche 54 milioni da tariffa e altri 68 milioni per ulteriori interventi a carico del gestore. Quindi abbiamo un importo complessivo, per tutto il comparto, di 462 milioni di euro.
  Già nel 2013 il comune di Catania stilava un progetto preliminare dell'allora dirigente dell'Ufficio fognature solo per l'importo disponibile e un preliminare generale per l'intero agglomerato. L'allora sindaco di Catania nominava RUP il direttore generale di Sidra Spa, che gestisce non solo l'impianto di depurazione ma l'intera rete fognaria. In seguito, con la nomina del commissario unico dottor Rolle, il progetto è stato confermato, anche per l'avanzato stadio in cui effettivamente si trovava, ed è stato confermato come responsabile unico del procedimento il direttore di Sidra Spa. Il progetto è diviso in sette lotti, allo stato attuale dovrebbe essere in corso l'affidamento dei servizi integrati di progettazione definitiva, direzione lavori e coordinamento di sicurezza e servizi di rilievo.
  Ancor più grave è la situazione della rete fognaria nel comune di Aci Castello. I reflui qui vengono scaricati senza alcuna depurazione a mare proprio sul litorale Scardamiano, dopo essere convogliati in una sorta di manufatto, una vasca di decantazione. Ad Aci Trezza peggio ancora: tal quale, quindi reflui bruti in corrispondenza della piazza soprannominata di padre Pio. Tenete conto che scaricano direttamente all'interno dell'area marina protetta isole dei Ciclopi.
  Al fine di appurare il livello di contaminanti sono stati effettuati dei prelievi il 27 agosto 2018 proprio in questi due sbocchi a mare, subito prima dell'ingresso a mare. Sono stati evidenziati elevati valori di concentrazione dei parametri indicativi di un carico organico di sostanze inquinanti caratteristiche proprie di un refluo non depurato, che si immette direttamente a mare, in particolare un valore di 165 mila unità formanti colonia sullo scarico nel litorale Scardamiano; di 11,5 milioni unità formanti colonia (e parliamo di un valore di 2.300 volte superiore al limite) quello invece ad Aci Trezza, davanti alla piazzetta della statua di padre Pio, all'interno dell'area marina protetta isole dei Ciclopi.
  Al fine di appurare il livello di degrado delle acque all'interno delle isole dei Ciclopi veniva chiesta ad ISPRA un'apposita relazione. L'ISPRA ha fornito alla PG operante una relazione in cui si indica la carta del potenziale degrado delle matrici ambientali; sono stati evidenziati fenomeni di oligotipia, di vera e propria eutrofizzazione che sono stati messi in correlazione con la presenza di scarichi fognari non depurati; sono state rilevate anomalie nella distribuzione di alcune specie, in particolare i campioni raccolti all'interno dell'area marina protetta presentano un numero di specie di esemplari notevolmente più basso rispetto a quello registrato nei campioni effettuati all'esterno in località Acireale; inoltre sono presenti delle specie indicatrici di inquinamento organico legate proprio alla presenza di uno scarico fognario ancora attivo. Tenete conto che l'area marina protetta è stata istituita nel 2004.
  Il Comune di Aci Castello anziché realizzare impianti di depurazione ha deciso di superare i problemi relativi alla mancata depurazione, optando per la realizzazione di una condotta interrata che consenta poi di convogliarli fino al vecchio allacciante del comune di Catania, per poi essere successivamente recapitati al depuratore di Pantano d'Arci. Il progetto ormai è in corso, Pag. 7le opere sono quasi completamente realizzate per un importo che ammonta a oltre 12 milioni di euro, coperto da fondi regionali, da fondi del Ministero dell'ambiente e dai fondi dei comuni interessati. Ovviamente, finché non verrà risolto il problema di cui poc'anzi parlavo del sifone al di sotto di piazza Galatea, c'è il rischio che i reflui di Aci Trezza, Aci Castello e Capo Mulini non giungano mai al depuratore di Pantano d'Arci. Questo per quanto riguarda l'attività delegata dalla procura distrettuale della Repubblica di Catania.
  Nel mese di ottobre 2018, all'interno di un'operazione Interpol denominata «30 days at sea», sono stati effettuati una serie di controlli ai depuratori nelle aree di competenza del Nucleo che io comando. In particolare nello stesso depuratore di Catania a Pantano d'Arci, in un capannone era depositata una cospicua quantità di fanghi di depurazione pari a 250 metri cubi, in violazione dell'articolo 183, poiché venivano superati sia i limiti quantitativi che i limiti di tempo relativi al deposito temporaneo. Da questo si appurava che il problema dei fanghi (parliamo di fanghi derivanti dal processo di depurazione) era un problema diffuso in Sicilia, e si era creato proprio perché vi era stato un rifiuto degli impianti di compostaggio, che normalmente dovevano ricevere questi fanghi, a ricevere gli stessi ove non vi fosse stata certezza dei parametri qualitativi degli stessi. Si voleva che i fanghi derivassero da reflui esclusivamente di natura domestica. Questo perché vi erano state, nell'ambito di uno o più procedimenti penali presso la procura della Repubblica di Reggio Calabria, delle consulenze tecniche che avevano fatto sì che venissero riportati come destinati agli impianti di compostaggio i fanghi solo con determinate caratteristiche qualitative. Quindi, nel dubbio, gli impianti di compostaggio si sono rifiutati di riceverli.
  Sempre nella stessa operazione è stato controllato il depuratore di Motta Sant'Anastasia in provincia di Catania. Lo stesso era già stato controllato dalla sezione PG dell'allora Corpo forestale dello Stato nel 2016. Il corpo idrico ricettore è il fosso vallone Lagani. Qui si constatava che i reflui bruti (non depurati) correvano all'interno del fosso Lagani, costituito in gran parte da uno scatolare di cemento chiuso, ma che per un tratto di circa centocinquanta metri scorrevano a cielo aperto. Quindi veniva utilizzato il vallone di questo corpo recettore, inserito nell'elenco delle acque pubbliche, già prima dell'immissione all'impianto di depurazione. Infatti poi si acquisì una nota, un provvedimento dirigenziale della regione Sicilia in cui dietro la nuova autorizzazione allo scarico si imponeva la realizzazione di uno stabile collettamento che collegasse, senza soluzione di continuità, la rete fognaria mista a servizio del centro urbano con l'impianto di depurazione di Motta Sant'Anastasia. Gli esiti dei campionamenti anche qui dimostravano che sia nel tratto a monte che in quello a valle vi era una compromissione delle matrici ambientali, quindi una situazione di deterioramento, deturpamento del vallone Lagani. Addirittura l'ARPA concludeva che nel tratto a monte, quindi prima dell'impianto di depurazione, le acque che correvano erano di colore modesto, di notevole carico inquinante e tossico per l'ambiente acquatico; e in uscita (questo a dimostrazione che l'impianto non funzionava bene) i valori di Escherichia coli sul campione prelevato erano 258 volte superiori al limite. Per questa indagine è stato già notificato l'avviso di conclusione indagini a tre soggetti per il reato di cui al 452-bis del codice penale.
  Sempre nell'ambito di questa operazione Interpol è stato controllato l'impianto di Canicattini Bagni, che però è stato ritenuto soddisfacente sia nel funzionamento e anche come strutturazione. L'impianto di Pachino è stato controllato, sempre nell'ambito della stessa operazione, e si è appurato che i fanghi erano già posti sotto sequestro dal 2013 e che sullo stesso impianto era già in corso un'indagine da parte di altro organo di PG, delegato dalla procura di Siracusa.
  Per completezza, nel 2016 l'allora sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato, di cui io ero responsabile, pose i sigilli all'impianto di depurazione a Pag. 8servizio del comune di Santa Maria di Licodia per le gravi carenze dell'impianto di depurazione che scaricava i reflui nel vallone Solpa Maneri, denominato anche Spurpi. I risultati sono stati abbastanza rilevanti, perché abbiamo trovato valori di Escherichia coli pari a quattro milioni di unità formanti colonia, ovvero ottocento volte superiori al limite massimo, segno di un preoccupante fenomeno di inquinamento alle matrici ambientali, deterioramento e compromissione del corpo idrico superficiale, degrado e alterazione dell'ambiente naturale. Questo per il vallone Solpa Maneri che va a confluire nel fiume Simeto. Quindi le indagini consentivano di appurare non una temporanea compromissione del corso d'acqua ma un danno concreto all'ambiente, che la libera disponibilità all'impianto avrebbe peggiorato. Proprio per questo è stato posto sotto sequestro dal GIP, però concedendo l'autorizzazione alla continuazione dell'esercizio e nominando custode il direttore pro tempore della struttura territoriale di ARPA Catania. Sono stati anche qui notificati tre avvisi di garanzia per tre soggetti tra sindaci, responsabili dell'ufficio tecnico e responsabili del gestore per il reato di cui al 452-bis del codice penale. Tenuto conto che è stata fatta a metà del 2016, è stata una delle prime applicazioni delle novità introdotte con la legge n. 68 del 2015.
  Per completezza dico che il NIPAAF di Catania, unitamente al NOE, è stato delegato dalla procura della Repubblica di Patti al compimento di sei attività di indagine su altrettanti depuratori: Patti, Gioiosa Marea, Motta d'Affermo, Oliveri, Capo d'Orlando e Villafranca Tirrena. Le indagini sono ancora in atto e mi riservo di riferire in seguito.

  PRESIDENTE. I comuni competenti per territorio di questi ultimi depuratori?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Gioiosa Marea, Motta d'Affermo, Oliveri, Capo d'Orlando, Villafranca Tirrena e Patti.

  PRESIDENTE. Una sola domanda prima di passare la parola ai colleghi. C'è un passaggio che mi ha colpito molto, perché lo ha ripetuto per almeno tre volte: l'espressione «si è scoperto», però non ci ha dato un'indicazione temporale in particolare per quanto riguarda il comune di Catania e il fatto che il nuovo allacciante non abbia mai funzionato; se fosse possibile soprattutto per questa parte, che penso possa essere di interesse comune, fissare gli interessi temporali. Il secondo aspetto, sempre in questa direzione: c'è stata un'autonoma iniziativa, c'è stata una segnalazione, è successo per i lavori ai quali faceva riferimento? Il «si è scoperto» parte da cosa? Questi sono due aspetti che mi hanno colpito, prima di cedere la parola ai colleghi.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Le indagini sono iniziate nei primi mesi del 2018, erano due procedimenti separati: una riguardava la rete fognaria di Catania, un'altra la rete di Aci Trezza e Aci Castello e poi, data la comunanza di alcuni aspetti, i procedimenti sono stati riuniti. Dico «si è scoperto», perché nel corso delle indagini sono state fatte numerose acquisizioni di documenti e lo stato dell'arte del sistema fognario all'interno del comprensorio catanese non è stato facile reperirlo, acquisirlo e comprenderlo.

  PIETRO LOREFICE. Le chiedo qualche puntualizzazione, perché la questione temporale lei l'ha chiarita (inizio 2018); su Catania o comunque nella zona metropolitana di Catania c'è un soggetto, un'Autorità d'ambito o la competenza è diretta della Città metropolitana? I comuni che lei ha citato dell’hinterland catanese rientrano nello stesso ambito territoriale idrico?
  Dalle indagini chiuse sono emerse responsabilità degli enti locali, perciò dei singoli comuni, oltre che delle aree industriali? Io non ho ben capito: lei inizialmente ha parlato di reflui trattati circa 70 mila abitanti equivalenti su 500 mila?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare Pag. 9 e forestale (NIPAAF) di Catania. 545 mila per l'intero comprensorio. Catania dovrebbe fare 300 mila abitanti, però tenete conto che nel comprensorio di Catania gravitano altri otto comuni: Aci Castello, Aci Catena, parte del comune di Acireale, Capo Mulini che fa parte del comune di Acireale, Gravina di Catania, Sant'Agata Li Battiati, San Giovanni La Punta, San Gregorio e Tremestieri Etneo.

  PIETRO LOREFICE. Per la zona industriale non ho ben capito se c'è un depuratore dedicato per i reflui industriali oppure se non c'è proprio.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Il depuratore di Pantano d'Arci era stato progettato per avere una linea industriale che non è mai entrata in funzione, quindi i reflui presenti nella zona industriale in realtà sono autorizzati a scaricare su corpi idrici superficiali (il canale Arci prevalentemente), sulla base di quella che dovrebbe essere l'autorizzazione allo scarico.

  PIETRO LOREFICE. Nel dettaglio dei reflui industriali avete fatto degli approfondimenti sulla qualità del refluo?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Su questo mi riservo di rispondere successivamente.

  PRESIDENTE. In attesa di altri colleghi, rispetto alle domande che ho fatto prima – forse mi è sfuggito – il passaggio sullo start dell'inchiesta: c'è stata una segnalazione, un'azione vostra in autonomia o qualcos'altro?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. L'indagine è partita a seguito dell'esposto di un privato cittadino, che segnalava degli sversamenti a mare di numerosi canali. Per alcuni è stata verificata la veridicità di quanto dichiarato, per altri sono ancora in corso le indagini.

  PRESIDENTE. Quante sono nella vostra area di competenza i depuratori muniti di regolare autorizzazione e gestione allo scarico e in quanti impianti sono rispettati i limiti di legge? Per le informazioni in suo possesso.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Tenga conto che il mio ufficio è stato costituito un anno e mezzo fa, io lo comando da un anno, per quello che abbiamo potuto verificare soltanto una piccola parte dei depuratori ha l'autorizzazione allo scarico valida, per la maggior parte sono scadute o in corso di rinnovo.

  PRESIDENTE. Può darci una misura? La metà, un terzo, l'80 per cento?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Non sono in grado di dirlo.

  PRESIDENTE. Può darci il numero di quanti ne abbiate finora verificati? Da quando lei è in servizio presso questo reparto, quanti ne sono stati verificati.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Da quando io sono al NIPAAF ne abbiamo controllati cinque o sei.

  PIETRO LOREFICE. Se fosse possibile capire, ci sono delle attività in corso, lei ha detto che nel 2013 è partito un progetto sia per la rete di collettamento che per il depuratore di Catania, ha anche detto che il tutto è stato gestito ed è ancora in capo al responsabile unico del procedimento (il direttore generale di Sidra Spa), perciò se ha idea dello stato dell'arte...

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare Pag. 10 e forestale (NIPAAF) di Catania. Attenzione, il direttore di Sidra Spa è il RUP, il procedimento è stato incamerato dal commissario unico Rolle.

  PIETRO LOREFICE. Perciò il progetto è in capo alla struttura commissariale.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. L'ha deciso la legge n. 18 del 2017, che ha stabilito che dovesse essere nominato un commissario unico.

  PIETRO LOREFICE. Non avevo ben chiaro il ruolo del direttore generale di Sidra Spa. Perciò è solo il responsabile unico del procedimento.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Nella fase precedente era stato anche colui che, unitamente al dirigente del comune di Catania, aveva cominciato ad abbozzare il progetto.

  PIETRO LOREFICE. Sul procedimento di Catania già è chiuso o è ancora in itinere?

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. È aperto.

  PRESIDENTE. Un'ultima domanda, se non ve ne sono altre. C'erano state precedenti segnalazioni da parte dell'amministrazione comunale di Catania, visto che ha riferito che il 100 per cento della proprietà della società gestrice è del comune di Catania? Ci sono state avvisaglie nel periodo precedente, a maggio del 2018 segnalazioni, indicazioni di qualche tipo per quanto a lei risulti da parte dell'amministrazione comunale? E se in questo momento l'amministrazione comunale ha assunto iniziative in autotutela rispetto alla società.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Segnalazioni di che tipo: gli sversamenti a mare di reflui?

  PRESIDENTE. Un qualsiasi tipo di contatto fra la vostra struttura e l'amministrazione comunale: segnalazioni, richieste di intervento, verifiche dell'amministrazione comunale alla società gestrice.

  UGO GIUNTA, Comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (NIPAAF) di Catania. Tenga conto che i controlli ordinari, per quello che mi risulta, ai depuratori vengono fatti dalle strutture territoriali di ARPA con cadenza periodica. Noi agiamo su delega o su iniziativa, a seconda delle fattispecie.

  PRESIDENTE. Se non c'è altro da aggiungere e non c'è necessità di seduta segreta, noi ringraziamo il maggiore per tutto quello che fa, oltre che per essere qua.
  Dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 13.50.