XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 33 di Mercoledì 26 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Ferrazzi Andrea  ... 11 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 12 
Ferrazzi Andrea  ... 12 
Briziarelli Luca  ... 12 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 13 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 14 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 14 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 14 
Briziarelli Luca  ... 15 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 15 
Briziarelli Luca  ... 15 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 15 
Battistoni Francesco  ... 15 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 16 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 16 
Battistoni Francesco  ... 17 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 17 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 17 
Muroni Rossella (LeU)  ... 18 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 18 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 19 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 20 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 22 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 23 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 25 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 26 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 26 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 26 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 26 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 27 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 29 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 29 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 29 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 30 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 30 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 30 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 30 
Tosini Flaminia , Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti ... 31 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 31 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 31 
Valeriani Massimiliano , Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero ... 31 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 32 
Zingaretti Nicola , Presidente della Regione Lazio ... 32 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 32

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 20.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Così rimane stabilito.

Audizione del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione Lazio, onorevole Nicola Zingaretti, accompagnato dal dottor Massimiliano Valeriani, assessore alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero, dal dottor Albino Ruberti, Capo di Gabinetto della regione Lazio, dal dottor Andrea Tardiola, segretario generale della regione Lazio, e dall'ingegner Flaminia Tosini, direttore generale politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, che ringrazio tutti per la presenza.
  L'audizione odierna, già calendarizzata lo scorso 11 giugno presso la prefettura di Roma e rinviata a causa dell'andamento dei lavori di quella giornata, rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla situazione relativa al ciclo dei rifiuti della regione Lazio.
  Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito, quindi, il nostro ospite a illustrarci una relazione sul proprio lavoro e sui problemi che ha riscontrato. Eventualmente, poi, io e i miei colleghi le rivolgeremo qualche domanda più specifica. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta che informa l'audito che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e, su motivata richiesta, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta; nel caso le dichiarazioni segrete entrassero a far parte di un procedimento penale, il regime di segretezza seguirà quello previsto per tale procedimento; si invita comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Invito, dunque, i nostri ospiti a svolgere una relazione. Ci siamo già accordati di contingentare i tempi in una ventina di minuti per poi dare spazio ai membri della Commissione per fare domande specifiche, alle quali potrete rispondere passandovi la parola come riterrete opportuno.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Ringrazio il presidente e la Commissione per questa occasione di confronto su questo tema così sensibile, come la gestione dei rifiuti. Si tratta, ovviamente, di un campo di elevata complessità, in cui è fondamentale la massima collaborazione e il confronto tra tutte le istituzioni, al fine di elaborare soluzioni efficaci per superare le criticità esistenti anche nella nostra regione (e sono molte), incoraggiare processi virtuosi e combattere, uniti, tutte quelle forme illecite che si legano alla gestione del ciclo dei rifiuti e che sappiamo essere ormai un terreno stabilmente inserito tra i maggiori interessi delle organizzazioni criminali anche nella nostra regione. Pag. 4
  Come ho avuto modo di specificare in questa stessa sede nella scorsa legislatura, durante la mia audizione del settembre 2015, la nostra azione in materia di rifiuti è stata improntata fin dall'inizio della precedente legislatura all'esigenza di raggiungere alcuni obiettivi fondamentali. In primo luogo, lavorare e garantire alla nostra regione il pieno rispetto delle normative italiane ed europee. In secondo luogo, l'impegno per inaugurare un nuovo ciclo della gestione dei rifiuti, portando il Lazio, in particolare Roma, fuori da una lunga fase di difficoltà con ripercussioni notevoli sulla qualità della vita dei cittadini, il costo che il ciclo oggi rappresenta per le casse dell'amministrazione, quindi anche la competitività della nostra economia e, infine, il rispetto dell'ambiente in cui viviamo.
  In questi anni si è lavorato molto. Tenterò brevemente di illustrarlo. Abbiamo ottenuto importanti conquiste, ma siamo assolutamente consapevoli che esistono ancora grandissime criticità che occorre affrontare. Il contributo più importante, da questo punto di vista, è senz'altro l'adozione del nuovo Piano regionale per la gestione dei rifiuti. Con la delibera di Giunta, a gennaio, è stato approvato, infatti, il documento di indirizzo per il Piano di gestione dei rifiuti della regione Lazio relativo all'arco temporale 2019-2025, che definisce gli obiettivi strategici generali, l'analisi dei dati relativi alla produzione e alla gestione dei rifiuti urbani nel Lazio, gli obiettivi di raccolta differenziata 2019-2025 e la valutazione del fabbisogno impiantistico nei cinque ATO (ambiti territoriali ottimali) per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani, insieme alle azioni da attuare nel medio termine per il raggiungimento degli obiettivi di piano.
  Si tratta di un atto fondamentale, importante, che darà un fortissimo impulso alla svolta sostenibile della nostra regione, che si inserisce in una iniziativa organica che abbiamo intrapreso con tante diverse azioni concrete. Penso alla lotta all'inquinamento dell'aria (il piano preparato, presentato e che si sta attuando), al contrasto dei rifiuti plastici e al sostegno alle imprese green per insediarsi nella nostra regione.
  Proprio l'elaborazione delle linee guida del nuovo piano ci permette, a questo punto, di avere una fotografia aggiornata sulla situazione della gestione dei rifiuti nella nostra regione. Tra il 2012 e il 2017 la raccolta differenziata è passata dal 22 al 45,5 per cento. Siamo partiti da una situazione che sappiamo essere di criticità, anche per il rischio del conferimento di materiale senza trattamento, e abbiamo lavorato per investire su questa criticità con oltre 200 milioni di euro in cinque anni a favore dei comuni. È stata una grande sfida. Ringrazio, anche in questo luogo, i sindaci e le amministrazioni di tanti comuni, anche piccoli, nel Lazio che hanno risposto in maniera egregia a questo sforzo amministrativo e politico, di iniziativa legislativa, messo in campo dalla regione, che ha permesso a molte realtà comunali di superare addirittura l'80 per cento della raccolta differenziata.
  Questo scenario testimonia, almeno su questo punto, quindi, un notevole avanzamento del nostro sistema regionale, pur nelle difficoltà, che purtroppo continuano a rimanere, relative alla situazione nella Capitale. Come certificato da ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), infatti, per la prima volta la Capitale scende sotto la media del resto della regione Lazio nella raccolta differenziata, forse proprio per il motivo legato a un forte incremento degli altri comuni. Se dal 2013 al 2015 la raccolta differenziata in città era passata dal 29 al 39, negli ultimi due anni è cresciuta di 4 punti percentuali. In questo arco di tempo, inoltre, purtroppo, non è stato progettato né tantomeno realizzato alcun nuovo impianto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani.
  Cito questi dati non per polemica, ma perché sono proprio questi dati che ci spiegano e sono probabilmente all'origine di tutte quelle gravi criticità che si sono riscontrate – e ancora si riscontrano – nella Capitale e che sentiamo come un dovere etico-amministrativo lavorare per risolvere. Noi abbiamo fatto di tutto, con il massimo della responsabilità, anche in momenti difficili, per fare la nostra parte e Pag. 5aiutare la Capitale ad affrontare questo passaggio delicato. A testimoniarlo sono gli accordi sottoscritti da ottobre 2017 fino ad oggi con altre regioni, su richiesta dell'azienda municipalizzata AMA, come con l'Abruzzo, la Puglia (terminato lo scorso 30 giugno), l'Emilia-Romagna e la Toscana. Voglio sottolineare anche le spedizioni transfrontaliere autorizzate dagli uffici e sulle quali siamo intervenuti prontamente verso l'Austria e verso la Germania.
  L'analisi dei dati evidenzia che i rifiuti urbani prodotti nel Lazio ammontano, dunque, a quasi 3 milioni di tonnellate; di questi, meno della metà vengono raccolti in maniera differenziata. Quasi 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani devono, dunque, trovare un'idonea collocazione impiantistica. Nel 2017 circa 1.286.000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati sono stati, dunque, inviati a impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), che – come è noto – rappresentano una forma intermedia di gestione. Gli altri rifiuti indifferenziati prodotti sono stati inviati (mi riferisco ai dati a consuntivo del 2017) in parte all'interno della regione, in parte fuori regione, circa 58.000 tonnellate, e in parte all'estero, in Austria, circa 50.000 tonnellate, tutte provenienti da Roma Capitale.
  Per il rifiuto urbano indifferenziato dipendiamo, dunque, e questo è il cuore del problema, ancora troppo dall'impiantistica extraregionale, soprattutto per quanto riguarda la situazione della Capitale, affetta, a nostro giudizio, da una cronica carenza impiantistica, se non altro per il trattamento intermedio, come i quattro TMB. Quello di Salario, inutilizzabile, trattava quasi 750.000 tonnellate.
  Il nuovo Piano dei rifiuti vuole affrontare queste criticità e – noi crediamo – dare uno sbocco all'insegna dell'economia circolare, perché punta alla chiusura di un ciclo di rifiuti che, anche grazie ad un'adeguata impiantistica da realizzare, a questo punto è possibile. Di questo Piano rifiuti abbiamo approvato le linee di indirizzo ed è in fase di valutazione ambientale strategica (VAS), al termine della quale il piano dovrà definitivamente essere approvato dal Consiglio. Confidiamo entro il mese di luglio di approvare definitivamente in Giunta le linee e il piano, così da poterlo trasmettere alla sede del Consiglio regionale entro l'inizio della pausa estiva, per avviare nel secondo semestre dell'anno il vaglio e – ci auguriamo – la definitiva approvazione nella seconda parte dell'anno in corso.
  Mi sembra utile qui riassumere, a questo punto, sinteticamente, gli obiettivi che da questo momento in poi ci si è dati attraverso il piano, attraverso cinque grandi azioni che dovranno consentirci di superare quelle criticità esistenti e far entrare finalmente anche questa regione in una dinamica totalmente virtuosa di economia circolare. Il principale obiettivo contenuto nel piano è quello di portare al 70 per cento la differenziata entro il 2025. Questo è un impegno che noi sosterremo con 57 milioni di euro, già stanziati, nei prossimi tre anni per la realizzazione di nuove isole ecologiche, impianti di compostaggio e con il passaggio alla TARIP (tariffa puntuale) entro il 2020 per tutti i comuni, secondo il principio che chi produce meno rifiuti meno paga. A brevissimo pubblicheremo i bandi per i contributi ai comuni relativi all'applicazione della tariffa puntuale sui rifiuti urbani: 2 milioni di euro per favorire la tracciabilità dei rifiuti e aumentare ancora di più la raccolta differenziata. Stiamo, inoltre, realizzando il Piano regionale di gestione dell'inquinamento diffuso per la valutazione dei rischi, la corretta informazione e la definizione delle operazioni di ripristino ambientale del territorio contaminato.
  Il secondo grande obiettivo strategico riguarda la riduzione dei rifiuti. Vogliamo abbassare del 50 per cento il fabbisogno di conferimento in discariche e inceneritori, puntando sullo sviluppo dell'economia circolare, dalla riduzione degli imballaggi al contrasto del consumo della plastica monouso, fino alla promozione dei centri per il riuso. Puntiamo, poi, sull'attuazione della figura dei green manager (la delibera è di ottobre 2018), impegnati anche in progetti tesi a ridurre la produzione di rifiuti per la gestione dell'elenco certificato e la creazione di un marchio ambientale. Pag. 6
  La terza missione è quella di porre finalmente fine al fenomeno dell’export dei rifiuti. Ogni territorio (come avviene, se non in tutta Italia, in tutta Europa), come prevedono le leggi e le normative europee, deve – a nostro giudizio – chiudere il ciclo dei rifiuti all'interno del proprio territorio. Con questo obiettivo abbiamo, quindi, previsto il riequilibrio territoriale degli impianti e il suggerimento per l'autosufficienza della chiusura del ciclo dei rifiuti. Sono previsti, da questo punto di vista, come ho detto, cinque ambiti territoriali ottimali, uno per ogni provincia, con la necessità di definire un sub-ambito per Roma Capitale, nel quale prevedere l'autosufficienza impiantistica per lo smaltimento.
  Il quarto obiettivo è una vera e propria rivoluzione dell'impiantistica. In questo momento nella nostra regione sono attualmente in funzione sette impianti di TMB, tre impianti di TM (trattamento meccanico), due di tritovagliatura, un impianto di termovalorizzazione (perché, come sapete, ma su questo ci tornerò, i due impianti di Colleferro sono fermi da gennaio 2017), quattro impianti di discarica e numerosi impianti di compostaggio.
  Una parte del piano prevede l'individuazione degli impianti necessari a gestire l'intero ciclo dei rifiuti e sarà la risultanza delle pianificazioni di ambito provinciale, che devono tendere a un riequilibrio di autosufficienza, anche attraverso una coraggiosa svolta tecnologica, per passare definitivamente da un'economia lineare a un'economia circolare. In questo senso, un passo fondamentale che abbiamo compiuto per lo sviluppo dell'economia circolare nella nostra regione è rappresentato dalla scelta della riconversione degli inceneritori di Colleferro, che avevano bisogno di una sostanziale e molto onerosa opera di revamping per poterli riaccendere. Abbiamo previsto, infatti, la radicale riconversione di questo impianto situato nella città di Colleferro, in una delle aree a maggior tasso di inquinamento della nostra regione e, forse, d'Italia, puntando sulla realizzazione di un presidio industriale altamente tecnologico e senza impatto ambientale che persegua gli obiettivi di recupero di materia, capace di ricevere e trattare i rifiuti urbani, nello specifico sia la frazione organica stabilizzata sia gli scarti non combustibili, per trasformarli in materie prime e seconde. Questo impianto rappresenterà – noi crediamo – anche un'efficace risposta proprio al trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti dalla Capitale, che potrebbe vedere in questo impianto uno sfogo fondamentale per trovare un punto di equilibrio.
  Infine, quinto obiettivo strategico, la lotta, ovviamente, senza quartiere ai reati ambientali, legati ai rifiuti. Come ho detto in apertura di relazione, abbiamo piena consapevolezza della pericolosità dell'azione criminale nella gestione dei rifiuti anche qui da noi. Uno dei pilastri del piano è quello di rafforzare le attività di controllo e di vigilanza sugli impianti per contrastare illeciti in materia ambientale, infiltrazioni mafiose, sia attraverso la supervisione degli impianti sia nel controllo delle pratiche autorizzative sia attraverso la stipula di forme di collaborazione con le autorità delle forze preposte dallo Stato a vigilare su queste tematiche.
  In tutto questo, si rivelerà utile la decisione deliberata nell'aprile scorso dalla Giunta regionale di aderire alla piattaforma dell'Osservatorio rifiuti sovraregionale, che sarà lo strumento per la raccolta e il flusso di tutti i dati e le informazioni relative alla produzione e gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti gestiti dagli impianti di recupero e smaltimento, facilitando le scelte di programmazione.
  In attesa dell'approvazione definitiva del piano, che a questo punto ha un cronoprogramma abbastanza definito, la regione Lazio ha comunque già avviato politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti sul nostro territorio. In particolare, ha programmato e assegnato le risorse per i bandi a favore dei comuni, 57 milioni in tre anni, per isole ecologiche, impianti di compostaggio e autocompostaggio. In particolare, abbiamo investito circa 28,3 milioni di euro, di cui circa 1,6 milioni a Roma Capitale, per le attività di compostaggio e autocompostaggio destinate alla riduzione della frazione organica, e circa 22 milioni di euro, Pag. 7di cui 3 a Campidoglio, per la realizzazione di centri di raccolta e di isole ecologiche a supporto della differenziata dei rifiuti urbani. Abbiamo, inoltre, finanziato con circa 10 milioni di euro le iniziative imprenditoriali per la realizzazione delle aree industriali a vocazione ecologica, con l'obiettivo di incentivare la lavorazione dei rifiuti per il recupero e matrici per altri impieghi.
  A partire dal 2018, abbiamo promosso anche una serie di iniziative di studio e di sensibilizzazione sul fronte dei rifiuti, in particolare sul contrasto all'uso e all'inquinamento della plastica. La Giunta ha varato il piano Lazio Plastic Free, suddiviso in cinque azioni, per ridurre progressivamente l'uso e il consumo della plastica in tutto il nostro territorio, a cominciare dalla pubblica amministrazione, e stimolarne il riciclo e la rigenerazione. Oltre alla prevenzione, dunque, le parole chiave che ci sentiamo anche noi di adottare nelle azioni amministrative sono contenute nelle famose cinque «R»: riduzione, recupero, riciclo, rigenerazione e riuso.
  Stiamo già perseguendo questi obiettivi tramite accordi con la grande distribuzione, con tutti gli ospedali per la riduzione del packaging e studiando a sistema bandi di gara con la centrale degli acquisti o le centrali acquisti delle ASL per eliminare, almeno nella parte relativa alle mense, l'uso della plastica nella distribuzione dei pasti in tutti gli ospedali della nostra regione. Abbiamo introdotto, da questo punto di vista, stimolo delle istituzioni, il premio Plastic Free, da assegnare al comune che applicherà al meglio le buone pratiche inserite nella memoria. Abbiamo anche approvato, nel dicembre scorso, i criteri del bando a favore delle università e degli istituti scolastici di secondo grado pubblici per la concessione dei contributi finanziari a progetti dedicati all'eliminazione del consumo dei materiali plastici.
  Inoltre, la regione si sta apprestando, ovviamente, attraverso una delibera per gli acquisti pubblici verdi, a cancellare la plastica dai propri acquisti. Tra i vari progetti, su questo importante fronte, ricordo che è stato sottoscritto un protocollo con ARPA Lazio e COREPLA sui rifiuti in plastica presenti in mare, con l'obiettivo di favorirne il recupero e il riciclo. Il protocollo è molto attivo, sta dando grandissimi risultati ed è un importante impulso alla raccolta e allo studio dei rifiuti presenti e alla collaborazione su tutta la costa della nostra regione dei pescherecci che operano lungo il litorale laziale.
  Consapevoli dell'impatto nella nostra regione dei reati ambientali e della forte presenza eco-mafiosa, abbiamo anche agito in questi anni e cooperato, con determinazione e senso di responsabilità, con tutte le istituzioni per porre un argine al fenomeno, tentando di fare la nostra parte. Un esempio di questo impegno è il patto per la sicurezza urbana sottoscritto con Roma Capitale, la prefettura e la regione Lazio, approvato con una delibera di Giunta, che affronta il tema delicatissimo nell'area metropolitana dei roghi tossici, mettendo come istituzione regionale a disposizione della Capitale un milione di euro, disciplinato dalla convenzione. Roma, grazie a questo finanziamento, investirà in sistemi di videosorveglianza e bonifica delle aree a rischio, mentre la prefettura coordinerà i controlli e la sorveglianza della polizia locale.
  A verifica di questo protocollo e di questo patto, siamo pronti a sottoscriverne uno nuovo e a rifinanziare questa azione, che ha bisogno di forte coordinamento e anche di sostegno finanziario. Anche l'abbandono dei rifiuti è una grave causa di degrado e illegalità, nonostante la normativa preveda divieti e sanzioni penali per imprese ed enti e sanzioni amministrative per i privati cittadini. Vogliamo contrastare questo fenomeno in maniera più efficace, perché rappresenta spesso la conseguenza di attività illecite di piccole imprese che lavorano nel sommerso lamentando l'illegalità e l'evasione fiscale. Si va dai rifiuti intorno ai cassonetti fino a quelli in aree che finiscono per trasformarsi in vere e proprie discariche abusive.
  Rimozioni, ripristino delle aree, scadenze temporali e sanzioni previste dalla legge sono disposte obbligatoriamente dal sindaco con un'ordinanza. La regione può intervenire con azioni preventive. Anche Pag. 8con questi obiettivi, negli ultimi cinque anni abbiamo investito 100 milioni di euro, 25 per il bando 2018, per la realizzazione di centri di raccolta a favore dei comuni.
  Per quanto riguarda, invece, e mi sento di doverlo dire in questa sede della Commissione, la questione delle fideiussioni finanziarie previste per il rilascio delle autorizzazioni all'esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, abbiamo trasmesso in questi giorni alla Commissione tutta la documentazione relativa alle polizze e ai provvedimenti adottati dalla regione. Lascerò comunque una nota più dettagliata ed esaustiva, ovviamente, su questo delicatissimo problema.
  Un altro tema rilevante, come quello relativo alla bonifica dei siti inquinanti, merita attenzione. Occorre, infatti, ricordare che con la legge regionale per la gestione dei rifiuti, nel 1998, sono state individuate le competenze amministrative in materia, le funzioni amministrative per convocare le Conferenze dei servizi e l'autorizzazione del piano di caratterizzazione, l'approvazione del piano di monitoraggio e del progetto operativo degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza, l'approvazione del progetto di bonifica, che vengono delegati ai comuni se non si tratta di siti che comprendono più territori. Da questo punto di vista, ci sono alcune importanti novità per questo territorio, ma penso anche per il nostro Paese.
  Penso a due vicende specifiche. Con una delibera dello scorso marzo è stato finalmente, di nuovo, approvato l'accordo per il SIN (sito d'interesse nazionale) bacino fiume del Sacco che, come voi ricorderete, alcuni anni fa fu declassato a bacino di livello regionale. Invece, l'accordo e la sottoscrizione con il ministro dell'ambiente, che due settimane fa ha inviato la comunicazione sulla disponibilità delle somme, rappresenta veramente un punto di svolta, perché ci ha permesso finalmente di partire con la fase operativa dell'accordo. In pratica, per la messa in sicurezza e bonifica, finalmente, di questo sito di interesse nazionale si prevedono interventi di immediata attuazione che riguardano la caratterizzazione di aree pubbliche o private, considerando la presenza di aree produttive, contaminazione, rifiuti interrati, interventi necessari nell'area dei siti di Colleferro, della ex discarica delle Lame, dei terreni agricoli lungo il fiume Sacco e poi il completamento di alcuni interventi di bonifica o di messa in sicurezza permanente, il monitoraggio delle acque per uso potabile, irriguo e domestico e la caratterizzazione delle aree agricole presenti lungo il fiume e in altre aree.
  Penso di poter dire, in questo caso, che grazie alla collaborazione proficua con il Governo e con i ministeri stiamo entrando veramente, finalmente, nella fase operativa che può porre fine a una delle pagine più buie legate all'inquinamento del territorio della nostra regione.
  La seconda vicenda da citare per la sua importanza è la procedura di infrazione europea 2003-2077, ricordando che 20 dei 21 siti regionali compresi nella sentenza di condanna della Corte di giustizia europea del 2014 sono ex discariche comunali di rifiuti solidi urbani non pericolosi autorizzate secondo le normative all'epoca vigenti. Pertanto, non erano discariche abusive in senso stretto e sono state oggetto di interventi di messa in sicurezza e verifica ambientale, come previsto dalla legge regionale n. 27 del 1998, che non prevedeva come necessario l'avvio del procedimento di bonifica nel senso più ampio del termine. La legge regionale intendeva solo definire il fine vita delle ex discariche attraverso finanziamenti. Molti comuni realizzarono opere di messa in sicurezza e, a seconda della disponibilità, indagini ambientali per eventuali superamenti dei parametri della soglia di legge.
  Questo per precisare che le regioni hanno operato nei termini della legge e delle direttive europee vigenti all'epoca, mentre la Corte di giustizia europea ha preso a riferimento normative successive. Comunque, rispetto ai 21 siti di competenza della regione Lazio compresi in origine nella procedura, nel momento in cui sono diventate esecutive le deliberazioni del Consiglio dei ministri del marzo e del novembre 2017, con le quali è stata demandata al commissario straordinario la competenza per l'attuazione Pag. 9 degli interventi, risultavano ancora da espungere otto siti, rispetto ai quali le competenti strutture regionali hanno continuato a fornire comunque al commissario straordinario il supporto richiesto per affrontare gli interventi ritenuti necessari, compreso quello economico.
  Oggi quattro siti sono ormai esclusi dalla procedura di infrazione e negli altri quattro sono in corso le operazioni o le aggiudicazioni degli interventi, con richieste di espunzione dalla procedura da inviare – ci impegniamo – entro la fine del 2020, chiudendo, quindi, una delle pagine più complesse degli interventi europei con procedure di infrazione nel nostro territorio.
  Riteniamo comunque auspicabile una semplificazione normativa in materia a partire dal livello nazionale, oltre a un rafforzamento delle strutture e delle autorità ambientali e l'allineamento con le norme e i parametri adottati negli altri Stati membri, al fine di consentire una maggiore tutela dell'ambiente, con interventi più rapidi e meno costosi. La sfida dell'economia circolare, dunque di una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti e di una lotta senza quartiere alle organizzazioni criminali che agiscono in questo settore e, in generale, provocano danni all'ambiente potrà essere affrontata con successo solo attraverso una strategia condivisa delle varie forze politiche, delle diverse istituzioni per garantire una pianificazione regionale capace di tendere con convinzione verso l'obiettivo «rifiuti zero».
  Penso di poter dire che questa fase finalmente è iniziata. Siamo in un passaggio delicato, ma la programmazione e il piano discusso, che si trova nell'iter procedurale che ho raccontato, rappresenta un punto di certezza da seguire con grandissima attenzione. Nei mesi scorsi il prezioso lavoro di coordinamento con il ministero dell'ambiente ci ha permesso di evidenziare competenze e responsabilità delle istituzioni coinvolte nella redazione del nuovo Piano dei rifiuti. Questa collaborazione dà forza alla strategia messa in campo.
  Questa, dunque, è la strada. Ora è necessario andare avanti con determinazione e voglia di collaborare per favorire una piena collaborazione istituzionale, procedendo a una equa ridistribuzione impiantistica, come noi crediamo sia contenuta nel piano, individuando le soluzioni più adeguate per la gestione del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio, dando forza alle imprese e alle istituzioni che scommettono su questa rivoluzione verde e togliendo, in questo modo, terreno alle organizzazioni criminali.
  Molto spesso la polemica giornalistica riesce a condizionare le azioni amministrative, ma in realtà con la collaborazione di tutti – mi permetto di dire – in questi anni abbiamo costruito, attraverso la discussione sul piano e la sua gestione, insieme ai livelli istituzionali più diversi, un piano solido, ora da attuare nella piena collaborazione e per permettere in pochi anni il raggiungimento di un livello di gestione dei rifiuti nella nostra regione finalmente definitivamente sostenibile.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Leggevo oggi su alcune agenzie di stampa una situazione importante per cui, come regione, avete sollecitato le ASL territoriali. Per questo sono a chiedervi in primis se non riteniate di adottare provvedimenti straordinari, ad esempio le ordinanze secondo l'articolo 191 del decreto legislativo n. 152, con quello che ne consegue.
  Seconda domanda. Per quanto riguarda la recente Conferenza dei servizi sull'impianto eventuale da costruire a Riano, mi risulta che alcuni pareri negativi del dipartimento ambiente di Roma Capitale non siano stati pubblicati sul vostro sito. Chiedevo se verranno pubblicati e se c'era un motivo particolare.
  Lei, giustamente, ha evidenziato una situazione importante, impegnativa dell'impiantistica. Roma Capitale è riuscita, in qualche modo, a zonizzare le aree adeguate o meno adeguate all'impiantistica, ma in questo momento – lo ha ricordato anche lei – vi è una situazione di attacco a tutto il sistema dei rifiuti di tutta la regione. Pag. 10Abbiamo visto proprio in questi giorni a Frosinone e a Cisterna di Latina una situazione assolutamente eccezionale e grave, davvero di attacco. Chiedo se, in questo caso, in questa situazione davvero particolare e speciale non si ritenga utile un commissariamento solamente sulla gestione autorizzativa dell'impiantistica.
  L'ultima domanda che le faccio è cosa pensa di un aspetto – già citato da Roma Capitale – di un'eventuale legge regionale sull'indice di pressione. C'è stata recentemente una mozione parlamentare approvata, però legiferare a livello nazionale su pianificazioni regionali non sarà, probabilmente, facile. A livello regionale, però, è chiaro che l'indice di pressione valuta dove già ci sono state discariche remote. Chiaramente mi riferisco anche a Malagrotta. Si potrebbe fare un tipo di regolamentazione, ma bisogna vedere in che modo intendete agire.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Per quanto riguarda la situazione della ASL, quindi le sue richieste circa le ordinanze ex articolo 191, in questo caso la competenza è prettamente del sindaco. Comunque sia, per la situazione igienico-sanitaria l'autorità competente è quella sindacale.
  In questo momento, la situazione è relativa alla raccolta dei rifiuti nella città di Roma e la gestione, ai sensi dell'articolo 198, è di competenza prettamente comunale. Noi abbiamo contatti con AMA per quanto riguarda la gestione relativa alle autorizzazioni di competenza regionale e interregionale, per gli accordi con la regione Abruzzo. Al momento, quindi, a livello di competenza regionale, non vi è necessità di alcun tipo di ordinanze, in quanto anche gli accordi sono vigenti e redatti, ai sensi dell'articolo 183, in modalità ordinaria.
  Per quanto riguarda la pubblicazione di cui parlava, relativa alla Conferenza di Riano, erano presenti tre allegati nella nota di trasmissione. Ne erano stati pubblicati soltanto due e non il terzo, perché risultava scomposto nella trasmissione telematica. Si è già provveduto alla pubblicazione con l'identificazione esatta dell'allegato mancante.
  Per quanto riguarda, invece, la valutazione sulla situazione della regione Lazio, lei ha correttamente identificato due problematiche importanti, ossia quelle delle verifiche sull'impianto in provincia di Latina e l'incendio sulla situazione di Frosinone. Queste sono situazioni di tipo gestionale. L'incendio – come altri incendi – ha origine da altre situazioni. E poi una gestione errata di un impianto. Peraltro, per correttezza, l'avvio di tutte le valutazioni nasce da segnalazioni nostre. Eravamo a conoscenza del commissariamento in corso, già dalla procura di Latina, sull'impianto.
  Queste situazioni non sono, in realtà, collegabili all'aspetto autorizzativo, perché parliamo di una procedura diversa. Dal punto di vista autorizzativo, la nostra struttura sta regolarmente portando avanti tutti gli impianti nei termini e nei modi previsti dalla tempistica nazionale sulle autorizzazioni integrate ambientali, quindi non ritengo che ci siano elementi di ritardo o tali da giustificare il commissariamento, se non per situazioni che nascono da valutazioni diverse rispetto a quelli che sono i procedimenti in corso al momento attuale.
  Per quanto riguarda, invece, l'indice di pressione, si tratta di un elemento emerso in fase di redazione del piano. Il nostro piano è stato avviato con uno screening di valutazione di assoggettabilità che si è concluso praticamente in questi giorni. Adesso parte la fase di redazione del rapporto ambientale definitivo e del piano. All'interno di questo percorso sarà valutato, tra i vari indici possibili, anche questo, fermo restando che, come lei ha riconosciuto la difficoltà a livello nazionale su un valore così difficile da quantificare, analoga difficoltà può esserci a livello regionale, ferma restando l'attenzione e la cura di saper modulare gli aspetti di pressione antropica.

  ALBERTO ZOLEZZI. Una precisazione in merito agli incendi. Io ho parlato di Latina, ma potrei parlare di Frosinone. Potete fare un elenco voi meglio di me. Ci sono stati diversi problemi nel TMB Salario che hanno messo in crisi una filiera già con una serie di situazioni da migliorare. Anche Pag. 11 in senso collaborativo, questi sono aspetti da valutare. Non è tanto l'aspetto gestionale quello a cui facevo riferimento, quanto l'aspetto più generale, che davvero sta mettendo in ginocchio un sistema.

  ANDREA FERRAZZI. Tre questioni rapide. Il superamento delle discariche e degli inceneritori, naturalmente, ha bisogno di impianti, soprattutto per gestire la differenziata e tutte le varie tipologie di prodotti che poi vengono smaltiti e lavorati.
  Presidente, lei ha già parlato del piano regionale per la gestione dei rifiuti. Vorrei chiederle i tempi per la sua approvazione. Nell'audizione che abbiamo avuto con la sindaca Raggi, ormai due settimane fa, la sindaca ha detto che la regione – letteralmente – non ha fatto alcuna programmazione, ma ha approvato in Giunta solo una dichiarazione di intenti molto generica. Vorremmo capire se ha ragione la Raggi o se esiste un piano vero e proprio e quale è il suo grado di dettaglio.
  Sulla questione della tariffazione puntuale, che dipende anche dalla regolazione regionale, ho già capito e mi basta.
  Un'altra questione. Sempre la sindaca Raggi, durante l'audizione scorsa, alla nostra domanda – mi sembra dell'onorevole Braga – aveva risposto che la firma per la dismissione funzionale del TMB Salario sarebbe stata fatta immediatamente, tanto che ce l'aveva nella cartellina. Siccome questo credo sia un atto preliminare e fondamentale affinché la regione compia l'atto, la determina di dismissione funzionale di quell'impianto, vorremmo capire a che punto siamo.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Le questioni appena sottoposte sono due: la tempistica sul piano e, se capisco bene, anche come siamo arrivati alla redazione di questo piano nei tempi, che sono noti, e la vicenda relativa alla revoca dell'autorizzazione dell'impianto Salario.
  Per quanto riguarda i tempi del piano, oltre alle cose già dette dal presidente, voglio ricordare che noi abbiamo approvato le linee guida del Piano dei rifiuti regionale seguendo le direttive contenute nel 152. Abbiamo predisposto le linee generali e il 31 gennaio, non appena siamo stati messi nelle condizioni di avere le aree censite, indicate dalle province e dalla Città metropolitana... Su questo, come ha detto il presidente, è stato molto d'aiuto anche l'intervento del ministero. È noto che su questo punto c'è stata una forte polemica, anche pubblica, con l'amministrazione capitolina. Essendo la sindaca Raggi anche presidente della Città metropolitana, non appena è stata chiara – cosa che a noi era ampiamente chiara – la necessità da parte della Città metropolitana di indicare le cosiddette «aree compatibili» per gli impianti di smaltimento, dopo una settimana, il 31 gennaio, abbiamo approvato in Giunta le linee guida del piano.
  Dopo due settimane abbiamo avviato, con un atto del direttore, la parte esecutiva del Piano rifiuti, che sta completando la procedura di VAS. Ribadisco, come ha detto il presidente, che noi entro luglio approveremo il Piano regionale dei rifiuti 2019-2025 in Giunta per poterlo dare in discussione e in approvazione prima alla Commissione competente e poi al Consiglio nei tempi – noi ci auguriamo – più veloci possibili, ma che il Consiglio vorrà darsi.
  Per quanto riguarda, invece, la vicenda del TMB Salario...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. A me risulta che la provincia di Roma abbia provveduto, per quanto riguarda le aree idonee, a marzo 2018. Poi c'è stato un rimpallo, perché voi avete ritenuto il tutto non compatibile con il vostro linguaggio, diciamo così, e avete detto di mandarlo indietro. C'è stato un ping-pong, fino ad arrivare al 31 maggio 2018, con la stesura delle aree bianche. La provincia di Roma lo ha fatto, ma ci sono altre province, come Rieti e Viterbo, che ancora non lo hanno fatto. Sbaglio?

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, Pag. 12 smaltimento e recupero. In alcune situazioni sono state confermate le pianificazioni precedenti. Per quanto riguarda la Città metropolitana, c'era stato un atto precedente, una comunicazione di aree che, però, non venivano ben identificate e che non si riusciva a definire. A noi sono state inviate correttamente il 9 gennaio, come è noto, dopo un intervento della cabina di regia istituita presso il ministero dell'ambiente. Come ho detto prima, il 31 gennaio siamo andati in approvazione in Giunta.
  Per quanto riguarda la seconda questione posta...

  PRESIDENTE. La mia domanda riguardava la situazione delle altre province.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Ci sono. Sono state confermate le precedenti pianificazioni.
  Per quanto riguarda il TMB Salario, noi (parlo sempre anche a nome della direzione diretta dalla dottoressa Tosini) abbiamo scritto formalmente più volte – l'ultima missiva è del 2 febbraio scorso – ad AMA Spa per conoscere gli intendimenti del soggetto depositario di quella autorizzazione, che non è il Campidoglio, ma che è appunto la sua azienda strumentale AMA Spa, per sapere cosa volesse fare di quell'impianto a seguito dell'incendio di Salario, visto che era già da tempo aperta una conferenza dei servizi per l'aggiornamento di quelle autorizzazioni, che poi è stata sospesa per le vicende note di quell'incendio.
  Sul piano meramente amministrativo, quindi, è stata necessaria un'interlocuzione tra la nostra direzione e Ama per capire qual era l'orientamento dell'azienda detentrice di quelle autorizzazioni.
  Nel frattempo è intervenuta questa positiva novità del sindaco di Roma, che ha interloquito direttamente con noi, a cui abbiamo risposto semplicemente ricordando qual è la procedura ordinaria, cioè che non deve essere il Campidoglio a chiedere la revoca delle autorizzazioni, ma deve essere l'azienda che è titolare di quelle autorizzazioni a farlo.
  Al momento non risulta ancora pervenuta nessuna comunicazione di AMA Spa.

  ANDREA FERRAZZI. Immagino che abbia bisogno dell’input dell'azionista.

  LUCA BRIZIARELLI. Presidente Zingaretti, mi colpiva un'espressione che ha utilizzato parlando di nuovo inizio per la regione del Lazio in apertura del suo intervento. Mi colpiva perché è la stessa che apriva la sua campagna nel 2013...
  Sì, porta bene, non in termini di dati di raccolta differenziata. Non sto a citarle il programma, quello che c'era scritto nel libricino di 64 pagine. Faccio, invece, tre domande. In primo luogo, da quanto lei afferma, di fatto non c'è un piano regionale di gestione dei rifiuti; c'è una delibera, approvata in giunta, che contiene un indirizzo strategico – così l'ha definito – che tratta anche del fabbisogno impiantistico.
  Su questo la prima domanda è: rispetto alla delibera di giunta n. 199 del 22 aprile 2016 concernente appunto la determinazione del fabbisogno degli impianti, c'è una differenza con l'impiantistica considerata necessaria oggi in queste linee di indirizzo che, come ci è stato detto, nella migliore delle ipotesi vedranno la fine e l'approvazione come piano regionale di gestione alla fine del 2019?
  Che la differenza ci sia o meno, come viene trovata la sintesi rispetto alla previsione per la quale la regione ha sostenuto, anche in audizione durante la precedente legislatura in Commissione d'inchiesta ecoreati, che si può non realizzare il termovalorizzatore di cui al decreto attuativo dell'articolo 35, comma 1, dello Sblocca cantieri? Infatti, nel 2019 nell'ipotesi uno o nel 2020 nell'ipotesi due, come riportano i dirigenti della regione Lazio, non ci sarà bisogno di ulteriori impianti di termovalorizzazione, perché il miglioramento ritenuto possibile al 2016 in raccolta differenziata sarà tale da rendere inutile l'impianto per i tonnellaggi indicati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Su questo vorrei anche richiamare le perplessità manifestate il 2 agosto 2016 dal presidente dell'Ama Fortini relativamente Pag. 13alle incongruenze fra l'impiantistica di cui alla delibera n. 199 del 2016 e la previsione che veniva ritenuta eccessivamente ottimistica, in particolare relativamente al trattamento meccanico-biologico, in quanto lo stesso obbliga inevitabilmente ad avere in uscita, per garantire che il ciclo sia integrato, inceneritori e discariche, come avviene in tutto il resto del mondo.
  L'ultima domanda riguarda gli obiettivi cinque pilastri, così come li ha definiti. Sul primo (70 per cento di raccolta differenziata entro il 2025), visto che il pacchetto di economia circolare ci chiede di ragionare in termini di riciclo e non di raccolta differenziata come soluzione all'italiana, in quanto tempo ritiene che si possa arrivare anno per anno al 70 per cento? Qual è la progressione per arrivare al 70 per cento? Inoltre, le chiedo se c'è corrispondenza fra raccolta differenziata e riciclo effettivo, tale da consentire relativamente al pilastro due la riduzione del 50 per cento delle discariche e degli inceneritori rispetto a quello che viene ipotizzato.
  Relativamente al pilastro tre, ovvero all’export di rifiuti, che credo tocchi una quantità importante sia in termini di tonnellaggio sia in termini economici, mi chiedo se abbia valutato alcune modifiche. Per esempio, la Puglia ha previsto un aumento tariffario per il tonnellaggio in ingresso da extraregione. Le chiedo se sia stata presa in considerazione sul piano economico la possibile crescita del costo da sostenere, in funzione delle scelte adottate da altre regioni.
  Infine, se domani mattina la raccolta differenziata a Roma partisse per magia e raggiungesse i termini, sul piano dell'impiantistica quanto ci sarebbe corrispondenza e si potrebbe dare una risposta per i tempi tecnici che ci sono stati illustrati?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Ha fatto delle domande molto precise e spero di riuscire a essere altrettanto esaustiva, perché magari uno a volte dà per scontato delle cose che diventa difficile poi trasferire.
  Innanzitutto la regione Lazio ha un piano di gestione dei rifiuti, approvato nel 2012, che normalmente, come sappiamo, prevede sei anni di durata, quindi in realtà è il 2019 l'anno di realizzazione del nuovo piano, che stiamo realizzando. Pertanto, non è vero che stiamo senza piano. L'approvazione di un piano prevede il procedimento di VAS e questo procedimento è in corso per la massima trasparenza e per l'acquisizione dei pareri di tutti i soggetti competenti dal punto di vista ambientale, quindi il percorso è ormai avviato.
  Per quanto riguarda le verifiche circa la delibera di giunta regionale n. 299 del 2016 e le ultime linee strategiche, c'è stata un'evoluzione di adattamento rispetto alla risposta che ha avuto la regione Lazio sulla forte spinta economica e di incentivi per la raccolta differenziata. Come diceva prima il presidente, c'è stato un notevole incremento sui territori, specialmente sui territori provinciali. Soprattutto le province di Viterbo e Frosinone sono cresciute veramente tanto rispetto alle precedenti previsioni.
  Pertanto, gli adattamenti sono stati fatti proprio in base alle previsioni di aumento della raccolta differenziata e contemporaneamente a una riduzione di produzione di rifiuti, specialmente nelle province. Su Roma nell'ultimo anno c'è stato un incremento della produzione di rifiuti rispetto all'anno precedente, che è legato a tutte le frazioni, non è differenziato su alcuni tipi di rifiuti in particolare. L'insieme di queste cose ha permesso di rivedere il fabbisogno.
  Peraltro, per correttezza, nell'ambito della cabina di regia che si è svolta presso il Ministero dell'ambiente la nostra ipotesi di fabbisogno era già stata condivisa con il ministero sulla base delle previsioni di cui stiamo parlando. Ispra, che era parte integrante del tavolo del ministero, ha apportato dei correttivi alle nostre previsioni, aumentando una parte relativa agli scarti derivanti dal trattamento della raccolta differenziata. Noi avevamo tenuto bassi i quantitativi di scarto della raccolta differenziata e Ispra ci ha dato un correttivo, quindi ha aumentato un po’ i quantitativi di scarto, per avere effettivamente una valutazione congrua e sufficientemente cautelativa rispetto agli sbocchi. Pag. 14
  Per quanto riguarda le previsioni relative agli inceneritori, confermiamo la previsione fatta. Logicamente noi abbiamo un inceneritore, non è che non ce l'abbiamo. L'inceneritore presente a San Vittore ha attualmente una capacità di trattamento annuale di 400.000 tonnellate. Nelle previsioni del piano non è detto che non sia previsto un ampliamento. Viene confermata una certa esigenza, ma dovremo valutare come vanno in questo momento i trattamenti.
  Per quanto riguarda invece i costi, è evidente che la valutazione del fabbisogno è stabilita in modo che il trattamento avvenga all'interno della regione Lazio, quindi l'ipotesi di cui lei ha parlato, di maggiori costi legati a una sorta di benefit che le regioni di entrata hanno, teoricamente non dovrebbe incidere, perché questo è un piano che prevedrà l'autosufficienza a livello regionale.
  Per quanto concerne l'ipotesi auspicabile, ovvero che domani mattina sia pronta la raccolta differenziata, l'elemento di maggiore debolezza che ha la regione Lazio in questo momento non è legato agli impianti di TMB, perché, per quanto il dato può essere diffuso in maniera non corretta, anche in questo momento dove c'è una riduzione di uno degli impianti più importanti di Roma per manutenzioni straordinarie, esiste una possibilità di sbocco su tutti gli impianti regionali.
  Viceversa, l'impiantistica che è un po’ carente è quella legata alla frazione organica. Su questi tipi di impianti è in corso una conferenza importante per dare risposte alla città di Roma, che è quella legata ai due impianti di rifiuto organico che ha proposto AMA. Questi impianti sono stati proposti l'anno scorso da Ama, la quale ha chiesto una sospensione di sei mesi nel procedimento per adeguare il progetto rispetto alle richieste fatte, ha riconsegnato i progetti i primi di aprile ed è ripartito il procedimento. Il 4 luglio, la settimana prossima, ci sarà la seconda conferenza, che è quella dove verrà raccolta la maggior parte dei pareri sul procedimento, per poterla poi chiudere in una terza conferenza.
  Mentre in realtà recentemente nella regione Lazio abbiamo già messo in esercizio un altro nuovo impianto di trattamento della frazione organica nel comune di Tuscania, il 4 luglio ci sarà una valutazione importante sugli impianti proposti e a quel punto si potrebbe procedere su un'impiantistica regionale quasi corrispondente alle esigenze di raccolta differenziata, fermo restando che non sarà domani mattina, ma sarà una crescita progressiva.

  ALBERTO ZOLEZZI. Quindi è una terza autorizzazione? Non ho capito.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. È un'autorizzazione già rilasciata di un impianto, per il quale è stato presentato il collaudo, è stato fatto il sopralluogo la settimana scorsa e verrà messo in esercizio la settimana prossima. È un impianto da 60.000 tonnellate di organico.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Do solo un chiarimento sulla vicenda citata di Colleferro. Le decisioni e gli orientamenti che ci hanno portato poi a valutare il superamento dell'impianto di termovalorizzazione, in una regione che ha già attivo un impianto a San Vittore di proprietà di Acea, sono molto legati alla condizione particolare del territorio dove c'era questo impianto di Colleferro. Si tratta di un'area dentro la Valle del Sacco, molto segnata da problemi di inquinamento e di sostenibilità ambientale, che ha visto nel corso degli anni molti sindaci battersi per la difesa del territorio. L'impianto era chiuso dal gennaio 2017 e necessitava di un intervento di revamping molto costoso e di una tempistica di riattivazione che, per i problemi procedurali e di intervento, comunque sarebbe durata anni.
  Viste anche le normative europee che comunque individuano nel 2030 una fase nella quale bisogna lavorare per superare o non riattivare nuovi impianti di termovalorizzazione, abbiamo compiuto una scelta, ovvero di dare a questo punto una torsione diversa, di non investire sul revamping e la riaccensione di impiantistiche di termovalorizzazione Pag. 15 – ripeto – in un'area dove questo tema è molto sensibile e molto sentito, e sperimentare questo nuovo tipo di impianto molto accettato dal territorio e che rispetto alla vicenda romana, a nostro giudizio, ha trovato anche una sintonia con gli orientamenti di Roma Capitale di puntare su queste nuove forme di trattamento.
  Sicuramente si è trattato di una scelta legata a una condizione che nel territorio è stata vissuta da anni come molto complessa e che è stata chiusa in maniera positiva. Mi permetto di dire questo perché il consenso o il coinvolgimento delle amministrazioni comunali sono anche garanzia che ora le procedure amministrative, i finanziamenti e i bandi vadano avanti molto più velocemente rispetto a progetti contestati o contrastati dai territori.

  LUCA BRIZIARELLI. Io ovviamente non sono entrato né intendevo entrare nel merito della collocazione dell'impianto, anche perché il decreto attuativo parlava della necessità per la regione Lazio di un impianto per ulteriori 210.000 tonnellate. Questa era la previsione.
  Se ho ben capito, c'è un impianto autorizzato per circa 380.000 tonnellate a Colleferro, a pieno regime. Si dice che potrebbe servire di più, ma non si sa quanto. Comunque, se questa forbice dovesse scendere, quindi non fossero le 210.000 tonnellate in più che prevedeva lo Sblocca Italia, ma dovessero comunque essere più di 380.000 – mi sembra di capire, ma è solo per comprendere se ho inteso correttamente la risposta – si intenderebbe eventualmente potenziare San Vittore per l'eventuale tonnellaggio che non dovesse essere sufficiente. Questa è la risposta? Io lo chiedo. È stato detto «potrebbe aumentare». Vorrei capire tecnicamente.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Il piano non lo esclude.

  LUCA BRIZIARELLI. Per capire, non esclude un potenziamento, ove necessario, per rispondere in questi termini a eventuale tonnellaggio non coperto, anche se dovesse essere inferiore alle 210.000 tonnellate previste dallo Sblocca Italia. È corretta l'interpretazione?

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. È corretta.

  FRANCESCO BATTISTONI. Ho ascoltato con attenzione la relazione del presidente Zingaretti e ho ascoltato con altrettanta attenzione l'assessore Valeriani, ma soprattutto le risposte della dottoressa Tosini. L'assessore parla di tempi ben noti per la realizzazione del piano rifiuti, io già mi ero segnato che l'ultimo piano rifiuti della regione Lazio era targato Renata Polverini, quindi di fatto in sei anni di giunta Zingaretti questo è il primo provvedimento in tema di piano dei rifiuti.
  Lei, presidente, ha parlato di chiusura del ciclo dei rifiuti con impiantistica da realizzare e ora piano piano, dalle risposte della dottoressa Tosini, stiamo cercando di capire quali impianti si andranno a realizzare. Ha detto pure che ci sarà la raccolta differenziata al 70 per cento. Speriamo, è un obiettivo ambizioso, quindi ce lo auguriamo tutti. Soprattutto lei ha parlato di un meno 50 per cento di conferimento in discarica o termovalorizzatore. Sarebbe interessante capire con quali azioni e come.
  La cosa più interessante ancora è che ogni territorio deve chiudere il ciclo dei rifiuti. Come deve chiudere questo ciclo? Peraltro, visto che abbiamo parlato di Tuscania, lei sa benissimo – e credo che la dottoressa Tosini lo sappia anche nel dettaglio – che Viterbo ormai da anni si sta caricando l'onere dello smaltimento dei rifiuti di Rieti e di parte dei rifiuti di Roma. Dopo l'incendio del TMB Salario, questi rifiuti di Roma sono aumentati, portando a un esaurimento del sito di discarica viterbese in maniera molto più veloce. Ora apprendiamo anche dell'impianto di Tuscania.
  Dottoressa, lei è entrata nel merito, quindi le pongo la domanda. Da quello che mi risulta, a oggi c'è stato una sorta di protocollo di legalità voluto dal prefetto di Viterbo, ma la ditta ancora non ha firmato Pag. 16questo protocollo, quindi come fa fra una settimana ad andare in esercizio? L'impianto, quindi, non servirà solo la provincia di Viterbo, ma servirà anche il resto della regione Lazio.
  Se in questo piano lei afferma che ogni territorio deve essere di fatto autosufficiente e chiudere il proprio ciclo, questi non sono i presupposti, quindi c'è qualcosa che probabilmente va rivisto, perché altrimenti la provincia di Viterbo rischia, dopo anni di servitù, di continuare a esercitare questa servitù. Per carità, va bene la solidarietà e il mutuo soccorso quando ci sono emergenze, però impostare già un nuovo piano su questi presupposti diventa una cosa abbastanza pesante per la provincia di Viterbo.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Do alcune indicazioni tecniche e poi lascio il resto delle risposte all'assessore. Per quanto riguarda la messa in esercizio dell'impianto dal punto di vista di impiantistica e di autorizzazione questo è possibile, perché è stato fatto il collaudo e stiamo valutando le garanzie che hanno presentato in questi giorni, quindi metteremo in esercizio.
  Io ho partecipato al tavolo con il prefetto che si è svolto la settimana scorsa. Il prefetto si è impegnato a redigere questo protocollo in tempi brevi. Non so se sarà tra una settimana o tra dieci giorni, ma comunque dal punto di vista della nostra azione autorizzativa la procedura si è completata. Gli aspetti legati all'intervento del prefetto circa la legalità logicamente non dipendono dalla regione Lazio, ma dal prefetto.
  Per quanto riguarda la chiusura del ciclo, l'intenzione – e lo chiarisco, perché questo era l'obiettivo del piano – non è legata al recupero, perché in realtà il recupero è libero su tutto il territorio nazionale già oggi. Per il recupero non serve fare accordi interregionali. Peraltro, abbiamo anche un pronunciamento del garante del mercato che esprime chiaramente questo concetto sul recupero che è libero.
  Viceversa, la chiusura che intendevamo noi è relativa allo smaltimento, quindi alla chiusura finale di smaltimento per chi è pratico di termini concernenti i rifiuti. L'ipotesi è quella di far ricadere lo smaltimento all'interno dell'ATO di produzione. Questa è la parte di specificazione.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Integro con qualche considerazione relativa al piano. C'è un po’ di confusione, perché non c'è dubbio che in questo territorio noi abbiamo un problema. Dal momento in cui si è chiusa la discarica di Malagrotta il precedente piano a un certo punto è diventato non più attuale. Non l'abbiamo mai negato. È altrettanto vero che la durata temporale di un piano regionale dei rifiuti è di sei anni.
  Noi abbiamo preso l'iniziativa nei tempi giusti, abbiamo applicato pedissequamente tutto quello che è previsto dalla norma di riferimento, abbiamo approvato, nel momento in cui siamo stati messi nelle condizioni, un piano generale e delle linee strategiche per definire una politica di scenario e alcune scelte che hanno anticipato il piano, per esempio questa che da ultimo richiamava la dottoressa Tosini. Nel piano che andremo ad approvare – io spero – entro qualche mese in consiglio regionale – ma ribadisco che la giunta approverà il piano 2019-2025 entro il mese di luglio – noi puntiamo al riequilibrio territoriale, perché non c'è dubbio che nel nostro territorio c'è un problema: un'incidenza enorme del fattore Roma sul resto della regione.
  Roma ha un problema evidente: una raccolta differenziata bassa e una grande quantità di rifiuti indifferenziati che vanno a smaltimento totalmente fuori dai confini comunali. Tutto ciò che è indifferenziato va a smaltimento fuori dai confini comunali. È per questo che noi nel nostro piano abbiamo operato una scelta, che è quella di individuare l'autosufficienza di ogni singolo ambito ottimale, come ha detto la dottoressa Tosini e come prevede la legge, indicando l'obbligo dell'autosufficienza per quanto riguarda gli impianti di smaltimento, Pag. 17 perché è quello che serve per avere l'autosufficienza.
  Per quanto riguarda tutta la gamma degli impianti necessari nella gestione della filiera, impianti sul multimateriale e impianti di recupero, voglio ricordare che gli impianti debbono essere realizzati o dai comuni o dai privati, non sono le regioni che realizzano gli impianti.
  Noi viviamo un'anomalia, che è frutto di un processo storico che forse non è neanche interessante ricordare oggi, con la nostra Lazio Ambiente, azienda interamente di proprietà regionale che, anche in ragione delle nuove norme di cui si è dotato il nostro Paese, abbiamo deciso di dismettere. Gli impianti, sia di trattamento sia di smaltimento, sono realizzati o dai comuni o dai privati.
  Segnalo che nel piano noi abbiamo esplicitamente evidenziato una scelta molto chiara nel senso di prediligere e sostenere eventuali impianti di natura pubblica o prevalentemente a proprietà pubblica, perché la regione Lazio, nel caso in cui vi fossero iniziative degli enti pubblici, anche attraverso le loro aziende partecipate, è disponibile a finanziare questo tipo di impianti. Infatti, a nostro parere, è importante che nel nostro sistema regionale vi sia un riequilibrio del protagonismo e della preponderanza dei soggetti pubblici rispetto ai soggetti privati.
  È un elemento di garanzia anche per tutte le questioni che riguardano la trasparenza e la sicurezza che bisogna dare ai cittadini.

  FRANCESCO BATTISTONI. Assessore, però, siccome il presidente parlava di cinque ambiti più un sub-ambito per Roma capitale, io mi auguro che le province vengano un po’ riviste, perché, se lei mi parla di ambito ottimale, non vorrei che uno degli ambiti fosse Viterbo-Rieti e che Viterbo continuasse a smaltire i rifiuti di Rieti.
  C'è una cosa che mi era sfuggita. Quando la dottoressa parla di potenziare San Vittore o di potenziare gli impianti esistenti, ciò significa non escludere magari un nuovo termovalorizzatore. È giusto?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Il fabbisogno si basa su quello che serve. In questo momento non c'è ancora la localizzazione degli impianti, che poi avverrà in corso di redazione del piano unitamente agli altri soggetti.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Queste ultime domande indicano chiaramente qual è il problema. Qui c'è la ex presidente della regione quando io ero presidente della provincia e ne abbiamo discusso tante volte. Quello che è accaduto è chiaro: all'indomani della chiusura della discarica di Malagrotta, la capitale, che conferiva il grosso del proprio materiale dentro questo sito, ha fatto la scelta di affrontare il tema, non attraverso un'impiantistica, un modello di gestione, ma attraverso l’export, in forma diversa, dei materiali che Roma produce.
  Il piano ha come filosofia e come linea di indirizzo con gli ambiti provinciali quella di aprire un processo, che ovviamente non dalla mattina alla sera – perché sappiamo che è impossibile – riporti tutti gli attori istituzionali e privati a una sostenibilità del ciclo all'interno dei luoghi e dei territori dove il materiale è prodotto.
  Non dobbiamo nascondercelo, perché è il tema. Io do atto, perché come presidente di regione faccio anche il difensore di tutti i territori del Lazio, che noi viviamo in una situazione dove l’export in altre province, in altre regioni e addirittura all'estero comporta per le aree della nostra provincia molto esposte una grande sofferenza, che può essere giustificata solo dalla garanzia della provvisorietà.
  Noi ci auguriamo che la cogenza di un piano che definisce questi ambiti porti al di fuori di qualsiasi tipo di polemica a un ciclo che ritorni a trovare un punto di caduta nei territori. Non sarà facile, perché – lo ripeto, non perché è presente, ma basta leggere i giornali – ricordiamo la lunga sequela di siti individuati dai vari amministratori, addirittura da commissari nazionali di gestione, che poi si sono rivelati complessi.
  Il valore aggiunto del piano una volta approvato qual è? Quello di dare certezza Pag. 18di indirizzo e, quindi, io mi auguro, di responsabilizzare tutti nell'apertura di questo processo. Forse anche l'impianto di Colleferro, per quello che sarà, e questa idea di un'impiantistica verde del ciclo dei rifiuti favorirà una ricaduta sui territori più tollerata dai territori stessi. Tuttavia, bisogna ritornare negli ambiti dove i rifiuti si producono, perché altrimenti – lo dico io per primo – diventa difficile la sostenibilità.

  ROSSELLA MURONI. Io le vorrei fare una domanda, presidente Zingaretti, per quanto riguarda la famosa cabina di regia istituita dal Ministro Costa. La sindaca Raggi ha detto che sostanzialmente la parte tecnica della cabina di regia, che vedeva insieme Ministero dell'ambiente, regione e comune, ha finito il suo lavoro, però non c'è mai stata poi una ricaduta operativa, nel senso di definire un documento congiunto della cabina tecnica, e soprattutto la cabina politica, quella che doveva lavorare sulla base delle osservazioni e del lavoro della parte tecnica, non si è mai riunita.
  Vorrei capire a che punto siamo, perché mi sembra che peraltro, fuor di polemica, c'è un problema oggettivo di relazioni tra i vari livelli istituzionali. Abbiamo appreso oggi che la lettera scritta dal comune di Roma, che ci è stata raccontata nell'audizione dell'11 giugno come risolutiva, per esempio, sulla vicenda del rinnovo dell'AIA per il TMB Salario, in realtà è andata a buca. Infatti, ci avete spiegato che in realtà quella lettera deve arrivare da parte di AMA, quindi la regione Lazio... Lo dico perché, siccome io ho la fortuna di vivere a Settebagni e quella zona ha salutato con grande festeggiamento, ringraziando la sindaca di aver finalmente risolto il problema dell'AIA del TMB Salario, su questo è necessario sicuramente procedere in maniera diversa.
  Vorrei fare una domanda direttamente alla dottoressa Tosini sul TMB Salario. Al di là della vicenda AIA rinnovata o non rinnovata dopo gli incendi, in Commissione l'11 giugno Ama ci ha assicurato che sostanzialmente il TMB Salario adesso è un deposito dei mezzi. Vorrei capire se su questo ci sono delle informazioni, anche perché, al di là dell'incendio, prima dell'incendio c'era stata una relazione da parte dell'ARPA Lazio che diceva delle cose molto pesanti, dimostrava di fatto che quello era un impianto assolutamente inadeguato, che funzionava male, che produceva più scarti che rifiuti trattati, con grave conseguenza anche sull'intero ciclo. Vorrei, quindi, capire rispetto al funzionamento dei TMB, partendo dall'esempio del TMB Salario, qual è il grado di controllo e di informazione che abbiamo.
  Pongo le ultime due domande. In primo luogo, se è possibile, vorrei un approfondimento sulla Valle del Sacco, magari anche a posteriori. Lì c'è stato un protocollo che io ritengo molto importante, che avete fatto con il Ministero dell'ambiente. Come si raccontava prima, giustamente quella è una parte del Lazio particolarmente piagata, quindi quello è un elemento da approfondire, anche perché può essere una buona pratica rispetto alle altre situazioni che ci possono essere.
  Inoltre, vorrei sapere anche da parte vostra cosa pensate e se siete a conoscenza di un altro elemento che abbiamo affrontato l'11 giugno scorso. Nel decreto Sblocca cantieri, all'articolo 4, nella parte che individua i compiti dei commissari straordinari che dovrebbero sbloccare i cantieri nel nostro Paese, in un comma si afferma che quei poteri e quelle procedure in deroga vengono estese anche alla realizzazione nel Lazio e a Roma di impianti di digestione aerobica della frazione organica dei rifiuti. Vorrei capire questo comma dell'articolo 4 dello Sblocca cantieri dove si inserisce e perché si inserisce e se siete a conoscenza che siete stati sbloccati anche voi nello Sblocca cantieri.

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Rispetto alla prima domanda, il tavolo istituito presso il ministero sotto la guida del Ministro Costa è stato fatto insieme. Adesso non saprei definire la differenza tra tecnico e politico, ma io ringrazio il Ministro perché è stato un tavolo decisivo ed è nato su un punto particolare, quello di dipanare le differenti valutazioni tra l'ente provincia e la città metropolitana proprio sull'invio dei materiali Pag. 19 per avviare il processo, che è stato poi avviato. È stato un tavolo utile, perché sicuramente ha permesso poi l'individuazione dello strumento che ha portato il 9 gennaio a ricevere dalla città metropolitana di Roma il materiale necessario per aprire finalmente il ciclo.
  La dimensione politica sono l'approvazione delle linee guida e l'avvio dell'iter. Il livello della discussione ha anche affrontato temi di carattere politico. Non è stato un luogo della pianificazione, in questo senso non è stato politico, con il sindaco, il presidente di regione e il ministro, anche per eliminare qualsiasi tipo di equivoco da questa funzione. Tuttavia – e io, anzi, approfitto dell'occasione per ringraziare il Ministro Costa – è stato un tavolo molto utile per far fare alla situazione un passo in avanti, perché, se non ci fosse stato, probabilmente i problemi sarebbero ancora in gran parte irrisolti.
  Io do un giudizio positivo. È stato un tavolo insieme tecnico e politico, che ha affrontato dei nodi e che ora ci ha permesso di dipanare quelle differenti valutazioni e dal 9 gennaio di entrare in una fase totalmente nuova.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Per quanto riguarda il TMB Salario la conferenza dei servizi conclusiva si era svolta a novembre, pochi giorni prima dell'incendio. Erano state dettate in quella sede una serie di prescrizioni e tra l'altro è stato richiesto ad AMA di dettagliare le modalità di esecuzione delle prescrizioni, che derivavano appunto dai rilievi effettuati dall'ARPA.
  Per correttezza, intendo precisare una sua affermazione: «l'impianto non funziona». Gli impianti sono degli strumenti, è la gestione che a volte porta a comportamenti non corretti. Gli elementi gestionali che avevano determinato i disagi legati all'impianto TMB Salario erano stati identificati in una serie di misure che erano state imposte da AMA e quest'ultima aveva dato delle risposte, fino a che non c'è stato l'incendio.
  A questo punto la nostra richiesta, quella di cui si parlava prima, era stata proprio quella di chiarire quali erano le intenzioni, perché nell'autorizzazione integrata ambientale vi è un capitolo che prevede la dismissione dell'impianto. Se l'impianto andava dismesso, perché non doveva più funzionare, noi dovevamo dare certe prescrizioni o comunque confermare le modalità definitive di smantellamento dell'impianto stesso; se, invece, intendevano mantenerlo con altre attività, bisognava capire quali modalità definire, perché evidentemente magari non poteva più servire la parte di stabilizzazione aerobica della frazione umida, ma fare altri tipi di stoccaggio, ferme restando le modifiche autorizzative da portare avanti.
  In questo senso, noi stiamo aspettando che AMA risponda, perché la lettera che avevamo scritto come ufficio non era legata semplicemente al dire «rimane aperto o non rimane aperto», ma a chiedere che cosa si intende fare di questo impianto per calibrare la chiusura, perché altrimenti, se non abbiamo risposte, noi dovremo chiudere definitivamente, quindi smantellare totalmente l'impianto.
  Per quanto riguarda gli altri TMB, oltre a quelli ordinari che vengono fatti con cadenza triennale, come prevede la normativa, abbiamo fatto anche dei controlli straordinari su tutti i sistemi di TMB del Lazio, proprio per avere contezza dello stato di attuazione degli impianti.
  Per quanto concerne la Valle del Sacco, l'accordo è stato stipulato in marzo e la comunicazione del trasferimento delle somme, che sono la parte iniziale dell'accordo, è avvenuta praticamente tre settimane fa. Noi, quindi, siamo operativi per iniziare e avremo a breve il primo incontro della cabina di regia con il ministero per far partire i progetti. Noi abbiamo dei progetti già identificati e alcuni sono già cantierabili, per cui partirà immediatamente la bonifica di ARPA 2, che è una delle attività più attese. Pensiamo di partire con la bonifica degli ordigni bellici già entro la settimana prossima o entro due settimane.
  Dopodiché, per tutti gli altri partiremo. Quello che va fatto è innanzitutto la caratterizzazione esatta di questi siti già individuati. Pag. 20 Stiamo definendo un protocollo di intesa operativo con ARPA e ISPRA per alcune di queste attività; con ARPA e ASL per quelle relative alla bonifica; con il nostro DEP (dipartimento di epidemiologia) per la valutazione dello stato di salute su questi siti.
  Nel prossimo incontro di cabina di regia, previsto entro la metà di luglio, avremo la definizione di questi aspetti per poi partire in maniera effettiva con le operazioni.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Vorrei rispondere sull'ultima domanda, quella sullo Sblocca cantieri. Ce lo siamo chiesti anche noi. Comunque noi, come è giusto che sia, applichiamo le norme che il Parlamento si dà, portando da 90 a 60 giorni i tempi per la concessione delle autorizzazioni sugli impianti di questa natura. Ovviamente è un po’ singolare che abbia come ambito di applicazione soltanto Roma sostanzialmente.
  Io rappresento una situazione che è nota, però è giusto anche ricordarla oggi. Noi da marzo scorso abbiamo la richiesta di autorizzare due impianti di compostaggio aerobico, quindi senza recupero energetico, da parte di Roma Capitale. Quando si è aperta la conferenza dei servizi su entrambi gli impianti, di Casal Selce e di Cesano, è stata la stessa AMA, società proponente, a chiedere una sospensione di sei mesi del procedimento, avvalendosi di una casistica prevista dalla norma, perché i progetti non erano adeguati e c'erano una serie di errori progettuali, cosa che noi abbiamo immediatamente concesso.
  La sorpresa è stata quando noi a maggio, riaprendo la conferenza dei servizi alla scadenza di questi sei mesi, ci siamo trovati dei pareri che hanno accompagnato questi due progetti di Roma capitale tutti negativi. Mi chiedo: forse il problema non è quello di accorciare i tempi, ma è un altro, perché, se fosse stato già vigente questo timing attuale, probabilmente questi due impianti sarebbero stati già cassati.
  Ripeto che noi siamo il soggetto che dà le autorizzazioni, ma che valuta i pareri tecnici dei dipartimenti comunali (urbanistica, ambientale, mobilità e altri) che accompagnano questi progetti.
  Al momento, gli impianti non sono autorizzabili, perché i pareri sono negativi. Ci auguriamo che, alla ripresa della Conferenza di servizi, il 4 luglio, si abbiano delle novità. Ovviamente, come ho detto prima, a realizzare gli impianti sono i comuni o i privati, e noi abbiamo una necessità inderogabile di impianti a Roma. Almeno questi due ci piacerebbe autorizzarli.

  ALBERTO ZOLEZZI. I pareri arrivano nella prossima conferenza.

  PRESIDENTE. Aggiungo sul tavolo ministeriale le informazioni che abbiamo, riferite anche dalla prefettura, e cioè che i tavoli erano impostati in due modi: il tavolo tecnico doveva fornire un documento, che sembra che non sia mai arrivato; il tavolo politico, che non è stato mai ufficializzato, non si è mai riunito.
  La sensazione è che ci sia poca voglia di dialogo da entrambe le parti. Forse, mi sbaglio, ma mi auguro che invece ci sia maggiore comunicazione e che si costituisca questo tavolo politico.
  Soprattutto per quanto riguarda gli accordi regionali per inviare i rifiuti fuori, magari succede spesso che la Liguria mandi al Piemonte e non succeda nulla, poi Roma mandi fuori e ci siano sempre polemiche sul giornale, come è successo per esempio con AMA che ha preso accordi con Piacenza, che prima era d'accordo, poi la regione invece ha detto di andare a Parma.
  Per evitare anche una strumentalizzazione, magari solo giornalistica, non so se tecnica, ci potrebbe essere invece la richiesta di un supporto anche ministeriale? La situazione dei rifiuti non è carente solo nel Lazio, ma anche in Campania, in Calabria. Comincia a essere un problema un po’ nazionale. Ritenete opportuno che possa aiutare un tavolo sia tecnico sia politico, magari del ministero, per superare anche queste diatribe? A volte, magari non arrivano e-mail, una notifica arriva in ritardo, Pag. 21basta un piccolo ingranaggio che si inceppa, volutamente o meno, e si verifica qualche ritardo.
  Per quanto riguarda il piano rifiuti, è innegabile che dal 2012, e comunque ogni sei anni... Già saremmo fuori con i tempi. Già era stato dichiarato nel 2018 che sarebbe stato pronto entro il 2018 e non è stato così. Immagino che sia una procedura difficoltosa. Non so neanche se finirà entro il 2019.
  Comunque, sono state chiuse le discariche di Bracciano, Cupinoro e Malagrotta. La chiusura della discarica di Malagrotta risale al 2013. Non si può chiudere una discarica di quelle dimensioni e andare avanti senza un nuovo piano. Stiamo parlando del 2013. Sono passati tanti anni.
  Per quanto riguarda le linee guida sul nuovo piano, è stato citato Colleferro. Vorrei capire. Se per quest'impianto c'è un bilancio di massa, non si capisce se sono semplici TMB, magari moderni, che però hanno bisogno sempre di CTR, CSS, e se sono stati elaborati i flussi nel dettaglio, altrimenti il piano rimane piuttosto indecifrabile. Quanto di quanto prodotto dall'impianto andrà a recupero energetico? Non è indicato.
  Quanto agli impianti attuali di TMB, e la Commissione già lo sa da 2015, quasi nessuno nel Lazio stabilizza. Questo è il dato di fatto. L'indice respirometrico non arriva alle cifre previste in teoria dalla legge.
  La situazione riguarda tutti i TMB del Lazio. Adesso, Malagrotta sta facendo una manutenzione, ma se ognuno si alza la mattina e decide di fare una manutenzione, è difficile la gestione del ciclo. Servirebbe, e vorrei sapere se è questo l'obbiettivo, un centro di regia da parte della regione, in modo di gestire, nel frattempo che si realizzeranno gli impianti, i flussi e le manutenzioni programmate.
  Sul gassificatore di Malagrotta ho fatto un'interrogazione diversi anni fa. Nel 2005, ci fu la VIA. Nel 2012 e nel 2013, ci fu una richiesta di aggiornamento dell'autorizzazione. Alla fine, nella cartografia risultava che quest'impianto fosse spostato. È un caso particolare. Nel 2013, la regione Lazio ha chiesto se l'impianto rispettava i limiti di distanza dal Rio Galeria? La risposta del COLARI (Consorzio laziale rifiuti), nella persona dell'ingegner Piero Sirini, è stata: sì, rispetta i 150 metri.
  Oltre all'interrogazione, c'è stata anche un'autodichiarazione del commissario di Malagrotta. La regione nel febbraio del 2019 ha fatto una diffida, riconoscendo che l'impianto non rispetta questa distanza, cosa che si evince facilmente consultando Google Maps. Con la cartina abbiamo fatto delle sovrapposizioni, e non solo l'impianto viene spostato tra VIA e AIA, ma addirittura anche il Rio Galeria non corrisponda alle cartografia reale. È stata modificata, da un documento a un altro, anche la posizione del fiume.
  La regione ha semplicemente preso atto dell'autodichiarazione del COLARI? Perché questo è avvenuto? Perché non ve ne siete accorti nel 2013? Perché la regione fino al 2019, quando il caso è emerso ed è stato palese, non ha preso atto e non ha imposto il ripristino? Soprattutto, ora che cosa succederà? Revocherete l'autorizzazione?
  Sempre per quanto riguarda il gassificatore, non ci sono tracce di valutazione di rischio incidente rilevante, effetto domino, la legge Seveso 2 e Seveso 3, ma anche l'aggiornamento del Decreto sicurezza.
  In tema fideiussioni, e so che in questi giorni ci state mandando la documentazione che avevamo richiesto, la Commissione l'aveva richiesta anche nella scorsa Legislatura, ma non avevamo ricevuto risposta. Per Malagrotta abbiamo chiesto le fideiussioni relative agli impianti e alle discariche principali.
  Nella scorsa Legislatura, ci avete citato la legge regionale del 17 aprile 2009, n. 239. Secondo me, avete interpretato questa legge che non rispetta la legge 13 gennaio 2003, n. 36, quella che disciplina le discariche, e nemmeno le successive sentenze del TAR. Praticamente, una discarica è considerata operativa finché la regione non firma l'avvenuto capping, cioè certifica che il capping è stato fatto. Non esiste, come è stato risposto dalla regione, una fase intermedia. Soprattutto, le sentenze del TAR hanno stabilito che comunque Malagrotta, attualmente Pag. 22 operativa – non è stata ancora chiusa ufficialmente – deve avere sia le fideiussioni per la gestione operativa sia quelle per la gestione post operativa. Dalle documentazioni che ci ha mandato il Commissario, che adesso verificheremo se corrispondono con le vostre, non esistono fideiussioni post operative, e invece per quelle operative c'è un buco temporale: una era scaduta nel 2014 e un'altra comincia dal 2017, tra l'altro anche con un importo esiguo, molto piccolo.
  Mi domando: perché c'è questo buco delle fideiussioni della gestione operativa e mancano quelle post operative, quando comunque la legge del 2003 e le sentenze del TAR stabiliscono che bisogna avere entrambe? Soprattutto, avete visto se l'importo di queste fideiussioni è congruo? La discarica di Malagrotta è la più grande d'Europa, ma ci sono dei parametri tecnici: avete verificato se questi parametri tecnici sono congrui con la legge? Ancora, vista la situazione di Malagrotta e la carenza di soldi, qual è la situazione del capping? Visto che è competenza vostra, avete mai chiesto di escutere questa fideiussione?

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Sul primo punto, insisto, vorrei sgomberare il campo da un equivoco. La regione ha attualmente nelle relazioni istituzionali con il Campidoglio un livello di collaborazione sui diversi dossier assolutamente attivo in moltissimi campi. Il presidente della regione Lazio e il sindaco di Roma, quando devono affrontare un tema, si telefonano e la dimensione politica si risolve, se possibile, all'interno di un'interlocuzione politica.
  I tavoli tecnici servono a supporto delle opzioni e delle scelte politiche, e ne sono attivi molti, l'ultimo importante ci porterà alla sottoscrizione di un fatto storico, come un acquedotto che fornisce la Capitale d'Italia di acqua, che dopo tanti anni finalmente diventa operativo.
  Francamente, non mi sento di dire che qualcosa è stato rimosso. I tavoli tecnici che ci sono stati hanno poi aiutato allo sblocco di molti dossier più controversi, sui quali si è trovata una soluzione.
  Mi permetto di dire che il vero problema nel campo di rifiuti in questo caso non è tanto con l'istituzione regione. Da quello che abbiamo ascoltato in relazione al fatto che la Capitale esporta i propri rifiuti in gran parte del territorio regionale, e addirittura nazionale, dobbiamo avere grande consapevolezza che l'arrivo su qualsiasi territorio del Paese di rifiuti trattati o meno è sempre un elemento per i territori di grande criticità, che richiederebbe da parte di chi li esporta quel di più di rispetto, di consapevolezza, che porti poi i territori ad accettare questa quantità di rifiuti che, provvisoriamente o non provvisoriamente, vengono conferiti, ma in altri territori.
  Casomai, quindi, c'è un tema di relazioni. Da parte mia, ogni volta che c'è una richiesta, tento di tutto per siglare accordi con i territori, con presidenti di regione o amministrazioni comunali, anche se non di impianti comunali, che comunque devono ricevere sul proprio territorio materiale trattato o non trattato che proviene dalla Capitale. Questo è l'elemento di criticità maggiore che abbiamo.
  Ripeto che una regione non è obbligata a ospitare o ad accogliere i rifiuti che vengono dalla Capitale. Lo fa per senso di responsabilità e perché avvertiamo che la tutela della Capitale del Paese è la priorità assoluta che dobbiamo porre. E quest'atteggiamento di ospitalità sicuramente verrebbe aiutato anche da una piena consapevolezza dell'amministrazione comunale che non c'è un obbligo ad accettare i rifiuti che provengono dalla Capitale. Molto è determinato dalla relazione, dall'approccio che si ha, dalla volontà di rendere chiaro che si tratta comunque di una soluzione provvisoria, che non può essere un sistema che di per sé trova questa come una soluzione.
  Ribadisco che la dimensione politica sta nella risoluzione del problema, e cioè che abbiamo sbloccato una situazione grazie al tavolo istituito dal Ministro Costa.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, Pag. 23 smaltimento e recupero. Io vorrei rispondere su Colleferro.
  Noi abbiamo inserito dei dettagli puntuali già nelle linee guida del piano regionale rifiuti relativamente all'impianto di Colleferro. Lo consideriamo strategico nel nuovo sistema, perché sarà l'impianto che renderà coerente il superamento dell'attuale impiantistica, tutta improntata all'economia lineare, per cui una materia diventa un prodotto, poi diventa un rifiuto, e come tale va trattato e smaltito.
  Con l'economia circolare non si fa soltanto filosofia, ma si condiziona anche l'impiantistica di trattamento dei rifiuti, perché si punta al recupero materia. Tutto quello che oggi va in smaltimento in un gassificatore o in una discarica, sebbene prima venga trattato in un TM o in un TMB, risponde al concetto di economia lineare. Il concetto di economia circolare presuppone che si cambi completamente approccio.
  Colleferro sarà quello. L'abbiamo definito un compound industriale, che conterrà diversi punti di lavorazione degli scarti della FOS (frazione organica stabilizzata) proveniente dai TMB di Roma e provincia, e l'abbiamo quantificato in circa 500.000 tonnellate l'anno. Sarà, quindi, una risposta enorme al tema di discarica che oggi aggrava il nostro sistema regionale, puntando...

  PRESIDENTE. Scusi, trasforma la FOS in...

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. In materie prime seconde, quindi biodiesel, plastiche, vetri, carbone, utilizzando tecnologie che sono già operative.
  Questo piano industriale in fase di redazione e di completamento da parte di Lazio Ambiente diventerà il nuovo bando di gara con cui la regione Lazio metterà sul mercato di nuovo... Noi abbiamo già tentato quest'operazione con i vecchi asset industriali con il gassificatore a marzo scorso. Come è noto, il mercato non ha risposto positivamente a quel tentativo di vendita. Abbiamo trasformato quel problema in un'opportunità dandogli questa nuova vocazione industriale e di trattamento dei rifiuti.
  Confidiamo che vi sia una risposta ben diversa, stavolta, del mercato, ovviamente dando anche una quantificazione del complesso. Gli attribuiamo, quindi, una capacità di trattamento di tutto quello che esita da TM e TMB, pari a 500.000 tonnellate l'anno. E puntiamo a contenere gli scarti al 10 per cento di questo quantitativo.

  PRESIDENTE. Può darci questi flussi e dirci della tecnologia? Che io sappia, quella, che adesso qualcuno ha tirato fuori, che trasforma la FOS in biodiesel è una tecnologia sperimentale.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Forniremo tutto quello che è necessario, ci mancherebbe altro. Vi trasmetteremo il piano industriale.
  Ovviamente, non è compito della politica definire le tecnologie con le quali si procederà in quella direzione. Confidiamo che lo si possa fare, perché in altre realtà lo si sta già facendo con successo, quindi non è detto che non possa riuscire anche dalle nostre parti. Tecnicamente, il tentativo è compatibile con uno sforzo che si fa ovunque, che è quello di recuperare materie prime e materie seconde da quello che oggi invece va o dentro un forno o dentro una discarica, sebbene trattato.
  Il modello Malagrotta – questo è un altro elemento che andrebbe chiarito una volta per tutte, è un argomento che spaventa giustamente i cittadini – anche volendo, non è replicabile, perché le norme sono cambiate, perché oggi è necessario un pretrattamento dei rifiuti, e quello che va in discarica oggi non è più il tal quale che ha prodotto quei disastri ambientali che abbiamo conosciuto ampiamente in questa nostra regione.
  Quando parliamo di impianti di smaltimento tecnici che aiutino in una fase di passaggio, mentre ci si avvicina a delle Pag. 24performance sulla raccolta differenziata ben più sostanziose, noi definiamo la necessità e l'obbligatorietà di impianti di smaltimento per ogni ambito degli ATO, e in aggiunta abbiamo individuato come sub-ambito quello di Roma. È evidente, infatti, che se c'è un ambito territoriale che ha bisogno di un impianto di quel tipo, questo è Roma Capitale.
  Sul resto, col permesso del presidente, passerei la parola alla dottoressa Tosini.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Quanto agli aspetti relativi alle richieste su Malagrotta, per quanto riguarda il gassificatore (parlo in prima persona dal 2014 e ho visto gli atti precedenti in quanto presenti nella regione) l'impianto risultava fermo e per la riattivazione erano necessarie comunque delle valutazioni di tipo tecnico. Pur essendo in validità l'autorizzazione integrata ambientale, di fatto l'impianto non era in esercizio. Per la riattivazione, serviva la conclusione di una conferenza, quella di cui prima parlava il presidente, iniziata nel 2012, ma mai conclusa.
  Che cosa è accaduto recentemente? Il commissario gestore di Malagrotta ha comunicato, a seguito di esposto, che effettivamente avevano realizzato dei rilievi sulle distanze e avevano evidenziato una distanza inferiore rispetto a quella prevista in valutazione di impatto ambientale, perché l'unico riferimento alla distanza stava nella valutazione di impatto ambientale.
  In questo caso, ho chiesto indicazioni dapprima per comprendere esattamente degli aspetti e, a seguito dei chiarimenti forniti dall'attuale amministratore giudiziario di E. Giovi, ho emesso una diffida. I procedimenti relativi alle autorizzazioni integrate ambientali prevedono che si costruisca un percorso: una diffida, una sospensione e poi una revoca dell'attività.
  In questo momento, quindi, c'è una diffida nei confronti del titolare, che dovrà rispondere su come intende risolvere questa difformità rispetto all'autorizzazione. Per assurdo, potrebbe demolire la parte di impianto che eccede rispetto alla prescrizione. Si tratta di una prescrizione dell'AIA di restare a distanze superiori. Sono in attesa della risposta.
  Nella diffida che è stata rivolta all'attuale amministratore giudiziario è scritto un elemento in più. Siccome quest'impianto ha l'autorizzazione integrata ambientale in scadenza naturale ad agosto – sono passati dieci anni dal rilascio – ho anche inserito che, qualora non si risponda alle indicazioni espresse in diffida, non sarà possibile presentare richiesta di rinnovo, e quindi ci sarà la revoca. In questo momento, siamo in attesa delle risposte.

  PRESIDENTE. Com'è possibile che nel 2013-2014, prima e dopo, si possa veramente modificare una piantina senza che la regione Lazio dica o faccia nulla?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Quanto alla modifica che lei ha rappresentato, è come se lei facesse un abuso sul terrazzo di casa. Fino al momento in cui non abbiamo un esame del progetto, non ho contezza di quello che sta dicendo. Agli atti c'era questa dichiarazione – se vera o falsa, sono elementi che valuterà qualcun altro – relativamente alla distanza.
  La conclusione di quel procedimento e la riattivazione dell'impianto non sono mai avvenuti. Tra l'altro, nemmeno ARPA ha mai effettuato dei controlli sull'attività dell'esercizio, perché l'impianto non era in esercizio. È per questo che non è emersa questa difformità, che sarebbe emersa naturalmente in fase di rinnovo se avesse presentato il rinnovo o in fase di conclusione del procedimento. È questo il motivo per cui non si è rilevata questa differenza.
  Per quanto riguarda le polizze, faccio presente che sono state tutte inviate già da due giorni, quindi sono a disposizione della Commissione.
  Per quanto riguarda in particolare Malagrotta, abbiamo sempre avuto le polizze di gestione regolari del TMB. Per quanto riguarda la discarica, se ricorda la precedente audizione, avevo già fatto presente che, rispetto alle disposizioni del periodo commissariale della regione Lazio, negli ultimi tre anni di vita di Malagrotta le Pag. 25competenze erano state affidate prima al commissario Pecoraro, poi a Sottile, che aveva nelle sue corde, quindi nelle disposizioni date dai decreti ministeriali, anche tutte le attività di gestione di questa fase.
  Già in quella situazione, fu segnalata – ricordo anche di averlo riportato in questa sede – la mancanza della verifica di chiusura della discarica e delle polizze allora presenti, tanto che è scaduta nel periodo in cui la discarica era ancora commissariata. Questo fatto, quindi, è stato già oggetto di segnalazione da parte della regione alle sedi competenti.
  Successivamente, E. Giovi ha presentato una polizza per alcuni lotti, non per altri. Su quest'aspetto c'è da definire il fatto che Malagrotta è una successione di impianti nati nel tempo, per cui anche l'applicazione degli elementi normativi e prescrittivi è diversa da prima del 2003 e successivamente.
  Quanto alla gestione del capping, abbiamo recentemente approvato il progetto, ormai otto mesi fa, e logicamente l'attuazione è stata demandata all'attuale amministratore giudiziario, che in questo momento, sulla base delle sollecitazioni che ha presentato la struttura di missione delle procedure di infrazione, sta relazionando sistematicamente sull'avanzamento dei lavori.
  In questo momento, c'è una corrispondenza tra AMA ed E. Giovi, amministratore giudiziario, circa la corresponsione delle somme del lodo arbitrale, che permetterebbero l'attivazione di queste misure. C'è una corrispondenza tra l'uno e l'altro. Al momento, da quello che risulta alla regione, fermo restando che non è nostra competenza la gestione di queste somme, perché riguarda i due, non è stata ancora corrisposta la parte delle somme dovute da AMA a COLARI per questa attività.

  PRESIDENTE. Nei giorni passati, sono arrivati 20 milioni di euro.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Esatto. L'ultima lettera non corrispondeva a questa cosa.

  PRESIDENTE. Non ho capito se avete mai chiesto l'escussione delle fideiussioni, visto che servono tanti soldi per pagare. Soprattutto, perché non avete mai chiesto, come da legge, le fideiussioni post gestione?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Come abbiamo già comunicato, Malagrotta non è in post gestione, quindi non era possibile attivare...

  PRESIDENTE. La legge del 2003 e le sentenze del TAR hanno stabilito che tutte le discariche operative, e Malagrotta era ancora operativa, devono avere due tipi di fideiussione: quella operativa e quella già post gestione.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Quanto a quello che è stabilito, purtroppo non esiste il decreto nazionale del quale più volte abbiamo chiesto l'emanazione per la specifica definizione di questi aspetti. La regione Lazio ha un atto regionale che risale al 2009 che prevede la scissione di polizze di post gestione e di gestione e si prevede l'attivazione di quelle di post gestione nel momento dell'attivazione della post gestione. Così è, e così è successo nella fattispecie per Malagrotta. L'attivazione delle polizze di post gestione non è stata, quindi, mai fatta perché Malagrotta non è mai stata posta in post gestione. Quelle che ci sono, sono di gestione.
  La richiesta di escussione delle polizze è stata oggetto di interlocuzione con l'amministratore giudiziario per valutare. Noi possiamo escutere una polizza laddove ci sia inadempienza rispetto a questi elementi. L'amministratore giudiziario al momento non ha dato risposte in questo senso circa l'escussione di queste polizze, ma sta attivando la parte del capping di alcune parti, quindi la polizza è valida ed è presente. Sarà in base all'amministratore giudiziario e alle attività che porrà in essere l'eventuale escussione o non escussione.

  PRESIDENTE. Secondo gli approfondimenti che stiamo facendo, però, la legge Pag. 26regionale del 2009 è in contrasto con la legge del 2003 e con le sentenze del TAR.
  Per quanto riguarda la manutenzione dei TMB, il gassificatore e l'assenza di effetto domino e il rischio di incidente rilevante?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Questi elementi erano stati sottoposti alla nostra valutazione. Come ho detto, l'impianto non poteva riprendere l'esercizio se non a seguito di una valutazione sul funzionamento dell'impianto stesso, spento perché non rispettava alcune delle caratteristiche di autorizzazione e di gestione. Non poteva, quindi, essere rimesso in esercizio previe queste verifiche di cui stavo parlando.
  In realtà, tutti questi elementi circa gli effetti su incidenti rilevanti o altri piani di emergenza sono elementi essenziali dell'esercizio, e quindi non essendo in esercizio, non sono stati presi in considerazione. L'impianto, per essere messo in esercizio, doveva essere soggetto a una valutazione della Conferenza che non è stata mai conclusa.

  PRESIDENTE. In generale, sui TMB del Lazio che non rispettano i parametri di stabilizzazione c'è in mente di fare qualcosa, di fare una programmazione?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Ci mancherebbe.

  PRESIDENTE. Spesso, la manutenzione aiuta a migliorare l'indice respirometrico.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Questo aspetto è abbastanza controverso. Dovrei rifarmi a soggetti ben più esperti rispetto a un direttore generale che attua gli indirizzi.
  Noi abbiamo due diverse circolari del Ministero dell'ambiente specifiche su quest'elemento in cui sono definiti la disposizione e l'effettivo raggiungimento dell'IRD (indice di respirazione dinamico). Si parla addirittura di un'attenzione al raggiungimento di questi aspetti.
  La norma di riesame che stiamo attivando per tutti i TMB, anche perché è entrata in vigore una nuova BAT (best available techniques) da agosto 2018, che prevede obbligatoriamente che tutti gli impianti vengono rinviati al riesame entro i quattro anni dall'emissione, quindi ad agosto 2018 tutti gli impianti dovranno andarci, sarà proprio questa: le manutenzioni che sono state attivate, per esempio anche su Malagrotta, sono proprio finalizzate a garantire un livello di IRD tale da poter giudicare efficiente il ciclo. Resta fermo che non vi è una norma che obbliga 1000 nei TMB, quanto piuttosto nella discarica di conferimento. Il divieto sta nel conferimento in discarica, non nel trattamento del TMB.

  PRESIDENTE. È finito il primo giro di domande. Ricominciamo con l'onorevole Patassini.

  TULLIO PATASSINI. Io necessito di un chiarimento. Fondamentalmente, il piano rifiuti di cui stiamo parlando a oggi non c'è. Ci sono linee di indirizzo. Chiamiamo quello a cui vi riferite «piano Polverini», fatto a suo tempo, o c'è qualcosa nel frattempo che mi è sfuggito?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. La produzione di una pianificazione in base al decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che venga esperito il procedimento di VAS, che si suddivide in due parti.

  TULLIO PATASSINI. La risposta, quindi, è: sì. Il piano è il «piano Polverini».

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. No. Il piano Polverini è quello vigente, in esercizio.

  TULLIO PATASSINI. Esatto.

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Il Pag. 27piano attuale è in approvazione, un'approvazione che ha un percorso che si compone di questi elementi. Attualmente, è in vigore il precedente piano approvato nel 2012.

  TULLIO PATASSINI. Era solo per chiarire, perché non avevo capito. Il presidente, nella sua interlocuzione iniziale, aveva parlato di questo piano con tante linee guida. Mi era sfuggito.

  PRESIDENTE. Ci stanno lavorando.

  TULLIO PATASSINI. Ci stanno lavorando. È importante. Ringraziamo la Polverini.

  PRESIDENTE. Per adesso, c'è quello del 2012, con Malagrotta, ancora, e Cupinoro.

  TULLIO PATASSINI. In questo momento, quindi, le uniche valutazioni in prospettiva che possiamo fare devono attendere per forza la conclusione del piano. Tutte le linee guida ancora non hanno un compimento. Sto cercando di capire, scusate, proprio un problema concettuale. Il direttore generale dice che si potrebbe, non si potrebbe, si potrebbe fare. L'assessore parla del piano che c'è. Era solo per chiarire nei termini la questione.
  In realtà, al di là dei vostri intendimenti, in questi sei anni il Lazio è andato in direzione contraria ai vostri intendimenti. Sono aumentati i rifiuti. È un dato. È aumentato l’export dei rifiuti, e per export dei rifiuti intendo il sostegno delle altre regioni o dell'estero al Lazio. Se avete pareri diversi, sono contento di poterli ascoltare, come sono contenti tutti i laziali. Non riesco a capire una questione. Le capitali europee sono su livelli di trattamento e di recupero rifiuti comunque in linea, se non peggio, con Roma. Sono esigenze di grandi città che non possono essere confrontate con quelle di un comune di 4-5.000 abitanti. C'è la questione di come poter arrivare a ridurre del 50 per cento i conferimenti in discarica o all'inceneritore, come poter arrivare a rifiuti zero, che a oggi mi sembra un'utopia. Oltretutto, l'impianto di Colleferro non è ancora partito, non c'è. C'è l'idea di realizzare l'impianto di Colleferro. Avremo, quindi, un piano Polverini e, per i prossimi quattro anni, se non mi date tempistiche diverse, continueremo ad avere il piano Polverini.
  Da ultimo, vorrei segnalare come parliate solo di smaltimento e trattamento in discarica. Non prevede soluzioni alternative per tutta la parte di rifiuti non trattata, recuperata o riciclata. Parliamo di Pian dell'Olmo, della riapertura della discarica di Roccasecca e di Colfelice, in provincia di Frosinone, ma ancora c'è il sistema di abbancamento, come era previsto nel precedente piano.
  In sintesi, come potete fare per invertire questa rotta? Esistono soluzioni alternative alla discarica? Parliamo di nuove discariche, perché non vedo altre soluzioni. Infine, come si può gestire l'autosufficienza provinciale in assenza di impiantistica, che attualmente non c'è?
  Un'ultima questione, ma mi rifaccio all'onorevole Vignaroli. In sede di audizione, i commissari di Malagrotta ci hanno comunicato che l'escussione delle fideiussioni non è loro competenza, ma è competenza regionale. Vorrei capire perché si è bloccato questo meccanismo.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Spiace che non si sia chiarito se c'è o meno un piano, perché abbiamo parlato solo di questo.
  Il piano non è un atto equiparabile a un qualsiasi atto di Giunta, per cui la Giunta si inventa un piano, lo approva e lo porta in Commissione o lo porta in Consiglio. Il piano, secondo la legge vigente, il decreto n. 152, prevede dei meccanismi partecipativi di più enti alla pianificazione, tant'è che si chiama piano.
  Noi abbiamo il piano vigente, che è il piano Polverini, e nessuno di noi ha detto che non c'è il piano vigente. Abbiamo semplicemente ribadito che è stato complicato far passare in questi mesi, che non siamo in assenza di piano, come spesso si è sostenuto, ma che il piano vigente, che ha durata di sei anni, andava sostituito da un nuovo piano. Pag. 28
  Avremmo voluto fare più in fretta. Prima, ho ricordato, penso onestamente, che dal momento in cui è venuto a mancare un elemento focale del sistema precedente, che era la discarica di Malagrotta, non c'è dubbio che c'era necessità di rimetterci mano. Siamo arrivati a questo tempo perché c'è stato un problema nell'individuazione delle aree, in quanto noi facciamo la stima del fabbisogno degli impianti, dopo la certificazione della quantità dei rifiuti prodotti da ciascuna provincia, e il piano attribuisce alle province, in questo caso anche alla Città metropolitana di Roma, il compito, che non può essere nostro, di individuare le cosiddette aree compatibili. Non appena siamo stati messi nelle condizioni, lo abbiamo fatto.
  Il piano rifiuti non è la soluzione al tema dei rifiuti per strada. Lo voglio, altrimenti si attribuisce al piano una facoltà che il piano non ha. Il piano dà delle indicazioni importanti, dà delle opportunità e stima il fabbisogno degli impianti, che, lo ribadisco, poi vanno realizzati o dal mercato, dal privato, o dal soggetto pubblico, non dalle regioni.
  Ci chiedete di Colleferro. È un'anomalia regionale che noi siamo proprietari di un impianto di trattamento dei rifiuti. Per l'unico impianto di cui siamo proprietari abbiamo scommesso su una sua riconversione nel trasformarlo a partite da un gassificatore con una vecchissima tecnologia. Lo ha ripreso il presidente, sarebbero servite risorse ingentissime per riattivarlo. Vista anche l'indicazione che le direttive comunitarie danno su quel tipo di tecnologia, che va superata da qui a pochissimi anni, abbiamo fatto la scelta di immaginare in quel complesso un nuovo sistema di lavorazione dei rifiuti per recuperare materia.
  Noi, quindi, facciamo i conti con quello che abbiamo, ma invitiamo tutti a fare scelte di responsabilità. Dire sempre no agli impianti significa dire no agli impianti pubblici, ma poi significa che si lascia la strada solo alla realizzazione degli impianti dei soggetti privati.
  Come ha detto poi il presidente, nel momento in cui abbiamo chiuso il piano, indicato i fabbisogni e allegato nel piano le cosiddette aree compatibili per la realizzazione di quegli impianti che servono, in quelle aree, che non definiamo noi ma che sono state raccolte da noi, a realizzare gli impianti o sono i comuni attraverso le loro aziende partecipate o i privati. Non c'è una terza via.
  Non abbiamo fatto nulla, abbiamo fatto tanto, forse potevamo fare di più, ci mancherebbe altro, tutto è opinabile, ma noi siamo la regione Lazio, quindi rispondiamo a un sistema territoriale più ampio della città di Roma. I comuni che compongono questa regione – lo sa bene la presidente Polverini – sono 378, e noi abbiamo portato la media regionale dal 22,5 al 44,5. E in quest'arco temporale 2012-2018 non esiste, forse perché era più facile perché partivamo troppo in basso, un parallelismo con un'altra regione che abbia fatto questo balzo in avanti. Puntiamo, nei prossimi sei anni, con una media annuale del 3,5 per cento, ad arrivare al 70 per cento.
  E c'è una connessione tra la diminuzione dei rifiuti e la raccolta differenziata, perché non sono aumentati i rifiuti. Negli ultimi anni, grazie a quest'aumento della raccolta differenziata, siamo passati da quasi 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno in questa regione nel 2012 a poco meno di 3 milioni, ultimo rilevamento ISPRA. Come si vede, c'è un parallelismo inequivocabile: più si aumenta la raccolta differenziata, più è bassa la produzione dei rifiuti.
  Su questo confidiamo, utilizzando le risorse, ulteriori 57 milioni di euro da mettere a disposizione del sistema territoriale per aumentare le performance della raccolta differenziata, di raggiungere, non soltanto il 70 per cento di raccolta differenziata, ma anche la diminuzione del 50 per cento delle esigenze di discarica. È lo sforzo che stiamo facendo da anni e che vorremmo proseguire nei prossimi sei anni.

  PRESIDENTE. Certo, è la regione Lazio che deve chiedere...

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Siamo competenti noi, sicuramente, però la polizza si può escutere esclusivamente per Pag. 29inadempienza. In questo momento, il progetto approvato è stato preso in carico dal soggetto che sta attuando, e in quest'interlocuzione ancora non si è arrivati a questo tipo di situazione. Stiamo aspettando che si proceda nell'attività.
  In realtà, il capping è fermo, ma credo l'abbia già riferito il commissario, perché stanno aspettando che si svolga un incidente probatorio, dopodiché partiranno le attività, tra cui forse anche quest'aspetto, che però sarà valutato dopo la partenza dei lavori.

  PRESIDENTE. Infatti, l'incidente probatorio ha rallentato la procedura. AMA ha messo a disposizioni dei soldi, ma non è certo per quanto tempo consentiranno di procedere con i lavori. È questo il problema. Probabilmente, c'è anche certa attenzione, visto che c'è stata la procedura di infrazione europea, e quindi anche il ministero dovrà tenere sott'occhio questa situazione.
  Per quanto riguarda la tariffa dei TMB di Malagrotta, c'è stato un Consiglio di Stato che nel 2016 ha messo in evidenza che i calcoli effettuati dalla regione nel 2011 erano sbagliati. Nel 2016, la regione con due determine ha cercato di recepire la sentenza del Consiglio di Stato, ma anche questo recepimento è stato sbagliato, quindi si è dovuti correre ai ripari modificando ancora. Vorrei sapere il perché di quest'iter così travagliato di errori, o comunque contestazioni, e se adesso è tutto sistemato.
  Per quanto riguarda gli autodemolitori qual è la situazione a Roma, visto che quasi nessuno rispetta il decreto legislativo n. 209 del 2003? Ritenete di esercitare i poteri sostitutivi per le mancate concessioni del comune di Roma? La modifica dell'articolo 6-bis della legge regionale n. 27 del 1998, assessore Valeriani, è stata concordata con Roma? Con chi, se c'è stata un'interlocuzione? Ci sono state segnalazioni dell'ASL di natura sanitaria? Quanto al decreto legislativo n. 209 del 2003, vista la contestazione di possibili obiettivi mancati di recupero materia, che cosa può fare la regione?
  Relativamente alla discarica di amianto. Esiste un piano di gestione regionale dell'amianto? A Monte Carnevale, per esempio, un privato ha chiesto di realizzare una discarica di amianto e inerti. L'amianto è stato cassato, ma con una determina successiva, in un altro atto. L'atto originale è rimasto intatto. Non è questo un metodo forse a rischio di contenzioso per rimettere l'amianto? Si è fatta una valutazione delle aree dove la barriera geologica è stata asportata?
  Per quanto riguarda la discarica di Cupinoro, un altro sito chiuso solo sulla carta, perché ancora non è stato fatto il capping. Il presidente della regione aveva detto che si sarebbe fatto a settembre un bando con il capping, un bando che costa 8 milioni di euro, ma in bilancio regionale triennale mi risulta che ci siano stati stanziati solo 3 milioni di euro. Le fideiussioni sono in contenzioso. Avremo modo anche di analizzarle e vederle. Qual è la situazione? Come si fa a fare un bando di 8 milioni di euro, quando i finanziamenti sono inferiori a questa cifra? E qual è la situazione del TMB dell'Inviolata?
  Infine, rientra nell'ambito d'interesse della Commissione la questione delle procedure di infrazione riguardanti la depurazione delle acque. In generale, vorrei sapere se nella regione Lazio ci sono procedure di infrazione europee, se ci sono gli impianti coinvolti e qual è la situazione, com'è il dialogo tra regione e ministero per quanto riguarda l'EU Pilot. Sul depuratore di Marta della provincia di Viterbo c'è stato un sequestro: com'è la situazione? Vorrei, in generale, un quadro sulla depurazione delle acque.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Rappresento che questo non è l'elenco delle cose che ci erano state preventivamente segnalate. Se serve un dettagliato rapporto su questo tema, possiamo farvelo avere a stretto giro. Noi ci siamo attenuti all'elenco che avete fornito.

  PRESIDENTE. Possiamo successivamente concordare il modo di relazionare al riguardo.

Pag. 30

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Per quanto riguarda gli aspetti segnalati in relazione alla discarica richiesta collegati all'amianto inerti, è stata bocciata per quanto riguarda l'amianto, e nella relazione tecnica allegata era chiaramente esclusa.
  A maggior chiarezza, per evitare che venissero non ben lette 23 pagine di relazione, è stata fatta una determina di specificazione, ma l'amianto è stato negato già dalla prima relazione. Era ben scritto nella relazione tecnica allegata. Su quest'aspetto non c'è nessun dubbio.
  Per quanto riguarda la parte della tariffa, è vero che il Consiglio di Stato ha annullato la tariffa del 2011. Sulla base delle motivazioni del Consiglio di Stato si era riproposta un'ulteriore determina sulla base dei dati acquisiti già all'epoca, quindi non facendo una nuova acquisizione di atti, ma basandosi sui documenti presenti nella regione Lazio.
  Recentemente, presso il ministero vi è stato modo di approfondire e di rilevare elementi non noti alla regione. Questo è un procedimento amministrativo, per cui sulla base della sentenza del Consiglio di Stato che aveva rimesso in vita una sentenza del TAR, solamente su quei documenti, si era fatta la seconda valutazione. La verificazione è andata oltre rispetto al perimetro del primo TAR, perché il TAR successivo ha detto al Ministero dell'ambiente di verificare anche altri elementi.
  In quella sede il ministero ha verificato e, prendendo atto di elementi non noti e non facenti parte del giudizio amministrativo già percorso, in autotutela ho sospeso la determinazione già fatta e ho chiesto al commissario giudiziario attualmente in capo a E. Giovi di mandare tutta la documentazione necessaria alla luce dell'ampliamento del perimetro che ha fatto lo stesso TAR.
  Avevo assegnato 30 giorni al commissario, che scadevano a fine maggio scorso. Il commissario, per la complessità della documentazione, ha chiesto una proroga per la presentazione di questa documentazione. Siamo ancora in attesa che venga presentata la documentazione completa sulla base dell'ampliamento stabilito dal TAR, che permetterà alla regione di definire esattamente questa tariffa.
  Queste sono le motivazioni, che, mi permetto di correggere, non sono errori, ma sono legate ai perimetri che erano stati fatti dalla sentenza. Andare oltre avrebbe determinato un ulteriore ricorso dalla controparte. In questo caso, con l'ultimo TAR, che ha ampliato e dato più disponibilità al ministero di verificare la documentazione, è emerso tutto quest'aspetto. Sarà il commissario che a questo punto depositerà tutti i documenti relativi alla tariffa dal 2015 a oggi, e quindi ci permetterà di avere dati definitivi in base alla verificazione/disposizione che ha dato il ministero. Questa è stata la motivazione di questo percorso ulteriore.
  L'ultimo aspetto è quello che riguarda Cupinoro. In realtà, ci sono 8 milioni, ma suddivisi su due annualità, semplicemente perché i lavori si fanno su due anni e perché la normativa sui lavori pubblici e di previsione prevede che possa essere fatto un appalto pluriennale con impegni successivi. Per il primo anno sono 3 milioni di euro e per il secondo anno sono 5 milioni.
  Confermo, quindi, che il progetto è stato già redatto. Siamo in fase di verifica del progetto esecutivo per andare in gara veramente a breve.

  PRESIDENTE. Per le fideiussioni di Cupinoro c'è un contenzioso?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. C'è un contenzioso.

  PRESIDENTE. Che riguarda?

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. Riguarda il fatto che la società per le polizze ha opposto delle motivazioni all'escussione, quindi c'è un contenzioso. C'era l'avvocatura. Non sono in grado di dare indicazioni.

  PRESIDENTE. Questo potrebbe incidere sugli 8 milioni di euro in bilancio o no?

Pag. 31

  FLAMINIA TOSINI, Direttore regionale alle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti. In questo momento, sono soldi che ha messo la regione sui finanziamenti che ha per questa tipologia di impianti. Qualora dovesse avere l'escussione della polizza, andrà a reintegrare i capitoli che ha già autonomamente impegnato proprio per realizzare questo capping.

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Per la vicenda autodemolitori, mi è stato chiesto se è stata concordata un'azione tra comune e regione Lazio. Sì. All'incirca un anno fa, come ricorderete, c'è stata in città una vertenza molto complicata in ragione del fatto che il comune legittimamente ha voluto affrontare quest'annoso problema delle concessioni temporanee agli autodemolitori, e quindi ha tentato di ordinare un settore veramente complesso.
  Nella gran parte di queste situazioni ci troviamo in una condizione di totale incompatibilità col tessuto urbano circostante. È meritoria l'iniziativa di Roma Capitale, ma a un certo punto si è prodotto un corto circuito, perché sono state fatte scadere le autorizzazioni temporanee senza provvedere a una loro ricollocazione altrove.
  C'è stato, quindi, in primis, essendo la materia delegata al comune, c'è stato un tentativo trasversale in consiglio comunale di chiedere alla regione una mano sul piano normativo perché la regione attraverso una norma ad hoc consentisse al comune di dare, laddove sussistessero le ragioni, ulteriori autorizzazioni temporanee finalizzate all'individuazione delle aree per la loro delocalizzazione. Non parliamo, quindi, di un obbligo, ma di una facoltà.
  Per dare coerenza a questo tipo di sollecitazione che ci è arrivata in tantissime occasioni da Roma Capitale, abbiamo addirittura tenuto delle riunioni formali presso la prefettura di Roma in cui questa nostra iniziativa si è in qualche modo concordata.
  Mi ha chiesto chi ci fosse. C'erano gli assessori competenti, gli assessori con le deleghe rilasciate dalla sindaca di Roma, quindi l'assessore all'ambiente dell'epoca, dottoressa Montanari, e l'assessore all'urbanistica, architetto Montuori, con i rispettivi capi dipartimento. Noi abbiamo esattamente concordato quel provvedimento che abbiamo assunto nell'ultimo collegato di bilancio che abbiamo approvato a luglio scorso in consiglio regionale, salvo poi vedere un'iniziativa, sempre legittima, di Roma Capitale di contestare quella norma, che era stata fino a un secondo prima dell'approvazione concordata e costruita con noi.
  Ovviamente, adesso c'è un seguito. Il Governo ha deciso di raccogliere le sollecitazioni di Roma Capitale e di impugnare la norma. Noi ci difenderemo di fronte alla Corte per far valere le nostre ragioni. Abbiamo fatto, come sul versante dei rifiuti, anche in quest'occasione un lavoro di aiuto, perché ci è stato chiesto. Abbiamo fatto, non una cosa di nostra iniziativa, ma una cosa che ci è stata richiesta.

  PRESIDENTE. Visto che in questi decenni non si è fatto nulla per ristabilire la legalità, che cosa occorre fare adesso? Visto che vi è stata chiesta una mano, voi potete darla o no, oppure l'avete data ma c'è stato un corto circuito?

  MASSIMILIANO VALERIANI, Assessore regionale alle politiche abitative, urbanistica, ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. Presidente, forse sono io che mi spiego male. Noi abbiamo fatto esattamente quello che ci ha chiesto Roma Capitale, abbiamo dato una mano, abbiamo dato una copertura normativa a un atto che altrimenti non sarebbe stato possibile, con una norma regionale che autorizzasse. Dopo, i termini consentiti dalla legge per prorogare quelle concessioni, non era possibile, anche volendo, prorogarli.
  Com'è stato possibile, teoricamente, superare quest'impasse? Anche Roma Capitale, infatti, a un certo punto si è resa conto che si è bloccato un intero comparto produttivo, perché c'è il problema, ma ci sono anche le conseguenze. Vanno delocalizzati, ma si è prodotta una situazione per cui oggi a Roma, se vuoi rottamare un'automobile, Pag. 32non lo puoi più fare e devi andare da un'altra parte. Anzi, aggiungo che sono state revocate le concessioni legali, mentre sono in esercizio quelli abusivi.
  Noi abbiamo fatto esattamente quello che ci ha chiesto Roma Capitale. Il nostro modo migliore per aiutare è stato quello. Se poi la norma che ci è stata chiesta viene impugnata, vedremo, sempre se Roma ci chiede un'altra forma di aiuto, di valutarla.

  PRESIDENTE. È questo, ovviamente, che intendevo. Visto che poi c'è stato il solo contenzioso, chiedevo: vi è stato chiesto di fare altro? Voi potete fare altro?

  NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Regione Lazio. Mi permetto di garantire che questa volta lo chiederemo per iscritto con il timbro, però, se posso permettermi, a proposito di tavoli politici e perché a volte non sono utili i tavoli politici ma quelli tecnici.

  PRESIDENTE. Non essendoci ulteriori richieste di intervento, ringrazio gli intervenuti per la disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 23.